Categorie
news news ed eventi

Il futuro del vino Perpetuo? Lontano da Marsala, nella Doc Sicilia

Il futuro del vino Perpetuo lontano da Marsala nella Doc Sicilia renato de bartoli nino barraco
Separati in casa. Come moglie e marito che non si parlano più, dopo aver provato più volte a riallacciare. Il futuro del vino Perpetuo è lontano da Marsala, sua terra d’elezione. E quello che trapela dal Perpetuo Wine Fest 2022, prima edizione dell’evento ideato dal sommelier Ais Trapani e ristoratore Giuseppe Vultaggio per dare un’identità al noto vino ossidativo siciliano, è che “lui” abbia un’amante. D’eccezione. Una a cui è difficile dire di no: la Doc Sicilia.

A svelarlo è Renato De Bartoli, figlio di quel Marco De Bartoli a cui si deve il Vecchio Samperi. Ovvero uno dei pochi vini perpetui – già, non è un Marsala – capaci di finire sulle tavole internazionali, sin dalla sua prima annata. La 1980.

«La voglia di fare qualcosa – commenta De Bartoli – è viva da anni. Abbiamo capito che, probabilmente, la strada migliore per il vino Perpetuo sia quella di emanciparsi dal Marsala. Bisogna trovare una casa e si muove qualcosa nell’ambito della Doc Sicilia. Del resto, il tema genera molto interesse e stimola i consumatori. Prima o poi ci sarà la stretta e il vino Perpetuo troverà la sua dimensione».

Sempre secondo Renato De Bartoli, l’intenzione del management della Doc Sicilia, presieduta da Antonio Rallo, riguarderebbe «la legittimazione del Perpetuo all’interno della Doc Sicilia, in cui andrà trovato un nome e stilato un disciplinare tecnico di produzione».

La possibilità che la Doc Sicilia apra le porte al Perpetuo, valorizzando così il “Marsala prima del Marsala”, vino inventato dagli inglesi aggiungendo alcol al nettare a carattere ossidativo della tradizione locale, è confermata anche dal vignaiolo Nino Barraco.

«Nel 2015 – spiega – ho parlato con il dottor Giacomo Rallo. Avrebbe accettato di produrre un vino perpetuo per promuovere questo tipo di prodotto, a condizione che fosse messo sotto il cappello della Doc Sicilia. In quel momento, da produttore marsalese, lo avrei accettato. Ma all’epoca ero anche amministratore di Marsala. E in qualità di assessore all’Agricoltura presi atto di questa apertura e il discorso si chiuse lì».

Oggi penso che il vino Perpetuo possa essere inserito nella Doc Sicilia. Ma solo a condizione che, prima, venga inserito nella Doc Marsala, con la Doc Marsala “a cappello”, sotto la Doc Sicilia. L’accordo è questo, sul territorio».

MARSALA AL BIVIO SUL FUTURO DEL VINO PERPETUO
Il sommelier Ais Trapani e ristoratore Giuseppe Vultaggio, ideatore della prima edizione del Perpetuo Wine Fest

«Il Marsala – rincara la dose il vignaiolo di Contrada Bausa – è fallito per tutti, tranne che per tre, quattro aziende che continuano a sopravvivere col Marsala Fine 6 mesi, che è quello venduto nei box di plastica da 10 ettolitri destinati all’industria alimentare. Devono sopravvivere solo loro, oppure possiamo creare uno sviluppo diffuso?».

Renato De Bartoli è dello stesso avviso: «L’industria del Marsala va in un’altra direzione, quella più veloce, a basso costo. Noi, per vendere ogni anno circa 7 mila bottiglie di Vecchio Samperi, abbiamo in affinamento circa mille litri in cantina, di varie annate».

Le nuove generazioni, i ventenni di oggi, non sanno neanche che cos’è il Marsala. Non hanno in testa la confusione interna allo scenario della Doc. Non sanno se è un vino dolce o secco, da fine pasto, da dessert, da cucina. Per fortuna si è sgombrato un po’ il campo». Quello attuale, sempre secondo il produttore marsalese di Contrada Fornara Samperi, sarebbe dunque il momento perfetto per rilanciare il «vero vino della tradizione locale».

