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“Selecto”: lo spumante dei Nebrodi conquista Vinitaly. E la Sicilia si (ri)scopre terra di bollicine


VERONA – 
Un territorio vocato, i monti Nebrodi. Un vitigno autoctono, il Catarratto. Un savoir-faire antico, comprovato dalle sperimentazioni del barone Spitaleri, a fine Ottocento. Così la Sicilia si riscopre terra di spumanti. Chiedere per credere all’Istituto regionale del Vino e dell’Olio (Irvo), che ieri a Vinitaly ha presentato “Selecto“, lo “Spumante dei Nebrodi“.

Sala gremita per l’assaggio di tre annate (2013, 2014 e 2015) del Metodo classico ottenuto dal vigneto sperimentale dell’azienda F.lli Borrello di Ucria (ME), impiantato nel 2010. Quota 1.250 metri sul livello del mare, per garantire alle uve Catarratto (biotipi Bianco Lucido e Bianco Extralucido) le migliori condizioni per esprimersi nella versione spumante.

La vinificazione avviene nella cantina sperimentale “G. Dalmasso” dell’Irvo a Marsala, rigorosamente col Metodo classico. Lo stesso utilizzato dai francesi per lo Champagne, ma praticato anche in Italia, nelle migliori aree spumantistiche come la Franciacorta, Trento, l’Oltrepò pavese e l’Alta Langa.

Come consulente l’Irvo ha potuto contare sull’enologa toscana Graziana Grassini, già sugli scudi a Tenuta San Guido, culla del Sassicaia. E a benedire il progetto “Selecto” è anche il professor Attilio Scienza, vera e propria istituzione in materia di viticoltura, intervenuto alla conferenza di Vinitaly.

LA DEGUSTAZIONE
Buona la prova del calice per i tre spumanti dei Nebrodi, che si confermano in grado di superare la prova del tempo.

Bollicine fresche e fragranti, rese tali dalla scelta di non dosare il vino, o quasi. L’aggiunta di zucchero nella liqueur non ha mai superato i 5 grammi litro.

Interessanti soprattutto i periodi trascorsi sui lieviti dagli spumanti dei monti Nebrodi. La vendemmia 2013 registra 57 mesi sur lie, la 2014 quarantacinque mesi e la 2015 trentatré mesi. Cifre per le quali si potrebbe già parlare di Spumante Riserva, in diverse Denominazioni.

“Il progetto ‘Selecto’ – spiega Antonio Sparacio dell’Unità operativa Ricerca Viticola ed Enologica dell’Irvo – ha come scopo la valorizzazione delle aree montane non destinate ad altre attività agricole, con il vigneto che diventa uno strumento per la tutela e la salvaguardia del territorio”.

“La voglia di ricerca e di sperimentazione che arriva dalle nostre aziende – conferma Edy Bandiera, assessore all’Agricoltura della Regione Sicilia – fa ben sperare per il futuro e trova pieno interesse da parte nostra. Rispondiamo presenti a una chiamata utile alla crescita dell’economia siciliana”.

IL VIGNETO SPERIMENTALE
Tutto ha inizio nella primavera del 2010, quando il team dell’Irvo guidato da Antonio Sparacio e composto da Salvatore Sparla, Tanino Santangelo, Gaspare Signorelli, Leo Prinzivalli e Giuseppe Genna, dà avvio al “Progetto Nebrodi” in contrada Minissale, nel Comune di Ucria.

Prende forma così uno dei vigneti più alti della Sicilia e d’Europa, con esposizione a Nord Est e sistema di allevamento a controspalliera. Inerbimento permanente sia per controllare la vigoria del vigneto che per contenere l’erosione dei suoli. Oltre alle tre varietà del Catarratto, viene impiantato anche dello Chardonnay.

Al contempo l’Istituto regionale del Vino e dell’Olio di Sicilia ha avviato il rilevamento e l’elaborazione dei dati climatici a quota 1.250 metri, in modo da verificare l’adattamento della vite e incrociare i valori con quelle delle uve.

Le piante affondano le radici in un solo profondo e di colore scuro, ricco di sostanza organica.

Nel vigneto sperimentale del “Progetto Nebrodi”, germogliamento e fioritura avvengono con circa un mese di ritardo rispetto alla media della Sicilia.

L’invaiatura avviene nella terza decade di settembre e la raccolta delle uve Catarratto viene effettuata nel corso dei primi quindici giorni del mese di novembre. Dal punto di vista produttivo, le rese registrate sono attorno ai 2 chilogrammi per pianta.

“Lo studio – aggiunge Vincenzo Cusumano, direttore generale dell’Irvo – potrà dare anche risposte sulle problematicità dei cambiamenti climatici, argomento di grande attualità e molto sentito dal settore vitivinicolo. Ma non mancano i risvolti economici di questo studio, dal momento che lo spumante registra trend di crescita in Sicilia come nel resto dell’Italia”.

LA SPUMANTISTICA IN SICILIA
Già nel 1800 il barone Spitaleri sperimentava un Metodo classico dalle uve Pinot Nero coltivato sulle pendici dell’Etna. Aveva intuito che quella era una zona vocata alla produzione di  grandi “Champagne”, come venivano chiamati all’epoca gli spumanti Metodo classico.

In Sicilia, attualmente, le aziende che producono spumanti sono una cinquantina per circa 90 etichette, di cui 22 spumanti Rosè e 67 spumanti bianchi.

Secondo un censimento dell’Irvo, nel 2011 erano circa 20 le aziende siciliane che producevano vini spumanti per circa 30 etichette. Metodo classico e Italiano (Charmat) si dividono le quote, pari merito.

Le Denominazioni di origine siciliane che contemplano nel proprio disciplinare la tipologia spumante attualmente sono otto: Alcamo, Delia Nivolelli, Erice, Etna, Noto, Pantelleria, Sicilia e Siracusa . Al momento, però, la Doc Alcamo e la Doc Noto non registrano etichette.

Le cultivar a bacca bianca sono il Grillo, lo Chardonnay, il Catarratto, il Carricante, il Grecanico, il Moscato bianco, lo Zibibbo ed (a bacca grigia) e il Pinot grigio. Per la bacca nera Nero d’Avola, Frappato, Nerello Mascalese e Pinot nero.

La tipologia generica “spumante bianco può essere prodotta con il Catarratto, Inzolia, Chardonnay, Grecanico, Grillo, Carricante, Pinot Nero, Nerello Mascalese, Moscato bianco e Zibibbo da soli o congiuntamente, per almeno il 50%. Il maggior numero di aziende produttrici si trova nell’areale etneo: 14 aziende per circa 30 etichette.

QUANTITATIVI IMBOTTIGLIATI
Nel 2018, secondo i dati forniti dall’Irvo sulla base delle aziende controllate, sono stati imbottigliati in totale 6.724,5 ettolitri di vini spumante Doc, Igt e Varietali prodotti in Sicilia. Negli ultimi anni si registra un trend nettamente crescente dei volumi di vini spumante siciliani imbottigliati.

DENOMINAZIONE VINI SPUMANTI IMBOTTIGLIATI
2015 2016 2017 2018
  HL HL HL HL
IGT Terre Siciliane 930,10 2.281,18 2.609,63 2.512,24
DOC Sicilia 763,25 496,77 1.426,62 2.342,74
Varietali 25,89 26,90 499,77 1.003,37
DOC Etna 202,59 357,82 598,32 709,90
DOC Erice 187,91 191,09 195,11 99,50
DOC Siracusa 0,00 0,00 7,17 30,15
DOC Delia Nivolelli 6,00 8,00 11,39 16,86
DOC Pantelleria 22,50 19,50 21,38 9,75
DOC Contea di Sclafani 275,85 283,43 334,47 0,00
TOTALE 2.414,09 3.664,69 5.703,86 6.724,51

I maggior quantitativi riguardano l’Igt Terre Siciliane, con circa 2.500 hl imbottigliati nel 2018 (equivalenti a circa 335.000 bottiglie da 0,75 litri) e la Doc Sicilia con circa 2.300 hl (circa 312.400 bottiglie). Segue a distanza la Doc Etna, con quasi 710 hl (circa 94.700 bottiglie).

Negli anni, per tutte le Denominazioni il trend è crescente, in particolar modo sono notevolmente  aumentati i volumi degli spumanti imbottigliati a Doc Sicilia. Sempre più aziende, di fatto, hanno iniziato a cimentarsi nella produzione di “bollicine”.

Ma alla base di questo dato c’è anche la modifica del primo disciplinare della Doc Sicilia, che ha permesso di utilizzare anche per gli spumanti il riferimento al vitigno in etichetta. Una efficace leva di marketing.

L’aumento della produzione degli spumanti Doc Sicilia è dovuto infine al divieto del riferimento ai vitigni Nero d’Avola e Grillo per l’Igt Terre Siciliane. Nel 2018, rispetto al 2017, è palese la diminuzione degli spumanti Igt in questione.

VINI SPUMANTI A DOC SICILIA 2015 2016 2017 2018
hl hl hl hl
 DOC Sicilia Grillo spumante   63,36 197,74 662,03
 DOC  Sicilia bianco spumante 582,31 344,38 422,44 516,42
DOC Sicilia Nero d’Avola spumante vinificato in bianco     247,24 441,23
DOC  Sicilia Chardonnay spumante     69,75 388,35
DOC  Sicilia Nero d’ Avola spumante rosato     175,85 122,03
DOC  Sicilia  spumante rosato 180,94 64,50 100,37 99,62
DOC Sicilia Pinot nero spumante  rosato     86,63 82,65
DOC Sicilia Carricante spumante   24,53 16,22 30,43
DOC Sicilia Grecanico  spumante     45,15 0,00
DOC  Sicilia Catarratto spumante     65,25 0,00
TOTALE VINI SPUMANTI A  DOC SICILIA 763,25 433,41 1.228,90 1.680,72

Nel dettaglio, le tipologie più prodotte all’interno della Doc Sicilia spumante sono quelle bianche. Rappresentano assieme ben l’86,8% della produzione totale, mentre le tipologie di spumanti rosati rappresentano il 13,2%.

In particolare la tipologia più imbottigliata è la Doc Sicilia Grillo spumante (28,6%) la cui produzione è più che triplicata tra il 2017 ed il 2018, seguita dallo spumante bianco (22,3%), dal Nero d’Avola spumante vinificato in bianco (19,1%) e dallo Chardonnay spumante (16,8%).

A crescere sono anche gli spumanti della Doc Etna, che negli ultimi quattro anni sono esplosi. A trainare il comparto sono quelli di colore bianco, derivanti dalla vinificazione del Nerello Mascalese.

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Vini al supermercato

Vini a volantino per Capodanno: le promozioni da non perdere


Conto alla rovescia per il Capodanno anche sui volantini che sono, come sempre in questo periodo, ricchi di offerte di “bollicine”. Spumanti italiani protagonisti di queste feste 2018, come evidenziato anche dall’Istat.

Non manca qualche Champagne di marchi ben noti in Gdo, che sulla tavola delle Feste o fa sempre (o quasi) bella figura. Un fine anno sostanzialmente alla pari tra le varie catene di supermercati. Generalmente validi tutti i volantini delle insegne esaminate.

Minime le offerte di vini “da evitare”. Bene Conad (in particolare per i titolari di carta Conad) bene anche Carrefour, Iperal e Pam che sceglie di promuovere principalmente i suoi vini del progetto “Calici Divini”. Buone offerte anche da Esselunga, Iperal e Iper, la grande i, già evidenziate nella precedente edizione della nostra rubrica sui vini in promozione al supermercato.

Nel merito delle etichette, buon taglio prezzo per il Trento Doc Rotari a 6,79 euro in Auchan. Interessante anche il Franciacorta Docg Berlucchi a 7,90 euro al Bennet, dieci centesimi in meno alla Conad (solo per titolari Conad Card).

Bene anche il Valdobbiadene Superiore Docg Aneri in offerta a 6,28 euro (circa 2,50 euro in meno del prezzo abituale) nella catena di Montano Lucino o il  Prosecco Carpenè Malvolti sempre alla Conad a 4,90 (solo per titolari carta). Buon Anno dalla redazione Vinialsuper!


Auchan, fino al 4 gennaio
Sicilia Igt Corvo Glicine Duca di Salaparuta: 3,99 euro (3,5 / 5)
Muller Thurgau/Teroldego Rotaliano Mezzacorona: 3,59 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Docg Extra Brut Castelfaglia: 8,99 euro (4,5 / 5)
Spumante Muller Thurgau Cavit: 3,99 euro (promo TuaCard) (3,5 / 5)
Spumante Trento Doc Rotari: 6,79 euro (5 / 5)
Greco di Tufo o Fiano di Avellino Feudi di San Gregorio: 8,29 euro (4,5 / 5)
Prosecco Brut Doc I Like Tosti: 3,99 euro (promo TuaCard) (4 / 5)



Bennet, fino al 9 gennaio
Franciacorta Docg Cuvèe Imperiale Berlucchi: 7,90 euro (5 / 5)
Lambrusco Doc Giuseppe Verdi Ceci: 3,89 euro (3,5 / 5)
Spumante Blanc de Blancs Extra Dry Valdo: 4,49 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Tosti: 2,98 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Aneri: 6,28 euro (5 / 5)
Champagne Pommery Brut: 19,88 euro (4 / 5)


Carrefour, fino al 1 gennaio
Trentino Doc Gewurztraminer Cavit: 4,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Cartizze Docg Mionetto: 12,49 euro (3,5 / 5)
Oltrepò Pavese Spumante Moscato Quaquarini: 5,69 euro (4 / 5)
Oltrepò Pavese Spumante Pinot Nero Quaquarini: 5,99 euro (4 / 5)
Spumante Franciacorta Rosè La Rocchetta: 9,68 euro 35% carta payback (4,5 / 5)
Spumante Blanc de Noir o Rosè de Noir Montù: 6,99 euro (4 / 5)
Spumante Rosè Extra Dry Catturich Ducco: 5,89 euro (4 / 5)
Colli Piacentini Doc Barbera Vivace Cantina Valtidone: 2,79 euro 40% payback (3,5 / 5)
Colli Piacentini Doc Gutturnio Frizzante Cantina Valtidone: 3,28 euro 30% payback (3,5 / 5)
Grumello Docg Sertoli Salis: 8,89 euro (4,5 / 5)


 

Coop, fino al 31 dicembre
Spumante Franciacorta Docg Quadra: 13,50 euro (5 / 5)
Gutturnio o Ortrugo Colli Piacentini Calera Vicobarone : 3,49 euro soci coop (3,5 / 5)



Conad, fino al 31 dicembre
Franciacorta Docg Cuvèe Imperiale Berlucchi: 7,80 euro con pagamento conad card (5 / 5)
Champagne G.H.Mumm: 19,90 euro solo titolari carta conad (4 / 5)
Spumante Prosecco Carpenè Malvolti: 4,90 euro solo titolari carta conad (5 / 5)
Spumante Metodo Classico Brut La Scolca: 14,90 euro solo titolari carta conad (5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Pinot Nero vinificato in bianco Canneto Gioielli: 2,97 euro titolari carta conad (3,5 / 5)
Barolo Docg Fontanafredda: 15,90 euro solo titolari carta conad (5 / 5)
Umbria Igt Vipra Rossa Bigi: 3,29 euro solo titolari carta conad (4 / 5)
Amarone Valpolicella Tommasi: 26,90 euro solo titolari carta conad (5 / 5)
Gutturnio Superiore Doc Riserva Cantina Valtidone: 3,95 euro solo titolari carta conad (5 / 5)
Lambrusco La Brusca Lini: 3,89 euro solo titolari carta conad (5 / 5)


Esselunga, dal 10 al 31 dicembre
Provinica di Pavia Igt Croatina “Myrtò”, Perego & Perego: 2,79 euro (5 / 5)
Provincia di Pavia Igt Croatina, Perego e Perego: 2,79 euro (5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg, Produttori di Valdobbiadene: 4,92 euro (3,5 / 5)
Spumante Trento Doc Brut, Ferrari: 8,99 euro (4,5 / 5)
Spumante Trento Doc Brut, Cesarini Sforza: 7,68 euro (5 / 5)
Sauvignon, Cantina Colterenzio: 6,39 euro  (4 / 5)
Barbaresco Docg, Nervo: 7,45 euro (5 / 5)
Falanghina, Feudi di San Gregorio: 6,89 euro (5 / 5)
Vermentino di Gallura Docg, Cantina del Giogantinu: 3,67 euro (5 / 5)
Colomba Platino, Duca di Salaparuta: 5,90 euro (5 / 5)
Ruché, Morando: 5,90 euro (4,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg “La Mora”, Cecchi: 4,39 euro (4,5 / 5)
Brunello di Montalcino Docg, Banfi: 21,50 euro (4,5 / 5)
Primitivo di Manduria Doc “San Gaetano”, Due Palme: 3,12 euro (4 / 5)
Montefalco, Arnaldo Caprai: 8,90 euro (4 / 5)
Moscato Oltrepò pavese Doc, La Versa: 2,49 euro (5 / 5)
Passito di Pantelleria, Cantine Pellegrino: 5,99 euro (4 / 5)



Famila, dal 10 al 31 dicembre
Vini Sartori Verona: 6,99 euro (4 / 5)
Champagne Cordon Rouge, GH Mumm: 18,25 euro (4 / 5)
Teroldego Rotaliano, Mezzacorona: 4,35 euro (3,5 / 5)
Trento Doc Rotari Brut, Mezzacorona: 6,49 euro (5 / 5)
Prosecco Extra Dry Docg, Belussi: 6,90 euro (4 / 5)


