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Angeli e demoni: vino vs energy drink

angeli e demoni vino vs energy drink Per rilanciare i consumi di vino serve un patto tra produttori, Consorzi e Gdo caso red bull esselunga
EDITORIALE – La grande distribuzione organizzata (Gdo) ha sempre avuto un ruolo strategico nel panorama enogastronomico italiano, rappresentando un ponte tra i produttori e il grande pubblico. Eppure, il settore del vino sembra essere stato relegato a un ruolo secondario nei piani delle principali insegne, che preferiscono inseguire – con facilità tanto disarmante quanto anti-culturale – trend commerciali di dubbia utilità sociale. L’ultimo è quello degli energy drink. Bevande con alto contenuto di caffeina e zuccheri che promettono, in tv, di «mettere le ali». E, al supermercato, col benestare scellerato di buyer e dirigenti d’azienda, di offrire «energia per la giornata» in momenti come «guida, lavoro, tempo libero, sport, studio» e, udite bene, «festa». Un’indicazione gravissima, che potrebbe indurre i consumatori a pensare si tratti di qualcosa di assimilabile, o addirittura sostituibile, a una medicina o ad un integratore.

VINO VS ENERGY DRINK: SERVE UNA SVOLTA, ANCHE A SCAFFALE

Non finisce qui. La testata promozionale di Red Bull, con la cartellonistica appena descritta – testi e grafiche ovviamente scelti da Red Bull, ma a cui Esselunga ha dato il benestare – è stata allestita proprio accanto alla testata dedicata in continuativo ai vini spumanti. Questa, però, sprovvista di qualsiasi “call to action“, limitandosi alla scritta «Champagne – Spumanti». D’altro canto, qualsiasi invito a “stappare” vino sarebbe condannato da qualche sentenza di qualche Tribunale di periferia, che potrebbe rifarsi direttamente alle ultime indicazioni di Bruxelles e dei burocrati che stanno provando a cancellare – a suon di etichette e controversi studi scientifici – ogni traccia della funzione sociale e culturale della viticoltura e del vino, in Italia e in Europa. Il tutto senza preoccuparsi minimamente di distinguere tra “consumo consapevole” e “abuso” di alcolici: due mondi diametralmente opposti.

La questione è tanto economica quanto culturale. Mentre il consumo di vino diminuisce, specie tra le nuove generazioni, la promozione sfrenata di energy drink – spesso destinati a un pubblico molto giovane – continua senza sosta, nonostante i comprovati rischi per la salute associati a questi prodotti. Elevati livelli di caffeina, zuccheri e altri stimolanti chimici sono consumati senza alcuna regolamentazione stringente, spesso anche dai minorenni. Questo avviene nel silenzio generale delle istituzioni e della gran parte dei media, foraggiati dalla pubblicità dei colossi che producono queste bevande. Mentre il vino, anche in quantità moderate, è spesso oggetto di stigmatizzazione.

SERVE UN CAMBIO DI PARADIGMA: IL VINO NON È SOLO SOLO UN PRODOTTO

Ma la Gdo potrebbe cambiare questo scenario, trasformandosi da semplice piattaforma commerciale a promotrice di cultura e tradizione. Il vino non è solo un prodotto. È una narrazione di territori, persone e storie. La grande distribuzione ha gli strumenti – e la capillarità – necessarie per riportarlo al centro delle tavole delle famiglie italiane. Stimolando un consumo responsabile e consapevole. Per farlo, però, è necessario un cambio di paradigma: non più semplicemente assecondare le mode di mercato, ma investire in progetti che promuovano il valore del vino, là dove la gente fa la spesa.

Questo potrebbe avvenire attraverso una stretta alleanza tra produttori di vino e le insegne della Gdo. Immagino corner dedicati al vino in ogni punto vendita, con informazioni sui territori di provenienza e sulle cantine, ancor più che sulle caratteristiche organolettiche dei prodotti. Quanto bello sarebbe poter trasformare qualche angolo dei nostri supermercati in “musei” di cultura enologica, in cui spiegare le peculiarità delle regioni vinicole, a rotazione, da Nord a Sud.

FIDELIZZAZIONE E CULTURA: IL VINO UNISCE, NON DIVIDE

Un progetto simile, con investimenti mirati di Consorzi e istituzioni del mondo del vino, non sarebbe solo un atto di responsabilità sociale, ma anche una grande opportunità commerciale per la Gdo. Il vino, di fatto, è un prodotto che stimola la fidelizzazione. Il cliente che sceglie una buona bottiglia, comprendendone l’origine, tornerà per ricomprarla, o per esplorare nuove frontiere. E con lui tornerà l’interesse per la cultura gastronomica, con cui contagiare amici e parenti. L’alleanza tra produttori di vino e Gdo potrebbe rappresentare una risposta concreta e ambiziosa a queste sfide.

È il momento di agire e di abbattere una volta per tutte le limitanti barriere che ancora esistono, in Italia più che altrove, tra il segmento Gdo e l’Horeca. E serve agire in fretta, prima che il vino italiano venga ulteriormente relegato ai margini del mercato, mentre prodotti ben più discutibili – come gli energy drink – continuano a prosperare senza freni. La Gdo ha la forza e i mezzi per fare la differenza ed è ora che se ne assuma la responsabilità. Per il bene del vino, della cultura e del futuro dei nostri vigneti.

