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Enoturismo Ristoranti e Food

Mercato Centrale apre a Merlbourne, in Australia


Ventitré botteghe artigiane
 per oltre 3.500 metri quadrati distribuiti su tre piani nella cornice in stile Art Déco del McPherson’s Building, edificio del 1937 portato a nuova vita. Apre oggi il Mercato Centrale Melbourne, prima tappa fuori dall’Italia per il progetto firmato da Umberto Montano, imprenditore appassionato e creativo con oltre quarant’anni di esperienza nel vasto panorama della ristorazione fiorentina di alta qualità, che, grazie a una visione condivisa, si è associato al gruppo Human Company della famiglia Cardini-Vannucchi, punto di riferimento nel turismo all’aria aperta in Italia.

Partito da Firenze il 23 aprile 2014 e arrivato poi a RomaTorino e Milano con oltre 14 milioni visitatori l’anno, in occasione del suo decennale Mercato Centrale guarda al futuro e, con un’attenta selezione di artigiani locali, italiani di seconda e terza generazione ma non solo,  sbarca nel cuore di Melbourne, in partnership con l’imprenditore australiano Eddie Muto, già proprietario del Gruppo Barman & Larder e noto in Australia per aver lanciato diversi format dell’ospitalità e della ristorazione.

APRE MERCATO CENTRALE MELBOURNE AL MCPHERSON’S BUILDING

A fare da cornice è appunto lo storico McPherson’s Building opera degli architetti S.P. Calder, Reid e Pearson (1937) al 546 di Collins St. nel fulcro del distretto degli affari della metropoli, per un progetto che punta a rigenerare luoghi e spazi, grazie a un’esperienza sempre nuova e in connessione con il tessuto urbano. «La bontà della cucina italiana si fonda sulla tradizione e sull’artigianalità. L’ingrediente chiave è nelle mani di chi raccoglie, produce, impasta, cucina: una combinazione di amore e cura che genera una qualità che definisco “appassionata”» commenta Umberto Montano, presidente e fondatore di Mercato Centrale

«La manualità – aggiunge – la professionalità e la dedizione che ho riscontrato negli artigiani che hanno aderito al Mercato Centrale Melbourne sono eccezionali e stimolanti. È questo il filo conduttore che lega l’Italia a Melbourne in un progetto che vuole unire cittadini, visitatori, critici e appassionati attraverso l’esperienza del buon cibo. Il Mercato Centrale Melbourne sarà il più grande polo della cucina italiana in Australia. Melbourne, con la sua vivacità culturale e l’interesse per la conoscenza, è senza dubbio la città ideale per lanciare un progetto così ambizioso».

LA SQUADRA DEGLI ARTIGIANI

Dal forno alla pasta fresca, dalla frutta e verdura alla mozzarella, dalla pasticceria al pesce, dalla carne al gelato, dal riso al caffè, passando da un ristorante italiano, una pizzeria napoletana, un’enoteca, un cocktail bar e una distilleria: nelle 23 botteghe di Mercato Centrale Melbourne si può scegliere tra prodotti freschi e i piatti preparati direttamente sul posto, tutti frutto delle abilità artigiane di produttori e fornitori che certificano la qualità e genuinità della filiera. Al piano terra il forno di Damian Malone utilizza solo farine integrali, ottenute da cereali di provenienza locale e macinati nel suo tradizionale mulino austriaco. la Pasticceria di Alessandro Grillo (pasticcere originario di Torre del Greco, Napoli) e Vincenzo Marino profuma d’Italia con dolci e torte che alla tradizione aggiungono un tocco di modernità.

Ideale è l’abbinamento con la miscela di caffè sostenibile alla bottega il caffè di Jerry Lee. L’accoppiata italiana d’eccellenza composta da la pasta fresca di Angelo Sperlinga (ispirato dalla nonna) e la pizza al taglio di Nicolò Conenna (cresciuto nel milanese in una famiglia di origini pugliesi) presenta tutta la magia della cucina tricolore: trasformare pochi, semplici ingredienti in un’esplosione di sapori. Accanto a loro la frutta e la verdura di Biviano e figli è un colorato mix frutta fresca e ortaggi, un omaggio agli oltre 50 anni di esperienza della famiglia Biviano come fruttivendoli (tra i primi a Melbourne).

Nikos Chatzopoulos, artigiano de la carne e I salumi, porta in tavola la sua esperienza con lo Josper – un’elegante combinazione di griglia e forno in un’unica soluzione – offrendo una vasta gamma di carni e salumi stagionati in loco. Entrando nel mondo del pesce si trovano i calamari fritti di Paula e Gary Harding, che hanno perfezionato la ricetta originale siciliana tramandata di generazione in generazione dalla nonna di Paula, e il pesce di George Milonas, che porta tutta la sua esperienza e sapere sul pesce fresco direttamente dall’iconico Queen Victoria Market di Melbourne.

L’offerta italiana non sarebbe completa senza la mozzarella di Giorgio Linguanti (arrivato in Australia dalla Sicilia nel 2004), realizzata con latte proveniente da allevatori accuratamente selezionati nella regione del Gippsland. La sua ricotta fresca è perfetta per i cannoli di Dario di Clerico, accuratamente preparati con una selezione di ingredienti di stagione per una varietà infinita di sapori. Ultimo ma non meno importante, Alessandro Luppolo, che nella sua bottega il cioccolato invita a un viaggio nel gusto tra le sue tavolette di cioccolato “bean to bar”, realizzate a partire dalla selezione delle fave di cacao.

Al primo piano il napoletano Valerio Violetti è il cuore pulsante de la pizza napoletana, che porta in ogni sua ricetta una passione iniziata quando, a soli 13 anni, costruì con il padre il suo primo forno a legna. Coppia perfetta (anche nella vita) con la pasta fatta in casa di Annapaola d’Alessio, “sfoglina” di terza generazione (cresciuta a Soriano nel Cimino, in provincia di Viterbo), che stupisce con le sue creazioni artigianali come le tagliatelle fatte a mano e i cappellacci ripieni. Per aggiungere all’offerta un classico amato in tutto il mondo, Tim JordanNathan Zammit e Cristian Calderon di lo smash burger hanno deciso di portare in Australia i sapori autentici e il comfort food degli Stati Uniti.

Tornando ai sapori italiani, nella bottega il riso Simone Garusi (cresciuto nella campagna vicino a Milano) trasforma l’esperienza del classico risotto con un’offerta completamente priva di glutine, mentre Massimo Falcone (originario dell’Emilia-Romagna) nella bottega la piadina propone un impasto vegan con olio extravergine d’oliva. Per i più golosi, il gelato di Rovena Xeba (bisnonno italiano) è una meraviglia anche per gli occhi grazie allo speciale macchinario che mostra l’intero processo di mantecazione. Dall’altra parte del piano, affacciato su Collins Street, il ristorante di Jerry Kim è la sintesi perfetta di tutti gli ingredienti italiani: tutto è fatto a mano, dal pane a lievitazione naturale alla pasta fresca, mentre il parmigiano e l’olio extravergine di oliva sono accuratamente selezionati per esaltare i sapori di ogni piatto.

MERCATO CENTRALE MELBOURNE: L’OFFERTA BEVERAGE

Altrettanto varia è l’offerta sul fronte del beverage. Nella bottega l’enoteca di Mark e Michelle Singarella (marito e moglie di origine italo-australiana) si può scegliere tra vini australiani, neozelandesi, italiani e francesi, oltre a una selezione di prodotti biologici locali. Unica nel suo genere è la distilleria di Michael Hickinbotham e Graham Jonas, dove creare liquori personalizzati da portare a casa. Infine, il cocktail bar propone un ampio menu di drink e bevande analcoliche preparate con cura da barman professionisti in un accogliente ambiente lounge. 

Al secondo piano, lo spazio fare ospita l’area dedicata agli eventi gratuiti e alle masterclass organizzate dagli artigiani, costruendo quel palinsesto di eventi che fa di ogni Mercato Centrale un luogo di aggregazione e condivisione. Contando su uno staff di oltre 400 addetti, il Mercato Centrale Melbourne è aperto tutti i giorni: domenica-giovedì dalle 7 alle 22, venerdì e sabato dalle 7 a mezzanotte. Con oltre 800 posti a sedere la location può ospitare fino a 3.000 persone.

IL PROGETTO ARCHITETTONICO

La rigenerazione degli spazi è caratteristica fondante del format Mercato Centrale e anche per Melbourne non poteva essere diversamente. Il progetto architettonico – come per il Mercato Centrale Milano affidato a TA (Torsello Architettura), studio di architettura di Venezia che raccoglie l’esperienza maturata dall’architetto Alberto Torsello nei settori della progettazione, del restauro e dell’interior design – trae ispirazione proprio dalla funzione ordinaria dell’edificio nato come magazzino di utensileria in ferro e oggi bene culturale.

Mentre l’uso estensivo dell’acciaio è funzionale alla sua natura di magazzino, il cemento grezzo delle colonne, le vetrate originali e il pavimento in legno del primo piano rimangono come testimonianza diretta della personalità e della storia dell’edificio. L’elemento architettonico principale è la scala centrale, che apre un ampio passaggio tra il piano terra e il primo piano, consentendo un flusso continuo di luce e modellando una nuova percezione lineare dello spazio attraverso connessioni verticali e orizzontali.


il Mercato Centrale Melbourne

546 Collins St, Melbourne – McPherson’s Building
1300 546 566
info@mercatocentrale.au

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Analisi e Tendenze Vino

30 anni di Movimento Turismo del Vino: un comparto da 2,65 miliardi di fatturato


FOTONOTIZIA –
Si sono svolte a Roma le celebrazioni dei 30 anni del Movimento Turismo del Vino. Una giornata interamente dedicata al traguardo raggiunto dall’Associazione che aggrega un settore da circa 2,65 miliardi di euro di fatturato, secondo il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano. «
Un anniversario importante – ha sottolineato Nicola D’Auria, presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino – che ci rende davvero orgogliosi del percorso intrapreso e ci stimola a migliorare sempre di più l’offerta enoturistica nazionale».

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news news ed eventi

Da Treviso a Catania, 17 cantine italiane da Terzo mondo: sequestri per 11 milioni (video)

Non sarà ricordata solo per la peronospora e per gli stock da brividi la vendemmia 2023 in Italia. Da Treviso a Catania, i carabinieri del Nas hanno sequestrato nel corso di numerose operazioni circa 300 mila litri di vino «irregolare» e chiuso stabilimenti per un valore complessivo di 11 milioni di euro. Il quadro dipinto dall’operazione su scala disegna i contorni di un’Italia del vino da “Terzo mondo”: impianti per la vinificazione in condizioni igienico-sanitarie disastrose, aggiunta di zucchero abusiva per elevare la gradazione. Ma anche utilizzo di chips e trucioli per vini Dop, quantitativi di mosto “fantasma”, non presente nei registri, e vasi vinari abusivi.

Un totale di 960 ispezioni in tutto il Paese, dal bilancio sconcertante: ben 239 le «situazioni di non conformità» riscontrate dal Nas, pari al 24% del totale. Una percentuale, spiegano gli inquirenti, influenzata dalle «modalità di selezione degli obiettivi, individuati tra quelli che presentavano maggiore interesse operativo». In altre parole, carabinieri e Ispettorato Centrale per la Qualità e Repressione delle Frodi (Icqrf) hanno agito pressoché a colpo sicuro, forti di indagini preliminarmente svolte nei confronti di alcune cantine sospette.

A seguito delle irregolarità, sono stati segnalati all’Autorità Sanitaria ed Amministrativa 218 operatori della filiera del vino. Contestate complessivamente 344 violazioni amministrative, pari a 290 mila euro. Ben 17 le aziende che svolgevano la propria attività «in sedi produttive interessate da gravi carenze igienico-strutturali ed autorizzative» per le quali è stata disposta la sospensione delle attività. Allo stesso tempo sono stati riscontrati prodotti vinosi privi di tracciabilità e non censiti nei registri di giacenza della cantina. Per questi ultimi è scattato il sequestro, per un quantitativo complessivo di oltre 300 mila litri di prodotto in fermentazione o già trasformato in vino, per un valore commerciale delle strutture chiuse e dei prodotti sequestrati di circa 11 milioni di euro.

L’ITALIA DEL VINO DA TERZO MONDO, DA TREVISO A CATANIA


Le irregolarità hanno riguardato anche la detenzione di sostanze vietate negli stabilimenti enologici, presso i quali sono state sequestrate 3 tonnellate di zucchero. Una sostanza, sempre secondo gli inquirenti, destinata «al fraudolento impiego per aumentare la gradazione del vino, fenomeno tuttora presente in alcune aziende della filiera vitivinicola italiana».
Tra le operazioni più rilevanti quella del Nas Treviso, che ha rinvenuto e sequestrato 2.800 chilogrammi di zucchero, per complessivi 4 mila euro, occultati nell’area esterna destinata alla pigiatura dell’uva.