Iperal, fino al 2 gennaio
Spumante Blanc de Blancs Oro Valdo: 2,95 euro (3,5 / 5)
Valtellina Superiore Docg Bettini: 7,19 euro (4 / 5)
Sforzato Docg Nera: 18,90 euro (4 / 5)
Vini Docg Nera Sassella o Grumello: 7,99 euro (4 / 5)
Franciacorta Docg Villa Crespia Brut : 11,50 euro (5 / 5)
Franciacorta Docg Villa Crespia: 12,90 euro (4 / 5)
Spumante Prosecco Carpenè Malvolti: 5,90 euro (5 / 5)
Champagne G.H.Mumm Cordon Rouge: 19,90  (4 / 5)
Spumante Capovero Madaudo Brut o Rosè: 8,50 euro (4,5 / 5)
Spumante Bellussi Cuvèe Prestige: 7,90 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Scudo Verde Ca Val: 4,90 euro (3,5 / 5)
Chianti Classico Docg Viticcio: 8,90 euro (4,5 / 5)
Bolgheri Greppicante Viticcio: 6,90 euro (4,5 / 5)
Verdicchio Superiore di Matelica Cambrugiano Belisario: 11,50 euro (5 / 5)


Iper, La grande i, dal 13 al 31 dicembre
Prosecco Doc Treviso bio “Le Gerette”, Grandi Vigne: 6,79 euro (5 / 5)
Prosecco Superiore Valdobbiadene “Grandi Vigne”: 4,95 euro (4 / 5)
Bolgheri Doc, Piccini: 5,99 euro (3,5 / 5)
Amarone Docg, Sartori: 14,90 euro (3,5 / 5)
Brunello di Montalcino Docg “Il Campone”, Frescobaldi: 14,90 euro (4,5 / 5)
Barolo Docg, Ascheri: 15,90 euro (3,5 / 5)
Primitivo di Manduria Dop “Linea Sud”, Cantine San Marzano: 5,99 euro (4,5 / 5)
Chianti Riserva “Collezione Oro”, Piccini: 3,99 euro (4,5 / 5)
Valpolicella Classico Superiore Rafaèl, Tommasi: 7,99 euro (4 / 5)
Falanghina del Sannio Doc, Mastroberardino: 5,99 euro (4,5 / 5)
Valpolicella Ripasso / Lugana Doc, Bertani: 6,90 euro (4 / 5)
Anthilia / Sedara Siclia Doc, Donnafugata: 6,49 euro (5 / 5)
Alastro / Plumbago Sicilia Doc, Planeta: 8,90 euro (5 / 5)
Franciacorta Brut Saten “Grandi Vigne”: 13,49 euro (4 / 5)


Pam Panorama, fino al 3 gennaio
Valpolicella Classico Doc Negrar Calici Divini: 3,99 euro (4 / 5)
Primitivo di Manduria Doc Preula di Levante Calici Divini: 4,449 euro (3,5 / 5)
Spumante Prosecco Valdobbiadene Millesimato Extra Dry Calici Divini: 4,99 euro (3,5 / 5)
Vini Sicilia Igt Corvo Glicini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Toscana Rosso Igt Remole Marchesi di Frescobaldi: 3,99 euro (4 / 5)
Nobile di Montepulciano Docg Calici delle Mura: 7,99 euro (4 / 5)
Barolo Docg Ca del Plin Giacosa Calici Divini: 14,90 euro  (4,5 / 5)
Champagne Brut Pommery: 22,90 euro (4 / 5)


Tigros, fino all’8 gennaio
Spumante Chardonnay Doc Blanc de Blancs, Cantina Valtidone: 2,39 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg, Belussi: 6,49 euro (4 / 5)
Champagne Cordon Rouge, Mumm: 20,49 euro (4 / 5)
Vini Borgo San Michele (Falanghina, Fiano, Greco di Tufo), C.P.T. Consorzio Prodotti Tipici Cerinaro (CE): 5,90 euro (4,5 / 5)
Vini Igt Sicilia Corvo, Duca di Salaparuta: 3,99 euro (3,5 / 5)
Vini Doc vivaci, Cantina Valtidone: 3,49 euro (3,5 / 5)
Vini Doc, Settesoli: 2,99 euro (3,5 / 5)
Buon Governo all’Uso Toscano, Piccini: 3,19 euro (3,5 / 5)
Bolgheri Doc “Greppicante”, Fattoria Viticcio: 7,90 euro (4 / 5)
Sassella Docg, Nera Vini: 8,90 euro (3,5 / 5)
Amarone della Valpolicella, Sartori: 14,90 euro (3,5 / 5)

DA EVITARE
Vini frizzanti Il Roccolo, Verga Vini Natale Verga (Na.Ve)
Vini Il Feudo, Losito e Guarini
Rosso Italia “Mamma”, Piccini


http://www.vinialsupermercato.it/migliori-vini-supermercato-sotto-15-euro-2018-valtidone-cantina-gdo-dell-anno-vinialsuper/

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Approfondimenti

Ue, scongiurato il pasticcio sull’origine dei vitigni internazionali

La Commissione ha rettificato il testo del regolamento sul vino per assicurare l’indicazione di origine delle uve nelle bottiglie prodotte con vitigni internazionali (Chardonnay, Merlot, Cabernet, Sauvignon e Shiraz).

Lo rende noto la Coldiretti che esprime soddisfazione per l’accoglimento delle proprie richieste con la rettifica del regolamento della Commissione del 17 Ottobre 2018 ma chiede anche che, per coerenza, l’indicazione di origine venga estesa a tutti gli spumanti.

“Per fermare il falso Made in Italy – evidenzia Coldiretti – una misura analoga deve essere adottata anche per gli spumanti generici dove viene indicato in etichetta solo il Paese dove avviene la spumantizzazione, ma non quello dal quale provengono le uve”.

“Occorre impedire – sottolinea la Coldiretti – l’inganno dell’importazione di mosti e vini stranieri da utilizzare in Italia per la produzione di ‘bollicine’ da vendere come Made in Italy, senza alcun legame con i vigneti ed il territorio nazionale. L’augurio è che si verifichi una inversione di tendenza nelle politiche comunitarie in un settore già peraltro minacciato da altre decisioni che non tutelano la qualità del prodotto e la trasparenza verso i consumatori”.

E’ il caso, ad esempio, dello zuccheraggio: l’aggiunta di zucchero al vino che l’Ue consente ai Paesi del centro e nord Europa ma anche il via libera al vino senza uva con l’autorizzazione alla produzione e commercializzazioni di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva come lamponi e ribes molto diffusi nei Paesi dell’Est.

Si tratta di pratiche che in Italia sarebbero punite anche come reato di frode ma che all’estero sono invece permesse “con evidente contraddizione, favorita – sottolinea la Coldiretti – dall’estensione della produzione a territori non sempre vocati e senza una radicata cultura enologica che con la globalizzazione degli scambi colpisce direttamente anche i consumatori di paesi con una storia del vino millenaria”.

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Approfondimenti

Vendemmia Terre d’Oltrepò: superati i 500 mila quintali di uva

BRONI – Orgoglio e soddisfazione espresso da Andrea Giorgi, Presidente di Terre d’Oltrepò e La Versa sulla vendemmia 2018 giunta quasi al termine.

Tramite un comunicato video diffuso sui canali social della cantina ha parlato ai soci dell’importante traguardo raggiunto.

Ecco la trascrizione delle sue dichiarazioni.

“Abbiamo superato i 500.000 quintali di uva conferita dai soci, vecchi e nuovi.  Ci accingiamo a portare a termine quella che è una vendemmia epocale, dovete essere orgogliosi della vostra Cantina, del vostro lavoro; la Cantina esprimerà prodotti, vino,  che sono frutto anche della vostra fatica. Da questa vendemmia usciranno delle grandissime basi spumanti e dei grandissimi rossi che presto arriveranno sulle tavole di tutti i nostri consumatori.  Anticipando i disciplinari abbiamo realizzato anche la vendemmia del Pinot Nero in cassetta, un prodotto che ci ha dato una grandissima soddisfazione considerando il livello dei vini delle basi spumante che questa primavera verranno tirate presso la Cantina La Versa e da cui uscirà un Testarossa di grandissima qualità.”

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Approfondimenti vini#1

Cantine Terre d’Oltrepò e La Versa: soddisfazione al Vinitaly

Nella giornata di ieri, mentre presso la sala polivalente (Stand E4 al 2° piano del PalaExpo) si presentava ufficialmente a giornalisti e addetti ai lavori il nuovo Collezione 2007, riserva metodo classico La Versa indirizzato al canale Horeca, solo pochi metri più avanti, nello stand C4, il pubblico si raccoglieva via via attorno allo spazio espositivo della storica casa spumantistica oltrepadana per assaggiare i suoi nuovi vini.

In poche ore sono stati serviti oltre 2000 assaggi di “Collezione”. Molto apprezzato anche il Carta ORO, l’altro Metodo Classico disponibile per gli assaggi, e i tre charmat Pinot Nero, Riesling e Moscato.

“Da questo Vinitaly stiamo avendo grandi soddisfazioni – ha affermato Andrea Giorgi, Presidente di Cantine Terre d’Oltrepò e La Versa – sapevamo che il ritorno del marchio La Versa avrebbe attirato molte persone, ma quello a cui abbiamo assistito in questi primi due giorni di Vinitaly va certamente oltre le nostre più rosee aspettative. C’è grande curiosità, voglia di riscoprire il Metodo Classico La Versa, ma anche tanto interesse su vini più beverini a base Pinot Nero, Riesling e Moscato, referenze charmat che hanno riscosso un grande successo e apprezzamenti soprattutto da parte di un pubblico giovane”.

Esattamente di fronte allo spazio La Versa c’è il grande stand di Terre d’Oltrepò e i suoi marchi, Casteggio, Svic, Sansaluto, Etesiaco e Anamari. “Se dobbiamo fare un bilancio di queste prime due giornate di fiera non possiamo che dirci soddisfatti – ha dichiarato Marco Stenico, Direttore di Terre d’Oltrepò e La Versa – Questo Vinitaly ci sta dando molto non solo in termini di pubblico. Abbiamo infatti ricevuto un importante riconoscimento dalla giuria di 5StarWines per il nostro Cruasé SVIC di Cantina di Casteggio che è stato valutato con ben 91 centesimi”.

Vinitaly prosegue fino a mercoledì 18 aprile, solo allora si potranno finalmente tirare le somme di un bilancio che ha già ampiamente superato gli obiettivi che ci si era prefissati per questa edizione.

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Approfondimenti

Gli spumanti La Versa tornano protagonisti al Vinitaly

La Versa torna a Vinitaly da protagonista. La scorsa edizione, a pochi mesi dall’acquisizione da parte di Terre d’Oltrepò e Cavit, era bastata una presenza istituzionale per attirare attorno a sé grande interesse, era l’anno del ritorno del marchio, da sempre considerato il simbolo della spumantistica italiana, in patria come nel mondo.

Il 2018 è l’anno della rinascita vera e propria, con uno slancio nuovo verso il futuro, ma al contempo con un forte ritorno alla tradizione e a quella ricerca di qualità che ha reso grande questo nome.

Marco Stenico, attuale Direttore Commerciale, in merito a questa edizione ha commentato: “In effetti consideriamo questo 2018 come un anno zero per la nuova La Versa, dopo aver rimesso in moto lo stabilimento, dopo essere tornati nella scorsa vendemmia a ritirare le uve dai soci della Valle, abbiamo da qualche tempo iniziato a tessere nuove relazioni commerciali per riportare i nostri vini alla grande distribuzione organizzata e al canale horeca, un lavoro certamente non semplice perché nel mercato del vino specie con la Gdo occorre assicurare continuità e purtroppo per le vicissitudini vissute da La Versa prima che la rilevassimo, questa continuità è venuta a mancare facendo decadere praticamente tutte le relazioni in essere con i precedenti partner o clienti. Tuttavia, pur sapendo di non trovarci davanti ad una sfida semplice, abbiamo riscontrato una grande apertura nei nostri confronti da parte di molti, avendo quindi conferma del fatto che il marchio che orgogliosamente rappresentiamo ha ancora un fortissimo appeal verso i consumatori”.

Al Vinitaly 2018 tornano quindi i grandi spumanti La Versa partendo dal Carta Oro, presentato al pubblico pochi mesi fa in occasione dell’inaugurazione del Wine Point di Santa Maria della Versa, seguito ovviamente dai nuovi charmat a base Riesling e Pinot nero, ma soprattutto  in anteprima alla più grande fiera italiana del vino la nuova linea “Collezione”, in particolare la riserva 2007, un grande metodo classico rivolto esclusivamente al canale Horeca, una selezione speciale direttamente dai caveau La Versa.

La Versa sarà al Vinitaly di Verona dal 15 al 18 aprile con un proprio spazio all’interno del Padiglione Lombardia, Palaexpo, Stand C4.

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Approfondimenti

Export vini italiani nel 2017: crescita moderata

“I dati dell’export 2017 ci consegnano un anno positivo ma non brillante. Va sottolineata la determinazione dei nostri imprenditori che, nonostante la crescente ondata protezionistica dei mercati e le grandi difficoltà di gestione dei fondi Ocm promozione, archiviano un altro anno di crescita delle esportazioni, anche nei volumi.

Sfioriamo ma non superiamo la soglia psicologica dei 6 miliardi di euro, cresciamo meno della Francia e rimaniamo fragili davanti alle turbolenze commerciali provocate dalla geopolitica, perché siamo ancorati ai due mercati storici del nostro export, Usa e UK.  Con 2,2 miliardi di euro registrati nel 2017, questi due Paesi costituiscono infatti il 40% del valore del nostro export di vini fermi e spumanti, contro quote del 31% per la Francia e del 26% per la Spagna o del 20% per la Germania e quindi siamo in assoluto il Paese più esposto nel caso di ritorsioni sull’agroalimentare e di scenario Hard Brexit. Per questo motivo auspichiamo una risoluzione pacifica delle controversie sul fronte americano e un’opzione di uscita morbida della Gran Bretagna”.

Con queste parole Ernesto Abbona, Presidente di Unione Italiana Vini, commenta i dati sull’export 2017, elaborati da Ismea, prezioso partner di Osservatorio del Vino, sulla base di dati Istat, che disegnano un 2017 complessivamente in buona salute, ma che ancora paga l’agitazione commerciale dovuta all’instabilità politica.

EXPORT 2017: I DATI
Lo scorso anno, infatti, sono stati esportati 21,4 milioni di ettolitri di vini e mosti, con un aumento del 4% sullo stesso periodo dell’anno precedente, consolidando un trend in atto già dalla fine del 2016. Il valore ha sfiorato i 6 miliardi di euro con un incremento più che proporzionale (+6,4%) rispetto ai volumi, a dimostrazione che anche il valore medio dei prodotti italiani consegnati oltre frontiera si è mosso su terreno positivo.

Le performance migliori si sono avute fuori dai confini comunitari: nei Paesi terzi (che nel 2017 rappresentano il 34% delle esportazioni in quantità e il 49% dei relativi introiti), è stato infatti  registrato un + 8% rispetto al 2016 con introiti in crescita del 9%, mentre all’interno della Ue si è registrato +1% a volume e +4% in valore. Nel complesso, la progressione nel 2017 c’è stata, ma nonostante questo gli operatori non si dicono pienamente soddisfatti, auspicando una maggior accelerazione delle esportazioni e soprattutto un aumento della quota di mercato su alcuni mercati target.

“L’auspicio per questo 2018 – continua il Presidente di Uiv – è che il nuovo Ministro delle politiche Agricole abbia tra le sue priorità quella di risolvere la dinamica conflittuale Ministero-Regioni e di sbloccare i fondi promozione 2017-18, mettendo subito mano al decreto per l’annualità 2018-19. Questo insieme ad un governo capace di farsi sentire a livello europeo, in particolare sul tema della politica commerciale. Ad oggi, infatti, i fondi dell’Ocm  promozione diventano ancora più urgenti per supportare un faticoso ma indispensabile lavoro di diversificazione dei mercati da parte degli imprenditori. L’ottimo lavoro che stiamo facendo con Ice ci aiuta ma anche noi imprenditori dobbiamo metterci una buona dose di coraggio. Peraltro, il successo recente della spumantistica italiana, insegna che i mercati possono aprirsi anche in maniera veloce quando un prodotto incontra i desideri dei consumatori”.

I TREND DEI VINI PER TIPOLOGIA
Decisamente sopra la media del settore sono state infatti le performance degli spumanti, che registrano un +9% a volume e +14% a valore, con il Prosecco che rappresenta il 56% del totale spumanti esportato ed il 59% degli introiti corrispettivi. Sembra, nel frattempo, arrestata la flessione dell’Asti che nel 2017 ha messo a segno un +7% a volume e +6% a valore. Anche i vini frizzanti, intanto, riemergono dal lungo periodo di difficoltà, tornando a mostrare un segno positivo sia in termini di volumi (+2%) sia di valore (+6%). La crescita è interamente imputabile ai vini frizzanti Igp (+6% a volume e 7% a valore). Nota positiva, infine, anche per i vini fermi in bottiglia (il 48% del totale esportato a volume e il 63% del valore) che, dopo la frenata del 2016, sono tornati a crescere del +2% a volume e del 4% a valore.

“Dobbiamo essere sempre attenti a intercettare i nuovi trend di consumo, a fare opera quotidiana di scouting, e a utilizzare al meglio i fondi messi a disposizione dai piani di promozione del Mise-Ice e quelli dell’Ocm- spiega Ernesto Abbona. Dobbiamo anche iniziare a ragionare in modo nuovo anche sulla struttura della nostra offerta, trovando nuove forme di dialogo e sintesi tra brand e territori, superando logiche di confine amministrativo tra territori e regioni, ma anche di dinamiche verticali di filiera, che ci permettano – conclude – quella elasticità produttiva necessaria a rispondere alle istanze di un mercato in continua evoluzione”.

