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Telenovela Prošek Prosecco: doppia figuraccia del Governo Draghi in diretta tv

Doppia figuraccia del Governo Draghi in diretta tv, sulla telenovela Prošek croato contro Prosecco italiano. Protagonista Gian Marco Centinaio, sottosegretario al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, intervenuto mercoledì 10 settembre al programma Re Start di Rai 2.

In studio con l’altro ospite Oscar Farinetti, Centinaio dapprima sembra ammettere che il Prošek, in quanto “vino dolce“, non costituisca ad oggi una reale minaccia per il Prosecco. Poi rincara la dose, equiparando la querelle in corso tra Italia e Croazia a quella della Francia contro la Spagna, per gli “Champanillo“.

«Il rischio più di tutti – ha dichiarato testualmente l’ex ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio – è che l’Europa autorizza il marchio del brand Prošek. Sono qualche decina di migliaia di bottiglie e teoricamente non dovrebbero impaurire nessuno. Domani il Prošek decidono di cambiare il disciplinare e fanno un Prošek frizzante, simile al Prosecco. La cosa è finita lì: abbiamo creato l’italian sounding in Europa».

LA GAFFE SUI TAPAS BAR “CHAMPANILLO”

Forse ancor più pesante il secondo scivolone tv del sottosegretario del Governo Draghi, non corretto né dalla conduttrice né da Oscar Farinetti. «L’Europa ha bloccato la diatriba tra la Francia e la Spagna sullo Champagne – sono le parole di Centinaio – analoga a questa. La Spagna stava producendo lo Champanillo. La Francia ha detto: “No, non puoi chiamarlo così”. Perché? Perché inganna il consumatore».

In realtà, come riportato da WineMag,it il 9 settembre 2021, “Champanillonon era un vino spagnolo, bensì una catena di Tapas bar diffusa in diverse località turistiche della Spagna, in particolare in Catalogna.

«Il nome Prosek è ingannevole. Io conosco persone di livello culturale medio che pensano che “Prošek” sia la traduzione inglese di “Prosecco”», ha aggiunto Centinaio, scatenando la reazione di Oscar Farinetti. «Si gioca sull’ignoranza – la replica – quindi facciamo le leggi sull’ignoranza».

«PROŠEK NON È ITALIAN SOUNDING»

«Io sono stato là in Dalmazia – ha evidenziato l’imprenditore, patron di Eataly – da questi quattro contadini. Il Prošek è un vino costoso, importante: è un’altra storia. Un vino di cinque anni di invecchiamento, di antiche tradizioni. Costa dieci volte il Prosecco. Il tema è: questi contadini strepitosi, piccoli, meravigliosi, brava gente, sono disponibilissimi a scrivere “Prošek dalmata” grosso come una casa sulle etichette. E non vedono l’ora».

Secondo Oscar Farinetti, «Prošek e Prosecco sono due cose completamente diverse: è come paragonare una bicicletta con un’automobile». «Non è italian sounding – ha sottolineato – sono secoli che lo chiamano Prošek . Noi siamo un paese di sciovinisti. È una storia di nicchia, piccola, di un paesino. E noi andiamo a fare Golia. Veramente non è un problema. I problemi dell’italian sounding sono altri».

FARINETTI: «ZAIA? FA SCENA»

Spazio anche per una stoccata al governatore della Regione Veneto: «Anche Luca Zaia dice che non è un problema: fa scena, è logico!», ha attaccato Farinetti, sempre in diretta tv Rai, a Re Start. «Questo è il modo di lavorare nel nostro Paese – ha aggiunto – ci occupiamo di robe che non esistono e perdiamo di vista il grande problema».

Sempre secondo l’imprenditore piemontese, «siamo diventati i migliori al mondo grazie alle generazioni che ci hanno preceduto, che non si occupavano di queste stupidaggini del Prošek e del Prosecco. Mentre noi facciamo i poliziotti, esportiamo la metà della Francia e meno della Germania. Noi, così fighetti, esportiamo la metà di quello che potremmo».

