Il vino simbolo di Medici Ermete, il Lambrusco Reggiano Doc Concerto, diventa biologico e alfiere di “Generazione 2031“, manifesto dell’impegno della casa vinicola di Reggio Emilia a livello ambientale, etico-sociale ed economico.
Ad annunciare le novità è il brand ambassador Alessandro Medici: «La certificazione biologica della vendemmia 2020 di Concerto arriva dopo tre anni di conversione di tutte le nostre tenute dall’agricoltura sostenibile all’agricoltura biologica certificata».
Produrre attraverso un’agricoltura biologica significa coltivare le uve senza l’utilizzo di prodotti di sintesi chimica come diserbanti, concimi, insetticidi, pesticidi, nonché senza l’impiego di Ogm, comunque mai utilizzati. La nostra è una scelta prima di tutto di ordine etico, volta al rispetto del territorio e alla salvaguardia e al sostegno della biodiversità».
La volontà della certificazione biologica è la ciliegina sulla torta del percorso di sostenibilità della campagna “Generazione 2031”. «Un vero e proprio impegno – spiega Alessandro Medici – che intendiamo assumere per i prossimi dieci anni verso la riduzione e l’annullamento dell’impronta carbonica e verso il sostegno della biodiversità attraverso la viticoltura biologica».
Il contesto di “Generazione 2031” è quello dell’economia circolare, grazie al riutilizzo di scarti di produzione, come ad esempio le vinacce, reintegrabili nella filiera produttiva. Ma non solo, perché se è a suonare è un solo strumento non si tratta di un vero “Concerto”.
«Il passaggio successivo – anticipa il rappresentante della quinta generazione della cantina reggiana – prevede la possibilità di coinvolgere e sensibilizzare i collaboratori, i fornitori, i clienti: in una parola, tutti i “portatori di interessi” che ruotano attorno all’azienda, affinché possano abbracciare anche loro la scommessa sottoscritta dalla Medici Ermete per un futuro più sostenibile».
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«L’inaccettabile scippo del nome di “aceto balsamico” da parte della Slovenia mette a rischio un miliardo di euro di valore al consumo e rappresenta un attacco all’intero sistema del Made in Italy di qualità». È quanto denuncia la Coldiretti nel commentare la decisione del Governo sloveno di varare una norma con la quale qualsiasi miscela di aceto di vino con mosto concentrato si potrà chiamare, e vendere, come “aceto balsamico”.
Una scelta, peraltro già notificata alla Commissione Europea, «che va contro – rileva Coldiretti – le attuali norme comunitarie che tutelano Dop e Igp e disciplinano il sistema di etichettatura e informazione del consumatore».
La questione è arrivata sul tavolo del neo Ministro delle Politiche Agricole, Senatore Stefano Patuanelli e proprio in queste ultime ore, la Direzione Qualità del Mipaaf sta predisponendo la documentazione tecnica necessaria per completare il dossier che dovrà essere notificato alla Commissione.
Il tempo non è molto perché l’atto di opposizione dovrà essere notificato in Commissione entro il 3 marzo 2021 e la preoccupazione dei Consorzi cresce con il passare dei giorni.
Secondo la Confederazione nazionale Coltivatori diretti, l’iniziativa slovena «rischia di andare a ingrossare il mercato internazionale del falso Made in Italy, che fattura già oltre 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che, secondo un’analisi Coldiretti e Filiera Italia, si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale».
Un’industria del falso sempre più fiorente che ha i suoi centri principali in Paesi come Australia, Canada e Stati Uniti e in tutto il Sudamerica. Una spinta importante alle imitazioni sarebbe stata data proprio dai dazi aggiuntivi nei confronti dei formaggi e salumi italiani, che hanno favorito le “brutte copie” locali.
La manovra slovena sull’aceto balsamico rischia dunque di diventare un precedente pericoloso contro il quale occorre – sottolinea Coldiretti – attivarsi immediatamente a livello comunitario per garantire la difesa di uno dei prodotti simbolo del Made in Italy».
Sono riconosciuti e tutelati dall’Unione Europea l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Dop, l’Aceto Balsamico di Modena Igp (Indicazione Geografica Protetta), l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Dop, e l’Aceto Balsamico di Reggio Emilia Igp. Prodotti ottenuti nel rispetto di specifici disciplinari di produzione, il cui savoir-faire è trasmesso di generazione in generazione.
LE REAZIONI DEL SETTORE
Non ci gira attorno il il direttore del Consorzio Aceto Balsamico di Modena, Federico Desimoni, che parla di «grande offesa della tradizione e degli sforzi fatti dai produttori delle eccellenze modenesi e dell’insieme di attività di divulgazione dei Consorzi, che lo hanno reso famoso nel mondo».
L’operazione della Slovenia viene definita «illegittima ed in contrasto con i regolamenti comunitari che tutelano Dop e Igp e disciplinano il sistema di etichettatura e informazione del consumatore». Un «attacco diretto al sistema agroalimentare di qualità europeo, al diritto dei consumatori ad un’informazione corretta e trasparente e degli operatori commerciali ad una concorrenza leale».
Ci troviamo nuovamente di fronte ad una situazione che rischia di danneggiare non solo il comparto dell’Aceto Balsamico di Modena ma tutto il sistema delle Dop e delle Igp italiane – commenta il Presidente del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena Igp Mariangela Grosoli – e sarà fondamentale, anche stavolta, fare leva sulla collaborazione delle Istituzioni».
Il riferimento è al Ministero Politiche Agricole, ed in particolare la Direzione Qualità, che Grosoli ringrazia «per il prezioso sostegno nella tutela del nostro settore, già direttamente coinvolta e al lavoro sul dossier».
Grande sostegno è arrivato dall’associazione di riferimento dei Consorzi di Tutela, OriGIn Italia, che si è immediatamente attivata chiedendo al Governo di opporsi formalmente a livello comunitario alla proposta slovena.
«Chiediamo al Governo che formalizzi al più presto l’atto di opposizione – afferma il Presidente del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Enrico Corsini – e con l’occasione rivolgiamo a nome dei due Consorzi i più sentiti auguri di buon lavoro al nuovo titolare del Dicastero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali».
Alla voce dei Consorzi si affianca quella della politica a difesa del mondo delle Dop e Igp, e in particolare dell’Aceto Balsamico di Modena: “La problematica evidenziata dal Consorzio è grave ed urgente e rappresenta una priorità per la tutela del sistema Paese ed in particolare di un asset fondamentale del sistema economico nazionale», afferma con decisione l’onorevole Benedetta Fiorini, Segretario della Commissione Attività Produttive.
Proprio per questo chiediamo al Governo di assicurare un intervento formale puntale e tempestivo che garantisca una tutela efficace. La salvaguardia delle produzioni tipiche italiane, vere eccellenze nel mondo come l’aceto balsamico di Modena, deve essere una assoluta priorità.
Inoltre, è necessario rafforzare concretamente l’azione di tutte le strutture della filiera per garantire sostegno, tutela e promozione. Tutelare la qualità significa garantire identità».
Il supporto e la richiesta di un’azione decisa e tempestiva del Governo arriva anche dalla Regione Emilia-Romagna. «Le due Dop dell’Aceto Balsamico tradizionale, di Modena e di Reggio Emilia, e l’Igp Aceto Balsamico di Modena rappresentano un solidissimo legame con il territorio emiliano e una risorsa preziosa per l’economia regionale», sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura Alessio Mammi.
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Prosegue in Emilia Romagna il tour di WineMag.it tra le cantine che offrono ospitalità in Italia. Dopo Oltrepò Pavese, Lazio e Campania, tocca alle aziende agricole non lontane dalle città emiliane e romagnole e alle loro proposte di (eno) turismo di prossimità “Covid-free”: Bologna, Reggio Emilia, Forlì Cesena, Parma, Piacenza, Modena e Rimini.
Come emerso durante la presentazione “Piccoli comuni e cammini d’Italia” della Fondazione Symbola con Ifel e da numerose proiezioni Coldiretti, in occasione dell’estate 2020 un italiano su 4 sceglierà come meta delle proprie vacanze una località all’interno della propria regione.
Il turismo nazionale vale 102 miliari di euro all’anno e la vacanza a “km zero” è un faro nella notte per la ripresa del settore. Non fa eccezione l’Emilia Romagna, regione che ha tutte le carte in regola – grazie alle numerose cantine in grado di garantire ottimi vini e un eccellente livello di ospitalità – per offrire soluzioni per tutte le tasche e portafogli.
