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degustati da noi vini#02

Recioto della Valpolicella Docg 2020, Mizzon

Recioto della Valpolicella Docg 2020, Mizzon Dalla Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2025 WinemagDalla Guida Top 100 Migliori Vini italiani 2025 di Winemag: Recioto della Valpolicella Docg 2020, Mizzon (14%).

Fiore: 8.5
Frutto: 9
Spezie, erbe: 8
Freschezza: 8.5
Sapidità: 6
Tannino: 5.5
Percezione alcolica: 6
Armonia complessiva: 9
Facilità di beva: 8.5
A tavola: 9.5
Quando lo bevo: subito / oltre 3 anni

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Signorvino (Calzedonia) acquista La Giuva, cantina di Alberto Malesani


Signorvino
è il nuovo proprietario de La Giuva, cantina dell’ex allenatore di calcio Alberto Malesani. Il rogito è fissato per la prossima settimana. Un’acquisizione che sa di passaggio di consegne da un “Mister” all’altro. Dal Mister divenuto bandiera di Chievo, Fiorentina, Parma e Panathīnaïkos, ai “Mister del vino” del Gruppo Calzedonia. I primi mesi del 2023 si confermano così da incorniciare per l’insegna di enoteche con cucina fondata nel 2012 da Sandro Veronesi, sempre più determinata a giocare in contropiede su due campi.

Da un lato l’acquisizione della cantina La Giuva, nella provincia che ha visto l’apertura del primo store (avvenuta nella frazione Vallese del comune di Oppeano, a 16 chilometri da Verona). Dall’altro lo sbarco a Parigi previsto per settembre, nella zona di Place Saint-Michel, prima di altre due mete europee (si parla di Praga e Varsavia, dunque di Repubblica Ceca e Polonia come nuove mete da conquistare, oltreconfine). L’accordo con la famiglia Malesani sa quindi anche di ritorno alle origini, oltre che dell’ennesima sfida per il Gruppo Calzedonia.

CANTINA LA GIUVA: MALESANI VENDE A SIGNORVINO-CALZEDONIA

Forte dei 50 milioni di incassi del 2022 (+20% rispetto al 2019, il doppio rispetto al 2o21) Signorvino si lancia dall’altra parte del bancone con La Giuva. Passando dal servizio delle enoteche con cucina alla produzione di vino, in una delle regioni vinicole più dinamiche e in trasformazione d’Italia in cui si produce uno dei vini bandiera del Made in Italy: quell’Amarone che tanto continua a convincere, anche all’estero.

In Valpolicella, per l’esattezza in alta Val Squaranto, la Giuva – acronimo che unisce i nomi Giulia e Valentina, figlie di Alberto Malesani che hanno abbracciato il progetto enologico – alleva 10 ettari e conta cinque vini in gamma. A “Il Valpo“, “Il Rientro” e “L’Aristide” si affiancano un secondo Amarone e il Recioto. Nuovo referente della cantina per Signorvino-Gruppo Calzedonia sarà il giovane Dario Sonato, a cui saranno consegnate le chiavi a ore.

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Valpolicella, sede del Consorzio intitolata a Giuseppe “Bepi” Quintarelli


È stata intitolata a GiuseppeBepiQuintarelli Villa Brenzoni Bassani, sede del Consorzio per la Tutela dei Vini Valpolicella. Un modo per onorare il decennale dalla scomparsa del grande maestro dell’Amarone (1927-2012). Oltre all’intitolazione del quartiere generale di Sant’Ambrogio di Valpolicella (VR), anche una statua realizzata dal fabbro d’arte Simone Scapini e dal suo Maestro Claudio Bottero.

«Giuseppe “Bepi” Quintarelli – ha detto il presidente del Consorzio veronese, Christian Marchesini – è stato un pioniere per il mondo del vino, un riferimento per il territorio e un “padre putativo” per la denominazione. Il suo ricordo riesce ad incarnare al tempo stesso la storia e l’evoluzione della Valpolicella, e ancora oggi il suo nome è sinonimo di Amarone in tutto il mondo».

È stato definito da molti un artigiano del vino. Della sua professionalità e umanità – ha concluso Marchesini durante la cerimonia tenutasi il 16 dicembre scorso – vogliamo conservare l’attenzione devota alla qualità, lo sguardo visionario verso il futuro e l’intuito capace di leggere e intercettare il mercato, contribuendo a tracciare la strada dell’internazionalità della denominazione».

CHI ERA GIUSEPPE “BEPI” QUINTARELLI 

Giuseppe Quintarelli è stato un produttore, artigiano, artista e visionario devoto al suo territorio. “Bepi” inizia la propria carriera vitivinicola negli anni Cinquanta, quando subentra nella conduzione dell’azienda familiare a Negrar (località Cerè) continuando la tradizione paterna in vigna e in cantina. Gli anni successivi sono fondamentali per la cantina, con il Recioto protagonista della produzione.

Ma laddove l’annata risulta essere meno generosa, dando un vino più secco, Quintarelli cerca comunque di conservarlo per gli anni successivi. Da questa esperienza nasce il “metodo” che porta ad un vino, l’Amarone, che viene scoperto e apprezzato anche da importanti estimatori, che ne riconoscono l’elevata qualità.

Cultura e passione del vino, la pazienza nel sapere aspettare le diverse fasi di maturazione e la scelta di imbottigliare l’Amarone solo nelle annate in cui esprime il massimo delle proprie caratteristiche sono gli elementi che hanno sempre contraddistinto la filosofia produttiva di Quintarelli.

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Recioto di Soave Docg 2016 Suavissimus, Nardello

Il Recioto di Soave Docg 2016 “Suavissimus” di Nardello, inserito nella Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di Winemag.it, è un nettare che regala grandi soddisfazioni in termini di gastronomicità. Un vino che apre la strada ad abbinamenti che vanno ben oltre il classico “vino dolce col dolce”.

Al naso un frutto che, per certi versi, inganna. Più maturo rispetto al palato, fa pensare erroneamente ad una bevuta piuttosto “seduta”. Tutt’altro. Al palato colpisce infatti per l’ottima densità e l’equilibrio fresco zuccherino. Chiusura corrispondente al naso, sulla frutta secca e il frutta sciroppata come albicocca, ananas sotto sciroppo e frutta tropicale.

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Valpolicella-Cortina: il Consorzio punta sulla ristorazione di fascia alta

La Valpolicella si siede nel salotto delle Dolomiti e guarda ai Giochi Olimpici invernali Milano-Cortina 2026. I prossimi 11 e 12 settembre il Consorzio di Tutela Vini Valpolicella sarà infatti il partner “in rosso” di The Queen of Taste. Manifestazione gourmet dell’estate ampezzana organizzata dall’associazione Cortina for Us e Chef Team Cortina.

Il posizionamento dei nostri vini nella ristorazione di fascia alta è tra gli obiettivi prioritari della nuova politica di promozione del Consorzio Vini Valpolicella. In questo contesto – spiega il presidente, Christian Marchesini – l’inserimento del nostro evento nel palinsesto del festival gastronomico di Cortina rientra in un percorso propedeutico che ci proietta anche verso le Olimpiadi invernali del 2026».