La brutta figura dell’Italia tra Prosecco e Prosek croato

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Doc Sicilia: ridotte le rese per ettaro del Grillo

MENFI – Il Consorzio di Tutela vini Doc Sicilia ha deciso di abbassare a 110 quintali per ettaro la resa delle uve della varietà di Grillo che saranno vendemmiate quest’anno.

La scelta, deliberata dall’assemblea dei soci riunitisi il 24 luglio, è motivata dalle previsioni di una vendemmia che darà buoni risultati in linea con l’obiettivo che la Doc persegue fin dalla sua nascita: puntare sulla qualità delle uve.

Una linea che viene premiata da un crescente apprezzamento da parte dei consumatori di Grillo Doc, un vino che continua ad aumentare i volumi delle vendite anche grazie alla campagna pubblicitaria in tv e sul web lanciata ad inizio di luglio.

“Il grande riconoscimento che sta ottenendo il Grillo da parte dei consumatori – dice il Presidente del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia, Antonio Rallo “ci ha spinti a realizzare una promozionale estiva in tv e sul web con uno spot che mette in risalto la grande versatilità di un vino capace di racchiudere in sé un mosaico di sapori e colori che sa esprimere il meglio della viticoltura siciliana”.

“Nei primi 6 mesi di quest’anno il trend dell’imbottigliato del Grillo ha già raggiunto il +26% rispetto allo stesso periodo del 2018, anno in cui sono state prodotte 15 milioni di bottiglie” ha detto Filippo Paladino, Vicepresidente del Consorzio di Tutela vini Doc Sicilia.

LO SPOT DEL GRILLO
Girato tra i faraglioni di Scopello e i grattacieli di Milano, lo spot “Il Grillo della Doc Sicilia è un vino che ti sorprende ogni volta” è in onda sulle reti tv Rai, Mediaset e Sky, ed è visibile anche sui principali siti internet di informazione, food & wine, lifestyle.

Lo spot sul Grillo è una delle azioni di promozione che il Consorzio di Tutela vini Doc Sicilia ha organizzato in Italia e che si aggiunge alle attività di marketing ed informazione in Usa, Cina e Germania dedicate ai principali stakeholder e alla promozione B2C mirata ai consumatori.

La Doc Sicilia nel 2018 ha prodotto 80 milioni di bottiglie.

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“La birra artigianale fa schifo”: multa di 3 mila euro per la Rai


Unionbirrai
ha vinto la causa intentata contro la Rai. Il Giudice di Pace ha condannato la Tv di Stato a risarcire l’Associazione dei piccoli birrifici indipendenti per danno all’immagine e alla reputazione per un ammontare di 3 mila euro più le spese processuali.

La somma del risarcimento verrà interamente utilizzata dall’Associazione per la promozione della cultura della birra artigianale in Italia. L’azione legale, portata avanti dall’avvocato Gaetana Russo, è partita a seguito di una puntata della fiction Tutto può succedere andata in onda su RAI 1 il 1 giugno 2017.

Due attori, nel corso di un dialogo, avevano pesantemente denigrato una birra artigianale che stavano bevendo, utilizzando termini come “schifo“, “queste birre non valgono quello che costano”.

Spingendosi fino al paragone con le birre industriali: “Prima aveva tutte birre normali, quelle che si trovano, poi si è buttato sulle birre artigianali, vatti a fidare“.

“Il Giudice ha riconosciuto che la conversazione andata in onda era diffamatoria dell’onore e della reputazione di Unionbirrai e della birra artigianale in generale – commenta Vittorio Ferraris (nella foto) direttore dell’Associazione – non è la prima volta che ci arrivano attacchi di questo genere, ma questa sentenza costituisce per noi un precedente significativo, molto più importante del risarcimento, che è assolutamente simbolico”.