Il Perpetuo ha molto più appeal rispetto al Marsala, che deve fare i conti con la realtà. Non lo dico io, ma i numeri. All’inizio del Novecento si producevano 100 milioni di litri di Marsala, oggi solo 5 milioni. C’è da farsi delle domande su una crisi che dura ormai da 120 anni».

Una scelta dolorosa, che pare tuttavia inevitabile. «Ci abbiamo tentato, io e Nino Barraco, a coinvolgere il mondo del Marsala – sottolinea De Bartoli – ma c’è una chiusura totale. Perché è costellato da vino sfuso destinato all’industria alimentare, appannaggio di pochi. E nessuno ci deve mettere le mani».

«Il Perpetuo, invece, è democratico. Può essere prodotto da tutti i viticoltori che decidono di fare vino in campagna. Non c’è bisogno del deposito di alcol – conclude – del deposito fiscale, della dogana che viene a controllare per l’accisa. Perpetuo, tuttavia, è un vino che non ha disciplina. È frutto di libera interpretazione. Bisognerebbe prima di tutto sgombrare la scena su questo fronte». Il dibattito è appena iniziato.

Povero Marsala: Cantine Pellegrino guida i prezzi più bassi al supermercato

Categorie
Approfondimenti

Francesco Tiralongo è il nuovo Amministratore Delegato di Baglio di Pianetto

È Francesco Tiralongo, 53 anni, di cui oltre una ventina trascorsi nel settore vinicolo, il nuovo Amministratore Delegato di Baglio di Pianetto, la cantina siciliana della famiglia Marzotto proprietaria di 160 ettari, di cui 110 già in produzione, tra Santa Cristina Gela e Noto, per una produzione annuale di circa 750 mila bottiglie ed un fatturato di oltre 3 milioni di euro.

Dopo aver ricoperto ruoli apicali in importanti realtà vinicole, tra cui Marchesi de’Frescobaldi, Mionetto, Donnafugata e recentemente Cantine Settesoli, Tiralongo approda al timone di Baglio di Pianetto succedendo a Renato De Bartoli.

“Ciò che mi ha spinto ad accettare questa nuova sfida – spiega Francesco Tiralongo – è la filosofia aziendale che da sempre è alla base di Baglio di Pianetto: un’idea di qualità e valorizzazione del territorio ispiratrice di questo progetto sin dall’inizio. Mi affascinano le sue potenzialità, ancor più in una fase in cui è possibile fare cose nuove e dove esiste la concreta prospettiva di accompagnare la proprietà a proseguire sul percorso avviato dal Conte Marzotto oltre venti anni fa”.

“Chi sta portando avanti questo progetto – prosegue Tiralongo – lo sta facendo con la medesima determinazione e con la stessa attenzione che si presta a quelle imprese cariche di passione e di amore familiare: mi riferisco in particolare alla figlia Dominique, che ha saputo raccogliere il testimone del padre in modo energico e deciso, operando in piena continuità con l’indimenticata caparbia del fondatore. Gli stimoli che trovo in questo incarico sono forti e autentici. Non a caso, in Baglio di Pianetto riconosco gli ideali e i valori di attaccamento a un territorio, nonché l’obiettivo di continuare a fare qualità nel segno della sostenibilità”.

Riferendosi poi alle sue prime iniziative da neo Amministratore Delegato, Tiralongo precisa come 0rganizzazione e marketing sono i due ambiti su cui ha sempre focalizzato il proprio il mio percorso professionale. “Inizierò a conoscere una ad una le persone che fanno, tutti i giorni, l’azienda, con lo scopo di metterle nelle condizioni migliori per dare il meglio di sé grazie a un’ottimizzazione dei processi”, sottolinea il neo Ad.