I vigneti, del resto, sono distribuiti in tutte le province. Dalla “bassa”, alle colline, dall’appenino fino alla riviera romagnola, sono tante le opportunità per concedersi qualche giorno di relax e di degustazioni tra Lambrusco, Gutturnio, Ortrugo, Trebbiano, Malvasia, Albana di Romagna e, naturalmente, Sangiovese, il vino che identifica la romagna.
PROVINCIA DI BOLOGNA
AZIENDA AGRICOLA BONFIGLIO
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A Monteveglio, a metà strada tra Bologna e Modena ha sede l’azienda agricola Bonfiglio. Con la ristrutturazione di un vecchio casolare sono state ricavate cinque camere ed un mini appartamento con cucina, il Baraldesco.
Le “Stanze di Bacco” portano i nomi dei vini prodotti, sono tutte arredate in stile moderno con bagno privato. Comode bici elettriche son ad uso degli ospiti per partire alla scoperta della Valsamoggia.
Monteveglio, dove si trovano anche le colonnine di ricarica delle biciclette, è famosa per l’Abbazia. Luogo di pace e di relax merita una visita. Sarà ristoratrice anche una passeggiata lungo i sentieri natura del Parco dell’Abbazia, adatti anche ai meno esperti.
Presso l’azienda sarà possibile degustare i vini dei Colli Bolognesi con il Pignoletto protagonista anche in versione passita. Non mancano vini rossi fermi e frizzanti a base di Cabernet Sauvignon, Barbera e Merlot anche accoppiati nel Barbarot.
Cantina Bonfiglio – Le stanze di Bacco
via Cassola 20 Valsamoggia
40053 Monteveglio, (Bo) +39 051 830758
+39 3332767030 info@bonfigliovini
FLORIANO CINTI
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La proposta di ospitalità della cantina Floriano Cinti di Sasso Marconi è l’agriturismo l’Isola del Sasso. Quattro camere doppie e tre mini appartamenti con angolo cottura con particolare attenzione alle famiglie con disabili cui è riservata una camera doppia al primo piano.
Tutte le stanze dispongono di bagno privato, aria condizionata, TV led e connessione wi-fi e si affittano colazione inclusa. Dolci, marmellate, salumi e affettati homemade per viziare gli ospiti già dal mattino.
Al ristorante dell’agriturismo la parola d’ordine è territorialità: l’80% delle materie utilizzate in cucina proviene dall’azienda, il resto da fornitori locali.
L’Isola del Sasso è la tappa perfetta per la prima sosta lungo il cammino degli Dei. Si tratta, per chi non lo conoscesse, di un itinerario di media difficoltà lungo 130 km da Emilia Romagna a Toscana. Si cammina per sei giorni, dalla “Piazza Grande” di Lucio Dalla fino a Firenze.
L’agriturismo dista solo 3,5 km dal percorso ufficiale e fa parte delle strutture convenzionate per il timbro della “credenziale”, il passaporto che certifica il tratto compiuto.
Inoltre, se ai vini di Floriano Cinti volete abbinare un po’ di cultura a poca distanza potete visitare Villa Griffone. Casa paterna di Guglielmo Marconi, monumento nazionale ed oggi sede del museo. Lì il premio Nobel diede inizio ai suoi primi esperimenti di trasmissione radio.
Cantine Floriano Cinti
Agriturismo Isola del Sasso Via Gamberi, 50 40037 Sasso Marconi (Bo) +39 0516751646 info@isoladelsasso.it
TENUTA FOLESANO
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Se il Medioevo vi affascina, Tenuta Folesano fa al caso vostro. L’agriturismo si trova proprio all’interno di borgo dell’età di mezzo, appartenuto ai Conti di Panico famiglia di potenti e belligeranti feudatari bolognesi.
Ma l’epoca dei guelfi e dei ghibellini è passata. L’atmosfera adesso è pacifica ed accogliente. Il palazzo, finemente ristrutturato secondo i dettami delle belle arti è un piccolo gioiello che si erge dai vigneti intrisi di storia.
Le camere con pavimento in pietra di Gerusalemme, i soffitti con le travi a vista sono gioia la per la vista, ambienti di una rivista shabby chic. Per la prima colazione una sala da pranzo con cucina hi-tech eventualmente a disposizione. I vini prodotti dalla Tenuta sono cinque e biologici. Tra questi il Balanzone, dedicato alla maschera bolognese più famosa.
La versione rossa, che rientra nella denominazione Bologna Dop è a base di Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese ed affina in piccole botti di rovere. Fa parte invece della Doc Pignoletto quella bianca frizzante a base di Grechetto Gentile con affinamento 3 mesi sur lies.
LA PALAZZONA DI MAGGIO
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Siamo a Ozzano Emilia, comune della città metropolitana di Bologna nella zona della Doc Colli Imola e Romagna. Dagli anni 60 la famiglia Perdisa coltiva Sangiovese e Albana affiancato a vitigni internazionali.
Associati Fivi, con certificazione biologica Icea producono circa 50 mila bottiglie all’anno. Tra le etichette in gamma il vino “Dracone”, un Cabernet Franc anche in versione riserva, “Le Armi” Sangiovese Riserva ma anche lo Chardonnay, “Maleto”.
Il B&B Le Vigne è stato realizzato nell’antica casa del fattore di Villa Palazzona, antica dimora storica che domina la tenuta circondata da un giardino all’inglese che viene utilizzata anche per meeting e matrimoni. Per gli ospiti del B&B sono riservate due camere matrimoniali.
Il salone, la cucina, la sala lettura ed il giardino con barbecue sono di libera fruizione. Anche gli animali sono ben accetti e troveranno una ciotola tutta per loro. La colazione è a km zero ed incontra tutti i gusti, dal dolce al salto.
Tenuta Palazzona di Maggio B&B Le vigne Via Panzacchi 16 40064 Ozzano dell’Emilia (Bo) +39 335 397030 lapalazzona@gmail.com
PROVINCIA DI REGGIO EMILIA
LE BARBATERRE
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Situata nelle terre matildiche ai piedi dell’Appennino Tosco Emiliano, a Bergonzano, le Barbaterre sono un’azienda a conduzione biologica ed ecosostenibile. La cantina è nata nel 200.
In gamma tre rifermentati in bottiglia (Lambrusco dell’Emilia, Marzemino e Sauvignon), spumanti Metodo classico anche con lunghi affinamenti come il Blanc de Noirs Marandalè (oltre i 60 mesi sui lieviti) e vini rossi fermi a base di Pinot Nero e Cabernet Sauvignon.
Sul fronte dell’ospitalità, Le Barbaterre offre tre camere con servizi igienici indipendenti e wifi. La cucina del ristorante propone i piatti della cucina tipica reggiana. Il contesto è poco antropizzato per una full immersion nel verde e un ricongiungimento con la natura.
Le Barbaterre Via Cavour, 2/A – Bergonzano 42020 Quattro Castella (Re) +39 0522 247573 agriturismo@barbaterre.it
VENTURINI BALDINI [metaslider id=”50335″]
Roncolo 1888, dal nome della frazione di Quattro Castella in cui si trova è il wine resort della cantina Venturini Baldini. Nove camere e due suites all’interno di Villa Manodori, edificio del ‘500 che fu dimora di alcune famiglie nobili, tra cui, a fine 800 i Marchesi Manodori. L’azienda propone diversi pacchetti relax ed enogastronomici.
L’azienda Venturini Baldini è stata una tra le prime, in Emilia, ad ottenere la certificazione biologica. Oltre ai Lambruschi, alla Malvasia e ai vitigni internazionali è impegnata nella valorizzazione di vitigni storici ed autoctoni riscoperti, come il Malbo Gentile, la Spergola, il Montericco. Produce anche aceto balsamico nelle 400 botti dell’antica acetaia.
Venturini Baldini Via Filippo Turati, 42 42020 Roncolo di Quattro Castella (Re) +39 0522 249011 info@venturinibaldini.it
CANTINA ROTA – VILLA CASTELLAZZO
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Sita a Castellazzo, frazione di Reggio Emilia, l’azienda vitivinicola Rota possiede circa 33 ettari di vigneti e produce Lambrusco Salamino, Lambrusco Maestri, Lambrusco Marani, Lambrusco Grasparossa e Ancelotta.
