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Il Rosso di Montefalco 2019 è la vera sorpresa di Anteprima Sagrantino 2022

Il Rosso di Montefalco 2019 è la vera sorpresa di Anteprima Sagrantino 2022

Se in Italia c’è una Denominazione che si sta interrogando su se stessa, tentando di proiettarsi sui mercati nazionali e internazionali con rinnovato entusiasmo e stile, quella è il Sagrantino di Montefalco. Il potente rosso umbro fa passi da gigante in termini di appeal, grazie al poliedrico vignaiolo alieno scelto di recente come presidente del Consorzio.

Il riferimento è a quel Giampaolo Tabarrini che può permettersi di presentare l’annata in ciabatte (infradito, per l’esattezza) ma soprattutto in inglese (finalmente!), lasciando ad altri il compito di «sopravvalutare» l’annata 2018 con “4 stelle”. Il tutto, di fronte a un pubblico di esperti italiani e stranieri mai così folto.

Nel calice, il Sagrantino 2018 in degustazione all’Anteprima 2022 (24-27 maggio) sembra, di fatto, cedere qualche passo al meno celebre Rosso di Montefalco. Un vino da (ri)scoprire e (ri)valutare, slegato dalla locale Docg che continua comunque a convincere con Tabarrini – Colle alle Macchie e Colle Grimaldesco sempre al top – Bocale, Pardi e Antonelli San Marco, ancor più che con Lungarotti, Colle Ciocco e Perticaia.

I Rosso di Montefalco sembrano aver trovato, negli ultimi due anni, una quadratura media mai così centrata nel ventaglio generale, nonostante il variegato e difforme utilizzo di varietà internazionali (principalmente le bordolesi, dal 15 al 30% dell’uvaggio) unite a Sangiovese (tra il 60 e l’80%) e al Sagrantino (dal 10 al 25%).

ROSSO DI MONTEFALCO SUGLI SCUDI AD ANTEPRIMA SAGRANTINO 2022

Il programma delle Anteprime umbre della scorsa settimana dimostra comunque che l’espressione dei Cabernet, del Merlot e del Sangiovese ha una marcia in più a Montefalco rispetto ad altre zone dell’Umbria (vedi l’areale del Trasimeno, in grande sofferenza e carenza d’identità su Igt e Rosso Doc, alla prova del calice).

Ed è proprio da questa consapevolezza che i produttori montefalchesi intendono ripartire. Dando al “Rosso” un’identità sempre più precisa. Tra i Montefalco Rosso Doc 2019 in degustazione ad Anteprima Sagrantino 2022 brillano quelli di Bocale (ancora lui), Moretti Omero e Tenuta Bellafonte (“Pomontino”), oltre ad Antonelli San Marco (rieccolo), Arnaldo Caprai e Briziarelli.

La denominazione, per base vitigno e approccio dei produttori, ha tutte le carte in regola per guadagnarsi spazi maggiori sul mercato. Sia in termini di vino di “pronta beva”, sia da medio o medio-lungo affinamento.

Lo ha dimostrato, in occasione di Anteprima Sagrantino 2022, il vendemmia 2016 di Pardi. Non è un caso se, tra i “Rossi” in degustazione, abbiano convinto – più di altri 2019 – anche i 2018 di Luca di Tomaso, Fattoria Colsanto e Montioni, oltre al Boccatone 2017 di Tabarrini.

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Come a Milano, ma è Foligno: una notte a Imbibe, il cocktail bar di Leonardo Ferretti

Via Antonio Gramsci 28, Foligno. È qui che si trova Imbibe, piccolo cocktail bar aperto nel 2014 da Leonardo Ferretti. Una vietta lastricata del centro storico, degna della “Milano da bere”: locali in ogni angolo, giovani. In una parola, movida. Svolti a sinistra, dall’elegante piazza della Repubblica. E la cittadina della provincia di Perugia cambia ritmo. Persino colore. Pochi metri quadrati per Imbibe, cocktail bar dagli arredi minimal ma ricercati, al millimetro. Qualche tavolino ed un bancone, dietro il quale “Leo-mad Fer-it” dà sfogo alla sua tecnica e creatività.

