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Sassella Valtellina Superiore Docg 2012, Bettini

(4 / 5) E’ tra i produttori della lombarda Valtellina più attivi in Gdo, la Casa Vinicola Fratelli Bettini di San Giacomo di Teglio, Sondrio. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce oggi il Sassella Valtellina Superiore Docg 2012 Bettini.

Ottenuto in purezza da uve Nebbiolo (uvaggio che localmente prende il nome di “Chiavennasca”), si presenta nel calice del tipico rosso rubino trasparente. Al naso è intenso, schietto e fine. Mediamente complesso, rivela sentori floreali di rosa e piccoli frutti rossi, impreziositi da note di nocciola: un quadro che denota una relativa giovinezza.

Non mancano tuttavia i sentori boisé, riconducibili al legno di rovere della maturazione. Tutte caratteristiche che ritroviamo, poi, in un palato fresco e leggermente sapido, particolarmente armonico ed equilibrato. Di alcolicità calda, buona struttura e morbidezza, il Sassella Valtellina Superiore Docg 2012 Bettini presenta un finale leggermente tannico.

Mostra così margini di ulteriore evoluzione in bottiglia, in conformità alle caratteristiche del Nebbiolo. L’abbinamento perfetto? Quello con le carni rosse e con i formaggi di media stagionatura, servendo a una temperatura di 18 gradi e stappando almeno un’ora prima la bottiglia.

LA VINIFICAZIONE
La zona di produzione del Sassella Bettini è quella inserita nel territorio della Denominazione di origine controllata e garantina Valtellina Superiore. I vigneti sono situati su spettacolari terrazzamenti sul versante retico, a una quota altimetrica variabile tra i 400 e i 500 metri sul livello del mare. Si tratta di terreni di proprietà della storica realtà vinicola valtellinese, situati in particolare nel Comune di Sondrio.

Le vigne affondano le radici in terreni sabbiosi (franco-sabbiosi) molto permeabili, acidi o subacidi, mediamente dotati di sostanza organica. La vinificazione avviene in maniera tradizionale per le uve Nebbiolo. Il mosto rimane sulle bucce per un periodo volutamente prolungato, per consentire una maggiore estrazione di colore e profumi. La maturazione prevede una durata complessiva di 15 mesi, in botte di rovere da 50 ettolitri, più ulteriori tre mesi (minimo) in bottiglia.

Prezzo: 7,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Vini al supermercato

Korem rosso Igt Isola dei Nuraghi 2011, Argiolas

A dare lustro alle cantine meglio “attrezzate” della Gdo italiana ci pensa ancora una volta Argiolas. La casa vinicola sarda distribuisce Korem, Indicazione Geografica Tipica Isola dei Nuragh, nei supermercati Iper la Grande I (Finiper) dotati di enoteca e spazio degustazioni. Sotto la lente di vinialsupermercato.it, finisce così la vendemmia 2011. Stappiamo questa bottiglia consapevoli che un simile vino possa dare il meglio di sé ancora per molti anni. Nel calice, Korem Igt Nuraghi 2011 Argiolas si presenta di un rosso rubino carico, intenso, che scorre denso, mostrando già nella fluidità un’ottima consistenza. Al naso risulta spiccante: a farla da padrone sono le note di confettura di frutti rossi e frutta matura come amarena, more e marasche, che ben si amalgamano ai profumi conferiti dalla botte. Una speziatura presente ma delicata, così come in bocca risulta Korem. Vino rotondo, morbido, in grado tuttavia di mostrare le unghie e i denti come solo i migliori rossi di Sardegna sanno fare. Korem è un vino dal carattere estroverso, capace di regalare – nello stesso sorso – la classe del gentiluomo e la tenacia dell’instancabile marinaio. Splendidi i tannini, che lasciano presagire un futuro luminoso senza disturbare la beva, per nulla affaticandola ad appena 5 anni di maturazione in bottiglia. Un’eleganza che si ripresenta puntuale anche in un retro olfattivo in cui si rincorrono note di cioccolato, cuoio e liquirizia: una volta deglutito, Korem 2011 si concede ancora a lungo al palato. Intenso, fine, persistente. Inutile dichiarare “pronta” la vendemmia degustata. Se ben conservato, questo vino sardo può regalare soddisfazioni ancora per moltissimi anni. Per chi, come noi, decidesse di servirlo, la temperatura non dovrebbe superare i 18 gradi. L’abbinamento migliore? Se degustato in solitudine, come vino da meditazione, quella di un buon libro o della buona musica. Altrimenti, le portate di selvaggina (come l’agnello) costituiscono l’ideale piatto con cui godere appieno degli aromi offerti da Korem Argiolas. Un rosso che risulta ottimo anche con lo spiedo di maialino da latte.

LA VINIFICAZIONE
Come detto, Korem è un vino rosso a Indicazione Geografica Tipica Isola dei Nuraghi. Le uve che concorrono al blend sono Bovale Sardo, Carignano e Cannonau, coltivate nella Tenuta Sa Tanca, a un’altezza variabile fra i 250 e i 300 metri circa sul livello del mare. Il suolo, a medio impasto tendente allo sciolto, registra la presenza di materiale calcareo argilloso. La vendemmia avviene in maniera manuale, nel corso delle prime ore del mattino. La vinificazione prevede una macerazione di media durata, attestabile tra i 10 e i 12 giorni, con svolgimento della fermentazione malolattica in vasi vinari di cemento vetrificato. Il vino subisce quindi un passaggio in barriques della durata di 10-12 mesi e un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia per circa 6 mesi. Korem è uno dei prodotti di punta di Argiolas, inserito nella “Linea Prestigio” della casa vinicola che ha base a Serdiana, in provincia di Cagliari. Qui, nel 1906, nasce il patriarca Antonio. I suoi due figli, Franco e Giuseppe, condividono la sua passione e la trasmettono prima alle mogli Pina e Marianna e, poi, ai figli. Oggi nella cantina di Serdiana lavora la terza generazione Argiolas. Una realtà che, con i suoi prodotti di altissimo livello, contribuisce a sdoganare grandi vini nel mondo della Gdo italiana.

Prezzo pieno: 34 euro
Acquistato presso: Iper la Grande I (Finiper)

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Aliotto Toscana Rosso Igt 2013, Tenute Lunelli

(5 / 5) Un blend composto da Sangiovese per il 60%, completato da un 40% di Cabernet, Merlot e altre uve toscane (40%).

E’ il vino biologico Aliotto Toscana Rosso Igt 2013 Tenute Lunelli, ottenuto dalla vinificazione delle uve della Tenuta Podernovo, nel cuore delle colline pisane.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, Aliotto si presenta di un rosso rubino intenso con sfumature violacee. Al naso, anch’esso intenso, sprigiona note di frutti rossi (marasca) e frutta sotto spirito. Non manca una venatura minerale e vegetale, che ricorda il rosmarino.

Al palato, Aliotto Toscana Rosso Igt 2013 delle Tenute Lunelli si conferma vino caldo, di corpo, secco, ma anche rotondo e fresco. Giustamente tannico, regala piacevoli note sapide, che conferiscono alla beva ulteriore scorrevolezza.

Un vino equilibrato, che in bocca gioca come al naso con le note di frutta rossa, rivelandosi più “piacione” delle attese. Buono anche il risvolto retro olfattivo, intenso, mediamente fine e sufficientemente persistente.

Da considerarsi pronta la vendemmia 2013, che mostra qualche margine di ulteriore miglioramento in bottiglia. Questo rosso toscano si abbina alla perfezione con piatti di carne, dai ragù dei primi sino ai secondi.

LA VINIFICAZIONE
Aliotto nasce da una attenta selezione delle uve provenienti dai vigneti della Tenuta Podernovo, splendido poggio vitato nel Comune di Terricciola, all’interno della pregiata ed emergente zona vinicola delle Colline Pisane.

I vigneti affondano le radici in terreni dotati di una tessitura di medio impasto, franco-sabbioso-argilloso, ricchi di conchiglie fossili, con una esposizione che va da Ovest a Est passando per il Sud, a un’altitudine di 137 metri sul livello del mare. Il sistema di allevamento è il cordone speronato, con una densità d’impianto di 5680 ceppi per ettaro e una resa di 60 ettolitri di vino per ettaro.

La vinificazione prevede la fermentazione a 28 gradi, in tini di acciaio. Il periodo di macerazione si protrae tra i 10 e i 15 giorni. Dodici i mesi di maturazione in barrique, con affinamento in bottiglia minimo di 4 mesi, prima della commercializzazione. Aliotto viene prodotto sin da 2004.

La famiglia Lunelli ha voluto, a partire dagli anni Ottanta, affiancare al noto marchio di spumante Ferrari “altre produzioni che ne condividessero i valori di fondo, ovvero altissima qualità, ricercatezza e forte legame con il proprio territorio”.

Ecco dunque al fianco del Metodo Classico Ferrari un’acqua come Surgiva, un marchio storico della grappa come Segnana, i vini trentini Lunelli, i toscani della Tenuta Podernovo e gli umbri della Tenuta Castelbuono e locanda Margon.

Prezzo pieno: 7,20 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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degustati da noi vini#02

Al Ladar Bonarda Colli Piacentini Doc Riserva 2009 Bosco del Sole, Azienda Vitivinicola Francesco Montesissa

Sotto la lente di ingrandimento “Al Ladar“, Bonarda Colli Piacentini Doc Riserva Bosco del Sole dell’Azienda Agricola Montesissa Francesco di Carpaneto Piacentino (Pc). Un rosso non filtrato, vendemmia 2009. Nel calice si presenta di un rosso rubino intenso, impenetrabile, con unghia violacea. Scorre denso, tingendo il bordo di ‘lacrime’ fitte. Al naso libera sentori intensi di viola, prugna, frutta sotto spirito.

Non mancano le note vegetali aromatiche, di rosmarino, salvia e menta. Al palato, Al Ladar Bonarda Riserva Bosco del Sole 2009 Montesissa sfodera un tannino ancora vivo, che fa presagire – assieme a un’acidità e a una sapidità suadente – ancora ottime doti di affinamento in bottiglia. In bocca sembra di poter mordere le note fruttate di prugna matura e piccoli frutti di bosco.

Grande morbidezza, per un vino di 15 gradi di percentuale d’alcol in volume, tutt’altro che fastidiosi. Strepitoso anche il retro olfattivo, intenso, avvolgente, capace di chiudersi su persistenti note balsamiche di menta. Perfetto l’abbinamento con i primi al ragù e i secondi a base di carne, dai bolliti alla cacciagione, oltre ai formaggi stagionati. Per morbidezza accompagna bene anche il cotechino. Da provare come vino da meditazione.

LA VINIFICAZIONE
I vigneti che danno vita al 100% Bonarda Al Ladar Montesissa si trovano a Bacedasco, in provincia di Piacenza. Il vitigno viene allevato a Guyot, con una densità di 4.200 piante per ettaro. Le uve vengono vendemmiate nei primi giorni del mese di settembre. Vengono sottoposte a una fermentazione in acciaio, per 12 giorni circa.

La maturazione avviene invece in barrique per 12 mesi. Altri 6 mesi di affinamento in bottiglia precedono la commercializzazione. La vendemmia 2009 ha consentito la produzione di 1770 bottiglie. Qui il nostro reportage direttamente dall’azienda agricola Francesco Montesissa di Carpaneto Piacentino.

