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Marzia Varvaglione presidente CEEV – Comité Vins: da Manduria a Bruxelles

Marzia Varvaglione presidente CEEV - Comité Vins da Manduria a Bruxelles Prima donna ad occupare questo incarico. Ma i record sono due è anche la più giovane
Marzia Varvaglione
è prima donna presidente del Comité Européen des Entreprises Vins (CEEV), la federazione che rappresenta le aziende vitivinicole europee. Una nomina storica che segna una doppia svolta: la prima, di “genere”; la seconda di età. Varvaglione, produttrice con la famiglia a Manduria, è la più giovane mai eletta alla guida della prestigiosa istituzione europea.
Un riconoscimento che porta lustro all’Italia e all’intero comparto vitivinicolo nazionale, arrivato in un momento cruciale per il futuro del settore. https://www.ceev.eu/

MARZIA VARVAGLIONE: CHI È LA NUOVA PRESIDENTE CEEV

Figura di spicco del panorama vitivinicolo italiano, Marzia Varvaglione arriva alla guida del CEEV forte di una carriera già segnata da importanti risultati. Presidente di AGIVI (Associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani) e membro del Consiglio Direttivo dell’Unione Italiana Vini, Varvaglione ha dimostrato negli anni una notevole capacità di leadership e visione strategica.

Cresciuta professionalmente nell’azienda di famiglia Varvaglione 1921, ha avuto un ruolo determinante nel processo di trasformazione aziendale: da impresa produttrice di vino sfuso a realtà affermata e dinamica, capace di esportare ogni anno oltre 5 milioni di bottiglie in 70 Paesi del mondo. Un percorso imprenditoriale di successo che rispecchia la sua abilità nel coniugare tradizione, innovazione e internazionalizzazione. https://www.varvaglione.com/azienda-vini/

CEEV E IL FUTURO DEL VINO EUROPEO

La nuova presidente del CEEV ha già tracciato chiaramente gli obiettivi prioritari del suo mandato, che saranno decisivi per rafforzare la competitività del settore vitivinicolo europeo. Difesa del comparto, rilancio dei consumi, coinvolgimento delle nuove generazioni e ricambio generazionale: questi sono i punti cardine del programma di Varvaglione, in piena coerenza con gli obiettivi delineati dal Piano Strategico 2023-2027. Fondamentale sarà anche potenziare il ruolo di advocacy della federazione europea, migliorando la rappresentatività delle imprese vinicole europee nelle sedi istituzionali.

Un impegno che guarda al futuro con determinazione e fiducia, puntando a rendere il settore sempre più dinamico e pronto ad affrontare le sfide globali. Una nomina, quella di Marzia Varvaglione, destinata a lasciare un segno indelebile nella storia del vino europeo, confermando ancora una volta il ruolo di primo piano dell’Italia nel panorama internazionale.

GLI AUGURI DEL PRESIDENTE UIV, LAMBERTO FRESCOBALDI

La nomina di Marzia Varvaglione è stata accolta con entusiasmo e grande orgoglio dal presidente dell’Unione Italiana Vini, Lamberto Frescobaldi: «La scelta di Marzia porta una ventata di freschezza nel settore. Siamo certi che saprà guidare con determinazione e competenza il comparto in un momento delicato per il vino europeo. È un onore per l’Italia che questo ruolo torni nel nostro Paese grazie non solo alla prima presidente donna, ma anche alla più giovane in assoluto, segno evidente della vitalità e della capacità di innovazione che oggi sono necessarie per affrontare le nuove sfide».

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Record Asolo Prosecco: 30 milioni di bottiglie certificate nel 2024


Asolo Prosecco da record: nel 2024 sono state certificate 30 milioni di bottiglie
. Le stime sono del Consorzio Vini Asolo Montello, che tutela la denominazione. Un risultato che non è solo una pietra miliare numerica, ma rappresenta anche un significativo progresso qualitativo per una denominazione che sta acquisendo sempre più valore nel panorama enologico internazionale. «Siamo orgogliosi del traguardo raggiunto – afferma il presidente del Consorzio, Michele Noal -. La dedizione delle aziende ha permesso all’Asolo Prosecco di conquistare l’attenzione della critica nazionale e internazionale, che ha riconosciuto il valore del prodotto con ottimi punteggi. Questo successo è frutto di strategie di promozione e investimenti mirati sulla qualità e sul territorio».

STATI UNITI PRINICPALE MERCATO DELL’ASOLO PROSECCO

Uno dei pilastri del successo è il consolidamento sui mercati esteri. Gli Stati Uniti si confermano il principale mercato d’esportazione, ma si registra un crescente interesse in Asia, in particolare in Giappone. «I nostri vini – continua Noal – Raccontano al mondo un luogo unico, un territorio di cui siamo fieri ambasciatori. Attraverso il calice abbiamo la possibilità di far conoscere il borgo di Asolo e il suo fascino, le meravigliose colline che lo circondano e le eccellenze enogastronomiche dei nostri luoghi. Sono le terre del Canova e del Palladio, nell’Abbazia di S. Eustachio Giovanni Della Casa scrisse il Galateo. Qui nascono anche i vini rossi del Montello e la Recantina, varietà coltivata localmente da secoli e salvata dall’estinzione grazie a un lungo lavoro di ricerca»

IL FUTURO DELL’ASOLO PROSECCO

Il 2024 sarà ricordato come l’anno del record di 30 milioni di bottiglie di Asolo Prosecco. Ma è stato anche un anno di cambiamenti interni per il Consorzio, con il rinnovo delle cariche istituzionali e la creazione di tre Commissioni dedicate a temi agronomici, tecnico-giuridici e promozionali. Con uno sguardo fiducioso al 2025, il Consorzio annuncia una partecipazione strategica ai principali eventi di settore: Vinitaly, Vinexpo, ProWein. Confermato il ritorno negli Stati Uniti. Non meno importante sarà l’intensificazione delle attività di tutela internazionale delle denominazioni. Infine, previste iniziative di formazione degli operatori enogastronomici e turistici. «Vogliamo agire con sempre maggiore incisività nella vigilanza e nella protezione – annuncia il presidente Noal – rafforzando il valore della nostra denominazione nel panorama mondiale».

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L’Italia annega: record stock vino italiano invenduto in cantina


Record di stock di vino italiano in cantina a fine luglio ed export verso i Paesi extra-Ue in peggioramento, specie negli Stati Uniti. L’Italia annega nel suo stesso “oro”, che rimane invenduto come non mai. Lo rileva l’Osservatorio Uiv-Vinitaly che ha elaborato i dati di Cantina Italia (Masaf) sulle giacenze e i numeri sulle vendite nei Paesi terzi relative al 1° semestre di quest’anno secondo le ultime rilevazioni delle dogane.

Secondo l’analisi Uiv e Vinitaly, la vendemmia 2023 si apre con una giacenza di vino in cantina pari a 45,5 milioni di ettolitri, l’equivalente di oltre 6 miliardi di potenziali bottiglie da 0,75/litri. Il dato riflette un’eccedenza dello 4,5% rispetto al pari periodo dello scorso anno a causa in particolare di un incremento senza precedenti degli stock per i vini di maggior qualità, con le Dop a +9,9% sull’ultima rilevazione pre-vendemmiale del 2022.

L’altro indicatore di mercato – aggiunge l’Osservatorio – è anch’esso complicato, con la domanda extra-europea segnalata nel primo semestre in ulteriore contrazione. Tra i top 10 buyer – che assieme rappresentano circa l’85% del mercato extra comunitario – le esportazioni a volume sono positive solo per la destinazione russa, con cali quantitativi in doppia cifra per Stati Uniti, Canada, Giappone, Norvegia, Cina e Corea del Sud.

CANTINA ITALIA: È RECORD STOCK VINO ITALIANO


Complessivamente la riduzione tendenziale nella prima metà dell’anno segna un -9% a volume e un -5% a valore, con gli spumanti giù del 13% e i fermi imbottigliati inchiodati a -5%. Per entrambe le tipologie, il trend a valore indica un gap del 4%, ma mentre per gli sparkling l’aumento del prezzo medio è in linea con il surplus dei costi produttivi (+10%), lo stesso non si può dire per i fermi (+1%).
Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi: «Sulla prossima vendemmia – la cui paventata forte contrazione è ancora tutta da verificare – pesa una congiuntura che si sta manifestando in tutta la sua complessità».

Comprendiamo la volontà da parte delle nostre imprese di mantenere le quote di mercato, ma abbassare i prezzi – come per esempio con i rossi sfusi in Germania, che stanno scendendo verso le quotazioni spagnole a circa 50 centesimi/litro – rischia di diventare un pericoloso boomerang una volta fuori dalla crisi di potere di acquisto che coinvolge anche i nostri competitor. A tal proposito – ha concluso Frescobaldi – il fenomeno crescente dei prodotti a private label e gli imbottigliamenti del nostro vino fuori dall’Italia contribuiscono all’erosione del valore aggiunto».

