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“TalkS. Talking about…”: al The Spirit di Milano incontri per parlare di Beverage

MILANO – Ha esordito lo scorso 27 febbraio, al The Spirit Milano, “TalkS. Talking about…“. Una serie di incontri per parlare di buon bere con esperti del settore.

Occasione per confrontarsi su svariati temi legati al mondo del Beverage, il primo incontro ha avuto come focus “Il Design è in grado di alterare la nostra percezione del gusto?“.

Ospiti della serata Simona Cardinetti, product & interior designer e Juan Carlos Viso, l’interior designer che ha progettato e realizzato gli interni di The Spirit. Moderatrice del dibattito Sophie Wannenes, interior designer e personalità dell’antiquariato.

Fulcro della discussione un sottile gioco realizzato dallo staff di The Spirit: un cocktail alla cieca (Not a Club Soda, da noi già assaggiato in occasione delle presentazione della nuova drink list) servito in due contenitori anonimi.

Una bottiglietta trasparente ed un bicchiere highball con stecca di ghiaccio e scorza di limone. La scelta, se fruire della preparazione da un contenitore o dall’altro, è stata da noi fatta anche per attrattiva estetica? Può davvero l’estetica essere veicolo del gusto? I sommelier risponderebbero di no.

Direbbero che il design del contenitore (rigorosamente un calice) ha senso solo per raccogliere e portare correttamente al naso tutti i profumi del vino, spirit, cocktail che stiamo degustando. Ma forse c’è di più.

Se è vero che dalla bottiglietta è praticamente impossibile sentire profumi prima dell’assaggio l’esperimento del The Spirit ci porta a riflettere anche su un altro punto: la gestualità.

Ogni contenitore ci porta per sua natura ad un gestualità diversa del bere. Bere dalla bottiglia è molto diverso che bere da un highball , che è diverso che bere da un baloon, che è diverso che bere da un calice.

Bere dalla bottiglietta ci rimanda mentalmente al bersi una “birretta” alla grigliata con gli amici. Il calice ci rimanda alle degustazioni tecniche e via dicendo. Interviene quindi anche un terzo aspetto, quello della convenzione sociale.

È quindi inevitabile che la nostra scelta, il nostro giudizio di fronte al beverage, sia una somma di aspetti tecnico-degustativi, bellezza estetica ed idea sociale (perché no? Anche preconcetto).

Prendono quindi senso le parole di Juan Carlos quando parla di “vestire l’eccellenza”; di raccontare un prodotto di qualità anche attraverso il design per poter comunicare in modo diretto ed immediato il suo valore. Design che deve essere veicolo contemporaneamente di funzionalità e bellezza per poter trasmettere il messaggio che il prodotto sottintende.

Attenzione, ovviamente, all’effetto opposto: vestire fin troppo bene un prodotto non così eccellente per migliorarne l’appeal. Lo sanno fin troppo bene pubblicitari e communication manager. Ma fintanto che il prodotto resta un’eccellenza allora il design può essere un valido aiuto. Perché, che ci piaccia o no, tutti noi scegliamo anche con gli occhi.

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