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degustati da noi vini#02

Oltrepò Pavese: va a ruba “Atmosfera”, primo spumante della Bagnoli Vini di San Damiano al Colle

Profumo delicato ma intenso, gusto secco e fruttato, lunghissima persistenza. Il panorama delle bollicine dell’Oltrepò Pavese si arricchisce di un nuovo protagonista a base Pinot Nero vinificato in bianco: Atmosfera, della società agricola Bagnoli Vini di San Damiano al Colle, Pavia. Un Brut di cui sono state prodotte per la prima annata circa 5 mila bottiglie. Due terzi delle quali sono già andate a ruba. Un prodotto autentico, che racconta la dedizione con la quale i fratelli Luigi e Fausto Bagnoli si occupano dell’azienda di famiglia e dei suoi filari. Versato nel calice, Atmosfera sfodera un perlage molto fine, per nulla invadente o fastidioso al palato. In bocca ripresenta le note fruttate di pesca e pera già percepite al naso, sfoderando una buona struttura e un finale che tende lievemente all’amarognolo del pompelmo. La persistenza è il piatto forte: Atmosfera e le sue fragranze sembrano non finire mai. “Quello di quest’anno – spiega Luigi Bagnoli – è stato un esperimento. Molti dei nostri clienti, ovvero ristornati, enoteche e gastronomie, ci chiedevano di completare la nostra gamma di vini dell’Oltrepò con una bollicina. Li abbiamo accontentati ed è stato un successo”. E la ciliegina sulla torta è l’etichetta, stampata su un materiale speciale, simile al tessuto, testato per resistere all’erosione dell’acqua marina. Per di più di colore cangiante, in base alla luce.

LA VINIFICAZIONE
Atmosfera nasce da uve Pinot Nero pigiate e poste in autoclave senza aggiunta di lieviti. La fermentazione avviene a temperatura e pressione controllata, una tecnica diffusa particolarmente in Germania piuttosto che in Italia. Una tecnica rischiosa, dal momento che l’accumulo di pressione nella vasca può finire per incidere sulla vitalità dei lieviti, durante la fermentazione.

Producendo per altro odori o deviazioni che espongono il prodotto tanto al rischio di essere gettato via, quanto a risultare eccellente. “Come tutte le cose buone – commenta Luigi Bagnoli – la componente rischio è fondamentale e a noi piace metterci in gioco. Il ‘paziente’ potrebbe decedere durante l’intervento, insomma”. Ecco dunque l’importanza, ancora una volta, di portare in vinificazione “solo uve sanissime”.

“La vigna è il fulcro di tutto – spiega il produttore pavese – sarei falso se vi dicessi che i risultati sono dovuti solo alla mia bravura. Il segreto di un’azienda che lavora bene, non solo in Oltrepò ma in tutto il mondo, è avere terreni e vigneti buoni o eccellenti: grazie a mio padre e ai miei nonni, tutto questo è possibile nella nostra azienda”.

Le uve Pinot Nero sono state monitorate accuratamente sin dall’inizio della maturazione e raccolte – ecco un’altra particolarità – a un grado di maturazione perfetto. Per gli spumanti convenzionali, invece, si preferisce vinificare uve non ancora perfettamente mature, sfruttandone l’acidità.

“Siccome non sono un grande amante degli spumanti – dichiara Luigi Bagnoli – quando a luglio dello scorso anno abbiamo deciso finalmente di produrne uno nostro, ci siamo anche detti che sarebbe stato differente dagli altri. Un prodotto che piacesse a me, innanzitutto: fruibile e bevibile senza avere mal di testa o bruciori di stomaco, anche esagerando con un paio di bicchieri in più”.

Altra scelta, quella di non aggiungere zuccheri o aromi. Un Brut metodo Charmat di gradazione complessiva 12,40%. “Abbiamo così prodotto uno spumante vicino alla nostra idea di azienda vitivinicola – commenta Fausto Bagnoli – da bere a tutto pasto, dall’aperitivo agli antipasti, dai primi di pesce, molluschi e crostacei sino alla carne. Una bollicina tutt’altro che ‘pasticciata’, che ha nella facilità di beva e nella grande pulizia i suoi valori aggiunti”.

L’OLTREPO’ VISTO DAI FRATELLI BAGNOLI
Un prodotto, lo spumante Atmosfera, differente da molte bollicine dell’Oltrepò Pavese. Una realtà che, a detta dei fratelli Bagnoli, “penalizza” spesso i produttori. “Fare i numeri è un po’ il marchio di fabbrica di questa zona vitivinicola – dichiara Fausto Bagnoli – che spesso si dimentica della qualità. Noi stessi paghiamo lo scotto di produrre in quest’area sferzata negli anni da tanti, troppi scandali. Fortunatamente noi siamo riusciti a farci un nome. Ma se mi metto nei panni di un giovane che intenda accostarsi oggi, nel 2016, al panorama vitivinicolo con l’intenzione di fare qualità, non posso che prevedere per lui una strada in salita”.

Per la Bagnoli, il passaparola tra i clienti che hanno toccato con mano la qualità e la salubrità dei prodotti è un motivo di vanto. “Ma anche noi siamo penalizzati – aggiunge Luigi Bagnoli – dal momento che fuori dalla zona, al di là del passaparola, veniamo penalizzati dalla nomea dell’Oltrepò, senza che neppure i nostri prodotti vengano assaggiati. Questo è ovviamente un limite dell’interlocutore, ma speriamo che le cose cambino non solo per noi, ma per l’intero Oltrepò”.

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Brusco dei Barbi Rosso Toscana Igt 2013, Fattoria dei Barbi

 

(5 / 5) Prodotto in prevalenza con uve Sangiovese, il Brusco dei Barbi Toscana Igt è un vino prodotto dalla Fattoria dei Barbi di Montalcino, Siena. Frutto di lunghi studi effettuati negli anni ’60 e ’70 da Giovanni Colombini sulla fermentazione delle uve di Montalcino, si prefigge l’obiettivo di “mettere in evidenza con grande semplicità e schiettezza, le tipiche note fruttate di questo vitigno”. Una missione più che compiuta, che si conferma anche a distanza di anni di evoluzione in bottiglia. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce infatti la vendemmia 2013, che a tre anni di distanza si rivela ancora capace di dare centralità al frutto, incastonato – per quanto riguarda la parte olfattiva – in una speziatura sostenuta, eppure mai invasiva.

Nel calice, il vino comincia a tendere al granato, pur mostrandosi sostanzialmente del colore originario: il rubino intenso. Scorre poco denso e trasparente, emanando un bouquet fine, assieme fruttato, floreale e vegetale. Ai frutti rossi (lampone, fragoline di bosco) si accostano note delicate di viola. Con l’ossigenazione, il Brusco dei Barbi mostra le unghie con il carattere delle note vegetali (rosmarino e salvia), sostenute da spezie come lo zafferano e dalla percezione di tostatura e cuoio.

Brusco dei Barbi Rosso Toscana Igt 2013, Fattoria dei Barbi

Un quadro che sembrerebbe anticipare un palato robusto: tutt’altro. In bocca, il Brusco della Fattoria dei Barbi sembra aver già esaurito tutte le sue cartucce, a tre anni dalla vendemmia. Eppure, il contrasto tra un olfatto dirompente e un gusto soffuso e snello, è forse ciò che di meglio ha da offrire questo vino toscano. Grande facilità e piacevolezza nella beva, dunque, nonostante il Brusco si mostri ancora di alcolicità calda. Il segreto? La freschezza e il finale che tende al sapido, invitando al sorso successivo. Un vino curioso e tutt’altro che banale, insomma, inserito nella corretta fascia prezzo nei supermercati italiani. Il Brusco dei Barbi Toscana Igt è abbinabile a tutto pasto. Servito a una temperatura di 18 gradi, si accompagna bene a carni bianche, affettati, sughi speziati, formaggi non troppo stagionati e pizza tradizionale.

LA VINIFICAZIONE
Le uve pigio-diraspate subiscono un abbattimento di temperatura fino a 16 gradi. Questo processo di raffreddamento della buccia dell’uva permette di ottenere una maggiore estrazione del contenuto in antociani e polifenoli. La fermentazione alcolica si protrae per 10-12 giorni a temperatura controllata, tra i 17 e i 18 gradi. Il vino permane in vasche d’acciaio fino all’imbottigliamento, che precede la commercializzazione. L’apertura al pubblico della Cantina dei Barbi, negli anni ’50’ è uno degli atti di nascita del turismo del vino, in Toscana e non solo. Dopo la morte di Giovanni Colombini nel 1976, la fattoria dei Barbi è stata guidata dalla figlia Francesca e poi dal nipote Stefano, che a loro volta hanno sviluppato ed esteso le proprietà di famiglia a Montalcino, dando così seguito ad una grande tradizione che risale all’Ottocento.

Prezzo pieno: 5,49 euro
Acquistato presso: Iper la grande I (Finiper)
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Vermentino di Gallura Docg 2014 Lughena, Cantina del Giogantinu


(3,5 / 5) Direttamente dalla Cantina sociale del Giogantinu di Berchidda, zona Nord della Sardegna, ecco il Vermentino di Gallura Docg Lughena. Di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, risulta scorrevole nel calice, dove appare limpido e trasparente. Al naso è intenso e gradevole, anche se di complessità sottile: spazia dai tipici sentori di macchia mediterranea alla frutta fresca, come la pesca e gli agrumi. Tutti descrittori che ritroviamo in un palato – questo sì – complesso, che ricorda anche spezie come la noce moscata.

E che, nel finale, tende a chiudersi verso l’amarognolo tipico del vitigno. In bocca il Vermentino Lughena Giogantinu risulta caldo, di corpo, rotondo, secco anche se ammiccante. La buona vena acida si bilancia con una sapidità decisa. Intenso anche il retro olfattivo, mediamente fine e sufficientemente persistente. Buono come aperitivo, questo Vermentino della Sardegna del Nord si abbina con qualsiasi piatto a base di pesce, oltre a offrire il meglio di sé con piatti a base di crostacei, carni bianche, verdure, funghi e formaggi di media stagionatura. Va servito a una temperatura di 8-10 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Le uve, dopo la diraspatura, vengono pressate in modo soffice. Il mosto ottenuto viene raffreddato e illimpidito per sedimentazione naturale, grazia appunto alle basse temperature, e posto a fermentare a temperatura controllata. Terminata la fermentazione, dopo un leggero travaso, ancora ricco di attività biologica, il vino viene messo a maturare in vasche di cemento e conservato sino all’imbottigliamento, seguendo un rigoroso controllo della temperatura. Le vigne della Cantina Giogantinu da cui prende vita il Vermentino di Gallura Docg Lughena affondano le radici in terreni di tipo sabbioso a disfacimento granitico. L’azienda può contare sull’apporto di 250 viticoltori operanti sul territorio di Berchidda e Oschiri, in provincia di Olbia Tempio.
Prezzo pieno: 6,90
Acquistato presso: Esselunga
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Peperosso Calabria Igp 2014, Cantine Spadafora

(3 / 5) Grafica accattivante, così come il nome di fantasia. Peperosso Calabria Igp Cantine Spadafora, blend tra Magliocco di Donnici e Merlot, fa bella mostra di sé nel ‘fuori banco’ di un noto ipermercato milanese, nel reparto macelleria. Sull’etichetta, uno dei simboli della Calabria: il peperoncino, raffigurato a ventaglio. Potevamo non cadere in tentazione? Eccoci dunque a degustare Peperosso, con il consueto scetticismo col quale ci accostiamo a vini che sembrano strizzare un po’ troppo l’occhio a un marketing accattivante. E, soprattutto, un prezzo che rasenta il sottocosto. Nel calice, Peperosso Calabria Igp 2014 Spadafora si presenta di un rosso rubino con unghia violacea poco trasparente, intenso, scorrevole. Al naso sentori mediamente fini di frutta rossa: ribes, lampone, ciliegia sotto spirito.

