Ogni volta il dubbio amletico che al posto del Prosecco (quello vero) non arrivi una Ribolla Gialla, un Pinot Nero vinificato in bianco, o addirittura un Negroamaro ottenuto col Metodo Martinotti (Charmat), lo stesso delle “bollicine” veneto-friulane.
Sarò anche scemo, ma ci ho messo un po’ a capire qual è (forse) il motivo della confusione dei consumatori che considerano “Prosecco” sinonimo di “Spumante”: troppi Charmat italiani sono uguali tra loro, indipendentemente dalle uve con le quali sono prodotti e dai territori dai quali provengono.
Spumanti tristi. Senza personalità. Standardizzati sullo zucchero, o meglio su un “dosaggio” (l’Extra Dry, proprio come il “vero” Prosecco) che ammazza il varietale nel nome della facilità di… vendita.
Il punto è che non lo consiglia il dottore di produrre spumante. Ma le logiche del mercato, si sa, si giocano tutte sulla domanda e sull’offerta. C’è chi deve arrivare a fine mese con la propria cantina.
LA BEFFA E L’ECCEZIONE
Come tutte le storie tristi, anche questa ha il suo paradosso: il Prosecco autentico, ottenuto da Glera in perfetto stato fitosanitario, magari da vigne vecchie e poco produttive – insomma, il Prosecco senza trucchi e senza inganni – spesso non viene più riconosciuto.
Un problema che non riguarda solo i consumatori, ma anche (e soprattutto) i ristoratori meno attenti. Anche in Veneto e in Friuli. Ci è capitato più volte di incontrare produttori di Glera che preferiscono etichettare come Igt il loro vino, al posto della Doc: “Tanto i ristoratori a cui la propongo mi dicono che non è Prosecco, perché non è dolce”. Game. Set. Match.
Peccato che così perdono un po’ tutti. Tranne una: la Franciacorta, divenuta sinonimo di “Metodo Classico” e di “Champagne”. In parte a buona “ragione”. La Doc bresciana è quella che si mostra più compatta in tutti i contesti, nazionali e internazionali. Anche a costo di sembrare sgarbata e presuntuosa.
Come al recente concorso dedicato agli spumanti italiani andato in scena in Abruzzo (Spumantitalia), dove non ha figurato neppure un’etichetta di Franciacorta. Una scelta degna del Marchese del Grillo. Quando all’estero si parla di spumanti di qualità, è proprio in Franciacorta che va il pensiero. Ubi maior, Prosecco cessat.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.