Categorie
news news ed eventi

VIDEO Puglia, cinghiali a bagno nel canale: “Danni ingenti all’agricoltura”

I cinghiali scorrazzano lungo i canali e nelle campagne della provincia di Taranto e Cia – Confederazione italiana Agricoltori Puglia chiede “misure di contenimento urgenti“, dopo aver immortalato in un video un branco di una decina di esemplari “a bagno“.

L’associazione parla di “danni ingenti all’agricoltura causati dai cinghiali, che aggravano una situazione già estremamente difficile”. Una problematica che riguarda anche le vigne, oltre ai campi di seminativi e frutta, in una zona rinomata per la produzione di vini simbolo della regione, come il Primitivo di Manduria e il Negroamaro.

Un fenomeno acuito durante il lockdown, che ha consentito alla fauna selvatica di moltiplicarsi più rapidamente e una quasi assoluta libertà di girovagare per strade e terreni”.

In particolare, la denuncia arriva da Vito Rubino e Pietro De Padova, rispettivamente direttore e presidente di Cia Agricoltori Italiani Area Due Mari (Taranto-Brindisi). Un appello alle autorità che arriva dopo aver ripreso un intero branco di cinghiali che nuotava nel canale adduttore del consorzio di bonifica Stornara e Tara, in agro di Ginosa, in provincia di Taranto.

L’associazione intende sollecitare gli organi preposti ad intervenire per contrastare l’emergenza della crescita della popolazione del cinghiale. Con le prime colture primaverili sono ricomparsi tanti, troppi branchi”.

“Sono necessarie misure di contenimento urgenti – concludono Rubino e De Padova – non c’è tempo più tempo da perdere. La sospensione delle catture ha permesso all’animale di riprodursi indisturbato”.

Il problema dei cinghiali è vissuto da nord a sud della Penisola. Particolare la situazione della Lombardia, che si è vista rigettare dal Governo l’ultima legge regionale per il contenimento del cinghiale.

Il provvedimento impugnato da Roma, fortemente caldeggiato dall’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Fabio Rolfi prevedeva la possibilità di effettuare la caccia di selezione al cinghiale tutto l’anno.

“Abbiamo i campi devastati nelle zone alpine e prealpine – evidenzia l’esponente lombardo – i cinghiali causano un incidente stradale ogni tre giorni in Lombardia. Abbiamo registrato anche dei morti per colpa degli attraversamenti stradali”.

Nel 2019 in Lombardia si sono registrati 128 incidenti stradali causati dal cinghiale per un totale di 199.453,03 euro di risarcimento. La Regione ha rendicontato circa 600 mila euro di danni causati da questa specie all’agricoltura. La legge è ora al vaglio della Corte costituzionale che, secondo Rolfi, “ne riconoscerà la legittimità”.

Categorie
Food Lifestyle & Travel

Grottaglie sempre più “Città delle Uve”: presto un Centro Servizi per l’agricoltura

Grottaglie, in provincia di Taranto, è insignita del titolo di Città delle uve. La sua coltivazione rappresenta uno dei principali asset economici della città. Proprio per questo, a breve sarà attivo il Centro Servizi per l’agricoltura.

“Il completamento del Centro Servizi per l’agricoltura – annuncia Mario Bonfrate, assessore con delega al bilancio, turismo, attività produttive e agricoltura del Comune di Grottaglie – è in agenda. Il complesso, nato nel lontano 1994 per volere della Regione, in accordo con le precedenti amministrazioni, nasce con l’idea di fornire un servizio a tutti gli agricoltori. La nostra amministrazione è riuscita a portare a termine il progetto attraverso un finanziamento regionale. Prossimamente inaugureremo il Centro direzionale“.

“Abbiamo candidato Grottaglie per ricevere un importante finanziamento che sarà utile per mettere a disposizione della piattaforma logistica il nostro centro servizi per agricoltura, facendolo diventare così un’importante hub per la filiera agroalimentare”, aggiunge Ciro d’Alò sindaco del Comune di  Grottaglie.

