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vini#1

Etna Bianco Doc 2015, Planeta

Degustiamo oggi l’Etna Bianco D.O.C., annata 2015. Nasce come detto da suolo vulcanico all’interno della DOC Etna da sole uve Carricante parzialmente vinificate in legno. Il Carricante è un antico vitigno autoctono siciliano a bacca bianca così chiamato per la sua abbondante produttività che ha trovato nell’ambiente montano dell’Etna il suo ambiente ideale. Il vino si presenta giallo paglierino chiaro con riflessi verdi appena accennati.

Al naso emergono da subito note di frutta a bacca bianca, susina e pesca bianca, ed una leggera nota erbacea aromatica cui fanno seguito le evidenti note minerali. In bocca risulta pieno, di corpo, l’acidità è ben bilanciata dalla morbidezza probabilmente dovuta al parziale utilizzo di legno ma è la grande sapidità che sorprende e che invoglia la beva. In bocca ritroviamo tutte le note fruttate sentite al naso ma è la mineralità che diventa più evidente. Buona la persistenza.

Un vino bianco che coniuga in un sol bicchiere la tradizione del territorio con la modernità di un vino agile, il carattere vivido delle pendici vulcaniche con l’anima mediterranea di un bianco non banale. Senza dubbio ottimo abbinato a preparazioni di pesce… ma ci piace pensarlo anche con dei formaggi freschi o, visto che le giornate si allungano e si avvicina la bella stagione, anche servito come aperitivo accompagnato solo da qualche semplice stuzzichino.

LA VINIFICAZIONE
Le uve 100% Carricante, raccolte in cassa, vengono subito refrigerate ad 8 gradi, selezionate a mano e inviate ad una leggera pigiadiraspatura e a pressatura soffice. Il mosto decantato viene travasato e fermenta a 15 gradi, in acciaio inox e 15% del mosto in tonneaux. Il vino così ottenuto rimane sino a febbraio sulle fecce fini con continui rimescolamenti.

Planeta è oggi un punto di riferimento dell’enologia siciliana, in quanto capace di raccontare le varie sfumature enoiche che l’isola sa offrire. Lo fa forte di sei differenti cantine poste in sei zone (Sambuca di Sicilia, Menfi, Vittoria, Noto, Etna, Capo Milazzo), in sei differenti terroir, così da poter raccogliere e trasmettere le peculiarità dei vari vini e vitigni. “Nei posti belli si fa il vino buono”, disse Francesca Planeta in un’intervista alcuni anni fa. E così, quasi inseguendo il Genius Loci dei Latini, oggi i Planeta ci portano sul versante nord dell’Etna nella cantina di Feudo di Mezzo. La cantina nasce nel mezzo di una vecchia colata lavica del ‘500 e seguendo la filosofia dell’azienda è costruita in modo da integrarsi perfettamente nel territorio.

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vini#1

Trentodoc Pas Dosé 2008 Alperegis, Rotari

E’ una delle eccellenti “bollicine” del parco vitivinicolo italiano, sempre più garanzia di qualità tra i vari produttori. Parliamo del Trento Doc 2008 Alperegis di Rotari. All’esame visivo il vino, di coloro giallo oro carico, presenta un perlage costituito da filamenti ben distinti e ordinati, persistenti, e una spuma spessa e compatta. Al naso ecco il tipico sentore di crosta di pane, di buona eleganza, impreziosito da note mielose e mandorlate, nonché da frutti maturi che virano sull’esotico.

Uno spumante, questo Trento Doc di Rotari, che riserva un forte impatto gessoso in entrata della beva. Nonostante gli anni trascorsi conserva una buona freschezza, conferita da note di agrumi e boisé che si mescolano a una percezione aromatica che ricorda il caramello. Al palato anche note di frutta sciroppata, prima di una chiusura pulita e asciutta. Una beva infinita, dalla quale è difficile staccarsi. Perfetto come aperitivo “gourmet”, si abbina alla perfezione ai crudi di pesce.

LA VINIFICAZIONE
Le uve Chardonnay vengono raccolte nella piana Rotaliana a un stadio di maturazione più avanzato rispetto a quelle destinate alla produzione di altri spumanti. Ciò consente di ottenere dei vini base con acidità più controllata, ma ancora fragranti in termini di freschezza aromatica. La fermentazione malolattica totale del vino base riduce ulteriormente l’acidità a vantaggio della morbidezza e della pienezza gustativa. Il Trento Doc 2008 Alperegis Rotai è stato affinato 60 mesi sui lieviti. Scelta importante nella produzione di questo spumante è quella del lievito, privilegiando alcuni ceppi che apportano rotondità al gusto grazie alla cessione di mannoproteine.

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Vini al supermercato

Vini al supermercato, degustazione alla cieca: ecco i migliori dell’Oltrepò pavese

Bottiglie “fasciate” con la stagnola e lista “muta” dei vini in batteria. Tante conferme e qualche sorpresa alla degustazione alla cieca di vini dell’Oltrepò pavese organizzata dal Consorzio di Tutela oltrepadano. Ospiti del direttore Emanuele Bottiroli, abbiamo testato 57 referenze destinate agli scaffali dei supermercati italiani.

Quindici le tipologie: spumanti bianchi, rosati, Pinot nero vinificato in bianco, Pinot grigio, Bianco Provincia di Pavia, Riesling, Pinot nero vinificato in rosa, Bonarda, Rosso Oltrepò pavese, Pinot nero vinificato in rosso, Barbera, Buttafuoco, Moscato e, infine, Sangue di Giuda. Ecco dunque, suddivisi per categoria, i vini migliori per ognuna delle categorie. Al servizio Gaia Servidio, della Segreteria del Consorzio.

Spumanti bianchi (prima batteria): Brut Castel del Lupo s.a.
Spumanti bianchi (seconda batteria): Gianfranco Giorgi 2013, Cantine Giorgi (vincitore assoluto di categoria)

Spumanti rosati (charmat): V.S.Q. Extra Dry Cuvée Eleonora, Giorgi
Spumanti rosati (metodo Classico): Maison Royale 2012, Az. Agr. Tenuta Elisabet di Pagani Elisabetta (Terre Lombardo Venete Group)
Spumanti rosati (menzione speciale): Rosé Mornasca, Cascina Gnocco

Pinot Nero vinificato bianco: Cantine Francesco Montagna (Broni)

Pinot Grigio e Bianco Provincia di Pavia: presenti solo – rispettivamente – La Diana di Cantine Giorgi e il Bianco di Tenuta Elisabet

Riesling: Giorgi 2015

Pinot nero vinificato rosa: Cantine Francesco Montagna (Broni)

Bonarda (batteria 2016): Bronis 2016, Terre d’Oltrepò (la spunta nel testa a testa con C’era una volta di Losito e Guarini); menzione speciale per La Brughera di Cantine Giorgi

Bonarda (batteria 2015, pari merito): Quaquarini e Conte Vistarino

Rosso Oltrepò Pavese: Avalon 2015, Tenuta Elisabet

Pinot nero in rosso: 7 stelle 2014, Az. Agr. Torti

Barbera: Az. Agr. Torti, vendemmia 2015; menzione speciale per Le Vignole della Società Agricola Fratelli Guerci di Guerci Claudio Cesare & C., Casteggio.

Buttafuoco: Quaquarini 2015

Moscato: Guarini per tipicità; La Signora 2016 di Castel Del Lupo (Calvignano)

Sangue di Giuda: Losito e Guarini

IL COMMENTO DEL CONSORZIO
“Abbiamo registrato una grande adesione di aziende a questa degustazione con vinialsupermercato.it – dichiara il direttore Emanuele Bottiroli (nella foto, a sinistra), direttore del Consorzio di tutela vini Oltrepò pavese – sia perché è un media molto seguito, sia perché oggi la presenza in Gdo dei vini dell’Oltrepò pavese è ancora tutta da spiegare. Molte volte non viene percepita per come effettivamente si presenta a scaffale: ovvero con grandi produttori che abbinano un rapporto qualità prezzo eccezionale, e lo garantiscono al consumatore. Invece l’Oltrepò si vede ancora purtroppo per quei fenomeni di taglio prezzo sui quali anche il Consorzio è concentrato, con l’obiettivo di renderli sempre più un fenomeno residuale, accendendo l’attenzione rispetto alla qualità che invece in grande distribuzione organizzata i produttori, in particolare quelli di filiera, portano con le loro referenze”.

“Referenze – continua Bottiroli – che partono dal Bonarda dell’Oltrepò pavese Doc che all’anno rappresenta 23 milioni di bottiglie, per finire poi in altri ambiti di alta gamma, rappresentati dal Metodo classico, dal Pinot nero e da vini dal profilo qualitativo molto interessante come il Buttafuoco e il Buttafuoco storico, che in Gdo si colloca quasi alla stregua dell’enoteca. Per non dimenticare i Riesling, venduti a un rapporto qualità prezzo vantaggioso per chi acquista”.

Per il Consorzio di tutela Vini Oltrepò pavese, la Gdo è “un’opportunità”. “Perché si può fare story telling territoriale”, spiega Bottiroli. “Per farlo – spiega il direttore – bisogna lavorare molto sul brand. Il brand Oltrepò pavese dev’essere la garanzia di questo terroir di 13.500 ettari di vigneti, 1.700 aziende vinicole impegnate e, per lo più, una tradizione contadine che è anche valoriale. Dentro una bottiglia in Gdo di Oltrerpò pavese, c’è la storia di tante famiglie che, da generazioni, coltivano i vigneti per fare qualità. La grande distribuzione è quindi certamente il mercato del futuro. Un luogo, questi supermercati, dove si incontra il cliente che purtroppo si incontra sempre meno in enoteca e si incontra, con ulteriore difficoltà, nella ristorazione”. Ed è su questa “sfida” che si concentra gran parte dell’impegno del Consorzio Oltrepò pavese. Su quella che, per dirla con Bottiroli, è la “percezione delle nostre etichette”.

Ma come si garantiscono, assieme, gli interessi di chi vede la Gdo come la gomorra del vino e chi, invece, con la Gdo campa? “Fortunatamente – risponde Emanuele Bottiroli – il nostro territorio presenta diversi modelli aziendali. C’è chi coltiva l’esclusivo interesse di posizionarsi nel mercato dell’Horeca e chi ha bisogno di lavorare nella Grande distribuzione in equilibrio tra vini quotidiani e vini di fascia medio-alta. Per tutti il Consorzio sta cercando di dotare tutta la sua Doc di fascetta di Stato: uno strumento che è garanzia per il consumatore, in termini di tracciabilità e di autenticità. Il nostro Cda ha già approvato questo iter nell’ambito di una revisione dei disciplinari che è un piano molto ampio che sta arrivando a compimento. L’altro tema è cercare di smettere di demonizzare un canale in sé e per sé: oggi in grande distribuzione ci sono grandi Champagne, grandi bollicine italiane, grandi vini da lungo affinamento. E dunque è ora di smettere di dire che soltanto le enoteche o il ristoratore stellato può proporre vini di qualità”.

E-COMMERCE E GDO A CONFRONTO
E l’e-commerce del vino? “E’ un fenomeno – commenta Bottiroli – che vedo con un po’ di preoccupazione. E’ completamente spersonalizzante. Oggi è ormai comune vedere catene come Esselunga, Iper o Carrefour che dedicano corsie molto belle e molto attrezzate nell’ambito della comunicazione dei vini e dei loro abbinamenti in cucina, addirittura con indicazioni sulla temperatura di servizio. L’e-commerce rischia invece, al contrario, di allontanare una zona rurale come la nostra dal consumatore, lavorando solo sui brand. Credo che in questa Italia che guarda sempre più all’estero, ci sia un modo per valorizzare il vino agli occhi del consumatore italiano, anche dicendo alla casalinga di Voghera che può bere spendendo il giusto, non pensando però di comprare sempre vini in taglio prezzo al posto di vini venduti al giusto prezzo. Un dialogo che va cercato con strumenti e intensità nuova”.

LA DEGUSTAZIONE
Parole tutte condivisibili, quelle di un direttore e di un Consorzio che, dal giorno seguente l’attentato alle Cantine Vistarino, sembrano aver preso in mano con il giusto piglio la situazione. E finalmente. Dalla parte dell’ente di via Riccagioia 48 a Torrazza Coste (Pv), l’indubbia qualità del vino oltrepadano. Espressa fuori e dentro la Gdo. Sugli scaffali dei supermercati italiani si trovano prodotti di assoluto valore come quelli di Cantine Giorgi. Lo spumante Metodo classico Pinot nero Docg Gianfranco Giorgi si porta a casa con 14,60 euro in Gdo. Un regalo. E’ ottenuto da uve Pinot Nero 100% provenienti dalle zone più vocate, nei comuni di Montecalvo Verseggia, Santa Maria Della Versa, Rocca De Giorgi, ad un’altitudine compresa tra i 250 e i 400 metri sul livello del mare, in terreni calcarei argillosi.

