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Five Roses, il rosato della pace tra Gdo e Horeca. Tutto pronto per il Club

Il vino simbolo dei rosati pugliesi e italiani. Un’azienda nell’azienda. Un brand nel brand, tanto da ispirare la creazione di veri e propri “Club” di appassionati, progetto ormai in dirittura d’arrivo.

Five Roses, il rosato da uve Negroamaro e Malvasia Nera della Leone de Castris, è un vero e proprio case history. E non solo per il successo di un’etichetta divenuta un marchio di fabbrica per la cantina di Salice Salentino.

Il rosato della Leone de Castris, prodotto ininterrottamente dal 1943, offre l’immagine di una perfetta gestione aziendale del rapporto Gdo-Horeca. Due mondi, quelli del vino al supermercato e del vino destinato esclusivamente alla ristorazione e alle enoteche, che solo in apparenza paiono inconciliabili.

IL SEGRETO
La ricetta è presto spiegata. Il Five Roses della grande distribuzione è diverso da quello che finisce nelle enoteche. Sugli scaffali dei supermercati un blend composto al 90% da Negroamaro e al 10% da Malvasia Nera. Percentuale, quest’ultima, che sale al 20% per il Five Roses Anniversario, destinato alle enoteche. Dodici gradi per il primo. Mezzo grado in più per il secondo.

Ancora prima, in vigna, viene scelto l’allevamento tradizionale ad alberello per il top di gamma. La più moderna spalliera per il rosato del supermercato. Tecniche che comportano costi differenti di gestione della pianta e del frutto.

“Tutte differenziazioni – spiega Alessandro Lodico dell’ufficio Commerciale Italia Leone de Castris (nella foto) – che ci hanno permesso di assistere alla convivenza dei due prodotti sulle carte dei vini dei ristoranti di diversi nostri clienti. Due prodotti che si differenziano infatti per intensità, morbidezza e versatilità nell’abbinamento”.

E ancor prima nel colore. Nel calice, il Five Roses della Gdo si presenta più scarico. Naso intenso e tipico, ma non quanto quello del Five Roses Anniversario. E’ alla prova del palato che la versione Horeca stacca la sorella Gdo. Gastronomicità evidente, morbidezze accentuate. Il trionfo della complessità sull’immediatezza della beva e sulla freschezza, facile e pronta, del Five Roses da supermercato.

“Ciò non significa che un prodotto sia buono e l’altro scarso – precisa Lodico – ma che si tratti di due etichette pensate per un pubblico differente e per momenti differenti. In questo modo riusciamo a soddisfare chi pretende di bere un buon vino a tavola, tutti i giorni. E allo stesso modo chi ha più tempo e pretese, al ristorante, per godersi un abbinamento perfetto con i piatti prescelti”.

Le cifre del rosato principe della Leone de Castris, del resto, parlano chiaro. Alle 150 mila bottiglie di Five Roses Anniversario da 75 centilitri distribuite nel canale tradizionale (Horeca) fanno eco le 160 mila distribuite quasi esclusivamente nel canale moderno (Do e Gdo). Palla al centro.

I FIVE ROSES CLUB
Un vino che si muove liquido nel mondo de Castris. Quasi animato da vita propria. Tanto che la casa di Salice Salentino sta per ufficializzare il lancio dei Five Roses Club. “Si tratterà di un gruppo ristretto di locali come wine bar ed enoteche nostre clienti – spiega Alessandro Lodico – nei quali la Leone de Castris promuoverà la cultura del rosato attraverso degustazioni del Five Roses e di rosati provenienti da altri territori. Un modo per fare cultura del vino, avvicinando storie e realtà lontane solo geograficamente”.

Una targa esterna indicherà l’adesione al “Club”. “Il resto – chiosa Lodico – lo farà all’interno chi, come noi, da sempre, si diletta con i rosati puntando alla qualità assoluta”.