Villa Castellazzo, dedicata all’accoglienza, è frutto del restauro di una ex cascina ed è circondata da un elegante giardino all’italiana. La ristrutturazione dell’edificio si è realizzata nel rispetto dell’ambiente circostante ed è stata conservativa poichè molti degli appartamenti erano già presenti nella casa padronale seppur privi di servizi igienici.
La struttura dispone di sei appartamenti con arredi disegnati e costruiti in loco. Varie le metrature disponibili: dal monolocale alla suite, come l’appartamento Alba disposto su due livelli con affaccio su terrazzo coperto vista vigneti.
Nel pieno della food valley, Villa Castellazzo può essere una soluzione conveniente per partire alla scoperta dell’Emilia o per fare e uno shop tour tra i produttori di Parmigiano Reggiano.
Cantina Rota – Villa Castellazzo via Romani 27 42122 Reggio Emilia tel: +39 0522 340.118 info@villacastellazzo.it
PROVINCIA FORLÌ CESENA
FATTORIA PARADISO [metaslider id=”50263″] Ai piedi del “Balcone della Romagna”, il meraviglioso borgo di Bertinoro, sorge l’azienda Fattoria Paradiso. Cinquanta ettari di vigneto di cui 15 con vigne di oltre 70 anni e 10 cru riconosciuti ed inseriti nei vigneti storici dell’Emilia Romagna.
Le due cascine coloniche ristrutturate offronto diverse soluzioni abitative: camere, suite o appartamenti. Per rinfrescarsi in estate due piscine a sfioro tra i vigneti con ampia zona relax.
La proposta enoturistica dell’azienda si completa con un museo del vino, un museo della civiltà contadina e auto e moto d’epoca. Per la ristorazione la Locanda Gradisca di ispirazione artusiana.
BORGO CONDÉ WINE RESORT
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A pochi minuti da Forlì sorge il wine resort Borgo Condé. Una vera e propria oasi isola di pace e tranquillità all’insegna di lusso e charme. Camere familiari, suites, inclusa una presidenziale di 95 mq sono dislocate nelle tre ville che si trovano a 300 e 500 metri di distanza dal Borgo.
Il resort è dotato di tutto quello che serve per godere del benessere a 360 gradi. Dalla palestra alla Spa con piscina all’aperto o coperta e riscaldata, bagno turco, sauna, docce emozionali e trattamenti su prenotazione.
Per la ristorazione la proposta si fa in tre. La cucina è quella tipica del territorio con pasta fresca tirata a mano, specialità romagnole e anche piatti per vegetariani. L’Osteria Forlì è aperta tutto l’anno, mentre al ristorante Sangiovese si può prenotare una sala esclusiva o un tavolino all’aperto in alta stagione.
Il terzo ristorante, “Il Borgo”, è aperto solo su richiesta per un minimo di 15 persone. Ampio il ventaglio di attività proposte ai turisti: dai corsi di cucina all’equitazione. La direzione organizza anche tour nei borghi medievali o nelle località balneari della costa adriatica.
AZIENDA VITIVINICOLA LA CAMINÀ – LA RONDANINA
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Fondata negli anni cinquanta e situata nei pressi di Vernasca in Val d’Arda, l’azienda La Caminà offre ospitalità a Castelnuovo Fogliani in un’altra delle sue proprietà. Una sensazione di pace e tranquillità pervaderà gli enoturisti già dal cancello d’ingresso de “La Rondanina”.
Un bell’edificio ristrutturato circondato da un prato verde di quelli su cui camminare a piedi nudi. Altrettanto graziose le camere, un mix di classico e moderno. Combinazione che regala ambienti piacevolmente eleganti.
Tutte le stanze sono dotate di bagno privato, TV, asciugacapelli, telefono e connessione internet. Molto curato e raffinato anche il ristorante. La cucina è quella tradizionale piacentina parmense. Salumi, gnocchi fritti, paste fatte a mano anche gluten free.
La posizione dell’agriturismo è davvero strategica per visitare i i Castelli del Ducato di Parma e Piacenza. Irrinunciabile un salto al borgo di Vigoleno. Luogo magico e ben conservato. Un buon incipit per partire anche alla scoperta del Vin Santo di Vigoleno, la doc più piccola d’Italia.
Az. Vitivinicola La Caminà – Agriturismo La Rondanina SP12, Castelnuovo Fogliani, Alseno (Pc) + 39 0523 947541 info@larondanina.it
PODERE CASALE
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A pochi chilometri da Piacenza, nel comune di Vicobarone, si trova l’agriturismo Podere Casale. Comodo anche per chi arriva dalla Lombardia e da Milano.
Le soluzioni abitative sono state ricavate nelle ex scuderie e si affacciano sulla Valtidone: si può scegliere dalla camera doppia, alla superior, dalla suite con camino al trilocale che può ospitare fino a 6 persone. Tutto in stile rustico con pavimenti in cotto e muri in sasso, country style.
Da giugno a settembre è aperta anche la piscina dove rilassarsi sotto l’ombrellone. Non è previsto servizio di ristorazione ma per gli enoturisti c’è una convenzione con l’attigua trattoria.
Lì si potrà godere della cucina tipica piacentina accompagnata dai vini Podere Casale naturalmente in carta. Presso la cantina, nella sala di degustazione si potranno apprezzare i vini bianchi e rossi del Marchesato nell’ambito della Doc Colli Piacentini.
TENUTA LA RATTA [metaslider id=”50291″]
Signori e signore “faites vos jeux”. Tre giorni e due notti con visita alle cantine e degustazione oppure visita alle cantine e cena nell’agriturismo? Sono le due opzioni che la Tenuta La Ratta confeziona nei suoi pacchetti “Ratta Experience”.
Al vostro arrivo sarete ospitati in uno dei tre appartamenti dell’agriturismo tra mattoni e travi a vista, oggetti di design, elettrodomestici di ultima generazione. La tenuta offre anche un ristorante con coperti anche sotto il porticato e vista piscina.
L’atmosfera creata dal gioco di luci serale renderà la cena davvero suggestiva. Lo spumante Negrèr, metodo classico da Ortrugo in purezza, dosaggio zero e con sosta di venti mesi sui lieviti renderà tutto particolarmente frizzante.
Azienda Vinicola Tenuta La Ratta S.Marco di Bacedasco Basso 29010 Vernasca (Pc) +39 0523 895279 info@tenutalaratta.it
PROVINCIA DI MODENA
OPERA 02
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Nata nel 2002, Opera 02 è la tenuta dell’azienda agricola Montanari. Negli anni, gli iniziali 5 ettari sono diventati 45 e la vecchia stalla è diventata resort ed acetaia. Coltivazioni biologiche, rispetto della natura, innovazione e tradizione sono i principi dell’azienda.
Le suites si distinguono volutamente una dall’altra e sono dedicate ai prodotti della terra. Non manca la stanza “Vino” una junior suite soppalcata di 35 mq nei colori del Lambrusco Grasparossa. Completa di tutti i comfort, la vista sui vigneti è assicurata dalla sua terrazza privata.
I letti sono pensati per garantire il riposo anche alle persone più alte e sono lunghi oltre due metri. Tra i servizi offerti la piscina sulla terrazza esterna attrezzata con lettini e zona relax, centro benessere con sauna e bagno turco, ristorante, bar, parcheggio privato e noleggio biciclette.
Copertura wi-fi in tutta la struttura. Il ristorante, fiore all’occhiello di Opera02 affianca la cucina tradizionale a quella creativa ma partendo sempre da prodotti locali e di stagione.
Opera02 di Ca’ Montanari Via Medusia 32 41014 Levizzano di Castelvetro (Mo) +39059 741 019 info@opera02.it
GARUTI VINI – AGRITURISMO [metaslider id=”50264″] Precursori del turismo rurale nel territorio, Garuti vini è stato il primo agriturismo di Sorbara e dintorni nel 1993.
Il pernottamento è possibile nelle 8 camere di cui due con angolo cottura. La colazione è inclusa e volendo si può cenare al ristorante nei giorni in cui è aperto. L’azienda Garuti è nata nel 1920 ed è oggi alla quarta generazione.
Nei 30 ettari vitati produce principalmente il Lambrusco di Sorbara ma anche aceto balsamico, condimenti, grappe e gelatine. A conduzione familiare quest’anno compie un secolo e per celebrarlo ha allestito un piccolo museo da visitare insieme alla cantina e all’acetaia.
