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Oltrepò modello Cava: 4 fuori dal Consorzio. Ottavia Vistarino: “Serve un progetto”

ROCCA DE’ GIORGI – Un Oltrepò pavese modello Cava o meglio “Corpinnat“, il brand alternativo attorno al quale si riconoscono i produttori di qualità usciti dal Consejo Regulador della Denominazione spagnola. C’è aria di vera rivoluzione dalle parti di Pavia.

Dopo lo strappo di maggio 2018 e i tentativi di ricucitura dell’assessore regionale Fabio Rolfi e del ministro all’Agricoltura Gian Marco Centinaio, altre 4 cantine – Conte Vistarino, Perego & Perego, Prime Alture e Tenuta Travaglino – hanno abbandonato il Consorzio.

L’ente è sempre più esposto al rischio di perdere l’Erga Omnes sulle varie Denominazioni. Altri produttori avrebbero infatti “le carte pronte” per abbandonare l’organismo presieduto da Luigi Gatti.

E si parla di nomi importanti per la buona reputazione dell’Oltrepò pavese, che potranno contare anche sull’appoggio di una cooperativa come Torrevilla, già fuori dal Consorzio.

Il colosso guidato da Massimo Barbieri ha da tempo avviato un percorso virtuoso che porterà alla realizzazione di una nuova cantina, con la nascita di un brand esclusivo, “La Genisia”, per il Metodo classico da uve Pinot Nero.

“USCIAMO PER RICOSTRUIRE”
A guidare il nuovo tsunami del cambiamento è Ottavia Giorgi di Vistarino (nella foto), tenace produttrice che dopo aver rigirato come un calzino l’azienda di famiglia – trasformandola da volume oriented a value oriented – è pronta a prendere per mano tutto l’Oltrepò.

“Cosa mi ha spinto a uscire dal Consorzio? La voglia di lavorare prima di tutto su un progetto di territorio condiviso e promosso dalle aziende di qualità, che a cascata interessi tutti i livelli della piramide produttiva”, risponde Ottavia Giorgi di Vistarino.

Abbiamo perso la fiducia dopo tanti anni in cui le cose non hanno funzionato. Quindi, prima tutte le parti condividono un progetto da mettere in mano ad un amministratore delegato, che accetti questo ruolo solo dopo aver condiviso con noi i punti focali per la rinascita dell’Oltrepò. E poi rientriamo nel Consorzio, con una nuova governance”.

“Una figura, quella dell’Amministratore delegato – continua Vistarino – da individuare attraverso una specifica ricerca da parte di qualche cacciatore di teste, da incaricare appositamente”.

“Siamo tutti consapevoli che l’organismo deputato a considerare le sorti del territorio debba rimanere il Consorzio – commenta ancora la produttrice – e per questo assicuro che da parte mia non c’è alcuna voglia di creare nuove associazioni o distretti”.

“Piuttosto, se non saremo ascoltati, procederemo col nostro progetto, condividendo dei brand alternativi in cui si riconoscano le aziende di qualità dell’Oltrepò pavese, sul modello di quanto sta accadendo in Spagna col Cava“.

NO ALLE POLTRONE

“A me non interessa sentir parlare di cariche elettive – conclude Ottavia Giorgi di Vistarino – ma di contenuti. I veri produttori di filiera, hanno bisogno di progetti concreti su cui lavorare e di colleghi con cui condividerli”. Come quelli di Tenuta Travaglino, realtà da 400 ettari a corpo unico che ha abbandonato Distretto e Consorzio di Tutela.

“E’ un po’ come rimanere iscritti al tennis club di Casteggio pur sapendo che dalla doccia esce l’acqua fredda e che il campo è pieno d’erba. Ovvio che uno pensi di iscriversi al tennis club di Voghera…”, commenta con una metafora Achille Bergami, per conto dei giovani proprietari Alessandro e Cristina Cerri, fratello e sorella.

Giri di parole a parte – continua l’enologo della cantina di Calvignano – lasciare il Consorzio è stata una scelta ponderata ma molto, molto spiacevole. Purtroppo non è un organismo in grado di fornire un servizio utile a Travaglino, ma siamo pronti a ricrederci di fronte a un progetto di territorio, che includa le aziende di qualità”.

Dello stesso avviso Roberto Lechiancole (nella foto) patron di una delle cantine bandiera dell’enoturismo in Oltrepò: Prime Alture di Casteggio: “E’ ridicolo – commenta – che nel 2019 un Consorzio del vino si concentri solo sulla revisione dei disciplinari, al posto di parlare di vino di qualità che non dipende solo da un pezzo di carta, ma dalla voglia di promuovere un brand di territorio”.