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Vini al supermercato

Il Salice Salentino Riserva 2012 Selvarossa e il miracolo della lievitazione del prezzo

(3 / 5)Un’operazione commerciale di proporzioni “globali”, nel mondo della critica del vino “che conta”. O che dovrebbe contare. Giustifichiamo così, noi modestissimi commentatori di vinialsupermercato.it, la lievitazione del prezzo che sta subendo, nei supermercati italiani, il Salice Salentino Dop Riserva Selvarossa di Cantine Due Palme. Il prezzo del vino rosso pugliese della società cooperativa agricola di Cellino San Marco (Brindisi), supervalutato da tutte le più prestigiose “guide” del vino del Belpaese, cresce assieme al consenso ottenuto da parte dei “big” della critica enologica. E in Esselunga, che lo distribuisce sugli scaffali della propria fitta rete di supermercati, passa da 13 a quasi 17 euro. Nel giro di tre mesi scarsi. Per carità, non stiamo parlando certo di un caso clamoroso. Selvarossa Riserva è un buon vino. Ma a dirla tutta: per quasi 17 euro, in Gdo, si può bere decisamente di meglio. Per sdrammatizzare, basti pensare a quanto sta combinando l’e-commerce Tannico.it. Che sul proprio sito di vendita di vini online mette in bella mostra i “Tre bicchieri” affibbiati a Selvarossa dal Gambero più famoso d’Italia (vedi immagine sotto). E, magicamente, “sconta” ai propri clienti un 35% sul prezzo pieno, che sale – però – a ben 23 euro. Portando Selvarossa a un prezzo finale, sconto incluso, di 14,90 euro: spese di spedizione escluse, of course. Chapeau. Eppure sarebbe forse questa la “dimensione prezzo” corretta, al netto delle super valutazioni, di questo rosso di Puglia della coop brindisina.

LA NOSTRA DEGUSTAZIONE
Per giudicare bisogna assaggiare, lo abbiamo sempre sostenuto. E allora ecco qui le nostre note degustative del Salice Salentino Dop Riserva Selvarossa Cantine Due Palme. Sotto la nostra lente di ingrandimento, la vendemmia 2012. Precisiamo innanzitutto che si tratta di un rosso riserva ottenuto per l’85% dalla varietà Negroamaro, completata da un 15% di Malvasia Nera. Nel calice, il vino si presenta d’un rosso rubino intenso, poco trasparente, profondo, con riflessi amaranto. Al naso un gran calore alcolico, che solo in parte si giustifica con i 14,5% di alcol in volume. Con l’ossigenazione emergono interessanti note fruttate di ciliegia (sotto spirito, più che in confettura) e decisi spunti terziari di vaniglia e liquirizia. Un vino che, al palato, si presenta caldo. Il tannino è avvolgente e il retrogusto richiama le note di frutta a bacca rossa (ciliegia) già avvertite al naso, che si arricchiscono di una nota amarognola tipica della carruba. Un vino che, tuttavia, pare “sfuggire” via veloce, senza lasciare una firma inconfondibile in bocca, tale da giustificarne il prezzo. E non si capisce neppure – ma sarà sicuramente un nostro limite – come possa evolvere ulteriormente negli anni questo tanto decantato Salice Salentino da 17 euro in Gdo.

Del resto, a Vinitaly 2016, lo scorso aprile, era stato lo stesso direttore commerciale di Cantine Due Palme, Giacomo Di Feo, ad annunciare chiaramente ai lettori di vinialsupermercato.it l’ormai imminente lievitazione dei prezzi di Selvarossa: “Stiamo riposizionando verso l’alto il prezzo del nostro vino top di gamma presente nei supermercati Esselunga – ammetteva Di Feo – a fronte di un prezzo iniziale di circa 13 euro. Una catena che ben lo espone non può che essere per noi un valore aggiunto”. Coerenza e onestà che meritano un riconoscimento, al di là delle grandi recensioni che negli ultimi mesi hanno favorito il processo di lievitazione di Selvarossa Due Palme in Gdo e, per certi versi, anche in Horeca. E con altrettanta coerenza e onestà, noi di vinialsupermercato.it vi consigliamo di provare un altro vino rosso di Puglia di Cantine Due Palme, dal rapporto prezzo-qualità davvero eccezionale: parliamo del Susumaniello Serre (9/11 euro in Esselunga o nei supermercati Il Gigante, i primi ad averlo in assortimento, anche nel nord Italia). Un vino, questo sì, di cui innamorarsi. Per davvero.

Prezzo pieno: 16,90
Acquistato presso: Esselunga

 

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Il miglior Vino del Sindaco 2016 è pugliese. Ecco i premiati

E’ prodotto a Novoli, in provincia di Lecce, il miglior vino della XV edizione de La Selezione del Sindaco, il concorso enologico delle Città del Vino, che quest’anno ha visto protagonista come sede delle commissioni di assaggio la città dell’Aquila, in Abruzzo. Con 94,50 punti su 100 si è affermato al primo posto conquistando una Gran Medaglia d’Oro il Falco Nero Salice Salentino Riserva 2009, prodotto con uve Negroamaro dalle Cantine De Falco.