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Il Montepulciano d’Abruzzo DOC arriva in TV

Il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo ha deciso di rendere omaggio ai 50 anni della DOC Montepulciano d’Abruzzo (15 luglio 1968) attraverso uno spot TV ad alto impatto emotivo. Una campagna televisiva che valorizza l’eccellenza del prodotto, ne sancisce definitivamente la posizione di prestigio nel panorama produttivo italiano e lo colloca tra i maggiori vini rossi nazionali. Il film con passaggi da 5, 15, 30’’ è on air dal 18 novembre sui principali canali RAI e Mediaset e successivamente dal 2 dicembre anche su LA7.

Il concept creativo è stato realizzato per sottolineare l’unicità del Montepulciano d’Abruzzo DOC e rappresenta un viaggio onirico. ͞Dall’azzurro del mare alle vette delle regali montagne: questa è l’unicità dell’Abruzzo, una regione dove mare e montagna si uniscono in un connubio indissolubile per un’esperienza emozionante alla scoperta di sapori e profumi unici che si trasmettono ai suoi vini. Il verde lussureggiante dei vigneti in un susseguirsi di panorami mozzafiato alternati alle immagini di una bella donna, elegante, raffinata, caratterizzata da labbra rosso rubino.

La sua figura simboleggia la Madre Terra, la personificazione della natura, nello specifico la terra d’Abruzzo donatrice di vita e nutrimento per le sue vigne Nelle sue mani un calice di vino anch’esso rosso, non uno a caso: il Montepulciano d’Abruzzo DOC. In un sorso di Montepulciano d’Abruzzo DOC tutto il sapore della sua terra. Cambia l’inquadratura: una goccia del prezioso nettare si trasforma in un orecchino con una pietra preziosa…un rubino. È questa la natura del Montepulciano d’Abruzzo DOC: un vino ricco di tradizione, unico in natura e per questo prezioso͟.

Il Montepulciano d’Abruzzo DOC è oggi uno dei vini più diffusi in Italia e all’estero, con oltre 100 milioni di bottiglie prodotte ogni anno e presente in ben 70 Paesi nel mondo. È per sottolineare l’unicità del prodotto che è stato realizzato uno spot emozionale, capace di trasmettere l’autenticità di questo vino, ambasciatore di un territorio da sempre apprezzato per la sua natura unica.

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Montepulciano, contrade ai fornelli per “A tavola con il Nobile”

Da sabato 20 a domenica 21 agosto le contrade del Bravìo delle Botti si sfidano ai fornelli a Montepulciano con il concorso “A tavola con il Nobile”, evento giunto alla quattordicesima edizione e promosso dal Consorzio del Vino Nobile in collaborazione con il Magistrato delle Contrade.

Quattordici edizioni scandite da centinaia di ricette realizzate dalle contrade. A tavola con il Nobile è nato 14 anni fa da una intuizione del Consorzio e del giornalista inviato del Tg2 e conduttore della fortunata rubrica “Eat Parade” Bruno Gambacorta con l’obiettivo di recuperare ricette della tradizione in abbinamento al vino “di casa”, il Nobile di Montepulciano.

In quattordici anni di “A Tavola con il Nobile” sono state proposte oltre 210 ricette della tradizione, sono stati pubblicati sei libri che le raccolgono, tra cui quello per il decennale, del 2012, con tutte le ricette delle passate edizioni.

La manifestazione è anche un importante veicolo di promozione per il territorio con oltre 800 articoli, servizi televisivi e reportage sul premio scritti anche dai circa 200 giornalisti da tutto il mondo che nelle varie edizioni si sono succeduti come giurati del premio.

L’OBIETTIVO
L’obiettivo che dovranno centrare le contrade sarà quello di sposare al meglio il Vino Nobile con il piatto proposto per questa edizione. Dopo l’esperienza dei “pici”, della “nana” (anatra),  della carne di cinta senese e delle verdure dell’orto, quest’anno le contrade si dovranno cimentare in secondi piatti a base di selvaggina, il tutto rispettando la tradizione gastronomica locale.