Ottimo anche, per rimanere tra i vini migliori decretati da vinialsuper nella categoria “Spumanti bianchi”, lo Charmat proposto da Castel del Lupo, azienda agricola di Calvignano che, per il suo Pinot Noir Brut biologico, fa seguire alla fermentazione delle uve in vasche d’acciaio un ulteriore affinamento sui lieviti di circa quattro mesi in autoclave, dopo la presa di spuma. Prezzo? 7,50 euro al supermercato.

Cambiamo categoria per assistere a un altro trionfo di Cantine Giorgi. Tra gli “Spumanti rosati Extra Dry” dell’Oltrepò la spunta Cuvée Eleonora: 7,90 euro il costo di un nettare fragrante come un biscotto.

Tra i Metodo classico Rosè ecco spuntare il Cruasè Maison Royal 2012 dell’azienda agricola Tenuta Elisabet di Pagani Elisabetta, gruppo Terre Lombardo Venete Spa. Un 100% Pinot nero proveniente dai vigneti di Borgo Priolo, Montebello della Battaglia e Torrazza Coste. Raccolta manuale, pressatura soffice dei grappoli anticipata da una preziosa criomacerazione delle uve a 5 gradi. Lieviti selezionati e fermentazione in acciaio per 20 giorni, prima dell’affinamento della durata di 6 mesi, sempre in acciaio, malolattica, tiraggio a marzo e maturazione sur lies per almeno 36 mesi. Uno spumante cremoso, dalla bollicina finissima, suadente già dai riflessi aranciati di cui colora il calice. Prezzo folle (in positivo, ovviamente): solo 8 euro al supermercato.

Menzione speciale (e approfondiremo quanto prima il discorso) per il Rosè Mornasca Spumante Metodo Classico Igt di Cascina Gnocco. Questa cantina di Mornico Losana stupisce con uno dei suoi prodotti di punta del Il “Progetto Autoctoni”, che “nasce dal desiderio di raccontare il territorio utilizzando solo uve originarie dell’Oltrepò Pavese, e in particolare una varietà di uva rossa, la Mornasca, che alcuni secoli fa si sviluppò in alcuni vigneti siti nel comune di Mornico Losana. Con questa idea in mente, da qualche anno abbiamo abbandonato la produzione di altri vini che, seppur ottimi e di gran successo, ottenevamo con uve non autoctone dell’Oltrepò Pavese”. Chapeau. E una promessa: verremo presto a farvi visita, in cantina.

Cantine Francesco Montagna di Broni sbaraglia la concorrenza alla cieca nella categoria Pinot nero vinificato in bianco. Da dimenticare c’è solo il packaging, che fa eco a un sito web di difficile lettura. Ma se ciò che conta è il vino, non si discute: il prodotto, sullo scaffale per soli 4,99 euro, è validissimo. Sottile e finemente fruttato. Un vino in giacca e cravatta, seduto alla tavola di tutti i giorni.

Il Pinot grigio è di Giorgi: La Diana 2016 è in vendita a 7,60 euro. Il Bianco Provincia di Pavia 2015 di Tenuta Elisabeth: bel bere, per meno di 3 euro.

Nella categoria “Riesling”, il 2015 delle onnipresenti Cantine Giorgi (euro 6,90) la spunta per un soffio sul frizzante 2016 della linea Bronis, Terre d’Oltrepò.

Il miglior Pinot nero vinificato in rosa è quello di Cantine Montagna. Del pack abbiamo già parlato. Del vino non ancora: gioca “facile” in batteria con la referenza proposta dall’azienda agricola Losito e Guarini, che con l’intera linea “Le Cascine” si gioca letteralmente la faccia in Gdo (ed è uno di quei marchi che non fanno certo il gioco dell’Oltrepò pavese, con continui tagli prezzo sotto i 2 euro). Meglio parlare, dunque, di chi trionfa. Il Pinot nero vinificato resè Op Doc di Cantine Montagna è un dignitosissimo vino da tavola, dal bouquet fruttato ed aromatico di sufficiente qualità. Prezzo: 4,99 euro.

Lunghissima, invece, la lista di Bonarda proposti in degustazione. La spunta, per la vendemmia 2016, l’azienda agricola Quaquarini Francesco di Canneto Pavese (5 euro), a cui è andato il riconoscimento come “Miglior cantina Gdo 2016” di vinialsuper. La consegna della pergamena a Umberto Quaquarini è avvenuta in Consorzio, proprio in occasione della degustazione. Nello specifico del tasting alla cieca di Bonarda, si tratta di un pari merito con Conte Vistarino di Pietra de’ Giorgi (prezzo che si aggira tra i 5,90 e i 5,95 euro al supermercato). Menzione speciale, tra i 2015 degustati, per il Bonarda Bronis: altro riconoscimento, dunque, per questa linea di Terre d’Oltrepò. E sorprende il Bonarda La Brughera di Giorgi, cui sentiamo di riconoscere il premio della critica, scevro dalle logiche della Gdo: vino, addirittura, di ossimorica prospettiva. Provate a scoprirne il tannino.

Passiamo alla categoria “Rosso Oltrepò pavese” per trovare sul gradino più alto del podio lo strepitoso Rosso Op 2015 Avalon di Tenuta Elisabet. Sapiente mix di Barbera e Croatina da terreno calcareo argilloso. Il segreto sta nell’affinamento, che avviene solo parzialmente in inox per 12 mesi, mentre il resto destinato a tonneau e botte grande. Segue assemblaggio e chiarifica, prima dell’imbottigliamento. Sullo scaffale per poco più di 2 euro: provatelo.

Il miglior Pinot nero vinificato in rosso è dell’azienda agricola Torti. “L’eleganza del vino”, è il claim della cantina di frazione Castelrotto 6, a Montecalvo Versiggia. Uno charme che si esprime nella vendemmia 2014 del Pinot nero Op Doc 7 Stelle. Un nobile, tra i nobili dell’Oltrepò: profumo etereo e buona complessità al palato lo rendono un vino degno di piatti importanti, anche al di là di quelli della tradizione oltrepadana. Prezzo: dai 9,50 ai 12 euro.

Altro successo per Torti nella categoria Barbera Doc, in vendita dai 9 agli 11,50 euro. La vendemmia premiata è la 2015. Menzione particolare per il Barbera Op Doc 2011 Le Vignole della Società Agricola Fratelli Guerci di Guerci Claudio Cesare & C. (Località Crotesi 20, Casteggio). Otto euro il prezzo a scaffale di questa vera e propria gemma, la cui vinificazione prevede una macerazione sulle bucce di 15 giorni. “Un tempo il vigneto più piccolo era anche il più curato e prezioso tanto da essere affettuosamente chiamato Vignola. Oggi in questo amato terreno la famiglia Guerci produce con passione la sua Barbera. Un vino profumato, di carattere. Un vino di cui innamorarsi”. Nulla di più vero delle parole usate dalla stessa azienda, per presentare il proprio rosso.

Per il Buttafuoco si presenta in degustazione il solo Quaquarini (dov’è Fiamberti?) con la vendemmia 2015. Il premio per il miglior Moscato si divide tra la tipicità di Losito & Guarini – che guadagna punti in Gdo con tutta la linea “C’era una volta”, capace di spuntarla nel tasting anche nella categoria “Sangue di Giuda” – in vendita tra i 5,90 e i 6,90 euro, e il caratteristico taglio del Moscato 2016 La Signora della società agricola Castel del Lupo di Calvignano (prezzo: 6,50 euro). Un taglio, per intenderci, che lo avvicina di molto a quello piemontese.

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Trebbianino Val Trebbia Doc Colli Piacentini Bio, Lidl

(3 / 5) Lidl si affida a una consolidata realtà del Piacentino per proporre alla propria clientela – sempre più eterogenea – quello che per l’Emilia Romagna del vino è un vero e proprio must: il Trebbianino Val Trebbia Doc Colli Piacentini. A produrlo, e nella versione bio, sono le Cantine Bonelli di via Roma 86 a Rivergaro, borgo a 20 chilometri da Piacenza. Un blend composto al 60% da Ortrugo, 30% Malvasia di Candia aromatica, più un 10% di Trebbiano e Sauvignon.

Nel calice, il vino si presenta di un giallo paglierino brillante. La frizzantatura, ottenuta mediante metodo Charmat per la durata di tre mesi, regala “sfere” di pregevole finezza. Al naso, questo Trebbianino si rivela corrispondente alle attese: pulito, anche se non intenso. A impreziosirlo è certamente la Malvasia di Candia, con la sua aromaticità. Ad un’attenta analisi, anche il Moscato contribuisce a rendere piacevole il bouquet.

Il palato è lineare, semplice. Come dev’essere quello di un Trebbianino “quotidiano”. L’aggiunta limitata di solforosa non pesa affatto sulla beva, che sfodera anzi maggiore carattere rispetto all’olfatto. Un vino di facile abbinamento in occasione dell’aperitivo, tanto versatile da risultare utile a tutto pasto. Da consumarsi a una temperatura di servizio tra gli 8 e i 10 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Il Trebbianino Val Trebbia Doc Colli Piacentini proposto da Lidl e imbottigliato da Cantine Bonelli è ottenuto mediante tradizionale vinificazione in bianco. La separazione dalle bucce è immediata. La fermentazione è lenta, a temperatura controllata di circa 15 gradi. Non a caso, il Trebbianino è il vino più rappresentativo di Cantine Bonelli. Il fondatore Anacleto lo creò negli anni Cinquanta e lo intitolò alla Val Trebbia, sua zona di produzione. Ha ottenuto la Doc nel 1975 e da sempre l’etichetta è caratterizzata dalla mappa stilizzata del territorio. “Il nostro impegno nella sostenibilità del territorio – spiega l’azienda, oggi gestita dai nipoti – ci ha spinti a produrre il Trebbianino Val Trebbia D.O.C. Colli Piacentini in versione Bio”.

Prezzo: 2,29 euro
Acquistato presso: Lidl

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Falanghina Campania Igt 2016 Strangolagalli, Fattoria Alois

(4 / 5) Pluripremiata a livello nazionale per i prodotti destinati al mercato horeca, Fattoria Alois propone in qualità di imbottigliatore una linea di vini campani per la Gdo, appoggiandosi per la distribuzione a Caviro, la cooperativa emiliana del Tavernello (progetto Dalle Vigne). E lo fa con buoni risultati.

Sotto la lente di ingrandimento di vinialsuper finisce oggi la Falanghina Campania Igt Strangolagalli 2016, messa in bottiglia da Fattoria Alois Azienda Agricola Srl nello stabilimento di via Ragazzano, località Audelino di Pontelatone, in provincia di Caserta. Il vino si presenta di un giallo paglierino intenso, con riflessi dorati. Al naso è intensa, aromatica. Le note floreali fresche di ginestra e macchia mediterranea si mescolano piacevolmente a quelle fruttate (pera su tutte, ma anche banana).

Un olfatto che rivela una componente “minerale” importante, poi confermata da un palato sapido. In bocca, la Falanghina Strangolagalli svela un’acidità sostenuta, che gioca a rinfrescare la beva e a chiamare – assieme alla percezione di soluzione salina – il sorso successivo. Un vino decisamente secco, di alcolicità moderata (12.5%) ma comunque capace di scaldare e stuzzicare il palato, anche grazie a una chiusura agrumata, ravvivata da una spruzzata di polvere di zenzero ed anice. In cucina, perfetto l’abbinamento della Falanghina Strangolagalli ad antipasti leggeri e primi a base di frutti di mare. Un vino che si adatta bene anche a minestre o zuppe di verdura.

LA VINIFICAZIONE
La Falanghina è un uvaggio autoctono della Campania, che negli ultimi anni si sta imponendo sul mercato in maniera dinamica, proponendo versioni spumantizzate accattivanti. Strangolagalli è invece la versione ferma: quella fedele alla tradizione. Per mantenere e dare risalto agli aromi tipici del vitigno, la vinificazione avviene in maniera classica, con l’utilizzo dell’acciaio.

Prezzo: 6,90 euro
Acquistato presso: Esselunga

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L’Impertinente Crémant de Limoux Aoc Brut, Sieur d’Arques

(4,5 / 5) Capita spesso di leggere, prima di stendere la recensione di un vino, le impressioni della casa produttrice riportate sulla controetichetta. A tal proposito il vino in questione, come tanti reperibili sugli scaffali dei supermercati Lidl, non regala un ventaglio dignitoso di informazioni. Ma da una più attenta analisi sul web, il sito tedesco della catena di (ex) discount, suggerisce un accostamento de L’Impertinente Crémant de Limoux Aoc Brut (sboccatura gennaio 2016) agli antipasti.

Umili, almeno per una volta, i tedeschi. In realtà, questo Metodo Classico acquistabile per meno di 6 euro da Lidl, supera alla grande la nostra prova del calice. Candidandosi “sul campo” ad abbinamenti ben più strutturati d’un semplice entrée. E, non ultimo, a una menzione particolare tra le bottiglie “qualità-prezzo” acquistabili nel panorama italiano della Gdo.