Colpo grosso anche per i Nas di Bologna, che hanno riscontrato «gravi criticità sulla corrispondenza di giacenza e sulla esatta origine delle masse vinose» presenti in una cantina della provincia. Sequestrati così 16.610 litri di vino rosso e vino bianco, oltre a 5,59 kg di prodotti ed additivi enologici che sarebbero stati impiegati nella rettifica e correzione di acidità dei vini, con scadenze superate anche da circa 6 anni. Additivi conservati «promiscuamente ed impropriamente, unitamente a sacchi aperti di fitosanitari ed insetticidi». Presso un’altra azienda vitivinicola della provincia di Bologna sono stati rinvenuti e sequestrati 300 chilogrammi di mosti concentrati rettificati anonimi, conservati «in taniche di plastica non idonee e destinati ad essere usati per la seconda fermentazione di vini spumanti/frizzanti da immettere poi in commercio».

La vista operazione dei carabinieri del Nas ha coinvolto anche la capitale. I carabinieri del Nucleo anti sofisticazione di Roma hanno rilevato «importanti carenze igienico-sanitarie e strutturali» all’interno di due cantine della provincia. In uno dei casi, il più grave, si è proceduto alla sospensione immediata dell’impianto del valore di un milione di euro. Sequestrati complessivamente 10 mila litri di prodotto vinoso del valore commerciale di 20 mila euro, rinvenuto in eccedenza «in quanto – spiegano gli inquirenti – non giustificato dai registri di giacenza».

TRUCIOLI DI ROVERE NEI VINI DOP, ZUCCHERO E ACQUA NON POTABILE

Sempre nel Lazio, i Nas di Latina hanno disposto la cessazione immediata dell’attività di vinificazione ed imbottigliamento di un’azienda vitivinicola della provincia. In loco sono state accertate «gravi carenze igienico strutturali dei locali di vinificazione», oltre all’utilizzo di acqua priva della certificazione di potabilità, estratta da un pozzo privato. Il valore della struttura chiusa corrisponde a 100 mila euro. I Nas Catania, in seguito ai controlli effettuati presso due aziende vitivinicole della provincia, hanno sequestrato 700 litri di vino bianco privo di tracciabilità, stoccato in vasi vinari non identificati.

Negli stessi stabilimenti sono stati rinvenuti 10 chilogrammi di coadiuvante tecnologico (trucioli di rovere e “chips”) utilizzati abusivamente nelle pratiche enologiche sui vini a Denominazione di Origine protetta (Dop). Sono stai scoperti, inoltre, 3 vasi vinari non registrati. Presso un’altra azienda agroalimentare catanese sono stati sequestrati 1.200 litri di prodotto vinoso contenuto in un vaso vinario privo di registrazione sanitaria. Trentotto i chili di sostanza zuccherina «impropriamente utilizzata nelle pratiche enologiche all’interno del laboratorio di vinificazione», per un valore complessivo di circa 90 mila. In definitiva, una stangata ai furbetti del vino di cui l’Italia fatica ancora, nel 2023, a liberarsi, a danno dell’intero settore.

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Gli Editoriali news news ed eventi

Vinitaly perde pezzi: Banfi-Fantinel. Prowein gioca a Roma, sotto scacco di Wine Paris


EDITORIALE – Tu chiamale, se vuoi, reazioni. A catena. Mentre Vinitaly perde Banfi e Fantinel per l’edizione 2023, Prowein si presenta a Roma per una conferenza stampa definita da molti osservatori “auto-celebrativa”, di quelle incapaci di nascondere un certo nervosismo interno, anzi in grado di amplificarlo. Veronafiere, di fatto, pare non essere l’unica “sotto scacco” in questi anni difficili in cui la parola d’ordine è «snellire» (la gestione, ça va sans dire).

A dimostrarlo è proprio tentativo di contropiede, piuttosto goffo, di Messe Düsseldorf nella capitale italiana, quasi per provare a distrarre il pubblico dal rumore delle “cannonate” provenienti da Parigi, con Wine Paris / Vinexpo Paris – Vinexposium unica fiera internazionale del settore del vino ad aver guadagnato consensi, persino negli anni duri della pandemia (provare per credere chiedendo commenti a chi c’è stato).

Il colpo assestato da Banfi a Veronafiere fa ancora più rumore nel silenzio (complice) calato attorno alla decisione del colosso fondato nel 1978 dai fratelli italoamericani John e Harry Mariani. A riportare la notizia a dovere (oltre a winemag.it, adesso) è solo il portale locale MontalcinoNews, tra i cui sponsor figura proprio Banfi. Difficile dunque pensare a uno scoop giornalistico; più facile ipotizzare la decisione di veicolare solo a livello locale la notizia, per evitare incidenti “politici” (ops!).

BANFI A VINITALY: FORMAT FIERISTICO NON ALLINEATO CON LE ESIGENZE MODERNE

«Dopo tanti anni Banfi non parteciperà alla prossima edizione di Vinitaly» e a «spiegare questa decisione testata toscana è Rodolfo Maralli, presidente e direttore Sales & Marketing Worldwide Banfi. «Sicuramente – si legge – non è stata una scelta facile quella di non partecipare al Vinitaly. Ci siamo sempre stati, ininterrottamente, con grande entusiasmo, portando numerose persone e allestendo anche un grande stand multimediale. Ringraziamo Vinitaly perché se siamo diventati grandi è anche grazie a loro e il rispetto rimane immutato».

Abbiamo però ritenuto di fare un passo indietro perché riteniamo che il format fieristico, in particolar modo nei mercati più maturi, non sia più allineato alle nostre esigenze ed a quelle del consumatore moderno, legato sempre più alle esperienze a contatto con i luoghi di produzione e all’ospitalità su cui punteremo sempre di più».

ANCHE FANTINEL NON PARTECIPERÀ A VINITALY 2023

Banfi si presenterà comunque a Vinitaly il prossimo 3 aprile, ma nei padiglioni della Toscana e del Piemonte, in cui è prevista «una giornata formativa come Fondazione Banfi con un approfondimento sul Sangiovese che da sempre è al centro del nostro progetto Sanguis Jovis». Il gruppo toscano non è comunque il solo a rinunciare a Vinitaly 2023. Tra gli altri, mancherà anche la friulana Fantinel, che non ha tuttavia rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale.

Avvisaglie dei malumori del gruppo toscano nei confronti della manifestazione cardine di Veronafiere si erano verificate già lo scorso anno. «Rispetto alle edizioni passate – faceva notare la Ceo Cristina Mariani May – è mancata una buona parte dei mercati asiatici, dell’Est europeo, naturalmente la Russia, e anche dei mercati del Centro America e del Sud America. La nostra azienda è stata visitata da molti clienti italiani ed europei meno dagli Usa e Canada». Tu chiamale, se vuoi, reazioni. A catena.

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Consorzio Roma Doc verso record bottiglie nel 2022: sono già un milione


FOTONOTIZIA –
Un milione di bottiglie in tempo record per il Consorzio Roma Doc. Mai così presto il Consorzio capitolino aveva infatti raggiunto questo numero di etichette certificate. Si prospetta dunque un nuovo record di bottiglie nel 2022.

«Siamo senza dubbio ancora molto giovani – commenta Tullio Galassini, presidente del Consorzio Roma Doc – ma i numeri registrati quest’anno confermano che la nostra crescita è costante e ben indirizzata».

«Raggiungere la milionesima bottiglia con questo anticipo – continua il numero uno dell’ente capitolino – ci rende orgogliosi. Certifica un sorpasso sulle precedenti annate da un punto di vista quantitativo e, ne siamo sicuri, anche da quello qualitativo. Il compito della Doc Roma è infatti quello di esportare la qualità delle bottiglie romane in Italia e nel mondo».

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Birra news ed eventi Wine Calendar

EurHop Roma Beer Festival 2022: birra protagonista nella capitale


EurHop Roma Beer Festival
torna nella capitale, con l’attesissima ottava edizione, targata 2022. L’evento che si terrà al Salone delle Fontane dell’Eur il 7, 8 e 9 ottobre propone un ricco calendario di appuntamenti.

Sarà infatti dato spazio a un programma di workshop, meeting e presentazioni incentrati sul mondo della birra artigianale italiana. Dalle riflessioni e opportunità per il settore, alle nuove tecniche di produzione.

E ancora: dall’utilizzo di mezzi di comunicazione alternativi per la diffusione della cultura birraria alle strategie per la valorizzazione delle attività produttive legate al territorio. Info e biglietti sul sito ufficiale dell’evento.


EurHop! Roma Beer Festival – Il Salone Internazionale della Birra Artigianale
Salone delle Fontane, Via Ciro il Grande 10-12, Roma (quartiere Eur)

EurHop! Roma Beer Festival 2022 seguirà i seguenti orari:

Venerdì 7: 17.00 – 3.00
Sabato 8: 12.00 – 3.00
Domenica 9: 12.00 – 24.00

(venerdì e sabato fine somministrazione alle ore 2.00)

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Enoturismo

La gelateria di Roma con più di 250 gusti, tutti al naturale

Si trova in via di Villa Severini 30/30a una delle poche gelaterie di Roma con più di 250 gusti di gelato, tutti al naturale. Ben 50 quelli esposti, rigorosamente prodotti senza polveri aggiunte. È Gelateria Alaska, che si prepara a un’estate diversa dalle altre, nella capitale d’Italia. Il prossimo anno, infatti, compirà 25 anni.

Un format, spiegano i titolari, reso celebre dalla «mancanza di limiti all’immaginazione». Da Gelateria Alaska è infatti possibile trovare il gelato al pomodoro e basilico, agli asparagi o quello al risotto allo zafferano. Vanta anche una linea proteica, realizzata con i prodotti Enervit, e una linea sugar free, tramite il gelato alla stevia.

La gelateria di via Villa Severini 30/30a riesce a mettere d’accordo anche chi è in dubbio tra un aperitivo e un buon gelato. Come? Con i gusti di gelato allo Spritz, Mojito e Caipiroska. Vasta anche la scelta di gelati di frutta al naturale, ma anche al cioccolato fondente, apprezzati anche dai clienti vegani.

Simbolo di Roma Nord, Gelateria Alaska viene citata anche dallo scrittore Federico Moccia, che nei suoi romanzi ne parla come di uno dei punti di aggregazione dei giovani romani, provenienti da Parioli, Corso Francia, Villa Clara, Fleming.


GELATERIA ALASKA

Via di Villa Severini 30/30a, 00191 Roma
Tel. 06 36298466 – Aperto tutti i giorni, dalle 12:00 alle 00:00

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news ed eventi Spirits Wine Calendar

The Court presenta Women First: barlady protagoniste a Roma

Si chiama Women First ed è una kermesse tutta al femminile per valorizzare la figura della donna nel mondo dell’ospitalità. Dal 7 febbraio fino a maggio al The Court, il cocktail bar di Roma che ha sede a Palazzo Manfredi, con vista Colosseo. Il progetto, sviluppato dal bar manager Matteo Zed, è una risposta per colmare il divario di genere in questa professione.

«The Court – spiega Zed – incoraggia la parità e crede fortemente nelle donne. Nei suoi ultimi due anni di vita, questa realtà ha avuto sempre manager in rosa. Sempre più barlady hanno saputo conquistarsi ruoli di prestigio grazie alla loro meticolosità e al loro spirito organizzativo, rivelando grande sensibilità e spiccato gusto estetico».

Se pensiamo alla storia della miscelazione – prosegue ancora Matteo Zed – possiamo ricordare che alcune donne hanno davvero fatto la differenza. In primis Ada Coleman, pionieristica barlady che nel 1903 fu la prima donna nella postazione mixology dell’iconico American Bar del Savoy Hotel di Londra. Da allora, sono molte le quote rose hanno saputo conquistarsi un ruolo da protagoniste».

Alla chiamata hanno aderito barlady amiche da tutto il mondo che si alterneranno nei prossimi mesi dietro il bancone del prestigioso cocktail bar d’albergo in Italia. Per questo “Women First” si svilupperà in più pomeriggi, ogni lunedì dalle 18 alle 23.

Al momento sono state confermate sei date, ma la programmazione è in continuo aggiornamento, grazie al numero crescente di adesioni. Le nuove guest di Women First saranno comunicate sui profili social del cocktail bar romano The Court.