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Vini al supermercato

Lambrusco re dei vini al supermercato. La Gdo vale 2 miliardi in Italia

Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo sul podio dei vini più venduti nei supermercati italiani. E’ quanto emerge dalla ricerca elaborata per Vinitaly dall’istituto di ricerca IRI sui consumi di vino nella Grande distribuzione nel 2017.

Gli italiani hanno acquistato 648 milioni di litri nella Grande distribuzione, il canale di vendita principale del vino, per un valore che vede il traguardo dei 2 miliardi di euro (1 miliardo e 849 mila milioni di euro), dati inclusivi dei Discount.

Vini bianchi fermi, vini a denominazione d’origine, vini regionali, spumanti secchi. Questi i vini preferiti nel 2017. I rossi più richiesti provengono da Toscana, Emilia Romagna, Piemonte. I bianchi da Veneto, Trentino, Sicilia.

I NUMERI
Tra i vini i cui acquisti crescono a doppia cifra: Grillo (Sicilia), Primitivo (Puglia), Ortrugo (Emilia Romagna), Ribolla (Friuli Venezia Giulia), Valpolicella Ripasso (Veneto), Cortese (Piemonte), Passerina (Marche), Chianti Classico (Toscana), Cannonau (Sardegna), Pecorino (Abruzzo/Marche), Falanghina (Campania). Mentre i campioni assoluti rimangono Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo.

Le bottiglie da 0,75 a denominazione d’origine crescono nel 2017 del 2% rispetto all’anno precedente con 280 milioni di litri venduti. Gli spumanti (e champagne) aumentano del 4,9% con 68 milioni di litri. Da notare anche la performance del rosato frizzante che cresce del 3,9%.

Prosegue il trend negativo dei “bottiglioni” (fino a 2 litri) che perdono un ulteriore 2,5%, mentre i brick registrano una flessione dello 0,6%. In crescita il formato “bag in box”, ancora di nicchia: +5,4%.

In forte crescita le vendite di vino e spumante biologico che superano i 4 milioni di litri venduti, confermando un percorso che ha ancora ampi margini di crescita.

“Se la quantità di vino acquistato nella Grande Distribuzione è stabile da anni – spiega Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI, coordinatore della ricerca – i consumatori mostrano di apprezzare le novità, accogliendo favorevolmente le proposte delle cantine”.

“I vini a denominazione d’origine vendono 5,5 milioni di litri in più nel 2017 – continua Romano – così come crescono bollicine e vini bianchi, inoltre aumentano le tipologie regionali che si fanno apprezzare ogni anno per i tassi di crescita. I Vini emergenti si fanno apprezzare per posizionamenti di prezzo non bassi (oltre la metà superiore a 4 euro) e questo è un aspetto positivo perché dimostra la disponibilità del consumatore a premiare novità e valore“.

IL FENOMENO SPUMANTI
“Il successo degli Spumanti ha spinto molte cantine a dedicarsi a questo prodotto – conclude Romano – ormai sulla via della destagionalizzazione nella versione Secco. Infine, i prezzi nel 2018 dovranno sostenere una sfida non banale a causa della vendemmia 2017 poco generosa ed al conseguente rialzo atteso”.

“La grande distribuzione organizzata si mantiene un canale di vendita molto importante per il mercato italiano – commenta Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere – capace di far emergere nuovi vini e territori e di assecondare nel tempo la richiesta di prodotti di maggiore qualità anche per il consumo quotidiano”.

“Un’evoluzione che Vinitaly sta seguendo negli anni, diventando il luogo di analisi e confronto tra Gdo e settore enologico e soprattutto proponendo alle cantine espositrici incontri B2B con i buyer delle insegne della distribuzione organizzata. Con l’International Packaging Competition Vinitaly da oltre venti anni promuove la cultura del comunicare con efficacia attraverso l’etichetta e la confezione il valore del prodotto”.

L’appuntamento a Vinitaly è per il 16 aprile, alla tavola rotonda di approfondimento sulle vendite di vino nella Gdo, con focus quest’anno sul mercato del vino italiano nei supermercati Usa. Il 16 e 17 aprile in calendario gli incontri B2B del Gdo Buyers’ Club.

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Vini al supermercato

Prosecco Bio Doc Treviso Extra Dry Tenuta Brian, Cantina Corvezzo

(4 / 5) Poco meno di 4 euro per portarsi a casa da Lidl il Prosecco Bio Doc Treviso Extra Dry “Tenuta Brian”.

Lo spumante biologico prodotto dalla Società Agricola Fratelli Corvezzo presenta una bella etichetta, moderna e accattivante. Con le iniziali di Tenuta Brian (“TB”) che paiono tratteggiate con le matite colorate, impugnate tutte assieme da un bambino.

Tutto bello per il consumatore: il prezzo, l’etichetta, la bottiglia. Sarà anche buono questo Prosecco? La risposta, dopo il tasting di vinialsuper, è più che affermativa. Tanto da spingerci ad annoverare questo sparkling organic wine veneto tra i migliori assaggi assoluti della fascia prezzo inferiore ai 4 euro.

LA DEGUSTAZIONE
Chiariamoci: non stiamo certo parlando di un assaggio memorabile, in termini generali. Il Prosecco Doc Treviso Extra Dry “Tenuta Brian” rappresenta tuttavia, nel calice, il meglio della tipicità della Glera spumantizzata.

Pur trattandosi di un Extra Dry, questo charmat non risulta stucchevole come tanti altri presenti in Gdo, con la parte zuccherina a farla da padrona addirittura sui sentori primari. Al naso, di fatto, il Prosecco di Corvezzo Winery manifesta profumi che ricordano la pera Williams e la mela verde Granny Smith.

Un quadro completato da eleganti sentori di miele d’acacia. Il sorso è corrispondente: pera, mela e il fresco retrogusto fresco del miele, perfettamente amalgamanti. In bocca, il Prosecco Doc Treviso Tenuta Brian si fa apprezzare anche per un’acidità spiccata che, unita a una bollicina cremosa, chiama il sorso successivo.

Gli abbinamenti sono quelli classici per il re degli spumanti Metodo Martinotti italiani. Perfetta a tutto pasto, questa “bollicina” veneta è ottima come aperitivo, in accompagnamento ad antipasti e piatti a base di pesce.

LA VINIFICAZIONE
Il Prosecco Bio Doc Treviso Extra Dry di Cantina Corvezzo è ottenuto dai vigneti di Glera situati nel Comune di Cessalto (TV). La vinificazione prevede pigiatura e pressatura soffice a freddo e presa di spuma in autoclave.

La Società Agricola Fratelli Corvezzo affonda le radici all’inizio del Novecento. Oggi, i fratelli Giovanni e Katia conducono una cantina moderna, realizzata con materiali ecocompatibili e impianto fotovoltaico. Sono circa 160, nel complesso, gli ettari vitati a disposizione.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Lidl


*aggiornamento: la cantina Corvezzo, attraverso il proprio ufficio Marketing e Comunicazione, ci informa che 3,99 euro è “il prezzo di lancio” del Prosecco Bio “Tenuta Brian” nei supermercati Lidl. Il prezzo di vendita, dopo la fase di “lancio”, sarà di 4,99 euro.

Abbiamo dunque rivisto la nostra valutazione, assegnando mezzo punto in meno allo spumante in questione: punteggio che passa dunque da 4,5 a 4 “cestelli della spesa“.

La valutazione della degustazione – e, di conseguenza, l’assegnazione del voto in “cestelli” – era infatti strettamente legata al prezzo iniziale del prodotto, che non potevamo sapere essere “temporaneo”.

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Spumanti per Natale e Capodanno: vince il Made in Italy

Spumanti italiani protagonisti a Natale: durante le prossime festività, nel nostro Paese verranno stappate 66 milioni di bottiglie di spumanti italiani (+6% sul 2016; bottiglie da 0,75l), mentre all’estero 174 milioni (+11%).

Dai dati dell’Osservatorio del Vino, su stime Ismea, emerge che il comparto nazionale dei vini spumanti chiuderà il 2017 con una produzione di circa 671 milioni di bottiglie (5,032 mln di hl, +9% sul 2016) ed un export di 3,7 milioni di ettolitri (quasi 500 milioni; bottiglie da 0,75l) se fosse confermato il trend gennaio-settembre dell’anno.

“Anche quest’anno  commenta Ernesto Abbona, presidente dell’Osservatorio del Vino – i vini spumanti italiani saranno protagonisti del Natale e, più in generale, delle festività. Da evidenziare l’incremento dei consumi sul mercato interno, che ci porta a due considerazioni molto significative: l’economia interna è in ripresa e i consumi sono favoriti da un clima di maggior fiducia; il consumatore sta facendo notevoli passi avanti in termini di crescita culturale nei confronti della qualità che siamo in grado di offrire, che ci fa ben sperare per il futuro di tutto il vino italiano”.

IL PROSECCO TRAINA
L’export, trainato dal Prosecco, vola a doppia cifra. “Ma come in più occasioni abbiamo ribadito – ammonisce Abbona – non possiamo affidare a questo prodotto, seppur vincente, la nostra penetrazione nei mercati stranieri. Stiamo lavorando da tempo, insieme all’ICE e al MISE, per individuare strategie efficaci affinché tutto il nostro vino di qualità venga percepito e apprezzato come tale all’estero. La situazione sta migliorando, ma c’è ancora molto lavoro da fare”.

L’export di vini spumanti italiani continua dunque a crescere. I dati Ismea su base Istat registrano infatti un incremento pari a +11% a volume e +14% a valore. In particolare, da gennaio a settembre sono stati esportati circa 2,5 milioni di ettolitri di vino per un incasso di 920 milioni di euro.

Performance sopra la media per gli spumanti Dop (+13% a volume e +15% a valore), mentre il Prosecco copre la quota preponderante delle esportazioni: da solo rappresenta infatti il 70% circa di tutti gli spumanti Dop e poco meno del 60% rispetto all’intero comparto spumantistico.

L’EXPORT
Tra i principali Paesi clienti, il Regno Unito si conferma il primo Paese di destinazione delle bollicine Italiane, 
dove si registra, sullo stesso periodo 2016, un incremento in valore del 13% per un corrispettivo di 267 milioni di euro (+10% in volume per circa 769 mila hl).

Al di sopra della media la performance degli Stati Uniti dove l’export vale oltre 217 milioni di euro (+17%) con una crescita anche in volume del 14% (531 mila hl). Dato interessante sulla Russia, che riporta una progressione in termini di valore e volume pari al 41%.

Dall’analisi Ismea, con il contributo del Cirve dell’Università degli Studi di Padova, partner dell’Osservatorio del Vino, in base ai dati dei primi nove mesi 2017 sui movimenti del vino spumante a livello mondiale, si può parlare di una crescita complessiva delle esportazioni pari all’11% in valore e in volume, contro un dato 2016 rispettivamente, del 4 e 7%.

In questo quadro, l’Italia prosegue il suo percorso di espansione nel mercato internazionale degli spumanti, con una crescita dei valori maggiore della media del mercato (+14%) e una crescita dei volumi in linea con quella del mercato (10%). Nel 2017 crescono anche le spedizioni degli altri grandi esportatori di spumanti.

La Francia tuttavia cresce meno dell’Italia (+9,6% in valore, + 8,5% in volume) e la Spagna cresce più dell’Italia in volume ma con prodotti di minor pregio, pertanto la crescita in valore risulta minore rispetto all’Italia (+10% in valore, + 18% in volume).

“Questi dati consentono di chiudere il 2017 con un moderato ottimismo – conclude Abbona – di buon auspicio per il prossimo anno. Il nostro augurio per queste festività è che la tradizione italiana, con i suoi sapori, le sue passioni e la sua storia, sia il filo conduttore per passare un ‘gustoso’ e sereno Natale”.

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Il vino a Malta e Gozo: dai vignaioli alle “vigne in franchising”

Sei cantine per raccontare il vino di Malta. Dai due grandi gruppi che si contendono il primato commerciale sull’isola, Delicata e Marsovin. Passando per Meridiana – che ormai parla italiano – azienda di proprietà dei marchesi Antinori.

Proseguendo con Maria Rosa, il “giocattolino” di un milionario ultranovantenne del posto. E chiudendo, a Gozo, con Ta Mena Estate e Tal-Massar. Questo il percorso del wine tour.

Caccia agli autoctoni Gellewza, Girgentina e Serkuzan. Ma anche alle sfumature locali di varietà internazionali come Chardonnay e Sauvignon, tra i bianchi. Cabernet, Merlot e Syrah, tra i rossi. Una viticoltura, quella di Malta, che deve molto agli aiuti giunti dalla Comunità europea, a cui l’ex colonia britannica ha aderito il primo maggio 2004.

Un lasso di tempo che consente oggi all’isola di candidarsi a ruoli di tutto rispetto nel panorama enologico internazionale. Francia e Italia sono i modelli, seppur ancora lontani. Ancor di più se si considerano i 400 ettari liberi per investimenti nel settore, a fronte delle scelte di un governo distratto dai soldi facili delle compagnie assicurative internazionali e, soprattutto, del gaming e del gioco d’azzardo online.

Malta piace sempre di più agli investitori esteri in cravatta e ventiquattrore. Attirati dai vantaggi di una lingua ufficiale internazionalmente parlata, l’inglese. E dagli effetti della Brexit, che la stanno trasformando in una piccola cassaforte dei sudditi della regina.

Nel frattempo, le nuove generazioni maltesi abbandonano la campagna, preferendo i centri urbani disposti a raggio attorno alla capitale La Valletta. L’età media dei lavoratori impiegati nei 750 ettari vitati dell’isola, secondo dati forniti sul posto, si assesterebbe sui 50 anni.

Roba per vecchi, insomma, zappare la terra e godere dei frutti di Bacco, a Malta. D’altro canto, strade sempre più trafficate e in pessimo stato rallentano l’economia della piccola nazione del Mediterraneo.

E rimandano il countdown per l’Olimpo del vino, almeno di qualche anno. Mentre il turismo punta sempre più sui Millennial, la Generazione Y. Quella che si fa andar bene pure le spiagge sporche – oggi più di 10 anni fa – purché il deejay pompi musica a palla, che arrivi tra le onde.

Trovare manodopera qualificata, a Malta, è ormai un’impresa. Spesso sono aziende siciliane ad aggiudicarsi le aste per i lavori nel pubblico. E i privati, come le cantine, faticano addirittura a reperire elettricisti, idraulici, esperti nella catena del freddo e manovalanza in generale. Costi quintuplicati, dunque, per ogni singolo intervento necessario in un’ottica di modernizzazione delle strutture e delle attrezzature enologiche.

Se di mezzo ci si mette pure il cielo, con le ultime vendemmie stroncate da siccità e mancanza di reti idriche adeguate per l’irrigazione di soccorso, si comprende perché grandi gruppi come Delicata e Marsovin stiano tentando di raggiungere accordi col Palazzo del Gran Maestro, sede del nuovo parlamento progettata da Renzo Piano.

Alla viticoltura maltese occorrono denaro fresco, un programma che invogli i giovani a tornare a credere nella terra e investimenti sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni, estirpati in massa nei due secoli di dominazione araba. Basti pensare che sull’isola cresce meno di un ettaro di Gellewza.

Completano il quadro incredibili rivalità commerciali tra l’isola madre, Malta, e la più grande delle due “isole satellite” dell’arcipelago: Gozo. Nella capitale La Valletta è impossibile reperire un vino gozitano al ristorante. Scarseggia l’offerta anche nella maggior parte delle enoteche. Mentre le catene di supermercati sembrano non curarsi dell’antagonismo.

TA MENA ESTATE
Eppure è Gozo a offrire il miglior vino in circolazione a Malta. Un assortimento di etichette di ottimo livello dal produttore Joseph Spiteri, 58enne dagli occhi azzurri come la Blue Lagoon, che ha raccolto l’eredità dei bisnonni Carmela, detta “Mena”, e Frank: a loro si deve l’inizio di un’avventura chiamata Ta Mena Estate. La copertina del wine tour a Malta è tutta sua.

Joseph Spiteri è il guardiano dell’isola di Gozo. Dai 2 ettari del 1986, l’azienda di famiglia è passata negli anni a 25 ettari, quindici dei quali vitati. E Joseph ha ancora voglia comprare terre da convertire alla viticoltura e ad altri progetti in ambito agricolo. Mentre tutt’attorno i giovani sembrano aver perso il nesso con le origini.

A Ta Mena Estate lo staff è internazionale. In cantina anche un enologo italiano, Claudio De Bortoli. Ed è proprio all’Italia che si ispira Spiteri, che ha “imparato a fare il vino in Veneto, sui Colli Euganei, e poi in Toscana”. Un “allievo dell’università della strada”, come ama definirsi, che opera in regime naturale, pur senza alcuna certificazione.

Nel 2017 cade il decennale delle “vendemmie professionali” di Ta Mena, cantina con una capacità produttiva di 150 mila bottiglie. “Servizi finanziari, scommesse, assicurazioni – denuncia Spiteri – sono il nuovo male dell’economia maltese, in crescita di 6,5 punti ogni anno. Ma a che prezzo? Senza investimenti nell’agricoltura si gioca col destino”. Nel frattempo, Joseph, pensa a produrre vini che rappresentino appieno il terroir matese.

Il Vermentino Gozo Dok 2016 “Juel” si fa apprezzare per il naso salino e fruttato e per un palato morbido, pieno, piacevolmente disorientante per la mancata corrispondenza gusto-olfattiva. Il rosè “Grecal”, altro Gozo Dok, vendemmia 2015, è invece una delle chicche di Ta Mena Estate.

