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Quando cresce il tartufo? La risposta (in pillole) degli esperti

Quando cresce il tartufo bianco tartufo nero La risposta (in pillole) degli espertiQuando cresce il tartufo? Una domanda che si saranno posti tutti gli amanti del prezioso fungo appartenente alla famiglia delle Tuberacee. Un quesito che torna alla ribalta proprio mentre, in Italia, si è ufficialmente aperta la stagione di raccolta del Tuber magnatum Pico, ovvero il tartufo bianco, tra i più apprezzati e ricercati tra tutte le tipologie commestibili.

Il tartufo, in realtà, cresce tutto l’anno, nelle sue varie specie. Il tartufo bianco va da Settembre a Dicembre, così come il tartufo uncinato. Tra Novembre e Marzo è la volta del nero pregiato. Da Gennaio ad Aprile è il turno del bianchetto e da Maggio ad Ottobre del nero estivo.

TARTUFO BIANCO O NERO, QUANDO CRESCE?

Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche. Qualunque tipologia deve tuttavia rispondere ai requisiti PCC – Profumo, Consistenza e Colore, per essere considerato buono. Secondo gli esperti, il profumo deve essere «rotondo», grazie alla perfetta maturazione. Il colore brillante e la consistenza equilibrata.

Come per i migliori vini, la cui qualità dipende dalle uve, anche la raccolta del tartufo può dare diversi risultati, di anno in anno. A confermarlo è Luigi Dattilo di Appennino Food Group Spa, riferendosi al pregiato bianco.

«Si prevede una raccolta migliore rispetto allo scorso anno – spiega – ma non sarà certo un annata particolarmente produttiva come il 2011. A condizionare l’esito è l’andamento climatico del 2022, caratterizzato da grande siccità».

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La Cerca e cavatura del tartufo in Italia è patrimonio Unesco

La Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali entra nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco. Lo ha annunciato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel corso dell’Assemblea nazionale della principale organizzazione agricola europea.

L’inserimento del nuovo “patrimonio” è stato ufficializzato in occasione sedicesima sessione del Comitato intergovernativo Unesco, riunito a Parigi. Un risultato che è stato festeggiato con un maxi vassoio di tagliolini al tartufo per le centinaia di agricoltori insieme ai leader politici dei principali partiti e movimenti presenti in Assemblea.

«L’ingresso del tartufo tra i patrimoni dell’umanità – sottolinea Prandini – è un passo importante per difendere un sistema segnato da uno speciale rapporto con la natura, in un rito ricco di aspetti antropologici e culturali. Una tradizione determinante per molte aree rurali montane e svantaggiate, anche dal punto di vista turistico e gastronomico».

Non a caso, al tartufo guarda con molta attenzione anche il mondo del vino. Il Consorzio di Tutela degli spumanti piemontesi Alta Langa ha annunciato a settembre 2021 un progetto che intensifica il rapporto delle pregiate “bollicine” Metodo classico con il tartufo.

Alberi da Tartufo Bianco d’Alba tra i vigneti dell’Alta Langa: il progetto del Consorzio

L’ente, in collaborazione con il Centro Nazionale Studi Tartufo, intende così sensibilizzare i viticoltori, invitandoli a destinare una porzione di terreno alla piantumazione di alberi simbionti del tartufo. Non solo. Ad occuparsi dei terreni sono le associazioni di trifolao, con l’obiettivo di «favorire buone pratiche di sviluppo e mantenimento delle tartufaie sul territorio delle colline alte di Langa».

LA CERCA DEL TARTUFO

Più in generale, l’arte della Cerca del tartufo coinvolge in Italia una rete nazionale composta da circa 73.600 detentori e praticanti, chiamati tartufai. A concorrere alla cifra sono 45 gruppi associati nella Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiani (Fnati), ma anche singoli tartufai non riuniti in associazioni (44.600 unità). Esistono altre 12 Associazioni di tartufai che insieme all’Associazione Nazionale Città del Tartufo (Anct) coinvolgono circa 20 mila liberi cercatori e cavatori.

Una vasta comunità, distribuita nei diversi territori regionali italiani. «Il rapporto cavatore-cane – sottolinea Coldiretti – è in armonia con la natura ed è una delle basi della trasmissione di conoscenze e tecniche legate alla cerca e cavatura, individuate come una pratica sostenibile». In ambito famigliare è ancora il singolo tartufaio più anziano, nonno o padre, che insegna alle nuove generazioni i segreti, gli accorgimenti, i luoghi e le tecniche della cerca e della cavatura.

