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Tappo a vite e Barolo, il retroscena: come andò quella riunione del Consorzio del 2013

È una norma della comunità europea del 2013 a stabilire che il tappo a vite, conosciuto a livello internazionale come “Screwcap of stelvin type“, può essere utilizzato su tutti i vini a Denominazione dell’Unione. Barolo compreso. Spettava ai singoli consorzi “opporsi”, modificando il disciplinare per proseguire col solo sughero. Lo ha fatto Montalcino, col Brunello; la Valpolicella, con l’Amarone. “Territori diversi dal nostro – spiega a WineMag.it Andrea Ferrero, direttore del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – molto frammentato. Motivo per il quale la riunione del Consorzio del 16 dicembre 2013 non ha raggiunto il quorum“.

Così, la liberalizzazione del tappo a vite sul “re dei vini italiani” è finita sotto l’albero di Natale dei produttori delle Langhe. “Secondo le normative dell’epoca – precisa Ferrero – per validare l’assemblea e procedere alla modifica del disciplinare relativamente alle chiusure, serviva il 51% dei voti spettanti ai soci del Consorzio che utilizzavano la Denominazione Barolo. Questo perché il Consorzio è autorizzato ad operare Erga Omnes“.

“Non abbiamo raggiunto il quorum previsto e di conseguenza l’assemblea è andata deserta”, ricorda Ferrero. “Quello del tappo a vite – aggiunge il direttore del Consorzio – è un argomento molto dibattuto. Il fatto che i produttori non abbiano dimostrato interesse per la riunione, dimostra come si propenda per la liberalizzazione, o quantomeno per lasciare ai singoli la decisione sul metodo ci tappatura del vino”.

“Il Consorzio del Barolo è fatto da una moltitudine di produttori, ognuno responsabile delle proprie scelte, come in altre zone d’Italia: quanto accaduto fa parte del gioco. Tutti i presenti avrebbero votato in favore del solo sughero, ma la nostra realtà è molto frammentata. Occorrono molte teste per un voto, al contrario di altre zone dove le realtà cooperative mettono assieme il quorum”.

Ferrero non si dice contrario a prescindere al tappo a vite sul Barolo: “Probabilmente, su vini da invecchiamento importante come il Barolo, potrebbe avere qualche limite. Ma sono democratico: saranno il mercato e le strategie delle singole cantine a decidere il da farsi”.

Il direttore del Consorzio di Alba di dice “certo che non assisteremo all’abbandono del tappo in sughero”. “Le richieste di un Barolo con lo ‘Screwcap of stelvin type’ – fa notare – arrivano infatti da un’area ben specifica. I monopoli scandinavi sono spesso fantasiosi, se ne sentono di tutti i colori, come richieste improbabili di vini in bag in box“.

Non era invece in carica, nel 2013, l’attuale presidente Matteo Ascheri, eletto nel 2018: “Il quorum dell’assemblea chiamata ad esprimersi sulle nuove direttive Ue – ribadisce – fu sfiorato, ma non raggiunto. Il nostro problema è assieme la nostra forza: il Consorzio è fatto da tante piccole aziende esclusive, ben 350, con superfici medie bassissime, attorno ai 2 ettari. Difficile, dunque, riunire tutti assieme anche solo il 50% più 1 dei produttori”.

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Unione italiana vini: “2016 positivo per il vino italiano”

Ripresa dei consumi nel mercato interno per il vino di qualità. Leggera crescita dell’export. Dematerializzazione dei registri e approvazione del Testo Unico della Vite e del Vino. Sono questi alcuni punti del bilancio estremamente positivo, “sia sul fronte organizzativo sia politico”, presentato ieri dal presidente di Unione Italiana Vini, Antonio Rallo, all’ultimo Consiglio Nazionale Uiv del 2016. 

Proprio sull’approvazione del Testo Unico si è espresso il vice ministro dell’Agricoltura, Andrea Olivero: “È nato per merito della collaborazione tra i soggetti della filiera produttiva – ha evidenziato – di cui Unione Italiana Vini è autorevole espressione. Grazie al suo operato, questo lavoro è stato possibile in un tempo relativamente breve. Uiv, in questi anni, non ha tutelato solo gli interessi dei propri associati ma ha portato avanti le istanze di tutto il mondo vitivinicolo italiano. Questo coraggio nell’interpretare e proporre un’idea virtuosa di ‘bene comune’, è stato indispensabile per formulare una legge corretta e completa. UIV rappresenta, in sintesi, un soggetto economico conscio della propria responsabilità nei confronti del comparto e un vero motore del vino italiano, di cui l’Italia ha veramente bisogno”.

“Con 60 nuovi soci e l’ingresso del Movimento Turismo del Vino in Unione Italiana Vini – ha commentato il presidente di UIV, Antonio Rallo – abbiamo toccato quest’anno un record di adesioni che premia il lavoro promosso da tutto il Consiglio Nazionale. Tra i grandi traguardi raggiunti nel 2016, è significativo il rafforzamento del nostro ruolo di rappresentanza nazionale ed europea: uno scenario positivo per la Confederazione, proiettata, grazie alle ultime novità introdotte dal Testo Unico, verso un programma concreto di modernizzazione del settore”.

Alla consueta serata degli auguri che ha anticipato l’ultimo Consiglio UIV dell’anno, hanno partecipato rappresentanti delle Istituzioni italiane e straniere, confermando l’amicizia e la stima nei confronti di Unione Italiana Vini, sempre più solido e apprezzato riferimento del mondo del vino a livello nazionale. Tra i presenti, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Il vino -ha commentato – è cultura e rappresenta una parte importante della nostra tradizione. In questi termini va approcciato e raccontato, per proporre un modello di consumo consapevole, rispettoso dei valori nobili che questo comparto, da sempre, esprime. Unione Italiana Vini si muove proprio in questa direzione e, da qui, nasce il sostegno che il Ministero della Salute sta dando ai progetti di educazione alla responsabilità nel consumo di vino fino ad ora proposti da UIV”.

Per quanto riguarda il dettaglio dei consumi interni, si registra che nella Gdo sono cresciuti per il vino di qualità (fino a 0,75 l) del 3,8% a valore e dell’1,7% a volume (Fonte dati IRI – novembre 2016). Anche il canale Horeca fa rilevare un incremento delle vendite del 7,5% a valore e del 7% a volume (proiezione fine anno su dati Osservatorio del Vino). Il dato dell’export relativo al periodo Gennaio – Settembre vede una crescita del 3,3% a valore e del 1,4% a volume, trainato dal Prosecco (dati Osservatorio del Vino). Se si mantenesse tale trend, il valore delle esportazioni a fine anno potrebbe superare la soglia dei 5,5 miliardi di euro.

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