Calendario Women First
  • 7 febbraio: Priyanka Blah – The Dram Attic (San Pietroburgo)
  • 21 marzo: Elpida Antonopoulou – Barro Negro (Atene)
  • 28 marzo: Melanie De Conceiçao Bonilla – Wilke Miriam Rebecca – Salmon Guru (Madrid)
  • 11 aprile: Arina Nikolskaya (Mosca)
  • 25 aprile: Lozada Sanchez – Brujas (Mexico City)
  • 9 maggio: Giulia Cuccurullo – Artesian Bar (Londra)
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Enoturismo

Nas, Operazione Margherita: pizze gourmet “da guida” con ingredienti surgelati e finte Dop

Duro colpo dei carabinieri del Nas Tutela Agroalimentare al settore delle pizzerie gourmet. Nell’ambito dell’Operazione Margherita, i militari hanno scoperto l’utilizzo di ingredienti surgelati e prodotti spacciati per Dop e Igp, non iscritti al relativo disciplinare. Il blitz ha visto impegnati i Reparti per Tutela Agroalimentare (Rac) di Torino, Parma, Roma, Salerno e Messina.

Sono stati denunciati per frode in commercio i titolari di 7 note pizzerie gourmet. Accertate anche altre irregolarità, come la mancata indicazione nei menù degli allergeni e la mancata rintracciabilità di alcuni ingredienti.

Elevate 6 sanzioni per un totale di 18.334 euro ed irrogate tre diffide. Ammonta a un totale di 20 chilogrammi di prodotti agroalimentari vari il sequestro effettuato dai carabinieri del Nas nell’ambito dell’Operazione Margherita.

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Rischia di perdere la mano in cantina: torna a vendemmiare 25 anni dopo l’infortunio

«Non ho mai chiesto neppure un punto di invalidità, perché c’è sicuramente chi ha più bisogno di me. Negli anni ho imparato a convivere con il problema. E la vita mi ha detto bene in tutto il resto: ho un’impresa tutta mia, ben avviata. Quest’anno mi sono pure sposato!». La storia di Marco Collanega, classe 1991, è di quelle che fanno bene al cuore.

La vita del giovane è cambiata il 26 settembre del 1996. Alla tenera età di 5 anni, durante la vendemmia del podere di Castel di Guido, in provincia di Roma, il piccolo Marco infilava la mano nella pigiadiraspatrice.

Un incidente che ha segnato il futuro del vigneto, estirpato dopo il tragico infortunio.  Nell’estate 2021, ben 25 anni dopo, Marco Collanega e la sua famiglia possono dire di essersi messi il passato alle spalle.

«Sono tornato a vendemmiare quest’anno – racconta il giovane a WineMag.it – dopo aver ripiantato una parte del vigneto estirpato in seguito all’incidente. Fondamentale in questa scelta è stato il supporto di Siria, la donna che è diventata mia moglie, lo scorso luglio. In tasca, il giorno del matrimonio, avevo il coltello da innesto di nonno Anselmo, che nel frattempo è venuto a mancare».

Insieme agli amici abbiamo prodotto circa 400 litri di rosso e 300 di bianco. Una piccola produzione artigianale, così come è sempre stata quella della mia famiglia, che vendeva il vino al mercato. Magari un giorno questo potrà diventare un lavoro vero e proprio per me e per mia moglie, che già mi affianca nella potatura e nella vinificazione».

Marco sogna un futuro da vignaiolo, ma nel frattempo si tiene stretto il suo lavoro nel settore dell’edilizia. Tutto quello che sa sulla viticoltura e sull’enologia, lo ha imparato dal padre Sergio, che lo ha accompagnato per anni nella riabilitazione.

«Per levarmi lo sfizio mi sono iscritto a un corso sommelier – racconta – completando il primo livello. Venendo da una famiglia che faceva vino in casa, ho trovato le nozioni molto utili e interessanti per l’attività che oggi porto avanti nel mio piccolo vigneto».

Dal cielo, nonno Anselmo avrà certamente di che sorridere. «È lui che mi ha trasmesso geneticamente questa passione – commenta Marco Collanega – ed è grazie a lui se la nostra famiglia, pur a livello artigianale, è legata alla viticoltura».

Una passione che oggi si riversa in 3 mila metri di varietà a bacca bianca e rossa, tra cui Montepulciano e Malvasia del Lazio. Tutte nelle mani, è il caso di dirlo, di Marco e della moglie Siria.

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Operazione Ghost wine: vino sofisticato e cantine fantasma in provincia di Roma

Sequestrati in provincia di Roma oltre 30 mila litri di vino, 60 litri di vari aromi sintetici, caramello e altre sostanze idonee alla sofisticazione dei vini, per complessivi mille litri. È il risultato dell’operazione Ghost wine dei carabinieri del Nas di Roma, dopo l’indagine condotta dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi.

Scoperte diverse cantine fantasma, dedite alla produzione e al commercio di vini sofisticati per un valore superiore ai 500 mila euro, oltre alle attrezzature enologiche e ai serbatoi.

Il blitz, coordinato dal sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Tivoli Giuseppe Mimmo e non a caso denominato Ghost Wine, ha interessato non solo alcuni locali adibiti a cantine fantasma, ma anche abitazioni e pertinenze in uso alle cinque persone indagate.

L’OPERAZIONE GHOST WINE DEI NAS DI ROMA

Le ricerche dei militari e degli ispettori della repressione frodi si sono concentrate sulla ricerca di partite di vino sofisticato e di sostanze “dopanti” come zuccheri esogeni, acidi ed aromi. In particolare, è stato sequestrato uno stabilimento vinicolo non censito nei registri nazionali.

L’indagine è scaturita in seguito alle analisi chimiche su campioni di vini Dop e Igp del Lazio, detenuti all’interno di uno stabilimento enologico in provincia di Roma. I controlli effettuati dal laboratorio Icqrf di Perugia hanno evidenziato la presenza di acqua e zuccheri non naturali dell’uva.

Le investigazioni hanno permesso di accertare che i cinque indagati si avvalevano di forniture di vini da parte di altre cantine, che cedevano prodotti comuni anche “in nero”.

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news ed eventi Wine Calendar

Roadshow dei Vini dell’Alto Adige 2020: il Consorzio porta la montagna in otto città

Il Consorzio Vini Alto Adige percorrerà oltre 6 mila chilometri per raggiungere Milano, Roma, Firenze, Bologna e Napoli, Palermo, Ferrara e Genova, partendo da Bolzano. Otto tra le maggiori città d’Italia verranno quindi coinvolte nel Roadshow dei Vini dell’Alto Adige, una serie di appuntamenti pensati dal Consorzio “per raggiungere gli operatori del settore”, persi di vista a causa dell’annullamento di molti eventi di settore.

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“Abbiamo scelto di dare un segnale all’Italia: l’Alto Adige c’è ed è pronto a rimboccarsi le maniche e a macinare chilometri per incontrare tutti quegli operatori che, per le cause che tutti conosciamo, non sono potuti venire a conoscere i nostri vini in occasione di fiere di settore come Vinitaly o Prowein“, spiega Eduard Bernhart, Direttore del Consorzio Vini Alto Adige.

Il format potrà coinvolgere in ogni tappa fino ad 80 partecipanti suddivisi in due seminari distinti della durata di un’ora e mezza ciascuno. Il Roadshow, ospitato da strutture alberghiere di alto livello, offrirà ai partecipanti non soltanto la possibilità di degustare 10 tra le migliori referenze dell’Alto Adige, ma garantirà anche lo svolgersi dei seminari in totale sicurezza e nel rispetto delle normative anti Covid-19 vigenti.

La partecipazione ai seminari è riservata agli operatori del settore come enotecari, ristoratori, distributori e giornalisti, previa registrazione sulla piattaforma Eventbrite.

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Esteri - News & Wine news ed eventi Wine Calendar

Château Cheval Blanc per la prima volta in Italia con Fis: degustazione di 7 etichette

ROMA – Non poteva che tenersi su una delle più suggestive terrazze della Capitale la degustazione dei vini del mitico Château Cheval Blanc di Bordeaux, con la presenza di Pierre-Olivier Clouet, ingegnere agronomo, enologo, direttore tecnico dell’azienda dal 2004.

L’appuntamento è dalle ore 17 alle ore 20 di lunedì 14 dicembre 2020 presso la Sede di Fondazione Italiana Sommelier, all’Hotel Rome Cavalieri di via Cadlolo, 101 (iscrizioni sul sito Bibenda).

A portare a Roma il noto brand è appunto Fis, che propone un tasting di 7 etichette per gli iscritti, al costo di 250 euro. In degustazione Le Petit Cheval Blanc 2015, Château Quinault L’Enclos 2014, Le Petit Cheval 2012, Château Cheval Blanc 2012, Château Cheval Blanc 2009, Château Cheval Blanc 2006 e Cheval des Andes 2016.

La degustazione si svolgerà in lingua francese e sarà tradotta in simultanea per le lingue italiano e francese. Le origini del prestigioso Château risalgono al IV secolo d.C. , per iniziativa di un poeta-winemaker nonché console romano.

Così come molte altre tenute di Pomerol, i terreni di Cheval Blanc sono di diversa composizione e non comprendono calcare. Sono unici e differenti al tempo stesso per la proporzione di ghiaia e argilla.

Una storia che dura da secoli e un successo affermato fin dal 1862 quando Cheval Blanc vinse la sua prima medaglia alla mostra universale di Londra. Da allora fino un’irresistibile catena di successi, ottenendo la classificazione di Premier Grand Cru Classé “A” nel 1954.

La tenuta situata nel comune di Saint-Emilion, ma confinante con Pomerol, è composta di 39 ettari suddivisi in 45 vigneti. Ciascuno di questi viene trattato come vigneto a sé, per rispettare la differenza di età delle viti, la varietà delle uve, la tipologia del suolo.

Ogni vite ha la sua personale identità, catalogata in base al numero del filare e alla sua posizione nel filare stessa. Questo per ciascuna delle 237.288 viti. Attualmente le proporzioni dei vitigni vedono al 52% il Cabernet Franc, seguito da un 43% Merlot e da un 5% Cabernet Sauvignon.

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Vinòforum 2020 riapre a Roma la stagione del vino italiano: parola d’ordine “sicurezza”

Andrà in scena a Roma, da venerdì 11 a domenica 20 settembre 2020, la 17^ edizione di Vinòforum – Lo Spazio del Gusto. Si tratterà del primo grande evento, dedicato al comparto enogastronomico, ad andare in scena dopo gli annullamenti forzati causato della pandemia.

La location scelta è la stessa dello scorso anno, ovvero gli splendidi spazi verdi del Parco Tor di Quinto di Roma, ma con un perimetro ancora più vasto. Ben 13 mila metri quadri, andando quindi incontro alle esigenze anti Coronavirus.

“La voglia di ripresa è forte – spiega Emiliano De Venuti, Ceo di Vinòforum – e ci auguriamo che Vinòforum 2020 rappresenti il primo importante passo di un Rinascimento del Made in Italy enogastronomico.

Business, formazione ed entertainment rappresentano i tre pilastri del nostro approccio. Valori e azioni concrete di cui si ha enorme necessità in questo delicato momento. Senza ovviamente dimenticare il rispetto delle regole, più che mai fondamentale in questa fase”.

Proprio per assicurare sempre il rispetto delle normative vigenti, e quindi la salute di espositori e visitatori, gli organizzatori hanno redatto un protocollo di sicurezza (sulla base delle “linee guida per la riapertura delle attività economiche e produttive” realizzate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome) che verrà applicato in maniera scrupolosa.

I grandi spazi all’aperto di Vinòforum permetteranno di ospitare un cospicuo numero di persone, evitando assembramenti e garantendo l’osservanza delle distanze interpersonali.

L’affluenza verrà gestita monitorando in ogni momento il limite massimo di capienza. Verrà incentivato il sistema di prenotazione e vendita di ticket on-line, al fine di ridurre al minimo le possibili code.

Verranno inoltre stabiliti percorsi sia all’interno che all’esterno della manifestazione e gli spazi espositivi saranno singoli, aperti su tre lati e ben distanziati tra loro. Personale specializzato vigilerà per garantire il rispetto di tutte le regole, assicurandosi della presenza costante di prodotti disinfettanti, nonché della pulizia degli ambienti e delle attrezzature.

“Il tutto – spiega ancora Emiliano De Venuti – per far sì che espositori e visitatori possano vivere l’evento nella maniera più sicura e tranquilla possibile. La scelta di spostare la manifestazione da giugno a settembre fa ricadere sulla stessa l’onore e l’onere di rimettere in moto il comparto fieristico italiano legato al settore food&beverage, che rimane uno dei principali asset dell’economia nazionale”.

Anche per questo motivo opereremo con la massima cura e attenzione sotto tutti i punti di vista. L’obiettivo, ora più che mai, è quello di coadiuvare le aziende nella ripartenza, creando rete tra produttori, operatori del settore e consumatori finali e promuovendo, come impone la nostra filosofia, la cultura enologica e gastronomica del Paese”.