Nella due giorni di “Valpolicella-Cortina andata e ritorno“, il progetto del Consorzio per la quinta edizione del festival, Amarone, Valpolicella Superiore, Ripasso e Recioto saranno abbinati ai menù proposti dai maestri del gusto di alcuni locali selezionati in rappresentanza della Dolce Vita gastronomica della perla delle Dolomiti.

Piatti contemporanei, sapientemente interpretati da una squadra di chef veneti, anche stellati, oltre che dai rispettivi titolari delle cucine. Dopo questa prima tappa, “Valpolicella-Cortina” farà ritorno in Valpolicella. Un programma di incoming che coinvolgerà il team di chef protagonisti di The Queen of Taste.

LE AZIENDE PARTECIPANTI ALL’EVENTO

Cantina Valpolicella Negrar, Corte Canella, Costa Arente, Le Guaite di Noemi, Mezzo Ettaro, Piccoli. Rubinelli Vajol, Sartori di Verona, Secondo Marco, Tenuta Chiccheri, Torre di Terzolan, Vigneti Villabella.

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Approfondimenti

Consorzio Valpolicella: meno produzione, più sostenibilità

Il Consorzio di tutela vini Valpolicella ha presentato il primo report annuale sulla denominazione. Uno strumento che ha l’obiettivo di inquadrare caratteristiche e trend della Denominazione veneta. Una realtà forte di 2.271 viticoltori, 6 cantine sociali, 322 imbottigliatori e un giro d’affari annuo di oltre 600 milioni di euro generato per il 70% dall’export verso 87 Paesi del mondo.

«Abbiamo voluto dotarci di uno strumento di monitoraggio della denominazione che affineremo sempre di più nel prossimo futuro – ha detto il presidente del Consorzio di tutela vini Valpolicella, Christian Marchesini – convinti che dallo studio dell’ecosistema socioeconomico della denominazione debbano derivare le scelte da percorrere».I

I NUMERI DELLA DENOMINAZIONE

Con una superficie vitata di 8.398 ettari, vitati con varietà autoctone nel 97% dei casi, il territorio è stato in grado di produrre, lo scorso anno, quasi 65 milioni di bottiglie tra Valpolicella Doc, Ripasso Doc, Docg Amarone Docg e Recioto Docg.

Le recenti politiche di contenimento della produzione proposte dal Consorzio e condivise dalle imprese hanno contribuito da una parte ad aumentare la qualità media, dall’altra a generare un maggiore equilibrio sui mercati. I prezzi dello sfuso di Amarone sono aumentati dal 6% al 13% per effetto di una produzione di uve scesa negli ultimi 2 anni del 12% sul biennio precedente, a fronte di una crescita della vigna sul pari periodo del 5%.

«Competitività, sostenibilità ambientale ed economica, qualità, sono valori che oggi i Consorzi di tutela hanno il dovere di perseguire per mantenere in equilibrio la filiera. A tal proposito – ha concluso Marchesini – abbiamo la fortuna di poter contare su un tessuto di imprese lungimiranti e responsabili».

I DATI DELL’ANNUAL REPORT

Nel complesso, la superficie vitata ha visto negli ultimi 20 anni un incremento di oltre il 60%. Il 43% afferisce alla zona Classica, il 54% alla Doc e il 3% alla Valpantena. Sostanziali le variazioni nella scelta delle tipologie da parte delle aziende. Per le medio piccole il paniere dell’imbottigliato è composto da Ripasso (44,6%), Valpolicella (30,7%), poi e Amarone/Recioto (24,7%).

Per le medio-grandi il Ripasso sale al 57,8% dei volumi, con Amarone/Recioto al 24,7% e il Valpolicella al 17,6% della produzione. Nell’Annual Report è presente le analisi sul terroir con la mappatura dei vigneti e la carta dei suoli, oltre alle azioni di tutela con i casi e le attività legali in corso, le attività di promozione e la certificazione RRR (Riduci, Risparmia, Rispetta).

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Al via la Valpolicella Annual Conference: il vino italiano ha retto alla pandemia

Al via alle 11 odierne la Valpolicella Annual Conference 2021, con la prima sessione dedicata ai trend internazionali del vino italiano nel 2020, con focus su Horeca, Grande distribuzione ed e-commerce. Il quadro multicanale è a tinte tutto sommato positive per i rinomati vini rossi veronesi. A confermarlo Christian Marchesini, presidente del Consorzio Tutela vini che organizza l’evento digitale.

«Il sistema Valpolicella – ha dichiarato – ha risposto bene al 2020. Possiamo dirci felici, anche se fino a un certo punto, dal momento che abbiamo assistito a uno spostamento delle vendite da determinate aziende ad altre. Gli imbottigliamenti sono in linea con il 2019 e confermano la Valpolicella tra i sistemi più importanti a livello nazionale e mondiale, dal momento che l’80% dei vini prodotti nella nostra zona viene esportato».

In particolare, il 2020 chiude con 18 milioni e 200 mila bottiglie di Valpolicella, 30.3 milioni di Ripasso e 15.3 milioni di bottiglie tra Amarone e Recioto. Numeri che regalano fiducia anche quelli snocciolati da Denis Pantini di Nomisma Wine Monitor.

«L’Italia – ha annunciato – chiuderà il 2020 con un calo dell’export in valore di circa 200 milioni di euro, passando dalla cifra record di 6,4 miliardi a 6,2. Quanto ai mercati principali l’Italia, anche grazie ai dazi applicati ad altri Paesi, ha risposto meglio alla Pandemia da Coronavirus».

Il Paese più colpito, di fatto, è la Francia, che lascia sul campo un 10,8%. L’Italia si ferma a un -2,5% (dato novembre 2020) e riduce così il proprio gap dell’export in valore proprio nei confronti del transalpini, con la cifra record del – 40%, il miglior risultato degli ultimi 10 anni.

Cresce a livello mondiale solo l’export della Nuova Zelanda: +4,5%. Un dato, come spiegato da Denis Pantini, dettato soprattutto dai volumi del vino sfuso esportati nel mercato inglese. Eppure, proprio gli Uk segnano un dato drammatico nei bilanci delle imprese del settore Horeca: -80% rispetto al 2019.

GDO E ONLINE, IL PUNTO
Più in generale, a crescere in Italia sono la Grande distribuzione e l’e-commerce. La prima con un +7%, tasso record da decenni, dovuto in gran parte all’exploit dei discount; l’online invece raddoppia nel 2020, con vendite stimate in 203 milioni di euro.

I pure player, ovvero i siti specializzati nella vendita di vino online, hanno registrato un +83%. Un 2020 col botto anche quello di Amazon, le cui vendite “enologiche” crescono del 141%.

E il futuro? Il vino, come attendibile, sarà sempre più “digital”. Secondo una ricerca compiuta ancora una volta da Nomisma Wine Monitor su un campione di mille consumatori, gli acquirenti aumenteranno i loro clic sul web, assicurandosi a domicilio i vini preferiti, scelti online.

«Sono 8 milioni le persone che hanno compiuto acquisti di vino online nel 2020 – ha precisato Denis Pantini – pari al 27% del totale dei consumatori. Forte predominanza dei Millennial, anche se l’età media si spinge fino ai 50 anni. Hanno tutti un buon reddito medio e hanno spostato online i mancanti acquisti fuori porta, dettati dai lockdown e dalle misure anti Covid-19».