Ottenuto al 35% dall’autoctona Gellewza su una base di Merlot (50%) e con l’aggiunta geniale di un 15% di Tempranillo (colore e corpo), regala note floreali dolci al naso, tipiche del vitigno maltese a bacca rossa, e un vegetale prezioso offerto dal Merlot. Bella acidità e persistenza da campione. Incredibile si tratti di un rosato 2015, con altri 3-4 anni davanti, a ottimi livelli.

Sul gradino più alto del podio, però, c’è Gabillott 2009, blend di cinque uve: Merlot, Serkuzan (Nero d’Avola), Cabernet Sauvignon e Franc (15-20%) e Syrah.

Un vino capace di concentrare in bottiglia e riversare poi nel calice il clima di un’isola baciata dal sole 300 giorni l’anno (60 mm totali di pioggia), con venti per l’80% provenienti da Nord Ovest, secchi, e un suolo prettamente calcareo e limoso.

Naso generoso e intenso, dalla frutta alle spezie, con quella costante iodica che caratterizza tutti i vini di Ta Mena Estate. Al palato la mineralità è il tratto distintivo, assieme alle note fruttate, ancora croccanti come un biscotto. Chapeau.

Peccato che gli americani preferiscano la versione “barrique” (9 mesi / 1 anno) di Gabillott, con Carmenere al posto del Cabernet Franc.

Joseph Spiteri ha un’anima d’artista. Dipinge i paesaggi di Malta, la notte, al posto di dormire. Con le canzoni dei Pink Floyd o la musica classica di Beethoven a fare da sottofondo. Vere e proprie tele sono anche i suoi vini. Gli unici capaci di rappresentare davvero la verità del terroir di Malta, senza cercare di piacere per forza. Vini veri, insomma.

MASSAR WINERY
Vini che avrebbe potuto fare “così” anche Anthony Hili di Massar Winery. Il vicino di casa, a Gozo, di Joe Spiteri. Peccato che Hili offra, con le sue etichette, la netta sensazione di non considerare Spiteri alla stregua di un genuino modello da imitare.

A Massar Winery l’obiettivo sembra più il consenso internazionale. E qualche premio (l’ultimo in Spagna) è effettivamente arrivato per la cantina di L-Għarb, Garbo in italiano, paesino situato nella parte Nord Ovest dell’isola satellite di Malta.

Vini come Tanit 2016, San Mitri 2014 e Garb 2013 paiono troppo “pensati” in cantina. Etichette che non riescono a nascondere l’abile mano di un enologo che ha l’intento di colpire il pubblico straniero. Non a caso, i residui zuccherini dei Sirkusian proposti in degustazione fanno impazzire le due turiste del Minnesota presenti al tavolo.

Abile intrattenitore, Anthony Hill racconta come “tutto, a Malta, è stato distrutto dalla politica che non crede nel ‘local’ e che non valorizza le imprese”. Come la sua, 6 ettari complessivi (3 di proprietà), e un record produttivo di 16 mila bottiglie.

A Massar Winery si allevano Vermentino, Sangiovese (importato dall’Emilia), utilizzato per la produzione di un rosso leggero e di un rosè, e l’autoctono Sircusian (anche detto Serkuzan e Sirakuzan il Nero d’Avola giunto proprio dalla Sicilia). A meritare una menzione è proprio quest’ultimo, nella versione simil “passito” di Garb 2013: vendemmia tardiva che sprigiona sentori di mela cotta, ciliegia, liquirizia, cioccolato e rabarbaro.

MERIDIANA WINE ESTATE
Tratti ancora più internazionali alla Meridiana Wine Estate, l’investimento su Malta della famiglia fiorentina dei Marchesi Antinori. Un’azienda vocata principalmente al mercato locale (export al 3%) soprattutto per lo scarso numero di bottiglie prodotte (circa 140 mila) da 17 ettari di terreni, con l’apporto di alcuni conferitori.

Un progetto nato nel 1997, che vede protagonisti vitigni francesi come lo Chardonnay (il più venduto), il Cabernet Sauvignon, il Merlot e il Syrah, accanto a Vermentino, Moscato, Viognier e piccole percentuali di Girgentina.

Vendemmia manuale e pratiche di cantina volte a preservare il “Maltese character” delle uve, non sempre con i risultati sperati – in termini di distintività – per l’utilizzo di un legno che tende a uniformare al gusto internazionale il singolo vitigno utilizzato.

Ma a colpire sono i prezzi di questi vini, letteralmente “regalati” per la qualità che riescono a esprimere (dai 9,20 ai 18,40 euro del Merlot top di gamma). A colpire, in modo particolare, sono i 15,90 euro del blend tra Cabernet Sauvignon (70%) e Merlot (30%). Il vino è Melquart 2014, 10-12 mesi di barrique. Naso splendido, ricco, balsamico, con richiami vegetali puliti, tipici dei due vitigni e in particolare del Merlot.

Grande corrispondenza al palato, dove alle note balsamiche fanno eco venature sapide che invitano la beva. Un calice e una bottiglia che rischia di finire in pochi minuti, davanti al giusto piatto. Più che soddisfacente anche il retro olfattivo, lungo. Il vino di Malta “fatto” meglio, in assoluto.

MARIA ROSA WINE ESTATE
Da Castrofilippo, paesino di 3 mila anime alle porte di Agrigento, passando per Saint-Émilion, vicino Bordeaux. Ha visto il mondo dalle vigne, dopo gli studi in Enologia e Viticoltura a Udine, la 31enne Lorena Molito. E’ atterrata a Malta due vendemmie fa. E la sua mano, a Maria Rosa Wine Estate, si sente eccome.

Poco più di 4 ettari, allevati per la maggior parte a Sirakuzan (Nero D’Avola), Cabernet Sauvignon (8%) e Syrah (2%). La tenuta, situata ad Attard, nel centro dell’isola di Malta, poco lontano dalla cittadina di Mdina, è dal 2006 il gioiellino di proprietà di Joseph Fenech. Un milionario maltese di 93 anni, imprenditore nel settore alberghiero, con la passione per il vino.

Ventimila bottiglie l’anno, zero export. Una piccola produzione di medio alto livello, cresciuta (qualitativamente) negli ultimi anni proprio grazie all’arrivo, in cantina, dell’enologa siciliana Lorena Molito.

“Questa – spiega – è una piccola realtà che punta a produrre vini di qualità. Quando sono arrivata qui, tre anni fa, mancavano però alcuni accorgimenti indispensabili, come il sistema di controllo della temperatura per le vasche in inox. Ho dovuto impormi per far comprendere che occorrevano investimenti senza i quali non si sarebbe mai raggiunto l’obiettivo”.

Nelle vasche riposa l’ultima annata, la 2017, che si preannuncia ottima. Sono pronti per essere imbottigliati il Sirakuzan Dok 2016 – grande facilità di beva, favorita da un bellissimo frutto rosso – e il Cabernet Dok 2016.

Il meglio riposa in barrique: da assaggiare le riserve di Sirakuzan, Syrah e, su tutte, quella di Cabernet Sauvignon. Peccato per il Sirakuzan vinificato in bianco, una chicca di Maria Rosa Wine Estate: non sarà prodotta quest’anno, per via della scarsità della vendemmia.

MARSOVIN WINERY
Un elenco infinito di vini sulla “carta” di Marsovin, uno dei due maggiori gruppi del settore, a Malta. Ben 43 etichette, utili a spaziare dalla base alle linee di medio livello (vini destinati alla Gdo, tutti con un ottimo rapporto qualità prezzo) sino al top di gamma.

Un milione e mezzo le bottiglie prodotte dai 23 ettari di proprietà, cui vanno a sommarsi i 330 ettari dei selezionati e storici conferitori. Mercato locale al 96% e tante richieste dall’estero (per esempio dalla Cina) impossibili da soddisfare, per via dei numeri risicati e dell’andamento climatico delle ultime vendemmie.

I terreni di proprietà, in particolare, sono dislocati nelle aree a maggiore vocazione dell’isola e consentono a Marsovin di offrire un quadro completo dei terroir maltesi. A Marnisi Estate (8,5 ettari a Marsaxlokk, uno degli appezzamenti più grandi dell’isola) su producono vini in stile Bordeaux; a Ghajn Rihana (1.2 ettari a Burmarrad, nella zona di St. Paul Bay) grazie alla competizione radicale (120 centimetri tra una pianta e l’altra), si punta a rese più basse, in grado garantire una maggiore qualità per le varietà di Cabernet Sauvignon e Franc; a Wardjia Valley (1,5 ettari) sempre a nord, vicino a Ghajn, il vento è forte e le vigne sono disposte in suo favore, protette da alberi tra i filari di Chardonnay.

Marsovin, storica realtà maltese, fondata nel 1919 da Anthony Cassar, merita una menzione proprio per il coraggio: è l’unica cantina di Malta a produrre un Metodo Classico, il Cassar De Malte, un Brut ottenuto dal cru in Wardija Valley. Record produttivo di 5 mila bottiglie.

Perlage fine e persistente, naso tipico del vitigno, con richiami alla crosta di pane e al lievito dovuti ai 24 mesi di permanenza sui lieviti. Il bouquet è floreale e fruttato fresco, marcatamente agrumato e tendente all’esotico. Corrispondente al palato, dove il perlage si rivela cremoso. Lungo il retrolfattivo. Passare da Malta e non provarlo è un vero peccato.

Ma Marsovin non si limita alla produzione di un ottimo sparkling. Bernard Muscat, wine specilist che si occupa di PR ed Eventi per il gruppo Cassar Camilleri, guida la degustazioni delle migliori referenze della cantina, nel quartier generale della cittadina portuale di Paola (Pawla o Raħal Ġdid), a Sud della capitale La Valletta.

La famiglia Cassar ama l’Italia e, in particolare, l’Amarone. Per questo, dal 2009, ha pensato di produrre il Malta Dok “Primus”, ottenuto da Gellewza (65%) e Syrah (35%) da appassimento (“Imwadded” in etichetta). Nel calice la vendemmia 2015 presenta il tipico colore concentrato. Così come spessi sono i sentori che si liberano al naso: note di fico, prugna secca, confettura di frutti rossi.

E poi tabacco, miele d’acacia. Note bilanciate tra l’affumicato e il dolce che si ritroveranno anche al palato, dove a colpire è la presenza di una componente minerale salina e un tannino di velluto, coperto da cioccolato, che fa capolino nel retrolfattivo. Un vino perfetto davanti a un libro, oltre che con il giusto abbinamento a tavola.

Molto interessante anche il Passito “Guze” 2014, lanciato sul mercato da Marsovin in occasione del 16° anniversario dalla morte di “Sur Guzi”, “Signor Giusè(ppe)”, Joseph Cassar, uno dei discendenti del fondatore. Si tratta sempre di Syrah appassito, con un residuo zuccherino di 120 g/l tutt’altro che stucchevole. Naso intenso, come quello di “Primus”, con cui lotta in quanto a finezza dei sentori.

Marnisi Old Vines 2015 è invece un blend di Merlot (40%), Carbernet Sauvignon (30%) e Cabernet Franc (30%). Un taglio bordolese tout court, ottenuto dalle vecchie vigne di Marsaxlokk. Il passaggio in legno è evidente, sia al naso che al palato, ma non invasivo.

Rosso rubino poco trasparente, questo rosso di Marsovin Winery sfoggia un naso molto elegante, nonostante la prevalenza di note vegetali spinte: carruba, rosmarino, origano, ma anche frutta rossa come la ciliegia. I terziari sfiorano liquirizia, tabacco e incenso. Il palato completa il quadro con la consueta mineralità, ancora una volta ben bilanciata alle note fruttate. Particolare il gioco tra sale e frutta: componenti tra le quali mette il dito un tannino ancora vivo. Lunga vita davanti a questo taglio, degno di Bordeaux.

Non male, tra i bianchi, la Girgentina Igt Maltese Islands 2016 in purezza della linea “La Torre”, reperibile anche al supermercato. Giallo paglierino, naso tendente all’aromatico, ricorda per certi versi il Moscato secco. Un vino che aspira alla Dok, per la quale Marsovin sta riducendo sempre più le rese, che oggi si assestano sui 90-100 quintali/ettaro.

Un vino dal corpo leggero (10%) ma non banale, adatto all’aperitivo e alle calde estati maltesi. Naso e bocca corrispondenti, giocate soprattutto sulla freschezza acida di agrumi come limone, il lime e il bergamotto. Sorprendente la chiusura sulla nocciola.

EMMANUEL DELICATA WINEMAKER
Sesta ed ultima tappa del wine tour a Malta, alla Emmanuel Delicata Winemaker. Restiamo a Paola, a poche centinaia di metri in linea d’aria da Marsovin. Con 1,2 milioni di bottiglie, Delicata è il secondo gruppo dell’isola.

Storia antica anche per questa grande azienda, fondata nel 1907 da Eduardo Delicata e passata nel 1937 nelle mani del figlio, Emmanuel, all’epoca appena diciannovenne.

Una politica aziendale completamente diversa rispetto a quella di Marsovin. “Non abbiamo nessun terreno di proprietà – spiega Georges Meekers, da 17 anni a capo dell’Ufficio vendite – sulla base del nostro progetto denominato ‘Vines for Wines’. Lavoriamo con oltre 300 viticoltori maltesi, che seguiamo attentamente con il nostro staff, a disposizione in ogni procedimento in vigna”.

Un progetto più unico che raro di “vigne in franchising”, quello della Emmanuel Delicata Winemaker. “Chiunque decida di diventare nostro conferitore – aggiunge Meekers – viene seguito dall’individuazione dei vigneti alla vendemmia. Siamo diventati così la prima cantina di Malta per quantità di uve e varietà allevate, più di 25 nel 2017. E a differenza dei competitor crediamo da oltre 20 anni nelle potenzialità degli autoctoni Girgentina e Gellewza”.

Cinquanta i vini prodotti da Delicata, “ma tutti in piccole quantità”, tiene a precisare Meekers: “I nostri sono boutique wines”. Export al 5% e grande concentrazione sul mercato maltese, specie in quello della Grande distribuzione, dove Delicata occupa un ruolo di grande rilievo a scaffale.

Nella linea non potevano mancare dei vini “mossi”. Ma non si tratta di Charmat o frizzanti. Delicata produce “aerated wines” con gli autoctoni Gellewza e Girgentina, perfetti per l’aperitivo. Peccato che le “bollicine” siano ottenute mediante aggiunta di anidride carbonica al vino. “Ma solo in piccole quantità – precisa Meekers – in quanto cerchiamo di conservare le bollicine che si creano naturalmente durante la fermentazione”.

Sono tutti vini “leggeri” quelli della Emmanuel Delicata Winemaker, pensati per un pubblico maltese non troppo esigente. A colpire è il solo Merlot Malta Dok Superior 2015 della linea Grand Cavalier, tra i vini più strutturati della casa di Paola. Frutto di un mix di barrique (Slavonia, Francia e Usa) che non sbilancia sui terziari naso e palato. Anzi, il Merlot risulta piuttosto caratteristico per la sua parte minerale-salina, che ben si amalgama alle note tostate di caffè e toffee conferite dal passaggio in legno.

Da provare anche il Moscato Malta Dok 2012 Grand Vin de Hauteville , vino liquoroso (15%) a base Moscato. Lievi e piacevoli note ossidative al naso e richiami all’idrocarburo per questo nettare di grande concentrazione gusto-olfattiva. Al palato per nulla stucchevole, sembra non stancare mai. Perfetto con formaggi e dolci come crostate alla frutta.

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Roero Arneis Docg 2015, Enrico Serafino

(4 / 5) Non tutti gli studiosi sono d’accordo sull’origine della parola Arneis. C’è chi la fa risalire a Renexij, antico nome della località Renesio di Canale. Chi alla parola dialettale piemontese arneis (“indumento”, “veste”).

In seguito arneis ha assunto anche il significato di arnese, attrezzo, e da arneis derivano anche espressioni come mal an arneis, “male in arnese”, ovvero “mal vestito”, “mal equipaggiato”.

LA DEGUSTAZIONE
L’Arneis di Enrico Serafino è di un bel giallo paglierino con riflessi verdolini, cristallino, vivo. Il naso è semplice, fruttato e floreale avvolto in una nota agrumata, delicato e fine. Se i profumi mancano di un po’ di intensità, la stessa cosa non si può dire del sapore. In bocca entra deciso, caldo, morbido, succoso e di buon corpo.

Si consiglia di berlo a una temperatura non superiore agli 8-10 gradi, per smorzare la nota alcolica leggermente sopra le righe. Nel complesso è un vino semplice ma assolutamente godibile, che potrebbe accompagnare molto bene dei ravioli di magro conditi con burro e salvia.

LA VINIFICAZIONE
Dopo la spremitura soffice delle uve (100% arneis), la fermentazione avviene in vasche d’acciaio inox a temperatura controllata. Anche l’affinamento avviene esclusivamente in vasche d’acciaio. I vini della cantina Enrico Serafino, nata nel lontano 1878, sono divisi tra “Cantina Maestra”, “Vini classici” e spumanti.

Caratteristica che accomuna tutti i vini classici, di cui fa parte questo Arneis, è la bottiglia dalla forma inusuale, via di mezzo tra la classica albesia delle Langhe, e l’anfora di Provenza. Un tocco in più di originalità sulla tavola.

Prezzo: 9,80 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Coppola 1489, nuova cantina a Gallipoli. Si brinda col Metodo Classico di Negroamaro approvato da Franco Ziliani

Una nuova cantina, al centro dei vigneti. Ma soprattutto una “bollicina”, per inaugurarla a dovere. Uno spumante “di Puglia”, s’intende.