Agromed, società benefit interamente partecipata dalla camera di commercio di Taranto, si occuperà di ricezione, lavorazione e stoccaggio dei prodotti agricoli. Offrendo alla provincia di Taranto, una piattaforma logistica interamente dedicata alla produzione della filiera agroalimentare.

Grottaglie potrebbe svolgere un ruolo importante in questo quadro, avendo a disposizione l’aeroporto che, nella sua funzionalità cargo, permetterebbe la spedizione delle produzioni ortofrutticole verso mercati esteri. Grazie alla costruzione della rete Agromed si potranno iniziare a movimentare merci per diversi milioni di euro.

“Questo significa sviluppo e occupazione – evidenziano i promotori dell’iniziativa – ma anche riconversione. È un punto di partenza necessario per avviare quella riconversione economica che tutti attendono, puntando così alle produzioni locali, alla logistica e ai fattori di intermodalità che favorirebbero l’apertura verso nuovi mercati”.

Grottaglie, del resto, è una delle regine dell’uva da tavola italiana. La città delle ceramiche è uno dei centri pugliesi più importanti per la produzione e commercializzazione dell’uva da tavola.

L’attività si sviluppa su circa 2 mila ettari vitati, con una produzione di 500 mila quintali e un fatturato di quasi 38 milioni di euro. L’uva da tavola grottagliese, da luglio fino a settembre, riempie le tavole di tutta Europa.

La fa da padrona la varietà Vittoria e a seguire in minor superficie la varietà di uva apirene (acini senza semi) a bacca bianca. Infine, una nicchia di produttori continua a coltivare la varietà Regina.

L’uva Vittoria si distingue per i suoi grappoli a forma di piramide, per i suoi chicchi grandi e la lieve dolcezza. Interessante l’alto gradiente di digeribilità dell’uva Vittoria. Nutriente, energetica, ricca di virtù come la capacità antiossidante, disintossicante e diuretica.

Categorie
Approfondimenti news

Bottiglia di vino “leggera” per l’ambiente? “No” della Puglia del Primitivo cooperativo

BARI – Pesante is better. Perché puoi essere “avanti” finché vuoi. Ma se non vendi, tutto il resto si limita a sterile poesia sui massimi sistemi.

Sembrano pensarla così, in Puglia, sulla possibilità di ridurre il “peso” delle bottiglie di vetro del vino – in particolare di Primitivo di Manduria – per venire incontro alla crescente attenzione per l’ambiente, espressa peraltro anche dai Millennials.

Quello che è ormai un must per le aziende all’avanguardia in tutti i settori (ovvero l’attenzione green nelle fasi produttive, al di là delle certificazioni “bio”) sembra invece trovare detrattori in Meridione.

Un gap che, in Italia, allontana ancor più aziende come la toscana Banfi Wines e la cooperativa pugliese Cantine San Marzano.

Da un lato la senese Banfi, che già nel 2008 ha avviato gli studi sull’utilizzo di “bottiglie leggere” per i propri vini. Quattrocento grammi, al posto dei consueti 570. Dall’altro la tarantina San Marzano, che incalzata in occasione dell’ultima edizione di Radici del Sud, risponde “picche”. Senza mezzi termini.

QUESTIONI DI MERCATO
“Il mercato non è pronto, la bottiglia pesante è ancora una sorta di status simbol legato alla qualità del vino, soprattutto in determinati mercati”. Parole di Mauro di Maggio (nella foto, sopra), attuale direttore di Cantina San Marzano.

Pesante is better, appunto. Almeno per l’export, in determinate aree emergenti. In Cina, in particolare, sembrano apprezzare più di altri le bottiglie pesanti di rosso. Un po’ come facevano (e continuano a fare oggi) i nostri nonni, lodando il vetro ingombrante, voluminoso, tozzo, di certe etichette di vino.

Un mercato, quello orientale, a cui San Marzano guarda con interesse (il Vietnam è una fissa del presidente Francesco Cavallo) e su cui la cantina di Taranto non intende perdere punti preziosi, in nome di una battaglia per l’ambiente in cui non crede (ancora) abbastanza. Almeno sul fronte della bilancia.

