Occasione per confrontarsi su svariati temi legati al mondo del Beverage, il primo incontro ha avuto come focus “Il Design è in grado di alterare la nostra percezione del gusto?“.
Ospiti della serata Simona Cardinetti, product & interior designer e Juan Carlos Viso, l’interior designer che ha progettato e realizzato gli interni di The Spirit. Moderatrice del dibattito Sophie Wannenes, interior designer e personalità dell’antiquariato.
Fulcro della discussione un sottile gioco realizzato dallo staff di The Spirit: un cocktail alla cieca (Not a Club Soda, da noi già assaggiato in occasione delle presentazione della nuova drink list) servito in due contenitori anonimi.
Una bottiglietta trasparente ed un bicchiere highball con stecca di ghiaccio e scorza di limone. La scelta, se fruire della preparazione da un contenitore o dall’altro, è stata da noi fatta anche per attrattiva estetica? Può davvero l’estetica essere veicolo del gusto? I sommelier risponderebbero di no.
Direbbero che il design del contenitore (rigorosamente un calice) ha senso solo per raccogliere e portare correttamente al naso tutti i profumi del vino, spirit, cocktail che stiamo degustando. Ma forse c’è di più.
Se è vero che dalla bottiglietta è praticamente impossibile sentire profumi prima dell’assaggio l’esperimento del The Spirit ci porta a riflettere anche su un altro punto: la gestualità.
Ogni contenitore ci porta per sua natura ad un gestualità diversa del bere. Bere dalla bottiglia è molto diverso che bere da un highball , che è diverso che bere da un baloon, che è diverso che bere da un calice.
Bere dalla bottiglietta ci rimanda mentalmente al bersi una “birretta” alla grigliata con gli amici. Il calice ci rimanda alle degustazioni tecniche e via dicendo. Interviene quindi anche un terzo aspetto, quello della convenzione sociale.
È quindi inevitabile che la nostra scelta, il nostro giudizio di fronte al beverage, sia una somma di aspetti tecnico-degustativi, bellezza estetica ed idea sociale (perché no? Anche preconcetto).
Prendono quindi senso le parole di Juan Carlos quando parla di “vestire l’eccellenza”; di raccontare un prodotto di qualità anche attraverso il design per poter comunicare in modo diretto ed immediato il suo valore. Design che deve essere veicolo contemporaneamente di funzionalità e bellezza per poter trasmettere il messaggio che il prodotto sottintende.
Attenzione, ovviamente, all’effetto opposto: vestire fin troppo bene un prodotto non così eccellente per migliorarne l’appeal. Lo sanno fin troppo bene pubblicitari e communication manager. Ma fintanto che il prodotto resta un’eccellenza allora il design può essere un valido aiuto. Perché, che ci piaccia o no, tutti noi scegliamo anche con gli occhi.
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