Per l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese: «L’Osservatorio aveva previsto un 2023 difficile, ciò si sta verificando nonostante l’economia globale abbia per ora tenuto lontano buona parte delle nubi recessive. Ciò che può fare Vinitaly è intensificare la costruzione di ponti commerciali con l’estero, in particolare nelle relazioni con i mercati extra-Ue, a partire da quello americano».

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Record di visitatori a Enovitis in Campo 2023. Il testimone passa a Enovitis Extrême


Record
di espositori e visitatori a Enovitis in campo 2023, 17^ edizione dell’evento itinerante di Unione italiana vini dedicato alle tecnologie per la viticoltura che si è tenuto gli scorsi 7 e 8 giugno a Polpenazze del Garda (BS). Oltre quota 5.500 le presenze, nonostante il maltempo. Per il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti: «Enovitis in campo si conferma la manifestazione di riferimento in Italia per le macchine e attrezzature da vigneto, un appuntamento unico per rappresentatività, vivacità delle proposte e attualità del dibattito tecnico. La pioggia non ha compromesso la buona riuscita di un’edizione ancora una volta capace di mettere al centro le più moderne tecnologie per le operazioni agronomiche».

Sono 172 le aziende che hanno portato le proprie proposte tra i filari bresciani di Enovitis in Campo 2023, attirando l’attenzione di visitatori anche esteri, quest’anno in particolare dalla Germania, dalla Slovenia e dal Kazakistan. Sotto la lente, le soluzioni più innovative nel campo della robotica, dell’elettrificazione, della riduzione della chimica, dal biologico agli agrofarmaci fino ai biostimolanti.

E il testimone passa ora a Enovitis Extrême, il “clone” di Enovitis in campo dedicato ai vigneti di montagna e in elevata pendenza, che il 13 luglio andrà live nei vigneti della Cantina Valle Isarco – Eisacktal (Chiusa, BZ) per la seconda edizione della rassegna dinamica riservata alla viticoltura eroica. Si tratta di un approfondimento specifico sull’utilizzo di macchine operatrici e attrezzature destinate all’impiego in condizioni orografiche impervie a fronte di elevatissimi costi di produzione.

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Nuovo record di fatturato per il vino italiano


Nuovo record di fatturato per il vino italiano, che ha raggiunto il risultato storico di 14 miliardi nel 2022. Il risultato emerge dall’analisi della Coldiretti in occasione di Vinitaly 2023, in corso a Verona. Il record storico del fatturato del vino italiano è dovuto al balzo dell’export, a fronte del calo degli acquisti domestici, compensati però dai consumi fuori casa, alla riapertura della ristorazione.

A trainare il fatturato del vino è soprattutto l’aumento a doppia cifra delle esportazioni con gli acquisti di bottiglie Made in Italy in tutto il mondo che sono cresciute del 10% nel 2022 raggiungendo, spiega Coldiretti, quota 7,9 miliardi di euro mentre a diminuire del 2,2% sono gli acquisti domestici, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ismea, che evidenzia però una forte ripresa dalla ristorazione con un importante impatto del turismo al termine delle restrizioni imposte dalla pandemia.

Le bottiglie Made in Italy, sempre secondo l’analisi Coldiretti, sono per circa il 70% Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia mentre solo il restante 30% sono vini da tavola. L’Italia è leader mondiale della produzione di vino davanti a Francia e Spagna, i due principali competitor a livello internazionale, con una produzione che ha sfiorato i 50,3 milioni di ettolitri grazie all’impegno di 310 mila aziende agricole, secondo le previsioni di Mipaaf e Commissione Europea.

L’OCCAPAZIONE IN CAMPI, CANTINE E DISTRIBUZIONE

Ma dal Vigneto Italia nascono anche opportunità di lavoro per 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in campi, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse e di servizio. L’esercito del vino, rileva Coldiretti, spazia dai viticoltori agli addetti nelle cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi.

Dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi).

Il futuro dell’agricoltura italiana ed europea dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono state la chiave del successo nel settore del vino dove hanno trovato la massima esaltazione”, ha affermato Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, nel sottolineare che si tratta di “un patrimonio del Made in Italy che va valorizzato e difeso anche a livello internazionale”.

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Made in Italy protagonista della tavola delle feste nel mondo: record storico

Record storico per l’export Made in Italy alimentare sulla tavola delle feste di tutto il mondo, spinto da vini, spumanti, grappa, liquori, panettoni, formaggi e salumi. È quanto emerge dal bilancio della Coldiretti sulla base delle proiezioni Istat del commercio estero relative al mese di dicembre 2022.

«Ad aumentare a doppia cifra – sottolinea Coldiretti – è stato il valore delle esportazioni di tutti i prodotti più tipici delle feste, dallo spumante (+23%) ai panettoni (+13%) fino alle paste fresche come tortellini e i cappelletti (+13%). In salita, altresì, la domanda dei formaggi italiani che hanno fatto registrare un aumento in valore delle esportazioni del 18%, così come quella di prosciutti, cotechini e salumi (+7%)».

A guidare la classifica estera del Natale resta lo spumante italiano, che concorre a trainare l’intero settore enoico, registrando un complessivo aumento del 12% in valore dell’export. Un trend che, secondo Coldiretti, dimostra con il record storico nelle esportazioni a quota 60 miliardi per l’intero 2022 «come l’agroalimentare italiano sia un settore in grado di sostenere la ripresa dell’economia».

Il successo dell’export ha spinto anche il valore complessivo della filiera agroalimentare che, nel 2022, è diventata la prima ricchezza dell’Italia, per un valore di 580 miliardi di euro con un aumento del 7% rispetto all’anno precedente, nonostante le difficoltà legate alla situazione internazionale.

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Gruppo Mezzacorona, record fatturato 2022 a 213,4 milioni di euro


Gruppo Mezzacorona
saluta l’anno con il nuovo record del fatturato a 213,4 milioni di euro. Il dato è emerso oggi, in occasione della 118ª Assemblea generale. Sono 66,8 i milioni di euro liquidati ai soci. Numeri che convincono il presidente Luca Rigotti e il direttore generale Francesco Giovannini a parlare di «risultati eccellenti, pur in un contesto generale complicato da numerosi fattori, che hanno messo in seria difficoltà tutta l’economia e quindi anche il settore vitivinicolo».

Il bilancio evidenzia «la forza del Gruppo sia dal punto di vista economico che finanziario». Per il settimo anno consecutivo, Mezzacorona ha poi ottenuto la Certificazione della produzione dei soci secondo il Sistema di Qualità Nazionale per la Produzione Integrata (SQNPI) e la Certificazione dei vini, «a conferma dei grandi risultati sulla strada della sostenibilità». Mezzacorona è stata tra le prime aziende in Trentino negli anni Settanta a puntare sulle Doc e, dagli anni Novanta, a sperimentare con successo le pratiche più avanzate per la produzione integrata.

Il fatturato raggiunge un nuovo record storico. I 213,4 milioni di euro costituiscono un +8,60% sui 196,5 milioni di euro del 2021. Il patrimonio netto del Gruppo è pari a 104,6 milioni di euro, con un utile netto di 1.512.050 euro in ulteriore rafforzamento rispetto ai 104.221.759 euro dello scorso anno. Il valore del conferimento si è attestato sui 66.764.133 euro, «nonostante un’annata produttiva 2021 davvero inclemente a causa dei gravi eventi climatici che hanno condizionato la stagione come il freddo primaverile e le grandinate estive», fa notare il mangement.

MEZZACORONA, BENE LE RESE E L’EXPORT

Le rese per ettaro hanno superato i 18 mila euro di media, in linea con l’anno precedente anche se in presenza del netto calo di produzione. I collaboratori, alla chiusura del bilancio al 31 luglio 2022, sono risultati 491. A spingere il fatturato è anche l’export, che si assesta oltre l’80% delle vendite in 69 Paesi del mondo.

Forte la presenza negli Stati Uniti, il mercato più importante e strategico per il Gruppo, dove Mazzacorona opera da più di trent’anni con la controllata Prestige Wine Imports Corp. In Germania il compito spetta alla controllata Bavaria Wein Import GmbH. Sempre in vetta, tra i mercati chiave, figurano poi Olanda, Austria e Svizzera, Scandinavia, Regno Unito, Canada, Belgio, Europa dell’Est, Estremo Oriente (Giappone, Corea del Sud, Cina). Ma anche mercati nuovi come Australia, Israele, Sud America, Caraibi e Vietnam.

Numerose le iniziative commerciali attuate nel corso dell’anno in tutto il mondo, così come i nuovi prodotti lanciati insieme al restyling di etichette e materiali, «per rendere ancora più interessante per i consumatori l’incontro con i vini Mezzacorona».