Non sta a guardare la Grande distribuzione organizzata, che lo scorso anno ha superato la soglia del 64% delle vendite complessive totali di vino in Italia, proprio grazie alle chiusure dell’Horeca (ristoranti, wine bar, enoteche).

COOP: PORTE APERTE AI PICCOLI PRODUTTORI
A confermalo Francesco Scarcelli, category buyer di Coop Italia. «L’aumento del segmento vini si assesta sul 5,5%, dato da un +4,8 dei fermi e da un +10,5% degli spumanti. È aumentata anche la battuta media, di circa 1 punto e mezzo, ma non per un fenomeno di speculazione su materia prima, bensì per due ordini di ragioni: in primis, i consumatori hanno deciso di bere un po’ meglio; è poi diminuita la pressione promozionale, di circa il 3%».

I clienti della Gdo sono oggi sempre più consapevoli e chiedono alle insegne brand riconoscibili e riconosciuti per qualità e garanzie di bontà, come è il caso della Valpolicella. Per vini con queste caratteristiche, sono disposti a spendere di più rispetto al passato».

Proprio per questo, Coop sta riorganizzando per quanto possibile il proprio assortimento locale. Scarcelli ha infatti confermato quanto già dichiarato a vinialsupermercato.it nei mesi scorsi, ovvero l’intenzione di ragionare su un assortimento più “local” e attendo alle produzioni medio-piccole, diverso di regione in regione (o provincia).

Abbiamo già isolato i vini da tavola dai vini di qualità superiore, avvicinandoli sempre più al food in logica cross category. Ed ora procederemo all’integrazione di nuove realtà su scala locale, garantendo un polmone a tante aziende penalizzate dalle chiusure dell’Horeca e delle perdite di quote export.

Un percorso, avvisa Scarcelli, non certo semplice: «Le piccole cantine devono essere consce di entrare in un mercato complesso – ha concluso il buyer vini di Coop Italia – dal momento che negli ipermercati contiamo già tra gli 800 e le mille referenze. Non sarà facile per le new entry farsi riconoscere velocemente e sarà molto importante creare un rapporto di fiducia e chiarezza, che ci consentirà di qualificare ulteriormente il nostro assortimento».

Valpolicella alla Beaujolais accanto a Ripasso e Amarone sempre più di terroir

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degustati da noi news news ed eventi vini#02

I vini di Garbole: apostrofi rossi tra il punto G e il fattore H

Capelli lunghi avvolti nel codino. Barba e pizzetto sistemati per l’occasione. Camicia nera con qualche bottone slacciato, a fare il paio con le maniche arrotolate sull’avambraccio. È un Ettore Finetto in versione “balera” quello che ha presentato la scorsa settimana i vini di Garbole alla stampa, al ristorante Tre Cristi di Milano.

Un impatto deflagrante quello del vignaiolo veneto sul capoluogo lombardo. Un po’ come avere di fronte un uomo senza spazio e senza tempo. Un alieno che non vola, per dirla con Battiato. Qualcuno venuto dalle stelle, al posto che dalla Valpolicella. Ma niente paura.

Alla cena coi piatti (deliziosi) dello chef Franco Aliberti in abbinamento, fila tutto liscio che manco in Romagna. Ma hai bisogno di qualche giorno per riprenderti, dopo l’incontro con uno che fa vini di musica. E te li sbatte in faccia – o meglio sotto il naso e in bocca – tutti assieme. Fermando il tempo tra l’entrée e il dessert.

Un concerto in quattro atti degno del Teatro alla Scala. Senza intermezzi. Solo apostrofi. Rossi. Tra il punto G di Garbole. E il fattore H che identifica, anzi codifica, le etichette: “Heletto” 2012, “Hatteso” 2011, “Hurlo” 2011 ed “Hestremo” 2011. Non serve Saw – L’enigmista, per decifrarli. Solo sensibilità, silenzio. E orecchio.

Ci vuole il cuore, invece, per leggere tra le righe di certe affermazioni di Ettore Finetto. Un minimo di fatica, insomma, per non scambiarlo per megalomane o egocentrico. Ché tutti gli artisti lo sono un po’, figurarsi quelli in grado di comporre musica liquida (25 mila bottiglie da 20 ettari di terreno). Una questione di pura sensibilità, all’ennesima potenza.

Non sono appassionato del mondo del vino, sono appassionato del mio mondo del vino. Non vado dove c’è gente che parla di vino. Ma ho poche certezze. Una di queste è che ogni produttore della Valpolicella dovrebbe avere il santino di Romano Dal Forno sul comodino. Non tanto per i vini: su quelli ognuno può avere la sua idea. Ma per la sua intelligenza e finezza”.

LA DEGUSTAZIONE

Rosso Veneto Igp 2012 “Heletto”, Garbole: 94/100
Vino che risulta ancora un po’ spigoloso, di primo acchito. Con l’ossigenazione tutto cambia, verso l’equilibrio. Del resto, è un vino vivo, quello di Garbole. In mutamento. Ma il punto è che tutto cambia come d’improvviso.

Il legno risulta via, via sembra più integrato, grazie al corredo offerto dall’appassimento delle uve su graticci, che si protrae fino a 40 giorni nell’unico ambiente non climatizzato della cantina. L’ossigenazione porta tanta profondità, tanta spezia, tanto calore. Si avverte l’amarena, così come il fico fresco. La mora, il mirtillo. Il tabacco.

E ancora: la corteccia di pino, la resina. Ma anche la macchia mediterranea, il rosmarino, il cioccolato bianco. Un naso che fa salivare. Al primo assaggio, il vino sembra scontroso e duro. Poi il sorso sembra asciugarsi, virando dalla marmellata al frutto pieno. Come in una macchina del tempo azionata al contrario.

Un quadro di corrispondenza assoluta, in cui gusto e olfatto si incontrano e si odiano, per poi amarsi all’improvviso. Alla follia. Anzi, all’unisono. Per chi assiste, la sensazione è quella di una strana pace e armonia musicale dei sensi, in cui si inizia a bere Heletto col naso. Magia.

Amarone della Valpolicella Dop 2011 “Hatteso”, Garbole: 95/100
“Uno degli Amaroni più centrati che abbiamo messo in bottiglia”, sostiene Ettore Finetto. Per dargli ragione, occorre seguire la trama già nota. Il solito refrain. Il vino appare scontroso al naso, all’inizio. Comunica calore e pienezza, ma anche un animo selvatico e permaloso. Tanto alcol, forse. Il retro della bottiglia conferma l’impressione (16.5% vol.).

Poi, clic. Succede qualcosa. Ecco, ancora una volta, cioccolato e frutto molto maturo. Iniziano a materializzarsi anche rabarbaro e radice di liquirizia. I vini di Garbole sono così: vanno in sottrazione nell’aggiunta.

Si schiariscono nel tempo, una volta versati nel calice. Sono debuttanti sul palco, col microfono che fischia e il pubblico che rumoreggia, senza aver ascoltato neppure una nota. Ma quando iniziano a cantare, cala il silenzio.

Si distingue tutto, adesso. Ogni singolo accordo. Prende spazio una vena mentolata, che conferisce gran balsamicità sia al naso sia al sorso: ricco, pieno, ruggente. Dagli esordi in sordina, il nettare vira su una gran verticalità, dettata da una freschezza che tiene a bada la concentrazione assoluta data dall’appassimento.