Peperosso Calabria Igp 2014, Cantine Spadafora

Eppure in bocca il corpo è leggero, così come l’alcolicità. Rotonda la morbidezza, scarna l’acidità e la sapidità. Anche il tannino è soffuso, contribuendo a un quadro di sostanziale equilibrio, che si gioca tutto sulla semplicità e facilità della beva. La corrispondenza olfatto-gusto è evidente e si basa sulle note fruttate già avvertite al naso. Retro olfattivo invece sorprendente per la sufficiente persistenza (fino a 8 secondi, per intenderci), nuovamente giocata sui frutti rossi.

L’abbinamento consigliato da Spadafora per Peperosso Calabria Igt è quello con i piatti e i salumi piccanti della tradizione calabrese: il Morzello catanzarese o la Nduja di Spilinga, gli insaccati saporiti come la Sopressata del Cosentino. Ecco dunque spiegato il gioco grafico (e commerciale) del mazzo di peperoncini a ventaglio. In realtà, questo vino può facilmente travalicare i confini della cucina regionale di Calabria, giungendo sulle tavole di tutta Italia come vino rosso pulito, sano (alcolicità e solfiti ben dosati) e di facile beva, da consumare decisamente a tutto pasto, certamente non nelle grandi occasioni.

LA VINIFICAZIONE

Di Peperosso Calabria Igp sono state prodotte 30 mila bottiglie, in occasione della vendemmia 2014. Il territorio d’origine delle uve Magliocco e Merlot è quello di Donnici, con selezionate e raccolta a mano. Le vigne vengono allevate ad alberello, con resa media ridotta volutamente a 80 quintali di uva per ettaro. La vendemmia ha luogo da fine settembre a metà ottobre. La vinificazione prevede pressatura soffice, successiva macerazione prefermentativa a freddo, tale da estrarre gli aromi verietali, il colore e le componenti polifenoliche più morbide. La fermentazione ha luogo in acciaio, con temperature controllate, così come l’affinamento iniziale, per una durata di 6 mesi. Segue poi un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia, che precede la commercializzazione.

Le Cantine Spadafora, che si occupano anche dell’imbottigliamento di Peperosso, hanno sede dal 1991 nella zona industriale di Piano Lago, frazione del Comune di Mangone, provincia di Cosenza. Nasce in realtà a Donnici, un paesino sulle colline a sud di Cosenza, nel 1915. In questa piccola struttura il capostipite dell’azienda, Ippolito Spadafora, commercializzava i vini sfusi prodotti dagli agricoltori della zona. Oggi, le uve conferite si aggiungono a quelle prodotte nei 40 ettari di proprietà dell’azienda, collocata su un’area complessiva di 20 mila metri quadrati, di cui 3 mila sono coperti.

Prezzo pieno: 3,95 euro
Acquistato presso: Iper la Grande I (Finiper)

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Trebbiano d’Abruzzo Doc 2013, Masciarelli Tenute Agricole

(5 / 5) Un nome, una garanzia. Masciarelli Tenute Agricole si conferma al top della produzione e commercializzazione del Trebbiano d’Abruzzo anche con i prodotti “base”, destinati alla grande distribuzione organizzata. Si tratta della prima linea creata da Gianni Masciarelli, diventata negli anni “un punto di riferimento per l’azienda e i suoi clienti, oltre ad essere la produzione numericamente più consistente e conosciuta, in Italia come all’estero”.

Trebbiano d’Abruzzo Doc 2013, Masciarelli Tenute Agricole

Peschiamo dagli scaffali del supermercato, appositamente, una vendemmia 2013. Con l’obiettivo di testarne la tenuta e la longevità. Prova, ve lo anticipiamo subito, che il Trebbiano d’Abruzzo Masciarelli supera con buoni voti. Nel calice, il vino si presenta di un giallo paglierino chiaro. Al naso note di fresco biancospino, fiori di campo e di magnolia. Non manca la frutta, vicina ai sentori esotici di ananas, melone giallo e mela. Un olfatto intenso, fine, complesso: arricchito da leggere ‘ventate’ di pepe bianco.

Al palato – secco, di corpo, caldo – sfodera ottimo equilibrio tra acidità e sapidità, pur non regalando la complessità precedentemente offerta al naso. Lo spettro gustativo va dai sentori di mela a quelli della pesca bianca, sino a quelli più maturi (secchi) di mandorla. Un vino, il Trebbiano d’Abruzzo Masciarelli vendemmia 2013, che collochiamo in una fase matura, ancora più che mai apprezzabile. L’abbinamento perfetto, a una temperatura di servizio di 12 gradi, è quello con i piatti di pesce, a partire dagli antipasti. Ottimo anche con l’insalata di mare e con le verdure cotte.

LA VINIFICAZIONE
E’ dal 1981 che Gianni Masciarelli produce la linea “classica”. Del Trebbiano d’Abruzzo vengono sfornate circa 250 mila bottiglie l’anno. Le vigne, di età che non supera i 40 anni, si trovano in quattro diversi Comuni della provincia di Chieti, tutte situate a diverse altezze rispetto al livello del mare: San Martino sulla Marrucina (400 metri), Loreto Aprutino (350 metri), Ripa Teatina (250 metri) e Bucchianico (250 metri). Il terroir è simile: argilloso mediamente calcareo, medio impasto, sciolto. Il sistema di allevamento è quello della Pergola abruzzese (Guyot Semplice), che assicura una resa di 100 quintali per ettaro, con una densità d’impianto che varia dalle 1.600 a 6.500 piante per ettaro. Le uve vengono vendemmiate fra il 25 e il 30 settembre.

Trebbiano d’Abruzzo Doc 2013, Masciarelli Tenute Agricole

La fermentazione avviene in vasche in acciaio inox a temperatura controllata, preceduta da una raccolta in piccole cassette, pressatura e decantazione statica del mosto. Anche l’affinamento viene effettuato in acciaio inox, prima della commercializzazione. Masciarelli Tenute Agricole nasce nel 1981 dall’intuito imprenditoriale di Gianni Masciarelli, figura simbolo del panorama enologico italiano e protagonista dell’affermazione della vitivinicultura abruzzese moderna. Cuore pulsante della cantina è San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, dove l’azienda può contare su circa 300 ettari di terreni coltivati a vigneto e uliveto, dislocati in tredici Comuni, in tutte e quattro le province abruzzesi. La produzione annuale supera i 2,5 milioni di bottiglie.

Prezzo pieno: 5,90 euro
Acquistato presso: Iper la grande I (Finiper)
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Vermentino di Gallura Docg Vigne Storiche 2014, Cantina Giogantinu

(3,5 / 5) E’ la versione “passito” del Vermentino di Gallura quella che finisce oggi sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it. Le uve atte alla produzione del Vermentino di Gallura Docg Amabile Vigne Storiche 2014 della cantina Giogantinu vengono appositamente ‘dimenticate’ sulle viti. E raccolte solo nel mese di novembre. Di colore giallo paglierino con riflessi dorati e verdolini, scorre poco denso nel calice. I profumi, intensi e fini, richiamano la frutta (pesca gialla, albicocca matura), nonché una macchia mediterranea (salvia, timo) che, con l’ossigenazione, assume tinte di zafferano. In bocca, il Vermentino di Gallura Docg Vigne Storiche vendemmia tardiva della cantina Giogantinu è amabile, di corpo e di alcolicità calda. Conferma le note minerali già sfoderate all’olfatto, accostate a una buona sapidità. A dominare, però, è la freschezza data da un’acidità viva, che invita al sorso successivo.

Vermentino di Gallura Docg Vigne Storiche 2014, Cantina Giogantinu

La persistenza è sufficiente, in un retro olfattivo intenso e fine. Questa versione “passita” del Vermentino di Gallura Docg si abbina con i dolci più svariati: dalla torta alla Sacher alla Millefoglie, passando per i gelati, sino ai Savoiardi e agli amaretti. Ma anche a pietanze come il paté di fegato grasso (foie gras), i formaggi erborinati, la cheesecake e la pizza ai quattro formaggi. Giogantinu è una cantina sociale che raggruppa 350 viticoltori della Gallura. La zona di produzione è quella di Berchidda e Oschiri, a nord della Sardegna, in provincia di Olbia Tempio. La superficie vitata è di 320 ettari totali, con una produzione che va dai 40 quintali per ettaro del Vermentino di Gallura Docg Amabile Vigne Storiche sino ai 60-80 quintali del resto della produzione, con una capacità di trasformazione di 25 mila quitali annui.

Prezzo pieno: 10,49 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Gewurztraminer Huznar, Weinhaust – Valsa Nuova Perlino

(3 / 5) E’ con il consueto piglio critico che ci apprestiamo alla degustazione del Gewurztraminer ungherese Huznar. L’etichetta evidenzia come si tratti di un 100% Traminer Aromatico d’Ungheria, imbottigliato in Italia. Dopo una serie di ricerche, scopriamo che la V.N.P. Spa Milano – Italia, che imbottiglia nello stabilimento di Asti, in Piemonte, è nient’altro che la Valsa Nuova Perlino Spa, azienda controllata dalla società Dilmoor Spa. Partner commerciale per i vini ungheresi della Perlino Spa è la Weinhaust di Bocsa, Ungheria.

“E’ un’azienda privata – spiega Matteo Scarpellini, Marketing manager ed Export area manager di Perlino Spa – che vinifica quasi esclusivamente uve provenienti dai ben 450 ettari di proprietà, distribuiti tra la regione del Transdanubio, Hajos, e Matra, tutte nella zona nord del Paese. Vinificano tra i 12 e 15 milioni di Kg all’anno, con una capacità di stoccaggio di 160 mila ettolitri. Si tratta quindi di una realtà moderna – evidenzia ancora Scarpellini – che coniuga tradizione e savoir faire con le tecnologie produttive più recenti quali presse pneumatiche, vasche di acciaio con controllo della temperatura ed impianto di azoto per proteggere il vino dall’ossidazione”. Chiarita la paternità del nettare, ci apprestiamo con rinnovata serenità alla degustazione, che interessa sia la vendemmia 2014 sia la vendemmia 2015.

Gewurztraminer Huznar, Weinhaust – Valsa Nuova Perlino

Troviamo la vendemmia 2014, come prevedibile, matura ma anche più piaciona. Nel calice si tinge d’un giallo dorato limpido, trasparente, che richiama quello dei Gewurztraminer altoatesini. Al naso è intenso, schietto, mediamente fine. Di complessità sottile, presenta profumi di natura floreale fresca (rosa) e fruttata, con i sentori tipici di litchi a braccetto con la pera Abate matura. Il meglio di sé, il Gewurztraminer ungherese Huznar 2014 lo offre al palato. Vino secco, di corpo, di alcolicità leggera (12%) ma percepibile, risulta rotondo, di fresca acidità. Fruttato in ingresso, con i sentori di litchi, pera e pesca, finisce per lo più sapido e spaziato (pepe bianco) con una punta di asprezza che ricorda il lime.

Intenso anche nel retro olfattivo, offre un persistenza sufficiente, mediamente fine. Più lineare la vendemmia 2015 del Gewurztraminer Huznar, che mostra margini di miglioramento futuri nei prossimi 12-24 mesi. La carica olfattiva risulta molto intensa e penetrante: litchi, pera e pesca, un concerto di frutta matura. Ma al palato sfodera un corpo leggero, come l’alcolicità. E un’acidità fresca che fa ben sperare, assieme alla percezione salina, in una buona maturazione. Trattasi comunque di una vendemmia, quella 2015, assolutamente pronta alla beva, che assumerà quindi tinte meno complesse rispetto alla 2014. Per entrambi consigliamo l’abbinamento con antipasti e portate di pesce, primi leggeri e formaggi di media stagionatura, a una temperatura ideale di 14 gradi.