In occasione di sabato 20 agosto con la prima sessione di degustazioni, le cucine delle contrade apriranno le porte anche al pubblico e da lunedì prossimo il piatto in gara potrà essere degustato da tutti durante le cene in programma.

Il volto scelto per questa edizione è quello di Federico Quaranta (nella foto), in arte Fede, storica voce di Rai Radio2 e volto di Rai Uno. Nel 2014 ha condotto tra le altre cose anche L’estate in diretta, su Rai Uno, affiancando Eleonora Daniele. L’albo d’oro del concorso vede in testa Collazzi (tre vittorie), San Donato, Voltaia e Talosa (due vittorie), Gracciano, Cagnano, Poggiolo e Coste (una vittoria).

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Glifosate vietato in Italia dal Ministero: proteste dei viticoltori nel Sannio

Arriva a sorpresa in Italia, dopo il dietrofront di metà maggio dell’Organizzazione mondiale della sanità, il divieto di utilizzo del Glifosate e dei prodotti contenenti sostanza attiva. A decorrere dal 22 agosto 2016, entrerà in vigore la “revoca di autorizzazioni all’immissione in commercio” e la “modifica delle condizioni d’impiego di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate in attuazione del regolamento di esecuzione (UE) 2016/1313 della Commissione del 1° agosto 2016”. La Rai aveva dedicato una puntata della trasmissione Presa Diretta alla preoccupazione degli abitanti delle zone vinicole del Prosecco. Sul banco degli imputati era finito proprio l’utilizzo del Glifosate e di altri prodotti fitosanitari “potenzialmente dannosi per la salute”. E nel Sannio, come riportato da vinialsupermercato.it il 27 marzo 2016, la drastica limitazione dell’utilizzo di fitofarmaci e Glifosate prevista dalle ordinanze di alcuni Comuni rischiavano, secondo Salvatore Falato, presidente dell’Associazione Strada dei Vini e dei Prodotti Tipici Sanniti, “di mettere a rischio la raccolta delle uve in occasione della vendemmia 2016”. Falato non si oppone al divieto di utilizzo del glifosate, erbicida del quale non si conoscono ancora con certezza i possibili danni in termini di salute umana e ambientale. Non condivide, piuttosto, “il modo in cui è stato fatto il divieto nelle ordinanze e la generalizzazione dell’utilizzo del Glifosate con fitofarmaci”. “Con le particolari limitazioni previste dalle ordinanze – evidenziava Falato – c’è il rischio di compromettere seriamente il lavoro nei vigneti necessario alla produzione di uve e di vini, anche per le colture biologiche, con seri danni economici per i produttori già dalla prossima campagna vitivinicola”.  Tra i Comuni coinvolti proprio Castelvenere, ma anche Guardia Sanframondi e Casalduni, tutte zone a vocazione vitivinicola.

Il 12 agosto, l’ufficiale presa di posizione del Ministero della Salute. Che, “ritenuto di dover procedere alla revoca dei prodotti fitosanitari contenenti Glifosate con il coformulante Ammina di sego polietossilata (n. CAS 61791- 26-2”, ha decretato “a decorrere dal 22 agosto 2016 la revoca dell’impiego nelle aree frequentate dalla popolazione o dai gruppi vulnerabili quali parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative, cortili e aree verdi all’interno di plessi scolastici, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie; revoca dell’impiego in pre raccolta al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura; inserimento nella sezione delle prescrizioni supplementari dell’etichetta in caso di impieghi non agricoli, della seguente frase: ‘divieto, ai fini della protezione delle acque sotterranee, dell’uso non agricolo su suoli contenenti una percentuale di sabbia superiore all’80%; aree vulnerabili e zone di rispetto'”. Il decreto stabilisce inoltre la “revoca dell’autorizzazione all’immissione in commercio e all’impiego dei prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva Glifosate ed il coformulante Ammina di sego polietossilata”.

