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Al via il 16 settembre “Marche: dalla vigna alla tavola”

Al via il 16 settembre "Marche: dalla vigna alla tavola"

Nasce “Marche: dalla vigna alla tavola“. Progetto voluto fortemente dalla Regione Marche con lo scopo di sostenere le imprese del settore enologico regionale di qualità con il coinvolgimento della ristorazione. Ristorazione il cui ruolo è stato rallentato, quando non completamente bloccato, dalla crisi pandemica.

Nel contesto di “Marche: dalla vigna alla tavola”, Ri-Conviviamo è il nome scelto da 15 ristoranti per augurare un ritorno alla convivialità tipica di questa regione accogliente.

Un calendario di serate di degustazione aperte al pubblico, durante le quali i ristoratori proporranno i vini di 35 cantine coinvolte e le migliori materie prime del territorio marchigiano, risaltandone l’eccellenza tramite i propri piatti e le etichette in abbinamento.

Ri-Conviviamo è quindi un invito alla ripartenza, ma anche e soprattutto un messaggio di fiducia nelle enormi potenzialità del territorio, basate proprio sul turismo e sull’ospitalità. Si tratta di un’iniziativa realizzata con il contributo fattivo della Regione, a favore dei produttori e dei ristoratori marchigiani.

I RISTORANTI ADERENTI
  • Ristorante “Amabile” – Frontone (PU) > 16 Settembre 2021
  • Ristorante “20-15” – Marotta di Mondolfo (PU) > 19 Settembre 2021
  • Hotel-Ristorante “Alla Lanterna” – Fano (PU) > 22 Settembre 2021
  • Ristorante “Due Cigni” – Montecosaro Scalo (MC) > 5 Ottobre 2021
  • Ristorante “Il Cuciniere” – Fano (PU) > 14 Ottobre 2021
  • Ristorante “Osteria L’Angolo Divino” – Urbino (PU) > 22 Ottobre 2021
  • Ristorante “Gibas” – Pesaro (PU) > 10 Novembre 2021
  • Ristorante “Da Tano” – Fano (PU) > 18 Novembre 2021
  • Ristorante-Pizzeria “Il Portico” – Fano (PU) > 19 Novembre 2021
  • Ristorante-Pizzeria “Da Farina” – Pesaro (PU) > 23 Novembre 2021
  • Ristorante “Il Grottino” – Gabicce Monte (PU) > 25 Novembre 2021
  • Ristorante “Amarantos” – Porto Recanati (MC) > 26 Novembre 2021
  • Ristorante “Bagni da Federico” – San Benedetto del Tronto (AP) > Novembre
  • Ristorante “Zasa” – San Benedetto del Tronto (AP) > Novembre
  • Ristorante “Antico Furlo” – Acqualagna (PU) > 10 Dicembre 2021
LE CANTINE PARTECIPANTI
  • Az. Agraria Guerrieri
  • Il Conventino Monteciccardo
  • Colonnara Soc. Coop. Agricola
  • Az. Agrobiologica San Giovanni
  • Cantine Moroder
  • Terre di San Ginesio
  • Santa Barbara
  • Cantina Rovelli
  • Luca Cimarelli Staffolo
  • Cantina Di Sante
  • Roberto Lucarelli
  • Bruscia
  • Fattoria Villa Ligi
  • Az. Agr. Mariotti Cesare
  • Terracruda
  • Fattoria Mancini
  • Selvagrossa
  • Az. Agr. Mencaroni Federico
  • Cantina Santi Giacomo e Filippo
  • Vigna della Cava
  • Il Gelsomoro
  • Cantina Mezzanotte
  • Az. Agr. Claudio Morelli
  • Soc. Agr. Ciù Ciù
  • Az. Agr. Mazzola
  • Fattoria San Lorenzo
  • Agri La Fonte
  • Piantate Lunghe
  • La Lepre e La Luna
  • Cantina Rovelli
  • La Torre del Nano
  • Podere sul Lago
  • Tenuta Ca’ Sciampagne
  • Serenelli
  • Cantina Colleminò
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Approfondimenti

Castelli di Jesi: nuovo disciplinare per la Denominazione Marchigiana

In mattinata l’assemblea dei soci dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt), che rappresenta circa l’80% dell’export di vino marchigiano, ha approvato all’unanimità modifiche sostanziali relative al Verdicchio Castelli di Jesi Doc e Docg.