Se “Heletto” diventa grande in sottrazione, “Hatteso” migliora nell’approfondimento dei sentori: dall’etereo glicerico al sotteso del muschio, del fungo, della terra bagnata. Un vino che diventa grande nascondendosi, al posto di esplodere. Un vino che prende tempo per le strofe. Per raccontare meglio ritornello e finale.

Rosso Veneto Igp 2008 “Hurlo”, Garbole: 96/100
Il nome, nemmeno a farlo apposta, è nato dal commento di un ristoratore che lo ha assaggiato alla cieca, in una batteria di vini da tutto il mondo: “Questo è un vino da urlo”. Nel blend, oltre alle tradizionali uve della Valpolicella, si celano i frutti di vitigni autoctoni sconosciuti come Saccola, Pontedarola, Spigamonti, Segreta.

È un vino che è dentro e fuori. Sotto e sopra. Pare la sintesi dei precedenti. E, al contempo, la loro somma. Somma più sottrazione uguale “Hurlo”: calcolo da annotare sui libri di scuola, tra la proprietà transitiva e il teorema di Pitagora.

Vino grasso ed essenziale. Vino dell’ossimoro. Profondo e alto. Fiore e (sotto)terra. Alcol e radice. “Questa è la massima espressione del vino mai ottenuta da Garbole”, commenta Ettore Finetto. Difficile dargli torto. Basta osservare quanto “Hurlo” riesca davvero a condensare il meglio di “Heletto” e di “Hatteso”.

Recioto della Valpolicella Dop Riserva 2011 “Hestremo”: 96/100
Un vino che Ettore e il fratello Filippo producono “per rispetto della storia, perché l’Amarone è qualcosa che è stato ‘inventato’ più di recente, in Valpolicella”. La base ampelografica è quella tradizionale, sin dalla prima bottiglia, prodotta nel 2008.

Se “Hurlo” è per i Finetto la “massima espressione” del vino, “Hestremo” è la “massima espressione dell’uva”. “E scordatevi che si tratti per forza di un vino da dessert – ammonisce il vignaiolo – perché questo è un vino da panino in su”.

Si tratta dell’etichetta di Garbole più lineare e corrispondente alle aspettative, visto soprattutto il profondo legame con la tradizione e col metodo di produzione. È il vino migliore con cui concludere l’assaggio dei vini della cantina, per quanto sia rassicurante e moderno.

Convince sin dal naso, profondissimo nonostante i richiami alla confettura. Prugna, fico, amarene, fichi, datteri. In bocca, la corrispondenza dei sentori è perfetta. Il sorso di “Hestremo”, tuttavia, sfodera gran verticalità e il tannino perfetto per tenere a bada l’imponente (e sensuale) residuo.

Mentre a ogni sorso sembra suonare sempre più forte “Killing me softly” dei Fugees – ma è solo un’impressione – Ettore Finetto annuncia l’ultimo progetto: “Dar vita a un nuovo vino, ovvero ‘Hurlo’ bianco. Stesse uve della versione rossa, con vinificazione in bianco”. Silenzio. È già iniziato il countdown per la nuova creatura di Garbole.

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Consorzio Tutela Vini Gambellara e Colli Berici e Vicenza: è accordo

Il Consorzio Tutela Vini Gambellara ha deliberato l’avvio di una collaborazione con il Consorzio Tutela Vini Colli Berici e Vicenza, sotto la direzione di Giovanni Ponchia.

La sede operativa sarà il Palazzo del Vino di Lonigo, già casa della DOC Colli Berici, della DOC Vicenza e dell’enoteca consortile.

DUE CONSORZI, UN UNICO COORDINAMENTO 
Già da tempo – ha spiegato Silvano Nicolato, Presidente del Consorzio Tutela Vini Gambellara – si auspicava una sinergia e un coordinamento unico tra i due diversi Consorzi di Tutela del Vicentino, per promuovere in maniera ancora più efficace i grandi vini del nostro territorio.”

La DOC Colli Berici e Vicenza prosegue così nel progetto di rinnovamento attivato negli ultimi anni, che nel marzo 2018 ha portato anche all’inaugurazione dell’enoteca consortile a Palazzo Pisani, nel cuore di Lonigo.

Questa cooperazione con il Consorzio Gambellara – commenta Silvio Dani, Presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Berici e Vicenza – è un bellissimo esempio di coordinamento tra le due realtà che consentirà di lavorare in un’unica direzione e renderà ancora più centrale il ruolo del nostro Palazzo del Vino all’interno del panorama vitivinicolo vicentino.”

I DUE CONSORZI
I vini del Consorzio Tutela Vini Gambellara sono ottenuti da uve garganega, vitigno bianco simbolo di questa denominazione storica nata sui pendii di un vulcano spento e in grado di donare eleganti vini bianchi come il Recioto e il Vin Santo. La realtà consortile conta 20 aziende associate nei 500 ettari di territorio appartenenti alla DOC, per circa 800 mila bottiglie prodotte nel 2017.

L’estensione del Consorzio Tutela Vini Colli Berici e Vicenza raggiunge invece i 700 ettari e raggruppa una trentina di soci, che imbottigliano 2,5 milioni di bottiglie all’anno, prevalentemente da uve a bacca rossa come Merlot, Cabernet Sauvignon e Tai Rosso, ma anche vini bianchi da uve pinot bianco, sauvignon e garganega.

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Approfondimenti

Coldiretti: da Amarone a Ortrugo ok a falsi con accordi UE

Se l’accordo di libero scambio con il Canada (CETA) non protegge dalle imitazioni, dall’Amarone all’Ortrugo dei Colli Piacentini, insieme a molti altri vini, quello siglato con il Giappone esclude dalla tutela ben il 95% delle 523 denominazioni di vini riconosciute da Nord a Sud del Paese e la situazione è ancora piu’ preoccupante nella trattativa in corso con i Paesi del Mercosur dotati di un forte potenziale vitivinicolo che già producono copie dei vini italiani, dal Prosecco brasiliano al Bordolino argentino (bianco e nero) mostrato dalla Coldiretti al Vinitaly.

La mancata protezione delle denominazioni di vino italiane nei diversi Paesi non solo rischia di favorire l’usurpazione da parte dei produttori locali ma – sottolinea la Coldiretti – favorisce anche l’arrivo su quei mercati di prodotti di imitazione realizzati altrove. A rischio – precisa la Coldiretti – ci sono ben 5 miliardi di valore dell’export dei vini italiani a denominazione di origine ma anche l’immagine del Made in Italy e la reputazione conquistata con il lavoro di generazioni.

L’intesa raggiunta con il Canada, sebbene abbia mantenuto l’accordo siglato nel 2003, non ha previsto – precisa la Coldiretti – l’aggiornamento dell’elenco con le denominazioni nate successivamente. E pertanto non trovano al momento tutela importanti vini quali l’Amarone il Recioto e il Ripasso della Valpolicella, il Friularo di Bagnoli, il Cannellino di Frascati, il Fiori d’arancio dei Colli Euganei, il Buttafuco e il Sangue di Giuda dell’Oltrepo’ Pavese, la Falanghina del Sannio, il Gutturnio e l’Ortrugo dei Colli Piacentini, la Tintilia del Molise, il Grechetto di Todi, il Vin santo di Carmignano, le Doc Venezia, Roma, Valtenesi, Terredeiforti, Valdarno di Sopra, Terre di Cosenza, Tullum, Spoleto, Tavoliere delle Puglie, Terre d’Otranto.