Gewurztraminer Huznar, Weinhaust – Valsa Nuova Perlino: la vinificazione

Alla Weinhaust di Bosca, la vendemmia del Traminer Aromatico si svolge in maniera manuale, a metà settembre, con cernita delle uve, diraspatura, pressatura soffice dei soli acini e fermentazione alcolica a temperatura controllata variabile fra i 18 e 20 gradi. Un processo che si protrae per 15 giorni in vasche d’acciaio inossidabile. La tecnica di vinificazione del Gewurztraminer Huznar prevede quindi una sosta sulle fecce fini per due mesi, con stabilizzazione a freddo e imbottigliamento nel mese di marzo.

Prezzo pieno: 5,49 euro
Acquistato presso: Iper

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Vini al supermercato

Bardolino Dop Classico 2015, azienda agricola Conti Guerrieri Rizzardi

(4 / 5) Si è tenuta il 6 e 7 marzo scorsi, nella splendida cornice di Colà di Lazise, sul Lago di Garda, l’anteprima dell’annata 2015 del Bardolino. Ed è proprio della vendemmia 2015 il Bardolino Dop Classico dell’azienda agricola Conti Guerrieri-Rizzardi che finisce oggi sotto la nostra lente di ingrandimento. Versato nel calice si presenta limpido, del tipico rosso rubino trasparente. Al naso lo spettro olfattivo richiama intensamente i frutti di bosco a bacca rossa, con le fragoline a dominare la scena, oltre a note floreali fresche.

Un vino schietto, mediamente fine, di complessità sottile. La natura fruttata dei profumi trova corrispondenza al palato, dove ritroviamo fragoline, marasca, lamponi e una punta di ribes. Ma anche note speziate di pepe bianco, eleganti e soffuse. Vino caldo, rotondo e di corpo leggero nonostante i 13% (che dunque non infastidiscono affatto la beva), il Bardolino Dop Classico 2015 dell’azienda agricola Conti Guerrieri Rizzardi sfodera un’ottima acidità e sapidità: esattamente quello che ci si deve aspettare da una vendemmia appena immessa in commercio. Ed esattamente quello che deve esprimere un Bardolino classico. Poco tannico, per l’equilibrio mostrato si presta ad accompagnare i primi di pasta o risotto, le carni bianche e i formaggi freschi. In definitiva un buon prodotto, soprattutto nel rapporto qualità prezzo.

LA VINIFICAZIONE
I vigneti da cui l’azienda agricola Guerrieri Rizzardi ottiene il Bardolino in questione trovano collocazione nei Comuni di Bardolino e Cavaion Veronese, in provincia di Verona. I terreni, di origine morenico glaciale, si presentano ciottolosi, calcarei e argillosi. Il vino è ottenuto dal blend tra Corvina (65%), Rondinella (15%), Merlot (10%), Molinara, Ancellotta e Sangiovese (10%). La vinificazione prevede diraspatura e pigiatura delle uve, seguite dalla fermentazione alcolica e malolattica. La maturazione in cantina è di durata variabile fra i 3 e i 12 mesi, in vasche di acciaio inox a temperatura controllata. Il primo imbottigliamento avviene attorno al 10 febbraio dell’anno successivo alla vendemmia. L’azienda agricola Guerrieri Rizzardi si sviluppò fin dal XII secolo sotto la guida della famiglia Rambaldi. Nel XVI secolo, la famiglia Guerrieri, originaria di Fermo, nelle Marche, si stabilì nel veronese. Nella seconda parte del XVIII secolo, Agostino Guerrieri (1749 – 1833), sposò Maria Teresa Rambaldi, ultima discendente dei Rambaldi e dunque le proprietà passarono ai Guerrieri. I vigneti cominciano a svilupparsi sin dagli inizi dell’Ottocento. E dal 1913 il Conte Carlo Rizzardi costruì nuovi edifici e rese più moderne le secolari cantine, situate nel centro del paese di Bardolino.

Prezzo pieno: 4,89 euro

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Barbaresco Docg Sette Cascine, Dfr Spa Batasiolo Vini Spa


Barbaresco Docg Sette Cascine Batasiolo

(1 / 5) Partiamo da una premessa: il Barbaresco Sette Cascine in vendita nei supermercati Esselunga, è proprio il caso di dirlo, ci ha fatto letteralmente ‘penare’. Dopo diversi giorni, in cui si sono susseguite email e telefonate a vuoto in Piemonte, tra La Morra (Cuneo), Canelli (Asti) e Torino, siamo riusciti a dare un volto al ‘misterioso’ acronimo del produttore indicato in etichetta: Dfr Spa di La Morra. Vuoi che nessuno conosca una “Società per azioni” che commercializza vino nei supermercati di Caprotti? Tant’è. Siamo in Italia. E anche al Nord, checché se ne dica, in molti preferiscono farsi gli affari loro. La telefonata giusta risale alla mattinata di mercoledì 16 marzo. Al telefono della Batasiolo Vini Spa risponde un’impiegata, che passa la cornetta a un responsabile.

“Siamo noi quelli del Barbaresco 7 Cascine – conferma -. Abbiamo fatto tanto per nasconderci!”. Il sarcasmo è di quelli che gelerebbero il sangue anche al più “caliente” dei consumatori, in un’epoca in cui la politica e le associazioni di settore si sciacquano la bocca quotidianamente con gli appelli per rendere più “trasparenti” le etichette dei beni in vendita nella grande distribuzione organizzata. Ma al telefono non facciamo polemiche. E chiediamo di inviarci la scheda tecnica del prodotto. A proposito. Le bottiglie su cui puntiamo la lente di ingrandimento, questa volta, sono due. La prima bottiglia di Barbaresco Sette Cascine è della vendemmia 2011. La seconda della vendemmia 2008. E qui apriamo una parentesi: bottiglia impolverata, catturata sul fondo dello scaffale. Praticamente dimenticata, accanto a un’altra della vendemmia 2009. Tre i facing, ovvero le file a banco, dedicati al Barbaresco Sette Cascine in questo punto vendita Esselunga, sul ripiano più alto della scaffalatura.

Barbaresco Docg Sette Cascine Batasiolo

La presenza di annate più recenti davanti alle due bottiglie dimenticate, racconta quanto lavoro ci sia ancora da fare nella Gdo per convincere gli addetti al caricamento – e, ancor prima, i loro responsabili! – che anche al vino va “dato il giro” delle scadenze: come fossero mozzarelle, o brioches, o latte per neonati. Non perché il vino propriamente ‘scada’. Ma perché i clienti, spesso ignari di queste dinamiche, finiscono per acquistare bottiglie ‘vecchie’, giudicandole male tout court: e chi ci rimette, in questo caso, è innanzitutto il produttore di quel determinato vino, oltre alla stessa catena della Gdo. Per la cronaca, la bottiglia di Barbaresco Sette Cascine 2008 è finita nel lavandino: imbevibile. Sia per l’imperizia nella conservazione, sia perché… Perché è la stessa annata 2011 a lasciare a desiderare. Tuffiamoci dunque nell’analisi di un Barbaresco 2011, il 7 Cascine, che nel calice si presenta di un rosso ancora più rubino che granato, con unghia tendente all’aranciato.

Il primo impatto col calice lascia negli occhi una vampata d’alcol. Lasciamo ossigenare il nettare, prima di riavvicinarci. Ecco che si apre in un naso speziato e vegetale, di zafferano e rosmarino, cui fanno eco sentori di piccoli frutti a bacca rossa. Al palato, il Barbaresco Sette Cascine è tutt’altro che equilibrato. L’alcolicità sfiora la soglia del bruciante ed è l’unico descrittore a restare in bocca, una volta deglutito il vino. Una percezione che fa sembrare ‘sotto spirito’ la frutta già avvertita al naso, che ritroviamo anche al palato. La disarmonia generale, dovuta all’alcolicità eccessiva, guasta una morbidezza, un’acidità e una sapidità altrimenti sufficienti. Lo stato evolutivo della vendemmia 2011? Vorremmo poterlo definire pronto, anche se temiamo si tratti piuttosto di una maturità destinata al viale del tramonto, a braccetto con la sola alcolicità. E l’abbinamento culinario? Preferiamo non suggerirlo, per questa volta.

LA VINIFICAZIONE

Riportiamo letteralmente dalla scheda tecnica fornita dalla casa produttrice, la Batasiolo Vini Spa (Dfr Spa, La Morra): “Vinificazione in rosso con lunga macerazione delle bucce, seguita da un oculato invecchiamento in botti di rovere per circa un anno ed un successivo affinamento in bottiglia di ugual durata”. Le uve Nebbiolo (100%) vengono raccolte sulle “colline situate sulla riva destra del fiume Tanaro che circondano Comune omonimo (Barbaresco, ndr), in provincia di Cuneo” e vendemmiate “dal 10 al 20 ottobre”. Sorprende la qualità di questo prodotto, non certo all’altezza della fama della Batasiolo Vini Spa, cantina situata nel cuore delle Langhe e attiva nel mondo del vino da più generazioni. Barbaresco Docg Sette Cascine Batasiolo.

“I fratelli Dogliani – si evince dal sito web aziendale – acquistarono nel 1978 la storica cantina Kiola in La Morra, fondata negli anni ’50 e costituita da sette cascine con vigneti situati nei più pregiati territori di vinificazione del Nebbiolo da Barolo. Acquistando questa importante cantina e aggiungendovi i terreni di famiglia, i Dogliani divennero proprietari di un’azienda vinicola che attualmente conta nove cascine e una superficie vitata di centosette ettari, di cui circa sessantuno coltivati a Nebbiolo da Barolo”. Il Barbaresco Sette Cascine è in vendita in Esselunga a un prezzo di sell-out tra i più bassi per questa tipologia di vino nell’intero panorama della Gdo italiana che ‘conta’. Ma quello che sorprende sono i soli 3-4 euro di “scarto” tra il Barbaresco e il Barolo della stessa casa vinicola. Un aspetto che, forse, i produttori vorranno approfondire prossimamente sulle pagine di vinialsupermercato.it.

Prezzo pieno: 12,70
Acquistato presso: Esselunga

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Vini al supermercato

Lacryma Christi del Vesuvio Rosso Doc Borgo San Michele, C.p.t. Cons. Prod. Tipici Srl

(3,5 / 5) Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce oggi un altro vino campano. E’ il turno dell’affascinante Lacryma Christi del Vesuvio Rosso Doc 2012 della linea Borgo San Michele, prodotto e imbottigliato dalla cantina C.p.t. Cons. Prod. Tipici Srl di Montefusco, Avellino. Una selezione di vini campani curata dall’enologo Antonio Pesce, che finisce sugli scaffali di diverse catene della grande distribuzione organizzata italiana.

Nel calice, Lacryma Christi del Vesuvio Rosso Doc 2012 Borgo San Michele si presenta limpido e trasparente, di un rosso rubino accesso, sgargiante. Intenso al naso e di complessità sottile, regala note floreali di viola mammola e frutta matura a bacca rossa. Lo spettro olfattivo si allarga anche a terziari speziati di liquirizia, in un sottofondo minerale. Al palato, Lacryma Christi del Vesuvio Rosso Doc 2012 Borgo San Michele colpisce per l’ottima sapidità, che rende i ritrovati sentori fruttati e speziati ancora più affascinanti.

