“Mi sono candidato al Consiglio del Consorzio impegnandomi – dichiara Lechiancole – per un progetto e con una squadra, dando seguito a quanto ho fatto da presidente della Strada del Vino e dei Sapori. Ho visto generarsi una diaspora, l’ennesima, con al centro ancora una volta Terre d’Oltrepò, prima cantina cooperativa di Lombardia, collettore di uve e vino, di servizi, per un gran numero di cantine del territorio. Per me non si fa così, all’Oltrepò serve l’operatività su obiettivi precisi”.
Lechiancole spiega: “A mio avviso si doveva partire dal programma di un progetto, ancor prima di pensare alle nomine, un programma, un progetto che doveva essere condiviso, al di là delle poltrone, concetto questo confermato fortemente dall’Assessore regionale Rolfi, di cui apprezzo l’impegno nel cercare di riunire attorno un tavolo gli imprenditori del vino e se la Regione ha il compito istituzionale di ricucire le spaccature che in questi anni si sono consumate, i produttori devono impegnarsi nel presentare, nel condividere, nel realizzare un progetto territoriale”.
“Oggi a quasi un mese dall’assemblea, per effetto della tensione che si è generata e della situazione in divenire, il nuovo consiglio del Consorzio non si è ancora ufficialmente riunito. Avevo indirizzato a tutti i consiglieri neo eletti – ricorda Lechiancole – un messaggio per esortare un programma in tempi rapidi allo scopo di ricompattare la base sociale costituendo, un gruppo di lavoro territoriale che si occupasse a perseguire un piano per il bene comune. Purtroppo non sono stato ascoltato e forse capito”.
In merito ai fuoriusciti Lechiancole dice la sua: “Siamo il territorio vitivinicolo più grande della Lombardia, quello con maggior aspettative di crescita anche in senso enoturistico. Purtroppo se non riusciamo a comprendere che siamo obbligatoriamente necessari e sinergici gli uni agli altri, dai produttori di filiera, alle cantine sociali, agli imbottigliatori non riusciremo mai a discutere nell’interesse del territorio”.
“Non ci si può nascondere dietro ad un dito – avverte Lechiancole – un territorio a Denominazione vasto come l’Oltrepò Pavese ha necessità di tutti per assorbire la produzione di uve e di vino e pur capendo le esigenze di ogni categoria, soprattutto commercialmente, anziché continuare a rimarcare ad ogni occasione la propria falsa disponibilità, tutti dobbiamo fare uno sforzo sinergico per arrivare ad una giusta mediazione che porti interessi a tutti gli attori del territorio, definendo “chi fa che cosa” e con quale tempistica”.
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