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Ultimo vino prima dello tsunami: quale ha scelto Netflix nella serie La Palma

Ultimo vino prima dello tsunami quale ha scelto Netflix nella serie La Palma pingus Peter Sisseck Dominio de Pingus
Dramma, mistero, avventura e… vino. Netflix celebra il nettare di Bacco in una delle serie di maggiore successo di questo 2024. Un dettaglio che fa notizia, visto il trattamento non sempre positivo dell’argomento “alcol” da parte del colosso californiano, che lo accosta spesso a casi di abuso e malessere psicologico. La serie tv in questione è La Palma, disaster series ambientata sull’omonima isola delle Canarie. In una delle scene più struggenti, poco prima che un terribile tsunami devasti l’intero arcipelago, in seguito a un terremoto, i sismologi operanti nel centro di ricerca dell’isola si concedono un calice di gran pregio. Il vino scelto dagli sceneggiatori Harald Rosenløw Eeg e Lars Gudmestad, diretti dal regista Kasper Barfoed, è Pingus. Un 100% Tempranillo prodotto in Ribera del Duero dal vignaiolo danese Peter Sisseck (Dominio de Pingus) . Non a caso, uno dei vini spagnoli più famosi, iconici, costosi e ricercati al mondo.

PINGUS DI DOMINIO DE PINGUS

È il minuto 24.30 del terzo episodio, il penultimo della serie La Palma. Álvaro, capo dell’osservatorio sismico (interpretato da Jorge de Juan) ha deciso da qualche ora di congedare tutti i colleghi, per consentire loro di salvarsi, fuggendo dall’isola. L’unico a non aver seguito gli ordini è Haki, un altro ricercatore dall’aspetto burbero ma dal cuore gentile (ad interpretarlo è l’attore islandese Ólafur Darri Ólafsson, già noto per i suoi ruoli ne Il GGG – Il grande gigante gentile di Steven Spielberg, Zoolander 2 di Ben Stiller e Animali fantastici – I crimini di Grindelwald di David Yates). «La montagna si sta muovendo. Ho appena chiesto al governo di diffondere l’allarme per l’evacuazione. Non c’è nient’altro che io possa fare», spiega Álvaro ad Haki, seduto nel proprio ufficio, versandosi un altro calice di Pingus.

«Le persone hanno sempre bisogno di un’occasione speciale per aprire una bottiglia di vino pregiato. Ma non capiscono che la bottiglia è l’occasione», continua il manager del centro sismico. Haki, ormai convinto a condividere gli ultimi istanti di vita con Álvaro, si procura a sua volta un bicchiere: «Ho fatto i miei calcoli, non ci sono abbastanza navi per tutti per fuggire da La Palma a Tenerife. Cosa stiamo bevendo?». Arriva così il momento in cui viene presentato Pingus 2013, che Álvaro ha ricevuto in regalo per il 60esimo compleanno. «Questa è la peggior birra che abbia mai provato!», scherza Haki.

L’ULTIMO VINO DI LA PALMA, LA MINISERIE DI NETFLIX

Non è finita qui. Al minuto 9.15 della puntata finale, il vino spagnolo torna protagonista. I due sismologi, indossata una tuta ignifuga, decidono di avventurarsi sino alla bocca del cratere del vulcano in eruzione. Una scelta drammatica, compiuta per morire in servizio, “sul campo”, al posto che in ufficio. Pochi secondi prima di sprofondare nella lava, inghiottiti dall’ennesima crepa causata dal terremoto, Haki estrae dalla tuta Pingus. «Era un vino buonissimo! Io amo la birra, ma dobbiamo finire la bottiglia». Álvaro, sorpreso, non se lo lascia dire due volte. I due scompaiono godendosi l’ultimo sorso del pregiato vino della Ribera del Duero.

Il nettare di Bacco come ultimo piacere genuino, in una serie tv in cui Netflix racconta molto più di un’immaginaria catastrofe sull’isola delle Canarie. La Palma si chiude infatti con un inno alla natura e alla necessità di rispettare l’ambiente, gli ecosistemi. Il pianeta. L’ultima scena della miniserie mostra il branco di tartarughe marine che, nei giorni precedenti lo tsunami, avevano iniziato ad abbandonare La Palma: «Sono animali più vecchi dei dinosauri. Hanno un’esperienza della Terra più lunga della nostra. Se vogliamo sopravvive quanto loro, dobbiamo imparare ad ascoltare la natura».

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Esteri - News & Wine

Ribera del Duero, addio al pioniere Alejandro Fernández

Ribera del Duero in lutto per la scomparsa di Alejandro Fernández, pioniere della nota denominazione situata nella parte orientale della Spagna, al confine con il Portogallo. L’enologo Fernández è scomparso lo scorso fine settimana all’età di 88 anni. Si trovava a Santander, dove stava trascorrendo alcuni giorni in compagnia della figlia Eva Fernández.

È considerato un rivoluzionario e visionario nel mondo del vino, un’eminenza nel settore vinicolo spagnolo. Una carriera di oltre 40 anni, riconosciuta nel 2014 con la Medaglia d’Oro al Merito del Lavoro per il suo impegno nella denominazione di origine Ribera del Duero.

Fernández, fondatore dell’iconico gruppo di Pesquera de Duero, lascia un vuoto difficile da colmare nel gruppo di viticoltori della comunità di Castiglia e León. Il suo know-how enologico era considerato unico.

LA STORIA DI ALEJANDRO FERNÁNDEZ

La storia di Alejandro Fernández inizia nel 1972, quando acquista un torchio in pietra del XVI secolo con sua moglie, Esperanza Rivera. Grazie a quello strumento antico, i due iniziano a produrre i loro primi vini.

Il 1975 è l’anno della prima vendemmia per la cantina Familia Fernández Rivera. Il primo vino in assoluto è il Tinto Pesquera, in omaggio all’affetto che Alejandro ed Esperanza avevano per la loro città natale, Pesquera de Duero.

Grazie al successo sul mercato, la Spagna inizia a parlare delle potenzialità della Ribera del Duero, che nel 1982 diventa Denominazione di Origine Controllata. Nello stesso anno, Familia Fernández Rivera produce il primo Janus Pesquera, prodotto con annate eccellenti utilizzando uve di Viña Alta, il vigneto più alto di Tinto Pesquera.

I vini della Bodega Pesquera diventano ben presto tra i più rinomati e apprezzati, anche dalla critica internazionale. Ma il progetto di Alejandro Fernández non si limita alla prima cantina.

NON SOLO RIBERA DEL DUERO

Ne fonda anzi altre, in diverse zone: Condado de Haza, sempre a Ribera del Duero; Dehesa La Granja, a Zamora; El Vínculo, nella zona di La Mancha di Ciudad Real. Sono oltre 70, al momento, i Paesi del mondo interessati dall’export.

Nel 2011, il gruppo investe nell’ospitalità aprendo l’Hotel AF Pesquera, a Peñafiel. Nel 2014, Alejandro Fernández riceve la medaglia d’oro al merito nel lavoro, uno degli ultimi riconoscimenti assegnati dal re emerito Juan Carlos I. E a poche ore dalla sua scomparsa, il Consiglio della Denominazione di Origine Ribera del Duero rende omaggio a Alejandro Fernández.

«Il suo modo di interpretare e amare la Ribera del Duero – afferma il presidente Enrique Pascual – è stato tramandato alle generazioni successive. Ha contribuito alla crescita e al prestigio del nostro Denominazione. Ammirato dalla critica e profondamente rispettato dai suoi colleghi, lascia un enorme vuoto».

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