Manca forse solo un po’ di corpo per poter considerare più che equilibrata la beva, ma l’alcolicità calda e la piacevole avvolgenza regalano comunque un palato di tutto rispetto per la fascia prezzo del prodotto. Intenso anche il retro olfattivo: una volta deglutito il vino lascia una scia mediamente fine, sufficientemente persistente (verso la sapidità). Maturo lo stato evolutivo della vendemmia 2012, che abbineremmo a piatti elaborati di carne (primi e secondi, senza tuttavia spingersi nel campo minato della selvaggina) e a formaggi stagionati, saporiti.

LA VINIFICAZIONE
Come da disciplinare della Doc, il Lacryma Cristi del Vesuvio Rosso 2012 Borgo San Michele è ottenuto dalla vinificazione in purezza di uve Piedirosso, note anche col nome di Palombina o Palummina e localmente chiamate “Per’ e Palummo”. I vigneti di provenienza sono quelli dell’area della Doc, alle pendici del Vesuvio, in provincia di Napoli. Terreni di chiara origine vulcanica quelli dove affondano le vigne, allevate a cordone speronato con una resa di 90 quintali per ettaro. La raccolta avviene in maniera manuale, nella seconda decade di ottobre.

Per evitare fermentazioni indesiderate, i grappoli vengono riposti in cassette di peso non superiore ai 20 chilogrammi. Giunta in cantina, l’uva che darà vita al Lacryma Christi del Vesuvio Rosso Doc Borgo San Michele viene macerata a freddo e sottoposta a una pressatura soffice. La fermentazione avviene a temperatura controllata e il mosto riposa in botti di rovere per 6 mesi. Il vino viene dunque commercializzato, dopo un ulteriore maturazione in serbatoi di acciaio inox e 3 mesi di affinamento in bottiglia.

Prezzo pieno: 8,94
Acquistato presso: Carrefour

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Damarino Sicilia Doc Bianco 2014, Donnafugata

(3,5 / 5) E’ solo uno dei tanti “volti del vino” che la casa vitivinicola siciliana Donnafugata cerca di conferire ai suoi prodotti. Damarino, ovvero la fusione tra un tralcio di vite, il suo grappolo, e il viso di una donna. La prosperità della natura e la grazia della femminilità. E di fatto Damarino Sicilia Doc Bianco 2014 Donnafugata è un vino ammiccante. Semplice, pur nella sua profonda essenza. Nel calice l’uvaggio Ansonica (Inzolia), in blend con una piccola percentuale di vitigni autoctoni, si presenta di un giallo paglierino intenso.

Al naso è ricco e avvolgente: la frutta a polpa bianca (pera, pesca) si fonde con note agrumate più austere, mitigate da sentori floreali di zagara e vegetali di macchia mediterranea, che ricordano la fresca salvia. Al palato la freschezza la fa appunto da padrona, nel ripetuto rincorrersi tra le note fruttate, agrumate e vegetali già percepite all’olfatto. Di buon corpo, nonostante la leggera alcolicità, Damarino Sicilia Doc Bianco 2014 Donnafugata si rivela rotondo, secco ed equilibrato.

Intenso, mediamente fine e sufficientemente persistente, ha uno stato evolutivo maturo e si presta a una consumazione entro i tre anni dalla vendemmia. Ottimo come leggero aperitivo, Damarino si abbina a piatti non troppo elaborati di pesce, per esempio bollito.

LA VINIFICAZIONE
Le uve Ansonica, conosciute anche con il nome di Inzolia, costituiscono la base prevalente del blend, profondamente legato al territorio siciliano. Le viti crescono nei vigneti Donnafugata situati nella Sicilia sud-occidentale, più precisamente alla Tenuta di Contessa Entellina e nei territori limitrofi, a un’altitudine che varia tra i 200 e i 600 metri sul livello del mare. I suoli sono di tipo franco-argilloso, ricchi in elementi nutritivi come potassio, magnesio, calcio, ferro, manganese, zinco.

La vite viene allevata col sistema della controspalliera, con pali in legno e fili in acciaio e potatura a cordone speronato, lasciando da 6 a 10 gemme per ogni pianta. La densità varia dalle 4.500 alle 6 mila piante per ettaro, con rese di circa 85 quintali (1,7 kg per pianta). L’Inzolia, in occasione della vendemmia 2014, è stata raccolta nella seconda decade di settembre. La fermentazione è avvenuta in acciaio, alla temperatura di 14-16 gradi. Il vino è poi affinato in vasche d’acciaio e in bottiglia per almeno due mesi, prima di essere commercializzato.

Prezzo pieno: 7,40
Acquistato presso: Carrefour

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Vini al supermercato

Gavi Docg Maddalena Massone 2015, Stefano Massone

(4 / 5) Prodotto e imbottigliato a Capriata d’Orba dall’azienda agricola Stefano Massone, il Gavi Docg Maddalena Massone è uno dei migliori prodotti ad uva Cortese per fascia prezzo nella grande distribuzione organizzata. In vendita esclusivamente nei supermercati della catena Il Gigante, arriva a costare poco più di 3,50 euro in promozione: un affare per quello che è in grado di offrire. La nostra degustazione è relativa alla freschissima vendemmia 2015. Di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, si offre spavaldo e complesso al naso, con sentori floreali e fruttati freschi (pesca, mela) e addirittura esotici (banana). Sullo sfondo richiami eleganti di mandorla amara. E una vena vagamente speziata, aristocratica, che ricorda la noce moscata. Al palato, il Gavi Docg Maddalena Massone denota corrispondenza gusto-olfattiva: ecco nuovamente la frutta (pesca e mela) ma soprattutto la speziatura di noce moscata. Vino secco di buon corpo, piacevolmente rotondo, fresco e sapido, raggiungerebbe la perfezione se fosse in grado di esprimere un pizzico di alcolicità maggiore, a far da contraltare alle note speziate. Ma l’equilibro è comunque raggiunto. Perfetto come fresco aperitivo, il Gavi Docg Maddalena Massone può essere abbinato a primi a base di verdure, frittate, secondi di pesce (dal carpaccio di spada al branzino), ma anche a formaggi non stagionati, alla pizza Margherita o al sushi giapponese.

LA VINIFICAZIONE

Per l’ottenimento di questo vino vengono utilizzate uve Cortese in purezza, provenienti dai 50 ettari di vigneti dell’azienda agricola Stefano Massone, dislocati nei Comuni di Carpiata d’Orba, Francavilla Bisio e Gavi, tutti in provincia di Alessandria, vero e proprio crocevia del triangolo Torino-Milano-Genova. I vigneti, allevati a Guyot, sono esposti a Sud-Ovest-Est a un’altitudine compresa tra i 240 e i 320 metri sul livello del mare. Le radici affondano in terreni compatti, argilloso marnosi. Quattromiladuecento le viti per ettaro, in grado di rendere 6.500 litri di vino per ettaro. Le uve vengono raccolte durante il mese di settembre, in parte meccanicamente e in parte manualmente. Vengono quindi sottoposte a una pressatura soffice e il mosto travasato in vasche termo condizionate con inoculo di lieviti selezionati. Terminata la fermentazione a temperatura controllata, il vino ottenuto viene travasato e lasciato ad affinarsi naturalmente. Dopo la precipitazione dei tartrati, che avviene in maniera naturale a freddo, il vino viene imbottigliato e lasciato a riposare per un breve periodo, prima della commercializzazione.
Prezzo pieno: 6,15 euro
Acquistato presso: Il Gigante
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Vini al supermercato

Barbera d’Alba Doc 2012 Egidio, Bosio Vini

(4 / 5) E’ un vino che cambia e si evolve col passare dei minuti nel calice il Barbera d’Alba Doc 2012 Egidio dell’azienda agricola Bosio. Nome importante per questo vino fermo, che richiama il fondatore Egidio Bosio, padre dell’attuale conduttore dell’impresa di Santo Stefano Belbo, Valter Bosio. Lo notiamo a prezzo stracciato in un ipermercato Finiper (Iper la Grande I) e fiutiamo l’affare: trattasi, come spiega un commesso, di una “promozione smaltimento”. Tutta la giacenza al 50%, per intenderci. Lo conserviamo qualche giorno in cantina, prima di dedicarci alla degustazione. La capsula si presenta in ottimo stato e dal collo della bottiglia comincia già a sprigionarsi una ventata di frutta.

Lo versiamo. Il calice si tinge di un rosso rubino intenso, con riflessi granati: limpido, poco trasparente, indice di ottima presenza polifenolica. L’unghia granata è la firma degli anni ormai trascorsi dalla vendemmia 2012, ma anche la conferma che il vino è stato affinato a lungo in barrique, come indica la scritta sotto al nome stilizzato “Egidio”. Al naso si libera la frutta rossa già percepita pochi secondi prima: ribes, lampone. Ma ecco anche percezioni speziate, di cuoio, liquirizia, tabacco e vaniglia. Un olfatto decisamente complesso. Al palato, il Barbera d’Alba Egidio Bosio si conferma vino di corpo, di alcolicità calda, ben calibrata con una sapidità non certo consueta, che sorprende a differenza di un’acidità che si conferma fresca, come richiede qualsiasi buon Barbera. I frutti rossi, come evidenzia la stessa etichetta descrittiva, “danzano” veramente in bocca assieme alle spezie e a chiari sentori di tostatura conferiti dal legno delle barriques. Poggiamo il calice, soddisfatti. E quando lo rialziamo per un altro sorso, ecco che ci troviamo al cospetto di nuove evoluzioni olfattive. Quelle vegetali. Al naso giungono sentori di alloro e rosmarino che si aggiungono a quelli fruttati e speziati già evidenziati in precedenza. Anche il palato si evolve e dà vita a una l’eccezione Intensa, tattile, di zafferano. L’ossigenazione, insomma, corona il buon affare compiuto da Iper. E il retro olfattivo intenso, mediamente fine e decisamente persistente dimostra ancora una volta (ce n’è davvero ancora bisogno?) che bere bene al supermercato si può, senza spendere cifre da capogiro. Il Barbera d’Alba Egidio Bosio si sposa alla perfezione col brasato, con formaggi a pasta molle (da provare con la Toma), ma anche con primi grassi ed elaborati.

LA VINIFICAZIONE
Si tratta non a caso del vino “top di gamma” dell’azienda agricola Bosio. Dalle vigne, tutte situate nell’area di Alba, giungono in cantina solo i migliori grappoli. Dopo la pigiatura e la prima fermentazione, il mosto viene sottoposto a fermentazione malolattica, in modo da ingentilire le spigolosità del vitigno favorendo la trasformazione dell’acido malico in acido lattico. Il vino riposa dunque in barriques di rovere francese per 18 mesi. Un anno e mezzo, dunque, prima di finire in commercio. Per acidità e tannino, il Barbera d’Alba Bosio si presta a un buon invecchiamento, anche se riteniamo vada consumato entro 4-5 anni dall’anno di vendemmia. Bosio Vini è una realtà ben consolidata del panorama piemontese, che dal suo quartier generale della frazione Valdivilla, strada Borelli 10, a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, distribuisce il proprio nettare in Europa e nel mondo, dal Canada all’Asia.

Prezzo pieno: 9,40 euro
Acquistato presso: Iper la Grande I (Finiper)

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Gewurztraminer Sudtirol Alto Adige Doc, Viticoltori Alto Adige

(4,5 / 5) Neppure 6 euro per il Gewurztraminer Sudtirol Alto Adige Doc della cantina Viticoltori Alto Adige. E’ la sorprendente promozione messa in atto dalla catena Ipercoop, per smaltire quelli che – evidentemente – erano dei “fondi” di magazzino dell’annata 2012.

Attualmente in commercio in Gdo, come spiega Stefan Unterhauser, Sales Assistant Germania e Unione Europea della cantina di Appiano, Bolzano, c’è già la vendemmia 2015, mentre la 2013 non è stata prodotta.