E allora, amen. Purché non pensiate anche voi – magari di fronte ad amici e commensali assetati – che ci sia ancora del vino in quella bottiglia pesante (ma vuota) di Primitivo di Manduria, spremuta verticalmente sul calice.

QUANTO SI RISPARMIA
La voce “sostenibilità”, o “sustainability“, è invece al centro dell’attenzione di Casello Banfi, premiata di recente in Piemonte tra le aziende e i Consorzi del vino più “verdi” d’Italia, nell’ambito del “Premio Gavi – La Buona Italia 2018“.

Dallo studio avviato nel 2008, di strada ne è stata fatta. Per quasi tutta la produzione – esclusi i vini a lungo invecchiamento – Banfi utilizza bottiglie di peso inferiore allo standard: meno 30% rispetto alle precedenti.

Dal 2009 sono state utilizzate oltre 30 milioni e cinquecentomila bottiglie leggere. In particolare, a partire dalla seconda metà del 2014 si sono utilizzate sei milioni di bottiglie del peso di 360 grammi.

“I benefici ambientali ottenuti – spiega la dirigenza di Castello Banfi – si possono riassumere in un risparmio di materie prime, di energia e, dunque, di emissioni di anidride carbonica (CO2)”.

Considerato che una berlina genera circa 200 grammi di CO² per chilometro percorso, il primo milione di bottiglie leggere equivarrebbe a 2,3 milioni (459/200×1.000.000) di chilometri risparmiati, pari al consumo di cento auto che hanno percorso ciascuna 23 mila chilometri.

O l’equivalente del consumo annuale di 100 abitazioni di montagna da 100 metri quadrati. O ancora, considerato che il consumo domestico d’energia elettrica da fonti primarie genera circa 750 chilogrammi di CO² per abitante per anno, per il solito milione di bottiglie, il tutto equivale al consumo annuale di 600 persone.

Categorie
news ed eventi

Bruno Vespa, nuova cantina a Manduria: “Obiettivo 400 mila bottiglie”

Bruno Vespa annuncia a Milano Bottiglie Aperte il progetto di una nuova cantina a Manduria. “L’obiettivo – spiega in esclusiva a vinialsuper il giornalista e produttore di vino – è quello di aumentare la capacità sino a 400 mila bottiglie, investendo anche in un settore importante come la Gdo, in forte crescita”.

La società “Futura Srl”, cui risponde la “Vespa Vignaioli per passione”, attende i permessi per l’inizio dei lavori nella cittadina della provincia di Taranto.

“Abbiamo fatto il progetto – annuncia Bruno Vespa – è tutto pronto dal nostro punto di vista. Ma è ancora presto per parlarne. Poi in Puglia ci sono sempre problemi per i contributi, per il bando, eccetera. Abbiamo fatto tutto e stiamo aspettando. Dunque speriamo di avere notizie certe entro breve”.

“Di certo – precisa Vespa – sarà una cantina per 400 mila bottiglie. Un’evoluzione rispetto alle attuali 150 mila. La Gdo, in questo contesto, sarà fondamentale. Assolutamente. Vedo che la grande distribuzione sta crescendo. Così come lo scontrino medio”.

Il noto giornalista si è reso protagonista, a mezzogiorno, della MasterClass dedicata a tre “gioielli” di Futura Srl: il Brut Rosè 2013 da uve Negroamaro “Noitrè”, il Primitivo di Manduria 2015 “Raccontami” e il Nero di Troia 2014 “Helena”. Teatro della degustazione Palazzo delle Stelline, nell’ambito dell’edizione 2017 di Milano Bottiglie Aperte.

I VINI
Nella nuova cantina, Vespa sarà in grado di chiudere il ciclo produttivo – dalla vigna alla bottiglia – del Metodo Classico “Noitrè”, oggi spumantizzato dall’ottima Leone de Castris, una delle storiche realtà del vino Made in Puglia. Una “bollicina” raffinata, giocata tutta sulla sapidità e su una straordinaria pulizia delle note fruttate tipiche del Negroamaro.