Una promozione in grande stile dal momento che prenderanno parte a Vinòforum 2020 centinaia di cantine provenienti da ogni angolo della Penisola e la manifestazione permetterà in primis di riprendere le tante iniziative, rimaste in sospeso, di promozione e presentazione di nuovi prodotti.

A questo scopo verranno concessi alle aziende ampi spazi e momenti di incontro con professionisti e appassionati. L’organizzazione si adopererà in particolar modo per incentivare e accrescere la presenza di buyer, enotecari, ristoratori, sommelier, f&b manager e tutti quegli addetti ai lavori interessati al mercato enogastronomico.

Ricchissimo e denso di interesse sarà dunque il calendario delle degustazioni e degli approfondimenti tematici, offrendo l’imperdibile occasione di degustare, spesso per la prima volta in una situazione realmente pubblica, un gran numero di etichette.

Cospicua sarà infine la presenza di attività ristorative di qualità di Roma e del Lazio, anch’esse duramente colpite dalle chiusure dei mesi passati. Nell’arco della manifestazione si alterneranno dunque decine di temporary restaurant pronti a sfornare le loro creazioni per il pubblico, il quale potrà dilettarsi in infinite combinazioni di abbinamento cibo-vino, grazie alle numerosissime etichette a disposizione.


VINÒFORUM 2020 IN CIFRE

DATE: 11-20 settembre 2020
LOCATION: Parco Tor di Quinto – Via Fornaci di Tor di Quinto, 10 Roma
ORARI: dom- giov 19 – 24 // ven – sab 19 – 01
Biglietto di ingresso comprensivo di calice e carnet da 10 degustazioni di vino.

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Birra

Campus Peroni: al via la raccolta dell’orzo da filiera italiana

ROMA – Dopo i mesi di lockdown, Campus Peroni ha inaugurato la stagione di raccolta dell’orzo con un evento presso la Società Agricola Pallavicini Mori di Roma, in presenza di rappresentanti istituzionali, associazioni di categoria, agricoltori della filiera, enti di ricerca ed universitari.

I progetti di Campus Peroni hanno l’obiettivo di valorizzare il malto 100% italiano e il valore di tutte le persone che lavorano sulla filiera, per contribuire alla realizzazione di un prodotto simbolo dell’eccellenza italiana.

Campus Peroni rappresenta un modello virtuoso e il punto di collegamento tra il mondo della filiera, della trasformazione, della formazione e della ricerca. L’obiettivo del progetto è infatti quello di promuovere e sostenere la cultura della qualità e della sostenibilità in ambito agricolo e cerealicolo”, ha dichiarato Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne di Birra Peroni.

La filiera di Birra Peroni è composta da oltre 1.500 aziende agricole in Italia che coltivano 17 mila ettari di terreno. Nel Lazio sono circa 600 le aziende impegnate nella coltivazione di 7.100 ettari di terreno che producono oltre 22 mila tonnellate di orzo distico da birra, circa il 30% dell’orzo totale raccolto. Rilevante è anche la produzione di orzo in altre regioni italiane come Marche e Umbria (18,9%), Molise (14,3%) e Puglia (7,5%).

L’evento è stata anche l’occasione per presentare gli investimenti di Birra Peroni e della malteria Saplo. Gli investimenti in malteria hanno riguardato l’adeguamento alle normative di sicurezza più attuali e l’automazione dei processi di produzione grazie all’uso di tecnologie digitali.

Inoltre il progetto prevede la realizzazione di tre silos per un incremento di capacità di stoccaggio di 7.500 tonnellate con un aumento del 25% dello stoccaggio attuale, portando la capacità produttiva a 44 mila tonnellate/anno nel rispetto delle performance ambientali.

Malgrado il difficile momento – ha dichiarato l’Ad di Birra Peroni Enrico Galasso – abbiamo continuato ad investire nello stabilimento di Roma oltre 8 milioni di euro, per aumentarne la capacità produttiva, e altri 5 milioni di euro nella malteria Saplo che vanno ad aggiungersi ai 12 milioni investiti negli ultimi dieci anni. Questo sottolinea il nostro credere nell’Italia e nelle produzioni di qualità”.

“Continuare ad investire in una filiera 100% Made in Italy, nella formazione, nel trasferimento delle conoscenze e nell’agricoltura di precisione sono elementi essenziali per dimostrarsi sempre più attrattivi sia verso le nuove generazioni”, ha dichiarato il Ministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova, intervenuta con un videomessaggio.

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Testo Unico del Vino: via libera al riconoscimento dei vigneti storici ed eroici

Via libera al Decreto che consente il riconoscimento dei vigneti storici o eroici. A questo argomento è interamente dedicato l’articolo 7 comma 3 del Testo Unico del Vino, che trasforma in patrimonio culturale la vite e i territori viticoli. Grazie alla firma della Ministra Teresa Bellanova, di concerto con i Ministri Franceschini e Costa, sarà ora possibile avviare il percorso di presentazione delle domande alle Regioni di competenza.

Come indica il Decreto, si definiscono “eroici” i vigneti che “ricadono in aree soggette a rischio idrogeologico, o situati in aree dove le condizioni orografiche creano impedimenti alla meccanizzazione, in zone di particolare pregio paesaggistico e ambientale, nonché i vigneti situati nelle piccole isole”.

Sono considerati invece “storici” quei vigneti “la cui presenza, segnalata in una determinata superficie/particella, è antecedente il 1960”. Vigneti la cui coltivazione è caratterizzata dall’impiego di pratiche e tecniche tradizionali “legate agli ambienti fisici e climatici locali, che mostrano forti legami con i sistemi sociali ed economici”.

Nei cinque articoli la norma, accanto alla definizione, affronta e definisce i criteri per l’individuazione dei vigneti storici ed eroici, e quelli per la definizione delle tipologie degli interventi. Ad esempio, fatte salve le aree già individuate dai piani paesaggistici regionali, i vigneti eroici devono possedere almeno un requisito tra: pendenza del terreno superiore al 30%; altitudine media superiore a 500 metri sopra il livello del mare, esclusi quelli situati su un altopiano; sistemazione degli impianti su terrazze e gradoni; viticoltura delle piccole isole.

Per quanto riguarda i vigneti storici, sono individuati o dall’utilizzo di forme di coltivazione tradizionali legate al luogo di produzione, o per la presenza di “sistemazioni idrauliche-agrarie storiche o di particolare pregio paesaggistico”.

Sono altresì considerati “storici” i vigneti dei paesaggi iscritti nel Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, purché la viticultura costituisca la ragione dell’iscrizione e il vigneto costituisca la ragione principale che ne ha giustificato l’inserimento”.

Potranno anche ambire al riconoscimento di “vigneti storici” quelli che “afferiscono a territori che hanno ottenuto il riconoscimento di eccezionale valore universale dall’Unesco e il criterio di iscrizione nella lista è dovuto esclusivamente o in modo complementare alla viticoltura”, nonché quelli che “ricadono in aree tutelate dalle leggi regionali o individuate dai piani paesaggistici per la tutela di specifici territori vitivinicoli”.

“Da oggi finalmente possiamo contare su una legge che individua, sostiene e valorizza queste particolari e delicate categorie di vigneto e dunque i vignaioli e tutti coloro che ritenendolo un patrimonio di straordinaria importanza sotto il profilo storico, ambientale, produttivo, culturale, economico, lavorano per tutelarlo, preservarlo, consegnarlo alle muove generazioni”, commenta la Ministra Teresa Bellanova.

Questi cultori del nostro patrimonio ambientale, questi produttori potranno contare anche su specifiche risorse e mettere in  campo interventi finalizzati alla valorizzazione e promozione delle produzioni da viticoltura eroica o storica anche attraverso l’utilizzo di un marchio nazionale, che definiremo con un successivo provvedimento”.

“Con questo Decreto – conclude Bellanova – ribadiamo la rilevanza e l’eccellenza di un settore che rappresenta uno straordinario patrimonio di biodiversità e che, nei secoli, ha costruito e caratterizzato in modo evidentissimo il paesaggio italiano. Saperi e competenze che vogliamo sostenere con determinazione, tributando a questi vignaioli il nostro grazie per il lavoro e lo sforzo quotidiani a difesa dei loro vigneti e di una storia che è patrimonio di tutti”.

Piena soddisfazione per il presidente Cervim Roberto Gaudio (nella foto, sopra) che ha lavorato negli anni per questo importante risultato, prima alla Legge 12 dicembre 2016, n. 238 “Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino” e poi al Decreto, fino alla firma di oggi dei tre ministri.

Un giorno storico per tutta la viticoltura eroica – commenta Gaudio – perché da oggi sono stabiliti quelli che sono i principi ed i requisiti della viticoltura eroica, grazie ad un Decreto attuativo che potrà dare ancora più forza ad un segmento della viticoltura italiana ed internazionale sempre più importante in termini di appeal e di gradimento dei consumatori, esperti e winelover, e soprattutto per l’importante ruolo che ricopre dal punto di vista paesaggistico ed ambientale”.

“Confidiamo anche che vengano stanziate adeguate risorse per dare forza ed applicazione a questo Decreto – conclude Gaudio – che dovrebbero essere indirizzate proprio al ripristino, al recupero, alla manutenzione e alla salvaguardia dei vigneti eroici che utilizzano perlopiù vitigni autoctoni”.

Soddisfazione anche in Veneto, tra le colline del Soave, primo Paesaggio a essere riconosciuto nel 2015 in questo registro. L’impegno costante del Consorzio ha portato al riconoscimento nel 2018 a Patrimonio Agricolo di Rilevanza Mondiale da parte della Fao e a progetti innovativi riguardanti la prevenzione dell’erosione del suolo e le Unità Geografiche Aggiuntive.

“Questo decreto – sottolinea Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio di Tutela del Soave – sancisce il lavoro che portiamo avanti ogni giorno di tutela della viticoltura tradizionale nelle Colline del Soave mozzafiato. Da sempre infatti la tutela delle vigne storiche e della viticoltura tradizionale sono i valori per i quali il Consorzio si è sempre battuto e che sono stati il motore di una parte dell’azione consortile”.

“Vogliamo che Soave non sia solo sinonimo di un vino bianco eccezionale – aggiunge Lorenzoni – ma anche di un territorio di bellezza questo decreto è una pietra miliare poiché riconosce e  tutela quella viticoltura che ha fatto la storia e il pregio del vino italiano”.

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Roma Champagne Experience 2020 rimandata al 2021

Anche Roma Champagne Experience 2020 si arrende alle incertezze generate dall’emergenza Covid-19 e dà appuntamento a professionisti e appassionati a domenica 16 e lunedì 17 maggio 2021, dalle 10 alle 18.30. Non cambia la location, Fiera Roma. Chi è in possesso del biglietto riceverà un rimborso attraverso un voucher (info sul sito web dell’evento).

A decidere lo slittamento al prossimo anno della kermesse dedicata allo Champagne, che quest’anno avrebbe dovuto tenersi per la prima volta a Roma, nel mese di ottobre, sono stati gli organizzatori di Club Excellence, società che riunisce diciotto tra i maggiori importatori e distributori italiani di vini e distillati. Una promozione, quella della capitale, che dovrà attendere il 2021 per essere festeggiata, sulla scorta – solo parzialmente consolante – del successo delle precedenti edizioni a Modena.

“Abbiamo osservato con attenzione gli sviluppi della situazione per prendere la nostra decisione – spiega Lorenzo Righi – direttore di Club Excellence – con la speranza che Champagne Experience potesse svolgersi regolarmente nel 2020, in una veste analoga a quella che l’ha portata in questi anni a riscuotere un grande apprezzamento e a registrare un’ampia partecipazione di pubblico, operatori e produttori”.

Siamo infatti convinti che un appuntamento di questa portata abbia bisogno di una cornice che ne consenta uno svolgimento sereno, in sicurezza e allo stesso tempo al massimo delle sue possibilità”.

Tra i motivi che in questi anni hanno permesso alla manifestazione di crescere, fino a ottenere oltre 4500 visitatori, vi è l’opportunità di poter interloquire con i produttori di Champagne in prima persona, la possibilità di poter degustare un’ampissima selezione di etichette in un’atmosfera distesa e di poter condividere gli assaggi con amici, colleghi e conoscenti. “Perché il vino, e lo Champagne in particolare – rammenta Lorenzo Righi – proprio nella convivialità trovano uno dei complementi essenziali”.

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Enoturismo

Cari romani, è ora di scoprire il Lazio: tra vino e relax, cinque cantine con ospitalità

EDITORIALE – Cinque cantine in cui degustare ottimi vini e concedersi una pausa di relax a poche ore da Roma, ViterboFrosinone, nel Lazio. Dall’hotel al wine resort, passando per la rusticità galante di una dependance, sono tante le opportunità per i romani (e non solo) a meno di un’ora da casa.