Cantina Coppola 1489, unica azienda vinicola sul territorio di Gallipoli (LE), vuole fare centro al primo colpo.

Per mettere a punto il Metodo Classico da uve Negramaro vinificate in bianco ha scomodato un mostro sacro dell’enologia italiana: Mr Franciacorta, Franco Ziliani.

Ottantasei anni suonati e ancora tanta voglia di mettersi in gioco per l’uomo che, alla presidenza di Berlucchi, all’inizio degli anni Sessanta, diede vita al “movimento” franciacortino. Il simbolo del Metodo Classico italiano nel mondo.

“Questa collaborazione – spiega Giuseppe Coppola, titolare della cantina di Gallipoli – affonda le radici nell’amicizia tra mio padre e Franco Ziliani, che sono stati compagni di scuola. Le prime sperimentazioni per la spumantizzazione risalgono al 2015, quando abbiamo fatto provare a Ziliani due basi: una di Vermentino, l’altra di Negroamaro. Non ebbe dubbio su quale scegliere. Ma ci disse di non avere fretta e lo ascoltammo. Con il nostro enologo Giuseppe Pizzolante Leuzzi ci siamo così ripresentati lo scorso anno: la nuova base di Negroamaro ha convinto Ziliani senza riserve”.

Lo spumante Metodo classico da uve Negroamaro vinificate in bianco di Cantina Coppola sarà un Pas Dosè. Una bollicina non “dosata”. Naturale. Una di quelle che più d’altre riescono a esaltare la naturalità delle uve. E l’abilità enologica della cantina che le elabora.

“Abbiamo scelto il Pas Dosè – spiega Giuseppe Coppola (nella foto) – perché pensiamo sia il modo migliore per rappresentare l’identità di un territorio in un Metodo Classico. In questo caso l’identità del Salento. I ventiquattro mesi sui lieviti garantiranno al nostro spumante la giusta complessità”.

Lo spumante Coppola scorrerà a fiumi tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, periodo nel quale è in programma l’inaugurazione della nuova cantina. La struttura, oltre ai locali per la vinificazione, comprenderà un wine bar con cucina. A completarla sarà una barricaia a vista.

LA NUOVA CANTINA
Nessun “modello da imitare” per la famiglia Coppola, per il progetto della nuova struttura. “Altrimenti avremmo risparmiato”, scherza il titolare.

“Il wine bar – precisa  Giuseppe Coppola – è stato studiato per valorizzare i nostri vini con piatti della tradizione del Salento, rivisti in chiave moderna dallo chef Franco Tornese. La cucina sarà a vista. Inoltre sarà presente un angolo dedicato allo show cooking. La bottaia sarà divisa in due da un ponte percorribile dai visitatori, con ampie vetrate, ma isolato dalle botti, che saranno in ambiente termoregolato”.

Di notte, dall’esterno, la barricaia sarà illuminata a giorno, offrendo uno spettacolo mozzafiato. Alla “toscana”. Di fronte alla cantina sorgeranno poi 3 ettari di nuova impiantazione.

Il vigneto sarà a forma di “C”, per celebrare una tradizione vinicola di famiglia che dura da centiaia d’anni. “Ma il vero obiettivo – ammette Coppola – è quello di portare Franco Ziliani all’inaugurazione della nuova cantina”. Mission impossible? C’è chi giura di no.

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Bollicine 2017: Oltrepò culla del Pinot Nero. Franciacorta, scommessa Erbamat

Oltrepò pavese e Franciacorta, due tra le zone più vocate in Italia per la produzione di spumante Metodo classico, hanno dato il via alla vendemmia 2017.

Una raccolta anticipata che non trova memoria in epoca recente, nel Pavese. Già il 2 agosto il taglio dei primi grappoli sulle colline di Oliva Gessi, pittoresco borgo di 200 abitanti alle porte di Pavia, tra Casteggio e Montalto pavese.

I primi vigneti a raggiungere la giusta maturazione in Franciacorta sono invece quelli localizzati sul versante esposto a Sud del Monte Orfano, grazie al microclima più caldo.

Ma se in Oltrepò, primo terroir di Lombardia con 13.500 ettari di vigna sui 22 mila totali, si parte di consueto dalla raccolta delle uve base spumante (Pinot nero e Chardonnay), in Franciacorta l’attenzione è focalizzata sulla risposta di un altro vitigno: l’Erbamat.

L’AUTOCTONO RISCOPERTO
Il primo agosto è entrato in vigore il nuovo Disciplinare di Produzione approvato dal Ministero, che prevede la possibilità di utilizzare lo storico autoctono bresciano a bacca bianca nella misura massima del 10%, nel blend con Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero.

Sono interessate tutte le tipologie, tranne il Satèn. L’obiettivo del Consorzio di Tutela è quello di “permettere di testare le sue potenzialità in modo graduale e valutarne eventuali incrementi in futuro”. Un traguardo raggiunto dopo anni di sperimentazioni condotte in sordina sull’Erbamat, vitigno dimenticato ma di cui si ha notizia fin dal ‘500.

“Le modifiche al disciplinare – continua il Consorzio – che si riconferma il più restrittivo al mondo fra i vini rifermentati in bottiglia, restano quindi vocate all’obiettivo di perseguire l’eccellenza in ogni singolo passaggio produttivo e aprono la strada a nuove possibilità di differenziazione. In un mondo spumantistico che prevede pressoché ovunque l’impiego di Chardonnay e Pinot Nero, infatti, l’uso dell’Erbamat può diventare un fattore di esclusività importante, capace di ripercuotersi anche sull’interesse dei consumatori internazionali”.

LE STIME
Il clima pazzo ha lasciato il segno sui vigneti della Lombardia con un taglio medio del 20% sui raccolti. E’ quanto stima la Coldiretti regionale in occasione della vendemmia 2017, iniziata il 2 agosto in Oltrepò e Franciacorta per concludersi a ottobre, in Valtellina.

E se in alcune zone le rese sono in calo del 30% con punte anche del 50% a causa delle gelate della scorsa primavera che hanno colpito a macchia di leopardo, “il caldo e la siccità di questi ultimi mesi – evidenzia Coldiretti – hanno esaltato la qualità e la maturazione dei grappoli”.

Secondo la stima di Coldiretti Lombardia, la produzione regionale dovrebbe superare il milione e 200 mila ettolitri di vino, la maggior parte dei quali per Docg, Doc e Igt. “Con i nostri vini di qualità raccontiamo l’Italia nel mondo – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia e vice presidente nazionale di Coldiretti – si tratta di un patrimonio di cultura, conoscenza ma anche economico visto che l’export supera i 5 miliardi di euro all’anno”.

Le province più “vinicole” sono Pavia e Brescia, che da sole rappresentano i due terzi delle superfici vitate in Lombardia e il 70% delle oltre tremila aziende lombarde. A seguire Mantova, Sondrio, Bergamo, Milano e Lodi (con le colline fra San Colombano e Graffignana), ma zone viticole con piccole produzioni si contano anche fra Como, Lecco, Varese e Cremona.

Crescono poi le superfici dedicate ai vigneti “organic”, salite a 2.570 ettari, quasi tre volte in più rispetto a quelle di dieci anni fa, con un’incidenza del 15% sul totale delle aree dedicate alle produzioni di alta qualità. Per quanto riguarda la mappa dei vigneti bio o in conversione al bio, il 61% è concentrato in provincia di Brescia con 1.581 ettari, il 32% in provincia di Pavia con 829 ettari e il resto fra Bergamo (71 ettari), Mantova (43 ettari), Sondrio (26 ettari), Lecco (11 ettari) e Milano (10 ettari).

L’intera filiera del vino, fra occupati diretti e indiretti, temporanei e fissi offre lavoro in Lombardia a circa 30 mila persone e la produzione genera un export di circa 260 milioni di euro all’anno, in particolare verso Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Canada e Giappone.

Sul fronte dei consumi, sempre secondo le stime Coldiretti, in Lombardia quasi 5 milioni di persone bevono vino durante l’anno puntando sempre di più alla qualità, come testimonia il boom delle enoteche, arrivate a sfiorare quota mille, con un aumento di oltre il 30% negli ultimi sette anni. La provincia con la maggior concentrazione di “oasi delle Doc” è quella milanese con 261 realtà, seguono Brescia (175), Bergamo (109), Varese (99), Monza e Brianza (82), Como (63), Pavia (59), Mantova (47), Cremona (34), Lecco (31), Sondrio (25), Lodi (9).

LE STRADE DEL VINO LOMBARDO
Ma il vino è anche un mezzo di scoperta del territorio. In Lombardia si contano oltre mille chilometri di sentieri del nettare di Bacco.

Al primo posto Brescia, con 370 chilometri suddivisi tra la Strada dei Vini e dei Sapori del Garda (200 chilometri), la Strada del Vino Colli dei Longobardi (90 chilometri) e  la Strada del Vino Franciacorta (80 chilometri).

A seguire c’è la provincia di Mantova, con la Strada dei Vini e dei Sapori Mantovani che si estende per circa 300 chilometri, quella di Sondrio con i 200 chilometri della Strada dei Vini e dei Sapori della Valtellina, Bergamo con la Strada del Vino e dei Sapori della Valcalepio (70 chilometri) e infine, Lodi e Pavia, rispettivamente con la Strada del Vino San Colombano e dei Sapori Lodigiani e la Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese (con 60 chilometri ognuna).

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Cuvèe Sergio Rosè MO Collection, Mionetto

(3,5 / 5) Un prodotto particolare, “diverso”. È la Cuvèe Sergio Rosè MO Collection di Cantine Mionetto. Diverso perché Mionetto, cantina che ha fatto del Prosecco una bandiera, presenta qui uno spumate Extra dry rosè.

LA DEGUSTAZIONE
Colore rosa tenue, brillante, con bei riflessi rosa intenso. Anche la ricca spuma, piuttosto persistente, ha un leggero colore rosato che adorna piacevolmente il bicchiere. Il perlage è abbastanza fine, vigoroso e persistente.

Al naso, Sergio Rosè MO di Cantine Mionetto è molto fruttato. Prevalgono note agrumate di pompelmo, seguite da sentori di piccoli frutti rossi. In bocca è agile, l’effervescenza lo rende giustamente tagliente e beverino. Di buon corpo se paragonato a molti altri charmat.

La buona acidità controbilancia la nota zuccherina (14-17 grammi per litro il dosaggio dichiarato). Nota zuccherina che equilibra il finale, altrimenti leggermente amarognolo. Persistente quanto basta. Valida alternativa ai “cugini” Prosecchi per un aperitivo, Segio Mo Collecion Mionetto è una cuvèe che, a tavola, si sposa bene con fritture leggere o carni non troppo saporite.

LA VINIFICAZIONE
Sergio Rosè è ottenuto da un blend di uve rosse autoctone delle regioni Veneto e Trentino, vinificate in rosato con pressatura soffice e poche ore di macerazione sulle bucce. Il vino base subisce poi il processo di spumantizzazione in autoclave.

Fondata nella zona di Valdobbiadene nel lontano 1887 da Francesco Mionetto, capostipite della famiglia, Mionetto ha saputo in quasi un secolo e mezzo di storia divenire una delle realtà più rappresentative del Prosecco anche a livello internazionale. La svolta nel 2008, quando la cantina è stata acquisita dal gruppo tedesco Henkell & CO. Sektkellerei KG, uno dei maggiori produttori europei di bollicine.

L’accesso ai mercati internazionali è stato così più agevole, senza tuttavia snaturare la propria tradizione e vocazione ai territori della Doc e della Docg. Oggi Mionetto è presente in tutti i maggiori mercati mondiali con 32 tipologie di spumante suddivisi in 7 linee di prodotto differente.

Prezzo: 8,19 euro
Acquistato presso: Iper, la Grande I

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Metodo Classico Extra Brut Nobilis Naturae, Rossi de’ Bellagente Torrevilla

(3,5 / 5) Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper, un Metodo Classico dell’Oltrepò pavese. E’ l’Extra Brut Nobilis Naturae di Rossi de’ Bellagente, azienda di Stradella del gruppo Torrevilla.

LA DEGUSTAZIONE
Colore giallo paglierino pieno e brillante. Il perlage è abbastanza fine, vigoroso e molto persistente. Al naso, lo spumante Nobilis Naturae è intenso. Ben marcata la nota di lievito e crosta di pane. Un poco di frutta secca, accompagnata da sentori di frutta molto matura. In bocca caldo ed ampio, riempie bene il sorso.

Al palato la “bollicina” non infastidisce, per quanto tenda a smorzare la morbidezza del vino. Il finale, poco persistente, regala tuttavia una piacevole sensazione a metà tra i lieviti e il fruttato. In definitiva, un Metodo classico piuttosto equilibrato, non complesso, che trova nella sua immediatezza il punto forte, unita alla forza e persistenza del perlage e alla fine compattezza del bouquet. Un buon compagno in cucina, per abbinamenti non troppo elaborati.

LA VINIFICAZIONE
Nobilis Naturae è una cuvée composta da Pinot Nero e Chardonnay, di cui non sono dichiarate le percentuali in etichetta. I vigneti sono quelli dell’Oltrepò Pavese di fascia medio collinare, nei comuni di Rocca de Giorgi e Montalto Pavese. L’affinamento sui lieviti è pari a 18 mesi.

Realtà votata alla spumantizzazione Metodo classico, come da grande tradizione dell’Oltrepò, Rossi de’ Bellagente elabora, assembla ed affina i propri spumanti a Stradella. Le radici storiche della cantina affondano nel lontano XVII secolo, ma è dalla sua storia recente che nascondo i prodotti attualmente in commercio, distribuiti i modo più capillare dal 2014, quando l’azienda è entrata a far parte del gruppo Torrevilla.

Prezzo: 8,45 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Export italiano di vino, nuovo record: 5,6 miliardi nel 2016

L’Osservatorio del Vino rilascia i dati definitivi sull’export 2016 del vino italiano, confermando le proprie stime diffuse nei mesi scorsi. Anche questo è un anno da record: le esportazioni hanno raggiunto quota 5,6 miliardi di euro con un incremento del 4,3% sul 2015, che risulta inferiore, però, rispetto a quello del 2015 sul 2014 (+5,3%). I vini spumanti continuano ad essere i veri protagonisti di questo successo, con un valore di quasi 1,2 miliardi di euro (+21,4%) e un volume scambiato pari a circa 3,35 milioni di ettolitri (+19,9%). Il Prosecco guida questa domanda con un incremento del 23,9% a volume (quasi 2,3 milioni di ettolitri) e del 32,3% a valore (circa 885 milioni di euro).

Questi, i dati dell’Osservatorio del Vino relativi all’export 2016 del comparto, elaborati su base Istat da Ismea, partner dell’Osservatorio.

“Continua il trend positivo già annunciato dall’Osservatorio del Vino nei mesi scorsi – commenta Antonio Rallo, Presidente Osservatorio del Vino -. A parte i dati del Prosecco, non ci sentiamo di manifestare troppo entusiasmo perché cresciamo meno rispetto al 2015 e a ritmo più lento. Il fenomeno Prosecco va sostenuto con ogni mezzo affinché prosegua la brillante corsa iniziata da qualche anno – sottolinea il presidente Rallo -, ma non possiamo affidarci solo a questo prodotto per migliorare le performance del vino italiano fuori dai confini nazionali. Preoccupa, infatti, il dato relativo ai vini fermi in bottiglia. Il -4,5% fatto registrare dalle consegne oltre frontiera in questo segmento, accompagnato da un lieve arretramento dei valori dello 0,7%, deve far riflettere l’intero mondo produttivo”.

“Dobbiamo, quindi, definire nuove strategie per spingere altri vini italiani che stanno incontrando difficoltà nella crescita sui mercati internazionali – prosegue Antonio Rallo -. Si rivelano pertanto fondamentali progetti di promozione e comunicazione come quelli posti in essere da ICE per sviluppare attività mirate in Paesi chiave per le nostre imprese: in particolare negli Usa, primo mercato estero per i nostri vini, e in Cina. Tra i consumatori cinesi, registriamo una crescita a valore del 13,8% (101 milioni di euro) e a volume dell’11,4% (299mila ettolitri), ma siamo ancora molto lontani dalla Francia che ha migliorato le proprie performance ed esporta per un valore di 612 milioni di euro (+ 9,94%) e volumi di circa 1,79 milioni di ettolitri (+8,89%), come ci confermano i dati delle dogane francesi”.

“In questo senso – conclude Rallo – stiamo intensificando l’attività di UIV al fianco di ICE, proprio con l’obiettivo di migliorare il nostro posizionamento su questi mercati in termini di volumi di vino venduti e di incremento del valore medio a bottiglia”.

Il vino italiano a Denominazione vede incrementare complessivamente le esportazioni del 10,5% in valore (3,3 miliardi di euro) e del 7% in volume (8 milioni di ettolitri), confermando che la cultura del consumatore sta cambiando e la richiesta di vino è sempre più orientata verso prodotti di qualità. Vini e mosti nel complesso fanno registrare ottime performance nelle esportazioni 2016. Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di sbocco, dove si registra, sullo stesso periodo 2015, un incremento in valore del 5,5%, per un corrispettivo di 1,35 miliardi di euro, e in volume del 3,2% (3,3 milioni di ettolitri). La Germania, secondo Paese d’interesse per il nostro export, torna a crescere sensibilmente rispetto al 2015, con un +1,7 in valore (977 milioni di euro) e un +0,5 in volume (5,56 milioni di ettolitri).