TENUTA CARBOGNANO [metaslider id=”50349″]
Situata sui colli di Rimini, la Tenuta Carbognano offre solo pernottamento nelle due camere che possono essere utilizzate anche come mini appartamento. Le stanze hanno ingresso indipendente ed affacciano sul giardino esterno. Completa la struttura una piscina con zona solarium ed un angolo riservato ai più piccoli.
L’azienda è biologica dal 2014 e coltiva Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Syrah oltre ad uliveti ed offre diversi pacchetti di degustazione in cui non manca la mitica piadina romagnola, decantata anche da Giovanni Pascoli.
TENUTA DEL MONSIGNORE
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La Tenuta del Monsignore si trova su un colle di San Giovanni Marignano, sulla strada dei vini e dei sapori dei colli di Rimini. Si estende per 135 ettari di cui 85 vitati ed oltre 15 destinati agli uliveti. Nei campi di proprietà trovano spazio anche arnie per le api da cui si produce miele.
Nella casa della tenuta è possibile affittare due camere matrimoniali con bagno privato e usufruire della cucina comune oltre a godere dell’ampio spazio esterno con pineta.
San Giovanni Marignano è conosciuto per la manifestazione “La notte delle streghe” una rievocazione pittoresca che si tiene solitamente a cavallo del solstizio d’estate e che dal 1988 richiama moltissimi visitatori.
Il borgo è molto grazioso e da lì si può anche visitare la Valconca e l’entroterra riminese alla scoperta dei luoghi dei Malatesta di cui fu il granaio.
Per chi ha il mare dentro, le accoglienti spiagge della riviera romagnola che già si vedono dal colle della tenuta sono raggiungibili in pochi minuti.
Tenuta del Monsignore Via Patarino 154 47842 San Giovanni in Marignano (RN) + 39 0541 955128 bacco@tenutadelmonsignore.com
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La città italiana in cui si sono verificati i maggiori rincari sul cibo, un po’ a sorpresa, è Caltanissetta, in Sicilia: +6,4% su base annua, due volte e mezzo la media italiana, pari a +2,6%, città già in testa alla classifica di aprile con +5,7%. Lo rivela l’Unione italiana consumatori, che ha stilato la lista delle città più care d’Italia dopo il lockdown da Coronavirus.
Al secondo posto, come lo scorso mese, Trieste, (+5,1%, era +5,3%) e al terzo Avellino e Trapani (+4,7% per entrambe). Le più risparmiose Siena, +0,2%, la città più virtuosa anche in aprile, a pari merito con Arezzo e Modena (+0,2%), segue al secondo posto Bologna (+0,3%) e al terzo Reggio Emilia (+0,4%).
Per quanto riguarda le regioni, il cibo più caro, in termini di aumento dei prezzi, si trova in Basilicata, +3,9%. Seguono Umbria, Lazio e Calabria (+3,4% per tutte), al terzo posto Campania e Sicilia (+3,3%). La regione migliore, l’Emilia Romagna, con un rialzo dei prodotti alimentari dello 0,9 per cento, poi Valle d’Aosta (+1,5%) e al terzo posto Veneto (+1,9%).
“Le disparità così ampie tra una città e l’altra, da +6,4% a +0,2%, in alcuni anche all’interno della stessa regione, possono avere varie motivazioni, ma la spiegazione più probabile è che, approfittando della ridotta mobilità del consumatore e, quindi, della minore possibilità di scelta, molti esercizi hanno alzato i prezzi e questo è stato maggiormente possibile in quelle città dove c’è minore concorrenza e non ci sono abbastanza forme distributive”, commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori
Laddove il consumatore, invece, ha più alternative, tra ipermercati, supermercati, discount, negozi di vicinato, mercati, i rialzi, mediamente, sono stati più contenuti. Non è un caso se l’Antitrust proprio sui prezzi alimentari ha aperto un’indagine preistruttoria”.
Insomma, mentre l’Italia, per via del lockdown, è teoricamente in deflazione, con un’inflazione pari nel mese di maggio a -0,2%, il cibo, il solo realmente acquistabile anche prima della riapertura generale dei negozi, subisce rincari pesanti del 2,6%, con una maggior spesa annua di 145 euro per una famiglia media, 195 per una coppia con 2 figli, 175 per una coppia con 1 figlio, 95 per un pensionato con più di 65 anni.
Solo 4 regioni (Campania +0,5%, Umbria +0,2%, Trentino +0,1% e Sicilia +0,1%) e 13 città sulle 70 monitorate dall’Unione italiana consumatori registrano un’inflazione positiva, per quanto molto bassa (record per Grosseto, con +0,8%, seguita da Napoli con +0,7%). Ma per il cibo i rincari sono decisamente molto più alti, oltre che differenti a seconda della città.
Ecco perché l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica delle città e delle regioni più care d’Italia, dove il cibo (prodotti alimentari e bevande analcoliche) è più rincarato, elaborando i dati Istat dell’inflazione di maggio.
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MASSENZATICO – Tragedia giovedì sera alla Cantina sociale di Massenzatico, in provincia di Reggio Emilia. Un operaio di 52 anni, Sandro Santini, è morto schiacciato in una cisterna utilizzata per la fermentazione del vino Lambrusco.
Erano le 19 nello stabilimento produttivo di via Beethoven, 109/a. Inutili i tentativi di soccorso da parte dei medici del 118, giunti sul posto assieme ai vigili del fuoco. Per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Lascia la moglie e tre figli.
Sul luogo dell’accaduto anche le forze dell’ordine, che hanno aperto le indagini per appurare la dinamica e le responsabilità dell’incidente sul lavoro. Secondo le prime ricostruzioni, la cisterna era vuota al momento della caduta del 52enne.
La Cantina Sociale del “Centro” di Massenzatico è una Società Cooperativa costituita nel 1938 da trentadue produttori. Aderisce all’Unione Cooperative e può contare oggi su 180 viticoltori associati.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Duecento litri di vino da tavola messo in vendita come Doc e Docg e 41.048 ettolitri pronti a divenire Doc o Igt. E’ quanto hanno scoperto i Reparti Carabinieri Tutela Agroalimentare, che nelle ultime ore hanno setacciato 33 aziende vinicole, da Nord a Sud Italia.
Nelle Marche, in provincia di Ascoli Piceno, i militari hanno sequestrato 200 litri di vino da tavola posto in vendita come prodotto Doc e Docg (tra questi Prosecco, Montepulciano d’Abruzzo, Cerasuolo di Vittoria, Traminer) con apposizioni di false etichette. Una persona è stata denunciata per frode in commercio e contraffazione dei marchi di tutela.
Nelle provincie di Cuneo, Napoli, Pavia, Reggio Emilia, Salerno, Torino, Verona e Vicenza, i controlli dei Carabinieri del nucleo Tutela Agroalimentare hanno consentito il sequestro di vino da tavola per 41.048 ettolitri. Anche in questo caso sarebbe stato presto immesso in commercio come Doc o Igt. Su questo fronte, le indagini sono tuttora in corso e vige il massimo riserbo.
L’attività preventiva dell’Arma nel contesto agroalimentare, finalizzata a garantire l’immissione sul mercato di cibi sicuri e genuini, si è intensificata a ridosso delle festività natalizie. Solo nelle ultime due settimane sono state poste sotto sequestro oltre 4.128 tonnellate fra vino e prodotti alimentari, con sanzioni già emesse per oltre 20 mila euro.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
E’ la “fiera” nel cuore di tanti amanti della viticoltura “autentica”, “naturale”. Siamo a Fornovo di Taro, in provincia di Parma, per “Vini di vignaioli – vins des vignerons”. Una rassegna giunta ormai alla sedicesima edizione.
La fiera dei vignaioli artigiani si tiene sempre nello stesso tendone. La differenza è che, negli anni, è sempre più affollato. Di appassionati, sì. Ma anche di produttori. Sempre più “vignaioli” e sempre meno “imprenditori del vino”. Perché a Fornovo, il vino è inteso come risorsa alimentare corroborante e salutare, come è stata riconosciuta nei secoli. E non come bevanda che può essere alterata e corretta correggendo i costituenti.