IL TARTUFO IN ITALIA

Dal Piemonte alle Marche, dalla Toscana all’Umbria, dall’Abruzzo al Molise, ma anche nel Lazio e in Calabria sono numerosi i territori battuti dai ricercatori. La ricerca dei tartufi praticata già dai Sumeri svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive.

Una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore. Ed è il tartufo in sé a poter essere condisiderato un ecosistema. Si tratta infatti di un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi.

Nascendo e sviluppandosi vicino alle radici di alberi come il pino, il leccio, la sughera e la quercia – spiega la Coldiretti – il tartufo deve le sue caratteristiche (colorazione, sapore e profumo) proprio dal tipo di albero presso il quale si è sviluppato. La forma, invece dipende dal tipo di terreno».

Se soffice, il tartufo si presenterà più liscio. Se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio. I tartufi sono noti per il loro forte potere afrodisiaco e in cucina il tartufo bianco (Tuber Magnatum Pico) si gusta a crudo su noti cibi come la fonduta, i tajarin al burro e i risotti.

GLI ALTRI PATRIMONI UNESCO ITALIANI

L’arte italiana della ricerca del tartufo entra nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità al fianco di molti tesori italiani già iscritti. Dall’Opera dei pupi (iscritta nel 2008) al Canto a tenore (2008), dalla Dieta mediterranea (2010) all’Arte del violino a Cremona (2012), dalle macchine a spalla per la processione (2013) alla vite ad alberello di Pantelleria (2014).

E ancora: dall’arte dei pizzaiuoli napoletani (2017) alla la Falconeria fino all’Arte dei muretti a secco, ma non mancano neppure luoghi simbolo tutelati dall’Unesco come le Colline del Prosecco e le faggete dell’Aspromonte e del Pollino.

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Alberi da Tartufo Bianco d’Alba tra i vigneti dell’Alta Langa: il progetto del Consorzio

È un legame forte quello che unisce l’Alta Langa, primo spumante Metodo classico ad essere prodotto in Italia fin dalla metà dell’Ottocento, e il Tartufo Bianco d’Alba. L’unione si rafforza grazie all’ultimo progetto del Consorzio di tutela. «Insieme al presidente Antonio Degiacomi e al Centro Nazionale Studi Tartufo – annuncia il responsabile operativo dell’ente, Paolo Rossino – intendiamo sensibilizzare i nostri soci viticoltori affinché dedichino una porzione di terreno alla piantumazione di alberi simbionti del tartufo».

«Questi alberi – continua l’esponente del Consorzio Alta Langa – potranno essere curati direttamente dagli agricoltori. Si potranno anche stabilire accordi con associazioni di trifolao, che se ne occupino in modo da favorire buone pratiche di sviluppo e mantenimento delle tartufaie sul territorio delle colline alte di Langa».

LE PIANTE DA TARTUFO BIANCO

«Auspichiamo che anche altri enti e associazioni si muovano in questa direzione – aggiunge Paolo Rossino -. Come e più che piantare una vite, piantare un albero significa avere capacità di immaginare il futuro. E se piantare un albero permette di dare corpo al sogno di un mondo più bello, piantare alberi simbionti del Tartufo ci impegna nella direzione di un mondo più buono».

Sono diverse le piante da tartufo bianco. Tra queste: Quercus Robur (Farnia), Quercus Cerris (Cerro), Quercus Petraea (Rovere), Quercus Pubescens (Roverella), Populus Nigra (Pioppo Nero). E ancora: Populus Alba (Pioppo Bianco), Populus Deltoides Cv. Carolinensis (Pioppo Carolina), Populus Tremula (Pioppo Tremulo), Salix Caprea (Salicone). Senza dimenticare Salix Alba (Salice Bianco), Tilia Platyphyllos (Tiglio), Ostrya Carpinifolia (Carpino Nero) e Corylus Avellana (Nocciolo).

LA FIERA INTERNAZIONALE DEL TARTUFO DI ALBA 2021

Nel frattempo si rinnova un’altra partnership territoriale. Per il sesto anno consecutivo, il Consorzio Alta Langa sarà la bollicina ufficiale della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba 2021 (9 ottobre – 5 dicembre).