Ne approfittiamo per proporvi l’esito di una degustazione sorprendente, che dimostra come l’evoluzione in bottiglia di un bianco di tendenza come il Gewurztraminer, solitamente reperibile in pronta beva sugli scaffali dei supermercati italiani – dunque con annate più recenti, come la 2014 o, ormai, la 2015 – regali invece emozioni inaspettate, almeno ai più.

LA DEGUSTAZIONE
Di un giallo dorato acceso con riflessi verdolini, il Gewurztraminer Sudtirol Alto Adige Doc dei Viticoltori Alto Adige mostra già di aver passato indenne gli anni nei magazzini e sugli scaffali del supermercato. Al naso, alcun segno di appassimento sgradito.

Anzi: è spiccatamente fruttato, aromatico per la precisione: a note ancora fresche di litchi e pesca fanno eco quelle più strutturate dal tempo, di albicocca sciroppata e pera matura. Ecco poi le spezie: chiodi di garofano, zenzero, una punta di cannella, in piacevole contrasto con la freschezza conferita dai sentori di mentuccia.

Un naso davvero complesso. Che, solo per intenderci, avvicina questo Gewurztraminer alle percezioni olfattive di certi passiti. Al palato, poi, risulta rotondo, grazie evidentemente al buon apporto della glicerina, sostanza che conferisce morbidezza alla beva.

A dominare sono nuovamente le sensazioni fruttate e speziate già ritrovate al naso, in perfetta armonia tra loro. Un Gewurztraminer che, giunto a questa fase di maturazione ottimale, possiamo definire strutturato, molto caldo in termini di alcolicità, ma anche fresco (acidità) e sapido. Tutti elementi in perfetto equilibrio tra loro.

Ottimo anche il quadro retro olfattivo: molto intenso, spiccato e penetrante, fine e persistente. L’abbinamento perfetto è quello con il sushi. Ma restando in Italia, è ottimo non solo come aperitivo, ma anche per accompagnare secondi a base di pesce, crostacei o pietanze molto saporite e piccanti. Importante servire a una temperatura di 10-12 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Ci ha sorpreso constatare, visto l’esito della degustazione, che la cantina Viticoltori Alto Adige consigli di consumare questo prodotto entro 2-3 anni dalla data di vendemmia: noi di vinialsupermercato.it ci sentiamo di regalare a questo prodotto almeno altri 12 mesi di “vita”, certo consapevoli che la bottiglia diventi appannaggio di bevitori più esperti e consapevoli delle potenzialità del vitigno.

E a proposito, parliamo di un vitigno aromatico, autoctono del Sudtirol, come tiene a specificare la cantina sociale bolzanina, che raggruppa “circa 2.000 piccoli produttori locali, per lo più aziende agricole a conduzione familiare da tante generazioni che sono associate alle diverse cantine di spicco della Regione”.

La vite viene allevata col sistema della controspalliera, nei terreni compatti e ad alto contenuto di materiali calcarei e argillosi dell’Oltradige. La pigiatura avviene in maniera delicata, per non disperdere gli aromi. La decantazione è statica, con fermentazione a temperatura controllata. Il vino matura dunque 6 mesi in vasche di acciaio, prima di essere commercializzato.

Cosa ci insegna il Gewurztraminer Sudtirol Alto Adige Doc 2012? Che non tutti i bianchi “invecchiano” male. Anzi: se il supermercato vuole liberarsi degli avanzi con promozioni come questa (45% di sconto sul prezzo pieno) è bene approfittarne. Purché si sappia distinguere il “pacco” dall’affare. E anche per questo ci siamo noi ad aiutarvi.

Prezzo pieno: 10,90 euro
Acquistato presso: Ipercoop

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Vini al supermercato

Chianti Classico Docg 2012, Lamole di Lamole Santa Margherita

(4 / 5) Qualche perplessità per una capsula di sughero con un anomalo intaglio, nella parte a contatto con il vino, subito fugata dall’analisi olfattiva e gustativa. Ci siamo avvicinati così, con la paura di rimanere delusi dallo scherzo di un “tappo”, al Chianti Classico Docg 2012 Lamole di Lamole prodotto dal Gruppo Vinicolo Santa Margherita di Greve in Chianti, Firenze. Ai dubbi iniziali fa spazio, entro breve, la soddisfazione di aver trovato sugli scaffali della grande distribuzione organizzata italiana l’ennesimo prodotto “degno” di recare la fascetta Docg. E soprattutto di aver scovato (vera rarità) un ottimo Chianti – più in generale, un buon toscano – al supermercato. Passiamo dunque all’esame. Nel calice, il Chianti Classico Docg 2012 Lamole di Lamole si presenta di un rosso rubino accesso, con unghia tendente al granato. Al naso è eccezionale: un crescendo di percezioni, mentre il vino si apre col passare dei minuti, a contatto con l’ossigeno. Si passa da un’iniziale predominanza floreale e fruttata, di viola mammola, ciliegie e piccoli frutti a bacca rossa, all’evoluzione progressiva dei sentori terziari. Su uno sfondo speziato di zafferano, ecco sopraggiungere le erbe aromatiche: origano e alloro secco. Questo Chianti Classico diviene ancora più affascinante quando il Cabernet Sauvignon (utilizzabile da disciplinare per un massimo del 20%, in blend col vitigno principe del Chianti, il Sangiovese) fa bella mostra di sé, sfoderando la sua carica olfattiva caratteristica: il peperone verde. Una grande intensità ed eleganza che speriamo di ritrovare anche al palato. E non restiamo certo delusi: gran sapidità, anche se prevale un’acidità fresca che fa salivare, invitando alla beva. Di calda ma sontuosa alcolicità, il Chianti Classico Lamole di Lamole Santa Margherita regala anche in bocca le note tipiche dei piccoli frutti rossi e una tannicità giusta, ottimale. Un gusto dunque armonico, raffinato. A questo punto non può che chiudere il cerchio un retro olfattivo intenso, fine; e una Pai sufficientemente persistente, per una vendemmia 2012 pronta, con ulteriore margine di miglioramento in bottiglia. L’abbinamento perfetto? Quello con gli affettati e la carne alla brace in generale. Una sfida? Provarlo con la faraona alla birra.

LA VINIFICAZIONE

La vinificazione viene effettuata con macerazione di circa 7-10 giorni a una temperatura controllata di 24-26 gradi, in ambiente ridotto, con intervento di microssigenazione. Dopo 6 mesi in acciaio il vino viene immesso in botti grandi di rovere, dove affina. Le uve provengono ovviamente dall’area del Chianti Classico, a un’altitudine che varia tra i 350 e i 500 metri sul livello del mare. Il sistema di allevamento delle vigne è a cordone speronato e archetto chiantigiano: le radici affondano in un terreno ricco di scisti e arenarie di galestro, dunque di natura sedimentaria. La densità d’impianto varia dalle 3.300 alle 5.128 piante per ettaro, vendemmiate dal periodo che corre tra la fine di settembre e quella di ottobre. Alla storica cantina e vinsantaia, collocata su uno dei magazzini del Castello di Lamole, edificio risalente alla metà del Trecento, il Gruppo Vinicolo Santa Margherita ha negli anni realizzato una seconda cantina di vinificazione più moderna in Lamole, a poche decine di metri dalla piazza dominata dalla chiesa romanica di San Donato, oltre al nuovo polo produttivo di Greti in Chianti. Tradizione e futuro che, in questo angolo di Toscana, procedono di pari passo.
Prezzo pieno: 11,90 euro
Acquistato presso: Il Gigante
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Soave Doc Classico Terre del Vulcano, Corte Allodola Cantina Lidl

(4,5 / 5) Eccolo qui – ma non ditelo a Slow Food & Co. – un altro valido prodotto della cantina vini Lidl. Parliamo del Soave Doc Classico Terre del Vulcano, prodotto e imbottigliato all’origine dalla società agricola Corte Allodola di Monteforte d’Alpone, in provincia di Verona. La vendemmia sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it è la 2014.

LA DEGUSTAZIONE
Il Soave Doc Classico Terre del Vulcano Corte Allodola si presenta nel calice di un giallo paglierino con lievi riflessi verdognoli. Limpido, trasparente e intenso il colore che espirme. Come intenso risulta al naso: pulito, esente da anomalie, nonché elegante. La natura dei profumi va dal florale al fruttato.

Chiari i richiami a un delicato e fresco biancospino, ma anche alla margherita. Presenti anche note agrumate di limone, in uno sfondo minerale che sfocia – a vino ormai ben ‘aperto’ nel calice – in un punte speziate di zenzero che ci portano a definire l’olfatto complesso.

Ottime premesse, dunque, quelle che conducono all’esame gustativo. Al palato il corpo è buono, l’alcolicità calda. Il Soave Doc Classico Terre del Vulcano Corte Allodola risulta morbido, secco, leggermente più sapido che fresco: aspetto che ci porta a definire comunque la beva equilibrata, considerato che siamo di fronte a una tipologia di vino che fa della mineralità un’arma vincente.

In bocca troviamo mela, Pera Kaiser, mandorla. Ma a incuriosire è una curiosa nota di liquirizia dolce, che ci conduce verso un finale nuovamente fresco e sapido, di sufficiente persistenza. Fine e intenso anche il retro olfattivo. Maturo lo stato evolutivo per la vendemmia 2014. L’abbinamento in cucina? Ottimo come aperitivo, può essere servito in accompagnamento a piatti a base di pesce e verdura.

LA VINIFICAZIONE
La zona di origine di produzione del Soave Doc Classico Terre del Vulcano è quella del Comune di Monteforte D’Alpone e Soave, dove si trovano parte dei 40 ettari totali in conduzione dell’azienda agricola Corte Allodola.

Il suolo è di origine vulcanica, così come suggerisce lo stesso nome di fantasia assegnato a questo Soave Doc Classico realizzato in esclusiva per la catena di supermercati Lidl. La forma di allevamento prevalente è la tradizionale Pergoletta Veronese.

Le uve utilizzate, come da disciplinare, sono la Garganega e il Trebbiano di Soave, quest’ultimo addizionato con una percentuale del 15% rispetto all’uvaggio principe della zona. Corte Allodola, per i curiosi, è una società commerciale fondata nel 2013, cui rispondono due società agricole a conduzione famigliare, giunte alla quarta generazione.

Dai 40 ettari vitati, collocati interamente sul territorio del Veneto, provengono le uve che finiscono poi trasformate in un volume d’affari che si aggira sulle 600 mila bottiglie l’anno. Per Lidl, Corte Allodola non realizza solo il Soave ma anche il Pinot Grigio Veneto, il Rosso Veneto Igt, l’Amarone e il Ripasso.

Prezzo pieno: 3,99 euro
Acquistato presso: Lidl

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Ribolla Gialla Doc Collio, Cantina Produttori Cormòns

(3 / 5) Sono forse un po’ troppi 13 euro per le emozioni che è in grado di regalare la Ribolla Gialla Doc Collio Cantina Produttori Cormòns. La vendemmia sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it è la 2014. Non certo un’annata felicissima, ma non per questo il vino in questione ha subito un deprezzamento sugli scaffali dei supermercati italiani, che lo espongono in sell out tra i 12 e i 14 euro.

Di colore giallo paglierino intenso, con riflessi verdognoli, la Ribolla Gialla Doc Collio Cantina Produttori Cormòns si presenta limpida e trasparente. All’esame olfattivo risulta intensa, di carica “normale”.

Al palato prevale su tutto una buona sapidità, ben calibrata con le note agrumate. Di fresca acidità, si fa desiderare in quanto a corpo e alcolicità. Aspetti che ci condono a giudicare “debole”, complessivamente, la beva: sufficientemente equilibrata.