La giornata di lunedì 6 novembre è uggiosa. Piove, come capita spesso nel periodo di inizio novembre. Il tendone posizionato all’inizio del paese, sulle sponde del Taro, è fatiscente. In alcuni angoli piove dentro. Ma lo spazio, quest’anno, è meglio distribuito e l’organizzazione ha apportato qualche modifica che rende la disposizione dei vignaioli più confortevole per i visitatori: 163 produttori, di cui 9 stranieri. Questi i nostri migliori assaggi. O, meglio, i più interessanti.
Manzoni bianco Fontanasanta 2016. macerazione di 5/7 giorni, poi affinamento in legno di acacia per 12 mesi. Colore giallo paglierino intenso, naso esplosivo di fiori e frutta bianca, con inserti di note tropicali. Al palato rimane concorde: bel glicine e continua frutta a polpa bianca e gialla, un discreto sale e un legno ancora da amalgamare.
Pinot grigio Fuoripista 2016. Macerazione in anfora per 8 mesi, poi un rapido passaggio in vasca solo per la decantazione. Vino dal colore rosa tenue tendente al chiaretto, sorprendentemente limpido e trasparente. Al naso fragoline e spezie in un mix quasi orientale. La bocca è complessa e lunga, fresca e avvolgente. Un leggero tannino accarezza le mucose e chiude il sorso lasciando la bocca immediatamente pulita. Dalla prima annata, la 2014 – tra l’altro non proprio facile, bisogna riconoscerlo – ad oggi, l’evoluzione di Elisabetta Foradori è convincente.
Perciso 2016. Elisabetta, insieme ad altre 10 aziende (Castel Noarna, Cesconi, Dalzocchio, Eugenio Rosi, Maso Furli, Mulino dei lessi, Gino Pedrotti, Poli Francesco, vignaiolo Fanti e Vilar) ha formato un consorzio, “I dolomitici”, con l’intento di valorizzare l’originalità e la diversità dell’agricoltura trentina. Nell’ambito di questo progetto nasce il “Perciso”, vino dedicato a Ciso, contadino locale che ha consegnato nelle mani di questi 11 amici una vigna di Lambrusco a foglia frastagliata a piede franco, i cui 727 ceppi sono stati piantati ad inizio 1900.
Vino ottenuto da lunga macerazione e affinamento per 10 mesi in legno grande. Un vigneto storico, un’uva rara, espressione di quella tipicità trentina che il Consorzio punta a valorizzare. Con successo. Vino dal colore rosso porpora carico , limpido. Naso di frutta rossa di sottobosco, non ha mezze misure e in bocca è dritto, schietto, con una discreta acidità e freschezza e una buona persistenza. Si fa bere facile, non è per niente segnato dal legno. Molto interessante. Considernado gli esemplari in commercio (2500) una vera e propria chicca.
Agr. Radikon , Gorizia (GO), Friuli Venezia Giulia
Ribolla 2010. Sasa Radikon qui non sbaglia mai. La vinificazione dei bianchi di casa Radikon è la stessa per tutte le uve: 4 mesi di macerazione, più 4 anni di affinamento in botte, più 2 anni di bottiglia. L’orange wine per definizione dopo quelli di Josko Gravner. Il colore è un giallo carico, dorato. Profumi di spezie, fiori appassiti, frutti canditi, miele, albicocca matura, rabarbaro e un accenno di zafferano. La compessità olfattiva accontenterebbe di per sè già il più scettico dei degustatori. Ma in bocca si completa. Di sottofondo il retro olfattivo aromatico. E in prima linea un tira e molla tra acidità, freschezza e tannino. Con chiusura sapida e minerale. Una meraviglia. Stop.
Agr. Ausonia , Atri (TE), Abruzzo
Qui ci imbattiamo in una mini verticale di Cerasuolo, annate 2016 , 2015 e 2014. Il Cerasuolo di Simone e Francesca, due giovani mantovani con la passione per l’agricoltura e per il vino, è una storia meravigliosa.
Simone lascia la farmacia e Mantova e insieme alla compagna si trasferisce in Abruzzo, dove dal 2008 inizia l’avventura. Siamo ad Atri, nell’entroterra teramano, a 270 metri sul livello del mare. Dodici ettari piantati a Trebbiano, Montepulciano e Pecorino.
Il Cerasuolo effettua una macerazione velocissima, di poche ore, massimo 10 (la 2014, “annata scarica”, ha fatto una notte intera in macerazione, ci racconta Simone) per poi passare senza bucce per la fermentazione in acciaio, dove completa anche la malolattica.
L’annata che convince di più è la 2015: meglio delle altre esprime le caratteristiche splendide di questo vino. Il colore rosato, quasi lampone (un rosa “Big Babol” ). Naso di piccoli fruttini rossi, lampone appunto, ma anche ribes, fragoline e sfumature di violetta. Bocca sapida, fresca e minerale. Uno di quei vini da scolarsi senza ritegno, in estate, a bordo piscina. O in spiaggia.
Az- Agr. Franco Terpin, San Fiorano al Collio (GO), Friuli Venezia Giulia
Qui, dal buon Franco Terpin, ci accoglie la moglie. Già è di poche parole lui. Lei? Gli fa un baffo. Versa, versa e versa. Ma non fatele troppe domande. Assaggiamo Sauvignon 2011 e Pinot grigio 2012, senza rimanere a bocca aperta come invece ci era capitati a VinNatur per il Sauvignon 2010. Il colpo arriva quando meno te lo aspetti. Mentre stai andando via, un po’ deluso, vedi spuntare una magnum con etichetta tutta nera e orange, con un disegno stile “gta”. Lì si fermano tutti.
Compresi quelli di spalle, pronti ad abbandonavano il banchetto. I malfidenti. Si sente sollevarsi un “Oooh, mmmh, wow”, dai pochi rimasti lì davanti. Il gioco è fatto appena metti il naso nel bicchiere. Parolaccia. Clamoroso. Ci dicono Malvasia, ma da un’attenta ricerca il Bianco Igt delle Venezie “il legal” esce senza specifiche di vitigno. Anzi, una specifica c’è. E’ il bianco fatto da uve “non so”:a base Malvasia, sicuramente. Ma con altri uvaggi che non ci è dato sapere.
Il naso è di quelli ipnotici, magnetici, non riesci a staccarlo dal bicchiere. Uno di quei vini che ti accontenti anche solo di annusare, non importa la bocca, talmente è appagante l’olfazione. Non serve altro. Proviamo a dare qualche descrittore. Non sappiamo nulla della vinificazione, dell’affinamento. Il naso inizia sull’uva sultanina, poi frutta bianca matura, pesca, albicocca secca.
Ma anche miele e note di caramello. In bocca, a dir la verità, ha convito meno tutta la platea, peccato. Bella acidità e mineralità, ma chiude forse troppo corto per l’aspettativa che aveva creato nel pubblico estasiato. E’ giovane e “si farà”. I presupposti ci sono tutti. Comunque il naso più roboante dell’intera giornata.
Agr. Eno-Trio, Randazzo (Ct), Sicilia
Giovane cantina, nata nel 2013. Fino a qualche hanno fa conferiva le uve ad altri produttori. Siamo in contrada Calderara, una delle più vocate del versante nord dell’Etna. Si coltiva Nerello mascalese, Pinot nero, Carricante e Traminer aromatico, Grenache e Minnella nera. Un bel mix. Il Traminer prende vita a 1100 metri sul livello del mare, i rossi più in basso. Le vigne di Nerello sono tutte pre filossera a piede franco, con più di cento anni di vita. Ottima tutta la gamma.
Il Pinot nero 2015, viti di quasi 40 anni, macerazione per 6-8 giorni, dopo la fermentazione e la svinatura passa in acciaio per completare la malolattica. Affina in barrique e tonneau per 16 mesi. Colore porpora con unghia violacea, naso bellissimo di marasca e frutti rossi. In bocca è fresco, non si sente per niente il legno, bella acidità, chiusura morbida, avvolgente. Chi dice che l’Etna è la nostra Borgogna non sbaglia, davanti a vini come questo. Un vino incantevole.
Il botto arriva però col Nerello mascalese 2014, 18 mesi di barrique e tonneau. Rubino fitto, naso commovente, frutto dolce e spezia. Ciliegia matura, prugna, mora, china su tutti, ma anche pepe e balsamico. Sorso appagante, fresco, tannino morbido, levigato, bel corpo sostenuto nel centro bocca e un finale persistente. Grande vino.