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Export vino italiano 2022 verso il record di 8 miliardi di euro

Record di 8 miliardi di euro per il vino (+12% rispetto all’anno precedente) e spirits in scia (1,7 miliardi di euro). Buono anche il risultato per gli aceti, in particolare balsamici, che vedono chiudere l’anno con una crescita delle esportazioni (a valore) del 15%. I dati dell’Osservatorio Federvini curato da Nomisma e TradeLab evidenziano un nuovo record per l’export agroalimentare italiano, che dovrebbe superare i 59 miliardi di euro a fine anno (+16% rispetto al 2021) trainato anche dalle vendite oltre frontiera di vini, spiriti e aceti.

Il tutto in attesa di un 2023 per il quale gli organismi internazionali (Fondo Monetario Internazionale, Ocse, Commissione Europea) sono concordi nel prevedere un rallentamento della crescita rispetto all’anno in corso.

LE RAGIONI DELLA CRESCITA

Tre i fattori che hanno contribuito alla crescita: l’andamento del cambio euro-dollaro che ha permesso di compensare gli aumenti dei costi di produzione e recuperare competitività sui mercati legati al dollaro come USA e Canada. E ancora: la ripresa del turismo a livello globale, che ha dato impulso ai consumi di vini e spiriti nel canale Horeca.

In Italia, a fine agosto, gli arrivi dei turisti internazionali hanno superato i 35 milioni (+125% rispetto allo stesso periodo del 2021). Determinante, infine, la diversificazione dei mercati, come strategia adottata da molte aziende che guardano ai paesi emergenti come Tailandia e Vietnam, dove nei primi 8 mesi del 2022 il valore dell’export del vino è cresciuto rispettivamente del 158% e del 82%.

Dieci anni fa, i mercati dell’Unione Europea pesavano per circa il 57% sul valore dell’export, dopo la Brexit nel 2021, si è arrivati al 39%. Questo scenario ha determinato un diverso approccio ai mercati di destinazione e ha sollecitato un allargamento degli spazi commerciali da presidiare verso nuove realtà emergenti: ad esempio oggi l’Asia pesa per il 7% sull’export complessivo di vino italiano.

Il mercato degli Spirits ha mantenuto salda la leadership nel mercato statunitense dove registra un aumento a valore del +23%, tuttavia la dipendenza dai primi 5 mercati è diminuita nel corso del tempo: se nel 2011 la concentrazione dell’export per la categoria nei top mercati di sbocco era pari al 65,8%, dieci anni dopo è diminuita al 58,3% per calare ancora al 53,7% nel 2022.

IL COMMENTO

«I dati sulle performance del nostro export – sottolinea Micaela Pallini, presidente Federvini – evidenziano l’importanza della diversificazione dei mercati. Tale strategia può essere coadiuvata da un lato dalla leva promozionale e dall’altro da una maggiore proattività dell’Unione Europea nel concludere ulteriori accordi di libero scambio con i paesi extra-Ue.

È evidente che ci muoviamo in uno scenario complicato ed in continua evoluzione, non si escludono rallentamenti economici nel 2023 che dovrebbero interessare alcuni mercati europei come l’Italia e la Germania”   emerge ancora come uno dei prodotti più regalati ad amici e parenti (circa il 36% degli italiani)».

«Anche per il Natale 2022 – conclude Pallini – sulle tavole non mancherà lo spumante, ritenuto immancabile per il 45% degli intervistati, con il Prosecco a farla da padrone soprattutto tra i consumatori più giovani (gen Z e Millennials), seguito dai rossi del Sud come Primitivo di Manduria e Montepulciano d’Abruzzo (18%) e dai bianchi dell’Alto Adige (8%), quest’ultimi preferiti soprattutto dai baby boomers».

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Biologico supera 2,1 milioni di ettari in Italia: è record

Supera i 2,1 milioni di ettari la superficie coltivata a biologico in Italia segnando il record storico di sempre con il raddoppio nell’ultimo decennio spinto dai consumi degli italiani sempre più alla ricerca di prodotti naturali e legati ai territori soprattutto dopo la pandemia Covid.

È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati Ismea in occasione dell’incontro a Roma presso la sede della maggior associazione agricola italiana per la presentazione del Piano di Azione del biologico del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

In Italia, spiega Coldiretti, l’incidenza dei terreni a bio rispetto al totale è di ben il 17,4% quasi il doppio della media europea (circa 9%) e molto vicino agli obiettivi previsti dalla strategia UE per il cibo “Farm to Fork”, che prevede di portare le superfici bio europee al 25% entro il 2030.

A livello nazionale ci sono oltre 86mila imprese agroalimentare bio e sono già addirittura 4 le regioni italiane, Toscana, Lazio, Calabria e Basilicata, che hanno raggiunto e superato gli obiettivi europei con ben 8 anni di anticipo sulle tempistiche previste da Bruxelles.

Un successo trainato dalla fiducia dei consumatori con 1 italiano su 5 che, secondo Coldiretti/Ixè, consuma regolarmente prodotti bio ed è disposto a pagare anche di più per acquistare un prodotto certificato bio, mentre il 13% dei consumatori è certo che, nel prossimo futuro, aumenterà la spesa per portare in tavola prodotti biologici.

La spinta verso il biologico è sostenuta soprattutto da motivi salutistici, ma molto importanti nella scelta di acquisto, il territorio di origine e le garanzie della certificazione.

BIOLOGICO DA RECORD IN ITALIA

Per Coldiretti «è chiara la necessità di costruire filiere biologiche interamente italiane e di riuscire a comunicare, anche nelle etichette del prodotto biologico, l’origine made in Italy della materia prima agricola, come peraltro previsto nella Legge 23 sull’agricoltura biologica, approvata quest’anno in Parlamento e della quale si è in attesa della piena applicazione».

«I primati del Made in Italy a tavola realizzati grazie a 730mila imprese agricole sono un riconoscimento del ruolo del settore agricolo per la crescita sostenibile del Paese», afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. «L’agricoltura italiana – continua – è la più green d’Europa con il taglio record in un decennio del 20% sull’uso dei pesticidi che invece aumentano in Francia, Germania e Austria».

«Dobbiamo ridare centralità all’agricoltura anche nella filiera del biologico – aggiunge Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Bio, l’associazione che riunisce le imprese biologiche e biodinamiche di Coldiretti – perché il biologico rappresenta uno straordinario strumento per lo sviluppo delle nostre campagne e, insieme a tutte le iniziative messe in campo da Coldiretti, consente di avvicinare sempre di più i consumatori al mondo agricolo».

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Gruppo Mezzacorona, fatturato record nel 2021

Fatturato record a 196,5 milioni di euro (+1,5%) per il Gruppo Mezzacorona, che ingloba i marchi Rotari, Tolloy e Feudo Arancio. Il dato giunge dalla 117ª assemblea generale dei soci tenutasi questa mattina, in cui è stato presentato il bilancio 2020/2021 della cooperativa trentina. L’utile netto è di 3,2 mln di euro (+32,5%).

Emergono anche altri dati definiti «molto positivi» dal presidente Luca Rigotti e dal direttore generale Francesco Giovannini. Il valore complessivo del conferimento si assesta sui 67,5 milioni di euro. Le rese medie per ettaro ad ottimi livelli, con 18.800 euro. Il patrimonio netto del Gruppo Mezzacorona ha toccato i 104,2 mln euro.

Dal confronto con le precedenti gestioni, emerge come il fatturato consolidato segni il nuovo record aziendale. Per l’esattezza la cifra è di 196.525.198 euro, contro i 193.597.747 euro del 2020 (+1,5%), frutto della sola gestione caratteristica. L’utile netto di 3.207.135 euro  è superiore del 32,5% rispetto ai 2.419.267 euro del 2020.

EXPLOIT NELL’EXPORT PER MEZZACORONA

Benissimo l’export, oltre l’80% delle vendite complessive, in ben 65 Paesi del mondo. Forte la presenza negli Stati Uniti, il mercato più importante e strategico per il Gruppo Mezzacorona, dove opera con successo da più di trent’anni con la controllata Prestige Wine Imports Corp.

Ottimi risultati anche in Germania, tramite la controllata Bavaria Wein Import GmbH. In vetta ci sono poi Olanda, Austria e Svizzera, Scandinavia, Regno Unito, Canada, Belgio, Europa dell’Est e Russia in particolare. E ancora, l’Estremo Oriente (Giappone, Corea del Sud, Cina) ma anche mercati nuovi come l’Australia, Israele, i Caraibi ed il Vietnam.

Il presidente Luca Rigotti ha voluto ringraziare tutti i collaboratori «che hanno dimostrato, in un anno così difficile per la pandemia di Covid-19, il loro impegno e senso di responsabilità verso l’azienda».