Una spuma corposa, bianca, lascia presto spazio al giallo paglierino di uno spumante che rivela – già alla vista – buone caratteristiche. Il perlage, ovvero la “bollicina”, è fine e l’effervescenza è persistente. Al naso, L’Impertinente Crémant de Limoux Brut si presenta spavaldo: una carica intensa di sentori che richiamano, assieme, l’esotico e l’agrumato. Il leitmotiv è quello della crosta di pane e del burro, tipico dei lieviti. Poi cocco per la parte esotica; pompelmo e scorza di arancia e limone per la parte “acre”, unita a sentori (più vaghi) che ricordano il sidro di mele.

L’impronta minerale all’olfatto non manca, ma sarà ancora più evidente al palato. E’ qui che L’Impertinente da il meglio di sé. Giustificando il nome. Di fatto, eleganza mista a carattere: ecco spiegata l’accattivante etichetta. La “bolla” di questo Brut francese è di quelle che si fanno sentire, ma senza infastidire. A sorprendere è soprattutto la struttura di uno spumante che rischia davvero di essere preso sottogamba, per il prezzo al pubblico. E non è un discorso legato all’alcolicità, che si limita ai canonici 12,5%. Acidità viva, rotondità al limite della “poca morbidezza” e uno spunto minerale di rilievo spostano la lancetta verso durezze che raccontano un’equilibrio non canonico, quasi da ossimoro. L’equilibrio dell’impertinenza, per l’appunto.

Di nuovo le note fruttate d’agrume, che s’uniscono stavolta a una chiusura tutt’altro che facile, capace di riportare alla mente tra le più austere delle nocciole. Il finale è lungo, persistente. Debitamente e coerentemente impertinente. Detto ciò, quanto all’abbinamento: beh, fatene un po’ ciò che vi pare, a una temperatura di servizio tra i 6 e gli 8 gradi. Purché non si tratti d’un banale aperitivo, che finirebbe sovrastato. D’impertinenza.

LA VINIFICAZIONE
Poco nulla è dato a sapersi sulle specifiche relative alla vinificazione de L’Impertinente Crémant de Limoux Aoc Brut. Quello che sappiamo per certo è che la base di questo spumante Metodo Classico francese è costituita da uve Chardonnay, con la possibile aggiunta – a completamento della cuvée – di Mauzac (nota a livello locale col nome di Blanquette) e Chenin Blanc, così come previsto dal rigido disciplinare della denominazione Crémant Aoc (Appellation d’origine contrôlée), diffusa nella zona sudovest della Francia, ai piedi dei Pirenei, nota appunto col nome di Limoux.

La produzione di Cremant è tuttavia consentita anche in Alsazia, Loira, Jura, Die Bordeaux e Borgogna. Non si tratta ovviamente di Champagne, ma le caratteristiche del clima e del terreno consentono la produzione ottimali di ottimi vini bianchi.

Interessante, oltre al prodotto L’Impertinente, anche il produttore. Si tratta di La Cave Sieur d’Arques, bella realtà con base nel Limoux che commercia vini di tutte le fasce prezzo, arrivando a punte di eccellenza riconosciute dalle maggiori guide nazionali francesi.

Sieur d’Arques si trova a 25 km dal borgo medioevale di Carcassonne ed è un player importante nel mondo del vino della Linguadoca-Rossiglione, dove è considerata una dei pionieri. La Cave des Vignerons di Sieur d’Arques ha sviluppato sin dagli 80 gli attuali 2800 ettari di vigneto, tutti appartenenti all’AOC.

Prezzo: 5,99 euro
Acquistato presso: Lidl

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Penny Market, il “vino del mese” è un insulto all’Oltrepò. Per 2 euro, meglio il Syrah Pellegrino

Stride, sul collo della bottiglia, la fascetta della Doc, dopo il primo sorso di Camé, Bonarda dell’Oltrepò Pavese vendemmia 2016 imbottigliato dall’Azienda Vinicola M.G. Sas a Cassolnovo, piccolo borgo alle porte di Vigevano (non esattamente, dunque, “Oltre il Po”). E stride, ancor prima, il manifesto affisso al cestone del Penny Market,
nel quale sono rovesciate le bottiglie di quello che viene presentato come il “Vino del mese”.

La promozione è di quelle accattivanti: al vino in questione viene applicato uno sconto del 27%, che porta il prezzo da 2,19 euro a 1,59 euro. Per intenderci, il Bonarda Camé costa 2,12 euro al litro. Bastasse la convenienza, saremmo a cavallo.

Dal nostro esame, il prodotto ne esce – di fatto – a pezzi. Spuma assente, naso grezzo, palato impastato da una pastosità che ricorda il ritrito. Undici gradi e mezzo la percentuale di alcol in volume.

Un’acqua rossa che offende un territorio intero, per mano di una catena della grande distribuzione come Penny Market, che con questa etichetta – a dispetto di un assortimento che può vantare punte di eccellenza nel rapporto qualità prezzo, come l’imbattibile Bolgheri InSogno di Podere Guado al Melo, non a caso inserito nella nostra classifica 2015 delle migliori bottiglie di vino acquistabili al supermercato – tocca uno dei suoi punti più bassi.
Avrebbe potuto seguirla a ruota Esselunga, se non fosse che il Syrah 2014 Terre Siciliane Igt Costa Gaia è prodotto da un mostro sacro come Cantine Pellegrino di Marsala. Gente che, se rischia, lo fa coscientemente.

Il vino in questione, in sell out a spot la scorsa settimana nella catena di Caprotti al fantasmagorico prezzo di 1,99 euro (al netto di un 50 e rotti percento di sconto) risulta letteralmente “regalato” nel suo apparire nel calice perfettamente didattico (più che mai adatto, dunque, al pubblico della Gdo).

Classiche note del vitigno che spaziano dalla frutta rossa al pepe nero, unite a una facilità di beva strepitosa, nonostante i 13% che lo rendono tutt’altro che un “vinello” da quattro soldi.

Due vini, il Bonarda Camé e il Syrah Costa Gaia, capaci di mostrare il duplice volto del rapporto qualità prezzo del vino al supermercato. Saper scegliere, per scegliere bene.

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Muller Thurgau Igt Venezie frizzante Von Steeiger, Cantine Ora Bolzano

(2,5 / 5) Spuma corposa, che si dissolve in qualche secondo. Grana della “bollicina” mediamente fine, su uno sfondo giallo paglierino intenso, luminoso. Di primo acchito non sembra male il Muller Thurgau Igt delle Venezie frizzante a marchio Von Steeiger: imbottigliato dalle Cantine di Ora (Schenk Italia) in provincia di Bolzano, viene prodotto dal colosso Effe.Ci. Srl, con sede legale presso Strada Nuova Naviglio 6, a Parma.

Una delle “big” del panorama della distribuzione vinicola italiana, che in Iper – la grande I opera anche con il marchio Jean Paul Roble. Facciamo un passo indietro, fondamentale per capire il “peso qualitativo” di questo vino sullo scaffale del supermercato: parliamo di un 100% Muller Thurgau del Triveneto, imbottigliato a Bolzano per conto di una Srl di Parma. Serve altro? Crediamo di no.

L’ANALISI
Dopo le prime (buone) impressioni all’esame visivo, il calice al naso si mostra con la semplicità attesa. Quella del vino da pasto, da tutti i giorni. Frutta bianca (pera) e gialla (pesca) accostate a sentori floreali freschi, compongono un bouquet lineare, che tenta di sovrastare un’impronta di solforosa piuttosto marcata. In bocca, il Muller Thurgau Igt delle Venezie frizzante Von Steeiger, nel confermare la propria semplicità, evidenzia un buono spunto minerale sapido. La persistenza di questo nettare è appena sufficiente. Vino bianco frizzante leggero – appena 11% la percentuale d’alcol in volume – da accostare a pasti non ricercati, adatto piuttosto ad aperitivi poco impegnativi.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Iper la grande I

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vini#1

Garganega frizzante L1, Davide Spillare

Ci affacciamo oggi alla nuova tendenza di vino “naturale”. Il vitigno in questione è la veneta Garganega, poco valorizzata a dispetto delle sue caratteristiche. Davide Spillare, piccolo produttore di Gambellara, in provincia di Vicenza, produce l’etichetta L1, nome scelto in memoria di una disavventura personale del vignaiolo veneto.

L’ANALISI
Giallo dorato con leggeri riflessi aranciati, presenta un bollicina molto fine. Nonostante si tratti di un vino non filtrato, troviamo una buona limpidezza nel calice. Al naso l’autoctona Garganega si presenta molto pulita e gradevole. Un olfatto semplice, impreziosito da note di sambuco e frutta matura.

Ben più curiosa la parte gustativa, dominata in ingresso da un’effervescenza e da un’acidità invitante. Il vino si tinge poi di una buona mineralità di tipo fossile, prima di mostrare nuovamente una fascinosa morbidezza, data dalla frutta matura.

Naturalmente non ci aspettiamo un vino scolastico o tecnicamente perfetto: si percepisce infatti una leggerissima nota di ossidazione, che non impedisce alla beva di restare gradevole. Anzi, nell’insieme si trasforma in una delle componenti della Garganega L1 da apprezzare.

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Vini al supermercato

Teroldego Rotaliano Doc Riserva 2012, Mezzacorona

(5 / 5) “Riserve prodotte solo nelle migliori annate da uve selezionate a mano, destinate al consumo domestico”. E’ in questo solco, fatto di grande responsabilità nei confronti del consumatore nonché delle condizioni climatiche – diverse ogni anno e in grado di modificare l’esito della vendemmia – che si inserisce la produzione del Teroldego Rotaliano Doc Riserva del Gruppo Mezzacorona.

Rapporto prezzo-qualità prepotentemente sbilanciato verso quest’ultima, per una bottiglia che non di rado vede abbassarsi ulteriormente il prezzo di vendita, grazie alle promozioni messe in atto dai supermercati. In particolare, sotto la lente di ingrandimento di #vinialsuper finisce oggi la vendemmia 2012, che precede l’ultima reperibile in commercio (2013).

Nel calice, il Teroldego Rotaliano Riserva Mezzacorona si presenta di un rosso rubino intenso, profondo, poco trasparente. Di consistenza scorrevole, la rotazione si lascia alle spalle archetti fitti. La firma di un’alcolicità importante che, tuttavia, non disturberà affatto la beva. Il naso, complesso, rappresenta l’ulteriore battesimo della qualità del prodotto. Il lungo periodo di affinamento in legno rende i sentori terziari leggermente preponderanti sulle (seppur nette) percezioni fruttate. Quella frutta matura che caratterizza il Teroldego trentino, dal ribes (che esplosione, a proposito, la sua) alla prugna.

Abbiate la pazienza di attendere qualche minuto gli effetti del contatto del nettare con l’ossigeno, per godere dell’evoluzione di sentori ancora più evoluti, come le note di liquirizia e cioccolato, pur sempre in un contorno di frutta matura. Un quadro di ottima finezza. Eccoci all’assaggio, infine. Pieno di aspettative, che trovano tutte confortanti riscontri. Il Teroldego Riserva 2012 Mezzacorona conserva una buona acidità e si presenta al palato caldo, sfoderando un corpo pieno. Perfetto l’equilibrio tra le varie componenti, compresa una tannicità ormai ottimale.

Il sapore è speculare all’olfatto: note di velluto di marmellata di prugna e ribes, per una chiusura che si tinge di spezie, anch’esse dolci. Intenso e fine il retro olfattivo, per una persistenza aromatica più che sufficiente. Un vino, il Riserva di Teroldego 2012 di Mezzacorona, da abbinare in cucina ad arrosti, grigliate o formaggi stagionati, oltre ai bolliti. Piacevole da gustare anche da solo, magari tra una pagina e l’altra di un buon libro.

LA VINIFICAZIONE
Mezzacorona coltiva l’autoctono Teroldego atto a divenire Riserva nella Piana Rotaliana, come ovvio in Trentino. L’uva viene pigiata e separata dai raspi. La macerazione delle bucce avviene con frequenti rimontaggi e la fermentazione si svolge a temperatura controllata attorno ai 25 gradi. Minimo 24 mesi di maturazione, di cui 12 in pregiato legno di rovere. Segue, prima della commercializzazione, un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia. Mezzacorona, società cooperativa agricola (Sca) di primo grado, rappresenta la holding capogruppo. Sul retro della bottiglia del Teroldego Riserva compare il nome della subholding Nosio Spa Mezzacorona, che gestisce tutta la fase di investimenti, commercializzazione e sviluppo anche tramite società controllate e specializzate. Un gruppo proprietario tra gli altri del marchio del Trento Doc Rotari, che nel 2015-16 ha registrato un fatturato complessivo di 163,4 milioni di euro.

Prezzo: 6,90 euro
Acquistato presso: Auchan

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Vini al supermercato

Quanto vale il vino al supermercato? Da uno a 5 cestelli della spesa!

Un sistema facile e intuitivo per comprendere, ancor prima di leggere la recensione, se siamo di fronte a un vino valido o, piuttosto, al cospetto di una sola.