Per la Docg la modifica del nome, ora Castelli di Jesi Docg (era Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg) con “Verdicchio” facoltativo e il trasferimento della tipologia “Superiore” dalla Doc alla Docg. Per la Doc è stato reso obbligatorio l’imbottigliamento nella zona di produzione.

«Abbiamo ritenuto fondamentale poter valorizzare il territorio attraverso una precisa identificazione dell’area produttiva in etichetta», ha detto il presidente del comitato della denominazione Verdicchio dei Castelli di Jesi, Michele Bernetti.

«Con il Superiore – ha aggiunto Beretti – la Docg diventerà la locomotiva dell’eccellenza enologica marchigiana anche in termini di numeri, passando da 1.000 a 20.000 ettolitri di produzione al termine dell’iter avviato oggi. Qualità sempre più salvaguardata anche per la Doc, con il divieto dell’imbottigliamento fuori zona».

«Nelle Marche stiamo riportando l’agricoltura al centro del dibattito. L’obiettivo è sfruttare al meglio i finanziamenti che arriveranno da qui ai prossimi 5 anni; contributi non ripetibili che dovranno essere sfruttati decidendo assieme alle imprese del vino dove intervenire», ha aggiunto l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Mirco Carloni.

«Lunedì scorso abbiamo portato in giunta il finanziamento del Pns (Programma nazionale di sostegno) aggiungendo circa 2 milioni di euro di finanziamento per garantire in tempi rapidi il plafond a tutta la graduatoria. Ora – ha detto l’assessore – stiamo mettendo mano in maniera radicale al Piano di sviluppo rurale (Psr) e le modifiche saranno importanti a partire dal suo corretto utilizzo».

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news ed eventi

Coppa Davis e vini marchigiani: il binomio a Pesaro

La Coppa Davis ritorna nelle Marche e sposa i suoi vini nei quarti di finale in programma a Pesaro dal 15 al 17 luglio. L’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt) sosterrà infatti tutti gli eventi correlati al match tra Italia e Argentina che si giocherà al Circolo Tennis Baratoff: dalla cena di gala alla Villa Cattani Stuart (13 luglio) alla cerimonia del sorteggio al Conservatorio (14 luglio), dalle degustazioni nell’area ospitality e nella sala stampa del circolo Baratoff per tutta la durata della tappa alla fornitura dei vini nei punti ristoro dell’arena. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Consorzio Vini Piceni, è stata annunciata in conferenza stampa a Pesaro dal direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Alberto Mazzoni e dal consigliere della Regione Marche, Andrea Biancani. Per il direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, Alberto Mazzoni: “Dopo il sodalizio con la pluricampionessa di scherma Elisa Di Francisca e quello con il campione del mondo Paolo Rossi, con la mostra Pablito Great Emotions in corso a Senigallia, Imt rinnova la sua alleanza con lo sport scegliendo di affiancare i propri vini alla massima competizione mondiale a squadre di tennis maschile. Un’occasione unica di visibilità non solo per il Verdicchio, vino bianco ‘campione’ d’Italia, ma anche per i vini della provincia di Pesaro come Bianchello del Metauro, Colli Pesaresi e Pergola”.

“Esprimo grande soddisfazione – ha detto il consigliere della Regione Marche, Andrea Biancani -per il ritorno del grande tennis nelle Marche. L’accoglienza ricevuta dalla Federtennis a marzo a Pesaro ha fatto sì che anche i quarti di finale della Coppa Davis si giocassero in città. Parliamo di un evento internazionale di primo piano, ma anche di un’occasione straordinaria per la promozione delle nostre eccellenze enogastronomiche. Un plauso particolare va dunque all’Istituto Marchigiano di Tutela Vini e al Consorzio Vini Piceni che hanno voluto essere presenti e sostenere questo evento che valorizza le Marche intere. Nel corso delle cerimonie e dei pranzi di gala verranno serviti infatti vini marchigiani mentre Bovinmarche fornirà carne marchigiana alla mensa interna”.

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Vini al supermercato

Rosso Conero Doc 2014 Guasco, Garofoli

(3,5 / 5) E’ il vino rosso per eccellenza che si produce in provincia di Ancona ed in particolare in una zona limitata nel comprensorio del Monte del Conero, a finire questa volta sotto la nostra lente di ingrandimento.