IL COMMENTO

I risultati – ha aggiunto – sono stati eccellenti pur in un contesto generale complicato, che ha messo in seria difficoltà non solo la salute delle persone ma anche tutta l’economia e quindi anche il settore vitivinicolo. Il bilancio evidenzia la forza del Gruppo sia dal punto di vista economico che finanziario».

Molto importante per il Gruppo Mezzacorona è stato anche l’ottenimento per il sesto anno consecutivo della Certificazione della produzione dei soci secondo il Sistema di Qualità Nazionale per la Produzione Integrata (Sqnpi). E, in stretto raccordo, della Certificazione dei vini, «a conferma dei grandi risultati sulla strada della sostenibilità ottenuti dal Gruppo Mezzacorona».

Una politica, quella della sostenibilità, attuata «con grande determinazione, non solo in chiave ambientale ma anche sociale, economica, culturale e territoriale». Non a caso, Mezzacorona è stata tra le prime aziende in Trentino a puntare sulle Doc negli anni Settanta e, dagli anni Novanta, a sperimentare con successo le pratiche più avanzate per la produzione integrata, come la confusione sessuale.

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Brunello di Montalcino a gonfie vele nel primo trimestre 2021

Più 37% rispetto allo scorso anno e a +23% sulla media degli ultimi 10 anni: il Brunello di Montalcino naviga a gonfie vele nel primo trimestre 2021. Un inizio dell’anno da record per le vendite del grande rosso toscano. La Riserva 2015 e soprattutto la super annata 2016 fanno infatti volare le consegne delle fascette di Stato per le bottiglie pronte alla vendita, polverizzando i precedenti primati.

In particolare, dopo un primo bimestre a +19% sul pari periodo (Covid free) dello scorso anno, il mese di marzo è stato di gran lunga il migliore del decennio, con un +92% sulla media riscontrata dal 2011 a oggi.

Secondo il Consorzio del vino Brunello di Montalcino, in forte crescita sono segnalati in particolare i mercati esteri di sbocco della Docg, a partire dalla storica domanda statunitense che sta riaprendo la propria ristorazione.

Non è retorica affermare come le nostre ultime due annate, tra le migliori di sempre sul piano qualitativo, si stiano rivelando anche più forti della tragedia che stiamo vivendo», commenta il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci.

«I numeri – aggiunge – dicono che lo scorso anno le bottiglie immesse sul mercato erano state il 12% in più dell’anno precedente, e ora, dopo i successi riscontrati sulla critica internazionale, stiamo facendo i conti con una nuova annata che da metà novembre a oggi fa registrare consegne per oltre 5,2 milioni di bottiglie, che equivalgono a quasi la metà dell’intera nuova produzione in commercio nel 2021».

“Benvenuto Off”: i punteggi al Brunello di Montalcino 2016

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Il Prosecco Conegliano Valdobbiadene bissa il record: 92 milioni di bottiglie nel 2020

Ben 92 milioni di bottiglie certificate, lo stesso numero raggiunto nel 2019, l’anno dei record. Si sono rivelate fondate le previsioni di novembre del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. Secondo gli ultimi conteggi, il numero record è stato eguagliato nel 2020.

La flessione, di fatto, è minima rispetto alla chiusura 2019: un – 0,001% che, nonostante qualche timore manifestato nel corso dell’autunno per il peggioramento della situazione epidemiologica, evidenzia quanto il recupero sia stato superiore alle aspettative.

“Chiudiamo questo 2020 con un ottimo risultato – afferma Innocente Nardi, presidente del Consorzio di Tutela veneto – particolarmente significativo pensando all’anno che ci stiamo lasciando alle spalle. Anche se non è stato semplice, abbiamo raggiunto veramente un risultato storico”.

Le aziende della denominazione hanno dimostrato capacità di adattamento alla situazione e serietà nell’affrontare, anche con misure severe che siamo stati costretti ad adottare, la realtà di mercato che ci minacciava soprattutto in primavera.

Il risultato finale è dovuto a un forte recupero di dicembre che ha registrato un aumento delle certificazioni superiore agli anni precedenti, compensando così i risultati dei mesi più duri del 2020″.

Come era già emerso dal Rapporto economico presentato l’11 dicembre scorso (vedi l’articolo sotto), questo risultato evidenzia, secondo il Consorzio, “lo stretto rapporto tra le aziende e il loro mercato”.

“Le imprese, nel loro insieme, sono riuscite ad adattarsi ai canali di vendita in modo efficace rispetto alle necessità, in un contesto di forte limitazione delle vendite nella ristorazione, canale che in Italia e all’estero assorbe circa un terzo dei consumi in volume e più della metà in valore”.

La tenuta complessiva, sempre secondo il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, è motivata dalla ricollocazione del prodotto su canali meno utilizzati negli anni precedenti, oltre che sull’e-commerce“. Il riferimento è alla Grande distribuzione organizzata, ovvero il mondo dei supermercati.

Prosecco Conegliano Valdobbiadene batte Covid. Nardi: “Fatto solo scelte giuste”

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Iscrizioni al Mercato Fivi Piacenza 2020 sold out in un’ora: sito web ufficiale in tilt

Nuovo record per i Vignaioli indipendenti. I tentativi di iscrizione al Mercato Fivi di Piacenza 2020 da parte di centinaia di vigneron stanno mandando in tilt il sito web ufficiale della Federazione. Si prospetta il sold out nel giro di un’ora dall’apertura dei “cancelli”, avvenuta questa mattina alle ore 9.

Ancor meglio di quanto accaduto nel 2019, quando le 622 postazioni messe a disposizione a Piacenza Expo furono assegnate in 10 ore. Spazzato via nel giro di 60 minuti, dunque, lo scetticismo di una parte della “base” Fivi, che avrebbe preferito rimandare al 2021 l’edizione numero 10 del Mercato di Piacenza.


AGGIORNAMENTO

Fivi, annullate le iscrizioni al 10° Mercato dei Vini di Piacenza 2020: tutto da rifare


Le date sono state invece confermate (28-30 novembre, Piacenza Expo) e Matilde Poggi ha ribadito l’importanza della scelta: “Con la conferma del Mercato – ha sottolineato la presidente Fivi- i Vignaioli Indipendenti vogliono ritrovare il piacere dello stare insieme, ma anche mandare un messaggio forte per la ripartenza del settore vitivinicolo e non solo, dopo il lockdown e le restrizioni dovute al Covid-19“.

Grazie a un giorno in più di kermesse – tre al posto dei consueti due – il Mercato dei Vini dei Vignaioli Fivi 2019 (qui i migliori assaggi), ha segnato a sua volta il nuovo record di ingressi: 22.500 persone. Nel 2018 erano state 18.500, mentre nel 2017 15 mila. Cresce dunque l’attesa per la risposta del pubblico all’edizione 2020.

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Nuovo record storico per l’agroalimentare italiano. Coldiretti: “Serve regia nazionale”

Nuovo record storico a marzo per l’agroalimentare italiano, dopo i 44,6 miliardi di euro nel 2019. A sottolineare il balzo in avanti è Coldiretti, che parla di aumenti per il cibo e le bevande italiane negli Usa (+10,4%), in Germania (+24,9%), In Gran Bretagna (+3,9%) ed anche in Francia (+9,5%), su base tendenziale. Ma avverte: “Al Made in Italy all’estero serve una regia nazionale”.

“Infatti si tratta purtroppo di una fiammata non confermata nei mesi successivi – evidenzia Coldiretti – con il propagarsi della pandemia in tutto il pianeta con la chiusura delle frontiere e le misure per contenimento che hanno determinato il brusco freno al commercio a livello globale”.

Il risultato è che in Italia 3 aziende agroalimentari su 4 (74%) registrano un calo delle vendite all’estero per effetto di una pioggia di disdette provenienti dai clienti di tutto il mondo, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.

A pagare il conto più pesante in Italia sono il vino, che realizza più della metà del fatturato all’estero, ma anche il florovivaismo, l’ortofrutta, i formaggi e i salumi. “Serve ora un robusto piano di promozione per sostenere il vero Made in Italy all’estero”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

“Per favorire l’internazionalizzazione – ha aggiunto – occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo, con il sostegno delle Ambasciate dove vanno introdotti anche adeguati principi di valutazione delle attività legati, per esempio, al numero dei contratti commerciali”.

“Nell’emergenza in atto e in un’ottica futura di ripresa delle normali attività commerciali sarà fondamentale”, conclude Prandini – impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi Usa e l’embargo russo.”

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22.500 ingressi al Mercato dei Vini dei Vignaioli Fivi 2019 a Piacenza: è record

PIACENZA – Grazie a un giorno in più di kermesse – tre al posto dei consueti due – il Mercato dei Vini dei Vignaioli Fivi 2019 (qui i migliori assaggi), conclusosi alle 16 odierne a Piacenza Expo, segna un nuovo record di ingressi: 22.500 persone. Nel 2018 erano state 18.500, mentre nel 2017 15 mila.