Az. Agr Stefano Amerighi, Poggio bello di Farneta – Cortona (AR), Toscana
Stefano Amerighi, l’uomo che ci regala il Syrah più buono dello stivale, non lo scopriamo certo adesso e soprattutto non grazie a chi lo ha premiato quest’anno come “vignaiolo dell’anno”. Amerighi è da tempo una garanzia. Lui e il suo Syrah.
Apice 2013. La selezione è un mostro che potrebbe tenere testa a qualche rodano importante. Complesso, spezia, fumé, frutta, non ti stancheresti mai di berlo. In bocca è talmente equilibrato e armonico che non finisce mai di farti scoprire piccole sfaccettature. Lunghissimo.
Az . Agr. La Stoppa , Rivergaro (PC) , Emilia Romagna
La realtà di Elena Pantaleoni è ormai conosciuta oltre i confini nazionali, specie per gli ottimi vini rossi a base soprattutto Barbera e Bonarda e per il noto Ageno, vino a lunga macerazione da un uvaggio di Trebbiano, Ortrugo e Malvasia di Candia.
Noi però siamo qui per uno dei vini più incredibili della fiera e dello stivale in toto: il Buca delle canne. Il vino prende il nome da una conca, appunto la “buca delle canne”, dove Elena ha piantato Semillon, tanto per intenderci l’uva principe da cui si ricava il Sautern.
Qui, a causa proprio della conformazione geografica e pedoclimatica, in alcuni anni le uve vengono colpite dalla muffa nobile, la Botrytis cinerea. Pigiatura solo degli acini colpiti dalla muffa, con torchio verticale idraulico, 10 mesi di barrique di rovere francese e almeno 2 anni di bottiglia per una produzione annua di soli 500 esemplari in bottiglia da 0,50 litri.
Giallo dorato con riflessi ambrati, il naso è ciclopico così come la bocca, tutta la gamma della frutta passita in una sola olfazione. Fichi secchi, canditi, agrumi, scorza d’arancia e poi zafferano, curcuma, mallo di noce. Esplosivo. In bocca sontuoso, ma di una freschezza imbarazzante, potente e armonico. Uno dei migliori vini dolci prodotti in italia, senza se e senza ma.
Agr. Cinque Campi, Quattro Castella (RE) Emilia Romagna
Questa forse una delle sorprese più belle incontrate. La soffiata arriva girando tra la fiera: “Assaggiate la Spergola, ragazzi!”. Questa cantina del reggiano a conduzione famigliare coltiva autoctoni come il Malbo gentile , la Spergola, il Lambrusco Grasparossa e in più qualche uvaggio internazionale come Sauvignon, Carmenere e Moscato.
Puntiamo alla soffiata e ci viene servito il Particella 128 Pas dose 2016, metodo classico di Spergola 100%, macerazione sulle bucce per 3 giorni, 6 mesi in acciaio e poi presa di spuma con 8 mesi di sosta sui lieviti. Una bolla allegra, spensierata, gradevole al palato. Con una nota fruttata gialla e citrica invitante la beva e un bouquet di fiori di campo ben in evidenza. Bella acidità e bevibilità.
Il secondo convincente assaggio è L’artiglio 2014, Spergola 90% e Moscato 10%. Altro metodo classico non dosato. Qui siamo sui 36 mesi sui lieviti ed è stato sboccato giusto, giusto per la fiera. La piccola percentuale di Moscato ne fa risaltare il naso e in bocca ananas, frutta bianca, pompelmo rosa ed erbe aromatiche. Una bellissima “bolla”. “Cinque campi”, nome da tenere a mente.
Lui lo puntavamo. Trebbiano modenese degustato al ristorante, volevamo vederlo in faccia. Uomo schivo, di poche parole, quasi infastidito al banchetto. Si direbbe un garagista del Lambrusco.
Tarbianein 2016. Trebbiano di Spagna, non ci dice altro sulla vinificazione. Sappaimo solo che sono tutti rifermentati in bottiglia. Il colore è un giallo paglierino torbido, il naso è dolce, richiama quasi lo zucchero filato e il candito da panettone. Poi agrume e fiori. E’ un naso straordinario. In bocca una bollicina morbida, il sorso è corposo e fresco. Bel finale ammandorlato e sapido.
Lambruscaun 2014. Lambrusco Grasparossa, capito bene, 2014. Un Lambrusco. Colore porpora carico, dai sentori di frutta matura, prugna, fragola, in bocca morbido, dal tannino composto e dalla bevibilità infinita. La freschezza e l’acidità sono ottimamente armonizzate dal tannino vellutato. Chiude la bocca lasciandola perfettamente pulita. Un grandissimo Lambrusco.
Agr. Praesidium, Prezza (AQ), Abruzzo
Entroterra abruzzese. Siamo ai piedi della Majella e del Gran Sasso, a 400 metri sul livello del mare. Qui, dopo una veloce macerazione sulle bucce del Montepulciano, nasce lo splendido Cerasuolo d’Abruzzo di Praesidium. Nell’annata in degustazione esce come Rosato Terre Aquilane 2015. Una caramellina, un confetto.
Colore rosato carico, sembra di avere nel bicchiere un rosso a tutti gli effetti. Limpido e trasparente. Il naso è un’esplosione di frutti rossi, fragolina di bosco, lampone, melograno, rosa e note di spezie e minerali. Il sorso è appagante, richiama tutto quello che l’olfazione ti trasmette. Ottima acidità e freschezza. La forte escursione termica della vigna rende questo vino di una acidità ben integrata al fine tannino derivante dal Montepulciano. Da riempirsi la cantina.
Occhipinti Andrea , Gradoli (VT) , Lazio
Siamo sulle sponde del lago di Bolsena, a 450 metri sul livello del mare. Terroir caratterizzato da terreno di lapillo vulcanico.
Alea viva 2015.Da uve Aleatico 100%, vinificato in secco. Una settimana di macerazione sulle bucce e fermentazione in cemento, poi passaggio in acciaio fino all’imbottigliamento. Color porpora, naso di rosa e viola, gelso e ciliegia. Bocca fresca e appagante. Pulito. Vino dell’estate.
Rosso arcaico 2016. Grechetto 50%, Aleatico 50%. Macerazione di un mese sulle bucce, fermentazione in anfore di terracotta, dove il vino poi affina per almeno 6 mesi. Rubino, naso di rabarbaro, albicocca e spezia con finali note di erbe officinali. In bocca morbido e fresco.
Agr Francesco Guccione, San Cipirello (PA), Sicilia
Territorio di Monreale, 500 metri sul livello del mare. Voliamo nella Valle del Belice, in contrada Cerasa a San Cipirello, provincia di Palermo.
“C” Catarratto 2015. Qualche giorno di macerazione, il giusto, poi solo acciaio. Nel calice è color oro, naso balsamico, di the, agrume. Un richiamo di idrocarburo e tanto iodio. In bocca salinità e freschezza e il retro olfattivo che torna sulla frutta. Grande acidità e spinta. Un prodotto notevole.
“T” Trebbiano 2015. Anche qui qualche giorno di macerazione, poi viene affinato in legno piccolo usato e acciaio. Color oro e un naso che non stanca mai. Camomilla, fiori di campo, fieno, frutta gialla e agrume. Poi ginestra. La bocca è piena, rotonda e morbida . Persistenza infinita. Ricorda tanto, ma proprio tanto, certi trebbiani storici per il nostro paese.
Medico per vocazione e sommelier per passione. Mi sono poi riscoperto medico per passione e sommelier per vocazione. Sostieni il nostro progetto editoriale con una donazione a questo link.
Ci sono sfumature capaci di rovinare un bel quadro. Un po’ come i baffi sulla Gioconda, se fossimo al Louvre. Venature dadaiste, in grado di farti andar via dall’edizione 2017 di Emilia Sur Lì – festival dei Vini emiliani rifermentati sui lieviti, con la bocca in paradiso. Ma la coscienza all’inferno.
Tanti buoni vini rifermentati e qualche eccezionale metodo classico (“outsider” solo in teoria) all’Agriturismo La Longarola di Lesignano de Bagni, poco fuori Parma, venerdì 2 giugno. Ma una “leggerezza fiscale” impressionante, con bottiglie vendute da alcuni produttori senza alcuna ricevuta. Vini liberi, insomma. Anche dal Fisco. Vini anarchici. Vini, in realtà, masochisti.