Luoghi che incarnano al meglio quel concetto di “turismo di prossimità” che rischia di essere l’unica eredità col segno “più” dell’emergenza Coronavirus. Dopo il tuffo in Lombardia, tra le splendide colline dell’Oltrepò pavese, eccoci al secondo appuntamento con i territori del vino che si affacciano sulle città più importanti d’Italia.

AZIENDA BIOLOGICA DE SANCTIS

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La produzione di Frascati Doc e Docg di eccellenza resta una mission centrale (e centrata) per l’Azienda biologica De Sanctis, cui si affianca da poco anche l’attività di accoglienza. Il vignaiolo Luigi De Sanctis ha “approfittato” del lockdown per concludere la ristrutturazione del suo nuovo gioiello: una dependance immersa nei vigneti.

“La nostra casa rurale in pietra – commenta – è il luogo perfetto per concedersi un soggiorno di relax. Completamente autonoma, con portico privato, consente agli ospiti di trascorrere qualche giorno con noi, immersi nella nostra azienda, tra i filari. Con il vantaggio di trovarsi perdipiù in un territorio unico, evocativo di antiche storie, tra arte e cultura contadina pochi chilometri da Roma”.

Azienda Biologica De Sanctis
Via Pietra Porzia, 50
00044 Frascati (RM)
Tel. 3407058552 / 340 3962772
desanctisluigi@yahoo.it


WINE HOTEL “LA TANA DELL’ISTRICE” DI SERGIO MOTTURA

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Impossibile non ricordarsi del logo: quell’istrice stilizzata è ormai divenuta sinonimo degli ottimi vini di Sergio Mottura, così come del Wine Hotel “La tana dell’Istrice” di Civitella d’Agliano, in provincia di Viterbo. Siamo al centro di un’importante crocevia, a poco più di un’ora da Roma e Firenze.

Una casa trasformata in agriturismo nel 1996, completamente ristrutturata per offrire i migliori servizi per un soggiorno comodo e piacevole, conservandone la struttura originaria. Arredate in parte con mobili di famiglia, tutte le camere sono eleganti, spaziose e confortevoli, ciascuna diversa nei colori e negli arredi.

Quasi tutte le stanze si affacciano sulla piazza principale del paese, con vista sull’antica torre Monaldesca. Il palazzo offre 8 camere doppie e 3 suite (quattro posti letto), tutte con bagno, aria condizionata, tv satellitare, mini bar e phon.

Wine Hotel “La tana dell’Istrice” di Sergio Mottura
Piazza Unità D’Italia, 12
01020 Civitella D’agliano (VT)
+39 0761 914533 (int.3)

tana@sergiomottura.com


MERUMALIA WINE RESORT

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Ogni stagione dell’anno è perfetta per visitare il Merumalia Wine Resort. Un ambiente tranquillo e riservato a soli 30 minuti di macchina da Roma, 25 minuti dall’Aeroporto di Ciampino e 45 minuti dall’Aeroporto di Fiumicino.

Il luogo ideale per un weekend, una lunga vacanza o un piacevole soggiorno di lavoro in cui “sentirsi a casa”. Il Wine Resort conta 4 appartamenti ottenuti dalla ristrutturazione di un antico casale. Le camere sono tutte diverse per dimensioni, forma e arredamento, ma tutte con vista sulla vallata di vigneti e sulla città di Roma.

La parola d’ordine è “relax”, anche per le famiglie con bambini e le persone con limitate capacità di movimento. Sono tra l’altro i benvenuti i piccoli animali da compagnia. Lo staff di Merumalia Wine Resort, organizza su richiesta pranzi e cene esclusive per gli ospiti, con menu della tradizione e prodotti locali, tra cui i vini prodotti dalla famiglia Fusco.

Marumalia Wine Resort
Vicolo Prataporci 8
00044 Frascati (RM)
+393402998994
info@merumalia.it


TENUTA DI PIETRA PORZIA

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Un luogo di charme e relax, tra le colline dei Castelli Romani, inserito tra le Dimore storiche italiane. L’agriturismo Tenuta Pietra Porzia è l’ideale per chi cerca una location di assoluto silenzio. Offre 5 camere nella villa di charme del XX secolo, oltre a 2 camere e due appartamenti nella foresteria.

Le stanze, tutte con bagno privato e wifi, sono arredate in parte con vecchi mobili e si affacciano tutte sul giardino. L’agriturismo è sempre molto ventilato, data la posizione in collina e sono “praticamente assenti le zanzare”.

Le tre camere disposte lungo la facciata della villa Pietra Porzia hanno una lunga terrazza che permette di godere di una vista spettacolare su Roma, le colline dei Castelli Romani e  i vigneti della proprietà. “Sono quelle destinate ai nostri ospiti ‘Vip’ e ospitano spesso anche la camera degli sposi”, assicurano i titolari.

Un luogo perfetto per trascorrere un week in pieno relax, anche con i bambini. Spazio anche per una piscina e per itinerari sportivi e culturali. Al tramonto la cosa più bella è godersi il paesaggio dalla terrazza davanti alla villa con un bel calice di vino prodotto dalla Tenuta.

Tenuta Pietra di Porzia
via di Pietra Porzia 60
00044 Frascati (RM)
Tel. 06 20766341 / 3386297153
hotel@tenutadipietraporzia.it


MARIA ERNESTA BERUCCI – ANTICA CASA MASSIMI

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La proposte di ospitalità della cantina guidata da Maria Ernesta Berucci e del marito Geminiano Montecchi risponde al nome di Antica Casa Massimi. Un luogo sempre al centro della vita e della cultura del borgo di Piglio.

Nel primi anni ’90, Manfredi Berucci, erede dei Massimi che qui aveva il fulcro dell’azienda secolare, ristrutturò il palazzo e ne fece un luogo di convivio e eventi di cultura e arte, con i vini della Vigneti Massimi Berucci e la cucina fondata sulla tradizione ciociara e antica.

Con il nuovo millennio la quarta generazione ha continuato a tener viva la struttura e oggi l’Agriturismo Antica Casa Massimi è aperto con la sua Sala da Pranzo e le camere per il soggiorno.

La casa si sviluppa per mille metri quadrati su nove livelli. Quattro le camere da letto, tutte doppie-matrimoniali, a disposizione degli ospiti: due possono diventare all’occorrenza dei mini appartamenti.

Antica Casa Massimi
Via Maggiore 121
03010 Piglio (FR), Italy
Tel. +393479408300
info@mariaernestaberucci.com

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Decreto Liquidità Cura Italia, esulta la Rete #ilvinononsiferma: “Ora procedure snelle”

Grande soddisfazione tra i vignaioli della Rete #ilvinononsiferma, che vedono concretizzarsi alcune delle loro richieste sulla liquidità. “Le dichiarazioni della ministra Bellanova confermano che i 100 milioni di euro stanziati dall’articolo 78 del ‘Cura Italia‘ per la costituzione del Fondo Continuità Imprese Agricole saranno presto resi disponibili”, commenta il gruppo di produttori. “Speriamo non ci facciano scherzi al Senato, dove il provvedimento è calendarizzato per questa settimana”, chiosano i produttori.

Il provvedimento consente il recupero degli interessi passivi sui mutui del 2018 e 2019 e la copertura di quelli per i nuovi mutui. “Una misura che darà respiro a molti di noi – continua la Rete #ilvinononsiferma – restituendo alle aziende una liquidità importante con tempi, e speriamo procedure, snelli”.

L’introduzione dell’emendamento alla Camera sul Decreto “Liquidità” prevede la variazione del periodo di rientro per i mutui destinati alle aziende agricole in 15 anni con 2 di preammortamento. “Dimostra una sensibilità rispetto al comparto, in cui i tempi di utilità e quindi di ammortamento degli investimenti sono più lunghi rispetto ad altre realtà produttive”, sottolinea la Rete di vignaioli.

Una battaglia vinta, ma la guerra continua. “Sappiamo che si sta lavorando anche al decreto attuativo sulla distillazione e sulla ripartizione dei fondi a livello regionale – continuano i vignaioli – ma non ci sono indicazioni specificamente riferite allo stoccaggio, che per noi che facciamo vino di qualità è fondamentale”.

Il dubbio dei vignaioli che si riconoscono attorno all’hashtag #ilvinononsiferma è chiaro: “La battaglia sugli aiuti agli ammassi sarà spostata in sede regionale o sarà possibile ottenere delle indicazioni in tal senso già nel Decreto ministeriale in lavorazione?”. A breve la risposta ufficiale dal Mipaaf. Secondo fonti di WineMag.it, sará un decreto ministeriale a disciplinare settori e tipologie di prodotto. Spazio anche per le istanze delle Regioni, che saranno attentamente valutate, in un’ottica di condivisione del difficile momento del Paese.

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Fivi, Iva al 10% sul vino e fatture dividono i vignaioli. Ma la lettera è già a Roma

È un coro di no quello che arriva dalla “base” di Fivi in merito all’ipotesi di riduzione dell’Iva sul vino al 10%, rispetto all’attuale 22%. La proposta di passare dall’aliquota ordinaria a quella semplificata fino al 31 dicembre 2023 è contenuta in una lettera indirizzata a Roma dalla Federazione italiana vignaioli indipendenti, all’attenzione dei ministri Bellanova e Gualtieri. La missiva, firmata dalla presidente Matilde Poggi, è tuttavia al centro di un acceso dibattito tra gli associati Fivi, dalla Sicilia al Trentino.

Oltre al ribasso dell’imposta sul valore aggiunto, non convince la richiesta di poter emettere la fattura all’incasso, al posto che al momento della consegna o della spedizione del vino. Un’ipotesi che rischia di generare “zone d’ombra nei rapporti con l’Horeca”. In altre parole del “nero“, come sostiene qualche produttore.

Il più duro nei confronti di Fivi è il vignaiolo toscano Edoardo Ventimiglia, tra i più attivi della neocostituita Rete #ilvinononsiferma: “L’associazione di cui faccio parte non mi può mettere le mani in tasca in un momento così delicato – attacca il titolare di Sassotondo – o pensare che un ddt possa assumere valore legale in caso di mancati pagamenti o di necessità di credito bancario: senza una regolare fattura emessa prima o al momento della consegna e della spedizione, la merce è ancora in carico al vignaiolo”.

La riduzione al 10% dell’Iva, pensata per risollevare il settore, non avrebbe inoltre alcun risvolto sui consumatori, in quanto i vini sarebbero a scaffale allo stesso prezzo. Non è chiaro, poi, quali compensazioni dovrebbero essere utilizzate per evitare perdite ai vignaioli.

Il dibattito sulla fiscalità è corretto, ma va affrontato in un contesto più organico e allargato. Meglio sarebbe intervenire, allora, con accordi strutturali sulla scontistica a scaffale, tangibili dal pubblico”.

Fa eco Luigi De Sanctis, vignaiolo Fivi del Lazio: “Avrei consultato dei tributaristi, dei commercialisti, o comunque degli esperti in materia fiscale prima di mettere sul tavolo dei ministri Bellanova e Gualtieri una proposta di riduzione dell’aliquota Iva sul vino, in un momento così delicato per il nostro Paese”.

Con questa proposta non si risolve nulla, anzi ci si perde su un argomento molto scivoloso. Sarebbe stato meglio continuare a insistere sul problema dello stoccaggio: chi produce vini di qualità sa quanto il tempo sia utile per i corretti affinamenti e quanto invece deleteria l’ipotesi della distillazione.

La mancanza di spazi invoglia a vendere il vino prima del necessario. Con l’Horeca ferma, le annate rischiano di sommarsi in cantina e un aiuto dal Governo su questo fronte sarebbe davvero auspicabile”.

Anche la vignaiola siciliana Marilena Barbera esprime diverse perplessità sulla lettera di Fivi: “L’iniziativa è lodevolissima – commenta – perché mira a favorire la ripresa dei consumi e dell’Horeca, ma non si può dire altrettanto delle argomentazioni. Con la riduzione dell’aliquota al 10%, i vignaioli si troverebbero a perdere anzi dei soldi, senza benefici reali né per loro né per il resto della filiera, compreso il consumatore”.

In un momento in cui l’Italia fa appello al Mes perché non ha più soldi per pagare la cassa integrazione e le Regioni non hanno abbastanza liquidità per comprare le mascherine utili a contrastare Coronavirus, come si può ipotizzare una riduzione del prelievo fiscale?

Mettere mano oggi al meccanismo, comporterebbe conseguenze gravissime sull’Iva complessiva percepita dallo Stato alla fine del processo produttivo, ovvero al momento del consumo”.