Ad affollare gli stand, sabato 23 e domenica 24 novembre, un numero crescente di appassionati. Quest’oggi, lunedì 25 novembre, la giornata riservata solo agli operatori del settore, tra ristoratori, enotecari e stampa.

Un successo, quello del Mercato Fivi, testimoniato anche dal sold out delle postazioni a disposizione a Piacenza per l’edizione 2019, giunto ad appena 10 ore dall’apertura delle iscrizioni, nel mese di luglio.

“Ognuno nel mondo lascia la sua impronta, ma è insieme che dobbiamo portare in alto il vino italiano nel mondo”, è il messaggio che Lorenzo Accomasso, premiato Vignaiolo dell’anno 2019 al Mercato di Piacenza, lancia ai suoi colleghi.

“L’impronta che il Vignaiolo lascia è il proprio vino un segno che ricorda l’amore per le vigne e il territorio circostante. Un’impronta che vuole emergere dalla massa per affermare l’unicità di chi produce vino artigianalmente, seguendo l’intera filiera, dalla vigna alla cantina”, spiega Accomasso.

Nei tre giorni di Mercato, i 626 vignaioli hanno accolto un pubblico in costante crescita, composto da molti appassionati che tornano a ogni edizione a trovare i vignaioli già conosciuti e a scoprirne di nuovi, e da addetti ai lavori che hanno particolarmente apprezzato l’apertura del lunedì.

“È bello constatare ogni anno di più che il pubblico del Mercato è composto di affezionati che tornano a trovarci regolarmente – sottolinea Matilde Poggi, presidente Fivi – che ci segue e aspetta con ansia questo momento per rivedere produttori conosciuti e scoprirne di nuovi. Questo rapporto speciale traspare anche sui social, dove il movimento e l’interesse per questa manifestazione nel periodo precedente, è veramente altissimo”.

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Lessini Durello Spumante verso il record di produzione: 1,5 milioni di bottiglie


VERONA
– Lo spumante veronese per eccellenza, il Lessini Durello, vola verso il record di produzione. Il Consorzio prevede di raggiungere quota 1,5 milioni di bottiglie con la vendemmia 2019 (70% Martinotti e 30% Metodo classico, percentuale che tiene conto del vino affinamento in catasta). Ma non è ancora il momento di brindare.

“Ci attende un autunno intenso di attività che, dopo la vendemmia, ci vedranno impegnati su vari fronti. Unico rammarico – spiega Paolo Fiorini, presidente del Consorzio – è l’allungarsi dei tempi per la modifica del disciplinare di produzione a causa della situazione politica attuale”.

Sappiamo che il Ministero sta lavorando alacremente per permetterci di portare a termine questo importante iter che aprirà nuove prospettive per la nostra denominazione”, conclude il numero uno dell’ente veronese.

Recente (e molto dibattuta) la decisione di dare un nuovo nome agli spumanti Metodo Classico: “Monti Lessini”. “Lessini Durello Spumante” sarà invece il più comune Martinotti (Charmat), che comunque conserva tratti di grande distinguibilità rispetto a pari “metodo” veneti – come il Prosecco Doc e Docg – e italiani.

VENDEMMIA 2019 “TRA LE MIGLIORI DI SEMPRE”
“I tecnici del ministero – riferisce il Consorzio di Tutela – ci stanno dando una grande mano ad arrivare al termine dell’iter. Confidiamo di poterlo dire concluso entro la vendemmia 2020“. Buone anche le indicazioni che arrivano dalla base, i viticoltori.

“In questi mesi di presidenza – evidenzia Fiorini, in carica da marzo 2019 – ho potuto constatare l’ottimo stato di salute della Denominazione, con produttori capaci e caparbi che stanno promuovendo il Lessini Durello in Italia e nel mondo. I dati di produzione non fanno che confermare le mie parole”.

Quest’anno le uve Durella si presentano in ottimo stato. La forte escursione termica e la mancanza di grandine ha portato le uve a una maturazione equilibrata. La marcata freschezza che caratterizza questo vitigno è quindi a livelli che fanno sorridere i 34 soci della denominazione, prospettando “una delle migliori vendemmie di sempre“.

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Porto Niepoort 1863 all’asta per 100 mila euro a Hong Kong

HONG KONG – Una bottiglia di Porto Niepoort del 1863 è stata battuta all’asta per 100 mila euro. Un record mondiale assoluto per la tipologia. La notizia rimbalza da Hong Kong. In occasione di un evento al Grand Hyatt, il 3 novembre 2018, il prezioso nettare è stato messo all’asta e venduto per 800.000 dollari locali.

Niepoort sarà aggiunto alla lista dei detentori del Guinness World Records. “Il porto è un liquido molto speciale – afferma Dirk Niepoort – cinque generazioni hanno collaborato a questo vino e la sesta ne conserverà una parte. Non conosco nessun altro mestiere in cui un prodotto venga creato per così tanti anni e così tante generazioni”.

MATURATO PER 155 ANNI
Niepoort ha creato il leggendario VV (Vinho Velho) per celebrare il 170 ° anniversario dell’azienda, nel 2012. Sono state prodotte 999 bottiglie. Una miscela di lotti molto vecchi e pregiati: una parte sostanziale proviene dalle damigiane dell’annata 1863.

“Il porto è un liquido molto speciale – afferma Dirk Niepoort – cinque generazioni hanno collaborato a questo vino e il sesto ne avrà ancora una parte. Non conosco nessun altro mestiere in cui un prodotto venga creato per così tanti anni e così tante generazioni”.

Niepoort è l’unica casa produttrice di Porto il cui nome aziendale è uguale a quello del proprietario. Dirk Niepoort non è noto solo per i suoi grandi Tawny, ma anche per i suoi vini fermi, considerati rivoluzionari per il Douro.

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Whisky da record: un milione di euro per un Macallan

EDIMBURGO – È la bottiglia di whisky più costosa di sempre. Battuta all’asta per 848.750 sterline. Circa 958 mila euro, per intenderci. Si tratta di un rarissimo Macallan di 60 anni, prodotto in sole 24 bottiglie. Il precedente record di 857 mila euro apparteneva a un’altra bottiglia della stessa serie.

Il pezzo da guinness reca un’etichetta disegnata dall’artista pop italiano Valerio Adami, che ha firmato 12 delle 24 bottiglie. Le altre 12 sono state realizzate dal britannico Peter Blake.

Il whisky Macallan in questione è stato distillato nel 1926 e invecchiato in botte fino al suo imbottigliamento, avvenuto nel 1986.

È il terzo primato per la casa d’aste Bonhams, che già in altre due occasioni aveva battuto ogni record. “È un grande onore aver stabilito un nuovo record mondiale – ha dichiarato Martin Green, esperto di whisky per Bonhams – e particolarmente esaltante è il fatto che sia stato fatto qui in Scozia, la casa del whisky”.

L’acquirente, secondo quanto dichiara Bonhams, è un compratore dell’estremo Oriente, area nella quale è crescente l’interesse verso per gli Spirits.

UN WHISKY DI 60 ANNI
Dimentichiamoci per un momento il costo. Tralasciamo l’effetto “fashion” della bottiglia rara ed introvabile. Sorvoliamo sul glamour di un bene per pochi, anzi pochissimi, facoltosi miliardari. Riflettiamo invece su cosa davvero contiene quella bottiglia (augurandoci che chi ha potuto aggiudicarsela riesca a capirla fino in fondo!).

Macallan è famoso per il suo carattere, la sua eleganza, finezza e costanza qualitativa. Ma non è solo questo ad esser stato imbottigliato. Ciò che troviamo in quella bottiglia è una vera e propria macchina del tempo.

Distillato nel 1926, quel whisky nasce in un periodo storico in cui il single malt sostanzialmente non esisteva. Il whisky lo si beveva blended e le distillerie lavoravano esclusivamente per i blenders, veri protagonisti del mercato.

Imbottigliato del 1986 (e peraltro il primo record fu proprio di un Macallan 60 anni, venduto nel 1987 a 5.500 sterline) proprio all’inizio di quel fenomeno che porterà – di lì a poco – all’esplosione mondiale dei single malt (grossomodo fine anni ’80, primi ’90).

LA FOTOGRAFIA DI UN’EPOCA
Un prodotto che, coi suoi 60 anni, va oltre qualunque invecchiamento normalmente degustato. Consentendo di viaggiare nel tempo e osservare una “fotografia” del 1986, quando ciò che oggi chiamiamo “single malt scotch whisky” era sul punto di diventare famoso. Ma anche una fotografia del 1926 quando nessun Master Distiller lavorava pensando che quel suo spirit sarebbe stato bevuto in purezza.