Di fatto, un vero peccato in termini di lungimiranza. Al di là degli aspetti legali della questione, non è la prima volta che assistiamo in presa diretta allo “smercio” di vino senza scontrino, a fiere ed eventi che spesso vedono protagonisti vignaioli “controcorrente”. I paladini della naturalità in vigna, in grado di concordare su rigidi disciplinari di produzione che prescindono (in positivo) dai disciplinari, scivolano (non tutti, è chiaro: ma a questo punto qualcuno isoli i furbi) sulla buccia di banana della legalità.
Un trend pericoloso, che rischia alla lunga – su scale nazionale – di non dare il giusto valore alla produzione di vino naturale. Un’evasione fiscale che fa male a un movimento, quello dei vini prodotti “secondo natura” (senza solfiti aggiunti, biologici, biodinamici…) che meriterebbe d’essere raccontato ogni giorno per l’aumento di interesse da parte del pubblico. Dati positivi a cui questo fenomeno perverso – più italiota che italiano – non può che tranciar le gambe. Perché la storia – da che mondo e mondo – si fa coi numeri. Non con le chiacchiere o le poesie su madre natura, nemica – evidentemente – più dell’industria del vino che dell’industria del denaro.
I MIGLIORI ASSAGGI
Emilia Sur Lì 2017 resta comunque, a tutti gli effetti, una manifestazione di livello nel panorama dei vini “alternativi”. Ecco i nostri migliori assaggi di vini rifermentati e sboccati, compresi alcuni “Metodo Classico” esemplari.
1) Grechetto, Azienda Agricola Gradizzolo. Sono tutti da assaggiare i Grechetto dell’Azienda Agricola Gradizzolo di Monteveglio, in provincia di Bologna. Che si tratti di “Gradizzolo” 2005, rifermentato erbaceo, balsamico, dalla chiusura speziata e lunghissima, o del Grechetto 2015 in anfora (naso splendido sull’anice), oppure del Grechetto 2012, imbottigliato a febbraio 2013 (gran pienezza e complessità, pur mantenendo una straordinaria facilità di beva) i vini di Antonio Ognibene lasciano il segno.
2) “Per Franco” e “Rosso Bergianti”, Azienda Agricola TerreVive Bergianti Vino. Qui siamo a Gargallo di Carpi, in provincia di Modena. “Per Franco” è uno spumante Metodo Classico Rosè ottenuto in purezza da uve Lambrusco della varietà Salamino. Nulla a che vedere con la media dei Lambruschi tradizionali, da cui si discosta fin dalla prima olfazione di cipria, che vira subito sulla frutta.
Uno spumante deciso, di carattere, ben retto su una schiena muscolosa. Non tanto, però, da comprometterne l’assoluta piacevolezza della beva. Rosso Bergianti è invece ottenuto con l’aggiunta di un 20% di uve Lambrusco Sorbara alla base Salamino. Un Metodo Classico giocato sull’acidità tipica, appunto, del Sorbara. Un Lambrusco da bere tutto d’un fiato.
3) Harusame, Casè… naturally wine. Alberto Anguissola tira fuori dal suo scrigno di Casal Pozzino di Travo in Val Trebbia (Piacenza), uno spumante rosato di Pinot Nero in purezza a dir poco eccezionale. Ne vanno matti in Giappone, ma anche in Italia rischia di creare dipendenza. Dopo un affinamento in acciaio per circa un anno, al vino viene aggiunto mosto fresco di Pinot Nero della vendemmia successiva, “in modo da ottenere il livello zuccherino corretto per avviare la rifermentazione in bottiglia”.
Non viene fatto uso di zuccheri industriali o lieviti selezionati per Harusame: solo madre natura per la presa di spuma. Al naso nocciola tostata, che torna prepotente in un palato a dir poco sconvolgente per l’uvaggio. Fragranza pura, soprattutto quando nel retro olfattivo fa capolino l’arachide. La frontiera naturale e dorata di un Pinot Nero, a pochi chilometri dalla sua patria d’elezione: l’Oltrepò Pavese.
4) Spumante Metodo Classico Brut Bianco Antico 2014 Vej, Podere Pradarolo. Altro assaggio sconvolgente il 100% Malvasia di Candia aromatica prodotto in località Serravalle, nel Comune di Varano dè Melegari. Siamo nella bassa Valle del Ceno, in provincia di Parma. Nove mesi complessivi di macerazione: i primi tre prevedono profondi rimontaggi, che anticipano i successivi 6 mesi a cappello sommerso. L’estrazione è totale e in bocca è evidente l’eccezionale equilibrio tra bollicina e tannino. Per la seconda fermentazione è stato utilizzato il mosto 2015.
“Facciamo tanta fatica in vigna per portare in cantina uve sane, comprese ovviamente le bucce: perché poi dovremmo gettarle via?”: il commento di Claudia Iannelli, toscana doc trapiantata in Emilia per seguire il sogno del marito Alberto Carretti, lascia pochi spazi alle interpretazioni. Un Pas Dosè sboccato alla Volé da lasciare il segno. Vej si presenta nel calice di un giallo intenso, tra la camomilla e l’ambrato. Al naso la tipicità della Malvasia di Candia, con uno spunto floreale di rosa. Al palato si fa serio, grazie all’apporto dei tannini che chiamano piatti anche importanti. Lo immaginiamo su un’anatra all’arancia. Divino.
5) Barbera 2014, Camillo Donati. Gli effetti della rifermentazione in bottiglia sono ormai pressoché svaniti nella Barbera 2014 di Camillo Donati, orgoglioso viticoltore emiliano di Barbiano, Parma. Frutta rossa deliziosa al naso, di rara pulizia (alla cieca, note che farebbero quasi pensare a un Pinot Nero altoatesino).In bocca, il residuo zuccherino non infastidisce la beva, che resta seriosa nonostante la predominanza delle note fruttate. D’obbligo lasciare respirare un po’ il vino nel calice, per assaporarne l’evoluzione all’olfatto: la frutta rossa diventa cornice di liquirizia dolce e note erbacee mediterranee. Tutto bellissimo.
6) Frisant Bianco 2016, Il Farneto. A Castellarano, provincia di Reggio Emilia, Bella interpretazione del vitigno Spergola, autoctono dell’Emilia, cui viene aggiunto un 40% di Sauvignon In degustazione la vendemmia 2016, rifermentata a maggio.Naso delicato di pera Williams e fiori bianchi freschi per questo “Frizzante” di colore giallo paglierino intenso. Inattesa un’acidità così spiccata al palato, ben equilibrata con il ritorno delicato delle note fruttate e una mineralità che chiama il sorso successivo.
7) Lambrusco dell’Emilia Igt Rosso Frizzante Secco “Al Scur”, Ferretti Vini.. Frizzanti per Natura. Ottenuto da un 90% di uvaggio composto da sette varietà di Lambrusco (Maestri, Marani, Salamino, Grasparossa, Oliva, Barghi, Foglia frastagliata) e un 10% di uva Ancellotta, altra autoctona emiliana. E’ un Lambrusco sui generis, tutt’altro che “piacione” o “femminile”.
Solo apparentemente una contraddizione, se si considera che la Ferretti Vini è oggi un’azienda a conduzione femminile, grazie all’impegno delle sorelle Elisa e Denise, che hanno saputo far tesoro degli insegnamenti del padre Sante, per 40 anni cantiniere alla Cantina Sociale di Campegine.
“Al Scur”, di fatto, è tradizione e naturalezza. Spuma corposa che tinge un calice porpora, impenetrabile. Naso di quelli che rendono giustizia ai vini naturali, grazie all’apporto di un Grasparossa audace, animale. Il tutto senza perdere finezza. Un anziano contadino con le mani sporche di terra, ma in camicia. Pronto per la messa della domenica.
8) Lambrusco dell’Emilia Igp Frizzante Rosso Secco “Ponente 270”, Podere Cipolla. Denny Bini ci manda in confusione. Tocca rileggere tre, quattro volte gli appunti prima di battere la recensione del suo Lambrusco Ponente 270, piena di ossimori: degustandolo al banco d’assaggio di Emilia Sur Lì, scriviamo prima “austero”, poi “rotondo”. Proprio così, non è un errore. Un’interpretazione esemplare di un blend di Lambrusco Salamino, Malbo Gentile, Grasparossa e Sorbara.