“Gli ultimi cinque anni con Renato De Bartoli – aggiunge Dominique Marzotto, presidente di Baglio di Pianetto – ci hanno permesso di raggiungere risultati importanti. A nome dell’intero consiglio d’amministrazione esprimiamo quindi soddisfazione e gratitudine per il grande lavoro svolto. Allo stesso tempo, siamo pienamente fiduciosi nel passaggio di testimone: l’auspicio è di proseguire nel percorso di crescita di una solida realtà come è Baglio di Pianetto, certi di poter confermare le ottime performance produttive e di cogliere a breve ulteriori soddisfazioni”.

“Con Francesco Tiralongo – conclude la presidente – di cui apprezziamo da tempo personalità e competenza, abbiamo subito trovato una perfetta sintonia. In lui abbiamo individuato le qualità umane e professionali giuste per poter proseguire nella continuità dell’eccellente percorso svolto in passato e per affrontare le sfide di un settore complesso come quello del vino, che sta vivendo una fase di profonda trasformazione, così come tutto il resto del mondo in cui viviamo”.

Categorie
news news ed eventi

Via le Cantine Florio dal Consorzio di Tutela del Marsala


Non c’è pace per il Marsala. Prima l’addio di Renato De Bartoli, figlio di Marco De Bartoli, il profeta del marsala, che ha deciso di lasciare l’azienda di famiglia per passare a Baglio di Pianetto, l’azienda siciliana della famiglia del conte Marzotto. De Bartoli, produttore del Vecchio Samperi, ha preso il posto di Alberto Buratto, amministratore delegato da una dozzina di anni, deciso ad accettare una nuova scommessa professionale. Ora la notizia delle Cantine Florio che abbandonano il Consorzio di tutela del vino Marsala fondato nel 1963 da produttori locali per promuovere la Doc Marsala e proteggerne l’identità dopo gli anni di calo del gradimento sul mercato.

L’azienda Duca di Salaparuta Spa, con i suoi tre brand Florio, Duca di Salaparuta e Corvo, di proprietà dell’Illva di Saronno, ha deciso di lasciare il Consorzio a causa dei «numerosi impegni italiani». «Stare nel Consorzio – hanno riferito i responsabili della Duca di Salaparuta – è un’attività che richiede tempo e non riuscivamo più a seguire questo compito nel modo giusto. Continuiamo a pensare che il Marsala sia un prodotto moderno, versatile, che sia vivo e che abbia un futuro. Siamo azienda leader del Marsala e andremo avanti».

«Noi crediamo in questo prodotto – aggiunge la società -. La nostra cantina di Marsala ha lavorato moltissimo, in questi anni abbiamo allargato la gamma di prodotti liquorosi e passiti e stiamo puntando molto sull’enoturismo. Con 50 mila visitatori all’anno in cantina siamo una tra le più grandi mete enoturistiche della Sicilia». Oltre all’uscita dal Consorzio da parte della Florio, si registrano anche le conseguenti dimissioni di Giuseppe Ingargiola, dipendente della stessa Florio e presidente del Consorzio.

Una dipartita, quella delle Cantine Florio, che ha destato preoccupazione alle Cantine Pellegrino. L’amministratore delegato, Benedetto Renda, anche vice presidente del Consorzio, spera in un dietro front e ha manifestato la disponibilità a discutere con la famiglia Reina, proprietaria della Florio, per comprendere meglio le ragioni dell’uscita che forse non convincono del tutto. Una decisione che segna la fine di un’epoca fallimentare secondo l’ex assessore alle Politiche Agricole del Comune di Marsala, il produttore Nino Barraco: «Il Consorzio, a maggior ragione con l’addio delle cantine Florio, non rappresenta più il bene del territorio e del brand Marsala».

«La politica del Consorzio – ha aggiunto il vignaiolo marsalese – non è riuscita nell’intento di far decollare il Marsala ma ha portato alla condanna del lavoro svolto dalle aziende che ne facevano parte. Bisogna adesso ripartire da zero con un consorzio che sia rappresentativo del territorio e in cui facciano ingresso anche i produttori di uva, senza i quali la Comunità europea non riconosce il ruolo dei consorzi. E con la riproposizione di un disciplinare che punti tutto sulla qualità dell’uva».

Exit mobile version