A partire dal 21 novembre e fino alla fine di maggio torna la rassegna Aspettando Radici del Sud, una serie di appuntamenti pensati per approfondire la conoscenza dei vini da vitigni autoctoni del Meridione.
Degustazioni, cene e incontri con gli addetti ai lavori che si svolgeranno in Puglia, Basilicata, Marche e Roma per prepararsi al meglio alla 15a edizione di Radici del Sud, in programma al Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari dal 9 al 15 giugno 2020.
Si inizia giovedì 21 novembre a Fano (PU) al Bistrot lo Spietato con Mediterraneo il ponte tra i mondi, una rassegna in due appuntamenti (la seconda data è il 5 dicembre) sulla cucina mediterranea intesa come modo di pensare al cibo. Le aziende vinicole selezionate dall’edizione 2019 di Radici del Sud per i primi due appuntamenti saranno: A.A. Barone Macrì, Cantine Bonsegna, Cantine Elda, Rossovermiglio, Sertura Vini, Tenute Fontana, Bosco de Medici e Cantina Delite.
Dal 17 al 19 dicembre, tra Sannicandro di Bari e Minervino Murge (BT), si svolgerà la rassegna itinerante Storia, Geografia, Scienze sociali del vino e del cibo del Sud realizzata in collaborazione e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio regionale di Puglia.
Saranno tre giorni dedicati alle culture vinicole, olearie e alimentari del Sud d’Italia con laboratori, attività e dibattiti. Tutti i protagonisti delle filiere agroalimentari potranno confrontarsi e creare nuove sinergie al fine di diffondere un rinnovato stile alimentare e di vita: chef, viticoltori, olivicoltori, contadini, pescatori, pastori, ma anche giornalisti e appassionati.
Alle ore 19 di giovedì 19 dicembre, durante la serata conclusiva alla Masseria Barbera a Minervino, si terrà la conferenza guidata dal giornalista di Rai 3 Michele Peragine. Interverranno rappresentanti delle istituzioni regionali, giornalisti del settore italiani e stranieri, il direttore del dipartimento Health MarketPlace della Regione Puglia dott. Felice Ungaro, il Prof. Antonio Mazzocca dell’Università degli Studi di Bari e il presidente del Parco dell’Alta Murgia Francesco Tarantini.
In questa occasione si rilancerà il tema dell’alimentazione sostenibile anche dal punto di vista del rapporto tra dieta e salute. Seguirà, alle 20.30, la degustazione dei 75 vini autoctoni del Meridione d’Italia premiati al Salone del vino di Radici del Sud 2019, abbinati a piatti tipici realizzati dai cuochi della Masseria Barbera e di Aromi Bistrot di Sannicandro di Bari.
La rassegna proseguirà con altre iniziative, a gennaio l’appuntamento sarà dedicato all’Aglianico, il vitigno principe del Sud, fino ad arrivare a giugno alla quindicesima edizione di Radici del Sud.
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E se il vino naturale fosse quello da “bere” col cuore al posto della bocca Natalino Del Prete
EDITORIALE – “So benissimo che i miei vini hanno dei difetti. Ma è sempre meglio un vino naturale difettato che un vino fatto con le polverine”. Natalino Del Prete, pioniere del movimento dei vini naturali pugliesi, è uno di poche parole ma dai concetti schietti e affilati, espressi col candore dell’autentico puro di cuore.
Lo intercettiamo a Sannicandro di Bari, al termine di una degustazione di sei vini della sua cantina di San Donaci (Brindisi). Un appuntamento con la viticoltura più verace e rurale, inserito nell’ambito del programma di Radici del Sud 2019, il Salone dei vini e degli oli del Meridione.
Ho sempre creduto nei vini naturali – racconta il vignaiolo salentino – perché sono uno che si batte per il bene comune. Per me il vino naturale è quello che fornisce gli anticorpi alla persona. È una medicina“. E i difetti? “Tutti abbiamo pregi e difetti – commenta Del Prete – e poi bisogna capire cosa si intende per difetti”.
“Tutti gli esseri viventi hanno dei difetti e anche i miei vini ne hanno, per carità. Ma se per correggerli devo usare delle porcherie o delle cose che non sono genuine, preferisco lasciarli come sono“.
“Eppure – ammette Natalino Del Prete – il vino naturale sta diventando una moda. E le mode non sempre rispecchiano le esigenze delle persone, che ne sono attratte, coinvolte, assorbite. Pure gli Scapigliati erano una moda. I Sofisti erano una moda”.
“Dopo la moda, credo rimarranno in piedi solo quelli che se la sentono di pagare di persona. Rimane sempre in piedi quello che fa le cose per amore, per vocazione e con i sacrifici. In alcune annate perdo l’uva e quindi non ne faccio un discorso economico. Se non facessi vino naturale farei volontariato, missioni, cose così. Ogni morte di uomo mi diminuisce perché sono parte dell’umanità”.
Quindi è una missione fare il vino? “Per me sì – risponde Natalino Del Prete, fissandoti negli occhi – e quindi missione e imprenditoria nel mio caso vanno a braccetto. Io sono trattato da imprenditore, ma sono un lavoratore. È dalle 4 di questa mattina che sono in piedi (sono le 22.30, ndr). Quando sono in vigna e sento il profumo dell’uva, penso sia impagabile. Chi ti paga queste emozioni?”.
Un noto portale e-commerce inserisce le etichette di Natalino Del Prete nella categoria “vini coraggiosi“. Sarebbe meglio chiamarli “vini intimisti” o “di concetto”. Difettati perché puri. E puramente difettati, seguendo il discorso di Del Prete, al netto delle carenze tecnico-scientifiche delle sue affermazioni.
Le nostre note di degustazione de “Il Pioniere“, “Anne“, “Jolly” e “Sorso Antico” confermano di fatto una schiera di difetti che evitiamo di pubblicare. Una coltre che nasconde la purezza del frutto, complica la bevibilità e fa arrossire le portate proposte in abbinamento dal bistrot in cui si è tenuto il tasting.
Eppure, pensare alla passione del vignaiolo e alla profondità del suo agire in vigna fa bene all’anima e all’animo. Mentre l’ultima snasata acetica punge il cervello come un ago in un pagliaio di eterei punti di domanda, profumi e sapori passano in secondo piano.
Il cuore si allarga. E il candore intimo del generoso Natalino inebria la mente e scende giù, fin sopra allo stomaco. È il Naturali’s karma: che senso ha bere con la bocca quando si può bere col cuore?
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
I vini vincitori di Radici del Sud 2019 per la giuria dei buyer e della stampa 1
SANNICANDRO DI BARI – Sono stati ufficializzati i nomi dei vini vincitori di Radici del Sud2019, per la giuria dei buyer e della stampa nazionale e internazionale. Le degustazioni da parte delle commissioni si sono tenute mercoledì 5 e giovedì 6 giugno nelle sale del Castello di Sannicandro di Bari. Di seguito l’elenco completo dei vini premiati all’edizione numero 14 del Salone dei vini e degli oli del Mezzogiorno.
“Radici del Sud – commenta l’ideatore del format, Nicola Campanile – si conferma anche nel 2019 una grande finestra sull’immenso patrimonio ampelografico del Sud Italia. I giornalisti e buyer invitati, da domani, diffonderanno il verbo nei loro Paesi, contribuendo a far conoscere il nostro patrimonio enologico”.
“Anche questa edizione è stata segnata dal grande entusiasmo di tutti i partecipanti – conclude Campanile – che ci dà fiducia per le edizioni future. Il premio assegnato ai migliori vini va letto soprattutto in questo senso”.
L’evento ora si apre al pubblico. Per tutta la giornata di lunedì 10 giugno si potrà assaggiare i prodotti di oltre 125 realtà enologiche, olearie e gastronomiche meridionali, riunite al Castello di Sannicandro.
Dalle 21.00 alle 24.00 l’appuntamento sarà invece con il grande banco d’assaggio nel cortile del Castello di Sannicandro di Bari, dove ad accompagnare oltre 300 vini ci saranno le specialità preparate dagli chef Nazario Biscotti, Leonardo Vescera, Michele di Palma, Antonio Scalera e Donato Calvi del Ristorante Calvi.
I VINI VINCITORI DI RADICI DEL SUD 2019
Spumanti Bianchi Wine Writers
Primo Classificato I Cinque Cerri 2015 Tenuta I Gelsi
Secondo Classificato Couvée Brut Millesimato 2017 Cantine Strapellum
Wine Buyers
Primo Classificato I Cinque Cerri 2015 Tenuta I Gelsi
Secondo Classificato Frenesia Rossovermiglio
Spumanti Rosé Wine Writers
Primo Classificato Dovi Rosè 2015 Ferrocinto
Secondo Classificato Centocamere Rose’ 2017 Tenute Barone G.R. Macrì
Wine Buyers
Primo Classificato La Stipula 2014 Cantine Del Notaio
Secondo Classificato Leggiadro 2015 Produttori Di Manduria
Greco Wine Writers
Primo Classificato Greco Basilicata 2018 Cantine Strapellum
Secondo Classificato Greco Di Tufo Claudio Quarta D.O.C.G. 2018 Sanpaolo Di Claudio Quarta
Wine Buyers
Primo Classificato Greco Di Tufo Claudio Quarta D.O.C.G. 2018 Sanpaolo Di Claudio Quarta
Secondo Classificato Greco Basilicata 2018 Cantine Strapellum
Fiano Wine Writers
Primo Classificato Contrada Sant’aniello 2015 Vigne Guadagno
Secondo Classificato Zoe 2018 Terracalò
Wine Buyers
Primo Classificato Contrada Sant’aniello 2015 Vigne Guadagno
Secondo Classificato Biancofiore 2018 Cantine Kandea
Falanghina Wine Writers
Primo Classificato Falanghina Del Sannio 2017 Rossovermiglio
Secondo Classificato Costanza 2017 Cantine Kandea
Wine Buyers
Primo Classificato Civico 2 2018 Tenuta Fontana
Secondo Classificato Levata 2018 Monserrato 1973
Malvasia
Wine Writers
Primo Classificato Serralto 2018 Casa Vinicola Coppi
Secondo Classificato 12 E Mezzo 2018 Varvaglione 1921
Wine Buyers
Primo Classificato 12 E Mezzo 2018 Varvaglione 1921
Secondo Classificato Serralto 2018 Casa Vinicola Coppi
Gruppo Misto Vini Bianchi
Wine Writers
Primo Classificato Pollino Bianco 2018 Ferrocinto
Secondo Classificato Rocci 2017 Cantina Coppola 1489
Wine Buyers
Primo Classificato Grillo Magaddino 2018 Magaddino
Secondo Classificato Adènzia Bianco 2018 Baglio Del Cristo Di Campobello
Rosati Wine Writers
Primo Classificato Terra Cretosa Aleatico 2018 Borgo Turrito
Secondo Classificato Kreos 2018 Castello Monaci
Wine Buyers
Primo Classificato Ex Aequo Pescarosa 2018 Elda Cantine
Primo Classificato Ex Aequo Cirò Rosato Doc 2018 Librandi
Primo Classificato Ex Aequo Talenti Rosato 2017 Cantina Gentile
Secondo Classificato Rosati Ventifile 2018 Cantine Tre Pini
Taurasi
Wine Writers
Primo Classificato Taurasi Docg 2013 Antico Castello
Secondo Classificato Pentamerone 2012 Cantine Delite
Wine Buyers
Primo Classificato Pentamerone 2012 Cantine Delite
Secondo Classificato Taurasi Docg 2013 Antico Castello
Nero Di Troia Wine Writers
Primo Classificato Felice Ceci 2012 Giancarlo Ceci
Secondo Classificato Donna Clelia San Severo Nero Di Troia Dop 2013 Leonardo Pallotta
Wine Buyers
Primo Classificato Troqué 2017 Borgo Turrito
Secondo Classificato Exaequo Otre Nero Di Troia 2016 Teanum
Secondo Classificato Exaequo Cherrug 2013 Cantine Kandea
Negroamaro
Wine Writers
Primo Classificato Selvarossa 2015 Due Palme
Secondo Classificato Danze Della Contessa Rosso 2017 Cantine Bonsegna
Wine Buyers
Primo Classificato Salice 2016 Varvaglione 1921
Secondo Classificato Danze Della Contessa Rosso 2017 Cantine Bonsegna
Aglianico
Wine Writers
Primo Classificato Naima 2010 Viticoltori De Conciliis
Secondo Classificato Ex Aequo Irpinia Aglianico Doc 2015 2015 Tenuta Del Meriggio
Secondo Classificato Ex Aequo Nonna Seppa 2013 Cantine Delite
Wine Buyers
Primo Classificato Nonna Seppa 2013 Cantine Delite
Secondo Classificato Valentinia 2013 Viticoltori Lenza
Nero d’Avola Wine Writers
Primo Classificato Lu Patri 2016 Baglio Del Cristo Di Campobello
Secondo Classificato Baglio Chitarra Nero D’avola 2018 Cantina Chitarra
Wine Buyers
Primo Classificato Lu Patri 2016 Baglio Del Cristo Di Campobello
Secondo Classificato Nero D’avola Magaddino 2017 Magaddino
Gruppo Misto Vini Rossi
Wine Writers
Primo Classificato Barbera Del Sannio 2018 Monserrato 1973
Secondo Classificato Gran Tiati Gold Vintage 2013 Teanum
Wine Buyers
Primo Classificato Piscriddi 2015 Tenuta Cobellis
Secondo Classificato Duca Sanfelice 2015 Librandi
Primitivo Wine Writers
Primo Classificato Papale Oro 2016 Varvaglione 1921
Secondo Classificato Tumà 2017 Masseria Cuturi
Wine Buyers
Primo Classificato Artas 2016 Castello Monaci
Secondo Classificato Tumà 2017 Masseria Cuturi
Aglianico Del Vulture
Wine Writers
Primo Classificato Likos 2015 Vigne Mastrodomenico
Secondo Classificato Forentum 2015 Vitis In Vulture
Wine Buyers
Primo Classificato Il Nibbio Grigio 2013 Cantine Strapellum
Secondo Classificato Exaequo Stupor Mundi 2014 Carbone Vini
Secondo Classificato Exaequo Calaturi 2014 Tenuta I Gelsi
Vini Biologici Wine Writers
Primo Classificato Fiano Puglia 2018 Caiaffa Vini
Secondo Classificato L’insolito 2018 Michele Biancardi Cantine E Vigne Daune
Terzo Classificato Clara Fiano 2017 Giancarlo Ceci
Wine Buyers
Primo Classificato Fiano Puglia 2018 Caiaffa Vini
Secondo Classificato Segreto Di Bianca 2017 Masseria Cuturi
Terzo Classificato Civico 2 2018 Tenuta Fontana
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
morella primitivo old vines la signora mondo nuovo
“Quando vi porgo i vini di Morella, in realtà vi sto mostrando le mie vigne di Manduria“. Dopo tante peregrinazioni, e soprattutto dopo un lungo viaggio che l’ha portata dall’Australia all’Italia, più di vent’anni fa, Lisa Gilbee ha imparato l’arte del pragmatismo.