Lo si potrà degustare nella Grande Enoteca della Fiera e durante i Foodies Moments, i cooking show dell’Alba Truffle Show, in abbinamento ai piatti dei più quotati chef di livello nazionale e internazionale che, per l’occasione votano il loro estro a piatti cuciti su misura per il Tartufo Bianco d’Alba.

APPUNTAMENTI CON GLI CHEF

Ricchissimo il calendario degli eventi, con doppio appuntamento ogni sabato (alle 11.00 e alle 18.00) e alla  domenica (alle 18.00): a deliziare i partecipanti penseranno gli chef Gabriele Boffa, Federico Gallo, Davide Caranchini, Pasquale Laera, Giancarlo Morelli, Riccardo Bassetti, Giuseppe Iannotti, Luca Zecchin, Ugo Alciati,  Matias Perdomo, Flavio Costa.

E ancora: Andrea Larossa, Ivano Ricchebono e Federico Belluco (entrambi il 1° novembre,  rispettivamente alle 11.00 e alle 18.00), Federico Zanasi, Davide Rangoni, Davide Palluda, Stefano Sforza, Paolo  Griffa, Walter Ferretto, Fabio Pisani e Alessandro Negrini, Damiano Nigro, Eugenio Boer, Luigi Taglienti, Marco  Sacco, Michelangelo Mammoliti, Enrico Marmo, chiudendo con Christian e Manuel Costardi.

«Il legame tra i nostri vini Alta Langa Docg e il Tartufo Bianco d’Alba – sottolinea il presidente del Consorzio Alta Langa, Giulio Bava – in questi anni si è fatto via via più stretto. Un comune territorio di origine, un comune senso del gusto, un comune sentire che ci ha avvicinati e ci ha permesso di vivere un’esperienza che parte dalla tavola ma va ben oltre. Ormai l’abbinamento fra le bollicine di Alta Langa e il Tartufo Bianco si è fatto strada e si è affermato tra le ricette degli chef e nei desideri di chi ama il buon vivere».

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89a Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba: anche l’uovo protagonista


ALBA – È stata presentata venerdì pomeriggio, al Castello di Grinzane Cavour, l’89a Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. L’evento andrà in scena dal 5 ottobre al 24 novembre nella cittadina piemontese. A Liliana Allena, presidente dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, il computo di illustrare i temi dell’edizione 2019, ispirata al tema dell’equilibrio perfetto. Un concetto rappresentato da due elementi: il tartufo e l’uovo.

Il cibo è una delle più straordinarie espressioni della cultura materiale – ha dichiarato la Presidente dell’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba Liliana Allena – ed è indubbiamente una delle motivazioni di viaggio per chi raggiunge le colline di Langhe, Roero e Monferrato.

La nostra più preziosa risorsa, il Tartufo Bianco d’Alba, è il perfetto legame tra la tavola tradizionale e la cucina stellata, un elemento immancabile ed eccezionale valore aggiunto sui piatti del territorio.

La Fiera che stiamo per vivere rafforzerà le sinergie di Alba, Città Creativa per la Gastronomia Unesco, con il network di altre eccellenze mondiali come Limoges e Fabriano, ma sarà anche lo spazio in cui esaltare la creatività e la passione per il nostro Tartufo”.

Concetti racchiusi appunto nel binomio uovo e Tartufo Bianco d’Alba, che “insieme rappresentano l’equilibrio perfetto del gusto, un binomio eccezionale esplorato nelle sue potenzialità e in ogni sfaccettatura da cuochi, appassionati di cucina e chef stellati”.

La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba propone una lunga incursione nel mondo del Tuber magnatum Pico, gioiello che si trova nelle colline di Langhe Roero e Monferrato, patrimonio dell’umanità Unesco e simbolo di esperienze collettive che racchiudono la ristorazione, l’ospitalità e l’autentico modo di vivere italiano.

Un programma ricchissimo di appuntamenti e approfondimenti dedicati ai gourmand e agli enoturisti più esigenti offre la possibilità di conoscere da vicino, annusare, toccare, assaggiare gli elementi della cultura materiale del Piemonte attraverso degustazioni, esperienze sensoriali e laboratori.

La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba rappresenta un mondo che da contadino si è fatto imprenditore e che concilia la crescita economica con la tutela del territorio: il Tartufo Bianco d’Alba, fungo ipogeo spontaneo, non coltivabile, misterioso figlio di un terreno sano e simbolo della sostenibilità.