Ottimo anche il Primitivo di Manduria 2015 “Raccontami”, che colpisce per la prontezza della beva. Un vino costruito come tale dall’enologo Riccardo Cotarella, vero e proprio braccio destro del Bruno Vespa “vignaiolo”. Frutto prepotentemente succoso e tannino di velluto, vestito di sentori di cioccolato. Pare, per certi versi, un Amarone del Sud.

Più “animale” l’impatto alle narici e a palato di “Helena”. Il Nero di Troia in purezza è stato concepito per colpire i consumatori più esigenti. Si posiziona, di fatto, su una fascia prezzo superiore. “Quando ho fatto presente a Cotarella che da Londra mi veniva richiesto un vino dal costo superiore a quelli già commercializzati – ha spiegato Vespa – lui non ha avuto dubbi: Nero di Troia. Si tratta di un uvaggio un po’ sfigato, bistrattato, usato soprattutto per i tagli. Il nostro obiettivo è invece quello di valorizzarlo al massimo, in purezza”.

“Helena”, alla cieca, rischierebbe d’esser scambiato per uno Chateauneuf du Pape. L’istinto animale delle uve Nero di Troia ricorda infatti quello della Granache noir. Al naso e al palato è tutto un rincorrersi di note grezze, dure e speziate, ben calibrate dall’ennesimo frutto rosso devastante. Il risultato è un vino tanto gastronomico quanto godibile davanti a un buon libro, da meditazione.

IL BRUNO VESPA VIGNAIOLO
Ma quanto tempo dedica Bruno Vespa al suo progetto enologico? E come risponde alle critiche mosse in seguito alla pubblicazione delle foto in vigna, durante la vendemmia?

Il giornalista replica alle domande di vinialsuper senza perdere il controllo. “Un produttore ha il diritto di fare la vendemmia? Sì. Anche se si chiama Bruno Vespa. Secondo alcuni, questo diritto non c’è. Ma non posso certo trasformarmi in contadino. Io rispetto chi lavora la terra. Io non lavoro la terra. Ma credo di avere il diritto di farlo, anzi quest’anno ho fatto per la prima volta una vendemmia”.

“Il mio contributo in cantina – ha aggiunto il conduttore – è dunque nullo. Perché in cantina ci va l’enologo. Ma se la domanda verte sul mio impegno per l’azienda, beh…è veramente superiore a quello che ciascuno possa immaginare”.

Vespa racconta di più. “Al termine di un giorno particolarmente impegnativo per il vino – ha evidenziato il giornalista – ero negli studi di Porta a Porta e stavo per entrare. Sulla sigla, in quei pochi secondi, dissi alla mia assistente: ‘Oh, finalmente un po’ di relax!”. Luci ed ombre di Masseria Li Reni, la tenuta di 34 ettari (25 vitati) che Bruno Vespa dirige assieme ai figli Alessandro e Federico.

Motivazioni che hanno convinto anche Marco Longo di Masseria Duca D’Ascoli, presente alla Masterclass. “La nomino ambasciatore del Nero di Troia nel mondo”, ha commentato il produttore pugliese (nella foto sopra), specializzato nella produzione di Nero di Troia bio, rivolgendosi a Vespa.

Categorie
Approfondimenti

La “prima” del Primitivo di Manduria a Vinitaly

Da una storia antica e prestigiosa che lo consacrò come “vino da meditazione”, alla sua diversità e vastità territoriale tra terra e mare, alla sua pianta, l’alberello, la forma più antica di coltivazione della vite e a chi con amore lo sta valorizzando con le moderne tecnologie, alle sue tre varietà previste e al suo sapore e colore autenticamente unico. Sono queste le tante anime del Primitivo di Manduria, la più importante doc pugliese, che verranno raccontate dal Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria in occasione della 51° edizione del Vinitaly.

Qual è la differenza tra le diverse varietà? Cosa si cela dietro questa bacca rossa che, nonostante nasca in terreni diversi e produca perle enologiche dalle mille sfaccettature, riesce ad esprimere  un’unica denominazione? Queste risposte saranno svelate da Adua Villa, scrittrice sommelier (domenica 9 aprile) e Andrea Gori giornalista sommelier (lunedì 10 aprile) in due degustazioni alla cieca dal titolo Rosso Mediterraneo: in un calice la diversità di un territorio.