A chiunque abbia avuto facoltà di acquistare questa rarità auguriamo di cuore di possedere non solo il potere d’acquisto per potersela permettere, ma soprattutto il background cultural-degustativo per poterla davvero “osservare” col naso e col palato. E se poi avesse voglia di raccontarcela saremo ben lieti di ascoltare le sue note di degustazione e dar voce alla sua recensione. Slàinte!

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Made in Italy agroalimentare nel mondo: è record

Nuovo record storico per il Made in Italy agroalimentare nel mondo con le esportazioni che fanno registrare un incremento del 3,3 % rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi al commercio estero nei primi sette mesi del 2018. Si tratta di un ottimo risultato proprio nell’anno del cibo italiano nel mondo che – sottolinea la Coldiretti – conferma le potenzialità del Made in Italy a tavola per la ripresa economica ed occupazionale del Paese.

Quasi i due terzi delle esportazioni agroalimentari interessano i Paesi dell’Unione Europea dove il principale partner è la Germania dove l’export cresce del 4,9% mentre piu’ ridotto è l’aumento in Gran Bretagna (+2%) anche per gli effetti delle tensioni determinate dai negoziati sulla Brexit, l’andamento dei tassi di cambio, ma anche le nuove tendenze nazionalistiche.

Fuori dai confini dell’Unione a preoccupare – continua la Coldiretti – sono i rapporti con gli Stati Uniti, che sono di gran lunga il principale mercato dell’italian food fuori dai confini dall’Unione. Si registra infatti una frenata del tasso di crescita in Usa con le esportazioni agroalimentari Made in Italy che fanno registrare un aumento di appena l’1,2%.

In ripresa la Russia, con un aumento del 7,8% nonostante l’embargo nei confronti di una importante lista di prodotti agroalimentari, con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014, appena rinnovato sino alla fine del 2019.

“L’andamento sui mercati internazionali – dichiara il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – potrebbe ulteriormente migliorare con una più efficace tutela nei confronti della ‘agropirateria’ internazionale che fattura oltre 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale”.

A preoccupare è “la nuova stagione di accordi bilaterali inaugurata dall’Unione Europea che dal Ceta con il Canada al Giappone sta di fatto legittimando il falso Made in Italy”.

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Private label da record: i vini Fior Fiore Coop in degustazione a Vinitaly

VERONA – Il vino “del supermercato” per la prima volta a Vinitaly. Le otto etichette della linea Fior Fiore Coop saranno in degustazione domani, a Verona, nella giornata di chiusura della più importante Fiera del vino italiano.

L’appuntamento è dalle ore 11 alle ore 16 in Sala Argento – Palaexpo, ingresso A2 (piano -1). Sarà a disposizione del pubblico tutta la linea, assieme ai rappresentanti delle 22 cantine produttrici.

E’ la prima volta in assoluto che una linea di vini “a marchio” (ovvero una private label) entra a Vinitaly. “Un onore per Coop e un ulteriore modo per festeggiare il 2018, anno del Settantesimo del nostro prodotto a marchio”, commenta Roberto Nanni, responsabile del progetto Coop.

I VINI FIOR FIORE COOP
Lanciati nell’autunno scorso in edizione limitata e senza tanto clamore, i vini “si sono rivelati sin da subito una scommessa vincente”, assicura l’entourage della Cooperativa.

Vini tipici e spumanti di alta qualità rappresentativi di regioni, territori, vitigni, culture e realtà produttive molto diversi tra loro. Otto etichette rappresentative del patrimonio vitivinicolo italiano.

Dal Valdobbiadene Prosecco Superiore al Franciacorta Millesimato, dal Gewürztraminer dell’Alto Adige al Rosso di Toscana “Bravìolo”, dal Primitivo di Manduria al Lambrusco di Modena “Casalguerro”.

Sino agli ultimi nati, il Fiano di Avellino e il Sauvignon dei Colli Orientali del Friuli. Ma il numero è destinato a aumentare. I due principali punti di forza? Coop garantisce “l’unicità e la rispondenza ad alti parametri qualitativi”.

LA FILOSOFIA
“L’unicità di cui parliamo – spiega Roberto Nanni – può essere  legata, per esempio, alla scelta di un determinato vigneto, oppure di un particolare blend che l’enologo ha costruito con sapienza e passione, o ancora da un particolare processo di affinamento o da un invecchiamento superiore”.

Aspetti “che vanno anche oltre a quanto previsto dai disciplinari di produzione dei singoli vini (DOC/DOP, DOCG o IGT)”.

“Quel vino, con quelle specifiche caratteristiche – approfondisce Nanni – viene imbottigliato dalla cantina partner solo ed unicamente per il marchio Fior Fiore: un marchio che, godendo di un altissimo grado di notorietà e fiducia da parte dei consumatori, riesce a veicolare il posizionamento di ‘eccellenza al giusto prezzo’ dei prodotti Fior Fiore Coop anche nei vini tipici di fascia premium”.

Quanto alla qualità, la richiesta di Coop prevede l’intera tracciabilità della filiera, sino all’azienda agricola e ai singoli vigneti, il controllo dei processi enologici delle cantine, rigorose verifiche sulle aziende agricole in riferimento ai trattamenti in campo ed alle varietà utilizzate e il rispetto dell’etica nella filiera.

Le caratteristiche del lavoro in vigna fanno riferimento alla campagna “Buoni e Giusti”, che coinvolge dal 2016 tutte le filiere ortofrutticole più a rischio. Vengono inoltre fissati limiti molto restrittivi sul vino in riferimento all’uso dei fitofarmaci e dei solfiti.

Per quanto riguarda gli imballi è richiesto soltanto l’utilizzo di bottiglie in vetro scure, ai fini di prevenire una possibile ossidazione del vino, e di tappi privi di inchiostro.

Ogni proposta ed ogni nuova annata di ciascun vino viene sottoposta in forma anonima a sessioni di degustazioni con un team di sommelier Ais (Associazione italiana sommelier).

“Il vino in degustazione – evidenzia Nanni – risulta idoneo al progetto Fior Fiore solo se esprime le caratteristiche tipiche del territorio, dei vitigni e della denominazione a cui appartiene. Tanta attenzione e lavoro e ora l’approdo al Vinitaly”.

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Controlli record sull’agroalimentare nel 2017: il bilancio del Ministero

ROMA – Centosettanta mila controlli nelle filiere agroalimentari italiane, per un valore complessivo di oltre 150 milioni di euro di sequestri e più di 10 mila sanzioni comminate.

In particolare, per le festività e per il capodanno sono state rafforzate le operazioni a tutela dei consumatori, con un più forte impegno sul territorio.

E’ il risultato delle operazioni degli organismi di controllo collegati al Mipaaf – Ispettorato repressione frodi (ICQRF), Carabinieri del Comando unità tutela forestale ambientale e agroalimentare e del Nuclei Antifrodi (NAC), e Capitanerie di Porto – Guardia Costiera. Cifre rese note dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, che stila così il bilancio del 2017.

“Con questi numeri confermiamo la nostra leadership a livello europeo nel campo dei controlli della filiera agroalimentare – dichiara il Ministro Maurizio Martina – per una maggiore tutela del consumatore e delle imprese in regola. Quest’anno abbiamo registrato un incremento di oltre il 6% rispetto allo scorso anno, quando si era già segnato un record delle ispezioni. Ringrazio le donne e gli uomini impegnati anche in queste ore di festa a garantire qualità e sicurezza dei prodotti che arrivano sulle tavole degli italiani. Il nostro impegno va avanti”.

FOCUS CAPODANNO
I Carabinieri del Comando unità tutela forestale ambientale e agroalimentare e il Nucleo antifrodi sono in campo per le verifiche sui prodotti tipici delle festività e hanno sequestrato oltre 30 tonnellate di cibo e 45 mila omogeneizzati non in regola pronti ad essere commercializzati.

La Guardia Costiera con l’operazione “Dirty Market” ha effettuato controlli sull’intera filiera ittica, per contrastare l’arrivo, sulle tavole degli italiani, di prodotti “non sicuri”, “non garantiti” e quindi potenzialmente pericolosi. Sono impegnati 15 Comandi Regionali Marittimi e, nell’arco di un solo mese, sono stati effettuati 11.000 controlli lungo l’intera filiera commerciale. Ed effettuati sequestri per circa 1,4 milioni di euro.

L’Ispettorato repressione frodi del Ministero si conferma come una delle maggiori autorità antifrode in Europa, in particolare per l’attività di salvaguardia dei prodotti a indicazioni geografica. Prosegue anche in questi giorni l’innovativa attività di contrasto ai falsi prodotti agroalimentari Dop e Igp italiani sul web.

Lotta al finto parmesan o aceto balsamico, fino allo stop al prosecco in lattina effettuato poche settimane fa con 30 milioni di lattine pronte ad essere vendute via internet. Sono oltre duemila le operazioni sul web completato con successo dall’Icqrf con la rimozione dei prodotti falsi dagli scaffali dei maggiori player mondiali dell’e-commerce come eBay, Alibaba e Amazon.