Mentre nei calici respirano quattro annate di Primitivo “La Signora“, “Old Vines” e “Mondo Nuovo“, lei se ne esce con una frase tanto semplice, quanto diretta. Un manifesto ideologico del vitigno pugliese più famoso al mondo. La sua celebrazione più intima. E, al contempo, la sua decostruzione sintattica, grammaticale.
Del resto, non ci si può aspettare che la rivoluzione da una capace di sentirsi a casa a Manduria, pur arrivando dall’altra parte del globo. Quello di Morella, la cantina fondata dall’enologa Lisa Gilbee e dal marito Gaetano Morella nel 2000, è un Primitivo (di Manduria) senza Doc: in etichetta recita “Salento Igp”. Per molti versi una outsider-insider della Denominazione.
La cantina non fa parte del Consorzio di Tutela, del quale non condivide le scelte strategiche, a partire dal disciplinare di produzione “dalle maglie larghe”. Senza contare che si tratta di un Primitivo (di Manduria) “Gioioso”: assimilabile cioè – per caratteristiche di finezza, freschezza ed eleganza – più ai “parenti” baresi di Gioia del Colle, che ai conterranei tarantini.
La nostra è un’azienda che si muove da sola – sintetizza la pragmatica Lisa Gilbee – per scelta. Abbiamo le nostre idee e per quelle mettiamo la faccia e il nome. Siamo biodinamici, ma ormai una decina di anni fa, dopo aver capito che avevamo a che fare con troppi ‘talebani’, siamo usciti pure dal mondo dei vini naturali, che ci sembrava il più affine alla nostra idea produttiva”.
“Una nicchia – continua la fondatrice di Morella – in cui si parla troppo di pratiche di cantina, piuttosto che di vigna. Di solforosa, di puzze spacciate per pregi e di macerazioni, piuttosto che di vigneto. È lì che nascono i nostri vini. Ed è di vigna che vorremmo sempre parlare con chi li assaggia”.
L’occasione a Radici del Sud 2019, l’evento giunto quest’anno alla 14a edizione. In Puglia, fino al prossimo 10 giugno, un folto gruppo di giornalisti e buyer italiani e internazionali, alla scoperta delle bellezze enogastronomiche della regione.
LA DEGUSTAZIONE E I PUNTEGGI
Salento Igp Primitivo 2015 “La Signora”: 89/100
Rosso rubino carico. Naso intenso, tipico, frutto rosso compostissimo (ciliegia senza accenno di surmaturazione). Richiami balsamici, di mentuccia e chiodo di garofano. In bocca potente, altrettanto tipico. Speziatura molto elegante. Alcol presente non disturbante. Accenni di cioccolato nel retro olfattivo. Vino scultoreo e al contempo ammaliante.
Salento Igp Primitivo 2015 “Old Vines”: 92/100
Rosso rubino carico. Vino connotato da una gran concentrazione, in tutte le sue sfaccettature. In bocca si rivela molto consistente, tattile. Note di arancia candita, sulla ciliegia matura. In bocca è fresco, l’alcol ben integrato. Il frutto rosso è di gran croccantezza, impreziosito da ricordi di radice di zenzero. Lunghissimo. Chapeau.
Salento Igp Primitivo 2015 “Mondonuovo”: 90/100
Rosso rubino carico per questo vino di terroir che, al naso, proprio per la magrezza del terreno, lascia spazio ai terziari conferiti dal legno (tostato più che vaniglia). In bocca un bel gioco tra verticalità e polpa. Il succo rotola su un tannino ruvido, senza sminuire un nettare che ha trova nella facilità di beva e nella freschezza il suo valore aggiunto. Un Primitivo immediato, diretto: straight to the point.
Salento Igp Primitivo 2011 “Old Vines”: 89/100
Rosso rubino carico, primi riflessi granati. Al naso è il campione della batteria dai risvolti salini e minerali più marcati, accanto a ricordi di cioccolato. In bocca il tannino è ancora una volta vivo e di prospettiva, ma elegante e ben integrato. Chiusura sulla macchia mediterranea, con sbuffi di spezia e pepe.
Salento Igp Primitivo 2005 “Old Vines”: 97/100 Rosso tendente al granato. Primo naso che regala leggerissimi sentori selvatici tipici del vitigno, ma anche una macchia mediterranea netta. Frutto rosso tra il polposo e il croccante, di grandissima precisione. In bocca la corrispondenza è perfetta. Il frutto è succosissimo, i tannini sono distesi, la freschezza straordinaria. Un vino emozionante.
Salento Igp Rosato 2018 “Mezzarosa”: 85/100
La novità di casa Morella, che dopo le resistenze di Lisa Gilbee ha deciso di mettere sul mercato la prima etichetta di rosato salentino. Negroamaro e Primitivo si dividono il blend, con leggera predominanza del primo. Color rosa antico. Naso di frutto di bosco e ciliegia, con accenni agrumati.
Richiami minerali e freschi, che ricordano la brezza marina. In bocca salato, forse troppo. Sicuramente un rosato giocato sulle durezze, a caccia di una veste elegante ed essenziale non centrata appieno. Accenni di polpa solo in chiusura, “coperta” da sale e alcol.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Anche il Nero di Troia tra i Barolo del Sud provare per credere quello di Giancarlo Ceci 6
ANDRIA – Quando si pensa al Sud Italia e ai suoi vini più longevi, spesso si cita l’Aglianico del Vulture, o il Gaglioppo di Cirò. Vitigni che trovano un degno alleato in uno dei territori della Puglia meno conosciuti dal grande pubblico, fagocitato dalla popolarità del Primitivo e del Negroamaro.
Quel vitigno è il Nero di Troia. E quel territorio è la provincia di Barletta-Andria-Trani, stretta tra Bari e Foggia. La terra della giovane Docg Castel del Monte Rosso Riserva e della Doc che porta il nome del maniero ottagonale fatto erigere nel XIII secolo da Federico II di Svevia.
È Radici del Sud 2019 a regalare l’emozionante degustazione di quattro annate di “Parco Marano” (2006) e Felice Ceci (2007, 2008, 2009) della cantina Giancarlo Ceci di Andria, tutte ottenute da Nero di Troia in purezza.
Un approfondimento pensato per la stampa e i buyer nazionali e internazionali da Nicola Campanile, promotore del Salone dei vini e degli oli del Mezzogiorno, giunto quest’anno all’edizione numero 14. Il tasting consente di annoverare il Nero di Troia tra i vini-varietà più longevi d’Italia.
LA DEGUSTAZIONE E I PUNTEGGI
Castel del Monte Doc Rosso 2006, “Parco Marano”: 94/100
Colore che tiene ancora alla perfezione, nonostante i 13 anni sulle spalle. Naso complesso, armonico, più che mai vivo e in continua evoluzione nel calice. Arancia rossa netta, che traghetta note ferrose e sanguigne. Macchia mediterranea. Miele leggero.
Al contempo note profonde, balsamiche, ed eteree: mentuccia e cuoio, fumo di sigaro. In bocca freschissimo e speziato, su descrittori corrispondenti al naso. Annata con poche pioggia, che ha favorito la corretta maturazione fenolica. Prezzo in enoteca da non credere: solo 14 euro. Vino da compare a cartoni, da dimenticare in cantina.
Castel del Monte Rosso Riserva Doc 2007, Felice Ceci: 92/100 Primo anno di produzione, il 2007. Nel 2006 scompare il padre dell’attuale titolare della cantina, Giancarlo Ceci, che dedica a papà Felice l’etichetta del migliore cru aziendale. Un vino ottenuto da un biotipo particolare di Nero di Troia, connotato da un acino piccolo. Colore perfetto, tinte granate intense. Il naso regala un frutto più maturo della precedente annata.
Al contempo il tannino marca il sorso in maniera più netta. Buona freschezza e succosità. Chiusura leggermente piccante, speziata, su richiami di salamoia di olive nere. Altro vino più che mai vivo e dinamico. La pioggia di luglio e agosto, nel 2009, ha generato un ritardo leggero nella maturazione polifenolica, giunta comunque a perfetto compimento.
Castel del Monte Rosso Riserva Doc 2008 “Felice Ceci”: 90/100
Il colore tiene, eccome. Naso ancora una volta intenso, sul frutto di bosco, sul ribes. Di nuovo l’arancia sanguinella e quella percezione sanguigna e ferrosa. Al palato meno freschezza degli altri, ma più sapidità.
Tannino che scandisce un sorso sabbioso, fruttato e cioccolatoso. Vino tutt’altro che seduto, assimilabile all’etichetta 2006, se non altro per l’andamento climatico simile tra le due annate. Lo dimostra, in chiusura di sipario, una balsamica freschezza, unita a spolverate di spezia nera.
Castel del Monte Rosso Riserva Doc 2009 “Felice Ceci”: 89/100
E’ il più cupo dei vini in batteria. Il più timido. Si fa aspettare come una bella donna sotto casa, la sera del primo appuntamento. I richiami di radice di liquirizia e rabarbaro portano il naso su un profilo terroso.
La freschezza, in centro bocca, solleva il sorso dopo l’ampia boccata di frutto, ancora nascosto sotto la coltre di un tannino vivo, che sta familiarizzando col resto delle componenti, tentando di integrarvisi. Si riconferma ancora una volta speziata e intrigante la chiusura. Vino da aspettare.
LA CANTINA GIANCARLO CECI
E’ un mix di tradizione e innovazione quello che sta alla base della filosofia della cantina Giancarlo Ceci di Andria. Strenuo sostenitore della biodinamica e dei suoi “principi scientifici”, Ceci litiga col padre per trasformare l’azienda di famiglia in un baluardo dell’agricoltura “sostenibile”. La certificazione Demeter arriva nel 2011.
Nel team, oltre alla figlia Clara, l’enologo “resident” Michele Paolicelli, motivatissimo (e preparatissimo) 29enne del posto, coadiuvato dal consulente enologo esterno, Lorenzo Landi. Una nave rema tutta nella direzione del capitano.
Sono nato e vissuto in questa azienda che si tramanda da otto generazioni – dice Giancarlo Ceci – e la mia infanzia e adolescenza a contatto con la natura hanno creato un legame indissolubile con essa. Auguro a tutti i ragazzi lo sviluppo di questo legame che servirà loro per tutta la vita”.
Tra i progetti per il futuro, il consolidamento delle linee senza solfiti aggiunti. Mentre nel cuore della famiglia Ceci continua a battere il Nero di Troia. “Un vitigno noto nell’800 come Rosso di Barletta – ricorda ancora il patron della cantina di Andria – da dove partiva via nave per la Francia”.
Sulle pareti della cantina museo, le bolle di accompagnamento testimoniano i rapporti degli antenati di Giancarlo Ceci con diverse compagnie d’Oltralpe, ma anche del Nord Italia, tra cui diverse piemontesi.
“Il successo delle uve di Nero di Troia fuori regione, dove veniva usato per dare struttura tannica ai vini – ammette il produttore – è l’unica ragione per la quale questo vitigno è arrivato ai giorni nostri. Si tratta infatti di una varietà che produce poco ed è facilmente soggetta a malattie”.
Caratteristiche che ancora oggi contraddistinguono questo “Barolo del Sud”, dalle rese che difficilmente si discostano dai 90-110 quintali per ettaro, in casa Ceci. Un tesoro da continuare a preservare, nel tempo e per il tempo.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
radici del sud 2017 salone vini meridionali finalisti
SANNICANDRO DI BARI – È ormai tutto pronto per la quattordicesima edizione di Radici del Sud 2019, che si concluderà lunedì 10 giugno al Castello di Sannicandro di Bari con il Salone dei vini e degli oli del Mezzogiorno. L’orario di apertura al pubblico sarà dalle 11.00 alle 21.00 e ospiterà quest’anno 125 aziende vitivinicole e olearie con i migliori prodotti di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia.
Nella settimana precedente oltre 40 giornalisti e buyer nazionali e internazionali saranno impegnati in visite alle aziende e in degustazioni guidate per decretare i vincitori del concorso di Radici del Sud 2019.
Al secondo piano del Castello di Sannicandro verrà allestita un’area food che ospiterà la migliore tradizione gastronomica del Sud Italia. Dalle 13.00 alle 15.00 la sala diventerà un’area ristorazione dedicata alla pausa pranzo con possibilità per i visitatori di scegliere tra piatti caldi e freddi.
Alle 19.00 nella biblioteca del Castello si terrà il convegno Scenari mondiali del mercato del vino e il ruolo del Sud. Il primo intervento avrà come titolo I vitigni antichi e il futuro tra Champagne e Sud Italia, dove verrà analizzato e confrontato l’impatto economico di questi vigneti nel panorama attuale.
Sarà seguito dal dibattito Sosteniblità, cambiamento climatico e invecchiamento dei vigneti: quanto condizionano il mercato. Durante il convegno interverranno alcuni giornalisti e buyer partecipanti alla settimana di Radici, il responsabile della comunicazione della cantina Tarlant e i partner dell’evento.
