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Viticoltura biodinamica: Demeter Austria e respekt-BIODYN sempre più alleate

niki moser fred loimer Viticoltura biodinamica Demeter Austria e respekt-BIODYN sempre più alleate

Movimenti e alleanze in corso in Europa sul fronte della viticoltura biodinamica. Demeter Austria e respekt-BIODYN, altra associazione che raggruppa vignaioli votati ai principi steineriani – tra cui gli italiani Foradori (Trentino) e Manincor (Alto Adige) – si sono presentate con un calendario di eventi comuni in occasione dell’ultima edizione di vino VieVinum di Vienna, tra gli eventi di punta del vino austriaco.

«L’obiettivo – spiega Niki Moser della tenuta Sepp Moser, portavoce di Demeter Austria (nella foto, a sinistra) – è una viticoltura rigenerativa e sostenibile. L’etichetta con cui questo avviene è di secondaria importanza».

Questo parere è sempre più condiviso tra i viticoltori delle associazioni biodinamiche Demeter Austria e respekt-BIODYN. Da diversi anni offriamo formazione ed eventi comuni, ci sosteniamo a vicenda e ci scambiamo idee».

Per Demeter Austria hanno aderito Rudolf Fidesser, Robert Gassner, Niki Moser/Sepp Moser, Manuel Ploder/Ploder-Rosenberg, Niki Saahs/Nikolaihof, Georg Schmelzer, Johannes Trapl, Johannes Zillinger. Per resspekt-BIODYN Clemens Busch, Kurt Feiler Feiler-Artinger, Michael Goëss-Enzenberg/Manincor, Fred Loimer, Hansjörg Rebholz, Alexander Sattler/Sattlerhof, Fritz Wieninger, Emilio Zierock/Foradori.

LA VITICOLTURA BIODINAMICA IN AUSTRIA

Le linee guida dell’agricoltura biodinamica, basate sul Corso di Agricoltura dell’antroposofo Rudolf Steiner, esistono da poco meno di cento anni. Le prime tre cantine Demeter sono state certificate nel 1999 e oggi circa 80 viticoltori lavorano secondo le loro linee guida.

Molte aziende, tuttavia, utilizzano l’agricoltura mista. I vigneti vengono coltivati come «organismi agricoli viventi, adattati individualmente ai rispettivi terroir», su una superficie totale di circa 800 ettari. Il portavoce di questo gruppo di viticoltori è Niki Moser, della tenuta Sepp Moser.

Respekt-BIODYN è conta nel 2022 ventotto membri, con trentuno aziende in Germania, Italia, Austria, Slovenia e Ungheria. È stata fondata nel 2007, con l’obiettivo di «lottare insieme per una sempre maggiore qualità e individualità del vino».

Michael Goëss-Enzenberg, della tenuta altoatesina Manincor, dirige l’associazione in qualità di presidente. Il suo vice è l’enologo della Kamptal, Fred Loimer (nella foto sopra, a destra).

Respekt-BIODYN si è affermata negli ultimi anni a livello internazionale, accanto a Demeter e Biodyvin, come una forza importante e trainante nella viticoltura biodinamica. In totale, i membri di respekt coltivano una superficie di circa 1.010 ettari.

UN VINO BIODINAMICO AUSTRIACO DA NON PERDERE

Kremstal Dac Reserve 2019 Riesling Ried Gebling 1 öwt, Sepp Moser

Siamo in Bassa Austria, nel Weinviertel, con il Riesling in purezza prodotto dalla tenuta Sepp Moser. Si tratta della cantina guidata dal portavoce di Demeter Austria, Niki Moser.

Alla vista, il vino si presenta del canonico giallo paglierino, con lievi riflessi verdolini che ne sottolineano la gioventù. Naso intenso ed elegante, dominato da ricordi d’agrumi: netto il pompelmo.

Non manca la frutta a polpa gialla (una nettarina polposa), così come richiami floreali freschi. Deciso e giustamente affilato il sorso, che scivola su note perfettamente corrispondenti al naso. Centro bocca e chiusura sferzate dalla freschezza tipica del vitigno. Un Riesling all’inizio del suo percorso di vita pluridecennale.