Il retro olfattivo si conferma leggero, mediamente fine. Poco persistente, per una vendemmia 2014 che speriamo di poter definire pronta, anche se i margini di miglioramento non sembrano poi così evidenti, visti i presupposti. Un vino, la Ribolla Gialla Doc Collio 2014 della Cantina Produttori Cormòns, che suggeriamo di abbinare ad antipasti leggeri e delicati. Oppure a primi come la zuppa di pesce e a secondi semplici (filetto di salmone o di trota salmonata), nonché alle carni bianche. Va prestata particolare attenzione alla temperatura di servizio: in inverno tra i 12 e i 14 gradi, mentre in estate non deve superare gli 8-10 gradi.

LA VINIFICAZIONE
La Ribolla Gialla Doc della Cantina Produttori Cormòns è ottenuta mediante vinificazione in purezza delle uve Ribolla gialla, la cui vendemmia inizia nelle prime settimane di settembre. Le uve vengono diraspate e macerate a freddo, al fine di conservare gli aromi. Segue poi la fermentazione a una temperatura controllata di 16 gradi, della durata di 15-20 giorni. Il vino viene quindi lasciato riposare per alcuni mesi, microfiltrato e dunque imbottigliato. L’affinamento avviene in gradi botti di acciaio. Nata sul finire degli anni Settanta, la Cantina Produttori Cormons è oggi costituita da oltre centocinquanta viticoltori che operano in una delle zone vitivinicole più vocate al mondo, il Friuli Venezia Giulia dalle zone vitivinicole più pregiate del mondo.

Prezzo pieno: 13,49
Acquistato presso: Iper

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Cerasuolo di Vittoria Docg 2014, Judeka

(4 / 5) Eccoci a recensire il secondo prodotto dell’Azienda vitivinicola Judeka, inserito di recente sugli scaffali della grande distribuzione organizzata. Dopo il Frappato Vittoria Doc, la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it si concentra sul Cerasuolo di Vittoria Docg 2014 Judeka. Un vino più austero del precedente, in grado di aggiudicarsi la medaglia d’argento al Decanter World Wine Awards 2014. Di fatto, le differenze sono tutte nell’utilizzo di differenti uvaggi: se il Frappato Vittoria Doc è ottenuto mediante vinificazione delle sole uve Frappato in purezza, il Cerasuolo di Vittoria, unica Docg siciliana, viene prodotto grazie al blend tra Nero D’Avola (60%) e lo stesso Frappato (40%). Nasce così un vino leggermente più alcolico, 13,5 gradi contro i 13% del Frappato, capace anche in questo caso – vera particolarità – di essere abbinato divinamente a piatti di pesce come il tonno al naturale, appena scottato, o all’aceto balsamico, oltre che a piatti della tradizione sicula e alla carne in generale. Nel calice, il Cerasuolo di Vittoria Docg Judeka si presenta di un rosso brillante. Al naso frutti a bacca rossa come lampone, amarena e melograno, su uno sfondo più austero e “legnoso” tipico del Nero D’Avola, con speziatura al pepe nero. Al palato è molto sapido, caldo, con i frutti rossi lunghi e carnosi che sembrano allungarsi direttamente dall’olfatto alle papille gustative. La freschezza della beva, assieme a un’alcolicità invitante, suggeriscono i sorsi verso un finale che richiama nuovamente amarena e lampone.

LA VINIFICAZIONE
La zona di produzione del Cerasuolo di Vittoria Docg Judeka è quella di Caltagirone, in provincia di Catania, dove ha sede la stessa cantina siciliana. L’impianto dei vitigni Frappato e Nero D’Avola è a controspalliera a cordone speronato, con una densità di 4.186 piante. La vinificazione avviene in maniera tradizionale, in rosso, con contatto con le bucce per 12-14 giorni a una temperatura controllata di 22-24 gradi, in vasche d’acciaio inox. Il vino, prima della commercializzazione, affina ulteriori 4 mesi in bottiglia. Il Cerasuolo di Vittoria Docg Judeka, vendemmia 2014, è un vino pronto, con ulteriore possibilità di migliorare dal punto di vista organolettico nei successivi 4 anni.

Prezzo pieno: 9,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Cannonau di Sardegna Doc Riserva 2011, Sella e Mosca

(3 / 5) La 2011 non è tra le annate pluripremiate, ma conserva comunque il fascino del vino da lungo affinamento il Cannonau di Sardegna Doc Riserva 2011 Sella e Mosca, imbottigliato all’origine dalla storica casa vitivinicola di Alghero, Sassari. Un vero affare trovarlo in promozione al supermercato. Si tratta di un prodotto differente dal Cannonau classico, a partire dallo stesso disciplinare di produzione che prevede un anno di affinamento in più di ottenere la qualifica “Riserva”. Nel calice si presenta di un rosso rubino carico, con unghia granata.

Al naso è intenso, elegante, complesso. Note floreali di viola predominanti, cui fa eco una speziatura ben marcata che richiama liquirizia, tabacco e cuoio. Non mancano le note fruttate di piccoli frutti di bosco e di prugna, che ritroviamo poi anche al palato, dove eleganza e finezza la fanno da padrona grazie all’evidente apporto delle note speziate conferite dal legno.

Cannonau di Sardegna Doc Riserva 2011, Sella e Mosca

Il Cannonau di Sardegna Doc Riserva 2011 Sella e Mosca si conferma così vino strutturato, di alcolicità calda ma non fastidiosa, piacevolmente rotondo e secco, di fresca acidità, correttamente sapido. Il tannino, per l’annata 2011, è giunto a una perfetta maturazione, con margini di ulteriore miglioramento nel medio termine. Un vino, dunque, equilibrato, di buona intensità e finezza retro olfattiva, persistente. Ottimo l’abbinamento con la selvaggina e, in generale, con i piatti di carne. Anche alla griglia.

LA VINIFICAZIONE
Le uve Cannonau vengono pigiate e diraspate prima di procedere a una macerazione a freddo per almeno tre giorni. In questo periodo avviene l’estrazione dalle bucce della sostanza colorante e dei tannini favorevoli al processo di lungo invecchiamento in storici fusti di rovere, secolari. La fermentazione avviene alla temperatura di 25-28°, per circa 12 giorni. I vitigno Cannonau viene coltivato nelle Tenute Sella e Mosca situate nel quadrante di Sud-Est, esposto ai venti del Grecale.

La raccolta avviene nel tardo autunno, quando alcuni acini cominciano ad evidenziare un leggero appassimento sulla pianta. Un altro prodotto, questo Cannonau Riserva, che dimostra l’ottimo lavoro in grande distribuzione della storica Sella e Mosca, fondata nel lontano 1899 dall’ingegnere Sella, nipote dello statista Quintino Sella, e dall’avvocato Mosca, due piemontesi che in Sardegna hanno trovato una nuova patria.

Prezzo pieno: 8,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

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La Segreta Rosso Doc Sicilia, Aziende agricole Planeta

(4 / 5) Si dice che se le fondamenta sono solide, sarà solida tutta la casa. Un principio che vorremmo fare nostro nel raccontarvi un pezzo di Sicilia da versare nel bicchiere di tutti i giorni: La Segreta Rosso Doc Sicilia, della casa vitivinicola Planeta di Menfi. Un vino base, dunque, che nel suo “piccolo” racconta la qualità con cui questa famiglia siciliana produce ed esporta il nettare di Bacco in Italia e nel mondo. Planeta La Segreta Rosso Doc Sicilia è il riuscito blend tra Nero D’Avola (50%), Merlot (25%), Syrah (20%) e Cabernet Franc (5%) che, nel calice, si presenta di un rosso rubino intenso.

La Segreta Rosso Doc Sicilia, Aziende agricole Planeta

Il naso, non a caso, richiama il nome stesso del vino: quella “Segreta” che non è nient’altro che il bosco che circonda la vigna dell’Ulmo di proprietà di Planeta, situata vicino a Sambuca di Sicilia, paese di origine araba che si affaccia sulle sponde del Lago Arancio. Troviamo dunque sentori boisé, boscosi, che conferiscono al vino una fruttata eleganza, accostati a quelli speziati di cacao, liquirizia e tabacco.

Una vena balsamica che si trasforma in grande freschezza al palato, dove Planeta La Segreta Rosso Doc Sicilia si scopre nuovamente fruttato, tannico al punto giusto, di corpo, caldo. Un vino che guadagna in morbidezza con l’ossigenazione, divenendo ancora più ruffiano e sapido. Perfetto compagno per piatti della tradizione culinaria mediterranea, si abbina ancor meglio alle carni e ai primi saporiti e ‘grassi’, molto conditi.

LA VINFICAZIONE
Prodotto per la prima volta nel 1995, anno di fondazione della casa vinicola Planeta, La Segreta Rosso Doc Sicilia è ottenuto dalla vinificazione delle uve provenienti dalle vigne Dispensa, Gurra e Buonivini. Tutte situate a un’altezza che varia tra i 100 e i 250 metri sul livello del mare. Merlot e Syrah vengono raccolti i primi di settembre, mentre il Nero d’Avola alla fine dello stesso mese. La vinificazione prevede una diraspapigiatura iniziale, seguita da un minimo di 10 e un massimo di 14 giorni di permanenza sulle bucce. L’affinamento avviene in acciaio inox. Viene infine imbottigliato nei primi giorni del mese di febbraio successivo all’anno di vendemmia e commercializzato.

Prezzo pieno: 7,49 euro
Acquistato presso: Carrefour

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Colline Novaresi Doc Spanna Santo Stefano, Zanetta

(3 / 5) Varchiamo appena i confini della Lombardia ed entriamo nella provincia piemontese di Novara con il Colline Novaresi Doc Spanna Santo Stefano prodotto dall’azienda vinicola Zanetta di Sizzano, vendemmia 2013. Nel calice si presenta color rosso rubino con riflessi granati, trasparente e luminoso, ma ha una fluidità che fa presagire una leggera carenza di corpo. Al naso è inizialmente timido con sentori pungenti e vinosi che però evolvono, lasciandolo respirare, verso la viola, la ciliegia, l’erba tagliata e sentori eterei. Il gusto è fruttato e rotondo, la ciliegia sotto spirito fa da padrona.

La vena fresca ed acida è bilanciata, giustamente tannico ed elegante. L’unico difetto è che lo troviamo leggermente sotto corpo, in bocca scivola un po’ via anche se la persistenza è buona, ma con 12,5% di alcol se lo può permettere. Un vino comunque interessante e gradevole, con un buon rapporto qualità prezzo. Si abbina a primi conditi, selvaggina, carni rosse, ma anche salumi e formaggi stagionati, insomma un vino a tutto pasto che vi consigliamo di degustare stappando la bottiglia almeno mezz’oretta prima.

LA VINIFICAZIONE
Il vino Colline Novaresi Doc Spanna Santo Stefano è prodotto con uve Spanna per il 90% e per il restante 10% con Vespolina e Uva Rara. Le uve spanna altro non sono che uve nebbiolo. Il nome spanna, in questa zona, deriva dalla lunghezza della potatura che veniva effettuata nella zona, lunga appunto una spanna. Dopo una breve macerazione, per esaltare i profumi varietali dell’uva, il vino Colline Novaresi Doc Spanna Santo Stefano prodotto dall’azienda vinicola Zanetta viene affinato prima in grandi botti di rovere per circa un anno e quindi in bottiglia per nove mesi. L’azienda Zanetta nasce nel 1940 ed è attualmente gestita dalla seconda generazione. Si trova a Sizzano, nel cuore delle terre coltivate a Nebbiolo. Con un complesso produttivo di 4000 mq, è specializzata nella coltivazione e vinificazione di uve Nebbiolo, Vespolina, Croatina, Uva Rara.