A seguire si svolgeranno le premiazioni delle cantine vincitrici di Radici del Sud 2019. La chiusura dell’evento sarà nel cortile interno del Castello a partire dalle 21.00, con ilgrande banco d’assaggio di tutti i vini e gli oli del concorso. Questi verranno abbinati acinque piatti preparati da altrettanti chef e tutti realizzati attorno al tema Il mare e gli orti del Sud Italia.
Nazario Biscotti del ristorante Antiche Sere di Lesina (FG) preparerà un carpaccio di cefalo di Laguna con salicornia all’aceto; Leonardo Vescera de Il Capriccio di Vieste (FG) porterà un rochè di pesce azzurro in crosta di mandorle su guazzetto di pomodoro olive e capperi; Michele di Palma dell’Antica Cucina 1983 di Barletta servirà i ceci rossi lisci di Cassano con calamaro e musciska; Antonio Scalera de La Bul di Bari proporrà lo sgombro in olio, scalogno affumicato e maionese al bergamotto e Donato Calvi delRistorante Calvi di Altamura (BA) presenterà un torrone di lenticchie di Altamura IGP.
RADICI DEL SUD 2019 – Salone dei vini e degli oli del Sud
Dove: Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari (BA)
Apertura al pubblico: 10 giugno 2019
Orario: Salone dalle 11.00 alle 21.00, cena a buffet conclusiva dalle 21.00 alle 24.00
Ingresso: kit di degustazione €15 (comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione). Il biglietto del Salone comprende anche l’accesso alla cena conclusiva. Ingresso ridotto con biglietto a €10 per i soci Ais, Fis, Onav, Fisar
Parcheggio: disponibile
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Radici del Sud 2018 i vini premiati da wine writers e wine buyers 9
BARI – Il Castello Normanno Svevo di Sannicandro ospiterà dal 4 al 10 giugno 2019 la quattordicesima edizione di Radici del Sud. Una settimana di convegni, wine tour, concorsi e degustazioni in cui aziende di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia presenteranno i loro prodotti a stampa e importatori e infine al pubblico durante il Salone dei vini e degli oli del Sud Italia.
Per le cantine che decidono di iscriversi entro il 30 dicembre 2018 sono previste condizioni agevolate. Le giornate del 5 e del 6 giugno saranno dedicate al concorso: i vini, suddivisi per vitigno, saranno giudicati da quattro diverse giurie composte da giornalisti, esperti del settore enologico e addetti ai lavori.
I giorni successivi si concentreranno invece sui wine tour per scoprire i prodotti del territorio, dove i produttori incontreranno buyer e importatori, provenienti da paesi europei ed extraeuropei come Svezia, Gran Bretagna, Olanda, Germania, Svizzera, Russia, Polonia, Australia, Stati Uniti e Cina.
Il Salone del vino e dell’olio sarà aperto al pubblico nella giornata di lunedì 10 giugno, quando operatori di settore e appassionati potranno partecipare ai banchi d’assaggio e incontrare le aziende per scoprire, degustare e acquistare i prodotti gastronomici tipici del Mezzogiorno.
In serata si svolgeranno il convegno e la premiazione delle migliori etichette selezionate dai giudici nel corso della settimana. La manifestazione si concluderà con la cena nella corte del Castello, dove i vini del concorso e gli oli del salone saranno abbinati ai piatti di alcuni dei migliori chef del Sud Italia.
In attesa dell’evento estivo Radici del Sud si sta preparando al Radici Wine Experience, in programma per il prossimo gennaio, dove saranno presentati i 77 vini selezionati quest’anno durante il salone in abbinamento a piatti preparati da ristoratori e pizzaioli premiati dall’edizione 2019 delle Guide di Radici.
RADICI DEL SUD 2019 – Salone dei vini e degli oli del Sud
Dove: Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari (BA)
Apertura al pubblico: 10 giugno 2018
Orario: dalle 11.00 alle 21.00
Ingresso: kit di degustazione €15 (comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione)
Parcheggio: disponibile
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni
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CISTERNINO –Radici del Sud presenta l’happening dedicato ai vini bianchi da vitigno autoctono prodotti in Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata e Puglia dal titolo “100 vini bianchi tra Terra e Mare“.
Sulle terrazze di “Oltremura” in Vico Remo, 8 a Cisternino gli amanti del buon bere e i professionisti addetti ai lavori sono invitati a prendere parte alla serata di degustazione di circa cento etichette e alla cena servita a buffet ideata dagli chef Cosimo Russo e Gianfranco Palmisano per i migliori abbinamenti con specialità gastronomiche sia di mare sia di terra.
Per la prima volta, mercoledì 8 agosto, Oltremura si apre con entusiasmo a iniziative di approfondimento enogastronomico e lo fa partendo proprio dai vini bianchi che hanno partecipato alla XIII e ultima edizione di Radici del Sud.
L’evento rientra nella rassegna itinerante “Aspettando Radici del Sud 2019” che tra un’edizione e l’altra del Salone del vino e dell’olio meridionale, ogni anno in programma a giugno, intende promuovere la conoscenza e la valorizzazione dei vitigni autoctoni e degli oli del sud Italia.
Dopo Fano, nelle Marche, si riparte quindi dalla Puglia. Più esattamente dalla Valle d’Itria, territorio tra i maggiormente vocati alla produzione di vini bianchi.
I DETTAGLI
L’apertura dei banchi d’assaggio è prevista per le 20.00. Ognuno dei tre spazi di Oltremura sarà dedicato alla Puglia, alla Campania e alla Basilicata, alla Calabria e alla Sicilia e le attività saranno coordinate da esperti sommelier dell’Ais Puglia.
Dalle 20.30 gli chef Cosimo Russo e Gianfranco Palmisano del ristorante Gaonas di Martina Franca procederanno alla preparazione dei loro piatti esibendosi in un cooking show nella bellissima terrazza per condividere ogni passaggio delle loro creazioni col pubblico presente.
L’accesso è consentito acquistando il kit di degustazione che darà accesso alla degustazione dei vini, degli oli e dei piatti preparati dagli chefs. Per motivi di spazio l’evento è a numero chiuso pertanto è gradita la prenotazione da effettuarsi al link riportato di seguito. Info & prenotazioni: 3464076012. Per prenotare il tuo ticket clicca qui. Mail: info@radicidelsud.it.
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sei rosati del sud italia da provare puglia basilicata etna rosé radici del sud 1024x783 1
Sei rosati del Sud Italia da provare a tutti i costi, ma mica per caso. Il concetto è semplice, ma occorre impegnarsi per metterlo in pratica: “usare” l’estate per scoprire il vino rosato. E berlo, poi, tutto l’anno.
Già. Perché il rosato come “vino dell’estate” è un retaggio che, ormai, possiamo metterci alle spalle. Anche se la tendenza è quella di scimmiottare i francesi, soprattutto a livello cromatico, molti produttori del Bel Paese riescono a mettere nel calice dei rosé dotati di grande personalità
Meritevoli di accompagnare la tavola degli italiani, e non solo, trecentosessantacinque giorni l’anno. Il suggerimento è quello di giocare con gli abbinamenti. Sbagliate pure. Al massimo, un buon rosato, sarà buono anche il giorno dopo, per accompagnare l’aperitivo. E allora ecco il viaggio ideale nord-sud, dalla Basilicata alla Sicilia dell’Etna.
Sei etichette presenti a Radici del Sud 2018, in passerella giovedì 28 giugno all’Osteria del Pisello di Fano (PU), nelle Marche. Sei vini diversi tra loro. Ma ognuno in grado di dire la sua, come rosé in quanto tale. Né un rosso sciacquato, né un bianco carico. Semplicemente vini dotati di un’anima propria. Rosata.
Puglia Igt Primitivo 2017 “Teres”, Fatalone (Gioia del Colle, Bari)
“Autentico. Biologico. Sostenibile”. I tre aggettivi scelti dalla famiglia Petrera-Orfino per sintetizzare la filosofia aziendale si riflettono alla perfezione sul Primitivo rosato “Teres”. Un rosato di spessore, luminoso sia al naso sia al palato. Perfetta materializzazione nel calice del colore carico, che non lascia spazio a interpretazioni commerciali o sconfinamenti d’Oltralpe.
Salento Igp Susumaniello 2017 “Elfo”, Apollonio Vini (Monteroni di Lecce, Lecce)
Tutta la grassa voracità che sa regalare in Puglia il Susumaniello, unita all’eleganza tipica dei vini Apollonio. Mettici pure una buona vena sapida, a giocare con la freschezza. E nel calice ti rendi conto d’avere un rosato perfetto.
Igp Murgia Rosato Nero di Troia 2017 “Dandy”, Mazzone (Ruvo di Puglia, Bari) “Dandy” fa parte della linea “Trendy” di Mazzone, assieme a “Trousse”. Bello constatare che oltre al marketing, ci sia di più. Ovvero tutto quello che serve a un rosato degno di tale nome, anche se qui col colore si strizza l’occhio al mercato. Un rosato che gioca sull’equilibrio perfetto tra un’acidità spiccata e una morbidezza glicerica setosa.
Basilicata Rosato Igt 2017 “Angelina”, Tenuta Le Querce (Barile, Potenza)
Non ne sbaglia una, Tenuta Le Querce. Siamo nello splendido Vulture, terra d’elezione dell’Aglianico, qui in versione rosé con riflessi “cipollé”. Il bello è che la sostanza organolettica rimane quella del vitigno. Un rosato tattile, da masticare, croccante. Al contempo succoso e sapido. Il vino prende il nome da Angelina Pietrafesa, figlia dei proprietari di Tenuta Le Querce.
Matera Doc Rosato 2017 “Akratos”, Battifarano (Nova Siri, Matera) Il Primitivo in Basilicata? Ebbene sì. E pure Doc. La lunga macerazione sulle bucce (24 ore) conferisce al nettare il peso specifico dei rosati con gli attributi. Frutta rossa al naso e al palato, unita a puliti richiami vegetali e a una leggera speziatura. Solo 3.500 bottiglie, per una vera e propria chicca qualità prezzo.
Etna Doc Rosato 2017 “Millimetri”, Feudo Cavaliere (Santa Maria di Licodia, Catania) Chiudiamo questo viaggio sull’Etna, terra a noi cara e oggetto di un recente tour. Siamo sul versante Sud. Nerello Mascalese in purezza, allevato a quasi mille metri d’altezza, sulle pendici della Montagna. A un naso piacevole, di frutta matura, risponde un sorso serio, minerale, di scheletrica essenzialità. Un rosé che colpisce per la precisione e pulizia del frutto rosso tipico del Mascalese.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Bottiglia di vino più leggera per lambiente No della Puglia del Primitivo cooperativo 2 1
BARI – Pesante is better. Perché puoi essere “avanti” finché vuoi. Ma se non vendi, tutto il resto si limita a sterile poesia sui massimi sistemi.
Sembrano pensarla così, in Puglia, sulla possibilità di ridurre il “peso” delle bottiglie di vetro del vino – in particolare di Primitivo di Manduria – per venire incontro alla crescente attenzione per l’ambiente, espressa peraltro anche dai Millennials.
Quello che è ormai un must per le aziende all’avanguardia in tutti i settori (ovvero l’attenzione green nelle fasi produttive, al di là delle certificazioni “bio”) sembra invece trovare detrattori in Meridione.
Un gap che, in Italia, allontana ancor più aziende come la toscana Banfi Wines e la cooperativa pugliese Cantine San Marzano.
Da un lato la senese Banfi, che già nel 2008 ha avviato gli studi sull’utilizzo di “bottiglie leggere” per i propri vini. Quattrocento grammi, al posto dei consueti 570. Dall’altro la tarantina San Marzano, che incalzata in occasione dell’ultima edizione di Radici del Sud, risponde “picche”. Senza mezzi termini.
QUESTIONI DI MERCATO
“Il mercato non è pronto, la bottiglia pesante è ancora una sorta di status simbol legato alla qualità del vino, soprattutto in determinati mercati”. Parole di Mauro di Maggio (nella foto, sopra), attuale direttore di Cantina San Marzano.
Pesante is better, appunto. Almeno per l’export, in determinate aree emergenti. In Cina, in particolare, sembrano apprezzare più di altri le bottiglie pesanti di rosso. Un po’ come facevano (e continuano a fare oggi) i nostri nonni, lodando il vetro ingombrante, voluminoso, tozzo, di certe etichette di vino.
Un mercato, quello orientale, a cui San Marzano guarda con interesse (il Vietnam è una fissa del presidente Francesco Cavallo) e su cui la cantina di Taranto non intende perdere punti preziosi, in nome di una battaglia per l’ambiente in cui non crede (ancora) abbastanza. Almeno sul fronte della bilancia.
E allora, amen. Purché non pensiate anche voi – magari di fronte ad amici e commensali assetati – che ci sia ancora del vino in quella bottiglia pesante (ma vuota) di Primitivo di Manduria, spremuta verticalmente sul calice.
QUANTO SI RISPARMIA La voce “sostenibilità”, o “sustainability“, è invece al centro dell’attenzione di Casello Banfi, premiata di recente in Piemonte tra le aziende e i Consorzi del vino più “verdi” d’Italia, nell’ambito del “Premio Gavi – La Buona Italia 2018“.
Dallo studio avviato nel 2008, di strada ne è stata fatta. Per quasi tutta la produzione – esclusi i vini a lungo invecchiamento – Banfi utilizza bottiglie di peso inferiore allo standard: meno 30% rispetto alle precedenti.
Dal 2009 sono state utilizzate oltre 30 milioni e cinquecentomila bottiglie leggere. In particolare, a partire dalla seconda metà del 2014 si sono utilizzate sei milioni di bottiglie del peso di 360 grammi.
“I benefici ambientali ottenuti – spiega la dirigenza di Castello Banfi – si possono riassumere in un risparmio di materie prime, di energia e, dunque, di emissioni di anidride carbonica (CO2)”.
Considerato che una berlina genera circa 200 grammi di CO² per chilometro percorso, il primo milione di bottiglie leggere equivarrebbe a 2,3 milioni (459/200×1.000.000) di chilometri risparmiati, pari al consumo di cento auto che hanno percorso ciascuna 23 mila chilometri.