Dal punto di vista naturalistico il Tartufo Bianco d’Alba è al centro di un sistema ambientale complesso, sensibile alle alterazioni e allo sfruttamento del territorio.

Da alcuni anni la Fiera si fa promotrice con il Centro Nazionale Studi Tartufo di un’attività di ripristino di tartufaie naturali, di conseguenza ogni servizio a pagamento dal biglietto d’ngresso all’analisi sensoriale del tartufo, prevederà una percentuale destinata alla tutela dell’ambiente tartufigeno.

IL PROGRAMMA
Il fulcro della Fiera resta il Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, aperto ogni sabato e
domenica dal 5 ottobre al 24 novembre (più l’apertura straordinaria del 1° novembre).

Un luogo unico, inebriato dai 120 profumi del Tuber magnatum Pico, in cui acquistare tartufi certificati sotto l’occhio vigile dei giudici del Centro Nazionale Studi Tartufo, ma soprattutto conoscere ed incontrare i trifulau, testimoni di un mondo fatto di terra, di ricerca nelle notti di luna e di sintonia assoluta tra gli uomini e i propri cani.

Alle spalle del Mercato Mondiale è situato lo spazio dedicato all’Alba Truffle Show, luogo d’elezione per gli show cooking, i laboratori, le Analisi Sensoriali del Tartufo, le Wine Tasting Experience®. Il mondo della cultura del cibo si racconta durante gli imperdibili Foodies Moments, dove il Tartufo Bianco d’Alba incontra la cucina d’autore.

Guidati dai più celebri chef del territorio e da alcuni fra i più prestigiosi ristoranti italiani, i Foodies Moments sono una vetrina sul gesto creativo che anima le migliori cucine del Paese nella creazione di piatti in cui il Tartufo Bianco d’Alba è protagonista.

Per celebrare l’uovo, ingrediente alla base dei piatti tradizionali, simbolo di un saper fare tramandato come lascito culturale che ha reso Langhe, Monferrato e Roero il distretto gastronomico più importante d’Italia, una delle novità di questa 89 a edizione è rappresentata dagli Atelier della pasta fresca.

Quattro straordinari appuntamenti (alle ore 15 in sala Alba Truffle Show) firmati da due maestri d’eccezione come Walter Ferretto (Il CascinaleNuovo di Isola d’Asti) e Ugo Alciati (Guido Ristorante Villa Contessa Rosa di Serralunga d’Alba) per imparare i segreti di piatti come i tajarin e gli agnolotti al plin, che proprio nell’abbinamento con il Tartufo Bianco d’Alba trovano l’equilibrio perfetto.

Anche Davide Oldani, grande ristoratore e ambasciatore della cucina italiana nel mondo, sarà uno dei protagonisti della Fiera e metterà l’accento sul senso del conoscere profondamente un prodotto, il suo territorio, le sue caratteristiche ed esigenze.

Per questo, e per il grande amore per il Tartufo Bianco d’Alba, Oldani ha personalmente progettato un nuovissimo affettatartufi che sarà presentato in anteprima assoluta proprio all’Alba Truffle Show domenica 13 ottobre alle ore 11.

Con il coinvolgimento di Limoges, cittadina francese famosa nel mondo per le sue ceramiche e, come Alba, parte del network delle Creative Cities Unesco, nel 2019 arriva a compimento il progetto che vede il coinvolgimento di grandi aziende nella realizzazione del “Set per il Tartufo Bianco d’Alba”.

Sarà infatti la prestigiosa Maison Raynaud, storica casa produttrice di raffinati servizi tavola di Limoges, a realizzare la “Pepita”, prezioso oggetto per svelare al meglio il profumo, l’aroma e la freschezza del tartufo bianco d’Alba.

Sempre nell’ambito delle collaborazioni con le Città Creative Unesco saranno prodotti a Fabriano, il distretto italiano della carta, i sacchetti numerati nei quali vengono consegnati i tartufi certificati acquistati al Mercato Mondiale.

Anche per questa edizione sarà l’Alba Truffle Show il luogo in cui scoprire gusti e profumi provenienti dalle altre Regioni italiane che saranno ospiti d’eccezione alla Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.