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Movida, arriva la “Guida al bere consapevole” di Fipe e Federvini

Comportamenti inadeguati, violazione alle regole e agli orari, consumi incontrollati e poco attenti alla qualità, eccessiva facilità di accesso all’alcol. Sono alcune delle concause che stanno dietro all’esplosione del fenomeno della “movida molesta”, o “mala movida”, che caratterizza le notti di molte città italiane, in particolare nei fine settimana.

Un fenomeno preoccupante che oggi, con la necessità di coniugare il ritorno alla normalità dopo i funesti mesi di lockdown, con l’osservanza delle norme sul distanziamento sociale, deve essere tenuto ancor più sotto controllo.

Anche per questo Federvini e Fipe-Confcommercio – associazioni di categoria che rappresentano rispettivamente il settore della produzione di bevande alcoliche e la loro somministrazione – da sempre attive nel promuovere un approccio responsabile e moderato, hanno deciso di realizzare insieme un vademecum per un corretto approccio al bere: una “Guida al bere consapevole“.

La ‘Guida al servizio per un consumo consapevole’ analizza il fenomeno del consumo di alcol sia dal punto di vista dei pubblici esercizi, che da quello dei consumatori, e punta a diffondere una serie di buone pratiche da adottare per scongiurare eccessi e patologie alcol-correlate. Un’azione congiunta ulteriormente significativa, se si considera l’impatto negativo che i mesi di pandemia hanno determinato su tutta la filiera dell’Ho.Re.Ca., pronta a ripartire, promuovendo un modello di consumo capace di esaltare l’approccio responsabile, fatto di equilibrio, giusto apprezzamento della qualità e contrasto agli eccessi.

“Il concetto di ‘consapevolezza’ accompagna la ‘responsabilità’ per dare un segnale di impegno ragionato ed emotivamente coinvolgente – ha dichiarato Sandro Boscaini, Presidente di Federvini – non è semplicemente una questione nominalistica: consapevolezza significa essere convinti nel profondo che una certa azione è giusta e porta benefici condivisi al di là di una norma o di un pungolo imposto dall’esterno, il quale può anche non essere né condiviso né sentito”.

Consapevolezza significa anche costruire una sorta di affinità elettiva con il prodotto, attraverso una profonda conoscenza delle sue caratteristiche organolettiche, ed empatia verso brand affidabili e storici nonché verso i territori di provenienza, facendo così convergere elementi razionali ed emozionali.

Con questo abbrivio fatto di passione è quindi possibile contrastare gli eccessi ed il consumo errato, attraverso la comunanza di obiettivi da parte di produttori ed operatori.

Questi ultimi, grazie ad un percorso formativo in grado di accrescere la propria competenza professionale, possono giocare un ruolo centrale in un’azione sistematica di prevenzione di abitudini sbagliate, le quali impediscono di assaporare, appieno, le nostre specialità”.

Il ‘consapevole’ rapporto con il vino, gli aperitivi, i liquori e i distillati è quindi un elemento positivo per tutti gli attori: i produttori hanno l’obiettivo di fare accostare i consumatori ai propri prodotti facendone apprezzare le qualità organolettiche, la storia e le tradizioni ed associandoli a preziosi ed indimenticabili momenti di socialità; il tutto attraverso un servizio che esalta l’esperienza della degustazione e della convivialità.

“Il settore dei pubblici esercizi da sempre punta sulla qualità e sulla responsabilità nella somministrazione di bevande alcoliche – dichiara Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio – con  il ruolo di  principale attore per la diffusione delle buone pratiche per il bere consapevole, promotore di questo percorso virtuoso, capace, cioè, da una parte, di valorizzare la qualità e la storia delle bevande somministrate e, dall’altra,  di coniugare esigenze commerciali con la responsabilità sociale in capo agli esercenti sui temi della prevenzione, sensibilizzazione ed educazione ad un consumo consapevole e responsabile”.

L’attenzione dei Pubblici Esercizi deve essere massima, perché il rischio è quello che diversamente si facilitino comportamenti pericolosi e dannosi per le persone e la società.

Gli episodi di mala movida, certamente lontani dai valori e dagli interessi dei nostri imprenditori, sono spesso correlati alla carenza di adeguati requisiti professionali e morali, a una lotta contro l’abusivismo commerciale a volte debole e a un presidio del territorio da parte delle Forze dell’Ordine non sempre puntuale, anche per le tante incombenze che interessano la loro attività.

Questi episodi finiscono poi con l’indebolire il comparto, danneggiandolo sia dal punto di vista commerciale che reputazionale”.

La “Guida al bere consapevole” è strutturata in quattro parti: la disciplina normativa, alcol e fattori di rischio, caratteristiche delle bevande alcoliche, suggerimenti per il miglioramento del servizio.

La filosofia che ha suggerito la guida è, infatti, un approccio olistico, nel quale proprio la cura e la disciplina nel servizio rendono l’esperienza di degustazione unica e ricca di emozioni.

In questo senso, i trend più attuali come bartending e mixology si inseriscono in un solco di somministrazione consapevole, accentuando l’aspetto di ritualità del consumo e generando un concetto di divertimento improntato alla sana convivialità.

A distribuire la guida a tutti gli operatori italiani provvederanno le Associazioni Territoriali di Fipe-Confcommercio, accompagnando anche una miniserie in 4 clip video, su ‘orari di somministrazione e vendita delle bevande alcoliche’, ‘alcol e guida’, ‘alcol e minori’, ‘il corretto servizio’ consultabili da subito sul sito web di Fipe.

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