O l’equivalente del consumo annuale di 100 abitazioni di montagna da 100 metri quadrati. O ancora, considerato che il consumo domestico d’energia elettrica da fonti primarie genera circa 750 chilogrammi di CO² per abitante per anno, per il solito milione di bottiglie, il tutto equivale al consumo annuale di 600 persone.
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Girofle di Garofano alias il rosato brizzolato verticale memorabile a Radici del Sud 7 1024x768 1
E’ il rosato controcorrente. Quello che sfida le mode, i gusti. Ma soprattutto le tradizioni e la logica. Girofle, il rosato da uve Negroamaro di Severino Garofano, più che un vino è una rivoluzione culturale allo stato liquido.
Un calice che mostra tutte le potenzialità del rosé come vino “da invecchiamento”, al di là del consumo entro pochi mesi dalla vendemmia. E fa pensare alla cucina – ovvero al vasto ventaglio di abbinamenti che si apre per le annate meno recenti – come alla miglior alleata per valorizzare il rosato brizzolato.
La cantina di Copertino (LE) non ha perso l’occasione offerta nei giorni scorsi da Radici del Sud 2018. Organizzando una verticale di 6 annate per la stampa italiana ed estera. Sei Girofle, dal 2017 al 2011 (ad eccezione della 2012), capaci di ribadire un concetto che a casa Garofano è chiaro da un pezzo: il rosé va aspettato, come un vino rosso.
LA DEGUSTAZIONE
Ogni calice un Cubo di Rubik. Già, perché tutto si può dire di Girofle, tranne che sia un vino di immediata comprensione. L’ennesima riprova di una complessità comunemente accostata ai vini rossi, o ai grandi bianchi da lungo affinamento.
La verticale condotta da Stefano e Renata Garofano, assieme alla sommelier Jlenia Gigante, prende il via da una 2017 più che mai in linea con l’idea di rosé da Negroamaro. A cui però si somma una finezza rara.
Si tratta del campione più “moderno” della batteria, in tutti i sensi: un rosato che strizza l’occhio al mercato estero, senza perdere originalità o dimenticarsi della tradizione.
Con Girofle 2016 si volta pagina. Il rosa carico inizia ad affievolirsi, assumendo tinte tendenti all’aranciato. Il naso è ricco e ricorda chiaramente la versione rossa. Un calice che segna la cifra della verticale di casa Garofano, definendo la regola assoluta: allo scaricarsi cromatico del Negroamaro corrisponde l’ispessimento della caratura gusto olfattiva. Una trama che ha del romantico.
Così come romantico è il susseguirsi dei descrittori delle vendemmie successive. La 2015 sembra giunta al momento di un sussulto d’orgoglio, tanto nel colore (che tiene ed è luminosissimo) quanto nell’ampiezza di un naso e di un palato quasi “grassi”, ben sostenuti dalla consueta verticalità scheletrica che caratterizza Girofle.
E’ un cuore che batte, la vendemmia 2014. A quattro anni di distanza, il nettare si mostra in netta evoluzione. I battiti di questo rosé sono scanditi al momento da rintocchi salini e sincopi di arancio e lavanda. Non certo un amore a prima vista, immediato: il calice va aspettato, ossigenato, alimentato di speranze. E infine capito.
Eros puro, invece, Girofle 2013. Un vino magico quello che Severino Garofano e i suoi figli sono riusciti a racchiudere in bottiglia. Una pozione che gioca sui contrasti e sugli ossimori, dando un senso tanto concreto quanto poetico a tutto il lavoro che la famiglia di Copertino sta facendo da anni, in Puglia, col vitigno Negroamaro vinificato in rosa.
Strepitosa intensità al naso e al palato, che allo stesso tempo si mantiene sulle tinte delicate e fini già avvertite nelle annate precedenti. Perché si può essere forti anche senza perdere eleganza. Un rosé che ti prende per mano in punta di piedi, prima di salutarti in un sottofondo musicale: sul pentagramma, note di buccia di lime e una leggera speziatura anticipano la fine di un lungo spartito.
Girofle 2011 è il lottatore stanco, che tuttavia non rinuncia al ring. E ne ha ben donde. Gancio e dritto del boxeur si materializzano in un’acidità ancora viva. Il Negroamaro mostre qui la sua faccia più grezza, anzi sfumata.
Ecco che alla cifra delle note agrumate e dei piccoli frutti a bacca rossa fanno eco richiami fumé e di pietra bagnata. L’evoluzione naturale di un vino che ancora combatte, nel nome di un ideale e di una filosofia. Nel nome della rivoluzione.
IL ROSATO AL BIVIO, DA NORD A SUD ITALIA Angelo Peretti è direttore di The Internet Gourmet e consulente del Consorzio di tutela del Bardolino per il quale ha scritto nel 2008 il piano strategico. Nel Chiaretto, Peretti vedeva – già 10 anni fa – la leva per la crescita del territorio.
Da allora, il rosé gardesano è salito da 4 a 10 milioni di bottiglie vendute annualmente, diventando leader assoluto tra i rosati italiani a menzione geografica. Abbiamo dunque chiesto ad Angelo Peretti un commento sulle potenzialità del rosato italiano come “vino da invecchiamento”.
“Da appassionato di rosé – evidenzia Peretti – ho due sogni. Il primo potrebbe anche realizzarsi, ed è quello di vedere finalmente una sezione dedicata ai vini rosati nelle liste dei ristoranti italiani. Il secondo temo sia un’utopia, ed è vedere in lista più annate dello stesso rosato, come accade invece nella grande ristorazione francese”.
“Eppure – continua Angelo Peretti – i vini delle aree storiche del rosato italiano, come il lago di Garda con il suo Chiaretto di sponda veneta e di sponda lombarda, l’Abruzzo con il Cerasuolo, la Puglia con i rosati a base di Bombino Nero a Castel del Monte o di Negroamaro nel Salento, quando sono rispettosi del vitigno autoctono e del territorio hanno ottimi potenziali di affinamento in bottiglia e col passare del tempo diventano anzi più complessi, assumendo e accrescendo quelle note speziate che in gioventù sono molto attenuate”.
Caratteristiche che rendono questi rosati perfetti in cucina. “Quando d’estate voglio un rosato per l’aperitivo o per una cucina leggera – commenta Peretti – ne stapperò uno dell’ultima annata. Ma se per esempio in autunno ho un coniglio al forno o un tacchino con le castagne, diventa perfetto lo stesso vino di due, tre, quattro, cinque annate prima”.
Altro trucco da seguire, per apprezzare al meglio il rosato “brizzolato”, è quello della temperatura di servizio. “Per un rosato giovane sarà più bassa – consiglia Angelo Peretti – mentre per un rosé affinato dovrà alzarsi magari fino alla temperatura di cantina, sui 14 gradi”.
“Con questo – precisa – non voglio dire che un rosato debba per forza essere fatto invecchiare, perché la sua versione più golosa, immediata e godibile è quella della giovinezza, anche in spiaggia o in piscina. Ma suggerisco di mettere da parte una bottiglia o due del rosato preferito, per apprezzarne l’evoluzione nel tempo: c’è un mondo intero da scoprire dentro ai vini in rosa”. Chi vuole provarci?
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Edda Lei Cantina San Marzano un gioiello della cooperazione italiana 4 1024x768 2
BARI – Tre annate per mostrare quanto è bella “Edda“. Lei, che come tutte le cose preziose guadagna in fascino, col trascorrere del tempo. Radici del Sud 2018 regala un’altra emozione alla stampa italiana e internazionale, con una verticale della gemma di Cantine San Marzano andata in scena poco fa al ristorante Al Pescatore di Bari.
Tre vendemmie del Bianco Salento Igp che fanno onore a tutto il sistema cooperativo vitivinicolo italiano. Ennesima riprova che si può essere grandi (12 milioni di bottiglie, 1.500 ettari e 1.200 soci per la coop di San Marzano di San Giuseppe, Taranto) senza maltrattare la qualità. Anzi, promuovendola.
Certamente uno dei bianchi italiani del momento, grazie anche a uno straordinario rapporto qualità prezzo: inferiore ai 20 euro in cantina, assestandosi sui 15-16 euro. Un vino riservato al canale Horeca e alla ristorazione, fascinoso sin dall’etichetta, molto essenziale ma curata.
Di fatto, “Edda Lei”, è un Bianco del Salento dalla specifica connotazione territoriale. Il blend nasce nel 2015, aggiungendo alla base Chardonnay (80%) un 20% composto da Fiano Minutolo e Moscatello Selvatico.
Il progetto a lungo termine è tuttavia quello di incrementare, vendemmia dopo vendemmia, la caratterizzazione conferita degli autoctoni. Le annate 2016 e 2017 vedono così una riduzione della percentuale di Chardonnay. Con Fiano Minutolo, Moscatello selvatico e un 5% di altri indigeni a guadagnare terreno nei confronti del vitigno internazionale.
LA VERTICALE 2017-2015 Il risultato? Un vino, “Edda Lei”, che si mostra ampio e glicerico nella vendemmia 2015, senza rinunciare tuttavia ai muscoli ben definiti dalla balsamicità del Minutolo. Chardonnay e Moscato si rimbalzano richiami di pasticceria e sbuffi aromatici.
E’ al palato che il vino “spinge” più, mostrando ancora una pregevole verticalità. Nonché ulteriori margini di positivo affinamento, garantito da un’acidità viva, dinamica. Gran bella chiusura su note di talco e crema pasticcera al lime.
E’ un giallo paglierino intenso e luminoso quello che colora il calice della vendemmia 2016. I riflessi sono quelli dorati, caratterizzanti in toto la cromia della vendemmia 2015. Il campione centrale della verticale è quello che offre forse il corredo più completo e la complessità più marcata.
Le note balsamiche, tipiche del Fiano Minutolo, paiono perfettamente integrate con quelle aromatiche del Moscatello selvatico, varietà che presenta comunque componenti di freschezza. Talco, resina di pino dominano naso e ingresso in bocca. Il palato poi si accende di un’acidità giocata sull’arnica. Lungo e preciso il retro olfattivo.
L’ultima vendemmia di “Edda Lei” in degustazione, la 2017, è di fatto una fanciulla in confronto alle più evolute 2016 e 2015. Un vino adatto ad abbinamenti meno più rigorosi a tavola, visto il crepitio di sentori di lime, buccia di bergamotto e arancia.
Non si tratta tuttavia della classica lama nel burro. “Edda”, pur giovane, è già ben educata da bilanciatissimi componenti gliceriche, che si materializzano sotto forma di pesca, sciroppo d’ananas e mango maturo. Un vino che fa già della grazia e della misura la sua regola d’oro. Da professare ancor più domani. E domani ancora.
LA VINIFICAZIONE
Le uve che compongono il blend di “Edda Lei” provengono dai vigneti di Mauro di Maggio, attuale direttore di Cantina San Marzano. Vengono diraspate e lasciate in criomacerazione, per qualche ora.
La fase successiva prevede la pressatura soffice delle vinacce, seguita da una decantazione statica a freddo. Un passaggio fondamentale per un illimpidimento naturale. La fermentazione alcolica ha luogo in barrique di rovere francese nuove.
L’affinamento prevede un periodo sui lieviti – sempre in barrique – per 4 mesi con batonnage settimanale. Secondo le stime di Cantina San Marzano, la capacità di invecchiamento di “Edda Lei” si assesterebbe sui 5 anni. Un grande risultato per un bianco simbolo della Puglia del vino di qualità.
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Edda Lei Cantina San Marzano un gioiello della cooperazione italiana degustazione Radici del Sud 2018
Edda Lei Cantina San Marzano un gioiello della cooperazione italiana Mauro Di Maggio
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Dal garage di casa a Radici del Sud 2018 i grandi Greco di Tufo di Sertura Giancarlo Barbieri 1 768x1024 1
Da “garagista” a star di Radici del Sud 2018, con una strepitosa verticale di Greco di Tufo. Ne ha fatta di strada Giancarlo Barbieri, che con la sua cantina Sertura interpreta in maniera preziosa il grande vitigno della Campania.
E’ lui a firmare, su iniziativa di Nicola Campanile, patron di Radici del Sud, la scalata 2014 – 2009 di Greco di Tufo Docg, andata in scena lunedì sera all’Hotel Rondò di Bari. Il modo migliore per dare il via al concorso che decreterà i migliori vini delle regioni del Sud Italia: quelli più “tipici” e rappresentativi.
Un’Irpinia dipinta col pennello, annata per annata, dalla cantina nata dal sogno di Giancarlo Barbieri. Un salto dai vini prodotti e consumati a livello famigliare, fino all’ultima vendemmia. La 2017, non ancora in commercio in enoteca e nella ristorazione.
Già, perché il Greco di Tufo va aspettato. Un vitigno che come pochi è capace di pennellare nel calice i tratti del terroir nel quale affonda le radici. Giancarlo Barbieri, questo, lo sa. E i calici del suo Greco Docg parlano chiaro.
Greco di Tufo Docg 2017, Sertura (campione di botte, in commercio da maggio 2019)
Annata calda, siccitosa. Si assiste una selezione “naturale” dei grappoli, per via di una pesante gelata primaverile. Ma le uve portate “in cascina” sono di altissimo livello. Poche. Ma buone.
Fondamentale, in questo quadro, l’epoca di raccolta. Al punto corretto del bilanciamento tra alcol e acidità. Il campione di botte della vendemmia 2017 è giovane e scalpitante. Ma evidenzia le capacità di ascolto di Barbieri del proprio vitigno prediletto.
Colore giallo paglierino scarico, note fruttate al naso che raccontano del sole di Avellino. Ci pensa l’agrume a conferire freschezza e corrispondenza naso-bocca a un vino che promette molto bene. Per ora, giusto lascialo scalpitare. Aspettando che si stanchi di battere i pugni, per lasciarsi apprezzare (voto: 90/100).
Greco di Tufo Docg 2016, Sertura (annata in commercio)
Estate fresca, a tratti piovosa. Condizioni ideali per i vini dell’Irpinia, terra che allarga le braccia sotto la pioggia e si bagna volentieri, se il Cielo decide di non esagerare.