Vinialsuper presenta oggi il nuovo metodo di valutazione dei vini recensiti nella categoria “supermercato”, dedicata alle bottiglie reperibili sugli scaffali delle maggiori insegne della grande distribuzione organizzata (Gdo) che operano in Italia. Una classifica che va da 1 a 5 “cestelli” della spesa, in grado di indicare il valore della bottiglia degustata.

Il punteggio, che prevede anche l’utilizzo di decimali (es: 3.5, 4.5) apparirà all’inizio di ogni recensione. Prima della descrizione del prodotto finito sotto la nostra lente di ingrandimento, troverete l’immagine stilizzata di cinque cestelli, che si coloreranno interamente o parzialmente, in base al giudizio assegnato.

Il nuovo sistema di classificazione grafica dei vini in vendita al supermercato riguarderà in primis le recensioni pubblicate a partire dal 2017. Col trascorrere delle settimane, il sistema sarà integrato anche sulle schede dei vini degustati lo scorso anno.

A fine anno, come già accaduto nel 2015 e nel 2016, pubblicheremo la classifica dei migliori vini in vendita al supermercato degustati nell’anno solare. E consegneremo un attestato di merito alle cantine produttrici dei vini che saliranno sul “podio” per le categorie “vino rosso”, “vino bianco”, “vino rosato”, “vino spumante” e “miglior cantina Gdo”.

A curare quella che è solo una delle novità che attendono i lettori di #vinialsuper nel 2017, è stato il nostro staff tecnico, a cui rivolgiamo un personale ringraziamento. Ai lettori, nuovamente un sincero augurio di buon anno dalla redazione di vinialsupermercato.it

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vini#1

La Grola Veronese Igt 2001, Allegrini: quando il tempo si ferma in una bottiglia

Il vino è un mondo estremamente vario. Si passa da etichette giovani, che esprimono freschezza e vivacità, a prodotti più “datati”, che regalano morbidezza e calore. Quando troviamo però bottiglie che dovevano essere bevute giovani, riscoperte dopo anni e date ormai per “spacciate”, che una volta aperte e decantate si mostrano eccellenti e complesse… Beh, il nostro amore per il mondo del vino si rinnova e rinvigorisce. E’ il caso de La Grola Veronese Igt 2001 della nota casa vinicola veneta Allegrini.

LA DEGUSTAZIONE
Il vino, di color rosso granata con qualche riflesso mattone, presenta una leggera torbidezza, ma data l’età ormai avanzata gli concediamo questo piccolo difetto. Conserva comunque una buona scorrevolezza e una buona concentrazione di glicerolo.

Il naso si presenta ancora pulito e senza odori strani. Qualche componente volatile fastidiosa è sparita dopo 2 ore di passaggio in decanter. Sentori delicati di vaniglia si mescolano a note balsamiche e frutti rossi, nel complesso empireumatico, un vino non semplice, con mille sfaccettature che si mescolano, dal cuoio al pepe nero.

Al gusto si presenta ancora vivo. E dopo ben 15 anni, un vino da bere nei primi 3-4 anni dalla vendemmia che si presenta in questa “forma”, fa capire che l’azienda ha ben lavorato. Troviamo un corpo non troppo spinto, che conserva una bevuta delicata e scorrevole. Compaiono ribes e mela, con note balsamiche addomesticate da una certa sapidità. Il che conferma la freschezza di questo vino. Turando le somme: un’esperienza gustativa complessa da giudicare e raccontare, proprio per la rarità dell’occasione. Ma è questa la benzina che alimenta la nostra ricerca.

LA VINIFICAZIONE
Il Podere “La Grola” rappresenta, secondo l’antica leggenda che vuole l’uva Corvina nata proprio su questa stupenda collina, il luogo eletto “a fare vino” e, da sempre, il vigneto simbolo della Valpolicella Classica. Siamo esattamente a Sant’Ambrogio di Valpolicella, Verona. E questo prodotto di Allegrini è ottenuto appunto da Corvina e Corvinone (80%), Oseleta 10% e Syrah 10%. Il terreno è prevalentemente argilloso e calcareo, ricco di scheletro e povero di sostanza organica. La raccolta manuale delle uve viene effettuata nella seconda metà di settembre.

Segue una pigiatura soffice con diraspatura delle uve. La fermentazione avviene in acciaio inox a temperatura controllata, con rimontaggi giornalieri periodici. La Grola viene dunque sottoposto a fermentazione malolattica, naturalmente svolta nel mese di ottobre in barrique. La maturazione si compie in barrique di rovere francese di secondo passaggio per 16 mesi, con ulteriore affinamento in bottiglia per 10 mesi, prima della commercializzazione.

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Vini al supermercato

Aglianico del Vulture Doc 2013 Maschito, Casa Maschito

(4 / 5) Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it un vitigno straordinariamente interessante come l’Aglianico del Vulture. In particolare l‘Aglianico di Casa Maschito, vendemmia 2013. Nel calice, il vino si presenta di colore rosso porpora con riflessi rubino, limpido e brillante, con archi stretti e fitti.

Al naso le premesse immaginabili sin dal primo sguardo: sentori di confettura di amarene e frutti selvatici di sottobosco. Nonché una percezione dell’alcolicità gradevole, con note pungenti e speziate a fare da contorno. Al gusto la tannicità è evidente, tipica di questo vino di grande longevità. Un tannino che, però, non impedisce affatto alla beva di risultare piacevole. Anzi: un sorso tira l’altro.

Buona anche la persistenza aromatica. Le note di foglia di pepe nero si mescolano alla mineralitá tipica dei vini della Basilicata: uno dei più sinceri esempi in Italia di “terroir”, capace di conferire anche a questo Aglianico – dall’ottimo rapporto qualità prezzo – un interessante sentore di grafite. Perfetto l’abbinamento di questo vino in cucina con secondi piatti di carni rosse, arrosti e formaggi stagionati. Rigorosa la temperatura di servizio, dai 18 ai 20 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Questo rosso di Casa Maschito è ottenuto in purezza da uve Aglianico, del biotipo Vulture. L’area di produzione è quella della fascia collinare del Comune di Maschito, in provincia di Potenza: terreni freschi vulcanici e argillosi. La vendemmia dell’Aglianico avviene nell’ultima settimana del mese di novembre. Alla pigiadiraspatura delle uve segue una macerazione delle bucce con fermentazione del pigiato in acciaio inox a temperatura controllata al di sotto dei 25 gradi.

Le macerazioni durano in media dai 10 ai 15 giorni, durante i quali vengono effettuati frequenti rimontaggi all’aria del mosto. La fermentazione malolattica avviene entro 60 giorni dalla vendemmia. Il vino affina 24 mesi in piccole botti di rovere francese da 228 litri e viene commercializzato in seguito ad ulteriori 12 mesi di maturazione in bottiglia. Casa Maschito è ormai una realtà vitivinicola ben consolidata in Basilicata. Dieci gli ettari vitati di proprietà di una cordata di imprenditori che hanno fondato la cantina nel 1999.

Prezzo: 4,90 euro
Acquistato presso: Supermercati Dok

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Vini al supermercato

Vini al supermercato: i migliori del 2016. La cantina dell’anno è in Oltrepò

Le potete trovare tutte a questo link le recensioni del vino in vendita nei supermercati italiani firmate da vinialsupermercato.it. Ci rendiamo conto che sono tante. E allora vi aiutiamo. Dopo la lista dei migliori vini degustati nel 2015 – anno della nostra fondazione – ecco quella aggiornata al 2016. Un viaggio nell’Italia del vino che prova a proporre qualità, anche nell’ambito dei grandi numeri della grande distribuzione organizzata. L’occasione buona per augurare buon Natale e buone feste a tutti i nostri lettori!

In particolare, tra i rossi, la spunta quest’anno il Brunello di Montalcino Docg Riserva 2006 di Villa Poggio dei Salvi (Toscana), in vendita nei supermercati Il Gigante, catena milanese con sede a Bresso, attiva nel Nord Italia. Tra i bianchi, soprattutto nell’ottica del rapporto qualità prezzo, non possiamo che insignire il Verdicchio dei Castelli di Jesi 2015 Titulus (Marche), della casa vinicola Fazi Battaglia. Lo potete trovare sugli scaffali di numerose catene della Gdo italiana. Tra gli spumanti, sul podio il Valdobbiadene Superiore Docg Prosecco Giustino B 2015 delle cantine Ruggeri (Veneto), assieme al Franciacorta Docg Saten Brut Castel Faglia (Lombardia). Tra i rosati, ecco spiccare la bella storia nel calice del Negramaro Rosato del Salento Igt 2015 Hiso Telaray, prodotto dalla Cooperativa sociale Terre Puglia Libera Terra: un vino che fa bene anche alla coscienza.

Spazio, quest’anno, anche per la segnalazione di un “vino quotidiano“, ma di altissima qualità: il Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc frizzante Vigna della Composta, prodotto da Fratelli Agnes a Rovescala (Lombardia). Miglior cantina 2016 che opera in Gdo, per noi di vinialsupermercato.it, è senza dubbio la Quaquarini Francesco di Canneto Pavese: qui la storia di questa importante realtà oltrepadana, che opera in un territorio difficile, puntando sul biologico e sull’attenzione alla qualità. Sia in campagna, sia in cantina.

http://www.vinialsupermercato.it/brunello-montalcino-docg-riserva-2006-villa-poggio-dei-salvi/

http://www.vinialsupermercato.it/verdicchio-dei-castelli-jesi-2015-titulus-fazi-battaglia/

http://www.vinialsupermercato.it/valdobbiadene-superiore-docg-prosecco-giustino-b-2015-ruggeri/

http://www.vinialsupermercato.it/franciacorta-docg-saten-brut-castel-faglia/

http://www.vinialsupermercato.it/negramaro-rosato-salento-igt-2015-hiso-telaray-cooperativa-sociale-terre-puglia-libera-terra/

http://www.vinialsupermercato.it/bonarda-doc-vigna-della-composta-fratelli-agnes-rovescala/

http://www.vinialsupermercato.it/gutturnio-superiore-doc-2011-la-gobba-testa/

http://www.vinialsupermercato.it/pinot-bianco-colterrae-alto-adige-doc-2015-cantina-colterenzio/

http://www.vinialsupermercato.it/cabernet-friuli-colli-orientali-doc-2013-volpe-pasini/

http://www.vinialsupermercato.it/alghero-doc-le-arenarie-2014-sella-mosca/

http://www.vinialsupermercato.it/arnolfo-cambio-sangiovese-toscana-igt-2009-fattoria-palagio/

http://www.vinialsupermercato.it/santantimo-doc-focaia-2012-societa-agricola-centolani/

http://www.vinialsupermercato.it/falanghina-del-molise-doc-2015-majo-norante/

http://www.vinialsupermercato.it/korem-rosso-igt-isola-dei-nuraghi-2011-argiolas/

http://www.vinialsupermercato.it/grignolino-doc-2014-azienda-agricola-eredi-angelo-icardi/

http://www.vinialsupermercato.it/brusco-dei-barbi-rosso-toscana-igt-2013-fattoria-barbi/

http://www.vinialsupermercato.it/gavi-docg-maddalena-massone-stefano-capriata/

http://www.vinialsupermercato.it/barbera-dalba-doc-2012-egidio-bosio-vini/

http://www.vinialsupermercato.it/cannonau-di-sardegna-doc-riserva-2011-sella-e-mosca/

http://www.vinialsupermercato.it/franciacorta-brut-brolo-dei-cavalieri-cantina-lidl/

http://www.vinialsupermercato.it/lambrusco-rose-lini-910-lini-oreste-e/

http://www.vinialsupermercato.it/montepulciano-dabruzzo-doc-2014/

http://www.vinialsupermercato.it/locorotondo-dop-terrantica-di-puglia-san-martino-coluccivini/

http://www.vinialsupermercato.it/gattinara-docg-2010-azienda-agricola/

http://www.vinialsupermercato.it/aglianico-del-vulture-doc-2013-i-due/

http://www.vinialsupermercato.it/grillo-terre-siciliane-igp-biologico/

http://www.vinialsupermercato.it/orzalume-umbria-igt-2013-castello-di/

http://www.vinialsupermercato.it/chardonnay-lazio-casale-del-giglio-bozza/

http://www.vinialsupermercato.it/verdicchio-dei-castelli-di-jesi-superiore-doc-2014-casal-di-serra-umani-ronchi/

http://www.vinialsupermercato.it/rosso-piceno-superiore-doc-2013-re-nero-cantine-il-crinale/

http://www.vinialsupermercato.it/biferno-doc-2011-ramitello-di-majo-norante/

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Tutte le bollicine di Natale della Gdo: Esselunga Trento, Iper Prosecco. Auchan su Rocca dei Forti

Il Prosecco “chic”. Viene presentato così, in una massiccia campagna pubblicitaria, il Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Sanvito e Maset, bollicina veneta del marchio privato “Grandi Vigne” di Iper, La Grande i. E i punti vendita della catena Iper Montebello Spa si vestono a festa per l’occasione.