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“La viticoltura biodinamica? Molto più del cornoletame”. Parola di Roberta Ceretto


ALBA – Hanno tutti gli occhi chiari, azzurri come il mare, i “ragazzi” della terza generazione Ceretto. I figli di Bruno e Marcello (Roberta, Federico, Lisa e Alessandro), eredi della casa vinicola fondata da Riccardo negli Trenta, in località San Cassiano ad Alba (CN), hanno ereditato la luce posta sui cru del Barolo e del Barbaresco dai genitori. E l’hanno trasformata in uno sguardo “green“, da riversare interamente sui vigneti.

La certificazione biologica dei 170 ettari risale al 2015. Ma in realtà, dal 2003, sarebbe meglio parlare di una “scientifica applicazione della biodinamica in vigna, che va ben oltre il cornoletame“. A chiarirlo è Roberta Ceretto, figlia di Bruno, mentre crescono le superfici vitate della cantina che si avvalgono di principi steineriani.

Il nostro è un approccio scientifico alla biodinamica. Fare vino significa seguirlo in tutte le sue fasi, dalla vigna alla vendita. Quello che noi facciamo è accompagnarlo dal vigneto al consumatore finale. C’è molto più del cornoletame nella nostra idea di biodinamica”, chiarisce Roberta a WineMag.it, camminando sotto le volte della cantina storica del Monsordo.


Una convinzione che affonda le radici nella storia del territorio, fatta propria dalla famiglia Ceretto in una veste moderna, ragionata. Che va ben oltre il marketing e i “bollini”, utili a far felici i sempre meno numerosi “ultrà del vino che puzza“, purché sia autoproclamato “naturale” dal produttore. Gente di cui ha parlato di recente anche Alessandro Dettori.

“Mio padre e mio zio – sottolinea Roberta Ceretto – fanno parte di quella generazione che ha ‘costruito’ le Langhe, attorno al mito del Barolo e del Barbaresco. Non erano le Langhe di Fenoglio e della ‘malora’, ma non si allontanavano molto”.

“Di certo non erano neppure le Langhe che è possibile ammirare oggi passeggiando, dove è tutto bello, si mangia bene, eccetera. Vent’anni fa, quando ho iniziato a lavorare in azienda – ricorda Roberta – per me era difficile trovare qualcosa che funzionasse qui attorno: un albergo, un ristorante. Adesso, forse, le Langhe sono il territorio dove si mangia meglio in assoluto in Italia”.

Un’evoluzione, quella delle Langhe, che ha coinvolto e travolto (positivamente) anche l’enologia. “I vini sono migliorati tantissimo – ammette la figlia di Bruno Ceretto (nella foto, sotto) – e la gente non improvvisa più, come un tempo. Mio nonno è passato da autista di una cantina a produttore di vino. Mio cugino Alessandro, invece, ha fatto l’enologica, l’università, ha fatto vendemmie in giro, dappertutto”.

L’analisi di Roberta prosegue con limpidezza e lucidità. Mentre tutt’attorno il vino riposa nelle botti: “Non dovrei dirlo, per carità: c’è anche il discorso della conversione al biodinamico nel miglioramento dei nostri vini negli anni, acclarato dalla critica internazionale. Ma c’è da dire che Alessandro è molto più preparato. Il vino del contadino, fatto a sentimento, non esiste più”.

“Noi ci avvaliamo di due biologi a tempo pieno – sottolinea Roberta Ceretto – ma non perché il nostro sia un vino artefatto: lavoriamo a stretto contatto con la natura. Però, se devi fare una vendemmia, non entri in vigneto a caso! Frasi come ‘oggi mi sembra possa andar bene’, non funzionano più. Ogni nostra barrique è siglata, un programma ci aggiorna sulla progressione della maturazione: non esiste più nulla di improvvisato“.

Secondo Rudolf Steiner, padre della biodinamica, il letame di vacca che abbia partorito almeno una volta, infilato in un corno, sotterrato e recuperato prima di Pasqua, incrementerebbe la resa del terreno. Una pratica nota come “Preparato 500”, o “cornoletame”

“Vero che poi il produttore, e l’enologo nello specifico, hanno un talento nel riconoscere le varie fasi. Ma ormai, a un brand come Ceretto, non viene perdonato più nulla, soprattutto perché produciamo vini come Barolo e Barbaresco, che non sono generalmente accessibili a tutti i portafogli. Scoccia non spendere bene 100 euro“.