LA CITTÀ PROTAGONISTA
La Fiera coinvolge tutta la città, e in un programma che propone molti entusiamanti appuntamenti, Piazza Risorgimento sarà lo scenario privilegiato del Salotto dei Gusti e dei Profumi, esposizione permanente che celebra le eccellenze del territorio piemontese e italiano con assaggi, degustazioni, workshop e laboratori didattici.

Dal Palio degli asini al coinvolgente Baccanale dei Borghi, grazie all’instancabile lavoro dei Borghi di Alba e della Giostra delle Cento Torri, nel periodo della Fiera del Tartufo le tradizioni medievali della città diventano un appuntamento da non perdere non solo per tutta la cittadinanza, ma anche per un appassionato pubblico nazionale ed internazionale.

Il luogo di divertimento dedicato ai più piccoli è il padiglione dell’Alba Truffle Bimbi: guidati da esperti educatori, i bambini e le loro famiglie sono condotti in attività, laboratori e giochi attraverso cui scoprire natura, territorio, cucina, antiche tradizioni e molto altro.

Tornano anche in questa edizione, le attese Ultimate Truffle Dinner, due charity dinner in Sala Beppe Fenoglio per gustare il meglio della gastronomia mondiale cucinata straordinariamente a quattro mani da importanti cuochi del territorio.

Il ricavato sarà destinato al progetto Breathe the Truffle la campagna di crowdfunding per salvaguardare l’ambiente naturale del Tartufo Bianco d’Alba. Le Ultimate Truffle Dinner sono aperte al pubblico e a tutti coloro che sapranno approfittare di questa prestigiosa opportunità per vivere emozioni da sogno nel territorio albese.

Nuovi appuntamenti della 89a Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba sono le Cene Insolite, momenti per scoprire luoghi storici e culturali della Città di Alba in occasioni fuori dall’ordinario, gustando cene d’eccellenza cucinate da cuochi stellati provenienti da tutta Italia.

I VENERDÌ E LA VALLE CERVO
Quattro venerdì distribuiti tra ottobre e novembre dedicati ad un pubblico ristretto di curiosi e appassionati gourmet che, prima della cena, potranno partecipare ad una speciale visita guidata in spazi affascinanti come il Palazzo Banca d’Alba (dove cucinerà Cristina Bowerman), il palco che si affaccia su due sale del Teatro Sociale di Alba (con i Fratelli Cerea), il Centro Studi Beppe Fenoglio (con Christian e Manuel Costardi) e il Palazzo Comunale di Alba (con Philippe Léveillé).

Un’altra novità esce dai confini di Langhe, Roero e Monferrato per raggiungere la Valle Cervo, nelle colline biellesi, dove si trova La Bürsch, dimora del XVII secolo recentemente riportata in vita grazie ad un progetto
innovativo.

E’ lì che venerdì 8 novembre Martino Ruggieri, head chef del ristorante “Pavillon Ledoyen” tre stelle Michelin di Parigi, cucinerà insieme allo chef stellato Eugenio Boer del ristorante milanese “Bu:R” in una dimensione intima e meravigliosamente domestica offrendo agli ospiti un incredibile fine settimana nel quale vivere in modo inconsueto una esperienza unica con cena, pernottamento e colazione insieme a due grandi chef.

Gradito ritorno – il 16 e 17 novembre parallelamente agli eventi della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba – per “Asti Palazzi del Gusto. I Mille Profumi del Monferrato” dopo il fortunato esordio dello scorso anno.

L’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, evento internazionale che giunge quest’anno alla XX edizione, avrà come sempre un’attenzione particolare al sociale devolvendo il ricavato della vendita all’asta in progetti di beneficenza in Italia e nel mondo.

Il connubio tra alta gastronomia e cultura si integra perfettamente con il design e con l’arte contemporanea, dialoga con la letteratura e con la musica regalando ai visitatori la possibilità di vivere un’esperienza culturale completa all’ombra delle cento torri.

SPAZIO ALL’ARTE E ALLA MUSICA

La Fondazione CRC organizza una serie di iniziative e mostre legate a grandi maestri dell’arte: dal 21 al 23 settembre si terrà “Il Congresso di Alba: 1956-2019. Per un rinnovamento imaginista del mondo” con tre giorni di conferenze, incontri, workshop e performance a cura del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea.