Enormi manifesti ricoprono in questi giorni le facciate principali, mostrando la bottiglia, due flute, e un piatto di gamberi. Quindici giorni di tempo per approfittare della promozione, valida fino al 31 dicembre, che vede il Prosecco Grandi Vigne ribassato del 35%: da 7,95 euro a 4,99 euro (6,66 euro al litro). Troppo per un Prosecco? O troppo poco? Noi che l’abbiamo assaggiato vi diciamo che – in linea generale – è un buon prodotto: fatevi scivolare addosso la botta di solforosa iniziale (quel tipico sentore di zolfo che caratterizza al naso l’utilizzo dei solfiti, i ‘conservanti’ del vino) e lasciate un attimo lì il calice, prima di iniziare a bere. Perlage mediamente fine e persistente che in bocca si tramuta in una bolla presente e piacevole, poco aggressiva, su tinte di mela verde.

E poi c’è chi punta decisamente più in basso. Come Carrefour, che propone a volantino il Prosecco Doc Campo del Passo a 2,99 euro, rispetto all’iniziale 5,99 euro (-50% netto). Da Esselunga, il Prosecco Superiore di Valdobbiadene Docg è quello dei Produttori di Valdobbiadene, sugli scaffali dello storico retailer milanese a 4,61 euro (40% di sconto sul prezzo pieno di 7,69 euro). Spazio anche alla Franciacorta, con la Cuvée Imperiale di Berlucchi ‘tagliata’ a 7,99 euro. A vestire la maglia delle bollicine trentine l’ottima Cesarini Sforza, con lo Spumante Metodo Classico Millesimato a 6,83 euro, rispetto gli iniziali 11,39: roba da mettersene in cantina (come minimo) un cartone.

Sull’altra faccia della falce e del carrello ecco Coop, che batte tutti con il “Sottocosto” e sceglie Ferrari per la tavola di Natale degli italiani. Il Metodo Classico Brut astucciato della nota casa vinicola di Trento è in promozione fino al 24 dicembre a 7,58 euro, con un ribasso del 30% rispetto agli iniziali 10,83 euro.

Conad, a volantino, riporta tutti in Veneto. Con il suo 40% di sconto sul Prosecco Superiore Docg Valdobbiadene Astoria (3,90 euro), ma soprattutto con il top di gamma veneta Cartizze Oro Valdo (8 euro). La risposta della Franciacorta al Trento Doc di Ferrari in promo nei supermercati Coop è affidata al Metodo Classico Contadi Castaldi, a casa vostra per “soli” (citiamo appunto il volantino) 12,90 euro.

Auchan, in pieno stile francese declinato al Natale 2016 (vedi Prosecco al Carrefour) punta tutto sulla base della base con Rocca dei Forti, forte anche della spinta che, come ogni anno sotto Natale, arriva dalla campagna pubblicitaria televisiva del gruppo di Serra San Quirico, Ancona: appena 1,99 euro per portarsi a casa la bollicina.

Non mancano però offerte interessanti sull’asse Trento-Verona: fino alla Vigilia di Natale, Cesarini Sforza a 7,99 euro (1,16 euro in più rispetto alla promozione di Esselunga) e Prosecco Superiore di Valdobbiadene Docg Brut Scudo Verde Val D’Oca a 4,99 euro, in risposta al Grandi Vigne di Iper, La grande i.

Curiosa la scelta di Lidl, che preferisce privilegiare vini rossi fermi e importanti come l’Amarone della Valpolicella (taglio prezzo di 3 euro dal costo iniziale di 15,99 euro) e il Bolgheri Doc Toscana (da 11,99 a 8,99 euro), bianchi come il Pinot Griglio Veneto Igt (ribasso di un euro, per un prezzo al pubblico di 3,99 euro) e birra artigianale (in questo caso la promo è un 3×2: 2,98 euro al posto di 4,47). [sg_popup id=”1″ event=”onload”][/sg_popup]

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Cantine news

L’Oltrepò di Quaquarini: Bonarda e Buttafuoco super con l’autoctono dimenticato

Ughetta di Canneto. O “Uvetta di Canneto”. Fondare un’intera produzione vinicola su un un uvaggio autoctono semisconosciuto potrebbe sembrare da folli, al giorno d’oggi. Ma se quel vitigno ha un nome “così”: beh, forse rischia d’esserlo ancor di più. Ciò che è veramente curioso è che succede – e per davvero – in Oltrepò Pavese. Terra di vino che sforna decine di “Bonarde” tutte uguali. Specie se ci si ritrova a pescare sugli scaffali della grande distribuzione organizzata. Tra i primi e i secondi prezzi. Ma all’azienda agricola Quaquarini Francesco, il sillogismo non quaglia. Un utilizzo particolare e attento dell’Ughetta di Canneto costituisce il vero segreto della produzione. Il suo incantevole fil rouge. Già. Ad un’attenta analisi, il blend su cui si fonda il più “banale” dei vini rossi oltrepadani conduce dritto alle punte di qualità espresse dal Buttafuoco. Quello Storico. Un filo spesso, solido. Palpabile. Tanto all’olfatto quanto al palato.

Capace di rendere speciale il vino di tutti i giorni, il Bonarda. E superlativo ciò che, per antonomasia in Oltrepò, deve risultare di per sé eccellente: il Buttafuoco Storico, per l’appunto. Una qualità così – trasversale, netta, oggettiva, lineare – che comincia dal vino “base” per raggiungere il top di gamma, passando peraltro dalle “bollicine”, in Lombardia come in altre regioni d’Italia è difficile da riscontrare in una singola realtà produttiva. Mettici pure che la Quaquarini produce in regime biologico – praticamente da sempre, ma con certificazione ufficiale per la campagna arrivata nel 2003 e per la vinificazione nel 2010 –  e ti sembrerà d’esserti addormentato, sognante, con un calice di vino in mano, lontano da Pavia. Nel bel mezzo di un raro, inatteso trionfo della Coerenza.

Dell’Ughetta di Canneto ha fatto un vanto Lino Maga, il “Signor Barbacarlo”. Ma anche Francesco Quaquarini, oggi giovanotto di 83 anni, ha giocato un ruolo fondamentale nella sua valorizzazione. “Uno dei primi libri che raccontava l’ampelografia del nostro territorio, la ‘Pomona italiana’ del botanico Giorgio Gallesio – spiega Umberto Quaquarini, timoniere e tuttofare dell’azienda giunta con lui alla terza generazione – all’inizio del 700 classificava in Oltrepò Pavese un’uva dalla quale si ricavava un vino, secondo l’autore, ‘tra i più buoni d’Italia’. Quell’uva era l’Uvetta, o Ughetta, o Vespolina. L’Uvetta era coltivata soprattutto a Canneto Pavese, nome preso nel 1886 dal nostro Comune, mutando dall’originario Montù de’ Gabbi. Dopo la fillossera, l’Uvetta è stata sostituita in quasi tutto l’Oltrepò da Croatina e Barbera, più resistenti, più facili da coltivare e più produttive”. Ma non dappertutto.

All’inizio degli anni 90, la svolta. “L’Università di Piacenza ha condotto uno studio sull’Uvetta – continua Quaquarini – ritrovando i primi cloni, quelli originali, nei vigneti di mio padre Francesco e in quelli di Lino Maga. Noi ne abbiamo tuttora diversi ettari. E la usiamo in tutti i nostri vini rossi, per un minimo dell’8%, sino a un massimo del 15”. Forse per quella scarsa vena imprenditoriale che caratterizza il 90 (+5) % dei vignaioli oltrepadani, la cosa non fu mai fatta ‘pesare’ sul piatto della bilancia vitivinicola italiana. Tant’è vero che lo stesso Quaquarini, oggi, vinifica in purezza la preziosissima Ughetta. Ma ne realizza solo poche centinaia di bottiglie, circa 300, che sostanzialmente hanno un ruolo marginale nel ventaglio della proposta commerciale dell’azienda. Un vero peccato. Perché quando assaggi l’Uvetta, o Ughetta, di Quaquarini, ti si apre un mondo.

Capisci davvero perché è speciale la sua Bonarda (sbalorditiva “La Riva di Sas” 2015, new entry “senza solfiti”), scoprendone il segreto intrinseco, nascosto sotto quella spuma corposa che si dissolve nell’aria, liberando profumi intensi di frutti rossi. E sorseggi un vino complesso come il suo Buttafuoco Storico Vigna Pregana (la 2003 è un trionfo tutto giocato sull’equilibrio tra il balsamico e il minerale, sullo sfondo di una frutta rossa ancora succosa e un tannino avvolgente, mentre la 2010 è da bronzo per Decanter 2016) andandone veramente a cogliere l’essenza. Con la semplicità con cui un bambino scarta una caramella. Ecco da dove ‘arrivano’ quei terziari che terziari, almeno per la Bonarda, non possono essere: pepe, cannella, paprika, liquirizia. Magica e tipicizzante Ughetta, insomma. Ma non solo.

Basti pensare che il vino che ha reso grande Quaquarini è il Sangue di Giuda Vigna Acqua calda (i vigneti sono situati sopra l’antico sito delle terme di Recoaro), risultato il vino più bevuto all’Expo 2015 di Milano. Ma c’è un altro prodotto che vale la pena di conoscere. E’ il Metodo Classico Brut Docg Classese, attualmente in commercio con la vendemmia 2009. La bollicina top di casa Quaquarini. Settanta mesi sui lieviti, sboccatura tra la fine di agosto e l’inizio di settembre. Ottenuto al 100% da uve Pinot nero. I sentori di lievito non sono invasivi, anzi. Una vena floreale domina naso e palato, assieme al miele d’acacia. Il sorso invoglia il successivo, non tanto per la freschezza conferita dall’acidità, quando per un’inattesa sapidità che ben si bilancia, specie in chiusura, con le note fruttate giovani. Il perlage è delicato, avvolgente, non aggressivo.

QUAQUARINI, LA GDO E LA BONARDA
Alti standard, dunque, che si ritrovano anche nei prodotti destinati alla grande distribuzione organizzata. Carrefour, Coop, Bennet, Pam, Alfi Gulliver e Basko le catene in cui sono presenti le etichette Quaquarini, ormai da 25 anni. Sono 250 mila le bottiglie che finiscono sugli scaffali dei supermercati, su un totale complessivo di 700 mila. “Fu una scelta rischiosa e allo stesso tempo coraggiosa – spiega Umberto Quaquarini – in quanto all’epoca il supermercato era vissuto come il nemico dei vignaioli. Iniziammo quest’avventura con il terrore addosso, dal punto di vista commerciale. Ma oggi non possiamo che essere fieri dei risultati conseguiti. E devo ammettere che l’azienda è cresciuta anche grazie alla Gdo”.

Un canale nel quale la realtà di via Casa Zambianchi 26 opera con coscienza e cognizione di causa. “La nostra Bonarda – sottolinea Quaquarini – è in vendita a un prezzo che supera abbondantemente i 5 euro, a dispetto di un prezzo medio di 2,60 euro. Purtroppo le prime dieci realtà della Bonarda in Oltrepò, dal punto di vista numerico, sono imbottigliatori e non produttori che possono permettersi prezzi del genere, o anche inferiori. Basti pensare che il 75% del Bonarda viene imbottigliato fuori dall’Oltrepò Pavese. Una follia pura, che costringe i produttori a guardarsi dall’estinzione. Il resto lo hanno fatto gli scandali, che hanno fatto diventare la nostra area vitivinicola la più controllata d’Italia”.

QUEI CONTROLLI IN VENDEMMIA
Umberto Quaquarini si riferisce ai “controlli a tappeto” effettuati dalle forze dell’ordine a carico della sua azienda, in occasione dell’ultima vendemmia. “Siamo stati ‘visitati’ due volte nel giro di 10 giorni, nel mese di settembre. Le verifiche hanno interessato l’attività di campagna, con i militari impegnati per ore a verificare la regolarità dei contratti di lavoro del personale assunto ad hoc. Controlli durante i quali le operazioni di vendemmia sono state ovviamente interrotte, con conseguenti costi ricaduti sui sottoscritti. Per sentirci dire, alla fine, che era tutto a posto”. Che sia arrivata qualche “falsa soffiata” da qualche concorrente? “Non lo so – replica il produttore – quel che è certo è che la cosa ci è suonata alquanto strana. E se la sommiamo a tutta la burocrazia legata alla certificazione biologica, rischiamo di finire per sentirci sempre più schiacciati dalla carta, in questo Paese”.

Un problema che, in estate, Umberto Ququarini ha affrontato direttamente con l’ormai ex ministro Maurizio Martina, che ha visitato l’azienda non in veste istituzionale, bensì da privato cittadino (ovviamente con Digos and company al seguito). “E’ stata una piacevole sorpresa – ammette il viticoltore pavese – perché da pochi mesi avevamo ricevuto un certificato di qualità da parte dello stesso Ministero per la nostra attenzione all’ambiente, tanto in campagna quanto in cantina. Ci fu pure modo di sorridere, con mio padre che tentava di offrire delle fette del nostro salame al ministro. Fino a scoprire, grazie all’intervento del suo portavoce, che è vegano!”.