In bocca la nota tipica, amara, del Greco di Tufo. La mineralità, in questo calice, la fa da padrona. Un vino perfetto per la tavola, in abbinamento con piatti ricercati, ma anche adatto a rinfrescare dalla calura estiva, grazie a un sorso freddo, che inizia a tendere al mentolato (voto: 90/100).
Greco di Tufo Docg 2015, Sertura
Il vigneto fa i conti col freddo, in epoca di fioritura. Una delle annate magiche per il Greco di Tufo in Irpinia, la 2015. A cinque anni esatti dalla strepitosa 2010.
Il calice si tinge allora di un giallo dorato pregevole, invitante, curioso. Al naso la consueta mineralità, precisa. Calibrata. Dosata alla perfezione con percezioni citriche, altrettanto caratteristi diche.
La bocca è dritta, verticale. Il Greco di Tufo di Sertura inizia forse – a partire da questa annata – inizia a svoltare. Ma c’è un fil rouge che lega ancora la 2015 alle annate meno pronte.
A tre anni dalla vendemmia, il vino si esprime su livelli non ancora degni del potenziale assoluto. Un vino che sarà grandissimo l’anno prossimo. Immenso, più in là. Per chi riuscirà a conservarne qualche bottiglia in cantina (voto: 92/100).
Greco di Tufo Docg 2014, Sertura
Estate piovosa, dopo un inverno caldo. Le follie del meteo condizionano il Greco di Tufo 2014 anche durante l’epoca di raccolta: un agosto bagnato, contro il quale Barbieri sfodera le proprie abilità da agronomo consumato.
Defogliazione e diradamento dei grappoli consentono di portare in cantina un’annata che ci sentiamo di premiare come la migliore in commercio – attualmente – per Sertura Vini d’Irpinia (in lotta aperta con la vendemmia 2013, di gestione meno difficoltosa dal punto di vista agronomico).
Il naso del Greco di Tufo 2014 è il più evoluto di tutti. Banalità? Non proprio. Solo di fronte a un esame attento si esclude la possibilità – poi esclusa ufficialmente – che il produttore abbia utilizzato parzialmente del legno in vinificazione.
Zolfo, tabacco e percezioni fumè, ad ampliare lo spettro di un frutto come capace come pochi di condurre “streight to the point”, attraverso la consueta verticalità giocata sull’agrume. Il naso è un concentrato di emozioni concepite per chi non ha fretta.
Un vino da aspettato nel calice, come si aspetta sotto casa una bella donna. Prima di andare al cinema a godersi un bel film. In bocca la corrispondenza è pressoché totale e conferma il tratto più evidente e tranchant della vendemmia 2014 in casa Sertura: una pregevole balsamicità verde (voto: 96/100).
Greco di Tufo Docg 2013, Sertura
Annata fresca e abbondante, ma non per questo “facile”. Si parla infatti di una sorta di “vendemmia tardiva” in Irpinia, per via dell’epoca di raccolta (ovviamente non del grado zuccherino).
Quanto alla descrizione, poco da aggiungere rispetto alle considerazioni già fatte in precedenza, per la vendemmia 2014. Ma qui manca il risvolto balsamico, che può piacere o meno. Le due vendemmie (2013 e 2014) sembrano sorelle: altissimo livello, vini perfetti.
Ma qui manca quel quid che la 2014 – forse a causa di un lavoro ancora più accurato nella selezione delle uve in vigna, per via del meteo – riesce a esprimere prima al naso, poi al sorso e, infine, nel retrolfattivo (voto: 94/100).
Greco di Tufo 2009, Sertura
Vino frutto dell’ultima vendemmia “casalinga” di Giancarlo Barbieri, nel garage di casa. Ma provate a piazzarlo in una degustazione alla cieca, tra amici. Nessuno – ne siamo certi – riuscirà a capire che si tratta di un vino realizzato per hobby.
Un Greco di Tufo carico, pieno, col naso più morbido di tutti, pur conservando i tratti vulcanici tipici dell’area vesuviana e i risvolti citrici del vitigno. Un vino impreziosito da una nota vagamente idrocarburica, che contribuisce a creare ulteriore fascino all’inizio di una storia che, per Sertura, si preannuncia infinita (voto: 90/100).
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Non solo vino a Radici del Sud. Lunedì 11 giugno, al Castello di Sannicandro di Bari, i protagonisti saranno 7 chef del sud Italia, con i loro piatti pensati sul tema “Più Salute e recupero”.
L’appuntamento è dalle ore 21, all’interno della corte del maniero. Qui, i visitatori troveranno i banchi di assaggio di tutti i 300 vini in concorso e di 20 etichette di olio di tutti i produttori presenti. Vini che risulteranno ancor più valorizzati dai maestri di cucina (prenotazioni https://goo.gl/9cttyx).
Giacomo Racanelli di Aromi Bistrot a Sannicandro di Bari (BA) proporrà Arancino con sivoni e ragu di scarti di maiale nero. Riccardo Barbera di Masseria Barera-Minervino a Murge (BT) presenterà Strascinati integrali con cozze, cime e fiori di zucchine.
Peppe Zullo di Orsara di Puglia (Fg) preparerà Maccheroncini di lenticchie rosse, ragu di melanzana chips di buccia di melanzana e menta. Mirko Balzano del Ristorante Triglia di Avellino Candele spezzate con code di cipolle e agnello.
Giovanni Ingletti e Cosimo Russo de La Taverna del Porto di Tricase (LE) serviranno Fegato di pescatrice, ciliegie ferrovia e cipolla rossa di Acquaviva. Infine Mariantonietta Santoro de Il Becco della Civetta di Castelmezzano (PZ) proporrà la sua Pecora alla materana in Pignata.
IL SUD IN PASSERELLA Radici del Sud è la settimana dedicata alla valorizzazione dei vini da vitigno autoctono e all’olio del meridione d’Italia, che si concluderà appunto lunedì 11 giugno al Castello di Sannicandro di Bari con la tredicesima edizione del Salone dei vini e degli oli meridionali.
Dopo una settimana di degustazioni, press tour, incontri con buyer e giornalisti italiani e stranieri 100 aziende tra quelle che partecipano alla manifestazione incontreranno il pubblico in questo grande banco d’assaggio. Dalle 11 alle 21 porteranno i loro vini in degustazione, che da quest’anno potranno anche essere acquistati dai visitatori direttamente ai banchetti.
Al secondo piano del Castello troverà spazio l’area dedicata alle specialità gastronomiche: 5 aziende artigiane presenteranno i loro prodotti e dalle 13.00 alle 15.00 effettueranno anche un vero e proprio servizio ristorazione per permettere ai visitatori di godersi al meglio l’intera giornata con una pausa pranzo adeguata.
Dalle 19.00 alle 20.00 nella biblioteca del Castello si svolgerà il convegno “Autocotoni e ristorazione: l’identità per sfidare i mercati internazionali”. L’identità dei vigneti del Sud trova ormai da tempo nella ristorazione e nelle produzioni di qualità un prezioso alleato, in Italia e all’estero.
Interverranno sul tema i presidenti delle associazioni partner della manifestazione: Assoenologi, AIS Puglia, Onav Puglia, Aepi e Vinarius e i giornalisti e buyer internazionali che hanno partecipato alla settimana di approfondimento. Seguiranno le premiazioni dei vini vincitori della tredicesima edizione del concorso.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
BARI – A due mesi dall’inizio del salone del vino e degli oli del Sud Italia, le iscrizioni a Radici del Sud hanno già raggiunto quota 100.
“Testimoniando così – commentano gli organizzatori – il notevole interesse da parte delle Aziende produttrici verso la collaudata manifestazione che da tredici anni propone sulla ribalta italiana e mondiale la particolare produzione di vino da vitigno autoctono meridionale, con grande successo di pubblico e di critica”.
Confrontando l’andamento dello scorso anno con l’attuale “si delinea evidente un cospicuo aumento del numero delle cantine che parteciperanno a Radici del Sud 2018”.
L’organizzazione invita pertanto le aziende che desiderino partecipare a inviare con sollecitudine la documentazione necessaria, entro la data di chiusura iscrizioni prorogata al 30 aprile 2018.
“Altresì la disponibilità per prenotarsi agli incontri btob (10 o 11 giugno) con la affermata compagine di buyer internazionali (elenco buyer e giornalisti stranieri) che presenzieranno all’evento sta terminando e a tal proposito è doveroso ricordare che comunque le aziende potranno confrontarsi con gli operatori di mercato durante l’ultima giornata di Radici del Sud (11 giugno), quella dedicata al Salone del Vino aperto al pubblico, quando il numero delle Cantine che parteciperanno col proprio banco di degustazione potrà essere più ampio”.
Gli organizzatori di Radici del Sud sono in questi giorni impegnati a definire i dettagli dei press tour e buyer tour che coinvolgeranno i giornalisti stranieri nella visita delle Cantine proprio nei loro territori.
La novità di quest’anno è che sono previste strette collaborazioni con altri soggetti della promozione del mondo del vino del Sud, “per incrementare un processo di condivisione di attività che rafforzi l’immagine e la capacità di penetrazione dei mercati del comparto vitivinicolo dei nostri territori, accorpando le significative esperienze e competenze dei protagonisti del settore”. Come partecipare: http://www.radicidelsud.it/p.php/6548/il-salone-2018.html
LE PRIME CANTINE ADERENTI
Le prime 100 Cantine e Frantoi della XIII edizione di Radici del Sud:
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
BARI – Si preannuncia ricca di novità la prossima edizione di Radici del Sud, la settimana dedicata alla promozione dei vini da vitigno autoctono e agli oli extravergini del mezzogiorno d’Italia, che si terrà in Puglia dal 5 al 11 giugno 2018.
La proposta che già si compone di un concorso enologico, una settimana di incontri BtoB e con la stampa internazionale e un salone aperto al pubblico, si completa con tre nuove interessanti iniziative.
La prima, già anticipata lo scorso anno, è l’estensione del concorso anche agli oli.
Gli extravergini di Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia saranno giudicati da esperti e giornalisti e si disputeranno il podio di miglior olio del Sud Italia.
Un’altra novità è la creazione di un’area interamente dedicata ai vini naturali: qui troveranno uno spazio e saranno facilmente identificabili le numerose aziende di produttori di vini naturali che hanno scelto di partecipare al Salone di lunedì 11 giugno.
Un banco d’assaggio nel quale i visitatori oltre a degustare potranno da quest’anno, altra novità, acquistare direttamente vino e olio ai banchetti dei produttori.
“Per questa tredicesima edizione – afferma Nicola Campanile, organizzatore della manifestazione – abbiamo portato una ventata di aria fresca. Radici del Sud cresce sempre più in partecipazione e prestigio e questo ci spinge ogni anno a migliorare la nostra proposta. Il numero di adesioni finora raccolte ci conforta sulla bontà delle scelte”.
“Stiamo lavorando per definire la lista degli ospiti – prosegue Campanile -. Per quanto riguarda gli operatori stranieri abbiamo già avuto conferma della presenza di importatori dalla Danimarca come Ole Udsen, Mehmet Adanir, Nana Wad e Luigi Pucciano; dalla Polonia, Mariusz Majka; dall’Olanda Allard Ariszetal, Paulo De Almeida e Bruno Levi. Ci saranno anche Jelena Sakic dal Belgio, Fernando Zamboni dal Brasile.
Inoltre: Mark Jackoby dal Canada e una delegazione di buyer proveniente da varie regioni della Cina guidata da Alessio Fortunato. Per la giuria dei giornalisti abbiamo già nomi importanti della stampa americana come Susan Gordon, David Ransom, Olivera Markovic, Matthew Horkey e Tracy Ellen Kamens. Inoltre il numero di aziende che si sono iscritte finora è più che triplicato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”.
È possibile ancora aderire fino al 31 marzo compilando il form online: http://www.radicidelsud.it/p.php/6548/il-salone-2018.html
RADICI DEL SUD 2018
Salone dei vini e degli oli del Sud in breve – apertura al pubblico:
Dove: Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari (BA)
Quando: 11 giugno 2018
Orario di apertura al pubblico: dalle 11.00 alle 21.00
Ingresso: kit di degustazione €15 (comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione).
Parcheggio: disponibile
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni
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Olio e vino alleanza di ferro a Radici del Sud 2017 1
Si svolgerà il 27 novembre a Sannicandro di Bari la premiazione dei migliori vini, bianco, rosso, rosato e spumante della XII edizione di Radici del Sud.
La consegna dei premi sarà preceduta alle 17.00 da un convegno su “Sostenibilità per tasche e salute” moderato dal giornalista Federico De Cesare Viola. Tema della tavola rotonda, cui parteciperanno ristoratori, pizzaioli, produttori ed esperti di settore il rapporto tra salute e alimentazione.
La discussione, partirà dal presupposto secondo cui molte piante spontanee, diffuse nei nostri territori, costituiscano un ottimo rimedio salustico ed economico, oltre ad essere ingrediente ideale per reinventare piatti della tradizione antica in ottica di valorizzazione della cucina contemporanea.
Alla fine del convegno verranno premiati i migliori ristoranti e pizzerie dell’edizione 2018 di Radici Guides e dopo un’anteprima di Radici del Sud 2018 si passerà alla attesa proclamazione dei quattro migliori vini, selezionati a giugno tra i 70 finalisti dalla giuria d’eccezione guidata da Danile Cernilli.
Il tema “Sostenibilità per tasche e salute” sarà anche il fil rouge di due diverse proposte per la cena. Nella Sala Mostre del Castello a partire dalle 20 si potranno degustare i vini vincitori di Radici abbinati alle pizze di tre pizzaioli pugliesi: Massimo Marasco, della Pizzeria Da Massimo (Foggia), Andrea Giordano di Lievito 72 (Trani) e Domenico Piccininni del Vecchio Gazebo (Molfetta).