Un vero e proprio viaggio olfattivo in un grande territorio vitivinicolo –  che abbraccia Taranto e Brindisi, per un totale di 3.140 ettari di vigneti tra terra e mare – dove il vino Primitivo sembra assimilarne la cultura e incorporarne i profumi e i sapori. La terra si presenta rossa, calcarea, tufacea, collinare e perfino sabbiosa vicino al mare, e qui la pianta cresce rigogliosa nelle forme dell’alberello.

“Per la prima volta abbiamo conquistato un nostro spazio all’interno della grande kermesse di Verona – spiega Roberto Erario, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria –  e come debutto abbiamo voluto puntare sui mille volti del Primitivo. Un vino che pur nella varietà territoriale e nella diversità di interpretazione aziendale, riesce a presentare un profilo olfattivo e gustativo facilmente identificabile. Ed è questa la prima condizione per poter parlare di territorio vitivinicolo”.

“Il nostro successo – conclude Erario – è dato da tutti i produttori, grandi e piccoli ed è proprio dall’intesa tra queste due anime del vino che stiamo realizzando grandi  risultati”. Ma le iniziative del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria non si fermano solo alle degustazioni  guidate. Dal 9 al 12 aprile, presso lo stand istituzionale (Padiglione 11, isola 32) sarà, inoltre, possibile assaggiare una selezione dei migliori Primitivo di Manduria delle cantine.

Categorie
Vini al supermercato

Fiano Salento Igt Notte Rossa 2015, San Marzano Vini

(4 / 5) Produrre un bianco di qualità, al di là di rare punte di eccellenza nella spumantizzazione, è la vera sfida della Puglia del vino. Con il Fiano Salento Igt Notte Rossa, San Marzano Vini Spa prova a sparigliare le carte. E ci riesce.

La cantina della provincia di Taranto riesce infatti a proporre al grande pubblico dei supermercati un vino bianco di assoluta qualità: un nettare fresco e beverino. Semplice, ma tutt’altro che banale. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it, la vendemmia 2015. Nel calice, questo Fiano del Salento si presenta di limpidezza cristallina, per un giallo paglierino luminoso con riflessi verdolini.

Al naso è intenso (attenzione, a tal proposito, alla corretta temperatura di servizio, che deve aggirarsi fra i 12 e i 14 gradi): emergono sentori floreali ed erbacei, che spaziano dalla camomilla al fieno, in un sottofondo di soluzione salina. Evidenti anche le percezioni frutatte fresche, dalla pesca sino all’esotico. Scaldandosi, ecco sollevarsi dal giallo paglierino di questo Fiano salentino anche una vena balsamica che richiama l’arnica, unita alla foglia di pomodoro e alle tinte di rosmarino e alloro che richiamano la macchia mediterranea.

Una complessità, dunque, che si gioca tutta nel perfetto equilibrio tra le note vegetali e il bouquet fruttato. Al palato, il Fiano del Salento Igt Notte Rossa San Marzano si svela corrispondente alle percezioni olfattive. E non delude affatto le attese. La base minerale-salina fa spazio a un’acidità che dona freschezza alla beva, chiamando un sorso dietro l’altro.

Un calice ‘facile’, dunque, ma che sa regalare una persistenza di riguardo, intensa e mediamente fine. Vino da bere giovane per assaporarne appieno le caratteristiche organolettiche, il Fiano San Marzano si abbina alla perfezione alla cucina di mare: dagli antipasti ai crostacei, passando ai primi a base di sughi di pesce.