La Francia si rivela quest’anno un buon cliente, acquistando 1 milione di ettolitri (+15,2%) per un valore di 155 milioni di euro (+8,8%). Nel Regno Unito, una leggera crescita in valore (+2,3% per un corrispettivo di 764 milioni di euro) e un deciso arresto nei volumi (-7,4% con 3 milioni di ettolitri), evidenziano la propensione del consumatore a scegliere vini di maggiore qualità, pagando un prezzo/bottiglia mediamente maggiore rispetto al 2015. In Cina il vino italiano cresce in valore del 13,8% (101 milioni di euro) e in volume dell’11,4% (299mila ettolitri). La Russia evidenzia un trend positivo con un +10% in valore (78 milioni di euro) e un +15% in volume (335mila ettolitri).

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Vino al supermercato: crescono Doc e spumanti. Il “bio” non è più una nicchia

Crescita significativa delle vendite delle bottiglie di vino a denominazione d’origine e degli spumanti; il vino biologico prosegue il suo percorso di uscita dalla nicchia di mercato; flessione dei vini nel brik di cartone e in tutti quei formati che non siano la bottiglia da 75 cl. Queste le anticipazioni della ricerca sull’andamento del mercato del vino nella Grande distribuzione nel 2016 svolta dall’istituto di ricerca IRI che sarà presentata a Vinitaly (a Verona 9/12 aprile).

Quello della Grande distribuzione si conferma il canale di vendita di gran lunga più grande nel mercato del vino con 505 milioni di litri venduti nel 2016 per un valore di un miliardo e mezzo di euro. In un anno di sensibile contrazione dei consumi familiari, il mercato italiano del vino gode di una relativamente buona salute, come testimoniato anche dalle vendite nei supermercati.

I vini a denominazione d’origine (in bottiglia da 0,75lt) aumentano del 2,7% in volume (e del 4,4% in valore) con 224 milioni di litri venduti, proseguendo nel trend già promettente del 2015 (+1,9%). Per il secondo anno consecutivo le vendite in promozioni rimangono statiche ed i prezzi medi sono in risalita. Va sottolineato il successo degli Spumanti che fanno segnare nel 2016 una crescita di oltre il 7% con 54 milioni di litri venduti, bissando l’ottimo risultato del 2015.

La crescita degli spumanti riflette una destagionalizzazione delle vendite di bollicine conseguenza di un crescente uso nel consumo quotidiano – fa notare Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI -. Tale aspetto ci permette di dedurre che lo spumante attira nuovi consumatori e potrebbe rappresentare una tendenza di rottura nelle tradizionali abitudini del bere italiano”.

I VINI BIOLOGICI
I vini biologici fanno registrare una crescita a due cifre impressionante per un mercato ancora giovane, soprattutto nella Grande distribuzione: +25,7% in volume con 2 milioni e mezzo di litri venduti.

“I primi dati sul mercato del vino nella Grande Distribuzione confermano la ripresa del mercato interno del vino in Italia – ha commentato Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere -. I consumatori cercano sugli scaffali sempre più il vino di qualità, con un conseguente aumento dei prezzi medi. E’ un processo che è sempre stato sostenuto da Vinitaly che da 13 anni organizza e promuove l’incontro tra cantine e Grande distribuzione in convegni e incontri B2B”.

VINI IN PROMOZIONE AL SUPERMERCATO
Nonostante la leva delle promozioni, che tuttavia si mantiene ferma al 50% da due anni, i valori del vino venduto continuano a salire: le bottiglie a denominazione di 75cl hanno un prezzo medio di poco inferiore ai 5 euro (4,81 euro al litro). Ancora un anno negativo per le vendite del vino in brik (- 2,5%) ed un crollo per tutti gli altri formati: – 8,6% per il vino confezionato da 0,76 a 2 litri e – 9,7% per formati diversi da questi (tutti dati in volume).

Questi dati condizionano il dato complessivo del vino confezionato, che è di -1% a volume e + 1,1% a valore. Tra i formati differenti dalla bottiglia di 75cl si afferma soltanto il Bag in Box con 12 milioni di litri venduti ed una crescita dell’11,7% in volume.

Sul podio dei vini più venduti d’Italia si piazzano i tre inattaccabili campioni, nell’ordine: Lambrusco, Chianti, Montepulciano d’Abruzzo. Si fanno notare le performance del Nero d’Avola (Sicilia), Vermentino (Sardegna), Muller Thurgau e Gutturnio (Lombardia) (che crescono in percentuale più del 4%).

I VINI IN ASCESA
Tra i vini ‘emergenti’, cioè con una maggiore progressione di vendita a volume salgono sul podio, nell’ordine: Ribolla Gialla (Friuli Venezia Giulia), Passerina (Marche), Valpolicella Ripasso (Veneto). Si conferma la crescita del Pignoletto (Emilia), del Pecorino (Marche/Abbruzzo) e della Passerina (Marche), mentre rientrano in classifica il Grillo (Sicilia) e il Cannonau (Sardegna). Va segnalata la crescita dell’8,2% in volume del Chianti Docg, quindi il top delle denominazioni, che vende quasi 10 milioni di litri per un valore di oltre 45 milioni di euro. I dettagli della ricerca effettuata da IRI per conto di Veronafiere saranno presentati a Vinitaly 2017, lunedì 10 aprile.

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L’Impertinente Crémant de Limoux Aoc Brut, Sieur d’Arques

(4,5 / 5) Capita spesso di leggere, prima di stendere la recensione di un vino, le impressioni della casa produttrice riportate sulla controetichetta. A tal proposito il vino in questione, come tanti reperibili sugli scaffali dei supermercati Lidl, non regala un ventaglio dignitoso di informazioni. Ma da una più attenta analisi sul web, il sito tedesco della catena di (ex) discount, suggerisce un accostamento de L’Impertinente Crémant de Limoux Aoc Brut (sboccatura gennaio 2016) agli antipasti.

Umili, almeno per una volta, i tedeschi. In realtà, questo Metodo Classico acquistabile per meno di 6 euro da Lidl, supera alla grande la nostra prova del calice. Candidandosi “sul campo” ad abbinamenti ben più strutturati d’un semplice entrée. E, non ultimo, a una menzione particolare tra le bottiglie “qualità-prezzo” acquistabili nel panorama italiano della Gdo.

Una spuma corposa, bianca, lascia presto spazio al giallo paglierino di uno spumante che rivela – già alla vista – buone caratteristiche. Il perlage, ovvero la “bollicina”, è fine e l’effervescenza è persistente. Al naso, L’Impertinente Crémant de Limoux Brut si presenta spavaldo: una carica intensa di sentori che richiamano, assieme, l’esotico e l’agrumato. Il leitmotiv è quello della crosta di pane e del burro, tipico dei lieviti. Poi cocco per la parte esotica; pompelmo e scorza di arancia e limone per la parte “acre”, unita a sentori (più vaghi) che ricordano il sidro di mele.

L’impronta minerale all’olfatto non manca, ma sarà ancora più evidente al palato. E’ qui che L’Impertinente da il meglio di sé. Giustificando il nome. Di fatto, eleganza mista a carattere: ecco spiegata l’accattivante etichetta. La “bolla” di questo Brut francese è di quelle che si fanno sentire, ma senza infastidire. A sorprendere è soprattutto la struttura di uno spumante che rischia davvero di essere preso sottogamba, per il prezzo al pubblico. E non è un discorso legato all’alcolicità, che si limita ai canonici 12,5%. Acidità viva, rotondità al limite della “poca morbidezza” e uno spunto minerale di rilievo spostano la lancetta verso durezze che raccontano un’equilibrio non canonico, quasi da ossimoro. L’equilibrio dell’impertinenza, per l’appunto.

Di nuovo le note fruttate d’agrume, che s’uniscono stavolta a una chiusura tutt’altro che facile, capace di riportare alla mente tra le più austere delle nocciole. Il finale è lungo, persistente. Debitamente e coerentemente impertinente. Detto ciò, quanto all’abbinamento: beh, fatene un po’ ciò che vi pare, a una temperatura di servizio tra i 6 e gli 8 gradi. Purché non si tratti d’un banale aperitivo, che finirebbe sovrastato. D’impertinenza.

LA VINIFICAZIONE
Poco nulla è dato a sapersi sulle specifiche relative alla vinificazione de L’Impertinente Crémant de Limoux Aoc Brut. Quello che sappiamo per certo è che la base di questo spumante Metodo Classico francese è costituita da uve Chardonnay, con la possibile aggiunta – a completamento della cuvée – di Mauzac (nota a livello locale col nome di Blanquette) e Chenin Blanc, così come previsto dal rigido disciplinare della denominazione Crémant Aoc (Appellation d’origine contrôlée), diffusa nella zona sudovest della Francia, ai piedi dei Pirenei, nota appunto col nome di Limoux.

La produzione di Cremant è tuttavia consentita anche in Alsazia, Loira, Jura, Die Bordeaux e Borgogna. Non si tratta ovviamente di Champagne, ma le caratteristiche del clima e del terreno consentono la produzione ottimali di ottimi vini bianchi.

Interessante, oltre al prodotto L’Impertinente, anche il produttore. Si tratta di La Cave Sieur d’Arques, bella realtà con base nel Limoux che commercia vini di tutte le fasce prezzo, arrivando a punte di eccellenza riconosciute dalle maggiori guide nazionali francesi.

Sieur d’Arques si trova a 25 km dal borgo medioevale di Carcassonne ed è un player importante nel mondo del vino della Linguadoca-Rossiglione, dove è considerata una dei pionieri. La Cave des Vignerons di Sieur d’Arques ha sviluppato sin dagli 80 gli attuali 2800 ettari di vigneto, tutti appartenenti all’AOC.

Prezzo: 5,99 euro
Acquistato presso: Lidl

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Spumante a Capodanno? Le “regole d’oro” per gustarlo

Per le feste correnti in Italia salteranno circa 60 milioni di tappi di spumante Made in Italy. Con consumi in aumento del 9%. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che quasi nove italiani su 10 (l’89%) non rinunciano a fare un brindisi Made in Italy a fine anno. In Italia si consolida l’inversione di tendenza, dopo anni di progressive riduzioni con appena l’11% che sceglie lo champagne. Il comparto nazionale dei vini spumanti chiuderà il 2016 con una produzione di circa 625 milioni di bottiglie in aumento del 18% sull’anno precedente e un export di oltre 450 milioni di bottiglie se fosse confermato il trend gennaio-settembre dell`anno, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea.

La stragrande maggioranza dello spumante italiano si beve dunque all’estero dove a pesare è il fatto che con il successo – sottolinea la Coldiretti – crescono le imitazioni in tutti i continenti a partire dall’Europa dove sono in vendita bottiglie di Kressecco e di Meer-Secco prodotte in Germania che richiamano palesemente al nostrano Prosecco che viene venduto addirittura sfuso alla spina nei pub inglesi. Circa 3 bottiglie di spumante Made in Italy su 4 – spiega la Coldiretti – sono di Prosecco con Asti, Franciacorta e TrentoDoc a seguire. Gli spumanti italiani annoverano in totale 153 tipologie DOC, 18 DOCG, 17 IGT oltre a diverse decine di altri tra varietali autorizzati, generici e di qualità.

LE REGOLE D’ORO PER OFFRIRE E GUSTARE LO SPUMANTE
Non offrirlo ghiacciato, ma tirato fuori dalla cantina un paio d’ore prima e raffreddato in un secchiello con ghiaccio tritato, acqua fredda e sale grosso.

  • La temperatura migliore è compresa fra gli 8 ed i 12 gradi
  • Berlo esclusivamente in una flûte a forma di tulipano che consente agli aromi di svilupparsi liberamente
  • Per gustare al meglio l’effervescenza sciacquare i bicchieri con acqua calda e sapone neutro
  • Stapparlo tenendo con una mano il tappo e facendo ruotare con l’altra mano la bottiglia leggermente inclinata accompagnando sempre l’espulsione del tappo
  • Far uscire lentamente il gas e versarlo tenendo la bottiglia dal fondo e non dal collo per evitare che lo spumante si riscaldi con il calore della mano
  • Mai utilizzare del ghiaccio nel bicchiere
  • Conservarlo in una cantina buia, fresca e senza sbalzi di temperatura, in posizione orizzontale
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Export di spumanti, Wine Monitor: continua la rincorsa alla Francia

Pur restando ampio il divario in valore (circa 1,5 miliardi di euro), nel 2016 le esportazioni di spumanti italiani continuano a ridurre le distanze con quelle francesi, mettendo a segno una crescita a valore superiore al 25% – sulla scia della crescita per i primi sette mesi di quest’anno, come anche segnalato dall’Osservatorio del Vino di cui Wine Monitor è partner – a fronte di una leggera flessione degli spumanti d’oltralpe (-1%).

Manco a dirlo, tutto merito del Prosecco che dovrebbe chiudere l’anno con il vento in poppa, trascinando così al rialzo tutta la categoria, al contrario del più blasonato Champagne che invece terminerà con gli stessi valori di export dell’anno precedente (o giù di lì, con una riduzione a cavallo dell’1%), così come il Cava spagnolo che arretrerà di qualche punto percentuale (-3%).

“In alcuni tra i principali mercati mondiali, gli spumanti italiani mettono a segno crescite nell’export a fronte di cali dei principali concorrenti” sostiene Denis Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma. “Basti pensare al Regno Unito, dove le importazioni dall’Italia aumentano, nel periodo gennaio-ottobre di quest’anno, di oltre il 38% in volume rispetto allo stesso periodo del 2015; al contrario, quelle dalla Francia si riducono del 4% mentre dalla Spagna calano di oltre il 13%”.

Ma non è solo la Gran Bretagna a dare soddisfazione ai nostri produttori di spumanti. Anche negli Stati Uniti, che rappresentano il principale paese al mondo per import di sparkling, i vini italiani “fanno meglio” del mercato. A fronte di una crescita nelle importazioni (sempre riferite ai valori dei primi dieci mesi dell’anno) pari all’11%, quelle provenienti dall’Italia superano il 30%. La stessa tendenza si ripete in Canada (+9% l’import totale, +20% quello italiano), in Svizzera e in Germania. All’opposto, gli spumanti spagnoli vedono ridursi la loro quota (calcolata sulle importazioni della categoria) dal 6,2% al 5,3% in Uk e dal 19,2% al 15,5% in Germania.

Non solo cresciamo più dei francesi nell’export, ma sono gli stessi cugini d’oltralpe ad aumentare gli acquisti dei nostri spumanti. “Tra il 2010 e il 2015 – continua Pantini – l’export degli spumanti Dop italiani verso la Francia, al netto dell’Asti, è praticamente decuplicato, passando da meno di 4.000 a quasi 46.000 ettolitri, per un controvalore superiore ai 15 milioni di euro”.

La stessa tendenza sembra ulteriormente rafforzarsi nell’anno in corso: le esportazioni in Francia di spumanti Dop nei primi 9 mesi del 2016 evidenziano un’ulteriore crescita in volume dell’80%, superando già per questo periodo (e ancora prima delle festività di fine anno) i 55.000 ettolitri. Insomma, la moda dello Spritz ha contagiato i francesi e il Prosecco ne cavalca l’onda.

Nel complesso, sarà proprio grazie agli spumanti se l’export di vino italiano riuscirà anche quest’anno a ritoccare verso l’alto il proprio record, alla luce del fatto che i vini fermi imbottigliati – che rappresentano i tre quarti del valore complessivo delle nostre vendite oltre frontiera – segnalano per i primi 9 mesi del 2016 un calo dell’1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

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Vini al supermercato: i migliori del 2016. La cantina dell’anno è in Oltrepò

Le potete trovare tutte a questo link le recensioni del vino in vendita nei supermercati italiani firmate da vinialsupermercato.it. Ci rendiamo conto che sono tante. E allora vi aiutiamo. Dopo la lista dei migliori vini degustati nel 2015 – anno della nostra fondazione – ecco quella aggiornata al 2016. Un viaggio nell’Italia del vino che prova a proporre qualità, anche nell’ambito dei grandi numeri della grande distribuzione organizzata. L’occasione buona per augurare buon Natale e buone feste a tutti i nostri lettori!

In particolare, tra i rossi, la spunta quest’anno il Brunello di Montalcino Docg Riserva 2006 di Villa Poggio dei Salvi (Toscana), in vendita nei supermercati Il Gigante, catena milanese con sede a Bresso, attiva nel Nord Italia. Tra i bianchi, soprattutto nell’ottica del rapporto qualità prezzo, non possiamo che insignire il Verdicchio dei Castelli di Jesi 2015 Titulus (Marche), della casa vinicola Fazi Battaglia. Lo potete trovare sugli scaffali di numerose catene della Gdo italiana. Tra gli spumanti, sul podio il Valdobbiadene Superiore Docg Prosecco Giustino B 2015 delle cantine Ruggeri (Veneto), assieme al Franciacorta Docg Saten Brut Castel Faglia (Lombardia). Tra i rosati, ecco spiccare la bella storia nel calice del Negramaro Rosato del Salento Igt 2015 Hiso Telaray, prodotto dalla Cooperativa sociale Terre Puglia Libera Terra: un vino che fa bene anche alla coscienza.