L’accordo con il Giappone – continua la Coldiretti – prevede invece la protezione da parte del Paese del Sol Levante di appena 25 denominazioni italiane, dall’Asti al Brunello di Montalcino, dal Franciacorta al Soave, dal Marsala al Lambrusco di Sorbara fino al Vino Nobile di Montepulciano solo per citarne alcuni della lista che – rileva la Coldiretti – esclude la stragrande maggioranza delle 523 denominazioni di origine e indicazioni geografiche riconosciute in Italia.

L’ultima trattativa arrivata a minacciare i vini italiani – spiega la Coldiretti – è quella in corso con i Paesi del mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (Mercosur), con una forte vocazione vitivinicola. Il negoziato – continua la Coldiretti – appare molto complesso per il vino Made in Italy anche per la presenza in Brasile di diversi produttori di Prosecco specialmente nella zona del Rio Grande che rivendicano il diritto di continuare a fare questo vino italiano anche perché la varietà vinis vinifera “prosecco tondo” risulta iscritta nella banca dati brasiliana del germoplasma sin dal 1981.

L’Unione Europea – precisa la Coldiretti – ha elaborato una lista di sole 30 denominazioni di vino italiano oltre alla Grappa da tutelare, che riflette in buona parte quella dell’accordo con il Giappone e ricomprende il Prosecco, ora peraltro al vaglio dei produttori locali che potrebbero chiedere ai loro Paesi di proporre un’ulteriore taglio alla lista stessa.

La situazione – denuncia la Coldiretti – rischia peraltro di aggravarsi per il mancato aggiornamento da parte dell’Unione Europea delle liste comunitarie di tutela delle denominazioni legate con varietà autoctone. Dal Bonarda dell’Olterpo’ Pavese alla Falanghina del Sannio, dal Negroamaro di Terra d’Otranto alla Tintilia del Molise, ma anche il Durello Lessini, Casavecchia di Pontelatone o il Castel del Monte Bombino Nero sono solo alcune delle denominazioni varietali dei vini Made in Italy che – precisa la Coldiretti – non sono al momento protette dall’Unione Europea e che potrebbero essere utilizzate all’interno della stessa Ue per produrre generici vini varietali.

La Coldiretti chiede che il Parlamento europeo blocchi il progetto di Regolamento delegato predisposto dai servizi della Commissione Ue in revisione del Regolamento 607/09 e ne chieda l’aggiornamento delle liste.

“E’ inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “si rischia di svendere l’identità dei territori e quel patrimonio di storia, cultura e lavoro conservato nel tempo da generazioni di agricoltori”.

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“Al mio Maestro”, il Recioto Amandorlato di Zymé

Milano – Solo il vino è in grado di creare magici legami tra le persone, in cui affetto, gratitudine e memoria si esprimono nel fascino di una bottiglia. E la bella storia di Celestino Gaspari, enologo e produttore in Valpolicella, e del Recioto Amandorlato che ha dedicato al suo Maestro, ne è l’ulteriore prova.

Anche perché il Maestro di Celestino Gaspari (classe 1963, da Bosco Chiesanuova), non è stato una persona qualunque, ma il grande Giuseppe Quintarelli (Bepi per gli amici), ossia uno dei padri della Valpolicella enologica. E, per di più, era anche il suocero: Celestino si è infatti sposato con la figlia più giovane, Mariarosa.

Bepi Quintarelli è mancato nel 2012 e l’anno scorso avrebbe compiuto 90 anni. Celestino Gaspari gli ha voluto dedicare un nuovo vino, in ricordo di una delle esperienze più importanti fatte lavorando con lui nella sua azienda dal 1987 al 1997, il Recioto Amandorlato, un vino ormai quasi scomparso (tanto che non compare più nel disciplinare) ma che esprime la sintesi tra quello che è stato il grande Recioto prima e quello che è il grande Amarone, perla della produzione veronese, oggi.

IL RECIOTO AMANDORLATO
Il Recioto è un vino passito rosso dolce, ottenuto con le uve Corvina Veronese (Cruina o Corvina), Corvinone e Rondinella, a cui se ne possono aggiungere altre in misura minore. Le uve vengono appassite almeno fino al 1° dicembre. La fermentazione degli zuccheri in alcool si interrompe spontaneamente ottenendo un vino dolce. Il Recioto rappresenta l’anima di Verona: è il vino che si trova in ogni casa, che si offre agli ospiti in visita, che si beve anche con funzione medicinale e che tradizionalmente veniva regalato alle puerpere!

Il Recioto Amandorlato, sconosciuto ai più, si può raccontare come una via di mezzo tra Recioto ed Amarone. È stato tolto come tipologia dal disciplinare: le pochissime aziende che lo producono lo presentano semplicemente come un Recioto, ma con il minor residuo zuccherino possibile. Alcuni lo paragonano a un Porto: si caratterizza per una piacevolissima nota amarognola finale.

Recioto della Valpolicella DOCG Classico 2011 Amandorlato – ‘’Al mio Maestro…‘’
È un Recioto dell’annata 2011 il vino che Celestino Gaspari ha voluto dedicare a suo suocero, il grande Bepi Quintarelli. Un Recioto Amandorlato, una delle massime espressioni della tradizione della Valpolicella, ed anche il primo Recioto che la cantina Zymè mette sul mercato, a ulteriore riprova di quanto Celestino tenga a ricordare il Bepi. ‘’Al mio Maestro…’’ è la dedica che compare in etichetta, poche e semplici parole in grado di raccontare il legame tra i due.

Prodotto in 1.500 bottiglie da 0,5 l, è un uvaggio di Corvina e Corvinone (60 %), Rondinella (30 %), Molinara (5 %) e Croatina (5 % ). Dopo l’appassimento le uve vengono vinificate in cemento, dopo circa 20 giorni passano in fusti di rovere di Slavonia di dimensioni tra i 350 e i 500 l, per maturare fino a maggio 2017, quando viene imbottigliato.

Si caratterizza per la frutta matura ma croccante, lineare e preciso nei sentori di ciliegia, mora di Carzano, prugna, ribes nero e mirtillo, accompagnato da una importante speziatura, con evidenti note pepate.

Al sorso è molto piacevole, morbido nei tannini, con una dolcezza supportata da una leggera volatile e da una straordinaria acidità che ne aumentano esponenzialmente la bevibilità. Sarà presentato al Vinitaly allo stand di Zymè, Padiglione 8, Stand E8/E9 – 16

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Val Polis Cellae 2017: quattro percorsi per scoprire la Valpolicella

Un evento che ha come obiettivo la scoperta di uno dei territori più vocati alla produzione di vino in Italia. Con “Val Polis Cellae” 2017, lStrada del Vino Valpolicella rilancia l’invito alla scoperta dei vini rossi veneti famosi nel mondo.

Appuntamento per l’8 ottobre, nel momento clou di una vendemmia che si preannuncia ottima per Valpolicella Classico e Superiore Doc, Ripasso Classico Superiore Doc, Recioto della Valpolicella Classico Docg e Amarone della Valpolicella Classico Docg.