QUAQUARINI E IL CONSORZIO
Eppure, come peraltro molte realtà di lustro dell’Oltrepò, la Quaquarini non aderisce al Consorzio di Tutela Vini locale. “Mio padre fu tra i soci fondatori – evidenzia Umberto – ma abbiamo preferito uscirne, per una visione completamente distante dalle posizioni dell’ente”. Oggi, l’azienda aderisce al Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese. “Spiace combattere da fuori il Consorzio una battaglia che dovrebbe essere comune a tutti i produttori della zona – chiosa Quaquarini – ovvero quella per la qualità. Al di là degli annunci sulla stampa, ritengo che dovremmo parlarci davvero, tra di noi. Sederci allo stesso tavolo e prendere delle decisioni comuni, per l’interesse di tutti”.

“La mia ricetta? All’Oltrepò del vino – risponde Umberto Quaquarini – servirebbe un manager vero, credibile. Una figura di reale spessore, che col suo carisma sia in grado di mettere d’accordo tutti, promuovendo il territorio come merita. Il Distretto del Vino fa benissimo il suo lavoro, ma sarebbe ora che non esistesse più: perché il Consorzio di Tutela è anche il mio. O almeno vorrei che così fosse”. La sintesi perfetta di un territorio che, invece, pare sempre più diviso. E in bilico. Tra gli interessi dei grandi gruppi. E l’amore di chi vive da generazioni del frutto di questo territorio.

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degustati da noi vini#02

Cisterna D’Asti Doc Superiore 2011, Azienda Vitivinicola Mo

Cisterna d’Asti è una Doc piemontese praticamente sconosciuta, situata tra Asti, Cuneo e il Roero, con pochissimi produttori rimasti a imbottigliare vino con questa denominazione. Per disciplinare, le uve base devono essere minimo 80% Croatina, vitigno autoctono molto presente anche nell’Oltrepò Pavese e nel Piacentino. Una piccola perla nascosta, dunque, capace di emozionare. Ne è un esempio la versione Superiore 2011 prodotta dalla Azienda Vitivinicola Mo.

Nel bicchiere il vino presenta un colore rosso granato di media intensità e trasparenza, con buona consistenza. Il naso è intenso e complesso, con note fruttate di marasca, more e scorza di arancia, floreali di glicine e lavanda; successivamente incalzano sentori balsamici mentolati e di erbe aromatiche, con l’alloro in prima linea. In bocca regna un ottimo equilibrio, grazie alla buona struttura e a soddisfacente morbidezza, ben contrastate da tannino fine e gradevoli acidità e sapidità.

Buona la persistenza, con note finali di frutta e erbe aromatiche. Vino maturo e molto interessante, da degustare a una temperatura di 16°C in calici di media ampiezza e da abbinare a primi con ragù di carne o a formaggi di media stagionatura.

LA VINIFICAZIONE
Il vino è prodotto da uve Croatina in purezza, dai vigneti siti in Cisterna d’Asti e in Canale coltivati su terreni sabbiosi-argillosi. Dopo la fermentazione alcolica e malolattica, affina per almeno 12 mesi in acciaio, per poi venire imbottigliato. L’azienda Vitivinicola Mo è attiva dagli anni ’60 e si è da sempre dedicata alla coltivazione di vitigni quasi esclusivamente autoctoni, con grande passione e dedizione.

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Vini al supermercato

Nero di Troia Puglia Igp 2014, Grifo Ruvo

(3 / 5) l Nero di Troia è il vitigno a bacca nera principale del centro-nord pugliese, capace di dare vini strutturati e molto longevi. Il produttore Grifo, la Cantina Cooperativa della Riforma Fondiaria di Ruvo di Puglia, in provincia di Bari, propone nei supermercati la vendemmia 2014 con denominazione Puglia Igp.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice il vino si presenta rosso rubino con riflessi porpora che denotano gioventù. Al naso si riconoscono note avvolgenti di ciliegia e lampone maturo, violetta, pepe rosa, timo e sullo sfondo sentori tipici dell’affidamento in legno.

In bocca però non rispecchia le aspettative create precedentemente. Il corpo non è del tutto pieno, il tannino è già evoluto e non molto presente, la persistenza è un po’ corta. Bottiglia che ha già raggiunto il suo equilibrio: fatto di per sé piacevole, ma deludente vista la sua giovane età.

Da prendere in considerazione se si cerca un vino immediato e non troppo impegnativo. Da degustare ad una temperatura di 16° gradi e da abbinare a un primo con ragù di carne.

LA VINIFICAZIONE
Prodotto da una selezione di uve Nero di Troia in purezza coltivate a Ruvo di Puglia, su terreni marnosi-argillosi a 400 metri sul livello del mare. La vendemmia è svolta manualmente e, dopo la vinificazione, il vino affina in botti di rovere per alcuni mesi.

La Cantina Cooperativa della Riforma Fondiaria di Ruvo di Puglia è nata nel 1960 e vanta ben 1020 soci conferitori, concentrati sulla “valorizzazione di vitigni autoctoni come il Nero di Troia, il Bombino Bianco, il Bombino Nero, il Moscatello Selvatico e il Pampanuto”.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

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news ed eventi

Ferrari Trento e gli “enofighetti” di Natale: 10 domande su Gdo e promozioni

“Scandalo epocale in grande distribuzione: gli spumanti Ferrari in promozione a 10 euro”. Ogni anno, di questi tempi, i soloni del vino italiano si svegliano dal letargo. E pontificano. Postando tarantiniane fotografie di supermercati. Immagini crude, da censura. Che mostrano sanguinolente scene del crimine: gli eleganti “astucciati” della nota casa spumantistica trentina, in promozione. Che shock. Roba pulp. Per cuori forti. Scene da vietare ai minori.

Almeno quanto i commenti che seguono le immagini. Teatro dello scandalo sono i vari gruppi di discussione creati su quei moderni bar e osterie che solo gli “studiati” chiamano “social network”. “Sarà qualche bancale dimenticato in cantina, ossidato naturalmente”, sostiene baldo, il più intelligente. “Soprattutto in vista del Natale, se non se lo compra nessuno, mi sa che fanno prima ad abbassare la serranda”, ribatte un altro analista di microparticelle atomiche.

“Ferrari vale dalla Linea Maximum in su, quella è gassosa”, chiosa il milionario che fa colazione con i Tarallucci della Mulino Bianco (oggi senza olio di palma, se vi fosse sfuggito) pucciati nel Dom Pérignon, appena sciabolato. E così via. Per sfortuna loro, qualcuno prova a farli ragionare, anche in osteria. Pardon, sui social network. Ma chi, meglio di Massimiliano Capogrosso, Direttore commerciale di Ferrari Trento, può mettere i puntini sulle “i” sull’eno-cinepanettone che ogni anno, sotto Natale, va in onda sui social?

Veronese, quarantanove anni, una passione per il mondo vinicolo che ha segnato anche la sua carriera. Capogrosso proviene infatti da altre importanti realtà venete del settore, prima Valdo e poi Bertani. E’ approdato alle Cantine Ferrari dieci anni fa, per ricoprire il ruolo di Direttore vendite. Maturando col passare del tempo un’esperienza che, un anno fa, ha convinto la Famiglia Lunelli a nominarlo Direttore commerciale.

Dieci domande, dieci, quelle che gli rivolgiamo. Domande a cui Capogrosso risponde con dovizia di particolari. Dimostrando che per Ferrari – al contrario di molti altri “big” – la Gdo, è tutt’altro che un tabù.

1) Ferrari in Gdo: perché? Da quando?
Ferrari è il brindisi italiano per eccellenza, da sempre celebra appuntamenti istituzionali, sportivi e culturali tra più importanti del nostro Paese, così come i momenti più belli della vita di molti italiani. Vogliamo dunque che possa essere acquistato sia nel canale moderno che in quello tradizionale. E’ sempre stato così e ancora oggi l’azienda si impegna per dare a entrambi i canali distributivi la stessa importanza.

2) La gestione del “prezzo promo”: viene concordato di anno in anno con le varie catene, oppure si tratta di un’attività che prescinde dai contratti, gestita autonomamente dalle insegne?
Il Ferrari è uno di quei prodotti immancabili sulle tavole degli italiani durante le ricorrenze e spesso, dunque, viene utilizzato come “prodotto civetta”. E’ una scelta autonoma di ogni catena, che decide di impostare la propria campagna promozionale come ritiene più giusto per la sua clientela, a cui, in questo modo, può offrire un prodotto di altissima qualità a un prezzo davvero vantaggioso.

3) I volumi di Ferrari in Gdo
In Italia la nostra presenza si distribuisce in egual misura tra Gdo e Horeca. Si tratta di due mondi diversi, ma per noi ugualmente importanti, con logiche di vendita differenti tra loro.

4) In Gdo quale “tipologia” di prodotti Ferrari? Provocazione: quelli di “serie b”?
La regola imprescindibile di Casa Ferrari è quella di produrre solo prodotti di eccellenza, pertanto non parlerei assolutamente di prodotto di serie A e serie B. Basti pensare che la nostra referenza più classica, il Ferrari Brut Trentodoc è stato nominato recentemente “Miglior Blanc des Blancs al Mondo” a una competizione internazionale, tra le più importanti al mondo, dedicata solo alle bollicine: The Champagne&Sparkling Wine World Championships.

5) Ma le critiche arrivano sempre, puntuali e monocordi
Come ricordavo prima, Ferrari è un prodotto leader di mercato, che spesso dunque le catene della Grande Distribuzione utilizzano per attirare il consumatore. Sicuramente quello natalizio è il periodo più “sfruttato” per questo genere di promozioni, ma non possiamo che vedere queste operazioni come un indicatore dell’importanza del nostro marchio.

6) Ferrari intende proseguire il rapporto con la Gdo, intensificarlo/allentare la presa?
La politica commerciale delle Cantine Ferrari sarà quella di continuare a seguire con attenzione e uguale dedizione sia il canale Gdo sia il canale Horeca, in quanto riteniamo che entrambi siano fondamentali per il successo del nostro Gruppo.

7) Il ruolo di Ferrari nel panorama delle “bollicine” italiane ed europee
Ferrari è leader del mercato delle bollicine in Italia, con 4,5 milioni di bottiglie vendute all’anno e un incremento a doppia cifra dal 2015. All’estero continuiamo a crescere da anni e senza dubbio questo ultimo dato è indicatore anche dell’incredibile incremento della notorietà e dei volumi di vendita delle bollicine italiane nel mondo. Il Trentodoc, la prima Doc nata in Italia esclusivamente per il Metodo Classico, rappresenta il 35% della produzione nazionale di questa tipologia di bollicine e può vantare la propensione all’export più elevata, il 22% ( dati 2015 dell’Osservatorio Trentodoc). Ferrari è certamente trainante nell’accrescere a livello internazionale la conoscenza di queste straordinarie “bollicine di montagna”, che nascono più di un secolo fa proprio dall’intuizione di Giulio Ferrari.

8) Ferrari in Gdo anche con vini rossi fermi: una panoramica dei prodotti “collaterali” alle bollicine
E’ un’importante conferma che stiamo percorrendo la strada giusta. È opportuna però in questo caso una precisazione: i vini fermi trentini, toscani e umbri, non sono Ferrari (marchio dedicato esclusivamente alle bollicine Trentodoc), ma vanno sotto il marchio collettivo Tenute Lunelli. Si tratta comunque di un numero ridotto di bottiglie, il cui canale di distribuzione preferenziale è quello delle enoteche e dei ristoranti d’eccellenza, anche se può capitare di trovare alcune referenze in GDO.

9) Se la sente di dare qualche consiglio all’Oltrepò Pavese, patria del Pinot Nero, che prova faticosamente ad affermarsi e a diventare “grande”?
L’Oltrepò Pavese non ha sicuramente bisogno dei miei consigli, è un territorio di eccellenza e patria di grandi vini, ha solo bisogno di esprimere al meglio la sua personalità. Ogni territorio vocato alla produzione di vino ha delle caratteristiche uniche e irripetibili e proprio su queste credo sia necessario puntare: è la varietà la vera bellezza del nostro Paese.

10) Cosa beve a tavola, tutti i giorni, il direttore commerciale di Ferrari? Acquista vino al supermercato
Personalmente acquisto vini anche al supermercato, spesso mi capita di acquistare persino il Ferrari, quando non mi trovo a Trento. Per una cena tra amici amo portare il Ferrari Demi-Sec, la nostra bollicina più amabile e dalla marcata rotondità: il Trentodoc perfetto per esaltare il fine pasto, dal dolce alla frutta. (foto gallery Archivio Fotografico Cantine Ferrari)

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vini#1

Metodo Classico Brut Rosé 2010, Casa Vinicola Aldo Rainoldi

La Valtellina è una rinomata terra di vini rossi fermi, prodotti principalmente da uve Nebbiolo (localmente chiamato Chiavennasca), a partire da quelli da tavola – non complessi – fino ai grandi Sforzati, vini strutturati e di grande qualità. Cercando attentamente ci si può imbattere in produzioni davvero interessanti. Come questo spumante Metodo Classico Brut Rosé millesimo 2010 (sboccatura 2016) prodotto dalla Casa Vinicola Aldo Rainoldi, da un 92% Nebbiolo, un 4% di Pignola e un 4% Rossola (queste ultime uve assolutamente autoctone della lombarda Valtellina).