“Il destinatario dell’abbassamento dell’aliquota – aggiunge Marilena Barbera – è il ristoratore e l’enotecario: la proposta non prevede alcun beneficio per il cliente finale, che si troverebbe a pagare la stessa Iva prevista oggi sui suoi acquisti, sia in enoteca, sia al ristorante. Molto più sensato proporre degli sconti agli operatori per organizzare assieme eventi e degustazioni, anche se questo non risolve del tutto i problemi”.

Una proposta simile è stata annunciata ieri da Regione Lombardia, che si prepara a mettere sul piatto un bando da 3 milioni di euro per rilanciare i consumi, dal mese di giugno. Gli operatori Horeca saranno incentivati all’acquisto di vini lombardi, grazie a uno sconto del 10% in cambio dell’allestimento di vetrine che promuovano il vino – e più in generale l’agroalimentare – Made in Lombardia.

Ancora più a nord, è il vignaiolo trentino Francesco De Vigili, una delle voci più giovani e autorevoli del mondo del vino italiano, ad avanzare dubbi sulla lettera di Fivi. “Si tratta di una ipotesi che non condivido e che, nel merito, non ha alcun senso: pare quasi una boutade“, chiosa dalla capitale del Teroldego, Mezzolombardo (TN).

“La riduzione dell’Iva dal 22% al 10% – precisa De Vigili – toglierebbe liquidità alle cantine in un momento già di per sé critico, per via del lockdown dell’Horeca. Sarebbe più utile l’esenzione dell’Iva sugli acquisiti dei beni”.

Tra le perplessità, anche quelle di Walter Massa: “Per quanto riguarda la mia azienda, e le aziende a regime ordinario, l’Iva non è un costo, semplicemente una partita di giro. Per le aziende a regime speciale è una fonte speculativa, voluta da certe centrali di potere per umiliare l’agricoltore e l’agricoltura italiana“.

Il vignaiolo di Monleale aggiunge: “Per la ristorazione compra al 22% ed emette ricevute fiscali al 10%, ognuno può trarre le sue considerazioni. Per il consumatore finale più l’aliquota è bassa e meglio è. Per lo Stato, con tutto quello che in un momento come questo c’è da fare , sostenere, meno so cambia e più introiti si possono avere è meglio è. Per le associazioni che vanno chiedendo questo, spero si siano appoggiate ad un pool di grandi economisti e fiscalisti, oppure è meglio che si affidino ai servizi sociali, non occuparsi di cose sociali”.

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Coronavirus, il protocollo di sicurezza Fipe per la ripartenza

ROMA – I ristoratori italiani sono pronti a predisporre misure immediate per favorire una riapertura il più rapida possibile delle loro attività. Le proposte contenute all’interno di un protocollo stilato da un gruppo di lavoro organizzato dalla Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, sotto la supervisione scientifica di un qualificato infettivologo. Trentacinque pagine in cui si rappresentano le procedure di sicurezza da applicare in bar, ristoranti e servizi di catering.

Un metro di distanza tra i tavoli e mascherine al personale di sala e cucina, come da indicazioni delle autorità sanitarie. Accessi differenziati, dove possibile, per i clienti in entrata e quelli in uscita, pagamenti preferibilmente digitali direttamente al tavolo, monitoraggio quotidiano delle condizioni di salute dei dipendenti, pulizia e sanificazione dei locali, gel igienizzante a disposizione di tutti.

“Il mondo della ristorazione è pronto a ripartire, impegnandosi a garantire la sicurezza con uno specifico protocollo organizzativo delle attività, messo a disposizione della categoria, al fine di tutelare i rischi di contaminazione sia per i clienti che per i dipendenti – sottolinea il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani –, ma è chiaro che non basterà per un ritorno immediato alla normalità. Fino a quando saranno in vigore le misure di distanziamento sociale, con le diverse modalità di fruizione dei servizi dei Pubblici Esercizi, è evidente che non si potrà lavorare a pieno regime. È dunque indispensabile che le istituzioni supportino economicamente il settore in questa fase transitoria”.

“Per realizzare questo protocollo – prosegue il presidente – abbiamo seguito le indicazioni delle autorità sanitarie e ci siamo avvalsi di una consulenza scientifica di primo livello. Abbiamo messo a disposizione delle Autorità competenti il nostro documento come riferimento operativo, ma è chiaro che abbiamo bisogno anche di molto altro supporto. Le misure di sostegno all’economia finora approntate non sono state pensate per i Pubblici Esercizi, con la conseguenza che 50mila imprese rischiano di non riaprire. Serve un segnale forte da parte dell’esecutivo, sui temi degli indennizzi per chi ha subito ingenti perdite di fatturato, della liquidità, della fiscalità, degli strumenti di protezione sociale come la cassa integrazione, oltre che interventi per le locazioni commerciali”.

“La fase due – conclude il Stoppani – dovrà essere accompagnata da provvedimenti mirati a tenere in vita la qualificata rete dei Pubblici Esercizi, con il loro grande valore, anche sociale, evitando l’esplosione dei tassi di mortalità, la dispersione di professionalità faticosamente costruite, l’infiltrazione della criminalità. Per essere chiari, un locale che vedrà ridimensionato il suo numero di coperti o comunque ridotta la sua attività, ha bisogno di sostegno, anche in tema di tributi locali. Confido e spero che il Governo predisponga calibrati interventi in aiuto del sistema turistico italiano, di cui i Pubblici Esercizi sono la componente essenziale, all’interno di un piano strategico di lungo periodo, con investimenti a supporto della domanda, con la semplificazione delle regole e l’innovazione delle politiche”.

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Enoturismo

Fase 2, ristoranti e bar pronti a riaprire subito: tavoli a distanza, mascherine e gel

Fase 2, tutto pronto per ristoranti e bar. O quasi. Un metro di distanza tra i tavoli e mascherine al personale di sala e cucina, come da indicazioni delle autorità sanitarie. Accessi differenziati, dove possibile, per i clienti in entrata e quelli in uscita, pagamenti preferibilmente digitali direttamente al tavolo. E ancora: monitoraggio quotidiano delle condizioni di salute dei dipendenti, pulizia e sanificazione dei locali, gel igienizzante a disposizione di tutti.

Sono solo alcune delle misure che i ristoratori italiani sono pronti a predisporre immediatamente, per favorire una riapertura il più rapida possibile delle loro attività. Proposte contenute all’interno di un protocollo stilato da un gruppo di lavoro organizzato dalla Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, sotto la supervisione scientifica di un qualificato infettivologo. Trentacinque pagine in cui si rappresentano le procedure di sicurezza da applicare in bar, ristoranti e servizi di catering.

“Il mondo della ristorazione è pronto a ripartire, impegnandosi a garantire la sicurezza con uno specifico protocollo organizzativo delle attività, messo a disposizione della categoria, al fine di tutelare i rischi di contaminazione sia per i clienti che per i dipendenti”, sottolinea il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani.

“Ma è chiaro – avverte – che non basterà per un ritorno immediato alla normalità. Fino a quando saranno in vigore le misure di distanziamento sociale, con le diverse modalità di fruizione dei servizi dei Pubblici Esercizi, è evidente che non si potrà lavorare a pieno regime. È dunque indispensabile che le istituzioni supportino economicamente il settore in questa fase transitoria”.

Per realizzare questo protocollo – prosegue il presidente – abbiamo seguito le indicazioni delle autorità sanitarie e ci siamo avvalsi di una consulenza scientifica di primo livello. Abbiamo messo a disposizione delle Autorità competenti il nostro documento come riferimento operativo, ma è chiaro che abbiamo bisogno anche di molto altro supporto”.

“Le misure di sostegno all’economia finora approntate non sono state pensate per i Pubblici Esercizi – accusa Stoppani – con la conseguenza che 50 mila imprese rischiano di non riaprire. Serve un segnale forte da parte dell’esecutivo, sui temi degli indennizzi per chi ha subito ingenti perdite di fatturato, della liquidità, della fiscalità, degli strumenti di protezione sociale come la cassa integrazione, oltre che interventi per le locazioni commerciali”.

La fase 2 dovrà essere accompagnata da provvedimenti mirati a tenere in vita la qualificata rete dei Pubblici Esercizi, con il loro grande valore, anche sociale, evitando l’esplosione dei tassi di mortalità, la dispersione di professionalità faticosamente costruite, l’infiltrazione della criminalità”.

“Per essere chiari, un locale che vedrà ridimensionato il suo numero di coperti o comunque ridotta la sua attività, ha bisogno di sostegno, anche in tema di tributi locali”, sottolinea Stoppani.

“Confido e spero che il Governo predisponga calibrati interventi in aiuto del sistema turistico italiano – conclude il numero uno di Fipe – di cui i Pubblici Esercizi sono la componente essenziale, all’interno di un piano strategico di lungo periodo, con investimenti a supporto della domanda, con la semplificazione delle regole e l’innovazione delle politiche”.

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Analisi e Tendenze Vino

Vino, Bellanova: “L’Ue apre a posticipi, deroghe controlli e distillazione volontaria”

ROMA – L’Ue ha aperto a posticipi sulle scadenze imminenti, a deroghe sui controlli, all’ammasso privato e alla distillazione volontaria. Lo ha reso noto il ministro Teresa Bellanova in occasione dell’informa odierna alle Camere. Tutti interventi chiesti a gran voce dalla filiera del vino italiano, che si sta dimostrando quantomai compatta al cospetto della crisi generata da Covid-19. Risale a ieri l’ultima lettera congiunta indirizzata a Roma dalle principali associazioni del Made in Italy enologico.

“Il vino – ha detto la titolare del Mipaaf – è uno dei settori fortemente coinvolti dal blocco dei canali commerciali. Ho all’Ue di attingere a tutte le risorse comunitarie previste nei diversi settori e coperti dal regolamento Ocm unica e dello Sviluppo rurale”.

“Molti risultati li abbiamo già ottenuti – ha aggiunto Bellanova – e la Commissione europea ha dato ampie aperture sui posticipi, sulle deroghe ai controlli, sugli ammassi privati e sulla distillazione per il vino. Credo che per i nostri produttori si tratti di notevoli facilitazioni per poter continuare a lavorare senza il peso di una burocrazia insostenibile soprattutto in questa fase”.

In particolare, risulta delicato il capitolo relativo agli ammassi privati. “Abbiamo inviato alla Commissione un documento, predisposto e concordato con le regioni, per attivare l’ammasso privato per formaggi, burro, carni bovine, carni suine, carni ovicaprine”. Non per quello del vino, per il quale l’Italia “attende riscontro dalla Commissione nei prossimi giorni”.

L’ipotesi più papabile riguarda la distillazione volontaria. “La priorità è utilizzare i fondi Ocm, chiedendo l’attivazione della misura distillazione di crisi a livello Ue”, ha precisato nel suo intervento alle Camere il ministro Teresa Bellanova.

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“Vendemmia verde con risarcimento”: la filiera del vino scrive ancora a Bellanova

ROMA – “Uso dell’alcol di emergenza, distillazione controllata, vendemmia verde con risarcimento al viticoltore e ammasso privato”. Queste le richieste che la filiera del vino intende portare all’attenzione del Ministro delle Politiche Agricole, Ambientali e Forestali, Teresa Bellanova, per superare lo stallo del comparto generato da Covid-19. Ecco dunque la terza lettera indirizzata al governo da Confagricoltura, Cia, Alleanza delle Cooperative Italiane, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi.

È attesa da giorni anche una risposta di Bellanova alla proposta avanzata da WineMag.it in merito a un potenziale “soccorso” della Gdo al settore Horeca, con la mediazione del Ministero, per stilare un “Patto sul vino di qualità” nella Grande distribuzione organizzata. Un’idea che piace a Coldiretti nazionale e che gode del favore del segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti.

Patto sul vino di qualità, sì di Unione italiana vini a storico accordo Gdo-Horeca

Le nuove richieste delle associazioni di filiera convergono con quelle contenute nel Piano Salva Vigneti di Coldiretti, nonché sulla proposta di Assodistil relativa alla distillazione volontaria. Un’ipotesi, quest’ultima, ormai al vaglio del Mipaaf, come confermato proprio ieri da Bellanova.

“Per il settore vitivinicolo – ha annunciato il ministro – stiamo valutando un intervento per la distillazione volontaria. La priorità è utilizzare i fondi Ocm, chiedendo l’attivazione della misura distillazione di crisi a livello Ue”.

“Prima però – ha aggiunto Bellanova – occorre verificare quante risorse dell’Ocm non saranno spese entro il 15 ottobre 2020. Nel caso l’intervento non dovesse essere sufficiente proporremo nel DL una misura specifica integrativa”.

La crisi del settore del vino al cospetto di Covid-19, del resto, unisce in un unico coro piccoli e grandi produttori. Lo dimostrano i recenti appelli a Bruxelles della Confédération européenne des vignerons indépendants (Cevi, a cui per l’Italia aderisce Fivi) e dell’European Federation of Origin Wines (Efow).