Nel corso dell’evento sarà esposta nella Chiesa di San Domenico l’opera collettiva “Senza titolo” a firma di Pinot Gallizio, Asger Jorn, Constant, Piero Simondo, Jan Kotik, Pier Giorgio Gallizio dal 22 di settembre fino al 10 novembre.

Pochi giorni dopo, dal 18 novembre e fino al 5 dicembre, la meravigliosa Chiesa di San Domenico ospiterà “Leonardo Da Vinci: the Genius” esposizione della Tavola Lucana attribuita al Da Vinci nei 500 anni dalla morte del più grande artista e scienziato italiano.

Dall’arte si passa alla letteratura con l’imperdibile appuntamento – venerdì 11 ottobre alle ore 18.00 al Teatro Sociale G.Busca di Alba – con lo scrittore giapponese Haruki Murakami, vincitore del Premio Lattes Grinzane 2019 per la sezione La Quercia, protagonista dell’ormai tradizionale lectio magistralis che suggella il legame fra il premio dedicato allo scrittore, pittore ed editore Mario Lattes, e la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.

E poi musica con la rassegna Classica: i concerti della domenica mattina, con la direzione artistica di Giuseppe Nova e Jeff Silberschlag di Alba Music Festival. A partire dal 6 ottobre, nella Chiesa di San Giuseppe, otto appuntamenti musicali scandiscono le domeniche di Fiera e rappresentano uno spazio di piacere e di cultura capace di coinvolgere un pubblico internazionale.

Prenderà il via il 12 ottobre Jazz&Co, rassegna dell’autunno albese, organizzata da Milleunanota, con quattro appuntamenti dedicati al jazz indipendente e di ricerca. Per il settimo anno la bellissima Chiesa di San Giuseppe sarà dedicata ai profumi e ai colori del nostro territorio assaporando vari generi di musica contemporanea.

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Cervaro della Sala 2003 e tartufo: abbinamento di gusto!

Da una parte il Cervaro della Sala 2003, prodotto di punta di Castello della Sala, l’azienda vitivinicola umbra di proprietà dei Marchesi Antinori, viticoltori da 26 generazioni, con tenute in ogni angolo del globo, tra Italia, Ungheria, Sud America e Nuova Zelanda. Dall’altra un profumato e gustoso tartufo bianco d’Alba, a condire con il burro delle pappardelle all’uovo. Sarà un matrimonio felice? Prima di scoprirlo, occorre degustare il vino.

Nel calice si presenta giallo dorato di buonissima intensità e vivacità, che indica una perfetta conservazione. Il naso è dotato di ottima intensità, complessità e finezza, con un caleidoscopio di sensazioni che spaziano dalle note mature di mango, banana, clementina e susina bianca, di fiori d’acacia appassiti e rosa gialla, di vaniglia, cannella e pepe bianco, alle quali seguono riconoscimenti di cioccolato bianco e tabacco biondo, su sfondo di erbe aromatiche.

In bocca il carattere grasso dello Chardonnay, con la sua morbidezza e il tenore alcolico perfetto, è ben bilanciato dalla freschezza e sapidità donate dal Grechetto e dal terreno. Il risultato è un vino dal grande equilibrio e che invita a continui riassaggi. Ottima la persistenza con finale coerente con la complessità olfattiva.
Vino eccellente, impreziosito dalla possibilità di invecchiare ancora per qualche anno.

Le uve utilizzate da Marchesi Antinori in occasione della vendemmia 2003 del Cervaro della Sala furono Chardonnay per l’80% Grechetto per il 20%, coltivate nei pressi di Sala, distante appena 18 km da Orvieto, su terreni ricchi di fossili, a una altitudine tra i 200 e i 400 metri sul livello del mare. Le due varietà di uve, vinificate in maniera distinta, subiscono una macerazione sulle bucce di 8 ore a 10 gradi. Dopo la fermentazione, passano 5 mesi in barrique di rovere francese a contatto con i propri lieviti, dove svolgono la fermentazione malolattica. L’annata 2003 fu tra le più calde degli anni 2000, facendo maturare perfettamente le uve, ma senza compromettere la fondamentale acidità. Ed ora la prova dell’abbinamento…

Il piatto con il tartufo bianco è ben sostenuto dalla struttura del vino e la grassezza data dal burro e dall’uovo dall’uovo delle pappardelle è contrastata ottimamente dall’acidità e dalla sapidità del vino. Lo Chardonnay passato in legno si conferma un compagno perfetto per il pregiato tubero bianco e il Grechetto dona vivacità al tutto, facendo terminare la gustosissima ricetta nel piatto e il vino nel calice in un men che non so dica. Il matrimonio si rivela assolutamente felice e a da ripetere nella prossima stagione dei tartufi.