In Sala Sveva, invece, a partire dalle 20.30 si svolgerà la Cena di Gala con piatti realizzati dagli chef Nazario Biscotti delle Antiche Sere (Lesina), Antonio Bufi de Le Giare (Bari), Donato Calvi del Ristorante Calvi (Altamura) e Francesco Fieschi della Pasticceria Fieschi (Altamura).
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Si svolgeranno lunedì 27 novembre alle ore 17 al Castello Normanno di Sannicandro di Bari le premiazioni dei 66 vini selezionati nella dodicesima edizione del Concorso Radici del Sud 2017.
La cerimonia di premiazione sarà aperta al pubblico con la possibilità di degustare i vini in un banco d’assaggio.
Seguirà una cena di gala in Castello nella quale tre chef pugliesi interpreteranno un menu in abbinamento ai vini premiati.
I vini sono stati selezionati a giugno durante la settimana dedicata alla valorizzazione del vino da vitigno autoctono da due commissioni tecniche: una di giornalisti italiani e presieduta da Daniele Cernilli e l’altra composta da buyer nazionali ed internazionali sotto la guida di Alfonso Cevola.
Entrambe le giurie avevano degustato 350 campioni provenienti dalle regioni del meridione d’Italia (Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia) decretando i 66 vini finalisti e passando idealmente il testimone ad un’altra giuria tecnica, guidata questa volta dal giornalista Maurizio Gily.
Il 19 e 20 settembre al Centro Di Ricerca, Sperimentazione e Formazione In Agricoltura (CRSFA) “Basile Caramia” di Locorotondo, la giuria formata da Lino Carparelli, Alberto Manzo, Sara Boriosi, Marina Ciancaglini, Elisabetta Angiuli e Alessandra Piubello, ha preso in esame le 66 etichette scelte a giugno e ha selezionato il miglior vino spumante, bianco, rosato e rosso: un Gaglioppo, una Malvasia, un Grillo, un Bombino nero e un Aglianico che riceveranno una menzione speciale.
“Ci tengo a sottolineare – dichiara l’organizzatore Nicola Campanile – che nell’ultima degustazione le selezioni si sono tenute alla cieca senza offrire ai giurati nessun elemento che potesse far riconoscere i vini in batteria essendo stato già pubblicato a giugno l’elenco dei 66 vini vincitori. Le valutazioni dei campioni, riassaggiati tre mesi dopo le degustazioni di giugno – spiega Campanile – potrebbero aver riservato qualche sorpresa visto la normale evoluzione del vino”.
Durante la serata di premiazione del prossimo 27 novembre verranno presentate le novità della prossima edizione di Radici del Sud, la tredicesima, che si terrà sempre a Sannicandro dal 5 all’11 giugno 2018.
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Miglior vino bianco, miglior spumante, miglior rosato e miglior rosso dell’edizione Radici 2017: ecco le quattro categorie che saranno votate dalla giuria di esperti di settore convocata il 19 ed il 20 Settembre presso il centro di ricerca CRFSA di Locorotondo.
Due sessioni di degustazione per designare i migliori vini tra le 66 etichette finaliste su 350 in concorso e pre-selezionate a giugno, dalla giuria allora composta da buyer, giornalisti, enologi di Assoenologi e membri del circuito Vinarius presieduta da Daniele Cernilli e Alfonso Cevola.
Per la scelta dei best i campioni saranno contrassegnati solo da un numero per evitare qualsiasi tipo di collegamento alla lista dei vincitori diffusa già da Giugno.
Le etichette premiate saranno celebrate il 27 novembre al Castello di Sannicandro di Bari durante il Gran Galà conclusivo delle manifestazione.
Qui, invece, i migliori assaggi decretati da vinialsuper in occasione della nostra visita al Salone dei vini e degli oli meridionali 2017.
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Prendi sette Fiano da favola e portali in degustazione sulla terrazza del castello Caracciolo di Montefredane: la magia è servita. E’ andata in scena il 21 luglio la seconda edizione di Rassegna Fiano Montefredane, manifestazione che vede impegnati sette produttori di Fiano di Avellino Docg.
Scarsa l’adesione di pubblico ai banchi di assaggio. Ma il “plus” è l’orizzontale dei Fiano 2015, accompagnata da un piatto a base di trota preparato dallo chef stellato Cristian Torsiello del ristorante Arbustico.
LA DEGUSTAZIONE La serata non può iniziare senza un (doveroso) ricordo di chi del Fiano ha fatto la sua ragione di vita, facendolo conoscere al mondo: Antoine Gaita, fondatore di Villa Diamante, prematuramente scomparso nel gennaio del 2015. Subito dopo, ad emozionare, sono i calici.
Un anno in più di affinamento rispetto al consueto per i Fiano proposti in degustazione. Ora pronti a esprimere (quasi) tutte le potenzialità di un vitigno a bacca bianca tra i più longevi. Celebre il risultato ottenuto proprio da Villa Diamante con il “Villa della Congregazione” annata 1998, ancora oggi sulla cresta dell’onda evolutiva.
La degustazione prende il via con il Fiano di Tenuta Ippocrate. Naso fresco di mela verde e grafite come biglietto da visita. Beva suadente e calda, tanto da ricordare i sentori tipici di una raccolta delle uve posticipata rispetto all’epoca di maturazione.
Il secondo assaggio è il Fiano di Ventitrèfilari, azienda giovanissima che prende il nome dalla disponibilità dei filari da vinificare. Naso un po’ più chiuso, da cui emergono sentori agrumati. Ma un gusto più fresco e pulito rispetto al precedente. Vino che fa ben sperare, avendo già testato (all’edizione 2017 di Radici del Sud) la vendemmia 2014.
Terzo Fiano di Avellino Docg in degustazione è quello di Tenuta Ciampi. Naso molto elegante e una beva un po’ più semplice e meno strutturata dei precedenti. Al giro di boa troviamo l’azienda Traerte, che ben si fa apprezzare per le note sapide e il palato molto asciutto. Il quinto assaggio è Pietracupa: più frutta dei precedenti, note calde di frutta esotica, padrone di una acidità ben presente.
SORPRESE E CONFERME
Si passa poi ad una vera e propria scoperta: il Fiano di Vigne Guadagno, il più equilibrato ai sensi, con note minerali, sentori boisè – filo conduttore di tutti i Fiano di questa rassegna – fiori bianchi a “mazzi” e una beva molto asciutta. Il più gastronomico dei vini presenti alla Rassegna 2017 di Montefredane.
In chiusura un omaggio a colui che ha fatto scuola nell’Avellinese, motivando i produttori della zona a credere nella grande potenzialità del Fiano. Ecco il Vigna della Congregazione di Villa Diamante, un bianco elegantissimo.
Si spazia dalla frutta esotica alle note di sambuco e coriandolo. Una complessità tale da sfociare in note selvatiche e di balsamico, prima di un palato pulito e imponente. Un grande vino.
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Riflettori accesi sul vino del Meridione d’Italia a Radici del Sud. Alla XII edizione del Salone dei vini e degli oli meridionali, in scena il 4 e 5 giugno al Castello di Sannicandro di Bari, in passerella la viticoltura delle regioni Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia.
Un livello medio alto quello riscontrato ai banchi di degustazione, allestiti dall’associazione ProPapilla, capitanata da Nicola Campanile, in tre sale dello splendido maniero Normanno-Svevo.
Novantaquattro aziende rappresentate, capaci presentare in concorso 350 vini, settanta dei quali approdati alle finalissime di fine mese. Questi, invece, i migliori vini degustati a Radici del Sud dalla redazione di vinialsuper
SPUMANTI 1) Un assortimento completo, profondo, pregiato, fa di Colli della Murgia – realtà da 200 mila bottiglie l’anno certificata biologica con base a Gravina in Puglia (BA) – la cantina più interessante dell’intera costellazione di Radici del Sud 2017. Sbaraglia a mani basse la concorrenza nella sezione spumanti, con lo statuario Metodo Classico Brut 2012 “Amore Protetto”.
“Si tratta dell’evoluzione della scommessa della nostra azienda – spiega Saverio Pepe – dai risvolti ‘sociali’: produrre una bollicina che contrastasse il proliferare del Prosecco, ormai divenuto anche in Puglia sinonimo di ‘bollicina’. Siamo partiti così da uno Charmat, per poi evolverci nella direzione di questo Metodo Classico, a completamento del nostro percorso”.
Una manovra più che riuscita, con la marcia della qualità ingranata. “Amore Protetto” è una chicca da conservare per le migliori occasioni. Prodotto con uve Fiano Minutolo raccolte a mano e pressate direttamente, svela nel calice un perlage finissimo, in un tripudio giallo paglierino brillante, con riflessi verdolini.
Naso marcato di miele millefiori, con richiami a metà tra l’agrumato, l’esotico e la frutta candita, in un quadro di grande finezza che si ritrova anche al palato. Qui, a sorprendere, è la freschezza quasi balsamica della beva, unita a una buona sapidità. Ciliegina sulla torta? Una persistenza pressoché infinita.
VINI BIANCHI 1) Il Basilicata Bianco Igt 2016 “Accamilla” diCamerlengo è l’unico vino bianco dell’azienda agricola di Antonio Cascarano a Rapolla, in provincia di Potenza. Un mix di tre uve a bacca bianca trattate in vinificazione alla stregua dei rossi, alla maniera degli “Orange wine”.
L’apporto predominante (60%) è quello della Malvasia, raccolta in vigna una volta raggiunta una leggera surmaturazione. Completano il blend un antico clone di Fiano, il Santa Sofia, e il Cinguli, altro clone di Trebbiano Toscano. Tini di castagno per la macerazione, con le prime ore di follature che interessano anche i raspi delle tre uve.
Che dire? Il Castello di Sannicandro di Bari sembra sparire tra i profumi di questo calice che porta idealmente al Collio friulano e alla Slovenia. Un apporto, dunque, di tipo aromatico e tannico ben costruito, per un vino messo in bottiglia da circa cinque mesi. Non manca, anzi è ben marcata, la firma del terroir vulcanico in cui opera la cantina Camerlengo. Un sorso di eccezionale rarità.
2) Secondo gradino del podio per il Fiano di Avellino Docg 2014 “Numero Primo” di VentitréFilari, preziosa realtà di “artigiani del vino” di Montefredane, in provincia di Avellino. “Ventitré come l’anno 1923 – spiega Rosa Puorro – in cui nonno Alfonso nasceva. E ventitré come il numero di filari del nostro vigneto”. Un marketing efficace, che regge.
Anche (e soprattutto) in un calice che mostra un’evoluzione sostanziale rispetto al primo vino proposto: la stessa etichetta di Fiano, vendemmia 2015 (appena messa in commercio, ma con altrettante potenzialità d’affinamento). Il giallo dorato di cui si tinge il vetro è un inno al buon bere in Campania.
L’equilibrio tra acidità e sapidità fa il resto, in un contesto tutto sommato rotondo, morbido. Il segreto di questo Fiano? Nove mesi sulle fecce, che ne fanno un vero e proprio concentrato dell’essenza del grande vitigno irpino.
3) Sul bigliettino da visita di Mario Notaroberto c’è scritto in chiare lettere: “Contadino”. Un marchio di fabbrica genuino, che si ritrova anche nel Fiano Cilento Dop Valmezzana 2015 della sua cantina, Albamarina. Siamo in località Badia nel Comune di Centola, una sessantina di chilometri a Sud di Agropoli, in provincia di Salerno. Un progetto “contadino”, quello di Mario Notaroberto, che mira al rilancio del Cilento nel nome di un’enogastronomia fondata sul valore della “terra”.
E di “terra” ne troviamo tanta nel suo Fiano. Due le annate in degustazione, con la 2015 che – rispetto alla 2016 – evidenzia un’evoluzione già netta, tutt’altro che completa. Note floreali e fruttate si mescolano a richiami erbacei decisi, naturali. Sembra d’essere in piena campagna quando al naso giungono richiami d’idrocarburo, spiazzanti. In bocca gran calore e pienezza: l’acidità rinfrescante ben si calibra con una mineralità degna di nota. Un vino da aspettare, il Fiano Cilento Dop Valmezzana di Albamarina, come dimostrerebbe – secondo Notaroberto – il vendemmia 2012, “ancora in progressione in bottiglia”.
VINI ROSSI 1) E’ di Elda Cantine il miglior rosso di Radici del Sud 2017: si tratta del Nero di Troia Puglia Igp 2014 “Ettore”. Lo premiamo per la grande rappresentatività del vitigno che sa offrire nel calice e per l’utilizzo moderato di un legno che, in altri assaggi, ha distolto l’attenzione dalla vera potenzialità del Nero di Troia: il binomio tra frutta e spezia.
Giova a Elda Cantine la scommessa pressoché totale su questo uvaggio, con il claim aziendale “dalle radici al suo profumo” che, in realtà, è la sintesi della scoperta della “vocazione innata” di Marcello Salvatori. Un progetto del 2000 dedicato alla madre Elda.
Siamo sui Monti Dauni, più precisamente a Troia, in provincia di Foggia. Qui Elda Cantine ha recuperato ed alleva uno dei vigneti più alti dell’intera regione Puglia, situato a 400 metri sul livello del mare. Il Nero di Troia Puglia Igp 2014 “Ettore” è vinificato in acciaio, prima di passare in botti di rovere per 12 mesi.
2) Riscomodiamo Antonio Cascarano per il racconto dell’Aglianico del Vulture Doc 2012 Camerlengo, vino simbolo della sua cantina di Rapolla, in Basilicata. Una sintesi perfetta tra potenza ed eleganza: forse tra le più belle espressioni del vitigno attualmente in commercio in Italia. La corrispondenza gusto-olfattiva è pressoché perfetta: naso e bocca assistono a un rincorrersi tra note marasca, ribes, lamponi, prima di una chiusura delicata di vaniglia, che nel retrolfattivo vira su terziari di cacao e tabacco dolce.
Al palato l’impronta del terroir più evidente: una spiccata mineralità che allarga lo spettro dei sentori, chiamando il sorso successivo e accompagnando verso un finale lunghissimo, tra il fruttato e il sapido. Dodici mesi in barrique di primo, secondo e terzo passaggio, più un affinamento di 8 mesi in bottiglia. Nessuna chiarifica e nessuna filtrazione. Da provare.