I DETTAGLI
Aderiscono all’edizione 2017 di “Val Polis Cellae” dodici cantine. Dalle 10 alle 18, le aziende aderenti terranno aperte le porte per accogliere appassionati, curiosi e turisti. Tre i punti di raduno e partenza nei quali sarà possibile acquistare i biglietti e ritirare il calice, per poi dirigersi sui quattro itinerari previsti.

Sarà possibile utilizzare l’auto privata o il bus navetta gratuito, con corse previste ogni ora e mezza. “Ogni azienda aderente all’iniziativa – spiega in una nota la Strada del Vino Valpolicella – sarà lieta di offrire una visita guidata e una degustazione dei propri vini Valpolicella. In qualche caso potrete anche trovare sapori e piatti tipici, serviti in collaborazione con i ristoranti della zona e disponibili con il pagamento di un costo aggiuntivo, mentre sarà sempre possibile acquistare i vini o altri prodotti locali”.

IL PROGRAMMA
Per partecipare a a Val Polis Cellae 2017 occorre presentarsi a uno dei tre “Point” indicati nel volantino (Tenute Ugolini, Cantina Sociale San Pietro in Cariano o cantina La Dama Vini) e acquistare il biglietto al costo di 15 euro (gratuito per bambini fino ai 12 anni).

Il biglietto è valido per tutti i percorsi: con lo stesso biglietto si potranno visitare tutte le dodici aziende aderenti all’evento.

“Ogni azienda – precisa la Strada del Vino Valpolicella – offre una degustazione dei propri vini o prodotti tipici, una visita guidata in cantina e una mostra d’arte, mantenendo vivo il connubio tra arte, vino, gastronomia e territorio. Quasi tutte le opere d’arte esposte sono in vendita: in cantina ci si può rivolgere direttamente all’artista per informazioni”.

Sarà possibile parcheggiare nei parcheggi dei “Val Polis Cellae” Point, da dove partono anche i pulmini gratuiti. Chi preferisse il giro in auto privata, potrà parcheggiare direttamente all’interno della cantina.

LE CANTINE ADERENTI
Ecco l’elenco delle cantine aderenti a Val Polis Cellae 2017: Tenute Ugolini, Scriani, Novaia, Carlo Boscaini, Cantina Sociale di San Pietro in Cariano, Le Marognole, Le Bignele, Corado Benedetti, Mizzon, Corte San Mattia, La Dama Vini e Corte Martini.

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Vini al supermercato

Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo 2014, Sartori

(4 / 5) E’ uno dei prodotti di punta della casa vinicola Sartori, nel mondo della Grande distribuzione organizzata. Il Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo, spesso soggetto a promozioni nelle varie catene di supermercati, è un ottimo prodotto di avvicinamento ai grandi vini della Valpolicella, area nota soprattutto per la produzione dell’Amarone.

Di fatto, il Ripasso è un “cugino” del grande vino del Veneto, portabandiera del Made in Italy nel mondo. Il nome “Ripasso” è dovuto alla particolare tecnica di produzione, che prevede un periodo di macerazione del vino a contatto con le vinacce fermentate di uve atte alla produzione di Amarone (o di Recioto).

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo 2014 Sartori si presenta di un rosso rubino tendente al granato, impenetrabile. Al naso richiami inconfondibili e tipici di frutti di bosco, tra cui dominano quelli a bacca rossa (ribes e lamponi), senza tuttavia coprire i sentori di mora. Anche i terziari sono evidenti all’olfatto: a tre anni dalla vendemmia, ricordano soprattutto il tabacco, ma anche lo stecco di liquirizia. Con l’ossigenazione, il Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo Sartori guadagna un pregevole spunto di rosmarino.

L’ingresso al palato è caldo, corrispondente all’olfatto nei richiami ai frutti rossi di bosco. Bocca che poi vira sulla sapidità, che assieme a una equilibrata acidità contribuisce a regalare una beva seriosa ma tutto sommato facile, su piatti di media elaborazione a base di carne e selvaggina. Più che sufficiente la persistenza nel retro olfattivo, dove si assiste al ritorno piuttosto prepotente dei frutti di bosco, questa volta in veste più simile alla confettura.

LA VINIFICAZIONE
Il Valpolicella Superiore Doc Ripasso Valdimezzo 2014 Sartori è prodotto con uve Corvina (55%), Corvinone (25%), Rondinella (15%) e Croatina (5%), allevate nella zona collinare attorno alla città di Verona. Le radici affondano in terreni di tipo argilloso-calcareo.

In seguito alla selezione delle uve nel vigneto, viene eseguita una delicata pigia-diraspatura e fermentazione a temperatura controllata, per 8-10 giorni. La fase che caratterizza il prodotto, come anticipato, è quella del successivo “ripasso” del vino sulle vinacce dell’Amarone. Un’operazione condotta nel mese di febbraio.

Una seconda fermentazione che favorisce sia l’estrazione dei tannini, sia la longevità, sia l’estrazione degli aromi tipici dell’Amarone. Dopo la fermentazione malolattica inizia l’affinamento di circa 12-18 mesi, che prevede anche un passaggio in botti di medie e grandi dimensioni. Dopo l’imbottigliamento il vino riposa per almeno 6 mesi in bottiglia.

Prezzo: 7,49
Acquistato presso: Esselunga

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Valpolicella: guerra dell’Amarone tra produttori, Regione e Consorzio

In alto i calici per la vendemmia 2016 in Valpolicella, in dirittura di partenza. Ma qualcuno storce il naso. L’ufficialità è arrivata ieri. Accogliendo le richieste del Consorzio di tutela vini Valpolicella, la Regione Veneto ha ridotto anche per l’anno in corso la percentuale della resa delle uve da mettere a riposo per la produzione del Recioto della Valpolicella e dell’Amarone. Rispetto ai disciplinari di produzione delle due Docg, che individuano nel 65% il quantitativo massimo di uva da mettere a riposo, pari a 7,8 tonnellate per ettaro, i quantitativi per l’attuale vendemmia non dovranno superare le 4,80 tonnellate per ettaro, pari a 19,20 ettolitri di vino finito per ettaro.

“Si tratta di una decisione assunta in considerazione della situazione congiunturale spiega l’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto Giuseppe Pan (nella foto, al centro)  e tenuto conto delle disponibilità dei vini attualmente in fase maturazione. Con questa operazione di contenimento del quantitativo delle uve da destinare all’appassimento nella misura massima del 40%, si intende assicurare anche per il futuro redditività ai produttori vitivinicoli attraverso una maggiore stabilità dell’offerta delle due Docg. Nel contempo, la Regione Veneto impegna il Consorzio di tutela a predisporre con tempestività l’analisi dei meccanismi produttivi, recependo così le indicazione delle organizzazioni professionali di categoria appositamente convocate a Verona”.

Il decreto regionale affida ad Avepa, l’Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura, il compito di “garantire la compilazione della dichiarazione unificata e la coerenza tra il potenziale produttivo di ciascun produttore, così come risulta nello schedario viticolo veneto”. Ad assicurare che le decisioni regionali saranno puntualmente applicate “vigileranno l’Ufficio di Susegana dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) e la Società italiana per la qualità e la rintracciabilità degli alimenti spa (Siquria), oltre naturalmente al Consorzio tutela vini Valpolicella.