Il vino mostra una veste rosa con tonalità ramate vivaci e con bollicine discretamente fini. Il naso ha un’ottima intensità, con piacevoli profumi agrumati soprattutto di arancia rossa, di fragoline di bosco, note floreali dolci di fiori di arancio, con i classici sentori di crosta di pane da Metodo Classico e un intrigante sfondo di erbe aromatiche.

In bocca spicca la freschezza gustativa e una bella sapidità, con buona struttura e una morbidezza presente che da equilibrio, invogliando ad altri assaggi. Ottima persistenza, con aromi coerenti ai sentori olfattivi, soprattutto quelli agrumati.

LA VINIFICAZIONE
Lo spumante Brut Rosé Rainoldi è prodotto da uve coltivate nei comuni di Ponte in Valtellina e Teglio, in vigneti situati tra i 600 e 730 metri sul livello del mare, esposti a sud e con terreno sabbioso-limoso derivato da rocce granitiche sfaldate. La vendemmia viene effettuata nella seconda metà di ottobre. Per ottenere il colore rosato sopra descritto, viene effettuata una veloce macerazione delle uve a freddo, con successiva pressatura. Il vino base rimane per qualche mese in acciaio a maturare e viene poi imbottigliato con i lieviti, con la quale ha inizio la seconda fermentazione e il seguente affinamento che si protrae per almeno 36 mesi.

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Vini al supermercato

Gutturnio Superiore Doc 2011 La Gobba, Testa

E’ il “Cru” di Casa Testa, il vino più “esclusivo”. Quello nato da vigneti che godono della migliore esposizione. Parliamo del Gutturnio Superiore Doc la Gobba, prodotto e imbottigliato all’origine dalla Casa Vinicola Cav. Italo Testa Snc di Castell’Arquato, in provincia Piacenza. Abituati dai supermercati – specie nel Nord Italia – a vini Gutturnio mossi, spesso venduti a prezzi risicati che ne denotano la scarsissima qualità, il passaggio a un Gutturnio Superiore, senza “effervescenza”, può costituire un’esperienza unica per i winelovers meno esperti. Una sorta di scoperta delle potenzialità di uvaggi spesso bistrattati, per logiche di commercio, come Croatina e Barbera. Chiariamo, innanzitutto, che al contrario dei “cugini effervescenti”, il Gutturnio Superiore Doc si presta a diversi anni di invecchiamento, proprio perché vinificato alla maniera dei grandi rossi italiani.

Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce, di fatto, la vendemmia 2011. Tredici gradi e mezzo il titolo alcolometrico. Vino importante, dunque. Che si presenta nel calice di un rosso tra il rubino e il porpora, con riflessi granati. Al naso è schietto, mediamente fine: gli uvaggi si distinguono chiaramente, attraverso note che risultano pulite, nonostante il tempo trascorso in bottiglia. E’ il primo segnale della sublimazione di un prodotto storicamente “contadino” come il Gutturnio, vino della tradizione piacentina, che con il Superiore La Gobba si toglie di dosso le vesti polverose. E indossa la cravatta della domenica.

Al naso fa eco un palato di grande energia. Buona struttura, buon corpo. Con i profumi di ciliegia e prugna che si tramutano in gusto, giocando testa a testa con i fiori di viola e le note evolute di sottobosco (mirtillo, lampone maturo). Spazio, con l’ossigenazione, anche per terziari raffinati di vaniglia e cioccolato, avvolti al palato in tannini morbidi ma tutt’altro che spenti, uniti alla grande freschezza (e chi se l’aspettava, ancora?) conferita da un’acidità autorevole. L’idillio piacentino, da affiancare a importanti portate di carne rossa, dall’arrosto alla cacciagione, passando per la griglia. Alla temperatura dei grandi rossi: 18-20 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Non è un caso se il Gutturnio Superiore Doc La Gobba della Casa Vinicola Testa viene prodotto solo nelle annate climaticamente fortunate. Quelle in cui il blend ottenuto al 70% da uve Barbera e al 30% da uve Croatina (Bonarda), garantisce i risultati migliori in bottiglia. I vigneti sono di tipo argilloso e calcareo, con esposizione privilegiata a Sud. L’allevamento a Guyot semplice. La tecnica di vinificazione prevede una pigiadiraspatura delle uve, accuratamente raccolte a mano, la fermentazione con lieviti selezionati in tini di acciaio a temperatura controllata e la macerazione per circa 20 giorni.

L’estrazione di colore, aromi e struttura tannica sono garantiti da rimontaggi giornalieri che evitano la creazione di sgradevoli sentori. L’affinamento si protrae per almeno 38 mesi, con passaggio di 4-6 mesi in botti di rovere di Slavonia, prima di un ulteriore affinamento in bottiglia che precede la commercializzazione. Ottimo vino, il Gutturnio Superiore La Gobba, dopo i 4-5 anni dalla vendemmia.

Prezzo: 6,95 euro
Acquistato presso: Auchan

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vini#1

Vermentino di Sardegna Doc 2014 Don Giovanni, Cantina Mogoro

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Vini al supermercato

Lugana Doc 2015 Villa Borghetti, Pasqua

(4 / 5) Fa parte della linea “Pasqua Indipendents” la Lugana Doc 2015 Villa Borghetti. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it uno dei prodotti ‘base’ della nota cantina di Verona. Un vino che offre il meglio di sé nei primi 2-3 anni dall’imbottigliamento.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, la Lugana Doc 2015 Villa Borghetti si presenta di un giallo paglierino limpido, trasparente, di intensità chiara e consistenza scorrevole.

E’ al naso che offre il meglio di sè. Note floreali e fruttate fresche si confondono amabilmente con una profonda vena minerale, salina. Sullo sfondo, con l’ossigenazione, si elevano sentori di camomilla di campo che ben si abbinano alle iniziali percezioni di albicocca e fiori di mandorlo. Al palato la carica dello iodio, classico sale da cucina, mostra tutte le potenzialità del terreno dal quale è ottenuta questa Lugana. Un sapore secco ma avvolgente. E un’acidità che dona freschezza alla beva, chiamando il sorso successivo.

Non solo mineralità per questo prodotto targato Pasqua Vigneti e Cantine Spa che mostra correlazione tra olfatto e gusto, ripetendosi nelle note di frutta a polpa gialla. Il finale, sempre tendente al sapido, rivela un risvolto amarognolo, tipico della mandorla. La Lugana Doc 2015 Villa Borghetti, alternativo aperitivo, si abbina ad antipasti, primi piatti leggeri, secondi di pesce o carne bianca e alle verdure. La temperatura di servizio ideale è di 10-12 gradi.

LA VINIFICAZIONE
I vigneti che danno vita a questa Lugana sono situati a sud del Lago di Garda, fra l’omonimo Comune di Lugana e Sirmione. Il terreno, di natura calcarea-argillosa, è prevalentemente pianeggiante verso il lago e collinare nella parte sud. Le uve utilizzate sono quelle autoctone di Trebbiano di Lugana, in purezza (100%). La vinificazione prevede, in seguito alla pigiatura, una macerazione a freddo per 6-8 ore. Il mosto che se ne ottiene viene poi decantato. Il prodotto, parzialmente illimpidito, viene fatto fermentare con lieviti selezionati alla temperatura controllata di 16-17 gradi. A fine fermentazione il vino decantato viene conservato in serbatoi di acciaio a 10-12 gradi. Segue, dopo la stabilizzazione, l’imbottigliamento.

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vini#1

Langhe Nebbiolo Doc 2013 Filari Corti, Agricola Brandini

Ci avviciniamo a un vitigno che da sempre affascina i winelovers e che sta vivendo un periodo di grande interesse e studio: il Nebbiolo delle Langhe, uno dei grandi vitigni italiani, capace di regalare grandi bottiglie nelle sue migliori annate. In particolare, sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce il Langhe Nebbiolo Doc 2013 Filari Corti dell’azienda Agricola Brandini di La Morra, Cuneo.

Nel calice il vino si presenta di un colore rosso rubino luminoso, con lievi riflessi granati. Archetti ben evidenti in seguito alla rotazione, non celano una buona scorrevolezza. Il naso è molto intrigante, con note di spezie e noce moscata.

L’amarena accompagna questo ricco bouquet, avvolto in sentori di salvia e pepe nero. Passiamo poi alla parte gustativa: una beva fresca colpisce il palato, assieme a una buona sapidità. Troviamo poi un tannino che ben si fa apprezzare, sulle note di ribes. Un palato di buona persistenza, che si arricchisce di alcuni sentori tendenti al fungino. Il retrogusto è quello tipico del vitigno, con confettura di  frutti rossi che accompagnano la bella esperienza gustativa.

LA VINIFICAZIONE
L’azienda Agricola Brandini di La Morra ha sposato un progetto giovane e biologico per la produzione dei propri vini, tutti classici delle Langhe: dal Barolo al Nebbiolo, passando per Barbera e Dolcetto. Tutti aderent ai principi di “Vino libero”. In questo caso il Nebbiolo Filari Corti segue una vinificazione in vasche d’acciaio a temperatura controllata. Il vino matura per 12 mesi in grandi botti di rovere francese.

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degustati da noi vini#02

Pinot Nero Metodo Classico Pas Dosé Roccapietra Zero, Cantina Scuropasso

Ci sono bottiglie di cui t’innamori al primo sorso. E ce sono altre di cui, poi, non faresti più a meno. Questa è la storia di un vino da avere sempre in cantina. Magari a partire dalle prossime feste di Natale. E’ la storia del Pinot Nero Metodo Classico Pas Dosé Roccapietra Zero, di Cantina Scuropasso (Scorzoletta di Pietra dè Giorgi, Pavia). Quarantotto mesi sui lieviti per questo spumante dell’Oltrepò Pavese, privo di dosaggio zuccherino. Una di quelle etichette che, calice tra sorso e olfatto, ti portano con la mente altrove. Magari ai banchi di una degustazione alla cieca, dove – ne siamo certi – si mimetizzerebbe al cospetto di una batteria di Champagne. Già, lo Champagne. Quel prodotto che ci fanno pagare caro, tanto in enoteca quanto al supermercato. Ma che, in realtà, in Francia, si porta a casa con poche decine di euro.

Piccole produzioni di piccoli vigneron, capaci di assicurare (ma solo al consumatore più attento e, soprattutto, curioso) “poca spesa e tanta resa”. Non a caso l’Oltrepò e l’area dello Champagne si trovano tra il 40° e il 50° parallelo, l’area più prolifica al mondo per la viticoltura, in termini di qualità. E allora è impossibile non accostare seriamente questo Metodo Classico di Pinot Nero oltrepadano alle produzioni francesi. Anche perché – udite, udite – questa bottiglia si mette in frigorifero (quello di casa propria) per soli 10-12 euro. Come lo Champagne dei vigneron.

Di francese, il produttore Fabio Marazzi – un omone tanto grande quanto buono – ha l’eleganza e l’educazione, che poi trasferisce al proprio vino. Un vino, lo immaginiamo, coccolato grappolo per grappolo, in vigna, prima e durante la vendemmia. E pupitre dopo pupitre, in cantina. Coccole e parole: Marazzi deve proprio essere uno di quei viticoltori che parlano alle bottiglie. Amore e umiltà. Due vitamine che sembrano trasferite in purezza nel Pinot Nero Metodo Classico Pas Dosé Roccapietra Zero di Cantina Scuropasso.

Il colore, nel calice, è quello della paglia d’un fienile, su cui una nobile lussuriosa deve aver smarrito polvere d’oro, distratta dal mugnaio. Il perlage è meravigliosamente fine e persistente. Le catenelle riluccicano come gli ornamenti natalizi delle città del Nord Europa: ordinate, precise. In un contorno di limpidezza brillante.

Al naso la schiettezza del Pinot Nero, spiccata, penetrante. Capace di assumere tinte balsamiche, con l’aiuto dell’ossigeno. Al palato una freschezza invidiabile (sboccatura 6/14), lunga, che accompagna un finale al contempo minerale e (nuovamente) velatamente balsamico. Il compagno perfetto, a tavola: quello che riesce ad essere formale, se gli viene richiesta la compostezza, la struttura e la complessità degna di portate sublimi. Ma allo stesso tempo – poliedrico Metodo Classico come pochi – la capacità di scendere in gola facile, semplice, tutto sommato beverino (merito della straordinaria freschezza). La bollicina di Natale. La bollicina dell’Oltrepò della qualità.