Si tratta del Rosso del Conero Doc Guasco, vendemmia 2014 prodotto dalla Vinicola Gioacchino Garofoli a Loreto in provincia di Ancona.

Un vino a tutto pasto da bere giovane, che si presta ad un consumo nell’arco di due anni, massimo tre se conservato bene in cantina e che per l’annata che abbiamo degustato riteniamo più che maturo.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice il Rosso del Conero Doc Guasco è di colore  rosso rubino brillante, limpido e poco trasparente, scorrevole. Al naso risulta un vino semplice, vinoso e fruttato. Al palato risulta “vivace”, rotondo e secco. La vivacità peraltro gli conferisce una  freschezza e ripetibilità nella beva che risulta gradevole, pur rimanendo un vino senza particolari  sfumature.

Un vino pensato per la quotidianità, anche se il prezzo pagato non è da tutti i giorni, tutt’altro che economico. La gradazione è leggera solo 12% di alcol in volume,  indicato con primi piatti al sugo, arrosti alla brace, salumi e stoccafisso all’anconetana.

Il Rosso del Conero Doc, è stato proprio eletto, insieme al Verdicchio come miglior vino in abbinamento allo stoccafisso, nella recente manifestazione enogastronomica organizzata da Ordine Cultori della Cucina di Mare “Re Stocco” in collaborazione con Coldiretti Marche e Confartigianato Imprese Ancona e Pesaro Urbino e con il patrocinio di Regione Marche, Comune di Ancona, Camera di Commercio di Ancona, Istituto Marchigiano Tutela Vini e Accademia della Cucina Italiana“ conclusasi ad Ancona il 29 maggio. Da un sondaggio fatto tra gli estimatori dello stoccafisso all’anconetana è emerso che il 50% preferisce il vino rosso in abbinamento al pesce.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con uve Montepulciano allevate nella zona doc Rosso del Conero su terreni di medio impasto con una resa di 110 q/ha.  Le uve, raccolte a giusta maturazione, dopo essere state diraspate e pigiate fermentano con macerazione sulle bucce per circa cinque giorni.

Dopo la svinatura e fermentazione malolattica segue periodo di affinamento in acciaio. Il Rosso del Conero Doc Guasco, fa parte della linea Linfa, una nuova gamma di vini giovani, freschi semplici e vitali con la quale Garofoli celebra la natura che si rinnova.

Ogni bottiglia è pensata per rispondere alle esigenze di un consumatore alla continua ricerca della qualità e di un prodotto che sappia colorare al meglio la propria quotidianità con sapori e i profumi inconfondibili dei grandi vini marchigiani. Garofoli è un’azienda che vanta già cinque generazioni: nata alla fine del 1800 quando Antonio Garofoli, nel 1871, è già dedito alla produzione e vendita di vini locali.

Suo figlio Gioacchino continua e sviluppa l’attività paterna e fonda, nel 1901, la ditta Gioacchino Garofoli. I suoi due figli, Franco e Dante, gli succedono nella conduzione dell’azienda dopo il secondo conflitto mondiale. La Gioacchino Garofoli nel 1950 diventa quindi una società e inizia un processo di forte sviluppo. Attualmente guidata dai fratelli Carlo e Gianfranco Garofoli.

La produzione annua si attesta intorna a 1,6 milioni di bottiglie di cui il 40% per il mercato interno. Oltre il 60% della produzione riguarda i vini Doc Verdicchio dei Castelli di Jesi (circa 770.000 bottiglie), Rosso Cònero (circa 200.000 bottiglie) e Rosso Piceno (circa 100.000 bottiglie).

Il rimanente della produzione è costituito dai vini Igt Marche (circa 100.000 bottiglie), da vini spumanti (circa 55.000 bottiglie) ottenuti sia con metodo Charmat che Classico, da un vino bianco frizzante (per circa 80.000 bottiglie), da vini da tavola (circa 300.000 bottiglie) e da piccole produzioni di vini passiti e altri vini particolari. Le uve utilizzate provengono in parte dai quattro vigneti di proprietà e in parte vengono acquistate da agricoltori che da anni conferiscono la loro intera produzione.