LE PROTESTE NELLA CLASSICA
E’ vinialsupermercato.it a raccogliere, in Veneto, le proteste dei piccoli viticoltori della Valpolicella Classica. “Le cantine della Valpolicella Classica registrano il problema inverso rispetto a quello addotto dal Consorzio per giustificare l’ennesima riduzione delle quantità di uve da mettere a riposo per Recioto e Amarone. Praticamente nessuno di noi ha dell’Amarone invenduto e dunque non si capisce perché dobbiamo sottostare a questa misura, che taglierà ulteriormente le gambe all’economia dei piccoli produttori, per difendere gli interessi dei grandi gruppi e delle cantine sociali della zona allargata. Di certo sappiamo che neppure la cantina sociale della zona Classica (Negrar) ha dell’Amarone invenduto. E i prezzi, qui da noi, non sono certo al ribasso”. “Il problema di fondo – continuano i viticoltori – è far capire ai consumatori finali che esistono diversi tipi di Amarone: nella zona classica abbiamo da sempre valori aggiunti in termini di stile e qualità. Nonostante ciò, non siamo abbastanza rappresentati numericamente nel Consorzio per far valere le nostre ragioni”.

LA PROPOSTA SHOCK
La soluzione proposta dai viticoltori è shock. “Sta diventando sempre più concreta la volontà di una scissione dei produttori della Classica dal Consorzio della Valpolicella, con la creazione di un altro ente che si prenda cura, alla stessa maniera, di tutti: piccoli e grandi”. Il nuovo Consorzio, o distretto, sull’esempio di quanto avvenuto in Oltrepò Pavese con la creazione del Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese, guarderebbe gli interessi delle aziende dei Comuni di Fumane, Marano di Valpolicella, Negrar, San Pietro in Cariano e Sant’Ambrogio di Valpolicella, che producono Valpolicella classico, Valpolicella classico superiore, Valpolicella Ripasso classico, Valpolicella Ripasso classico superiore, Amarone della Valpolicella classico e Recioto della Valpolicella classico.

PAROLA AL CONSORZIO
“La richiesta della riduzione della percentuale di cernita delle uve da mettere a riposo dal 65% al 40%, condivisa con le associazioni di categoria – sottolinea Christian Marchesini, presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella – è stata una scelta dolorosa, ma necessaria per evitare l’inflazione dell’offerta di Amarone e salvaguardare il Valpolicella che è il vino che più racconta il territorio”. La richiesta, “basata sui numeri della denominazione e sulla congiuntura di mercato”, ha terminato il suo iter ed è stata definitivamente approvata dalla Regione Veneto con il Decreto n. 18 del 14 settembre 2016 pubblicato sul sito della Regione Veneto. “Per il 2016 sono attesi 140 mila ettolitri di Amarone – conclude Marchesini – contro i 100 mila venduti in media negli ultimi 5 anni e, inoltre, si registra un aumento dell’imbottigliato del 5%, mentre il Ripasso sta subendo una flessione sui mercati in particolare del Nord Europa per la concorrenza di altri vini da appassimento”.

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Veneto shock: Valpolicella Classica pronta alla scissione dal Consorzio. A Soave prezzi del vino al ribasso

Davide contro Golia, “ciak si gira”. In Veneto. Alle porte della vendemmia 2016, la regione vinicola più produttiva d’Italia è in subbuglio. L’ennesima riduzione della percentuale delle uve da mettere a riposo per Amarone e Recioto, paventata dal Consorzio di Tutela Vini della Valpolicella e ormai in via di ufficializzazione, rischia di generare una scissione da parte dei produttori della zona Classica.

E a Verona, in occasione dell’evento clou del programma di Soave Versus, andato in scena ieri al Palazzo del Gran Guardia, serpeggia il malumore tra i piccoli produttori. Costretti “a mantenere bassi i prezzi dei loro vini per l’esistenza di un ‘cartello’ che limita, di fatto, la concorrenza leale”.

Parole forti quelle che volano in Valpolicella e a Soave. Confermate da diversi produttori, che preferiscono mantenere l’anonimato. Ma andiamo con ordine. “Con un’annata come questa che si preannuncia eccezionale – evidenziano alcuni vignaioli della Valpolicella, sentiti in esclusiva da vinialsupermercato.it – la riduzione delle rese delle uve ci colpisce ancora di più. Tutti si aspettavano dal Consorzio di Tutela Vini della Valpolicella un aumento della percentuale di uve da mettere a riposo per Amarone e Recioto, proprio per l’abbondanza e la qualità che registreremo in vendemmia. Invece ci ritroveremo con l’ennesima diminuzione. E alla domanda: perché? Ci hanno risposto che ci sono numerose cantine con Amarone in abbondanza, invenduto. Una decisione presa dunque per mantenere in equilibrio il rapporto tra domanda e offerta in Valpolicella”.

Peccato che, come sottolinea ancora il gruppo di produttori, “le cantine della Valpolicella Classica registrano il problema inverso”. “Praticamente nessuno di noi ha dell’Amarone invenduto e dunque non si capisce perché dobbiamo sottostare a questa misura, che taglierà ulteriormente le gambe all’economia dei piccoli produttori, per difendere gli interessi dei grandi gruppi e delle cantine sociali della zona allargata. Di certo sappiamo che neppure la cantina sociale della zona Classica (Negrar) ha dell’Amarone invenduto: figurarsi i piccoli produttori. E i prezzi, qui da noi, non sono certo al ribasso”.

“Il problema di fondo – continuano i viticoltori – è far capire ai consumatori finali che esistono diversi tipi di Amarone: nella zona classica abbiamo da sempre valori aggiunti in termini di stile e qualità. Nonostante ciò, non siamo abbastanza rappresentati numericamente nel Consorzio per far valere le nostre ragioni. L’unica soluzione, dunque, sarebbe quella di una scissione dal Consorzio della Valpolicella, con la creazione di un altro ente che si prenda cura, alla stessa maniera, di tutti: piccoli e grandi”.

Il nuovo Consorzio, o distretto, sull’esempio di quanto avvenuto in Oltrepò Pavese con la creazione del Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese, guarderebbe gli interessi delle aziende dei Comuni di Fumane, Marano di Valpolicella, Negrar, San Pietro in Cariano e Sant’Ambrogio di Valpolicella, che producono Valpolicella classico, Valpolicella classico superiore, Valpolicella Ripasso classico, Valpolicella Ripasso classico superiore, Amarone della Valpolicella classico e Recioto della Valpolicella classico.

PIU’ QUALITA’ CHE PREZZO A SOAVE

Non si parla di secessione, invece, tra i produttori di Soave intervenuti al grande evento al Palazzo della Gran Guardia di Verona. Ma monta il malumore. A far traboccare il vaso, di stand in stand, è la nostra domanda sul prezzo delle singole bottiglie presentate in degustazione. Costi davvero irrisori per la qualità espressa da alcuni Soave Classico o Superiore. Una situazione invitante per la grande distribuzione organizzata (Gdo), che arriva a proporre ai vignaioli una media di 1,30 euro a bottiglia. Prezzo che sullo scaffale, a margini e Iva applicati, lieviterebbe comunque a soli 3,50 euro, per il cliente finale.