Un vino fresco ed equilibrato, sia al naso sia in bocca, tutto giocato su grasse note fruttate (tendenti al maturo) e su una bevibilità eccellente. Un Lambrusco semplice, ma tutt’altro che banale. Da provare, sempre in casa Podere Cipolla – Denny Bini, il Grasparossa Libeccio 225: più spigoloso e muscoloso, per via di una spalla acida ben più consistente.
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Si è conclusa con l’arrivo a Capri l’avventura de “I pirati del Kalterersee”. Andrea Moser e Gerhard Sanin, rispettivamente responsabili enologici delle cantine Kaltern e Erste+Neue di Caldaro (Bolzano), hanno percorso in dodici giorni 1250 chilometri in tandem dall’Alto Adige alla Campania, affrontando un dislivello di 12000 metri. Hanno portato con sé il vino Kalterersee proponendolo in abbinamento alla cucina locale delle regioni attraversate. Ancora poco conosciuto fuori dal proprio territorio, il Kalterersee viene prodotto con uva Schiava (Vernatsch nella dizione tedesca). Di colore rubino chiaro, ha profumi fragranti e fruttati e una modesta gradazione alcolica. Fresco e con un tannino mai troppo aggressivo, ha tutti i numeri per essere il vino che ricerca oggi il consumatore interessato ad una cucina leggera e moderna. Non manca mai sulle tavole dell’Alto Adige, dove tradizionalmente viene accostato allo speck. Ma il viaggio di Moser e Sanin ha avuto proprio lo scopo di dimostrare la sua straordinaria versatilità: servito fresco (un paio di gradi in più di un vino bianco giovane) si accompagna perfettamente al pesce e ad antipasti leggeri. Ottimo con la pizza. Durante il percorso i due enologi hanno inanellato una serie di abbinamenti che hanno convinto e conquistato gli ospiti incontrati. A partire dal Baccalà alla roveretana nel vicino Trentino, con il pesce di Lago sulle sponde del Garda.
I PIRATI DEL LAGO
Quindi varcato il Po’ il Kalterersee ha fatto conoscenza con la mozzarella preparata con latte di Vacche Rosse a Reggio Emilia; il Parmigiano del Cimone con i mirtilli dopo la salita dell’Appenino, dove i due enologi sono stati accolti dal sindaco di Fanano. A Firenze li attendeva invece pioggia a catinelle prima di abbinare il Kalterersee al Peposo della Trattoria da Burde, a Siena invece con i taglieri di salumi tra la gente in contrada. Un piccolo incidente, la rottura di due raggi, ha costretto i due ciclisti ad una sosta tecnica, prima dell’assaggio del Pecorino a Pienza. Quindi Viterbo per il primo approccio con la cucina romana e Roma per un matrimonio con la pasta all’Amatriciana. A Terracina, finalmente al mare, i Pirati hanno scelto direttamente al mercato del pesce gli ingredienti del pranzo con cui hanno abbinato il vino alla pasta al sugo di scorfano rosso fresco. A Napoli l’immancabile appuntamento con la pizza. Infine Capri, l’isola agognata dai due pirati per nascondere il loro tesoro. Il pretesto per questo viaggio raccontato sul web e i social attraverso una serie di videoclip riunite in un divertente video-diario. Alla fine del tesoro, le bottiglie di Pfarrhof di Cantina Kaltern e il Leuchtenburg di Erste + Neue, non ne era rimasta una sola goccia. “Il vero tesoro – spiegano Andrea Moser e Gerhard Sanin – sono i sorrisi della gente che abbiamo incontrato, il calore dell’accoglienza, il gusto di cibi mai assaggiati prima, la bellezza pacata di alcuni luoghi e la meraviglia di altri, la pienezza di un’esperienza unica”.
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Anche il Lambrusco merita un Festival, vino forse unico nelle sue peculiarità, rosso, frizzante, indissolubilmente legato al suo territorio, l’Emilia, esportato e bevuto in tutto il mondo. La festa del Lambrusco emiliano si terrà sabato 25 e domenica 26 giugno 2016, nella cornice della storica Villa Sorra, in comune di Castelfranco Emilia, ed è realizzata da “Conosci Modena”, una realtà locale di promozione turistica, che punta a far conoscere le ricchezze di Modena e di tutto il suo territorio, dall’arte all’artigianato, valorizzando tra le eccellenze anche il vino. La manifestazione, che si avvale del patrocinio della Regione Emilia Romagna, del Comune di Modena e del Movimento Turismo del vino di Modena, porta il Lambrusco in una vetrina che gli organizzatori sperano di far conoscere in giro per l’Italia e non solo, negli anni. Vi partecipano 40 aziende produttrici provenienti dalle province di Modena, Reggio Emilia e Mantova, ciascuna con la propria storia da raccontare e con 120 etichette in degustazione e da acquistare. Nelle due giornate a Villa Sorra non solo si renderà omaggio al Lambrusco e alle aziende che lo producono, o ai suoi luoghi d’origine, ma soprattutto alla tradizione: due giorni dedicati al pane, cicli della terra e alla mietitura, sempre all’interno della tenuta della Villa, e alla … magia con “La guazza di San Giovanni”, miti e riti pagani del solstizio d’estate, che coincide con il giorno in cui si celebra la nascita di San Giovanni Battista (24 giugno), data da cui inizia l’Estate e le giornate cominciano ad accorciarsi. Durante il Festival sono, inoltre, previsti spettacoli come quello dedicato ai bambini con i burattini che racconteranno la storia di “Sandrone e l’invenzione del Lambrusco”, o la mostra di ‘acquerelli al lambrusco’ dell’artista Giorgio Rinaldi, ed eventi culturali come l’incontro con lo scrittore Valerio Massimo Manfredi. Non possono mancare i momenti culinari, eccoli: con “Il lambrusco va in cucina”, cinque ricette con il Lambrusco realizzate dallo chef Lorenzo Migliorini e una serie di panini con il pane ai grani antichi della tenuta di Villa Sorra, preparati dal maestro del panino, Daniele Reponi. Gli organizzatori hanno incluso nel programma una passeggiata nel giardino romantico o nel vigneto storico di Villa Sorra, e alla visita della prestigiosa collezione Righini di auto d’epoca nella cornice del Castello di Panzano.
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(3 / 5) Un prodotto di fascia medio bassa come bollicina a tutto pasto, tant’è il Pignoletto Spumante Brut Doc prodotto da Righi a Campegine, Reggio Emilia. Non c’è da aspettarsi chissà quali emozioni, è un vino semplice, fresco e beverino. Il Pignoletto Spumante Brut Righi si presenta con una bella spuma e con una bollicina fine, non a catenella, ma diffusa nel bicchiere, il colore è giallo paglierino scarico e al naso è davvero delicato con leggeri sentori di buccia di mela. Al gusto fruttato con un’effervescenza quasi prepotente che sgrassa, ma che non rimane acidula, un retrogusto leggermente amarognolo, ma non pesante, digeribile, ordinario e leggero, solo 11,5% di alcol in volume. Si abbina ad aperitivi, antipasti, primi piatti, arrosti di carne bianca e formaggi freschi. Quella del Pignoletto Spumante è una moda piuttosto recente, come tipologia di vino lo collochiamo tra un Pinot dell’Oltrepò e un Prosecco del Veneto di pari passo alla posizione geografica, una via di mezzo per gli amanti dei vini frizzanti o fan del Pignoletto che desiderano provare una versione innovativa magari anche in chiave cocktail del quale può essere un buon ingrediente. Il Pignoletto è un vitigno autoctono dell’Emilia Romagna diffuso in particolare nella zona di Modena e Bologna che si sta affermando come il vitigno bianco per eccellenza nella regione. In particolare, le uve utilizzate per il Pignoletto Spumante Brut Doc di Righi appartengono alla Doc Reno.
LA VINIFICAZIONE La vinificazione avviene con il metodo Charmat in autoclave con una fase di maturazione sulle fecce fini di 30 giorni e ulteriori 60 giorni per accentuare le caratteristiche di finezza e aromaticità del vino, prima di essere imbottigliato. Righi appartiene al gruppo Cantine Riunite, Civ, nato nel 1950, che nel 2002 ha acquisito il gruppo Cantine Maschio arrivando ad essere il gruppo italiano leader nella produzione dei vini frizzanti.
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