Prezzo: 7,90 euro
Acquistato presso: Conad

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news ed eventi

Liberalizzazioni Ue sui nomi dei vitigni: Italia contro Spagna e Portogallo

Durante la tavola rotonda avente oggetto le liberalizzazioni Ue in materia di nomi dei vitigni, tenutasi stamattina a TipicitàPaolo De Castro, coordinatore S&D Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale dell’Europarlamento, intervenuto in video conferenza ha dichiarato: ”Non c’è alcuna spinta da parte dell’Unione Europea a ridurre le tutele del nostro vino, anzi, con il Pacchetto qualità le garanzie si sono rafforzate. Il problema legato alla cosiddetta semplificazione in materia di vitigni identitari è invece commerciale e di interpretazione del regolamento sul legame dei vitigni con il territorio”. ”L’Ue – ha aggiunto De Castro – non sta assolutamente cambiando direzione, il problema è di natura legata a logiche commerciali che vedono da una parte l’Italia e la Francia reclamare lo status quo, dall’altra Paesi come la Spagna e il Portogallo, che già producono vini identitari come ad esempio il Lambrusco, ma che in virtù di questa norma non possono dare il nome del vitigno. La promessa di ritiro dell’atto delegato da parte del Dg Agricoltura, Joost Korte – ha concluso – significa aver vinto una battaglia ma non la guerra”. Alberto Mazzoni, direttore dell’IMT il consorzio che tutela 16 denominazioni marchigiane promotore della tavola rotonda, non esclude, qualora si dovesse perdere questa battaglia la possibilità di identificare una doc ”Marche” proprio per non buttare all’aria un lavoro di promozione e valorizzazione dei vini fatto dalla Regione Marche e dal loro Istituto negli ultimi 15 anni. La coordinatrice del settore vitivinicolo dell’Alleanza delle Cooperative agroalimentari, Ruenza Santandrea che sta preparando la prossima riunione dell’Intergruppo vino con il commissario Hogan  a Strasburgo dell’ 8 Marzo p.v ha dichiarato: ”La nostra è una battaglia senza se e senza ma. La partita delle liberalizzazioni non è ancora vinta ma ci conforta constatare che se un tempo l’Italia andava in ordine sparso oggi ci siamo compattati, sia in ambito istituzionale che di filiera. Ed è importante, perché le lobby si trovano a tutti i livelli, anche in Europa”. Sul tema è intervenuto anche Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc: ”Oggi per le nostre denominazioni è in corso una battaglia epocale a Bruxelles. Occorre far capire all’Europa che per l’Italia ci sono delle esigenze e delle storie di cui tener conto. Gli stessi accordi bilaterali con gli Stati Uniti hanno mostrato dei meccanismi difficili. Oggi la regola del trade mark non è la soluzione a cui puntiamo, miriamo piuttosto al riconoscimento pubblico della denominazione e non alla registrazione privata”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Cagiano de Azevedo, direttore generale di Federvini che sostiene che non sia creando nuove indicazioni geografiche che aumenti la tutela. La via dei marchi è costosissima, occorre cominciare a ragionare sull’identità del vino italiano e sulla cultura dei nostri territori. La difesa del made in Italy, anche nel settore del vino riveste una importanza fondamentale anche per Domenico Mastrogiovanni, funzionario del Dipartimento Sviluppo agroalimentare e territorio della Confederazione italiana agricoltori. ”Dobbiamo recuperare la capacità di fare lobby dentro il sistema della Commissione Ue per rappresentare le nostre istanze”. Per Giulio Somma invece, responsabile comunicazione Unione Italiana Vini ci sono anche altri problemi: ”Nel documento sulle liberalizzazioni, oltre al tema dei vitigni, c’è un passaggio ancora più insidioso che non è stato evidenziato. Mi riferisco al ”marketing standard” che avrebbe voluto far passare in nome della semplificazione e della normalizzazione lo smembramento del regolamento sull’etichettatura del vino e uniformarlo a quello degli altri settori agricoli. Un’ipotesi devastante per il nostro settore. Da due anni stiamo lavorando sul Testo Unico del vino per aiutare i produttori a ritrovare in un unico corpus giuridico tutte le norme che riguardano il settore, e mentre noi semplifichiamo, Bruxelles complica”. Anna Casini, vicepresidente e assessore all’Agricoltura della Regione Marche, va ben oltre il concetto di vitigno. La proposta di liberalizzazione rappresenta una vera e propria minaccia commerciale e culturale: ”Forse dovremmo cominciare a pensare a un paniere di vini marchigiani che possa essere riconosciuto come unico e particolare”.
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