Spazio, quest’anno, anche per la segnalazione di un “vino quotidiano“, ma di altissima qualità: il Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc frizzante Vigna della Composta, prodotto da Fratelli Agnes a Rovescala (Lombardia). Miglior cantina 2016 che opera in Gdo, per noi di vinialsupermercato.it, è senza dubbio la Quaquarini Francesco di Canneto Pavese: qui la storia di questa importante realtà oltrepadana, che opera in un territorio difficile, puntando sul biologico e sull’attenzione alla qualità. Sia in campagna, sia in cantina.

http://www.vinialsupermercato.it/brunello-montalcino-docg-riserva-2006-villa-poggio-dei-salvi/

http://www.vinialsupermercato.it/verdicchio-dei-castelli-jesi-2015-titulus-fazi-battaglia/

http://www.vinialsupermercato.it/valdobbiadene-superiore-docg-prosecco-giustino-b-2015-ruggeri/

http://www.vinialsupermercato.it/franciacorta-docg-saten-brut-castel-faglia/

http://www.vinialsupermercato.it/negramaro-rosato-salento-igt-2015-hiso-telaray-cooperativa-sociale-terre-puglia-libera-terra/

http://www.vinialsupermercato.it/bonarda-doc-vigna-della-composta-fratelli-agnes-rovescala/

http://www.vinialsupermercato.it/gutturnio-superiore-doc-2011-la-gobba-testa/

http://www.vinialsupermercato.it/pinot-bianco-colterrae-alto-adige-doc-2015-cantina-colterenzio/

http://www.vinialsupermercato.it/cabernet-friuli-colli-orientali-doc-2013-volpe-pasini/

http://www.vinialsupermercato.it/alghero-doc-le-arenarie-2014-sella-mosca/

http://www.vinialsupermercato.it/arnolfo-cambio-sangiovese-toscana-igt-2009-fattoria-palagio/

http://www.vinialsupermercato.it/santantimo-doc-focaia-2012-societa-agricola-centolani/

http://www.vinialsupermercato.it/falanghina-del-molise-doc-2015-majo-norante/

http://www.vinialsupermercato.it/korem-rosso-igt-isola-dei-nuraghi-2011-argiolas/

http://www.vinialsupermercato.it/grignolino-doc-2014-azienda-agricola-eredi-angelo-icardi/

http://www.vinialsupermercato.it/brusco-dei-barbi-rosso-toscana-igt-2013-fattoria-barbi/

http://www.vinialsupermercato.it/gavi-docg-maddalena-massone-stefano-capriata/

http://www.vinialsupermercato.it/barbera-dalba-doc-2012-egidio-bosio-vini/

http://www.vinialsupermercato.it/cannonau-di-sardegna-doc-riserva-2011-sella-e-mosca/

http://www.vinialsupermercato.it/franciacorta-brut-brolo-dei-cavalieri-cantina-lidl/

http://www.vinialsupermercato.it/lambrusco-rose-lini-910-lini-oreste-e/

http://www.vinialsupermercato.it/montepulciano-dabruzzo-doc-2014/

http://www.vinialsupermercato.it/locorotondo-dop-terrantica-di-puglia-san-martino-coluccivini/

http://www.vinialsupermercato.it/gattinara-docg-2010-azienda-agricola/

http://www.vinialsupermercato.it/aglianico-del-vulture-doc-2013-i-due/

http://www.vinialsupermercato.it/grillo-terre-siciliane-igp-biologico/

http://www.vinialsupermercato.it/orzalume-umbria-igt-2013-castello-di/

http://www.vinialsupermercato.it/chardonnay-lazio-casale-del-giglio-bozza/

http://www.vinialsupermercato.it/verdicchio-dei-castelli-di-jesi-superiore-doc-2014-casal-di-serra-umani-ronchi/

http://www.vinialsupermercato.it/rosso-piceno-superiore-doc-2013-re-nero-cantine-il-crinale/

http://www.vinialsupermercato.it/biferno-doc-2011-ramitello-di-majo-norante/

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E’ record per gli spumanti: 62 milioni di bottiglie pronte per essere stappate

Spumanti italiani “superstar” a Natale: durante le prossime festività, nel nostro Paese verranno stappate 62 milioni di bottiglie di spumanti italiani (+10% sul 2015; bottiglie da 0,75l), mentre all’estero 158 milioni (+20%). Dalle stime dell’Osservatorio del Vino, su base dati Ismea, emerge che il comparto nazionale dei vini spumanti chiuderà il 2016 con una produzione di circa 625 milioni di bottiglie (4,69 mln di hl, +18% sul 2015) ed un export di 3,4 milioni di ettolitri (oltre 450 milioni di bottiglie da. 0,75l) se fosse confermato il trend gennaio-settembre dell’anno.

“Il prossimo Natale conclude un anno che ha visto le bollicine italiane trainate dal Prosecco raggiungere un importante record di vendite sul mercato interno e nell’export – ha commentato Antonio Rallo, presidente dell’Osservatorio del Vino. I nostri spumanti stanno conquistando nuovi consumatori, stimolano modalità e occasioni di consumo innovative e moderne rivelandosi un eccellente apripista per gli altri vini di qualità del nostro Paese. Una famiglia, quella degli spumanti italiani, da record mondiale per biodiversità e ricchezza organolettica con 153 tipologie DOC, 18 DOCG, 17 IGT oltre a diverse decine di altri tra varietali autorizzati, generici e di qualità. Patrimonio unico di eccellenza e tradizione che con il prossimo Natale vogliamo far conoscere di più ai nostri consumatori grazie al “traino” offerto dallo straordinario successo del Prosecco. Perché la festa è tradizione, e le bollicine raccontano tante storie affascinanti dei nostri territori. Storie di passione e cultura che strizzano l’occhio al piacere di stare insieme. Per condividere il gusto, i molteplici gusti, del Natale”.

Dall’analisi Ismea, con il contributo del Cirve dell’Università degli Studi di Padova, all’interno dell’Osservatorio del Vino, emerge un quadro nel quale il crescente interesse del pubblico per i vini spumanti potrà offrire interessanti opportunità di diversificazione anche nelle aree non specializzate in questi prodotti. Nel generale successo degli spumanti Italiani, si conferma nel 2016 il notevole dinamismo delle tipologie minori, ossia i vini spumanti prodotti in denominazioni diverse da quelle principali o varietali che rappresentano ormai più di un quinto della produzione nazionale.

Molto bene l’export che, trainato dallo spumante a Denominazione di Origine (+23% a volume e +29% a valore) e, in particolare, dal Prosecco (+28% a volume e +38% a valore), da gennaio a settembre 2016 ha fatto registrare già oltre 2 milioni di ettolitri di vendite oltre i confini nazionali, con incrementi su base annua a volume del 21% e a valore del 24%.

E’ bene evidenziare che l’export è orientato verso gli spumanti di qualità rispetto sia agli spumanti “comuni”, che guadagnano un 7% a volume perdendo un 3% a valore, sia agli spumanti cosiddetti ‘varietali’, che perdono 1% a volume e 2% a valore sullo scorso anno. Tra i principali Paesi clienti, il Regno Unito rappresenta ancora il primo mercato in termini di esportazioni per lo spumante italiano, dove si registra, sullo stesso periodo 2015, un incremento in valore del 46% per un corrispettivo di 236 milioni di euro (+30% in volume per circa 700mila hl). Per gli Stati Uniti l’export vale oltre 185 milioni di euro (+31%) con una crescita anche in volume del 23% (465mila hl). Dato interessante sulla Francia, che importa per 28 milioni di euro (+57% a valore e +75% a volume). Anche la Spagna mostra grande interesse per lo spumante italiano: +71% a valore e +289% a volume. In ripresa il mercato interno trainato soprattutto dalle vendite presso la GDO (+13% a volume e +15% a valore), a fronte di una sostanziale stabilità del vino non spumante.

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Ferrari Trento e gli “enofighetti” di Natale: 10 domande su Gdo e promozioni

“Scandalo epocale in grande distribuzione: gli spumanti Ferrari in promozione a 10 euro”. Ogni anno, di questi tempi, i soloni del vino italiano si svegliano dal letargo. E pontificano. Postando tarantiniane fotografie di supermercati. Immagini crude, da censura. Che mostrano sanguinolente scene del crimine: gli eleganti “astucciati” della nota casa spumantistica trentina, in promozione. Che shock. Roba pulp. Per cuori forti. Scene da vietare ai minori.

Almeno quanto i commenti che seguono le immagini. Teatro dello scandalo sono i vari gruppi di discussione creati su quei moderni bar e osterie che solo gli “studiati” chiamano “social network”. “Sarà qualche bancale dimenticato in cantina, ossidato naturalmente”, sostiene baldo, il più intelligente. “Soprattutto in vista del Natale, se non se lo compra nessuno, mi sa che fanno prima ad abbassare la serranda”, ribatte un altro analista di microparticelle atomiche.

“Ferrari vale dalla Linea Maximum in su, quella è gassosa”, chiosa il milionario che fa colazione con i Tarallucci della Mulino Bianco (oggi senza olio di palma, se vi fosse sfuggito) pucciati nel Dom Pérignon, appena sciabolato. E così via. Per sfortuna loro, qualcuno prova a farli ragionare, anche in osteria. Pardon, sui social network. Ma chi, meglio di Massimiliano Capogrosso, Direttore commerciale di Ferrari Trento, può mettere i puntini sulle “i” sull’eno-cinepanettone che ogni anno, sotto Natale, va in onda sui social?

Veronese, quarantanove anni, una passione per il mondo vinicolo che ha segnato anche la sua carriera. Capogrosso proviene infatti da altre importanti realtà venete del settore, prima Valdo e poi Bertani. E’ approdato alle Cantine Ferrari dieci anni fa, per ricoprire il ruolo di Direttore vendite. Maturando col passare del tempo un’esperienza che, un anno fa, ha convinto la Famiglia Lunelli a nominarlo Direttore commerciale.

Dieci domande, dieci, quelle che gli rivolgiamo. Domande a cui Capogrosso risponde con dovizia di particolari. Dimostrando che per Ferrari – al contrario di molti altri “big” – la Gdo, è tutt’altro che un tabù.

1) Ferrari in Gdo: perché? Da quando?
Ferrari è il brindisi italiano per eccellenza, da sempre celebra appuntamenti istituzionali, sportivi e culturali tra più importanti del nostro Paese, così come i momenti più belli della vita di molti italiani. Vogliamo dunque che possa essere acquistato sia nel canale moderno che in quello tradizionale. E’ sempre stato così e ancora oggi l’azienda si impegna per dare a entrambi i canali distributivi la stessa importanza.

2) La gestione del “prezzo promo”: viene concordato di anno in anno con le varie catene, oppure si tratta di un’attività che prescinde dai contratti, gestita autonomamente dalle insegne?
Il Ferrari è uno di quei prodotti immancabili sulle tavole degli italiani durante le ricorrenze e spesso, dunque, viene utilizzato come “prodotto civetta”. E’ una scelta autonoma di ogni catena, che decide di impostare la propria campagna promozionale come ritiene più giusto per la sua clientela, a cui, in questo modo, può offrire un prodotto di altissima qualità a un prezzo davvero vantaggioso.

3) I volumi di Ferrari in Gdo
In Italia la nostra presenza si distribuisce in egual misura tra Gdo e Horeca. Si tratta di due mondi diversi, ma per noi ugualmente importanti, con logiche di vendita differenti tra loro.

4) In Gdo quale “tipologia” di prodotti Ferrari? Provocazione: quelli di “serie b”?
La regola imprescindibile di Casa Ferrari è quella di produrre solo prodotti di eccellenza, pertanto non parlerei assolutamente di prodotto di serie A e serie B. Basti pensare che la nostra referenza più classica, il Ferrari Brut Trentodoc è stato nominato recentemente “Miglior Blanc des Blancs al Mondo” a una competizione internazionale, tra le più importanti al mondo, dedicata solo alle bollicine: The Champagne&Sparkling Wine World Championships.

5) Ma le critiche arrivano sempre, puntuali e monocordi
Come ricordavo prima, Ferrari è un prodotto leader di mercato, che spesso dunque le catene della Grande Distribuzione utilizzano per attirare il consumatore. Sicuramente quello natalizio è il periodo più “sfruttato” per questo genere di promozioni, ma non possiamo che vedere queste operazioni come un indicatore dell’importanza del nostro marchio.

6) Ferrari intende proseguire il rapporto con la Gdo, intensificarlo/allentare la presa?
La politica commerciale delle Cantine Ferrari sarà quella di continuare a seguire con attenzione e uguale dedizione sia il canale Gdo sia il canale Horeca, in quanto riteniamo che entrambi siano fondamentali per il successo del nostro Gruppo.

7) Il ruolo di Ferrari nel panorama delle “bollicine” italiane ed europee
Ferrari è leader del mercato delle bollicine in Italia, con 4,5 milioni di bottiglie vendute all’anno e un incremento a doppia cifra dal 2015. All’estero continuiamo a crescere da anni e senza dubbio questo ultimo dato è indicatore anche dell’incredibile incremento della notorietà e dei volumi di vendita delle bollicine italiane nel mondo. Il Trentodoc, la prima Doc nata in Italia esclusivamente per il Metodo Classico, rappresenta il 35% della produzione nazionale di questa tipologia di bollicine e può vantare la propensione all’export più elevata, il 22% ( dati 2015 dell’Osservatorio Trentodoc). Ferrari è certamente trainante nell’accrescere a livello internazionale la conoscenza di queste straordinarie “bollicine di montagna”, che nascono più di un secolo fa proprio dall’intuizione di Giulio Ferrari.

8) Ferrari in Gdo anche con vini rossi fermi: una panoramica dei prodotti “collaterali” alle bollicine
E’ un’importante conferma che stiamo percorrendo la strada giusta. È opportuna però in questo caso una precisazione: i vini fermi trentini, toscani e umbri, non sono Ferrari (marchio dedicato esclusivamente alle bollicine Trentodoc), ma vanno sotto il marchio collettivo Tenute Lunelli. Si tratta comunque di un numero ridotto di bottiglie, il cui canale di distribuzione preferenziale è quello delle enoteche e dei ristoranti d’eccellenza, anche se può capitare di trovare alcune referenze in GDO.

9) Se la sente di dare qualche consiglio all’Oltrepò Pavese, patria del Pinot Nero, che prova faticosamente ad affermarsi e a diventare “grande”?
L’Oltrepò Pavese non ha sicuramente bisogno dei miei consigli, è un territorio di eccellenza e patria di grandi vini, ha solo bisogno di esprimere al meglio la sua personalità. Ogni territorio vocato alla produzione di vino ha delle caratteristiche uniche e irripetibili e proprio su queste credo sia necessario puntare: è la varietà la vera bellezza del nostro Paese.

10) Cosa beve a tavola, tutti i giorni, il direttore commerciale di Ferrari? Acquista vino al supermercato
Personalmente acquisto vini anche al supermercato, spesso mi capita di acquistare persino il Ferrari, quando non mi trovo a Trento. Per una cena tra amici amo portare il Ferrari Demi-Sec, la nostra bollicina più amabile e dalla marcata rotondità: il Trentodoc perfetto per esaltare il fine pasto, dal dolce alla frutta. (foto gallery Archivio Fotografico Cantine Ferrari)

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Trento-Cosenza sulla strada del vino: l’insolito gemellaggio

Un gemellaggio concepito con l’obiettivo di promuovere il territorio a partire dalle sue eccellenze enogastronomiche: un percorso alternativo di vini e sapori che attraversa l’Italia da Nord a Sud per raccontare prospettive, gusti, tradizioni e luoghi lontani. “Terre di Cosenza. Percorsi alternativi: alla scoperta dei mille volti della Calabria”, questo il titolo dell’evento che da gi10ovedì 6 a sabato 8 ottobre ha accompagnato gli ospiti di Palazzo Roccabruna alla scoperta di prodotti e produttori di una terra che vanta ricchezze naturalistiche ed agroalimentari uniche nel loro genere e di antica tradizione: la Calabria. Il frutto di un accordo quadro siglato nel giugno 2016, come hanno spiegato durante la conferenza stampa di presentazione a Palazzo Roccabruna, Trento, Klaus Algieri e Erminia Giorno, rispettivamente presidente e segretario generale della CCIAA di Cosenza, con gli omologhi trentini, Giovanni Bort e Mauro Leveghi.

I DETTAGLI
Come ha sottolineato Klaus Algieri l’intesa prevede “una collaborazione fra le due Camere di commercio per la valorizzazione e la promozione delle rispettive specialità agroalimentari”. “Si tratta – ha aggiunto il presidente – di un unicum a livello nazionale nell’ambito della rete camerale”. Algieri ha anche espresso l’auspicio che l’esempio possa essere seguito da altre Camere di commercio onde dar vita ad un modello virtuoso di collaborazione nella promozione dei vari territori in campo nazionale. Giovanni Bort, presidente della CCIAA di Trento, ha posto l’accento sul ricco patrimonio enogastronomico e culturale dei territori che hanno stipulato l’intesa. Ricordando che il gemellaggio con la CCIAA di Cosenza, ospitata in questi giorni a Palazzo Roccabruna con prodotti e produttori calabresi, prevede la presenza della CCIAA di Trento nel mese di dicembre presso il Castello ducale di Corigliano calabro, per promuovere e far conoscere l’enogastronomia trentina.

SCAMBIO DI SAPERI E SAPORI
Nella tre giorni dei sapori calabresi a Palazzo Roccabruna è stato possibile degustare i vini Doc “Terre di Cosenza” (Greco bianco, Mantonico, Guarnaccia e Pecorello, rosati e rossi di Magliocco, Greco nero, passito di Saracena e spumanti metodo classico), le bacche di Goji, le clementine, l’olio, i formaggi, i salumi, gli agrumi della provincia di Cosenza e tante preparazioni a base di fico e patata.

L’Enoteca ha consentito agli ospiti di abbinare i vini calabresi con frittelle di baccalà, pipi crusckj, cullurielli, polpettine di melanzane, schaicciatine di patate, sciusciellu, ‘nchiampara, pomodori di Belmonte oppure salumi con fichi dottati al miele, crostini con ‘nduja, selezione di formaggi con marmellate di agrumi e miele.