SCHEDA ATTIVITÁ OPERATIVA – 2017

CONTROLLI
ICQRF 53.285
CARABINIERI COMANDO UNITA’ TUTELA FORESTALE AMBIENTALE E AGROALIMENTARE 7.646
CARABINIERI NAC 1.220
GUARDIA COSTIERA – CAPITANERIE DI PORTO 108.525
TOTALE 170.676

SANZIONI
ICQRF 3.665
CARABINIERI COMANDO UNITA’ TUTELA FORESTALE AMBIENTALE E AGROALIMENTARE  910
CARABINIERI NAC 304
GUARDIA COSTIERA – CAPITANERIE DI PORTO 5.326
TOTALE 10.205

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Fivi, Mercato record: 15 mila accessi in 16 ore

PIACENZA – “Scarpe grosse, cervello FIVI”. È questo il messaggio del settimo Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti organizzato da FIVI in collaborazione con Piacenza Expo. Una due giorni che che avuto inizio sabato 25 novembre ed è terminata poco fa.

Alle ore 19, gli ingressi staccati nel weekend hanno raggiunto quota 15 mila: 6 mila in più dello scorso anno. Un evento che si ripeterà il 24 e 25 novembre 2018, quando la FIVI festeggerà i 10 anni di vita.

“Siamo convinti che il successo crescente del Mercato – ha dichiarato la presidente FIVI Matilde Poggi – sia la diretta conseguenza della credibilità che ci stiamo guadagnando a livello istituzionale, in Italia come in Europa. Abbiamo le scarpe grosse e il cervello FIVI, le mani nella terra e la testa rivolta a una causa comune”.

Tante sono infatti le battaglie condotte durante l’anno in corso e tante sono ancora quelle da combattere. Dall’etichetta nutrizionale, giudicata dalla FIVI un inutile aggravio, alla regolamentazione dell’Enoturismo, di cui FIVI come componente della CEVI (Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti) sta discutendo con le istituzioni europee.

Ma anche e soprattutto la sburocratizzazione di un settore, quello vitivinicolo, “schiacciato da una burocrazia che ostacola il ruolo di tutela del territorio che il vignaiolo riveste”.

Tutti temi di cui si è discusso nell’assemblea della domenica mattina, durante la quale sono stati premiati come Vignaioli dell’anno, di fronte a una platea di vignaioli commossi, Germana Forlini e Alberto Cappellini, coppia in vigna e nella vita nelle Cinque Terre, più esattamente nel Comune di Riomaggiore.

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La Juventus dei record brinda con Ferrari #LE6END

La Juventus ha scritto oggi la storia del calcio italiano, firmandola con fiumi di bollicine Ferrari che hanno inondato lo spogliatoio, al fischio finale della partita con il Crotone allo Juventus Stadium.

Per il secondo anno consecutivo Ferrari è infatti il brindisi ufficiale della Juventus e l’ha accompagnata in tutte le competizioni. Fino a quest’ultima vittoria. La casa trentina ha voluto dedicare allo storico risultato una bottiglia personalizzata, che riporta lo scudetto numero 35 e l’hashtag #LE6END e che sarà disponibile anche alla vendita, in edizione limitata.

Ancora una volta il grande sport italiano si è celebrato con Ferrari, il brindisi italiano per eccellenza, che da oltre un secolo accompagna i più importanti avvenimenti sportivi, politici e culturali del nostro Paese e non solo.

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Unesco, via libera al Prosecco dei record

L’aumento record del 25% delle vendite nel 2016 a livello mondiale dove il Prosecco è il vino Made in Italy più esportato “alimenta la popolarità e sostiene la candidatura nazionale in vista dell’appuntamento per il riconoscimento da parte dell’Unesco nell’appuntamento finale del luglio 2018 a Parigi”.

E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat nel commentare il via libera unanime alla candidatura del sito veneto “Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” per l’iscrizione nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Unesco da parte della Commissione Nazionale Italiana.

Il via libera nazionale riconosce l’importanza di un territorio – sottolinea la Coldiretti – dallo straordinario valore storico, culturale e paesaggistico in grado di esprimere un produzione che ha saputo conquistare apprezzamenti su scala mondiale. La candidatura del Prosecco apre un anno storico per il Made in Italy nell’Unesco che, tra il 4 e l’8 dicembre 2017 a Seul, dove si tiene il comitato mondiale, esaminerà la candidatura per l’iscrizione dell’Arte dei Pizzaiuoli napoletani nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità Unesco a supporto del quale si sta completando la raccolta di 2 milioni di firme in tutto il mondo con il forte sostegno della Coldiretti.

LA PIZZA NAPOLETANA
L’arte dei pizzaiuoli napoletani sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014).

Accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti con l’Italia che è la nazione che detiene il maggior numero di siti (51) inclusi in questa lista dove il 22 giugno del 2014 a Doha in Qatar era stato inserito il paesaggio vitivinicolo del Piemonte. Monferrato, Langhe e Roero.

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Vino italiano, Coldiretti: nel 2016 leadership mondiale e record export

Archiviata la vendemmia e conclusi i brindisi di fine anno è tempo di bilanci per il vino Made in Italy che conquista nel 2016 la leadership mondiale nella produzione con circa 50 milioni di ettolitri e aumenta del 3% il valore dell’export che raggiunge il massimo storico di sempre a 5,2 miliardi. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che il vino è nel 2016 la prima voce dell’export agroalimentare nazionale.

Il primato produttivo davanti alla Francia nel 2016 è dovuto – sottolinea la Coldiretti – alla crescita in Veneto che si conferma la principale regione produttrice ma anche in Emilia, Romagna, Piemonte, mentre un contenimento di diversa entità si è verificato in Trentino Alto Adige, in Sicilia. In Lombardia mentre in Puglia presenta uno scenario molto variegato, con perdite pesanti su alcune varietà ed incrementi altrettanto importanti su altri secondo l’Ismea.

I NUMERI
Si stima che la produzione Made in Italy 2016 è rappresentata per oltre il 40 per cento dai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), per il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola.

Per quanto riguarda le esportazioni, le performance dei prodotti nei singoli Stati si scoprono aspetti sorprendenti – evidenzia Coldiretti – a partire del successo del vino tricolore in casa degli altri principali produttori, con gli acquisti che crescono in Francia (+5%), Stati Uniti (+3%), Australia (+14%) e Spagna (+1%). Ma va sottolineato che nel Paese transalpino, patria dello Champagne, lo spumante tricolore fa addirittura segnare un incremento in doppia cifra, pari al +57%.

Il risultato è che la quantità di vino Made in Italy consumato fuori dai confini nazionali è risultata addirittura superiore a quella bevuta fuori dei confini nazionali con l’Italia. Negli Stati Uniti, continua Coldiretti, sono particolarmente apprezzati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Pinot Grigio, il Barolo e il Prosecco che piace però molto anche in Germania insieme all’Amarone della Valpolicella e al Collio.

Il settore del vino in Italia rappresenta un motore economico che genera quasi 10 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che da opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone. La vendemmia 2016 – ricorda la Coldiretti – ha coinvolto 650 mila ettari di vigne, dei quali ben 480mila Docg, Doc e Igt e oltre 200mila aziende vitivinicole. La ricaduta occupazionale riguarda sia per le persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio.

L’INDOTTO
Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro.

Il futuro del Made in Italy dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività che è stata la chiave del successo nel settore del vino dove ha trovato la massima esaltazione la valorizzazione delle specificità territoriali che rappresentano la vera ricchezza del Paese” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “il vino italiano è cresciuto scommettendo sulla sua identità con una decisa svolta verso la qualità che ha permesso di conquistare primati nel mondo dove oggi 1 bottiglia esportata su 5 è Made in Italy”.