3) Per la piacevolezza della beva ecco il Syrah Vino Rosso Doc Sicilia 2014 di Fondo Antico, azienda agricola di proprietà della famiglia Polizzotti Scuderi situata in frazione Rilievo, a Trapani. Un vino dall’interessantissimo rapporto qualità prezzo, che dimostra come il Sud del vino possa concedersi anche prodotti non troppo elaborati, “quotidiani”, ma di qualità. Gran bel naso di frutti rossi puliti, con richiami caratteristici di pepe e macchia mediterranea. In bocca una piacevole morbidezza giocata di nuovo sui frutti rossi, unita a una grande freschezza che chiama il sorso successivo.
VINI ROSATI Altra menzione per Colli della Murgia, tra i vini rosati. E non solo per il coraggio di mettere in bottiglia, in Puglia, un rosè dallo stile provenzale. Profumi intensi, acidità, freschezza. Questi i tratti distintivi del Rosato Igp Puglia 2016 Sellaia, ottenuto al 100% da uve Primitivo. Colore cerasuolo didattico, colpisce al naso per la pulizia delle note di frutta rossa e floreali di rosa. Una finissima delicatezza che ritroviamo anche al palato, in perfetto equilibrio tra durezze e morbidezze. Buona la persistenza. Uno schiaffo alla Puglia dei rosati ruffiani, che stancano al secondo sorso.
IL FUTURO DI RADICI DEL SUD Già si conoscono le date della prossima edizione di Radici del Sud, che dal 5 all’11 giugno 2018 tornerà ad occupare le sale del Castello Normanno Svevo della cittadina barese. Già confermato l’impianto, con i consueti incontri BtoB dedicati alle aziende, il concorso dei vini e la due giorni dedicata al pubblico.
La vera novità riguarderà il panel di degustazione, che si amplierà anche all’olio con tre diverse giurie: una composta da tecnici olivicoli, una da massaie e l’ultima da studenti delle scuole alberghiere. “Un modo nuovo di avere a disposizione punti di vista diversi su un mondo, quello dell’olio, con un potenziale ancora fortemente inespresso”, commentano gli organizzatori del Salone.
Altra novità riguarda la due giorni dedicata al pubblico. Il Salone si trasformerà in un vero e proprio mercato del vino e dell’olio, durante il quale i visitatori, oltre ad assaggiare, potranno anche comprare i prodotti delle aziende.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Tutto pronto al Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari per il Salone dei vini del Sud Italia. Domenica 4 e lunedì 5 giugno 2017 il banco d’assaggio concluderà la XII edizione di Radici del Sud, la settimana dedicata alla promozione dei vini da vitigni autoctoni e da quest’anno anche agli oli del meridione.
Saranno 350 i campioni di vino presentati in concorso dai 145 produttori (qui l’elenco completo delle cantine) di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia.
L’apertura al pubblico dei banchi d’assaggio con i produttori sarà domenica dalle 15 alle 20 e lunedì dalle 10 alle 20. Lunedì alle 19.00, nella sala consigliare del Comune di Sannicandro, al termine della conferenza stampa I vini del Sud Italia alla prova dei Mercati, sulle strategie per affrontare il mercato cinese, verranno svelati i 70 vini selezionati nei giorni precedenti dalle giurie di giornalisti e buyer che saranno poi premiati a novembre durante la grande festa di Radici Wines Experience.
La serata proseguirà, a partire dalle 20.30, nella corte del Castello con l’apertura del grande banco d’assaggio con i 31 oli extravergini d’oliva e tutti i 350 vini del concorso e la cena preparata da un gruppo di chef del Sud Italia. Ottavio Surico del ristorante Borgo Antico di Gioia del Colle (Ba) preparerà Sospiro di ricotta, barbabietola, cime di rapa e acciughe; Gianfranco Palmisano del ristorante Gaonas a Martina Franca (Ta) porterà il suo Arancino di seppiolina e asparagi, crema di patate e guacamole.
Danilo Vita del ristorante Creatività di Carovigno (Br) preparerà la Battuta di manzo con guanciale, fragole, asparagi e mandorle e Vito Netti del ristorante La Strega a Palagianello (Ta) gli Gnocchi di patate con ricciola e zenzero. Federico Valicenti de la Luna Rossa a Terranova del Pollino (Pz) proporrà il Porci burger con carchiola di mais e salsa di menta e Rocco Violante del Ristorante 900 di Bitetto (Ba) la sua Parmigiana di melanzane. Seguirà alle 23 l’After Party con La variazione della Cozza, a cura degli chef Giacomo e Gerardo Racanelli, esclusivamente su invito.
Radici del Sud 2017 – Salone dei vini e degli oli del Sud in breve
Dove: Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari (BA)
Quando: 30 maggio – 5 giugno 2017
Orario di apertura al pubblico: Domenica 4 giugno dalle 15.00 alle 20.00; lunedì 5 giugno dalle 10.00 alle 20.00
Ingresso: kit di degustazione €15 (comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione) utilizzabile anche per la serata conclusiva. Coupon cena buffet € 20 (comprende la degustazione dei piatti realizzati dagli chef). Kit degustazione + coupon cena: € 35.
Parcheggio: disponibile
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Poco più di due settimane all’inizio di Radici del Sud, la settimana dedicata ai vini da vitigni autoctoni e agli oli del meridione. Saranno circa 350 i campioni di vino di tutte le aziende partecipanti, provenienti da Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia, che verranno assaggiati alla cieca dalle giurie composte da giornalisti e buyer sabato 3 e domenica 4 giugno.
Le due giurie saranno suddivise in 4 gruppi guidati dai due presidenti Alfonso Cevola e Daniele Cernilli coadiuvati rispettivamente da Ole Udsen, giornalista danese e dal collega Bernardo Conticelli. Nei 4 gruppi parteciperanno anche quattro enologi dell’Associazione Assoenologi e alcuni membri del circuito Vinarius.
Questo assetto delle giurie, adottato dallo scorso anno, consentirà una lettura più immediata dei risultati del concorso. Da una parte avremo il giudizio di chi tiene conto delle tendenze di mercato e vede con occhio di riguardo l’appeal esercitato dal vino in funzione delle richieste dei consumatori. Dall’altra la valutazione dei giornalisti provenienti da tutto il mondo, che potranno confrontarsi nel merito ciascuno delle proprie sensazioni.
La novità di quest’anno è che lunedì 5 giugno, durante il Salone del Vino aperto al pubblico, verranno decretati i 70 vini finalisti della manifestazione. Questi verranno nuovamente assaggiati dal 20 al 30 giugno da esperti e giornalisti del territorio nazionale, che decreteranno il miglior vino spumante, bianco, rosso e rosato della XII edizione.
La premiazione dei 70 vini selezionati e dei tre migliori vini si terrà il 27 novembre sempre al Castello di Sannicandro di Bari, durante l’evento Radici Wines Experience, che prevede anche un wine-tour con buyer e giornalisti stranieri. Per assistere al concorso e allo svolgimento delle degustazioni i produttori possono prenotarsi scrivendo a info@radicidelsud.it
GIURIE – Radici del Sud 2017
WINE-WRITERS
Gruppo 1
1. Daniele Cernilli – Italia
2. Alberto Lupini – Italia
3. Asa K. Johansson – Svezia
4. Elaine Brown – USA
5. Francesca Ciancio – Italia
6. Giacomo Bertolli – Italia
7. Giampaolo Giacomelli – Italia
8. Cristoforo Pastore – Italia
9. Jung Yong Cho – Corea del Sud
10. Michael Pinkus – Canada
Gruppo 2
11. Bernardo Conticelli – Italia
12. Giampiero Nadali – Italia
13. József Kosárka – Ungheria
14. Katarina Andersson – Svezia
15. Lorenzo Colombo – Italia
16. Mirco Carraretto – Italia
17. Monica Coluccia – Italia
18. Simon Cassina – Regno Unito
19. Tibor Vittek – Austria
20. Massimiliano Apollonio – Italia
WINE-BUYERS
Gruppo 1
1. Alfonso Cevola – USA
2. Anthony D’Anna – Australia
3. Bo Mao – Guangzhou, Cina
4. Carl Camasta – USA
5. Chun Ching Shih – Taiwan
6. David E. Sparrow – USA
7. Fernando Zamboni – Brasile
8. Helen Wen Lampecht – Canada
9. Jon Asboe – Danimarca
10. Pasquale Pastore – Italia
Gruppo 2
11. Ole Udsen – Danimarca
12. Jung Yong Cho – Corea del Sud
13. Alessio Fortunato – Cina
14. Li Dan Cao – Beijing, Cina
15. Lin Bin Yang – Guangzhou, Cina
16. Nuray Ali – Canada
17. Qi Gang Chen – Beijing, CINA
18. Terri Burney – Texas, USA
19. Yi Zhong – GuiYang, CINA
20. Evelin Hanson – Estonia
Radici del Sud 2017 – Salone dei vini e degli oli del Sud in breve
Dove: Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari (BA)
Quando: 30 maggio – 5 giugno 2017
Orario di apertura al pubblico: Domenica 4 giugno dalle 15.00 alle 20.00; lunedì 5 giugno dalle 10.00 alle 20.00
Ingresso: kit di degustazione €15 (comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione) utilizzabile anche per la serata conclusiva. Coupon cena buffet € 20 (comprende la degustazione dei piatti realizzati dagli chef). Kit degustazione + coupon cena: € 35.
Parcheggio: disponibile
I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
A poche settimane dall’inizio di Radici del Sud, l’evento dedicato al vino da vitigno autoctono e all’olio del mezzogiorno che si terrà a Sannicandro di Bari dal 30 maggio al 5 giugno 2017, sono stati definiti gli ospiti italiani e stranieri che parteciperanno agli incontri BtoB con i produttori, ai press tour e che faranno parte delle giurie. Quest’ultime saranno due, una composta da buyer e presieduta da Alfonso Cevola, wineblogger, profondo conoscitore del patrimonio enologico italiano negli Stati Uniti e l’altra composta da giornalisti e capitanata da Daniele Cernilli, il DoctorWine dell’enologia italiana. Le giurie testeranno gli oltre 350 campioni di vino in gara provenienti da Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia.
“Alla data odierna le aziende partecipanti sono già oltre 130, ma c’è tempo fino al 30 aprile per procedere all’iscrizione – dice Nicola Campanile, organizzatore della manifestazione -. Partecipare al Concorso e sottoporsi al giudizio delle giurie è sicuramente una sfida importante per le aziende perchè permette di valutare come si sta lavorando. Inoltre il confronto con i colleghi produttori può essere decisivo per individuare possibili azioni comuni di promozione di una produzione enologica così particolare che si distingue per la spiccata tipicità e i fortissimi legami col territorio”.
Tra gli importatori stranieri presenti quest’anno sicuramente da segnalare una delegazione cinese, guidata da Alessio Fortunato, l’enologo campano che dal 2013 vive e lavora in Cina come China Wine Market Consultant e come professore di Wine Business presso la NWAF University e che ha all’attivo una grande esperienza nel mercato cinese come advisor per importatori, distributori e camere di commercio del vino cinese. Questi buyer provenienti da diverse regioni della Cina, che importano già vino italiano con grande successo, sono convinti che i volumi aumenteranno molto nei prossimi anni e sono quindi interessati ad approfondire le loro conoscenze dei vini del Sud, per ampliare il loro portfolio.
Lunedì 5 giugno, durante i due giorni dedicati al Salone del vino e dell’olio, alle ore 19.00 Alessio Fortunato condurrà anche un seminario specifico sul Mercato del Vino italiano in Cina: L’evoluzione del settore, gli errori da non fare e le soluzioni più efficaci per questo mercato, dove illustrerà strategie e soluzioni che le aziende possono intraprendere per affrontare il mercato cinese. Un’occasione per tutti, produttori, operatori o semplici consumatori, per approfondire la conoscenza di una realtà ormai vicina ma spesso ancora poco nota.
Radici del Sud 2017 – Salone dei vini e degli oli del Sud in breve: Dove: Castello Normanno Svevo di Sannicandro di Bari (BA) Quando: 30 maggio – 5 giugno 2017 Orario di apertura al pubblico: Domenica 4 giugno dalle 15.00 alle 20.00; lunedì 5 giugno dalle 10.00 alle 20.00 Ingresso: kit di degustazione €15 (comprensivo di bicchiere, sacca portabicchiere e quaderno di degustazione) utilizzabile anche per la serata conclusiva. Coupon cena buffet € 20 (comprende la degustazione dei piatti realizzati dagli chef). Kit degustazione + coupon cena: € 35. Parcheggio: disponibile. I minorenni non pagano l’ingresso e non possono effettuare degustazioni
LE AZIENDE PARTECIPANTI Armosa, A.A. Boccella, A.A. Bosco De’ Medici, A.A. Domenico Russo, A.A. Musto Carmelitano, Agnanum, Agricola Cianciulli, Albamarina, Angiuli Donato, Antica Enotria, Antica Hirpinia, Antica Masseria Caroli, Antica Masseria Jorche, Antico Castello, Antonio Pisante, Apollonio, Azienda Vitivinicola Marulli, Baglio Del Cristo Di Campobello, Battifarano, Beato Vini, Borgo Turrito, Botromagno Vigneti & Cantine, Camerlengo, Cantina Diomede, Cantina E Oleificio Sociale Di Lizzano, Cantina Fiorentino, Cantina Il Passo, Cantina Lama Di Rose, Cantina Petrelli, Cantina Sociale Di Barletta, Cantina Sociale Di Copertino, Cantine Bonsegna, Cantine Del Notaio, Cantine Ferri, Cantine Kandea, Cantine Lagala, Cantine Paradiso, Cantine San Marzano, Cantine Spelonga, Cantine Statti, Cantine Teanum, Carbone Vini, Cardone Vini, Casa Comerci, Casa Maschito, Casula Vinaria, Centopassi, Cerfeda Dell’Elba, Colli Della Murgia, Colli Di Castelfranci, Conti Zecca, Coppi Casa Vinicola, Cotinone Vigneti, D’alfonso Del Sordo, D’angelo Wine, D’araprì Spumante Classico, De Carlo – Mastri Oleari Dal 1600, Donna Vitina, Duca Carlo Guarini, Elda Cantine, Eleano.