All’Oltrepò – continua Lechiancole – serve un progetto promosso dalle aziende simbolo, che a cascata interessi tutti gli altri, facendo in modo che il valore dell’uva e del vino cresca a scaffale. Un progetto dal quale trarrebbero tutti benefici, nessuno escluso”.

L’ultimo in ordine cronologico ad abbandonare il Consorzio è stato Giorgio Perego: “Il Consorzio non sta assolutamente tutelando i produttori e i consumatori di vino dell’Oltrepò pavese – evidenzia il titolare della cantina Perego & Perego di Rovescala – né tanto meno le Doc. Sono pronto a rientrare domani, ma solo di fronte a un progetto serio, che guardi all’interesse di tutti e che abbia come parola d’ordine la qualità”.

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Lechiancole si dimette. Nuovo scossone al Consorzio Tutela Vini Oltrepò

Roberto Lechiancole, presidente della Strada del Vino e dei Sapori, eletto neo consigliere del Consorzio di Tutela e nome più accreditato per la poltrona di nuovo presidente, rassegna le proprie dimissioni dal CDA del Consorzio.

“Mi sono candidato al Consiglio del Consorzio impegnandomi – dichiara Lechiancole – per un progetto e con una squadra, dando seguito a quanto ho fatto da presidente della Strada del Vino e dei Sapori. Ho visto generarsi una diaspora, l’ennesima, con al centro ancora una volta Terre d’Oltrepò, prima cantina cooperativa di Lombardia, collettore di uve e vino, di servizi, per un gran numero di cantine del territorio. Per me non si fa così, all’Oltrepò serve l’operatività su obiettivi precisi”.

Lechiancole spiega: “A mio avviso si doveva partire dal programma di un progetto, ancor prima di pensare alle nomine, un programma, un progetto che doveva essere condiviso, al di là delle poltrone, concetto questo confermato fortemente dall’Assessore regionale Rolfi, di cui apprezzo l’impegno nel cercare di riunire attorno un tavolo gli imprenditori del vino e se la Regione ha il compito istituzionale di ricucire le spaccature che in questi anni si sono consumate, i produttori devono impegnarsi nel presentare, nel condividere, nel realizzare un progetto territoriale”.

“Oggi a quasi un mese dall’assemblea, per effetto della tensione che si è generata e della situazione in divenire, il nuovo consiglio del Consorzio non si è ancora ufficialmente riunito. Avevo indirizzato a tutti i consiglieri neo eletti – ricorda Lechiancole – un messaggio per esortare un programma in tempi rapidi allo scopo di ricompattare la base sociale costituendo, un gruppo di lavoro territoriale che si occupasse a perseguire un piano per il bene comune. Purtroppo non sono stato ascoltato e forse capito”.

In merito ai fuoriusciti Lechiancole dice la sua: “Siamo il territorio vitivinicolo più grande della Lombardia, quello con maggior aspettative di crescita anche in senso enoturistico. Purtroppo se non riusciamo a comprendere che siamo obbligatoriamente necessari e sinergici gli uni agli altri, dai produttori di filiera, alle cantine sociali, agli imbottigliatori non riusciremo mai a discutere nell’interesse del territorio”.

“Non ci si può nascondere dietro ad un dito – avverte Lechiancole – un territorio a Denominazione vasto come l’Oltrepò Pavese ha necessità di tutti per assorbire la produzione di uve e di vino e pur capendo le esigenze di ogni categoria, soprattutto commercialmente, anziché continuare a rimarcare ad ogni occasione la propria falsa disponibilità, tutti dobbiamo fare uno sforzo sinergico per arrivare ad una giusta mediazione che porti interessi a tutti gli attori del territorio, definendo “chi fa che cosa” e con quale tempistica”.

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Tano passami… il vino: Simonato inaugura “La Cantina degli Chef” in Oltrepò

Un storia di vera amicizia, un progetto enogastronomico esclusivo, un luogo per sognare ad occhi aperti. Sono questi gli ingredienti che Roberto Lechiancole, patron di Prime Alture Wine Resort, e Tano Simonato, patron del ristorante stellato milanese Tano Passami l’Olio, hanno messo in tavola per inaugurare, domenica 18 settembre,  “La Cantina degli Chef”. “Quando Roberto mi ha chiesto se me la sentivo di aprire io questa iniziativa a casa sua, non ho esitato a dare subito la mia disponibilità – spiega Tano Simonato – per tre motivi molto semplici: conosco da tempo Roberto e come lavora con il suo unitissimo team, apprezzo i suoi vini che non mancano mai in carta da me al ristorante, lo stimo come uomo e come imprenditore. Domenica ci divertiremo, è sicuro”.

