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Vino italiano ancora salvo dai dazi Usa

Ancora salvo il vino italiano e immutato lo stato dell’arte dei Paesi europei colpiti da dazi aggiuntivi americani per la vicenda Airbus. È il verdetto, annunciato nella tarda serata di ieri dall’associazione statunitense degli importatori di bevande (Nabi), del rappresentante per il commercio Usa (Ustr), che non proporrà quindi revisioni alle attuali tariffe sulle merci Ue nella controversia commerciale Airbus.

Ufficialmente Ustr ha invocato un’eccezione giuridica per sospendere l’imminente “carosello” atteso per questo mese perché Ustr «e l’industria statunitense interessata concordano sul fatto che una revisione non è necessaria».  Secondo Unione italiana vini si tratta di un primo importante segnale di disgelo della nuova Amministrazione americana.

«Da giorni nei corridoi di Bruxelles si discute di una possibile mutua sospensione dei dazi Airbus-Boeing come primo atto di distensione delle relazioni transatlantiche – dice Paolo Castelletti, segretario generale Uiv – Per ora, scampato pericolo per un nuovo carosello e importante segnale da parte dell’Amministrazione Biden. Auspichiamo che i prossimi giorni segnino una svolta ancora più netta: il vino europeo confida in una rinnovata stabilità del mercato americano».

Citando le ultime revisioni nel gennaio 2021 (che hanno visto colpiti ulteriori prodotti, tra cui i vini, provenienti da Francia e Germania) il Commercio Usa ha affermato che «continuerà a considerare ulteriori azioni». In altre parole Ustr ha deciso di prendere tempo.

Secondo la National Association of Beverage Importers (Nabi), la decisione dell’Ustr di non aumentare i danni subiti dagli importatori di vino è infatti una buona notizia, tenuto conto che questi prodotti non sono in alcun modo collegati alla disputa.

La cronistoria sulla disputa Airbus-Boeing risale alla fine del 2019, quando in sede di Wto gli Stati Uniti sono stati autorizzati a imporre dazi su quasi 7,5 miliardi di dollari di beni e servizi europei importati ogni anno. Un anno dopo, la stessa Organizzazione mondiale per il Commercio ha autorizzato l’Ue a imporre tasse sui prodotti importati dagli Stati Uniti per 4 miliardi di dollari.

I dazi americani erano stati estesi a fine 2020 pochi giorni prima del termine del mandato Trump e riguardano prodotti francesi e tedeschi: +25% sui vini non frizzanti, il mosto d’uva e il cognac, e +15% su alcuni componenti aerei.

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Digital tax e dazi Usa, Uiv: «Italia a rischio ritorsioni»

È di pochi giorni fa il report del Rappresentante per il Commercio Usa (Ustr) che ritiene discriminatoria l’imposizione italiana della tassa sui servizi digitali (Dst) nei confronti delle imprese americane che rappresentano i 2/3 delle aziende da tassare. Secondo Unione italiana vini (Uiv), da qui a eventuali azioni ritorsive da parte del Commercio statunitense il passo potrà essere breve e seguire quanto già fatto ai danni della Francia, anch’essa promotrice della stessa imposta.

Pericolo doppio, quindi, per il vino italiano negli Stati Uniti, con il dossier relativo alla Dst, destinata ad avere definitivamente i suoi effetti in Italia a partire dal 16 febbraio, che si aggiunge alla controversia Aribus per la quale si attende la nuova lista di prodotti oggetto di dazi aggiuntivi a metà febbraio.

Una tensione commerciale, avviata sotto l’amministrazione Trump ma che rischia di trovare una linea di continuità anche con il mandato Biden, pesante per il vino italiano che negli Stati Uniti vende circa il 30% del proprio export a valore (oltre 1,7 miliardi di euro) e potrebbe essere ancora una volta tra i prodotti a rischio ritorsione.

Ciò che preoccupa – ha detto il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti – è che se da una parte la vicenda Airbus è tutt’altro che definita per il vino italiano e si dovrà attendere il prossimo carosello di metà febbraio, dall’altra si aggiunge un altro fattore di rischio legato alle imprese digitali statunitensi, forti sostenitrici della nuova amministrazione che si insedierà a breve».

«Occorre prudenza in questa fase così delicata della politica americana, come l’Italia aveva auspicato prima dell’azione su Boeing da parte della Commissione UE a novembre. Serve – prosegue il segretario – sospendere temporaneamente gli effetti dell’imposta sui servizi digitali alla luce dei lavori in corso in ambito Ocse, anche cogliendo l’opportunità della presidenza italiana del G20 nel 2021 che potrebbe farsi promotrice di un accordo multilaterale e tendere una mano verso la nuova amministrazione Biden».

«Una finestra di opportunità – ha concluso Castelletti – potrebbe essere il decreto milleproroghe nell’ambito dell’iter di conversione del decreto-legge in Parlamento. È necessario evitare che il settore vitivinicolo, come altri prodotti simbolo dell’agroalimentare e del made in Italy siano coinvolti, come successo in Francia, in una disputa commerciale che ci vede completamente estranei».

Secondo quanto indicato dalla Farnesina, seppur in uno scenario incerto, una eventuale decisione sulle misure di ritorsione contro l’Italia sarà lasciata alla prossima amministrazione Usa, che avrà tempo fino alla scadenza dell’indagine fissata nel giugno prossimo per valutare la questione. Con la tassa sui servizi digitali l’Italia prevede di concretizzare un corrispettivo di circa 700 milioni di euro.

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