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L’incontro tra vino Orcia e il diamante delle Crete alla Gran cena nel Castello

Sabato 19 novembre, la Mostra Mercato del tartufo bianco delle Crete Senesi, dedica un’intera giornata al perfetto connubio tra vino Orcia Doc e tartufo. L’evento, organizzato dall’Associazione Tartufai Senesi, è arrivato alla sua 31° edizione con successo, grazie non solo alla valorizzazione di un prodotto così inestimabile, ma anche ai vari legami di qualità che questo è riuscito a creare nel tempo con le altre eccellenze del territorio.

“E’ in questa occasione che la giovane Doc Orcia rampante e appassionata si incontra con l’eccellenza del tartufo bianco che nasce nei boschi selvaggi e incontaminati delle Crete Senesi, per andare a creare una combinazione di sapori sublimi” commenta Donatella Cinelli Colombini, presidente del Consorzio vino Orcia.

L’appuntamento è per sabato 19 novembre, dalle ore 15,00 alle 18,00 nel Museo del Tartufo di San Giovanni d’Asso, con la degustazione dei vini Orcia a cura del Consorzio. Saranno sette le cantine presenti con i banchi d’assaggio: SassodiSole (Torrenieri, Montalcino), Poggio Grande (Castiglione d’Orcia), Donatella Cinelli Colombini (Trequanda), Valdorcia Terre Senesi (Castiglione d’Orcia), La Canonica (San Giovanni d’Asso), Capitoni Marco (Pienza) e Campotondo (Campiglia d’Orcia). Per la degustazione sarà possibile acquistare il calice con la taschina presso l’info point al costo di € 5,00. A fare da cornice a questa iniziativa saranno i racconti di maghi, fate e fantasmi con lo spettacolo “Andiamo a veglia”, a cura degli allievi Aresteatro diretti da Margherita Gravagna.

Appuntamento imperdibile della serata è la “Gran Cena a km 0, connubio Orcia e Tartufo”, durante la quale saranno serviti piatti a base di tartufo bianco come il coscio di maiale alle mele al forno con purea di patate monna lisa, in abbinamento ai vini Orcia doc offerti dalle cantine Campotondo, Capitoni Marco, Donatella Cinelli Colombini, La Canonica, Poggio Grande, SassodiSole, az. Trequanda e Valdorcia Terre Senesi. La cena di gala, solo su prenotazione, avrà luogo nelle suggestive sale del Castello a partire dalle ore 20,30. Per prenotazioni contattare Biancane al numero 349 7504247 oppure biancane@inwind.it .

Ma c’è di più: nell’ambito della manifestazione dedicata al prelibato tartufo bianco delle Crete Senesi, il Consorzio del vino Orcia propone “Autunno nelle cantine Orcia Doc”: visite delle aziende con degustazioni di vino e anche caccia al tartufo. La prenotazione è obbligatoria, per informazioni contattare direttamente le cantine aderenti all’iniziativa (Capitoni Marco, Donatella Cinelli Colombini, Podere Forte e SassodiSole).

Ancora nei weekend della mostra, i produttori di vino Orcia saranno presenti con un banco di assaggio all’interno dei ristoranti di San Giovanni d’Asso e Montisi aderenti all’iniziativa, per far vivere, ai clienti che lo desidereranno, una vera esperienza del territorio, attraverso degustazioni e racconti del “vino più bello del mondo”.

Per maggiori informazioni sul programma completo della 31° Mostra Mercato del Tartufo bianco delle Crete Senesi visitare il sito www.mostradeltartufobianco.it.

Consorzio del vino Orcia e vini Orcia DOC

La denominazione Orcia è nata il 14 febbraio 2000 e comprende le varietà Orcia ottenuto da uve rosse con almeno il 60% di Sangiovese e Orcia Sangiovese con almeno il 90% di questo vitigno, entrambe anche nella tipologia “Riserva”. La denominazione Orcia comprende anche le tipologie Bianco, Rosato e Vin Santo.