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La crisi del vino novello spiegata da Cavit

Trecentoquarantamila bottiglie. Si assesta su queste cifre la produzione di vino novello da parte di Cavit, Cantina Viticoltori del Trentino. Cifre in decremento. Così come in picchiata risultano, su scala nazionale, le vendite di vino novello. Una crisi senza fine, quella del corrispettivo italiano del Beaujolais nouveau francese. Il primo nettare della vendemmia, ottenuto (almeno parzialmente) mediante macerazione carbonica, ha perso il fascino di 10 anni fa. In Italia se ne producevano 10 milioni di bottiglie. Oggi 2 milioni. Il minimo storico, come sottolinea la stessa Coldiretti.

“Indubbiamente – spiega Susi Pozzi, direttore Marketing Italia di Cavit S.C. – il mercato del Novello negli anni ha subito un ridimensionamento, sia dal punto di vista delle bottiglie totali sia del numero di produttori. E’ un prodotto che ha raggiunto la fase di maturazione e declino. Le motivazioni sono diverse: un calo generalizzato del consumo di vino, la perdita ‘dell’effetto attesa’, dopo la modifica della data del cosiddetto ‘deblocage‘ del 6 novembre, una costante rincorsa all’anticipo del Natale che ha eroso ‘spazio/tempo’ alla vendita di questo prodotto, in particolare nel canale Gdo”.

Eppure, per Cavit, la produzione di vino novello rappresenta un segmento importante. “Il nostro novello Fiori d’Inverno è leader nel canale Gdo – precisa ancora Pozzi – mentre Terrazze della Luna è dedicato al canale Horeca. Il novello, per Cavit, rappresenta ancora un prodotto importante, che sosteniamo con eventi ad hoc per comunicare al consumatore e agli opinion leader la peculiarità dell’uva Teroldego, particolarmente adatta alla tecnica della macerazione carbonica, oltre alle caratteristiche distintive dei nostri Novelli”.

IL NOVELLO DI CAVIT
L’Igt Vigneti delle Dolomiti “Fiori d’Inverno”, destinato ai supermercati, è un vino di pronta beva, preparato e proposto al consumatore già un mese dopo la fine della vendemmia. La zona di produzione è il Campo Rotaliano, nei comuni di Mezzolombardo, San Michele all’Adige e tra le colline coltivate a vite di Roverè della Luna. In particolare, “Fiori d’Inverno” nasce dalle uve di due vigneti autoctoni trentini: Teroldego e Schiava Gentile, che contribuiscono al blend rispettivamente al 70 e al 30%.

La tecnica usata per la vinificazione del Teroldego è la macerazione carbonica: le uve, perfettamente sane e mature, vengono fatte sostare intere e non pigiate in tini di acciaio inox in ambiente saturo di anidride carbonica. Durante questo periodo avviene la fermentazione intracellulare con estrazione delle sostanze aromatiche più delicate presenti nella buccia. Dopo qualche giorno l’uva viene pressata e il mosto fatto fermentare a temperatura controllata. Unito alla Schiava gentile (che dunque non subisce macerazione carbonica) viene poi sottoposto a un breve affinamento in tini di acciaio inox, prima dell’imbottigliamento e della commercializzazione. Dati analitici: alcool 11,50% vol., acidità totale 4,8 g/l, estratto secco netto 26 g/l, zuccheri residui 7 g/l.

Caratteristiche organolettiche: colore rosso rubino, vivo e brillante. Profumo netto, marcatamente fruttato con sentore di lampone e fragola tipico dei vini ottenuti in macerazione carbonica. Sapore secco, piacevolmente equilibrato, di corpo leggero, ma elegante e vivace. Temperatura di servizio: 12-14° gradi.

Il Novello di Teroldego Igt Vigneti delle Dolomiti “Terrazze della Luna” è vinificato e proposto al consumatore appena dopo un mese dalla vendemmia. “A torto – spiega Susi Pozzi – per la sua giovinezza, è considerato di ‘relativa’ qualità: è invece il frutto di un’attenta selezione delle uve, di una raffinata tecnica enologica e di un efficiente servizio al consumatore più curioso”. La zona di produzione è sempre quella del Campo Rotaliano in Trentino, ossia l’area vitata delimitata dalle Borgate di Mezzolombardo, Mezzocorona e San Michele all’Adige, collocata lungo i fiumi Adige e Noce. “L’esperienza – evidenzia Pozzi – ha dimostrato che il vitigno più adatto all’elaborazione del vino Novello è l’autoctono Teroldego, opportunamente selezionato e vinificato in purezza. La particolare resistenza ‘meccanica’ della buccia consente di mantenere integri gli acini durante la prima fase di vinificazione in macerazione carbonica delle uve intere. Particolare questo molto importante per i processi enzimatici che avvengono in questa prima fase all’interno dell’acino e che conferiscono al vino quel particolare sentore fruttato e fresco, tipico del novello”.

Il metodo di elaborazione è quello della macerazione carbonica. I grappoli maturi e perfettamente sani vengono posti interi, e non pigiati, in piccoli tini di acciaio inox. La macerazione in ambiente chiuso, in totale assenza di ossigeno, favorisce l’estrazione delle sostanze aromatiche e coloranti dalle bucce. Dopo alcuni giorni si passa alla pigiatura delle uve, avviando il mosto alla fermentazione a temperatura controllata. Un breve affinamento in recipiente d’acciaio inox precede imbottigliamento e commercializzazione.

Caratteristiche organolettiche: colore rosso rubino, vivace e brillante; profumo netto con marcato sentore fruttato che ricorda i frutti di bosco e in particolare il lampone. Sapore fresco, armonico, delicato e piacevole. Dati analitici: alcool 12,00% vol, acidità totale 5 g/l, estratto netto 26 g/l, zuccheri residui 6 g/l. Temperatura di servizio: 12-14° gradi.

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Vini al supermercato

Alsace Riesling Réserve 2014, Pierre Sparr

(1,5 / 5)Nella giungla dei vini al supermercato è facile perdersi. E’ ancora più facile perdere la rotta quando ci si addentra nel tortuoso mondo dei vini francesi del supermercato. Ma la bussola impazzisce, letteralmente, sul Riesling Réserve 2014 Pierre Sparr. Doveroso sottolineare, in primis, che non si tratti di un prodotto “Aoc”, ovvero d’Appellations d’origine contrôlée, il corrispettivo transalpino della “Doc” italiana. Bensì di una semplice Appellation Alsace Contrôlée: formula con la quale viene genericamente identificato il vitigno alsaziano utilizzato per la produzione, in questo caso il Riesling. Un prodotto, dunque, che già di per sé rappresenta l’ombra dell’originale. E a questo punto, ad Esselunga, andrebbe chiesto perché inserire in assortimento un prodotto francese di “serie b”, peraltro a un prezzo non certo alla portata di tutti? Forse, la risposta sta sull’etichetta posteriore: in quell’analisi altisonante del Riesling Riserva Pierre Sparr, che a noi di vinialsuper pare…davvero nulla di che.

Quantomeno, raccomandiamo – per l’ennesima volta – agli addetti del supermercato di “girare le annate” e di trattare la corsia del vino come quella dei biscotti (già, perché anche il vino “scade” se è di bassa qualità, o se è prodotto con vitigni non adatti all’invecchiamento, o se è stato ‘turato’ con sugheri economici). Sul banco dove preleviamo questo Riesling, di fatto, sono presenti due annate. La 2014, che scegliamo per la nostra degustazione. E la 2013, dimenticata sul fondo dello scaffale: bottiglie piene di polvere e “liquido” visibilmente “ridotto” all’esame del collo della bottiglia, rispetto alla “sorella” 2014.

L’ANALISI DI VINIALSUPER
La domanda che continua a frullarci nella testa, mentre sorseggiamo questo…”Riesling Alsaziano Riserva”, è: perché? Perché? Dell’eleganza e della finezza dei Riesling d’Oltralpe, neppure l’ombra. Questo Pierre Sparr – a proposito: maison prestigiosa, la cui storia affonda le radici nell’anno 1680, a Beblenheim, in Alsazia per l’appunto – sembra piuttosto un vino di montagna, di quelli che servono in brocca nelle osterie.

Mancano, al naso, i caratteristici spunti di frutta a polpa bianca e di agrumi, mentre risaltano con una certa insistenza i soli fiori bianchi freschi. Sembra quasi un Gewurztraminer base, quando spunta invece, con l’ossigenazione, qualche richiamo olfattivo dolciastro, che ricorda il miele. Desaparecidos i sentori minerali, vera e propria “firma” della straordinaria Valle del Reno, di cui il Riesling alsaziano è simbolo. Al palato, struttura scarsa, monocorde, fruttata fresca. E, anche qui, nemmeno l’ombra della mineralità che si potrebbe (dovrebbe?) attendere dal vitigno. Consigliamo questo vino a tutto pasto. Degli altri.

LA VINIFICAZIONE
Apprendiamo dal sito web dell’importatore e distributore “esclusivo” del Riesling Riserva Pierre Sparr, la Boldrini Import Export di Roma, alcune informazioni sulla tecnica di vinificazione. Si tratta, come atteso, di un Riesling in purezza, ottenuto da vigne dell’età media di 26 anni. La vendemmia è condotta sul finire del mese di ottobre. La fermentazione avviene poi a temperatura controllata, con successivo riposo sulle fecce fini: un’operazione volta a favorire l’aromaticità del prodotto. Da apprezzare la schiettezza con la quale l’importatore descrive i sentori fruttati e minerali di questo Riesling Alsaziano, parlando di semplici “reminiscenze”. Chapeau.

Prezzo pieno: 7,19 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Vini al supermercato

Corvo Rosso Igt Terre Siciliane 2014, Duca di Salaparuta

(3,5 / 5) Nero d’Avola, Nerello Mascalese e Pignatello, noto anche come Perricone. Duca di Salaparuta, gruppo che riunisce tre marchi storici della “sicilianità” come Corvo, Florio e la stessa Duca di Salaparuta, produce con questi tre vitigni uno dei vini più noti dell’intera isola, commercializzati in grande distribuzione: il Corvo Rosso Igt Terre Siciliane. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it, la vendemmia 2014.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, il vino si presenta di un rosso rubino brillante, di moderata trasparenza, con riflessi tendenti al granato. Al naso si rivela di buona complessità. Nuovi sentori fanno capolino col passare dei minuti, grazie all’ossigenazione. Si passa da subitanee percezioni di fiori di mandorlo e frutta rossa (marasca), a più profondi richiami a spezie leggere, sino a piacevoli tinte vegetali di carruba.

Al palato, il Corvo Rosso Igt Terre Siciliane Duca di Salaparuta gioca tutto sulle morbidezze e sulla facilità della beva. Da quello che viene definito dallo stesso produttore “un vino quotidiano”, non ci si può aspettare di meglio. E invece questo rosso siculo riesce ad andare oltre: il blend funziona, è ben equilibrato. La terra fa il resto.

Alle note semplici e avvolgenti di frutta rossa (di nuovo marasca) fa da contraltare una sapidità che chiama il sorso successivo: asciutto, moderatamente caldo, piacevolmente vinoso e, soprattutto, di sufficiente persistenza. Il Nero d’Avola che fa da base costituisce l’ossatura del vino, la sua struttura. A Nerello Mascalese e Pignatello-Perricone il compito di impreziosirla, assieme al legno della botte grande in cui matura il Corvo Rosso. Interessante vino a tutto pasto, tutt’altro che banale per la fascia prezzo in cui si posiziona, si presta ad accompagnare grigliate di carne, arrosti e formaggi di media stagionatura. A una temperatura di servizio di 16-18 gradi.

LA VINIFICAZIONE
E’ nei terreni più vocati alla viticoltura della Sicilia che affondano le radici i vitigni del Corvo Rosso, cullati da un microclima ideale. Siamo nella zona centro orientale, tra le province di Agrigento e Caltanissetta, a un’altezza che varia tra i 50 e i 350 metri sul livello del mare. La terra è di tipo misto, ma con percentuali considerevoli di calcare attivo. L’allevamento è condotto da Duca di Salaparuta col metodo della controspalliera e dell’alberello, con una densità di ceppi per ettaro medio-alta, pari a circa 4 mila piante. La vendemmia è manuale e, a seconda delle annate, avviene dalla seconda settimana di settembre alla prima settimana di ottobre.

La fermentazione del Corvo Rosso è affidata al metodo tradizionale, con macerazione sulle bucce per un periodo che può variare dai 6 agli 8 giorni. Seguono svinatura, pressatura soffice e fermentazione malolattica: un passaggio fondamentale, quest’ultimo, per garantire maggiore piacevolezza alla futura beva con la trasformazione dell’acido malico in acido lattico. Corvo rosso Terre Siciliane Igt Duca di Salaparuta matura poi per almeno 10 mesi in grandi botti di quercia e, successivamente, in tini di cemento vetrificato. Prima della commercializzazione, questo rosso di Sicilia affina in bottiglia per altri 2 mesi, a temperatura controllata. Viene prodotto dal 1824, anno di fondazione di un marchio di cui è divenuto il simbolo.

Prezzo pieno: 5,89 euro
Acquistato presso: Iper Coop

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