Prezzo pieno: 5,95 euro
Acquistato presso: Famila

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Lambrusco Rosè Lini 910, Lini Oreste e figli Srl

(5 / 5) Non può che attirare l’attenzione un’etichetta così curiosa sullo scaffale del supermercato. Obiettivo centrato nella forma e soprattutto nella sostanza quello della cantina Lini 910, con il suo Lambrusco Rosè.

Un prodotto fresco e moderno, adatto a un utilizzo quotidiano, eppure allo stesso tempo tutt’altro che convenzionale. Vino da tavola sì, insomma, ma con una marcia (o due) in più. Ottimo anche nel rapporto qualità prezzo.

LA DEGUSTAZIONE
Il Lambrusco Rosè Lini910 sorprende, di fatto, non appena versato nel calice. Prima operazione: dimenticarsi la “spuma” corposa di certi conventional Lambrusco, per fare spazio a una più volatile ed evanescente, che sparisce in fretta.

Mentre sotto prende corpo quello che pare l’incrocio, sulla tavolozza di un pittore, tra un rosa cerasuolo e le tinte tipiche del sidro di mela. Ed è proprio alla mela il richiamo più marcato che giunge al naso. Polpa di mela matura, unita a sentori di amarena e fiori di rosa. Speculare la percezione al palato, che anticipa un finale acidulo e rinfrescante.

Il Lambrusco Rosè Lini 910 accompagna la tavola di tutti i giorni e, più pretenziosamente, piatti a base di pesce o carni bianche, nonché pietanze a base di verdure cotte. Da provare con i primi della tradizione emiliana, come le lasagne alla Bolognese.

LA VINIFICAZIONE
Si tratta del blend tra uve Salamino (80%) e Sorbara (20%), vinificate mediante breve contatto con le bucce, sino a ottenere la tonalità voluta. La rifermentazione avviene in autoclave, per un periodo di 3 mesi, a temperatura controllata. Un procedimento utile a ottenere una “bollicina fine, migliorandone la digeribilità”.

Un Lambrusco, insomma, trattato alla stregua del Prosecco da una cantina, la Lini Oreste e figli Srl, sorta a Correggio (Reggio Emilia) nel 1910 e ancora oggi sulla cresta dell’onda, grazie a un profondo percorso di restyling del marchio e delle caratteristiche di un Lambrusco alla portata del consumatore moderno. Un vero e proprio unconventional Lambrusco.

Prezzo: 3,95 euro
Acquistato presso: Conad

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Bordeaux Réserve 2013, Barton & Guestier 1725

(3 / 5) E’ la regione vinicola più famosa al mondo che finisce con un suo “pezzo” sugli scaffali del supermercato. Parliamo del Bordeaux Réserve 2013 della storica Barton & Guestier 1725. Non certamente un “pezzo” da novanta, che comunque offre al consumatore l’opportunità di accostarsi (a buon prezzo) ai vini che hanno contribuito a rendere grande la Francia nel mondo. Il Bordeaux Réserve 2013 Barton & Guestier 1725 è un’Appellation Bordeaux Controlée.

Nel calice si presenta di un rosso profondo, impenetrabile. Al naso evidenzia note suadenti di piccoli frutti a bacca rossa, amarena e fragoline di bosco, in un contorno di vaniglia conferito dall’affinamento in legno. Al palato è nuovamente fruttato e minerale, sapido e di corpo. Rispunta la nota di vaniglia, che contribuisce a un quadro di buona morbidezza, con una punta speziata che non guasta.

Bordeaux Réserve 2013, Barton & Guestier 1725

Sufficientemente persistente il finale, così come l’eleganza conferita dal blend tra Cabernet Sauvignon e Merlot. Perfetto l’abbinamento con piatti a base di carni rosse e bianche, La casa produttrice Barton & Guestier, fondata nel 1725 dall’irlandese Thomas Barton e dal francese Daniel Guestier, è la più antica azienda in attività sul territorio di Bordeaux. I vini prodotti cominciarono a essere esportati principalmente in Irlanda, Inghilterra, Olanda e Stati Uniti. Oggi, la Barton & Guestier è invece un colosso che esporta dalla Francia in oltre 130 Paesi di tutto il mondo.

Prezzo pieno: 6,49 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Pignoletto spumante Brut Doc, Righi

(3 / 5) Un prodotto di fascia medio bassa come bollicina a tutto pasto, tant’è il Pignoletto Spumante Brut Doc prodotto da Righi a Campegine, Reggio Emilia. Non c’è da aspettarsi chissà quali emozioni, è un vino semplice, fresco e beverino. Il Pignoletto Spumante Brut Righi si presenta con una bella spuma e con una bollicina fine, non a catenella, ma diffusa nel bicchiere, il colore è giallo paglierino scarico e al naso è davvero delicato con leggeri sentori di buccia di mela. Al gusto fruttato con un’effervescenza quasi prepotente che sgrassa, ma che non rimane acidula, un retrogusto leggermente amarognolo, ma non pesante, digeribile, ordinario e leggero, solo 11,5% di alcol in volume. Si abbina ad aperitivi, antipasti, primi piatti, arrosti di carne bianca e formaggi freschi.

Quella del Pignoletto Spumante è una moda piuttosto recente, come tipologia di vino lo collochiamo tra un Pinot dell’Oltrepò e un Prosecco del Veneto di pari passo alla posizione geografica, una via di mezzo per gli amanti dei vini frizzanti o fan del Pignoletto che desiderano provare una versione innovativa magari anche in chiave cocktail del quale può essere un buon ingrediente. Il Pignoletto è un vitigno autoctono dell’Emilia Romagna diffuso in particolare nella zona di Modena e Bologna che si sta affermando come il vitigno bianco per eccellenza nella regione. In particolare, le uve utilizzate per il Pignoletto Spumante Brut Doc di Righi appartengono alla Doc Reno.

LA VINIFICAZIONE
La vinificazione avviene con il metodo Charmat in autoclave con una fase di maturazione sulle fecce fini di 30 giorni e ulteriori 60 giorni per accentuare le caratteristiche di finezza e aromaticità del vino, prima di essere imbottigliato. Righi appartiene al gruppo Cantine Riunite, Civ, nato nel 1950, che nel 2002 ha acquisito il gruppo Cantine Maschio arrivando ad essere il gruppo italiano leader nella produzione dei vini frizzanti.

Prezzo pieno: 5,39 euro
Acquistato presso: Bennet

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Lacryma Christi del Vesuvio bianco Doc, Mastroberardino

(4 / 5) Leggenda narra che dal pianto di Dio nacque la vite dalla cenere, sul vulcano Vesuvio. E vogliamo crederci, noi che il Lacryma Christi bianco di Mastroberardino l’abbiamo degustato fino all’ultima goccia. Retaggio importante quello che si porta sulle spalle questa Doc: nel vedere il Golfo di Napoli, unico lembo di cielo sottratto a Lucifero, Dio pianse. E dalle sue lacrime nacque la vite. Un vino pretenziosamente celeste, dunque, quello che finisce oggi sotto la nostra lente di ingrandimento, per la vendemmia 2014. Eppure così legato alla terra, a Madre Natura. A un suolo vulcanico che si esprime sotto forma liquida, nel Lacryma Christi del Vesuvio bianco Doc Mastroberardino, in tutta la sua mineralità.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice scivola d’un giallo paglierino tendente al dorato. Al naso arriva travestito di pesca matura, pera, agrumi, con speziatura che ricorda la cannella e la liquirizia. Al palato è suadente, come chi ti racconta una storia antica di cui vorresti conoscere in fretta il finale. In un contorno minerale delizioso, giustamente sapido, parla nuovamente di pesche, pere e buccia d’agrumi. Si dilunga, quasi ammandorlandosi. Sarebbe un peccato “sprecarlo” con l’antipasto, a meno che questo non sia d’alto livello. Ottimo piuttosto con piatti di pesce e crostacei, sia primi che secondi importanti e gustosi, perché capace con la sua freschezza e il suo corpo di reggerli alla perfezione. A una temperatura che non dovrebbe superare i 13 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Lacryma Christi del Vesuvio bianco Doc Mastroberardino è ottenuto mediante vinificazione di sole uve Coda di Volpe. I vigneti – di età media di 15 anni – sono esposti principalmente a Sud-Est, a un’altitudine di 170 metri sul livello del mare, con una densità d’impianto di 2.500 ceppi circa per ettaro, allevati a raggiera e spalliera con potatura guyot. La vinificazione è classica in bianco, in serbatoi di acciaio a temperatura controllata. Segue un periodo di affinamento in bottiglia per almeno un mese, prima della commercializzazione. Una storia di qualità, quella della famiglia Matroberardino, che affonda le sue radici oltre due secoli fa, in Irpinia, per la precisione nel Comune di Atripalda, Avellino.

Prezzo pieno: 12,49
Acquistato presso: Carrefour

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Sudtirol Alto Adige Lagrein Doc 2014 Cornaianum, Cantina Girlan

(4,5 / 5) Rotondo, vellutatamente tannico, armonico e persistente al palato. Non sorprende la finezza e la qualità del Sudtirol Alto Adige Lagrein Doc imbottigliato da Kellerei Cantina Girlan di Cornaiano in provincia di Bolzano, Alto Adige, vendemmia 2014. Sorprende di più averlo trovato sullo scaffale del supermercato. Sudtirol Alto Adige Lagrein Doc fa parte infatti della linea Cornaianum, etichetta creata appositamente per il canale gdo. Di colore rosso rubino con riflessi violacei, ha intensi sentori di viola e frutta rossa oltre a note speziate e boisè dovute all’invecchiamento in legno grande. E’ un vino caldo, ma non eccessivamente alcolico con i suoi 12,5% di alcol in volume. Il Lagrein Doc in Alto Adige si definisce il “vino della festa o il vino della staffa”, quello che si beve con gli amici fuori casa prima di congedarsi: un vino che invita alla convivialità, non smentito in questa versione prodotta da Girlan. Un vino davvero gradevole, con un ottimo rapporto qualità prezzo.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto con un’accurata selezione di uve Lagrein, vitigno autoctono altoatesino, per mescere le qualità di ciascun terroir e rafforzare l’unicità di un vino di qualità, Sudtirol Alto Adige Lagrein Doc di Girlan, pur essendo pronto, si presta ad un consumo anche nei 4 o 5 anni successivi. Si abbina a carni rosse, cacciagione e formaggi stagionati. Pur avendo una ridotta superficie vitata, l’Alto Adige si distingue sempre per l’ottima qualità dei vini prodotti, anche quelli destinati alla grande distribuzione, qualità che si ritrova tutta nell’Alto Adige Lagrein Doc di Girlan. La Cantina Girlan nasce nel 1923, per opera di 23 viticultori, nella località di Cornaiano in Alto Adige in un maso storico del Cinquecento. Attualmente conta 200 soci viticultori, dislocati in un’area di coltivazione dei vigneti di 220 ettari, nelle migliori zone produttive dell’Oltradige e della Bassa Atesina. Il Lagrein che, attenzione, si pronuncia “Lagrain” dal tedesco, è uno dei vini di punta del Sudtirol Alto Adige e negli ultimi anni sta riscuotendo enorme riscontro di critica e di pubblico. Un vino che degustato crea dipendenza, per parafrasare un famoso claim pubblicitario. E allora vogliamo concludere anche noi, romanticamente: “Un Alto Adige Lagrein Doc di Girlan è per sempre”.

Prezzo pieno: 7,99 euro
Acquistato presso: Famila

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