Già, perché “un vestito lo puoi cambiare ricorda Roberta – ma una bottiglia di vino no. E la faccia che ci metti è la tua, da produttore. In cantina, quindi, si lavora come in un laboratorio. Questo non vuol dire modificare la natura, ma seguirla, ben oltre il cornoletame. Sfruttando la tecnologia per migliorare quel che ci fornisce”. Voce del verbo Ceretto. Amen.

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Coldiretti: +45% vendite di vino bio, è l’anno della svolta green

Svolta green nel bicchiere dove mai così tanto vino biologico è stato versato dagli italiani con un balzo record del 45% nelle vendite del 2017 rispetto all’anno precedente, per un totale di 3,84 milioni di litri venduti nella grande distribuzione a livello nazionale.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Infoscan Census che svela la rivoluzione nei consumi in atto in occasione del Vinitaly dove all’apertura di domenica 15 aprile dalle ore 9,30 al Centro Servizi Arena (nel corridoio tra i padiglioni 6 e 7) saranno mostrate in anteprima le straordinarie innovazioni ed i trend del vino con i numeri del Made in Italy e la prima “Borsa” delle bottiglie italiane.

L’aumento della domanda interna – precisa la Coldiretti – riguarda anche le bollicine con le vendite di spumante bio che crescono del 41% per un totale di 361.469 litri nel 2017.

Il tasso di crescita in valore delle vendite per il vino biologico nel 2017 è stato superiore di venti volte quello della media del settore a dimostrazione che la ricerca della naturalità – sottolinea la Coldiretti – è la nuova tendenza in espansione sul mercato del vino in Italia e all’estero, con il vino biologico Made in Italy che è infatti anche un fattore chiave di successo per le esportazioni soprattutto in mercati “maturi” come la Germania.

Una domanda – precisa la Coldiretti – alla quale l’Italia puo’ rispondere positivamente anche grazie allo sforzo dei viticoltori con i vigneti coltivati a biologico o in conversione che hanno raggiunto 103.545 ettari, dei quali 66.133 biologici e 37.412 in conversione, secondo il Sinab 2017. Le vigne Made in Italy al “naturale” sono praticamente raddoppiate negli ultimi cinque anni con Sicilia. Puglia e Toscana che – continua la Coldiretti – salgono nell ordine sul podio delle Regioni con maggiore superficie biologica a vigneto e rappresentano insieme i 2/3 del totale nazionale. E a crescere – precisa la Coldiretti – sono anche le aziende agricole con i vigneti coltivati secondo le tecniche della biodinamica codificate nel 1924 da Rudolf Steiner tra fasi lunari, corna di vacca e soluzioni omeopatiche, che rappresentano ben il 20% delle oltre quattromila realtà presenti in Italia.

L’aumento è determinato dalla sensibilità ecologica che si sta diffondendo tra i cittadini come dimostra il fatto che 6 italiani su 10 che nel 2017 secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ hanno acquistato almeno qualche volta prodotti bio, segno di una maggiore attenzione all’impatto ambientale dei propri comportamenti.

Una richiesta che – continua la Coldiretti – trova attento il mondo del vino nel suo complesso come dimostrano i risultati dell’ultimo controllo ufficiale degli alimenti realizzato dal Ministero della salute che dalle analisi non ha rilevato in Italia alcun campione di vino irregolare per la presenza di residui chimici. Un primato che sarà al centro dello stand della Coldiretti dove fino alla chiusura del Vinitaly si alterneranno nei diversi giorni esposizioni, dimostrazioni pratiche, mostre ed analisi mirate alla promozione e difesa del vino italiano nel mondo.

L’attenzione per l’impronta ecologica delle produzioni ha portato la Coldiretti a promuovere il primo marchio che certifica le uve e i vini ottenuti con criteri di sostenibilità, per la conservazione delle risorse naturali, la biodiversità, la salute e la cura del paesaggio collinare.

“The Green Experience” sarà presentato al Vinitaly dalla Coldiretti Cuneo lunedì 16 aprile alle ore 16.45 presso l’area istituzionale della Regione Piemonte con il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo.

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