LE PROPOSTE DELLA FILIERA

“In questo momento la priorità è garantire liquidità, fondamentale per la sopravvivenza dell’impresa e dei suoi dipendenti, in attesa della ripartenza delle attività economiche”, ribadiscono le organizzazioni dopo la prima lettera in materia di misure economiche e fiscali a sostegno della liquidità delle imprese e la seconda sulla concessione di proroghe nella tempistica delle domande Ocm e di deroghe nell’esecuzione dei programmi, investimenti e promozione.

Le proposte riguardano il sostegno del mondo agricolo e vitivinicolo in particolare per il quale la filiera chiede l’avvio di un confronto immediato con l’obiettivo di individuare al più presto una strategia di sostegno e rilancio del settore, uno dei comparti agricoli più rilevanti per l’economia italiana.

Nello specifico, sono quattro le ipotesi avanzate dal mondo del vino per far fronte all’impatto dell’emergenza sul mercato vitivinicolo, in particolare nel segmento on-trade e nella vendita diretta in cantina, caratterizzato da una riduzione delle vendite.

La prima proposta riguarda l’uso dell’alcol per l’emergenza con l’opportunità per i produttori vinicoli di destinare vino da tavola in giacenza alla distillazione, al fine di ricavarne alcol ad uso medicale, a disposizione della Protezione Civile.

Le distillerie si dovrebbero fare carico del prelievo del prodotto, del trasporto e della distillazione. Resta inteso che, in questa catena, nessun anello dovrà conseguire un profitto. A ciò si aggiunge la necessità di fissare una misura di distillazione per far fronte alle giacenze e alla potenziale mancanza di capienza nelle cantine per le uve e i mosti per la prossima vendemmia.

Le organizzazioni ritengono però che debbano essere poste alcune specifiche condizioni per l’attivazione che, innanzitutto, “deve restare volontaria e non obbligatoria“. “Inoltre dovrà essere finanziata da adeguate risorse economiche, preferibilmente all’interno di un nuovo budget di emergenza per il settore a livello europeo”.

Con l’obiettivo, spiega la filiera del vino italiano, “di porre rimedio allo shock di mercato e alle conseguenze patite dai produttori, evitando distorsioni nel segmento dell’alcol uso bocca“.

Allo stesso tempo, “la misura della distillazione dovrà essere seguita, già a partire dalla prossima campagna vitivinicola, da una modifica delle disposizioni nazionali in materia di rese massime di uva per ettaro per i vini non a indicazione geografica, che tenga tuttavia conto delle diverse specificità produttive territoriali.

VENDEMMIA VERDE CON RISARCIMENTO

Tra le proposte più significative avanzate dalla filiera del vino a sostegno del settore agricolo c’è anche la misura della vendemmia verde. La filiera auspica che la misura possa essere attivata dalle regioni, con l’obiettivo di ridurre la produzione per la successiva campagna vendemmiale e che il Ministero proceda a una rimodulazione dell’attuale dotazione del Pns.

“In via generale – spiega la filiera – lo strumento della vendemmia verde, è destinato all’eliminazione del prodotto mentre si potrebbe esplorare la possibilità di introdurre una nuova misura transitoria destinata alla riduzione volontaria delle rese con un risarcimento al viticoltore o procedere con una modifica della misura stessa”.

“Data la mancanza di forza lavoro nella fase dell’anno nella quale la vendemmia verde è normalmente attivata (mese di giugno), il mondo del vino chiede inoltre lo spostamento del calendario, dando la possibilità di esercitarla anche nel mese di luglio”, continuano le associazioni nella terza lettera inviata alla ministra Teresa Bellanova.

L’ultima richiesta della filiera riguarda invece la possibilità, per alcune produzioni vitivinicole temporaneamente eccedenti o con difficoltà di sbocco sul mercato, di ricorrere all’ammasso privato per una parte del quantitativo in giacenza.

Questa misura, che piace appunto anche ai vigneron europei della Cevi, “potrebbe essere di supporto per alcune produzioni da invecchiamento che non troverebbero subito mercato nei mesi estivi quando auspicabilmente potrebbe riaprire il canale Horeca“.

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Analisi e Tendenze Vino

Signorvino (Gruppo Calzedonia) conferma tutte le nuove aperture in programma

VERONASignorvino, catena di negozi di vino specializzati del Gruppo Calzedonia, conferma tutte le nuove aperture in programma per il 2020. A Milano sono quasi pronti due nuovi store (Navigli e zona Corso Como), Parma nel centro commerciale La Galleria ad un passo dal centro storico ed in autunno a Roma in Piazza Barberini ed un secondo punto nel nuovo centro commerciale in zona Laurentina.

Tutti i negozi di Signorvino, come dell’intero Gruppo, sono stati chiusi prima dei severi provvedimenti del Governo, a tutela di clienti e dipendenti.

“I cantieri adesso sono ovviamente fermi ma siamo fiduciosi di poter riprendere i lavori quanto prima, non soltanto per poter dare seguito ai nostri progetti ma anche per poter dare un messaggio positivo alla collettività ed alle città nelle quali siamo presenti. Investire e continuare a credere nel Made in Italy in un momento così drammatico siamo sicuri che possa avere anche una valenza etica e sociale, oltre ad un concreto riscontro economico, basti pensare al nuovo fabbisogno di personale che avremo nelle città coinvolte” dichiara Luca Pizzighella, Brand Manager di Signorvino.

Già prima di questa emergenza l’implementazione del delivery era una priorità di Signorvino in procinto di essere testata ad aprile su Milano. Per quanto riguarda l’e-commerce in pochi mesi sarà messo a punto un sistema di vendita in linea con lo stile dei negozi per poter aprire il canale a fine maggio.

L’apertura nelle vendite on line non sarà un mero ampliamento del business ma un ulteriore strumento che permetterà di raggiungere un pubblico sempre più numeroso ed eterogeneo senza snaturare la mission, volta sempre alla promozione del vino italiano.

“Dopo aver vissuto, in maniera totalmente inaspettata, un periodo così triste, speriamo che il senso di unione che ci ha pervaso in queste settimane rimanga anche successivamente come un approccio più solidale gli uni con gli altri” commenta Pizzighella.

“Deve essere rafforzato il concetto di italianità come segno distintivo e valore aggiunto, visione che ha sempre contraddistinto il nostro brand Signorvino – vini 100% italiani e nel quale dimostriamo di credere dall’inizio del progetto. Un calice bevuto in buona compagnia rafforzerà il significato della condivisione, valore che assume oggi un ruolo più profondo” prosegue Pizzighella

“Posso dire inoltre che come Brand Manager i Signorvino sono rimasto commosso dalla dimostrazione di attaccamento all’azienda e al brand dei nostri dipendenti: ci sentiamo quotidianamente; sono i primi ad essere propositivi ed intenti a mandare avanti tutto quello che può proseguire o essere progettato da remoto. Anche i Wine Specialist degli store stanno dando il loro contributo ad esempio con dirette su Instragram per dare consigli ai nostri consumatori e tenendo corsi di aggiornamento on line per cuochi e camerieri con il supporto dei formatori della catena” conclude Pizzighella.

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Da Modena a Roma: Champagne Experience cambia sede per crescere

Champagne Experience cambia sede e date. Dopo aver consolidato la presenza a Modena – 4.500 ingressi nel 2019 (+15% sull’anno precedente) qui i migliori assaggiClub Excellence ha scelto Roma per la consacrazione definitiva. La più importante vetrina nazionale dedicata allo Champagne si terrà nel 2020 proprio nella Capitale, il 18 e 19 ottobre presso il Padiglione 9 di Fiera Roma.

Con questo cambiamento, Club Excellence – associazione che riunisce diciassette tra i maggiori importatori e distributori italiani di vini e distillati d’eccellenza, promotrice dell’evento – sceglie “un’ubicazione centrale che permetterà a tutti gli appassionati, da Sud a Nord, di prender parte alla manifestazione”.

Non solo wine lover e amanti dello champagne, ma anche tecnici ed operatori del settore, “con l’obiettivo di replicare e superare i numeri delle precedenti edizioni. “Champagne Experience  – commenta Lorenzo Righi, direttore di Club Excellence – è cresciuta negli anni, fino a raggiungere traguardi che ci hanno resi fieri e che ci hanno spinto a riflettere su come renderla ancora più grande“.

“Lo spostamento a Roma – aggiunge Righi – ci consentirà di coinvolgere in modo più capillare le piccole e grandi realtà imprenditoriali del settore, vivaci e consapevoli, sparse per tutto il territorio italiano, comprese le regioni più a Sud della penisola che tra l’altro ospitano moltissimi appassionati di bollicine”.

Anche per il 2020 lo spazio sarà suddiviso nelle varie zone di produzione dello Champagne, per guidare il visitatore passo dopo passo nel percorso di scoperta dello spumante più famoso del mondo. Roma Champagne Experience si pone infatti anche come momento didattico, con masterclass dedicate.

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Vino Nobile di Montepulciano: “Toscana” è obbligatorio in etichetta

Vino Nobile di Montepulciano. Docg. Toscana. Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha approvato all’unanimità a Roma, il 30 gennaio, il cambio di disciplinare che determina la dicitura obbligatoria per il Vino Nobile di Montepulciano che nell’etichetta dovrà inserire “Toscana“.

L’approvazione arriva da un lungo percorso intrapreso dapprima con la Regione Toscana che lo scorso 8 luglio aveva approvato le modifiche al disciplinare della prima Docg italiana che da oggi avrà, tra le prime della regione, l’obbligatorietà di indicare la dicitura “Toscana”. Delibera che accoglie la richiesta unanime dell’interprofessione rappresenta dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano.

“Una svolta importante per la nostra denominazione, frutto di un percorso nato con il mio predecessore, Piero Di Betto, portato avanti con tenacia dal Consorzio e condiviso con la Regione Toscana, che fin da subito ha saputo interpretare le esigenze dei produttori” – spiega il Presidente del Consorzio del Vino nobile di Montepulciano, Andrea Rossi.

“Oltre alla Regione nella figura dell’Assessore Marco Remaschi – prosegue Rossi – che per primo ci ha creduto, devo ringraziare le associazioni di categoria e tutti coloro che ognuno per la propria parte hanno permesso questo raggiungimento”.

“Quello che auspichiamo – conclude – con queste azioni è da un lato l’aumento della tutela nei confronti del consumatore finale, dall’altro la crescita delle vendite all’estero e nel mercato domestico. Infine per il Consorzio una rinnovata possibilità di intensificare l’attività di promozione del territorio per una migliore e più puntuale comunicazione”.

“Un successo non solo per la denominazione Vino Nobile di Montepulciano, ma per tutto il sistema vino Toscana – è stato il commento dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi – un traguardo che abbiamo raggiunto tutti insieme, da parte nostra con un buon lavoro in commissione agricoltura per una causa che auspico possa prima di tutto contribuire al mercato di questo importante vino toscano, che come gli altri della nostra regione rappresenta un traino per il nostro brand, appunto ‘Toscana’ e anche per questo ne sono particolarmente orgoglioso”.

La richiesta di modifica dei disciplinari di produzione avanzata dal Consorzio parte dal Protocollo d’Intesa siglato nel 2012 dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano e dal Consorzio Vini d’Abruzzo, dalla Regione Toscana e dalla Regione Abruzzo, nonché dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e da Federdoc.

Con quel Protocollo d’Intesa, i due Consorzi si erano impegnati ad intraprendere iniziative che favorissero la corretta identificabilità dei due vini ed in particolare dei rispettivi territori di origine.

LE MODIFICHE AL DISCIPLINARE
La dicitura obbligatoria riguarda non solo il Vino Nobile di Montepulciano Docg, ma anche il Rosso e il Vin Santo di Montepulciano Doc.

Nello specifico, la modifica proposta riguarda l’articolo 7 del disciplinare di produzione delle tre denominazioni (Vino Nobile di Montepulciano, Rosso di Montepulciano e Vin Santo di Montepulciano) e consiste nella introduzione dell’obbligo di inserire in etichetta il termine geografico più ampio, “Toscana”, in aggiunta alla denominazione.

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Spirits

Campari Barman Competition 2020: vince Corey Squarzoni con “Eternal Shot”

ROMA – Grande successo lo scorso 14 gennaio a Roma per il ventiseienne di Novara Corey Squarzoni che, con il suo Eternal Shot, ha conquistato il prezioso titolo di Campari Barman of the Year, alla finalissima della Campari Barman Competition 2020.