LA VINIFICAZIONE
La zona di produzione è quella collinare a nord della provincia di Taranto, che gode di buone escursioni termiche tra il giorno e la notte. Il terreno è a medio impasto argilloso, poco profondo e con buona presenza di scheletro. Le uve vengono vendemmiate l’ultima settimana di agosto. La tecnica di vinificazione prevede una criomacerazione in pressa per 6-8 ore, con successiva pressatura soffice delle vinacce, decantazione statica a freddo e fermentazione alcolica a 11°. L’affinamento avviene in vasche d’acciaio, a temperatura controllata. La cantina produttrice è una realtà pugliese che affonda le radici nel 1962, quando 19 vignaioli di San Marzano si uniscono per fondare una realtà cooperativa che oggi conta oltre 1200 viticoltori.

Categorie
Vini al supermercato

Aglianico Igp Salento Viticultori di San Giuseppe, Cantine San Marzano

(3 / 5) Con i suoi 4,59 euro, l’Aglianico Igp Salento Viticultori di San Giuseppe rappresenta uno dei vini rossi “top di gamma” della catena di supermercati Eurospin, che lo evidenzia a scaffale con la dicitura “Le nostre stelle”.

Un prezzo modesto, dunque, in linea con le politiche del gruppo veronese noto al grande pubblico per il claim “La spesa intelligente”. E interessante è anche questo vino, prodotto da una società cooperativa, le Cantine San Marzano di San Marzano di San Giuseppe, Taranto, capace di aggiudicarsi diversi premi e riconoscimenti a livello non solo italiano, ma anche internazionale. Interessante dunque constatare, ancora una volta, come l’attenzione per il buon vino stia facendo lievitare la qualità dei prodotti nella grande distribuzione organizzata, compresi i discount.

Passiamo dunque sotto la lente di ingrandimento l’Aglianico Igp Salento Viticultori di San Giuseppe, vendemmia 2015. Nel calice il vino si presenta di un rosso rubino intenso, con riflessi violacei. Un colore tipico del vitigno in questione. Al naso si scopre senza la minima timidezza, intenso, caldo, con note di frutti rossi maturi. Al palato la vena fruttata si conferma predominante, ma l’alcolicità contribuisce a regalare eleganza e struttura alla beva, piacevolmente fresca e sapida. Rendendo l’Aglianico Igp Salento Vitivultori di San Giuseppe il vino giusto per accompagnare antipasti a base di salumi, primi piatti con ragù di carne, nonché secondi leggeri, sempre a base di carne. Un vino giovane quello degustato, che si presta anche a un ulteriore affinamento in bottiglia.

LA VINIFICAZIONE
Stiamo dunque parlando di un vino abbastanza versatile, prodotto a San Marzano, nel Salento, in Puglia. Le vigne si trovano a un’altezza di circa 100 metri sul livello del mare, esposte a temperature medie molto alte e a una piovosità particolarmente bassa. I terreni sono a grana medio-argillosa, con profondità abbondantemente sotto il metro. La densità d’impianto è di 4.500 viti per ettaro. La vendemmia avviene nelle prime settimane di ottobre. Una volta raccolte, le uve vengono macerate a temperatura controllata per circa dieci giorni. Per la fermentazione alcolica dell’Aglianico Igp Salento, le Cantine San Marzano di San Marzano San Giuseppe utilizzano lieviti selezionati, procedendo poi ad un affinamento in acciaio.

Prezzo pieno: 4,59 euro
Acquistato presso: Eurospin

Categorie
Vini al supermercato

Negroamaro Salento Igp Notte Rossa 2013, Cantine San Marzano

(4 / 5) “Lu Salentu, lu mare, lu ientu”….e il vino, potremmo aggiungere al testo della canzone degli Après La Classe, dato il fermento attorno ai vini pugliesi – e in particolare salentini – che si è creato negli ultimi anni.

Torniamo ancora una volta in Puglia con il Negroamaro del Salento I.G.P Notte Rossa, vendemmia 2013, prodotto e imbottigliato dalle Cantine San Marzano di San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto.

Una scala che si allunga verso la luna e il cielo stellato raffigura l’invitante etichetta frontale. Vediamo se l’assaggio ci condurrà metaforicamente alle stelle o se ci farà capitombolare.

LA DEGUSTAZIONE
Il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa, all’esame visivo si presenta di color porpora con riflessi violacei, limpido e con archetti stretti che lacrimano lungo il calice.