Niente flair estremo. Niente bottiglie che volano, bar spoon che ruotano fra le dita o routine improbabili. La maestria di Leonardo sta in una grande consapevolezza delle tecniche di miscelazione. Nella conoscenza degli ingredienti, di qualunque natura essi siano. E nella sua grande capacità di interazione con gli ospiti del locale.

Trentasei anni ed una lunga gavetta fra locali e catering. Una preparazione che solo chi ha davvero avuto a che fare col pubblico può avere ed esibire. Imbibe è questo. Non solo una drink list da cui emerge un grande rispetto per i classici ma anche – e soprattutto – l’abilità di Leonardo Ferretti nel creare drink “su misura”.

Ottimo spirito d’osservazione e poche parole per capire chi si ha di fronte, interpretarne i gusti e coinvolgerlo nel processo creativo. Magari chiedendogli di scegliere un ingrediente, pur assurdo che sia: “Cipolla“. Basta una scintilla per confezionare calici ad hoc, in grado di assecondare (o sfidare) le aspettative.

Per far ciò Leonardo ha sviluppato un pensiero “tridimensionale“, in cui ogni potenziale componente del drink non è più solo “se stesso” ma diventa “ogni cosa che può essere, o derivare da se stesso”. “Un ortaggio o un frutto – spiega Ferretti – non è solo ciò che conosciamo allo stato solido, ma può essere un estratto, un’essenza, un profumo, una consistenza o altro ancora”. Magia? Non esattamente.

Meglio parlare di smaterializzazione degli elementi da cui nascono piccoli gioielli, capaci di valorizzare le eccellenze locali. Come il drink a base vino (Rosso di Montefalco, of course) e ciliegia, morbido ed aromatico. O un cocktail con assenzio e cipolla, tanto sottile ed intrigante da risultare gourmet ed invogliare all’abbinamento con un piatto.

Temperature di servizio perfette, dai drink in coppa serviti freschi fino al Julep, contornato dal ghiaccio, passando attraverso il calore di un twist sul Blazer, nella miglior tradizione di Jerry Thomas.

“Bisogna conoscere molto bene le regole per forzare” ricorda Ferretti. Uno che non solo conosce e rispetta le basi. Ma sa infilarsi in quello spazio sottile fra il razionale e l’estro. Alla base di tutto, la passione per il proprio lavoro.

O meglio per il proprio “mestiere” dato che Mr Imbibe si considera un artigiano, uno che crea qualcosa con le proprie mani. Tecnica, consapevolezza, conoscenza e voglia di sperimentare, dal cocktail agli ambienti.

Pareti alte ed antiche incastonate nel centro storico, luci soffuse. Quell’aria rétro che, da sola, dona quel certo non so che. Dietro a questo lo studio di ogni singolo dettaglio. È Leonardo stesso ad aver progettato il bancone e ad averlo modulato per poter perfezionare il set up, a piacimento. Dall’altra parte, nessun ingrediente “standardizzato”.

Tutti i preparati sono home-made, frutto dell’iniziativa di Leo-mad, persino nella loro etichetta identificativa: un viso che sorride quando giri la bottiglia per versarlo. Nel retrobottega, l’archivio storico in un caos ordinato di riviste di settore, vecchie drink list, cataloghi e bottiglie usate per esperimenti vari.

Un locale che è un incubatore di idee, utili ad andare oltre alle apparenze e oltre all’idea stessa, comune, di cocktail. Un locale dove sedersi e godersi il momento. Un locale dove il tempo si ferma e si ritrova il piacere della condivisione. Perché Imbibe è il suo fondatore. Tanto quanto i suoi ospiti.

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