La gara, giunta ormai alla settima edizione, rivolta ai bartender d’Italia e organizzata da Campari Academy – il centro di formazione e sperimentazione dedicato al mondo della mixology di Campari Group – si è conclusa con la finale presso lo Spazio Vittoria.

Il cocktail a base di Campari, cordiale di tè arancia e camomilla, Grand Marnier, agresto, angostura, 1 goccia di Averna addensata all’arancia e gocce di olio di rosmarino e sesamo, ha portato il bartender del locale The Soda Jerk di Verona ad aggiudicarsi il prestigioso premio.

“Ho creato Eternal Shot utilizzando ingredienti che fondono gusti contemporanei a elementi storici e immortali, come l’agresto, realizzando un cocktail che è destinato a essere eterno ” – ha dichiarato entusiasta Corey.

Ma cosa serve per vincere, oltre a una grande esperienza nella miscelazione? “Passione per il proprio lavoro e determinazione nel raggiungere gli obiettivi, senza dimenticare però l’importanza di sapersi divertire, fondamentali in questa professione” – sottolinea Squarzoni.

Secondo posto per Riccardo Cerboneschi – barman presso Il Locale di Firenze – con la sua creazione Mia e terzo per la romana Martina Proietti – di The Court – che ha presentato il suo REaD ME.

La competizione, che ha contato 1400 iscritti, si è sviluppata da settembre 2019 ad oggi attraverso tre differenti fasi: la “pre-selezione” on line delle ricette da parte di una giuria composta da professionisti ed esperti di settore che ha decretato i partecipanti e una “selezione a tappe” direttamente sul territorio con presentazione della ricetta selezionata dalla giuria.

A condurre la sfida finale sono stati l’attrice, imitatrice, conduttrice televisiva e radiofonica Brenda Lodigiani e il bartender Claudio Perinelli.

A seguire, un party firmato Campari all’interno della meravigliosa cornice dello Spazio Vittoria. Una location storica d’eccezione nel centro di Roma, trasformata per l’occasione in un set tinto di rosso per celebrare la finale della settima edizione della Campari Barman Competition 2020.

Protagonista assoluto e tema ricorrente della competizione è stato il cinema, arte con cui il brand intrattiene un legame molto forte, confermato lo scorso anno anche dall’esclusiva presenza alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia.

Roma ha fatto quindi da cornice speciale alla finale della competizione organizzata dalla Campari Academy. La città eterna è infatti da sempre simbolo del cinema italiano, nonché fonte d’ispirazione per il cinema internazionale.

Il tema del cinema è ricorso in tutti gli allestimenti della grande finale dove è stato chiesto ai tre finalisti bartender di preparare un esclusivo cocktail ispirato a Red Diaries, la celebre serie di short movie di Campari diretti nei diversi anni da registi del calibro di Matteo Garrone, Paolo Sorrentino e Stefano Sollima.

Corey ha conquistato il titolo “Campari Barman of the year 2020” che gli permetterà di seguire un percorso di collaborazione con Campari Academy lungo un anno, che comprende un master di specializzazione sul brand Campari, un tour di guest bartending nei migliori locali italiani ed esterni.

IL PODIO

Primo Classificato: Corey Squarzoni “Eternal Shot”

Ingredienti:
4,5 cl Campari
2,25 cl Cordiale tè arancia e camomilla
1,5 cl agresto
2 cl Grand Marnier
2 dash Angostura

Decorazione:
3 gocce olio rosmarino e sesamo
1 goccia di Averna addensata all’arancia
Lemon Peel

Procedimento:
Cordiale te arancia e camomilla: ¼ zucchero, ¾ acqua infusa al tè e arancia e camomilla
Filtrare con filtro carta

Preparazione:
Stir & strain: versare tutti gli ingredienti in un mixing glass precedentemente raffreddato, filtrare in flute e decorare con 3 gocce olio rosmarino e sesamo, una goccia Averna addensata all’arancia e Lemon peel (solo olii)

Bicchiere:
Flute anni ‘70

Secondo Classificato: Riccardo Cerboneschi “Mia”

Ingredienti:
Olio di cocco per fatwash in bottiglia
1,5 cl Wild Turkey Rye
2 cl sidro di mele
2,5 cl Oolong Tea
3 cl Campari

Procedimento:
Olio di cocco per fatwash in bottiglia: preparazione di bottiglia prebatch con olio di cocco liquido e successivamente congelato per fatwash.
Oolong Tea: estrazione di oolong tea, 10 gr per 500 ml di acqua a 80° per 5 minuti
Inserimento degli ingredienti, Campari escluso, nella bottiglia.

Preparazione:
Throwing: vesare tutti gli ingredienti in un mixing tin, aggiungere ghiaccio e miscelare tutto usando la tacnica throwing

Bicchiere:
Nick&Nora

Terzo Classificato: Martina Proietti “REaD ME”

Ingredienti:
3 cl Campari
3 cl Bulldog Gin
3 cl Cordiale di Lapsang Souchong Tea e Olio essenziale di pompelmo rosa e limone
1 dash bitters alla menta

Procedimento:
Cordiale di Lapsang Souchong tea e olio essenziale di pompelmo rosa e limone
Infusione sottovuoto di foglie di Lapsang Souchong tea con scorze di limone e pompelmo rosa a 30° per 2 ore. 20% di zucchero bianco. Riduzione su fiamma del 50% e filtrazione su carta.
Bitter alla menta
Infusione sottovuoto di Gunpowder tea alla menta a 30°C per 2 ore. 5% zucchero bianco. Riduzione su fiamma dell’80% e filtrazione su carta.

Preparazione:
Stir & strain: Versare tutti gli ingredienti in un mixing glass precedentemente raffreddato, aggiungere ghiaccio a cubi, miscelare con un bar spoon e filtrare nel calice precedentemente raffreddato.

Bicchiere:
Calice “Ginestra” RCR

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Dazi Usa sul vino italiano: inviata a Bruxelles la petizione di 207 vignaioli

La petizione contro i dazi Usa sul vino italiano firmata da 207 vignaioli è stata inviata alle 11 di questa mattina a Bruxelles e Roma. Lo annunciano i promotori dell’iniziativa, su Change.org. “Le istituzioni europee, per prime, hanno l’onere di tentare di superare la guerra a colpi di dazi con gli Stati Uniti”, si legge nell’annuncio.

I vignaioli invitano a non smettere di firmare il documento: “Continua a sostenere questa petizione che la prossima settimana sarà consegnata all’autorità della Repubblica Italiana, per sensibilizzarle riguardo a questo fondamentale rischio per il nostro mondo. Grazie ancora dell’aiuto”.

La petizione finirà presto tra le mani dell’Ue Commissioner for Agriculture and Rural Development, Janusz Wojciechowski, e in quelle del presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli.

Tra i destinatari anche il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali rappresentato da Teresa Bellanova, il deputato della Camera Paolo Gentiloni, il Ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio e Filippo Gallinella, Presidente della Commissione Agricoltura.

BELLANOVA: “SERVE UN FONDO AD HOC”
Nelle stesse ore, la ministra Bellanova ha scritto nuovamente al Commissario europeo Phil Hogan, atteso a Washington martedì 14 gennaio per scongiurare la penalizzazione dell’agricoltura e dell’agroalimentare europei.

Non un minuto da perdere e un’azione forte dell’Europa. Utilizzare tutte le armi della diplomazia politica. Costituire immediatamente un Fondo ad hoc, senza assolutamente intaccare le risorse Pac, per affrontare questa e altre crisi commerciali.

Nell’immediato, sostenere le aziende dell’agroalimentare italiano ed europeo colpite ingiustificatamente dai dazi. Infine, ma non ultimo: mantenere l’unità d’azione europea e la coesione tra gli stati membri che la strategia dell’amministrazione statunitense sta a colpi di dazi tentando di minare. Queste le richieste di Bellanova a Hogan.

Dopo la prima lettera di ottobre e i numerosi incontri istituzionali a Bruxelles – spiega – ho ritenuto urgente sollecitare ancora una volta il Commissario Hogan in vista della sua imminente missione a Washington.

Bisogna mettere in campo ogni sforzo negoziale per scongiurare la penalizzazione che rischia di colpire ulteriormente da subito, e con un peso che si annuncia infinitamente maggiore del precedente, l’agricoltura e l’agroalimentare europei”.

“Non è accettabile – continua la ministra – che agricoltori e imprese paghino dazi addirittura al cento per cento del valore come quelli previsti dalla revisione in corso delle misure. Sarebbe una debacle, che dobbiamo assolutamente scongiurare. Ed è assolutamente necessario costituire un Fondo europeo per sostenere le imprese. Prendendo le risorse dal bilancio europeo e non dai fondi agricoli, perché altrimenti l’agricoltura pagherebbe due volte”.

Per Bellanova, “bisogna agire con assoluta urgenza e fare seguire azioni concrete ad impegni e assicurazioni verbali più volte rimarcati. Le nostre imprese hanno già pagato l’embargo russo e non sanno cosa aspettarsi da Brexit. E noi non possiamo muoverci solo dopo che il disastro è accaduto. Dobbiamo farlo prima e dobbiamo farlo subito”.

Per questo, scrive la Ministra Teresa Bellanova a Hogan, bisogna “mantenere l’unità d’azione dell’Unione Europea e la coesione tra Stati membri. Coesione che rischia invece di venire meno, laddove le nuove misure venissero a colpire in maniera sproporzionata alcune categorie di prodotti agroalimentari europei: nel nostro caso, dopo aver gravemente danneggiato il lattiero-caseario, l’ampliamento ipotizzato nella lista finirebbe per colpire nostre filiere strategiche come quelle viti-vinicole, delle carni lavorate, dell’olio di uliva e degli agrumi”.

“L’impatto non sarebbe sostenibile per le nostre imprese che hanno investito molto in questi anni e che, senza adeguate misure compensative, resterebbero di fatto escluse dal mercato americano”. Ecco allora la seconda priorità, ormai indifferibile dinanzi al quadro che si annuncia: la costituzione a livello europeo di uno strumento adeguato di intervento “in grado di affrontare crisi commerciali come questa, senza intaccare le risorse della Pac”.

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Barman of the Year: Campari e il cinema protagonisti a Roma

Torna a Roma la Campari Barman Competition. La gara, rivolta ai bartender d’Italia e organizzata da Campari Academy – il centro di formazione e sperimentazione dedicato al mondo della mixology di Campari Group – si aprirà il 13 gennaio a Cinecittà con la semifinale a porte chiuse tra 14 semifinalisti.

Si chiuderà il giorno seguente, con l’evento speciale aperto al pubblico presso la suggestiva e storica location dello Spazio Vittoria (Via Vittoria Colonna, 11) a partire dalle ore 20:00, che vedrà trionfare il nuovo miglior barman dell’anno dopo unae gara a colpi di cocktail.

La competizione si è sviluppata da settembre 2019 ad oggi attraverso tre differenti fasi: la “pre-selezione” on line delle ricette da parte di una giuria composta da professionisti ed esperti di settore che ha decretato i partecipanti e una “selezione a tappe” direttamente sul territorio con presentazione della ricetta selezionata dalla giuria.

Le semifinali, in programma per tutta la giornata del 13, vedranno sfidarsi i 14 migliori bartender, che presenteranno alla giuria le proprie idee fresche e innovative in tema di cocktail, ovviamente a base di Campari.

A superare questa penultima sfida saranno solo i 3 migliori, coloro che avranno accesso alla finale del 14 gennaio. Un evento unico, glamour ed esclusivo, aperto a tutti gli appassionati e che decreterà il miglior bartender italiano per Campari, il Campari Barman of the Year.

A condurre la sfida finale saranno l’attrice, imitatrice, conduttrice televisiva e radiofonica Brenda Lodigiani e il bartender Claudio Perinelli.

Protagonista assoluto e tema ricorrente di quest’anno della competizione il cinema, arte con cui il brand intrattiene un legame molto forte, confermato lo scorso anno anche dall’esclusiva presenza alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – La Biennale di Venezia.

Roma farà quindi da cornice speciale alle semifinali e alla finale della competizione organizzata dalla Campari Academy. La città eterna è infatti da sempre simbolo del cinema italiano, nonché fonte d’ispirazione per il cinema internazionale.

Il tema del cinema ricorrerà in tutti gli allestimenti della grande finale del 14 gennaio, dove verrà, inoltre chiesto ai tre finalisti bartender di preparare un esclusivo cocktail ispirato a Red Diaries, la celebre serie di short movie di Campari diretti nei diversi anni da registi del calibro di Matteo Garrone, Paolo Sorrentino e Stefano Sollima.

Per il vincitore che conquisterà il titolo “Campari Barman of the year 2020” sono in palio un percorso di collaborazione con Campari Academy lungo un anno che comprende un master di specializzazione sul brand Campari, un tour di guest bartending nei migliori locali italiani ed esterni.

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