I vini nascono in una quarantina di cantine e manifestano l’impegno e la passione dei produttori che nella stragrande maggioranza fanno tutto direttamente: dalla vigna alla vendita delle bottiglie. In un’epoca di globalizzazione, il vino Orcia è ancora un prodotto familiare, fatto da chi vive in mezzo alle vigne, nel rispetto della natura e con ottime competenze di enologia e viticultura.

Il vino Orcia è prodotto in uno dei comprensori agricoli più belli del mondo e in parte iscritto nel patrimonio dell’Umanità Unesco. 13 comuni: Buonconvento, Castiglione d’Orcia, Pienza, Radicofani, San Giovanni d’Asso, San Quirico d’Orcia, Trequanda e parte di Abbadia San Salvatore, Chianciano Terme, Montalcino, San Casciano dei Bagni, Sarteano e Torrita di Siena.

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Vini al supermercato

Lacrima di Morro d’Alba Superiore Doc 2013 Arciere Cantine Marconi



E’ il prodotto di un vitigno autoctono oggi presente soprattutto nella zona delle Marche, in provincia di Ancona. Un nome particolare, Lacrima, perché, a maturazione, spesso la buccia si rompe lasciando fuoriuscire gocce di succo simili ad una lacrima. Non fatevi ingannare dal nome al cui interno c’è la parola Alba, perchè non siamo in Piemonte, a Cuneo, ma proprio nelle Marche, con un vino che si preannuncia particolare già dal nome. Lacrima di Morro d’Alba Superiore Doc Arciere, vendemmia 2013, finito oggi nel nostro calice. Di colore rosso rubino carico, tendente al violaceo e poco trasparente sul bicchiere rilascia tanti archetti stretti che colano densi. Dal punto di vista dell’olfatto è molto profumato. Inizialmente è l’alcolicità a prevalere, sono 13% i gradi di questa versione superiore. Le note vinose poi, lasciano spazio a piccoli frutti a bacca rossa, che si arricchiscono di un mazzolino di rose e di violette. Lo spettro olfattivo viene completato anche da una leggera speziatura e da note balsamiche. Di corpo medio, è un vino caldo e fermo che si fa apprezzare per il gusto rotondo e fruttato, ma soprattutto per il retrogusto  quasi ”liquoroso”.Chiude infatti su note di ginepro in un  finale elegante e persistente. Non è il classico vino ”piacione’ alla toscana,  ma ha un sapore asciutto e gradevole e per la sua particolare aromaticità viene considerato anche un vino da meditazione. Oppure, a tavola, la Lacrima di Morro d’Alba Superiore Doc Arciere è un vino che si abbina a primi piatti saporiti, pietanze tartufate o a base di carne rossa. Si accosta molto bene al filetto di manzo accompagnato con crema di funghi e condito con olio al tartufo, ma anche a prodotti tipici della cucina marchigiana come il salame lardellato di Fabriano o il ciauscolo. Va servito a 18-20 gradi.

LA VINIFICAZIONE

Sappiamo dal sito internet della Cantina Marconi che il Lacrima di Morro d’Alba Superiore è prodotto con uve Lacrima 100%  da vigneti che si trovano nella zona di produzione di S.Marcello in provincia di Ancona vendemmiate al massimo della maturazione zuccherina per dare colore e aromaticità al prodotto. La resa è di 1,5 kg per pianta. La Denominazione di origine controllata del vino Lacrima di Morro d’Alba, per essere tale, deve essere composta dal vitigno Lacrima per almeno l’85% con l’aggiunta di Montepulciano e/o Verdicchio nella misura del 15% massimo. Della Lacrima di Morro d’Alba esiste anche una particolare versione passita. Non abbiamo ulteriori informazioni riguardo la vinificazione, le nostre richieste sono state disattese, anche se ci sarebbe piaciuto scoprire qualcosa di più sul nome di fantasia Arciere e sulla particolare etichetta ”vini d’arte”. La Cantina Marconi si trova a S. Marcello in provincia di Ancona, ha un’estensione di 42 ettari nelle colline marchigiane vocate alla coltivazione del Verdicchio e della Lacrima. Da tre generazioni produce vino con la filosofia di fare bene per il piacere di tutti come se si facesse per se stessi cercando di portare nella bottiglia la massima espressione del territorio. Per il loro Verdicchio di Jesi hanno ricevuto una serie di riconoscimenti e menzioni.

Prezzo pieno: 8,99 euro

Acquistato presso: Unes/U2
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