Al naso emergono sentori di piccoli frutti di bosco e di ciliegia, con qualche piacevole nota speziata a movimentare il corredo aromatico.

Al sorso ritornano soprattutto le note fruttate. Un vino di buona struttura, caldo e avvolgente, bilanciato da una fresca acidità e con una giusta astringenza. Armonico, equilibrato e gradevole.

Un finale non particolarmene lungo, ma che importa. Nonostante la persistenza il Negroamaro Salento Igp Notte Rossa riesce a trasmettere l’anima di un territorio e di un vino ad un prezzo alla portata di tutte le tasche. A tavola si abbina a primi piatti saporiti, carni in genere e formaggi stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Il Negroamaro del Salento Igp Notte Rossa delle Cantine San Marzano viene vendemmiato a metà settembre, in purezza, ovvero con sole uve Negroamaro. La vinificazione prevede una macerazione termo controllata con lieviti selezionati e affinamento in acciaio. Un vino che mantiene le sue caratteristiche per cinque anni: come vino Igp si colloca al di sotto di una Doc e al di sopra di un vino da tavola, un vino longevo, ma di pronta beva che consigliamo per una breve fruibilità.

Le Cantine San Marzano di San Marzano di San Giuseppe sono nate negli anni Sessanta e rappresentano oggi una delle realtà più vaste della zona con 1500 ettari vitati, una produzione complessiva di 8,5 milioni di bottiglie e circa 1200 viticultori associati. I premi e le menzioni per alcune delle loro etichette, sia in Italia che all’estero sono diversi

Acquistato presso: Bennet
Prezzo pieno 4,69

Categorie
Vini al supermercato

Patrimonio 2011 Salento Igp – Taurosso

(5 / 5) Patrimonio, ovvero uno dei più fulgidi esempi di come si possa bere “bene”, scegliendo un vino tra gli scaffali di un supermercato italiano. Stiamo parlando di una bottiglia che di per sé sfiora il costo di dieci euro. E dalla quale, quindi, si può (si deve) pretendere molto. Un’aspettativa pienamente realizzata da questo rosso Negroamaro 2011 a indicazione geografica protetta della casa vinicola Taurosso Srl, con sede in provincia di Lecce, a Campi Salentina, ma imbottigliato a Manduria, in provincia di Taranto. Una zona che offre ampie garanzie, che tuttavia non sempre bastano ad assicurare buone bevute. Il segreto di Patrimonio 2011 Selento Igp Taurosso è nel calore che emana. Un calore innanzitutto profumato. Di amarena, piccoli frutti rossi e spezie come il pepe nero e l’harissa. Un calore che si conferma anche all’assaggio: inizialmente vellutato, morbido, ma pronto a rivelarsi ben presto corposo e strutturato, per via della lunga macerazione a cui vengono sottoposte le uve Negroamaro in fase di maturazione del vino. Inutile sottolineare come si un tratti uno di quei classici vini rossi di struttura, adatti ad accompagnare carni rosse, anche al sangue, carni alla griglia e alla brace, nonché formaggi a pasta dura molto saporiti.

Patrimonio ha tra l’altro ottenuto nel 2012 il Gold Award al China Wine Awards Best Value 2012, che potremmo definire la versione “cinese” dell’italianissimo Vinitaly, con produttori provenienti da ogni parte del globo. Nonché la Berlin Gold Medal al Berliner Wein Trophy 2012. Un successo riconosciuto anche a un altro vino di Taurosso: quel Pilu Niuru che può essere considerato il fratello minore di Patrimonio. Per quanto riguarda le specifiche tecniche, la zona di produzione, come già evidenziato, è quella dell’entroterra del Salento. L’età media della vite è tra i 20 e i 40 anni, con una produzione di 7 tonnellate per ettaro. La tecnica di produzione è basata su una pigiatura soffice e una lunga macerazione della durata di dieci giorni, a cui segue una lenta fase di fermentazione.

Prezzo pieno: 9,35 euro
Acquistato presso: Il Gigante

Exit mobile version