“Solo per fare un esempio – continua Moncalvo – i produttori canadesi potranno utilizzare il termine Parmesan, ma anche produrre e vendere Gorgonzola, Asiago e Fontina, mantenendo una situazione di ambiguità che rende difficile ai consumatori distinguere il prodotto originale ottenuto nel rispetto di un preciso disciplinare di produzione dall’imitazione di bassa qualità. Ma soprattutto si crea una concorrenza sleale nei confronti del vero Made in Italy in cui perde l’agricoltura italiana che – conclude Moncalvo – ha fondato sulla distintività e sulla qualità la propria capacita’ di competere”.
In sintesi, il Canada continuera’ a produrre e vendere sul proprio mercato Parmesan e a produrre e vendere Gorgonzola, Asiago, Fontina ma dovrà aggiungere l’indicazione “Made in Canada”. Potrà iniziare a produrre e vendere prodotti non presenti prima come ad esempio lo “squacquerone di Romagna”, ma dovrà aggiungere il termine “style” o “imitazione“. Il Canada, infine, acconsentirà all’ingresso nel proprio mercato del prosciutto di Parma Dop, fino ad ora precluso, in coesistenza con il Prosciutto di Parma canadese.
VINO ITALIANO E CETA
I DETTAGLI
Saranno Enrico Viglierchio, General manager di Castello Banfi (Toscana), Francesca Planeta, titolare dell’Azienda Agricola Planeta (Sicilia) e Antonio Rallo i delegati dell’Unione Italiana Vini nel “gruppo di lavoro” dell’ICE. Nel corso della prima riunione, sono state individuate le linee guida di un progetto ritenuto, dallo stesso sottosegretario Scalfarotto, inedito per il nostro Paese sia per l’importanza delle risorse economiche destinate al solo prodotto vino, sia per la modalità di progettazione delle attività, frutto di un piano costruito con le imprese.
“Bisogna mettere a punto una strategia per creare maggiori sinergie tra gli investimenti del pubblico e del privato – ha ribadito Antonio Rallo – tema sul quale il ‘tavolo promozione’ del Consiglio Nazionale di UIV si è espresso in maniera chiara. Alle istituzioni pubbliche spetta l’onere di finanziare attività di formazione e comunicazione del sistema ‘vino italiano’, alle imprese la responsabilità della promozione di prodotto attraverso le fiere, le degustazioni e le presentazioni dei prodotti. Due linee di lavoro parallele che devono integrarsi evitando sovrapposizioni”.
I DATI
Negli Stati Uniti, secondo le elaborazioni di Osservatorio del Vino – Ismea su dati Ihs-Gta, l’Italia mantiene saldamente la leadership tra i Paesi fornitori, sia in termini quantitativi che in valore. Le importazioni di vino italiano in USA hanno chiuso il 2016 con una progressione del 6,1% in valore superando 1,6 miliardi di euro (per 3,23 milioni di ettolitri) e confermando il primato del Bel Paese. Sono soprattutto le bollicine ad aver determinato questo passo in avanti. Dai dati statunitensi, infatti, emerge che la domanda a stelle e strisce degli spumanti italiani è cresciuta del 28% a volume e del 34% a valore, contro una domanda media a livello mondiale aumentata rispettivamente del 18% e 12%. L’Italia consolida quindi il primato come fornitore degli Usa anche nel segmento degli spumanti con una quota pari al 55% del totale a volume.
“Oggi – sottolinea Rallo – gli investimenti delle aziende per la promozione in Usa necessitano del sostegno di una campagna di comunicazione istituzionale che racconti il sistema vino italiano puntando con decisione ad accrescerne il valore attraverso l’aumento del prezzo medio a bottiglia. È necessario studiare un linguaggio adeguato e dedicato anche ai baby boomers ed ai millennials che rappresentano il presente ed il futuro del consumo di vino di qualità, con un messaggio capace di coniugare il sentiment dell’italian style all’eccellenza dei nostri vini. Dobbiamo, poi, orientare il progetto soprattutto verso gli Stati centrali dove sta crescendo il consumo di vino e noi italiani siamo ancora poco presenti”.
“In questo piano strategico – conclude il Presidente di UIV – vogliamo che ICE, interlocutore attento e competente in strategie di marketing e comunicazione, diventi cabina di regia di tutti i soggetti che, a vario titolo, organizzano eventi sul vino italiano negli USA, creando un grande calendario condiviso di queste attività”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.