Eppure, il rapporto del Panel of Experts on Pesticide Residues in Food and the Environment, commissionato dall’Oms, sembrava dare ragione a chi sosteneva che il Glifosate non fosse pericoloso per la salute. “È improbabile  – recita il documento – che l’assunzione di Glifosato attraverso la dieta sia cancerogena per l’uomo. La grande maggioranza delle prove scientifiche indica che la somministrazione di Glifosato e di prodotti derivati a dosi fino a 2000 milligrammi per chilo di peso per via orale, la più rilevante per l’esposizione con la dieta, non è associata ad effetti genotossici nella stragrande maggioranza degli studi condotti su mammiferi”.

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Presa Diretta, La Fabbrica del vino: lo “splatter movie” Rai dipinge le vigne come industrie chimiche

Tra tutte le raccomandazioni possibili, forse è mancata proprio la più indispensabile: bevete con moderazione, soprattutto se poi dovete guidare. Il ritratto tratteggiato ieri sera su Rai 3 da Presa diretta, con l’inchiesta titolata “La fabbrica del vino”, sfiora la vena trash quando un padre di famiglia, intervistato dall’inviata di Viale Mazzini, dichiara di preferire che i figli giochino nell’area industriale del paese di residenza, piuttosto che a pochi metri dalle vigne che circondano la loro abitazione. Splatter movie made in Valdobbiadene, in pieno stile Quentin Tarantino. Pare che qui, “vere e proprie nuvole di pesticidi” invadano l’aria “quattro mesi l’anno”, prima della vendemmia. Scatenando il panico tra i residenti della zona, cui non è dato sapere esattamente cosa volteggi (loro malgrado) nell’aria che respirano, oltre l’ossigeno. I produttori di vino li chiamano “fitofarmaci”, non “pesticidi”. E confermano il totale rispetto delle normative di legge vigenti in materia. L’inviata Rai intervista anche un tossicologo dell’Istituto superiore di Sanità, che dal suo laboratorio conferma la pericolosità dei composti chimici utilizzati per diserbare le vigne venete. Per ammetere poi, tuttavia, che gli “studi riguardano solo certi tipi di sostanze, di cui si conosce già bene la problematicità sul sistema nervoso e su quello riproduttivo”. Dati che “sono pochi e derivanti da ricerche indipendenti”. Nulla di ufficiale, dunque? Allarmismo allo stato puro, allora, quello sollevato dal servizio Rai?

A CHI GIOVA?
Certamente non è un’immagine positiva quella che ne deriva del mondo del vino. Piccoli produttori strozzati dalle logiche dei grandi gruppi vitivinicoli, gettati tout court in un calderone che non fa bene né al servizio pubblico né al consumatore meno esperto del nettare di Bacco. Che, dal servizio Rai, rischia certamente di trarre conclusioni fuorvianti. Ovvero che, banalmente, il “vino si fabbrica”, non si produce. Che le grandi industrie acquistano (persino su Internet, male dei mali!) sostanze coloranti, profumanti, aromatizzanti, e chi più ne ha più ne metta, consegnando ai supermercati prodotti di scarso valore, “che contengono più di sessanta ingredienti, peraltro senza l’obbligo di precisare in etichetta quali siano esattamente”. Tutte cose vere, per carità. Ma con i giusti distinguo e, forse, andando a bussare alle porte dei Ministeri o dei Ministri, piuttosto che a quelle dei Consorzi vitivinicoli come quelli del Prosecco, del Brunello o del Pinot grigio dell’Oltrepò Pavese, Presa Diretta avrebbe certamente offerto – a nostro modesto avviso – un servizio migliore ai telespettatori. Giusto per non fare di tutto il mosto, un mostro.

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