Da oltre mezzo secolo questa realtà pugliese si propone di realizzare “vini di qualità, unendo alla tradizionale arte del fare buon vino l’uso delle migliori tecnologie innovative”. La sede è a Novoli mentre i vigneti dai quali si ricavano i vini sono dislocati fra le province di Lecce, Brindisi e Taranto, tutte “terre vocate alla grande e affermata produzione dei vini del Salento”. L’esperienza del capostipite Salvatore De Falco, la passione e l’impegno costante del figlio Gabriele sono gli elementi che hanno reso notevoli apprezzamenti nel mondo vinicolo nazionale e posto le basi “per orizzonti più vasti verso i mercati esteri ove sono particolarmente affermati il Primitivo e il Negroamaro”. Non a caso, un’altra annata di Falco Nero Salice Salentino Riserva, la 2013, si è di recente aggiudicata la medaglia d’oro al Concours Mondial de Bruxelles.

Al secondo posto a pari punteggio (94 punti) l’Arbaria Passito di Pantelleria Dop da uve Zibibbo, annata 2011, dell’azienda Vinisola, di Pantelleria (Tp); e il vino pugliese Rivo di Liandro Salice Salentino Doc Riserva 2012, prodotto dalla cooperativa dei produttori agricoli di San Pancrazio Salentino (Brindisi). Quarto posto per un altro pugliese: il Selvarossa Salice Salentino Doc di Cantina Due Palme.

In generale il concorso ha visto protagonisti i grandi vitigni italiani: Negroamaro, Montepulciano, Gaglioppo, Raboso, Zibibbo e Corvina. Ma ai primissimi posti anche tre vini portoghesi, che si aggiudicano  tre Gran Medaglie d’Oro. Al primo posto tra le 108 Medaglie d’Oro con 91,80 punti il Clematis, un vino dolce annata 2011 da uve Montepulciano, prodotto in Abruzzo con la denominazione Igt Colline Pescaresi dall’azienda agricola Ciccio Zaccagnini. Al secondo posto tra gli Ori un vino portoghese, il Venanzio da Costa Lima Moscatel Reserva Doc Setubal 2008. Invece tra le 215 Medaglie d’Argento al primo posto il Morellino di Scansano Docg 2012 della cantina Conte Guicciardini Castello di Poppiano (86,80 punti).

I PROTAGONISTI
Biologici, passiti, autoctoni, in argilla, kosher, spumanti e sempre e comunque “piccole partite di vino di qualità, prodotte nelle Città del Vino”. Sono questi i protagonisti dell’ultima edizione de La Selezione del Sindaco, organizzato dall’associazione che aggrega 450 Comuni in Italia e un migliaio in Europa attraverso Recevin.

La Selezione del Sindaco è un concorso enologico unico perché le cantine possono partecipare solo in alleanza con il Comune di riferimento.  Inoltre perché il concorso è pensato per piccole partite di vino (minimo 1.000 massimo 50.000 bottiglie) e con un’attenzione particolare a vitigni autoctoni, anche a vini passiti, vini maturati in argilla e produzioni di qualità delle cantine sociali. Anche in questa edizione non sono state previste Medaglie di Bronzo, mentre il limite inferiore delle Medaglie d’Argento è stato innalzato dal punteggio minimo di 82 a 84,40, segno di ulteriore distinzione e qualità per i vini premiati.

“La Selezione del Sindaco si conferma il primo concorso enologico internazionale organizzato in Italia – commenta Floriano Zambon, presidente di Città del Vino -. Con la realizzazione del concorso all’Aquila abbiamo voluto mantenere viva l’attenzione sulle problematiche che ancora permangono dopo il terremoto in Abruzzo e dare un segnale di come attraverso la viticoltura di qualità sia possibile rilanciare un’area con forti vocazioni anche enoturistiche. Il 4 luglio – conclude Zambon – torniamo all’Aquila per un grande evento di degustazione che consentirà al pubblico di assaggiare le 1.100 etichette partecipanti”. Dalle Città del Vino i ringraziamenti alla Regione Abruzzo, alla Camera di Commercio, al comune dell’Aquila e all’Istituto Alberghiero Leonardo da Vinci – O. Solecchi dell’Aquila per l’ottima organizzazione e l’ospitalità. Un benvenuto particolare all’Aquila che diventa Città del Vino.

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