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Grecia, a Creta la vendemmia dei record

Sarà una vendemmia da ricordare quella del 2016 per la Grecia. Alla Douloufakis Vineyards di Creta le operazioni di raccolta delle uve sono iniziate il 4 agosto, con “ottime prospettive”. Lo rende noto Nikos Douloufakis, titolare di una delle cantine più rinomate dell’isola greca. “Quest’anno – spiega Douloufakis, formatosi come enologo ad Alba, in Piemonte – il tempo è stato molto favorevole per la coltivazione della vite. Abbiamo avuto un’estate relativamente fredda, finora. Nel mese di luglio, i venti freschi provenienti da nord hanno mitigato le temperature. Pertanto le uve hanno raggiunto un buon livello di maturazione e il mosto dovrebbe essere di ottima qualità”. La sfida più difficile e stimolante, per i viticoltori dell’isola del Minotauro, è stata la scelta del giorno in cui iniziare la vendemmia. “Qui da noi – spiega Nikos Douloufakis – controlliamo costantemente i livelli di zucchero, acidità e maturità fenolica delle uve. Livelli che si sono mostrati sorprendenti, tanto da farci pensare di scegliere la data del 4 agosto per l’inizio delle operazioni di raccolta delle uve. Prima di qualsiasi altro anno”. La vendemmia è iniziata dalle varietà Chardonnay e Moscato Bianco di Spina (Moscato Spinas, che prende il nome dall’omonimo villaggio della prefettura di Heraklion). “Successivamente – annuncia Nikos Douloufakis – procederemo con Malvasia di Candia, Sauvignon Blanc e Liatiko. A seconda del grado di maturità, continueremo con Vidiano, Vilana, Kotsifali, Syrah e Cabernet Sauvignon. Il raccolto di quest’anno dovrebbe essere completato con la varietà Mandilari”. In Grecia, dopo Creta, l’isola di Santorini. Il 9 agosto sono iniziate le operazioni per la raccolta del prezioso Assyrtiko.

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Un prosecco da guinness: è record a Brooklyn

Sabato scorso il Prosecco, vino dei record commerciali, ha ottenuto un nuovo primato, il Poppin Prosecco & Breaking Records entrando così nel Guinness World Record per il maggior numero di bottiglie stappate in sequenza. Ben 291 le bottiglie stappate senza soluzione di continuità davanti ai membri della giuria. Il “super pop”, si è svolto al Pig Beach di Brooklyn davanti ad un pubblico di 350 persone . Superato il record precedente conseguito a Londra lo scorso anno con 285 bottiglie di Champagne. A fornire le bottiglie quattro aziende associate al Consorzio Prosecco Doc: Astoria, La Marca, Mionetto, e Zonin. Quando si dice un prosecco tira l’altro…anche se il record di apertura con sciabolatura conquistato recentemente a Santo Stefano Belbo è più pittoresco.
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Vino italiano da record: 2 su 3 sono ”Doc”

Con i francesi siamo sempre in lotta: per il calcio, per la cucina, la moda e anche per il vino. Ma cosa è successo negli ultimi anni su questo fronte? L’Italia è finalmente al primo posto della produzione mondiale del nettare di Bacco, con buona pace dei cugini d’Oltralpe. Quantità, ma anche qualità che possono andare di pari passo. Negli ultimi trent’anni la produzione complessiva italiana è calata del 38%. Sono state riscritte le regole di questo mondo, a seguito degli scandali delle sofisticazioni degli anni ottanta, come quello del metanolo. Queste regolamentazioni hanno permesso una razionalizzazione dell’offerta accompagnata da una qualità sempre più crescente.
I NUMERI DEI RECORD
73 Docg, 332 Doc e 118 Igt. In termini percentuali una quota del 35% della produzione vinicola è Doc e Docg , il 31% invece è Igt per un totale del 66% di vini controllati e certificati. In sostanza 2 vini su 3 rispondono a disciplinari di produzione che dal punto di vista del consumatore sono una garanzia. L’impatto di tutto questo sul fronte occupazionale è notevole. Un recente studio della Coldiretti ha stimato che il vino alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie. Si calcolano circa 1.250.000 di posti di lavoro con l’indotto. Un fiore all’occhiello del bel paese, un’importante risorsa, in un contesto economico mondiale difficile.
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Vino italiano, dal metanolo al record delle esportazioni

Il vino ha fatto segnare nel 2015 il record storico nelle esportazioni che hanno raggiunto il valore di 5,4 miliardi con un aumento del 575% rispetto a 30 anni fa quando erano risultate pari ad appena 800 milioni di euro. E’ quanto affermano la Coldiretti e la Fondazione Symbola sulla base del Dossier ‘Accadde domani. A 30 anni dal metanolo il vino e il made in Italy verso la qualità’. Trenta anni fa, nel marzo 1986, in seguito
alle segnalazioni di alcuni casi di avvelenamento registrati a Milano, è dato l’incarico al sostituto procuratore della Repubblica Alberto Nobili di fare luce su quello che sarebbe stato un clamoroso scandalo del settore alimentare: il vino al metanolo. Vittime, decine di intossicati, inchieste giudiziarie e l’immagine del Made in Italy alimentare drammaticamente compromessa in tutto il mondo, ma anche un nuovo inizio con la rivoluzione che ha portato il vino italiano alla conquista di storici primati a livello nazionale, comunitario ed internazionale. Il risultato è che oggi nel mondo 1 bottiglia di vino esportata su 5 è fatta in Italia che si classifica come il maggior esportatore mondiale di vino. Il 66% delle bottiglie di vino esportate dall’Italia sono Dog/Doc o Igt. In termini di fatturato il primo mercato del vino Made in Italy con il valore record delle esportazioni di 1,3 miliardi di euro sono diventati gli Stati Uniti che hanno sorpassato la Germania che rimane sotto il miliardo davanti al Regno Unito con oltre 700 milioni di Euro. Ma negli ultimi anni si sono aperti nuovi mercati prima inesistenti come quello della Cina dove le esportazioni di vino hanno superato gli 80 milioni di euro nel 2015. Nel 2015 rispetto all’anno precedente le vendite hanno avuto un incremento in valore di oltre 13% negli Usa, mentre nel Regno Unito l’export cresce dell’11% e la Germania rimane sostanzialmente stabile. In Oriente le esportazioni sono cresciute sia in Giappone sia in Cina rispettivamente in valore del 2% e del 18%. Negli Stati Uniti – continuano Coldiretti e Symbola – sono particolarmente apprezzati il Chianti, il Brunello di Montalcino, il Pinot Grigio, il Barolo e il Prosecco che piace però molto anche in Germania insieme all’Amarone della Valpolicella ed al Collio.

Lo spumante è stato il prodotto che ha fatto registrare la migliore performante di crescita all’estero con le esportazioni che sfiorano per la prima volta il record storico del miliardo di euro nel 2015. Il risultato è che all’estero si sono stappate piu’ bottiglie di spumante italiano che di champagne francese, con uno storico sorpasso con il 2015 che si chiude con volumi esportati pari ad una volta e mezzo quelli degli spumanti transalpini (+50%). Nella classifica delle bollicine italiane piu’ consumate nel mondo ci sono nell’ordine il Prosecco, l’Asti, il Trento Doc e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese. Per quanto riguarda le destinazioni, la classifica è guidata dal Regno Unito con circa 250 milioni di euro e un incremento del 44% nel 2015, ma rilevanti sono anche gli Stati Uniti con circa 200 milioni ed un aumento del 26% a valore.

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Vino, birra e caviale: record di esportazioni per il Made in Italy

Con un aumento dell’80 per cento nel decennio, il vino traina il Made in Italy all’estero. Cifre da capogiro quelle raggiunte nel 2015 dai produttori di nettare di Bacco italiani. Il valore delle esportazioni raggiunge il record di 5,4 miliardi. In generale, è il valore dei cibi e dei vini italiani all’estero a raddoppiare negli ultimi dieci anni, facendo segnare un aumento da guinness del 79% nelle esportazioni, con il traguardo storico di 36,8 miliardi di euro raggiunto nel 2015.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sul commercio estero sulla base dei dati Istat. Circa un prodotto alimentare italiano esportato su cinque è “Doc”, con il valore delle esportazioni realizzato grazie a specialità a denominazione di origine, dai vini ai formaggi, dalle conserve all’olio, fino ai salumi, che rappresenta il 20% del totale .

Ma, sottolinea Coldiretti, “si evidenzia anche che la crescita è spinta da nuove specialità del Made in Italy, dalla birra ala caviale”. New entry, dunque, che segnano la crescita in Italia di produzioni un tempo patrimonio esclusivo di altre nazioni. Il valore delle esportazioni di birra è triplicato (+206%) conquistando i mercati di Paesi tradizionalmente produttori come la Gran Bretagna o la Germania.

Lo stesso discorso vale per il caviale, che in un decennio è passato da zero a 11,2 milioni di euro, invadendo le tavole della Russia prima di essere bloccato dall’embargo legato alla crisi Ucraina. Ed è triplicata (+201 per cento) pure l’esportazione di funghi freschi o lavorati.

L’agroalimentare – evidenzia Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti – è il secondo comparto manifatturiero Made in Italy che svolge però anche un effetto traino unico sull’intera economia per l’impatto positivo di immagine sui mercati esteri dove il cibo Made in Italy è sinonimo di qualità”.

“Non si è mai consumato così tanto Made in Italy alimentare nel mondo, certamente per le condizioni economiche positive dovute alla ripresa internazionale e ai tassi di cambio favorevoli su mercati importanti come quello statunitense, ma anche perché l’Italia ha saputo cogliere l’opportunità di Expo per raccontare al mondo il modello agroalimentare e i suoi valori unici”, conclude Moncalvo.

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