Non sono mancati due interessanti laboratori enogastronomici su “Pasta fresca calabrese… in tutte le salse” e “Vini delle Terre di Cosenza Doc”. La tre giorni si è conclusa sabato sera, con il menù di territorio dal titolo “Eccellenze di Calabria”, a cura degli chef Francesca Narcisi, Carmelo Fabbricatore e Giuseppe Barbino.

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Fare il “botto” con lo spumante può essere un reato

Aprire la gabbietta mantenendo rigorosamente il pollice sul tappo. Inclinare la bottiglia per facilitarne la stappatura evitando che la spuma finisca addosso ad un commensale. Togliere il tappo con un movimento rotatorio ed evitare assolutamente il botto, molto scenografico, ma poco da etichetta. Ecco alcuni passaggi della modalità adottata dai sommelier per aprire correttamente una bottiglia di spumante. Protocollo che applicato evita anche una denuncia per lesioni colpose. Chi infatti, nello stappare una bottiglia di bollicine colpisce qualcuno anche involontariamente con il tappo, è passibile di accusa di  reato di lesioni colpose con risarcimento del danno arrecato sia fisico che morale.  A stabilirlo è una sentenza della Cassazione emessa a seguito della denuncia di una donna, colpita gravemente all’occhio da un tappo, stappato impropriamente dal proprietario di un locale. Un gesto involontario che da oggi, in caso di incidente, può far incorrere in una denuncia con buona pace della voglia di festeggiare.

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Import vino mercati top mondiali secondo Wine Monitor

All’avvicinarsi del giro di boa per il commercio mondiale di vino 2016, l’Italia resta in scia ai diretti competitor, surclassando quelli dell’Emisfero Sud ma arrancando nei confronti degli europei. Nel periodo gennaio-maggio di quest’anno, le importazioni nei primi dieci mercati – che congiuntamente pesano per il 70% dell’import mondiale di vino in valore – sono cresciute del 3,8% riguardo allo stesso periodo dell’anno precedente, superando così i 7,3 miliardi di euro. Stati Uniti e Giappone crescono di oltre il 4%, mentre arretrano Germania e Regno Unito (entrambi con cali vicini al 6%). Ma la vera sorpresa è data in primis dalla Russia che dopo due anni di cali continui nelle importazioni sembra aver riavviato gli acquisti di vino dall’estero (+9%) e soprattutto dalla Cina che, a metà anno, ha già importato lo stesso valore di quanto acquistato dalla Svizzera in tutto il 2015 (1 miliardo di euro). Rispetto a questa dinamica, gli acquisti di vini italiani restano nella media (4%), mentre aumentano sensibilmente quelli spagnoli e francesi, con percentuali superiori all’8% in entrambi i casi. “Le importazioni di vini italiani nei principali mercati mondiali continuano ad essere trainate dagli spumanti. La crescita per questa tipologia nei primi cinque mesi del 2016 è infatti superiore al 20%, mentre nel caso dei vini fermi imbottigliati la variazione è appena dell’1%”, afferma Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma. Regno Unito e Stati Uniti si confermano i principali mercati di sbocco degli sparkling italiani, dove continua a farla da padrone il Prosecco che nel frattempo inizia a farsi strada anche nel mercato francese, patria del più blasonato Champagne. “Nei primi 5 mesi del 2016, le importazioni in Francia di spumanti Dop italiani – escluso l’Asti – sono praticamente raddoppiate rispetto all’anno scorso, passando da meno di 9 mila a quasi 19 mila ettolitri, per un valore corrispondente di 6,5 milioni di euro” aggiunge Pantini. In questo momento, i vini fermi imbottigliati del Belpaese non stanno invece marciando a grandi passi nel mercato nordamericano (meno del 2% di aumento), ma sembrano recuperare terreno in Cina e in Russia: le importazioni dei nostri vini in questi mercati sono cresciute in valore rispettivamente del 42% e 16%. Al contrario dell’Italia, la Spagna continua a guadagnare posizioni di mercato con la vendita di vini sfusi, in particolare proprio grazie ai ritrovati acquisti della Russia, anche se pure sul fronte dei vini imbottigliati gli spagnoli mettono a segno buoni risultati sia sul mercato statunitense (+8%) che su quello cinese (+42%), consolidando così la loro quarta posizione in termini di vini fermi più importati nel paese asiatico. Ma il vino che più di tutti sta conquistando quote di mercato in Cina è quello australiano. Forte di un accordo di libero scambio entrato in vigore nel dicembre scorso e per il quale è previsto l’azzeramento dei dazi all’import per il vino entro il 2019, nei primi cinque mesi di quest’anno gli acquisti dall’Australia sono cresciuti del 43%, portando così la relativa quota dal 16% di due anni fa al 25% di tutti i vini importati in Cina.

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Weekend di magia e bollicine nel borgo laziale di Maenza

Sabato 30 e domenica 31 luglio a Maenza va in scena lo SKY WINE nell’edizione speciale MAGIA & BOLLICINE dedicata ai vini spumanti. La nota manifestazione enologica SKY WINE si appresta ad indossare un abito inconsueto nell’edizione speciale in programma presso il Centro Storico della Città di Maenza nell’ultimo weekend di luglio. Stavolta i vini spumanti saranno i protagonisti di un affascinante percorso ricco di prestigiose produzioni in un contesto storico d’eccezione. Per tale ragione l’appellativo MAGIA & BOLLICINE è l’intrigante binomio che andrà a presentarsi nel magnifico borgo medioevale di Maenza. L’antico paese lepino sarà la superba cornice alla degustazione di vini spumanti provenienti dal nostro territorio e da altre località. L’itinerario si articolerà in tre edifici storici: la loggia dei mercanti, l’ostello medievale ed il castello baronale. Tante le etichette presenti, i metodo classico, gli charmat e vini spumanti di territori emergenti con accostamenti gastronomici dei prodotti del territorio, per valorizzare contestualmente la secolare arte vinaria e la tipicità locale. Momenti di intrattenimento allieteranno i visitatori che sabato 30 e domenica 31 luglio potranno trascorrere due serate “magiche” a Maenza dedicate alla riscoperta della storicità di uno dei più belli e conservati borghi medievali ed alla correlata promozione enogastronomica. In particolare la compagnia “Fire Animation” proporrà degli spettacoli con il fuoco tra i vicoli del borgo antico. Oltre al percorso enologico, sono in programma due approfondimenti a serata dedicati alle tecniche di spumantizzazione e degustazioni di champagne guidate, con posti limitati su prenotazione (presso il Castello Baronale alle ore 21.00 ed alle ore 22.30). Con la regia di un enologo e di un sommelier master class, gli ospiti degli appuntamenti avranno il piacere di essere condotti nel mondo produttivo degli spumanti per concludere con il “sabrage” finale. La manifestazione SKY WINE – Edizione MAGIA & BOLLICINE, prevede l’apertura al pubblico dalle ore 17 alle 24. SKY WINE vi attende a Maenza nell’appuntamento di due sere in un’atmosfera magica alla scoperta dei vini spumanti e di un’altra pagina di storia del territorio.

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Approfondimenti news

Radici del Sud, tutti i vini premiati

Ecco i vincitori di Radici del Sud 2016. Si sono chiuse le degustazioni dell’XI edizione della rassegna dei vini del Meridione d’Italia. Sono ottanta i vini premiati in occasione della rassegna internazionale, che vede protagonista il Sud Italia. La giuria composta da giornalisti stranieri e da buyer provenienti da 13 Paesi esteri (Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Gran Bretagna, Olanda, USA, Canada, Giappone, Lituania, India, Polonia e Brasile) oltre che da operatori e stampa nazionale, ha decretato i migliori vini da vitigni autoctoni iscritti alla competizione. Nella rosa salita sul podio ci sono quest’anno anche i vini spumanti, nuova categoria inserita che completa il panorama enologico del Meridione. I blind tasting si sono svolti sabato 11 e domenica 12 con quattro sessioni di assaggio e come giudici hanno anche degustato i rappresentanti di AssoEnologi Puglia, Basilica e Calabria. Una edizione da record quella del 2016: sono stati 432 i vini in concorso, 183 le aziende partecipanti (23 produttori siciliani, 18 produttori calabresi, 16 produttori lucani, 32 produttori campani e 94 produttori pugliesi).

Giuria Press 1: Maurizio Valeriani (presidente); Remy Charest; Simon Woolf; Tomasz Prange – Barczyจฝski; Warren Edwardes; William Zacharkiw; Erin Stockton; Maria Grazia Melegari: Francesco  Soleti. Press 2: Pierluigi Gorgoni (presidente); Aneesh Bhasin; Arto Koskelo; Charles Scicolone; James Melendez; Mayumi Nakagawara; Elisabetta Tosi; Davide Sarcinella. Buyer 1: Ole Udsen (presidente); Mariusz Majka; Mehmet Adanir; Steen Højgård Rasmussen; Warren Edwardes; Nana Wad; Giorgio Cotti. Buyer 2: Chiara Giorleo (presidnete); Alessandro Pagano; Andrzej Kostyk; Brian Gwynn; Daiva Mumgaudiene; Erica Nonni; Bernardo Conticelli; Fernando Zamboni; Giuseppe Bino.

RADICI DEL SUD 2016, I VINCITORI

SPUMANTI BIANCHI – GIORNALISTI
1) CAPRETTONE, CASA SETARO; 2) RISERVA NOBILE 2012, D’ARAPRÌ

BUYER
1) NOI DUE, TENUTA VIGLIONE; 2) MACCONE SPUMANTE BIANCO BRUT, PUGLIA IGP, ANGIULI DONATO. Ex aequo 2: TIATI METODO CLASSICO, PUGLIA IGP, CANTINE TEANUM

SPUMANTI ROSATI – GIORNALISTI
1, BRUT ROSÈ, D’ARAPRÌ; 2) LEGGIARDO ROSATO, CONSORZIO PRODUTTORI VINI MANDURIA. Ex aequo 2: DOVÌ ROSÈ, FERROCINTO

BUYER
1) LEGGIARDO ROSATO, CONSORZIO PRODUTTORI VINI MANDURIA; 2) BUYER, LA VIE EN ROSE’, PUGLIA IGP, TENUTA COPPADORO. Ex aequo 2: DOVÌ ROSÈ, FERROCINTO

FALANGHINA – GIORNALISTI
1) BENEVENTANO FALANGHINA IGP 2015, SANPAOLO; 2) COSÌCOMÈ 2014, IGP PUGLIA, VALENTINA PASSALACQUA

BUYER
1) CRUNA DELAGO 2014, CAMPI FLEGREI DOC, LA SIBILLA; 2) MAIOR 2012, FALANGHINA DEL SANNIO DOP, CANTINA FOSSO DEGLI ANGELI

CATARRATTO – GIORNALISTI
1) ANTISA CATARRATTO 2015, SICILIA DOC, TASCA D’ALMERITA. 2) VIGNA CASALJ 2015, ALCAMO DOC, TENUTA RAPITALÀ

BUYER
1) TERRE ROSSE DI GIABBASCIO 2014, TERRE SICILIANE IGT, CENTOPASSI. 2) ANTISA CATARRATTO 2015, SICILIA DOC, TASCA D’ALMERITA

GRILLO – GIORNALISTI
1) BLUES 2015, TERRE SICILIANE IGP, PAOLO CALÌ; 2) GRILLO 2015, SICILIA DOC, FEUDO DISISA

BUYER
1) APOLLO 2014, TERRE SICILIANE IGP, FAUSTA MANSIO; 2) ROCCE DI PIETRA LONGA 2014, TERRE SICILIANE IGT, CENTOPASSI

MISTO BIANCHI DEL SUD – GIORNALISTI
1) BIANCO DI SEI 2014, ETNA DOC, PALMENTO COSTANZO: 2) BUCECI BIANCO 2015, TERRE SICILIANE IGT, BUCECI VINI. 3) KORE 2015, TERRE SICILIANE IGT, CANTINE COLOMBA BIANCA

BUYER
1) STRIALE 2015, PUGLIA IGP, TENUTA PATRUNO PERNIOLA; 2) MALVASIA BIANCA 2015, SALENTO IGP, CONTI ZECCA; 3) BIANCO DI SEI 2014, ETNA DOC, PALMENTO COSTANZO

GRECO – GIORNALISTI
1) GRECO DI TUFO DOCG 2015, DI MEO; 2) LE PAGLIE 2015, MATERA DOC, CANTINE CERROLONGO

BUYER
1) JENTILINO 2015, TERRE DI COSENZA DOP, LA PESCHIERA: 2) GRECO DI TUFO DOCG 2015, SOCIETÀ AGRICOLA NATI

FIANO – GIORNALISTI
1) FIANO DI AVELLINO DOCG 2015, DI MEO; 2) BIANCOFIORE 2014, DAUNIA IGP, KANDEA

BUYER
1) TRENTENARE 2015, PAESTUM IGP, SAN SALVATORE 1988; 2) TORRE DEL FALCO 2015, PUGLIA IGP, TORREVENTO

ROSATI DEL SUD – GIORNALISTI
1) CIRÒ DOC ROSATO 2015, SCALA CANTINA E VIGNETI: 2) OSA! 2015, TERRE SICILIANE IGP, PAOLO CALÌ; 3) LE ROTAIE 2015, VALLE D’ITRIA IGP, I PASTINI

BUYER
1) NAUSICA 2015, SALENTO IGP, CARDONE; 2) NERO DI TROIA ROSÈ, ROSSO DI CERIGNOLA DOC, BIOCANTINA GIANNATTASIO; 3) SPEZIALE 2015, SALENTO IGP, TRULLO DI PEZZA

NERO DI TROIA – GIORNALISTI
1) OTTAGONO 2013, CASTEL DEL MONTE DOCG, TORREVENTO; 2) NERO DI TROIA 2014, PUGLIA IGP, VALENTINA PASSALACQUA

BUYER
1) GRAN TIATI GOLD VINTAGE 2010, PUGLIA IGP, CANTINE TEANUM; 2) LUI 2012, PUGLIA IGP, CANTINA MUSEO ALBEA

NEGROAMARO – GIORNALISTI
1) COPERTINO ROSSO DOC RISERVA 2008, CUPERTINUM – ANTICA CANTINA DEL SALENTO 1935; 2) DANZE DELLA CONTESSA 2014, NARDÒ DOC, CANTINA BONSEGNA

BUYER
1) VECCHIO SOGNO 2014, SALENTO IGP, TENUTA GIUSTINI; 2) POSTA PIANA 2014 PUGLIA IGP, CANTINE PARADISO. Ex aequo 2: NERÌO 2013, NARDÒ DOC, SCHOLA SARMENTI

PRIMITIVO – GIORNALISTI
1) PRIMITIVO 2013,PUGLIA IGP, PIETREGIOVANI; 2) IL RACCOMANDATO 2014, PUGLIA IGP, FIORE AZIENDA AGRICOLA

BUYER
1) PAPALE LINEA ORO 2013, PRIMITIVO DI MANDURIA DOP, VARVAGLIONE VIGNE E VINI; 2) PRIMITIVO DI MANDURIA DOP 2012, ANTICA MASSERIA JORCHE

NERO D’AVOLA – GIORNALISTI
1) CURMA 2010, SICILIA IGT, A R M O S A; 2) VUARIA 2010, SICILIA IGT, FEUDO DISISA

BUYER
1) SANTA CECILIA 2011, NOTO DOC, PLANETA; 2) VUARIA 2010, SICILIA IGT, FEUDO DISISA

GRUPPO MISTO VINI ROSSI DEL SUD – GIORNALISTI
1) TAURASI S.EUSTACHIO 2008, TAURASI DOCG, BOCCELLA; 2) GHIAIA NERA 2013, SICILIA DOC, TASCA D’ALMERITA; 3) DON VINCENZO 2013, LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC ROSSO, CASA SETARO

BUYER
1) ERUZIONE 1614 2013, SICILIA DOC, PLANETA; 2) LIBICI 2012, CALABRIA IGP, CASA COMERCI. Ex aequo 2:  TAURASI 2011, TAURASI DOCG, TENUTA SCUOTTO. 3) BOCCA DI LUPO 2011, CASTEL DEL MONTE DOC, TORMARESCA

GAGLIOPPO – GIORNALISTI
1) CIRÒ RISERVA 2012, COTE DI FRANZE; 2) DUCA SANFELICE 2013, CIRÒ RISERVA, LIBRANDI

BUYER
1) ARCANO RISERVA 2009, CIRÒ ROSSO CLAS. SUP. RISERVA, SENATORE VINI; 2) DOM GIUVÀ 2013, CIRÒ ROSSO CLASSICO SUPERIORE DOC, DU CROPIO VINERY. Ex aequo 2: JACCA VENTU SUPERIORE 2012, MELISSA DOP, LA PIZZUTA DEL PRINCIPE

AGLIANICO – GIORNALISTI
1) RASOTT 2012, IRPINIA CAMPI TAURASINI DOP, BOCCELLA; 2) MILES 2012 CILENTO AGLIANICO DOC, CANTINE BARONE

BUYER
1) BORGOMASTRO 2007, COLLI DI SALERNO IGP, LUNAROSSA VINI E PASSIONE; 2) AGLIANICO 2MILA10 2010, COLLI DI SALERNO IGP, MILA VUOLO

AGLIANICO DEL VULTURE – GIORNALISTI
1) LIKOS 2012, AGLIANICO DEL VULTURE DOC, VIGNE MASTRODOMENICO; 2) AQUILA DEL VULTURE 2012, AGLIANICO DEL VULTURE DOC, LAGALA

BUYER
1) IL SIGILLO 2010, AGLIANICO DEL VULTURE DOC, CANTINE DEL NOTAIO; 2) CAMERLENGO 2009, AGLIANICO DEL VULTURE DOC, CAMERLENGO.

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