La Cantina degli Chef” è il nome di un progetto ambizioso ed elegante: un lungo ciclo di incontri, degustazioni ed eventi che avranno come ospiti chef di rilievo sul panorama nazionale ed internazionale, invitati a creare un menu in armonia con le referenze vinicole di Prime Alture (nella foto il patron e la famiglia).  E non a caso è stata scelta la Domenica a pranzo: lo scopo è aprire le porte del Wine Resort a tutti coloro desiderino rilassarsi in una location senza tempo, coccolandoli con prelibatezze frutto dell’eccellenza culinaria italiana, condividendo storie, aneddoti, segreti di cucina e di cantina, patrimonio della cultura italiana. Tano Simonato aprirà dunque domenica 18 settembre alle 13 “La Cantina degli Chef”, cucinando a quattro mani con Mariglent Plaku, chef del Resort, un menu inedito creato per l’occasione.

“Menu al Volo” di Tano Simonato

Aperitivo di benvenuto dello chef Mari

Spuma d’oca, il suo foie gras, mela confit e ribes,
abbinato al Metodo Classico ‘Io per Te’

Ravioli con formaggio di capra in ristretto d’anatra tiepido, la sua mousse e insalata di tuberi,
abbinato al ‘CentoperCento’ Pinot Noir

Piccione laccato nel suo fondo e Pinot Nero Prime Alture, uva e Prugna,
abbinato al Merlot ‘L’Altra Metà del Cuore’

Pre dessert mousse di yogurt, mirtilli e crumble alle mandorle

Semifreddo di fichi e meringa con croccante di zucchero sabbiato alla nocciola e limone
abbinato a… reminiscenze di Tano barman

Per info e prenotazioni:
tel. 0383 83214 – info@primealture.it

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Oltrepò Pavese: un concorso nazionale del vino all’Enoteca di Cassino

La Lombardia si candida per la seconda volta in pochi mesi a diventare capitale del vino italiano. Dopo l’accordo tra Fiera Milano e Veronafiere per un’edizione “meneghina” di Vinitaly, Wine Discovery Milano, ecco la proposta di un concorso enologico nazionale dedicato ai vini. L’idea è di Patrizio Chiesa, segretario della della Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese, realtà presieduta da Roberto Lechiancole. A Giulio Vecchio, agronomo ed enologo di fama nazionale, la regia dell’evento. La sede concorsuale sarà l’Enoteca Regionale di Cassino Po, presieduta da Luigi Paroni e gestita da Filippo Arsi. Il primo tavolo di discussione, svoltosi giovedì scorso alla presenza dell’assessore all’Agricoltura Gianni Fava, ha visto di comune accordo Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, nelle persone del presidente Michele Rossetti e del direttore Emanuele Bottiroli, e Distretto del Vino di Qualità, rappresentato da Luca Bellani e Aldo Dallavalle. Saranno presto coinvolte Ais, Fisar e Onav. L’idea è arrivare al lancio ufficiale quanto prima e alle premiazioni nella primavera 2017. Regione Lombardia ha espresso il suo favore rispetto all’iniziativa e la disponibilità a sostenerla con modalità da definirsi, anche coinvolgendo Ascovilo, l’associazione regionale dei consorzi di tutela vini.

“LA LOMBARDIA RIPARTE DAL VINO”
“L’idea – spiega Patrizio Chiesa – nasce dal fatto che in Oltrepò è attiva la prima enoteca dei vini lombardi e che al momento manca un concorso che possa dare lustro a storia, qualità e identità dei marchi vinicoli della nostra regione”. La scelta di Giulio Vecchio come coordinatore tecnico si basa sulla sua provata competenza e sulla necessità d’interloquire con il ministero, visto che che un concorso nazionale deve garantire il rispetto di regole ben precise, che garantiscano professionalità, terzietà, trasparenza in ogni fase del percorso e oggettività dei giudizi espressi. “Sarà un concorso che farà bene al territorio nel suo insieme – evidenzia il comitato promotore – una terra da valorizzare e far conoscere. Pensiamo cosa rappresentano oggi il Merano Wine Festival, la Mostra Nazionale Vini di Pramaggiore e la Douja d’Or per i rispettivi territori. Dobbiamo partire da qui e trasformare, con serietà e impegno, il nuovo concorso di Lombardia in una risorsa per l’economia locale e regionale”. Il progetto è proprio quello di rendere il nome del concorso, in fase di definizione, “un marchio per la Lombardia del vino” e “un fregio in termini di comunicazione e marketing, per le aziende vinicole che prenderanno parte alla sfida”.

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