Davvero troppo poco per dei Soave che prevedono raccolte vendemmiali tardive, appassimenti in cassetta di percentuali d’uva e, in alcuni casi, anche brevi passaggi in legno. “Il perché è semplice – spiegano uno dopo l’altro i vignaioli intervistati – e va ricercato nel fatto che a comandare sui prezzi nella zona del Soave sono poche cantine, che dettano legge per tutti. Bisogna essere abbastanza potenti per poter contrastare queste aziende e provare, per esempio, a proporre sul mercato vini innovativi, diversi: perché in quel caso, qualcuno si sentirebbe scavalcato, vedendosi ‘derubato’ di fette di mercato. Il Soave, nel mondo, è stato bistrattato e proposto all’estero con prezzi assurdi, anche inferiori all’euro, nei supermercati. La crisi non basta a giustificare tutto ciò”.

I produttori di Soave interpellati denunciano poi la sussistenza di un “conflitto d’interessi nelle alte leve del vino di Soave”. Il presidente del Consorzio, Arturo Stocchetti, è anche il presidente dell’Unione Consorzi Vini Veneti Doc e Docg (U.Vi.Ve, che sul proprio sito web omette l’organigramma). Arturo Stocchetti, inoltre, è presidente di Cantina Castello (eccolo, questa volta, in foto in home page assieme alla famiglia). Uno dei soci di Stocchetti in Cantina Castello ricoprirebbe infine un ruolo di primo piano nella cantina sociale di Soave.

Una stoccata all’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Giuseppe Pan, arriva invece – sempre in occasione di Soave Versus 2016 – da parte di Paolo Menapace, presidente della Strada del Vino Soave: “Benissimo promuovere il territorio di Soave, ma la Regione dovrebbe elargire contributi speciali a chi reimpianta la pergola, vero e proprio simbolo della viticoltura tradizionale locale, rinunciando alla spalliera”.

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Ridotte del 40% le rese per Amarone e Recioto. Il Consorzio: “Misura necessaria”

La Regione Veneto ha dato seguito ad una richiesta di riduzione delle rese previste dai disciplinari di produzione di Amarone e Recioto per la vendemmia 2016 avanzata dal Consorzio di Tutela Vini Valpolicella,  autorizzando la riduzione al 40% della cernita delle uve. I produttori potranno  mettere a riposo massimo 4,8 tonnellate di uva/ettaro anziché  le attuali 7,8 tonnellate previste dal disciplinare. “In una situazione mondiale del comparto difficile – spiega Christian Marchesini, presidente del Consorzio – i vini delle denominazioni Valpolicella danno soddisfazione. Il sistema Valpolicella funziona perché c’è una stretta interconnessione tra tutti gli attori della filiera. Proprio per tutelare questo successo si rendono necessari provvedimenti per governare l’offerta”. Attualmente, la riduzione della percentuale di cernita è l’unico strumento a disposizione del Consorzio per perseguire questo fine data l’impossibilità di gestire l’aumento degli ettari vitati legati all’uso del portfolio dei diritti di impianto.”Tutte le componenti, dai produttori di uva, alle aziende medie e grandi, fino agli imbottigliatori e alle cooperative – ha continuato Marchesini – hanno compreso che ognuno deve rinunciare a qualcosa per tutelare la redditività. L’aumento selvaggio della produzione è incompatibile con le attuali quote di mercato. Nel 2015 la superficie vitata è stata pari a  7.596 ettari, con una prospettiva di crescita di ulteriori 533 ettari.  Incrementi del +41% delle uve messe a riposo negli ultimi cinque anni nonostante consumi stazionari o brusche frenate, come nel caso del Ripasso che sconta la concorrenza sempre maggiore di vini prodotti con uve da appassimento che hanno reso questa misura di tutela necessaria.

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Addio Spritz? Negrar lancia l’aperitivo ”Flaming Lips” a base di Recioto

Sabato 30 aprile, dalle 15 alle 19, tutti invitati all’Enoteca Domìni Veneti di via Cà Salgari 2 , a Negrar in Valpolicella per il battesimo ufficiale di Flaming Lips, l’aperitivo a base di Recioto spumante proposto in edizione limitata a Vinitaly 2016. “Passeremo qualche ora in compagnia, con assaggi del nostro aperitivo, di cui sveleremo nell’occasione le dosi della ricetta, ideata da due nasi d’eccezione, i veronesi Enrico Fiorini e Gianluca Boninsegna, rispettivamente migliori sommelier Ais Veneto 2014 e 2015″, spiega Natascia Lorenzi, responsabile marketing della Cantina. A lei si deve l’idea di gustare in modo nuovo e originale il Recioto della Valpolicella Docg Spumante Domìni Veneti ed anche il nome Flaming Lips, ossia labbra fiammeggianti, dal gioco di riflessi rubino violacei creati nel bicchiere dal rinfrescante aperitivo, composto da Recioto spumante, acqua tonica dry, cointreau, lime e zucchero di mirtillo. Flaming Lips è l’ultima iniziativa, in ordine di tempo, proposta dalla cantina cooperativa negrarese per il rilancio del Recioto della Valpolicella, che passa attraverso un progetto di ricerca di nuovi abbinamenti gustativi, anche a tutto pasto, e quindi a proposte di consumo più attuali per questo vino passito rosso dolce che rappresenta la storia e la tradizione della Valpolicella, a tutt’oggi prodotto in numeri molto limitati (CVN conta 60 mila bottiglie all’anno nelle varie tipologie, pari al 17% dell’intera produzione della Denominazione), e consumato per la maggior parte in provincia di Verona. “A crederci poco sono prima di tutto le aziende vitivinicole del territorio, forse perché lo danno perdente in partenza, in quanto il gusto per i vini secchi oggi è predominante, ma il nostro Recioto è un passito rosso dagli aromi unici che può conquistarsi una ribalta internazionale di tutto pregio. Dobbiamo però tornare a prestargli attenzione e non trattarlo come un vino di risulta dopo la cernita di Amarone e Ripasso, dedicandogli le migliori risorse, dalla scelta delle uve nelle zone più adatte alla scelta dei migliori legni fino ad un adeguato affinamento in bottiglia per essere certi della qualità”, afferma Daniele Accordini, enologo e direttore della Cantina. CVN ruolo da apripista, ma per vincere è necessario non essere soli. Il rischio per il Recioto della Valpolicella, altrimenti, è quello discomparire lentamente, come è successo con alcune tipologie non più prodotte nel tempo, come quella liquorosa, oppure molto rare, come le versioni ammandorlata e spumante, quest’ultima prodotta con il metodo Martinotti fin dagli anni Trenta del secolo scorso ininterrottamente solo dalla Cantina. “Già Luigi Messedaglia, medico, storico e letterato veronese noto anche per i suoi studi di agronomia, nel suo ”Arbizzano e Novare – Storia di una terra, della Valpolicella”  descriveva nel 1944 la champagnizzazione del Recioto operata dalla nostra cantina”, ricorda a questo proposito Renzo Bighignoli, presidente di Cantina Valpolicella Negrar. “La nostra produzione di Recioto spumante è ancora di nicchia – 4 mila bottiglie vendute soprattutto nel periodo natalizio in abbinamento al pandoro -, ma con il Flaming Lips siamo pronti a produrne di più. Soprattutto, confidiamo siano pronti a produrlo anche altri viticoltori della Valpolicella, perché ci prendiamo volentieri il ruolo di apripista, vista anche la nostra natura sociale, ma per riaffermare il Recioto della Valpolicella sul mercato non dobbiamo essere soli, a vincere, specie in un mercato globalizzato come il nostro, sono sempre le azioni di squadra”, chiosa Accordini.

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