Fatalone Organic Wines, Ferrocinto, Feudo Disisa, Fiore Azienda Agricola, Fontanavecchia, Garofano Vigneti E Cantine, Giai, Graco, Grifo, Hiso Telaray, I Pastini, I-Greco, Il Tuccanese, La Pizzuta Del Principe, La Pruina Vini, La Sibilla, Le Moire Winery, Le Radici Del Tempo, Leonardo Pallotta, Librandi, Mancino, Mastrangelo Francesco, Mustilli, Nicotera Severisio, Oleificio Mossa, Palmento Costanzo, Pietraventosa, Planeta, Portelli Wine, Produttori Vini Manduria, Ripanero, Rivera, Romaldo Greco, Rosso Vermiglio, Sanpaolo, Santi Dimitri, Sarno 1860, Schinosa Frantoio, Schola Sarmenti, Sertura, Spadafora Dei Principi Di Spadafora, Taverna, Tempa Di Zoe’, Tenuta Barone G.R. Macri’, Tenuta Coppadoro, Tenuta Fontana, Tenuta Giustini, Tenuta Rapitala’, Tenuta Viglione, Tenute Chiaromonte, Tenute D’auria, Tenute Emera Di Claudio Quarta Vignaiolo, Tenute Girolamo, Torre Quarto, Torrevento, Uliveti Barbera, Unione Agricola Di Melissano, Vaglio Massa, Valentina Passalaqua, Varvaglione 1921, Ventitréfilari, Vigne Mastrodomenico, Vigneti Calitro, Vigneti Del Salento, Vigneti Del Vulture, Villa Schinosa, Vini Giancarlo Ceci, Vinicola Palama’, Viticoltori De Conciliis.
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Si consolida sempre più in Italia il binomio olio-vino. Per la prima volta quest’anno Radici del Sud affiancherà alla rinomata kermesse dedicata ai “Vini da Vitigno Autoctono Meridionali” un ampio spazio dedicato agli Oli Extravergini del Sud Italia.
Ospitando la produzione olivicola delle aziende già partecipanti alla manifestazione con le proprie etichette enologiche e anche quella di alcuni produttori di solo olio selezionati tra i più rappresentativi e pregevoli. In questa prima edizione del Salone dell’Olio Extravergine i produttori potranno durante le due giornate previste di apertura al pubblico presentare e offrire in degustazione tutti i loro oli extravergini mentre il resto delle numerose attività della nutrita settimana di Radici del Sud saranno dedicate ancora per quest’anno ai soli produttori di vino.
Tra le novità infatti previste a Radici del Sud 2017 quella di concedere maggior spazio al Salone del Vino e al salone dell’Olio che rimarrà aperto per ben due giornate, le conclusive, per permettere l’affluenza del pubblico degli appassionati e degli addetti ai lavori domenica 4 giugno e lunedì 5 giugno.
LE NUOVE SFIDE
Nell’ottica di “spingere le Cantine partecipanti a generare un’informazione completa e convincente della propria struttura e determinazione come conseguenze di un lavoro di organizzazione e preparazione attentamente studiato dove niente sia lasciato al caso”, un’altra importante novità sarà rappresentata dall’eliminazione del servizio d’interpretariato finora a carico dell’organizzazione di Radici del Sud: ogni Cantina sarà pertanto chiamata a presentarsi al cospetto degli operatori stranieri e nazionali tramite un proprio delegato preparato a fornire ogni dettaglio tecnico, filosofia e suggestione che sottende all’attività produttiva.
In questo modo dovrebbe essere più immediato e convincente poter trasferire, durante gli incontri con i compratori, le visita nelle Cantine, il concorso delle etichette in lizza e il Salone del Vino, l’idea di un settore agguerrito e capace di affrontare la sfida globale con mezzi autonomi e più che sufficienti a chi si rivolga con curiosità e interesse al mondo del Vino da Vitigno Autoctono del Sud Italia e ne debba comunicare il messaggio.
Nel novero, inoltre, dei buyer e dei giornalisti chiamati ad esprimere il proprio giudizio riguardo alle etichette in concorso, la quota degli esperti italiani, dei grandi conoscitori dei vini autoctoni del Sud, sarà numericamente più importante rispetto alle precedenti edizioni della manifestazione perché anche in sede di valutazione dei vini e confronto con gli altri giurati i particolari caratteri identitari dei vari vitigni possano essere più facilmente riconosciuti e apprezzati anche dai meno avvezzi a questo particolare comparto enologico.
I press-tour, infine, si terranno nelle Terre del Primitivo, passando per l’Alta Murgia, nei territori del Nero di Troia e nelle terre dell’Aglianico e del Gaglioppo.
L’idea alla base degli interventi migliorativi inseriti, nasce dalla necessità di offrire agli operatori esteri un quadro sempre più appassionante del Sud Italia ma che anche ne evidenzi l’organizzazione e l’efficienza raggiunte nel corso degli ultimi anni tali da consentirgli di imporsi al vasto pubblico senza incertezze o dovendo dipendere anche solo in parte dalle indicazioni di addetti ai lavori terzi seppur esperti, ma estranei alla sua realtà.
La sede delle attività di Radici del sud sarà lo spettacolare Castello di Sannicandro di Bari coinvolto in ogni suo spazio, dalle sale superiori a quelle del museo per finire alle scuderie.
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Radici del Sud rilancia il tema dell’alimentazione sostenibile che prevenga le patologie ad essa collegate dimostrando un’attenzione che va ben al di là della mera promozione della buona tavola e del buon bere. L’evento di presentazione delle nuove guide enogastronomiche 2017 presto on line, costituirà infatti anche l’occasione per affrontare l’argomento del rapporto tra dieta e salute con qualificati specialisti oltre che, in conclusione, degustare i migliori vini autoctoni del Meridione d’Italia e apprezzare la salutare cucina proposta da alcuni tra i più accreditati chef e maestri pizzaioli pugliesi.
L’appuntamento è per lunedì 19 dicembre quando alle ore 19, presso le Scuderie del Castello di Sannicandro di Bari, avrà inizio la conferenza dal titolo “La buona tavola a garanzia del benessere e della salute”, guidata dal moderatore Gianluigi Cesari, alla quale interverranno Luciano Pignataro (giornalista), le istituzioni regionali, il direttore generale dell’A.Re.S. (Agenzia Regionale Sanitaria) Felice Ungaro, l’epidemiologo nutrizionista Giovanni Misciagna e l’oncologo di fama internazionale Antonio Mazzocca. Al termine si entrerà nel merito delle eccellenze enogastronomiche prese in considerazione nelle guide Radici Restaurants, Radici Pizzerias e Radici Wines per la prima volta quest’anno disponibili nella pratica e accattivante App scaricabile online gratuitamente e saranno ufficialmente premiate le migliori realtà ristorative della Puglia.
Intorno alle ore 20,30 si darà inizio alla degustazione delle 75 etichette (qui l’elenco completo) che hanno portato a casa il titolo di vincitore della categoria di appartenenza al concorso del festival di Radici 2016 pertanto guadagnandosi una posizione di rilievo nella relativa guida Radici Wines. Il finale di serata sarà affidato alla perizia di tre maestri pizzaioli: Giacomo Diamante (Pizzeria Da Zio Giacomo – Martina Franca), Vitantonio Maggi (Gran Caffè – Locorotondo) e Mauro Ripa (Pizzeria Mauro – Cutrofiano), che in collaborazione con altrettanti chef: Pasquale Fatalino (Antica Locanda – Noci), Riccardo Barbera (Masseria Barbera – Minervino Murge), Giacomo Racanelli (Aromi Bistrot – Sannicandro di Bari), tra i protagonisti delle guide di Radici, prepareranno pizze e altre portate, dal sapore autentico e fedele alle tradizioni ittiche e dell’entroterra pugliese, per dimostrare come sia non solo possibile ma anche facile rispettare le esigenze salutistiche senza mortificare il palato e senza sacrificare il piacere di stare a tavola.
IL MENU
Le Pizze
Impasto di farro integrale con seppie marinate, melanzane arrosto, pesto al basilico e olio extravergine
Vitantonio Maggi – Pizzeria Gran Caffè – Locorotondo
Impasto Tritordeum con capocollo di martina franca, datterino giallo e caciocavallo con olio extravergine
Giacomo Diamante – Pizzeria Zio Giacomo – Martina Franca
Impasto Farina tipo 2 con germe di grano, avena e orzo alla Salentina
Mauro Ripa – Pizzeria Mauro – Cutrofiano
I Piatti
Tartare di Ricciola con giardiniera di verdure di stagione
Giacomo Racanelli – Aromi Bistrot – Sannicandro di Bari
Farro e grano ai profumi di mare
Pasquale Fatalino – Antica Locanda – Noci
Zuppa di fagioli di Sarconi, cicorielle selvatatiche, salsiccia di Minervino Murge e peperone crusco
Riccardo Barbera – Masseria Barbera – Minervino Murge
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Vinialsupermercato.it non poteva mancare, quest’oggi, a Torre a Mare. La frazione del Comune di Bari ha ospitato una delle più importanti rassegne sui vini del Sud. Parliamo ovviamente di Radici del Sud, manifestazione internazionale dedicata ai soli vini meridionali. Alle loro mille facce e sfaccettature. Dall’Aglianico della Basilicata al Primitivo della Puglia, passando per la Falanghina della Campania e al Nero d’Avola della Sicilia, per citarne solo alcuni (qui i vini 2016 premiati dalla giuria). Un’iniziativa lodevole, che vede finalmente i produttori meridionali – ormai affermatissimi nel panorama mondiale per la qualità dei loro vini – riunirsi sotto lo stesso “tetto” per un evento comune, in cui sfoggiare le proprie perle. Tutto bellissimo. Se non fosse che la location, una delle sale dell’Una hotel Regina, sia parsa piuttosto “ristretta” per una manifestazione di tale portata. Vero è che i 15 euro previsti per l’ingresso, con degustazioni illimitate, sono risultati ai più un prezzo ‘onesto’ per accedere alla stupenda sala da cerimonie in pietra. All’interno, ecco i vari banchi d’assaggio, sistemati in maniera un po’ confusa: poca la chiarezza nella distinzione tra i produttori delle varie regioni. Con un po’ d’impegno, abbiamo avuto comunque la possibilità di scoprire interessantissime realtà. A conferma che i produttori del Sud abbiano ormai intrapreso la strada della qualità, dimostrando di essere bravi vinificatori, nonostante mille difficoltà.
I MIGLIORI ASSAGGI
E non ci riferiamo soltanto ai ‘grandi nomi’ quali Feudi di San Gregorio, con le cantine vassalle Basilisco e Ognissole, o a marchi importanti pugliesi come Antica Masseria Jorche, una delle regine del Primitivo di Manduria, o ancora a Colli della Murgia, cantina biologica di Gravina in Puglia che presentava due spumanti metodo Charmat e un rosato pugliese ‘atipico’, di un eccellente rosa tenue, oltre ai vari bianchi di Minutolo. Grandi conferme anche quelle riservate dai vini lucani, con la nota Cantine del Notaio a sfoggiare – otre ovviamente ai vari Aglianico del Vulture – un metodo classico di Aglianico vinificato in bianco, molto interessante. Tra i vini che meritano una menzione particolare, ecco un bianco vinificato come un vino rosso, in otri di terra cotta: quello dell’azienda Lunarossa di Giffoni Valle Piana, provincia di Salerno, Campania. Quartara è il nome di questo gioiello, che prende il nome dal recipiente che lo culla sino a diventare un nettare così prelibato: un Fiano dei colli Salernitani che rimane a contatto con le bucce per 2 mesi. Abbastanza per regalare un bianco fresco e brillante, non trattato, nel rispetto della filosofia dei più famosi vignaioli friulani. Insomma: sono ormai tante le realtà vitivinicole meridionali che meritano di essere raccontate su palcoscenici di tutto rispetto. Anche – e soprattutto – fuori dai confini di un Sud Italia che sta sempre più ‘stretto’ al cuore e alla passione di questi produttori. Un cuore che, il più delle volte, batte al ritmo della qualità assoluta.
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Sarà affidata all’abilità degli “osti del Mezzogiorno” la cena che chiuderà l’undicesimo salone del vino meridionale. Saranno 6 i protagonisti della cucina del Sud che parteciperanno insieme alla preparazione della cena conclusiva di Radici del Sud 2016 (qui il menu) alla quale è invitato lunedì 13 giugno tutto il pubblico degli appassionati di enogastronomia. Acquistando il coupon comprensivo di 6 ticket, in aggiunta al kit di degustazione col quale si accede al Salone del Vino in programma durante l’intero arco della stessa giornata (10.00 – 20.00), sarà possibile gustare i piatti che ognuno degli chef creerà pensando alla sostenibilità e a materie prime del loro territorio di provenienza per esaltarne al massimo le peculiari caratteristiche qualitative e assaggiare le 432 etichette (delle 184 cantine iscritte al salone) partecipanti a Radici del Sud. La cena si svolgerà a buffet negli accoglienti spazi all’aperto dell’Una hotel Regina (BA) per esaltare in gran stile i vini da vitigno autoctono meridionali cui è dedicata la manifestazione che da 11 anni coinvolge i massimi esperti internazionali del settore che puntualmente accorrono ad osservare la continua evoluzione di un comparto rappresentato da centinaia di importanti e qualificati produttori.
I PROTAGONISTI
I sei chef, in postazioni riservate nella zona degli stand dei vini, lavoreranno alla realizzazione di piatti che prevedano il meno possibile la manipolazione degli ingredienti ma giochino piuttosto sui sorprendenti risultati di leggerissime cotture, marinature ed altre tecniche di preparazione. Nando Salemme (Abraxas osteria/Pozzuoli) dalla Campania, Bianca Celano (Qqucina Qui/Catania) dalla Sicilia, Mariantonietta Santoro (Al Becco della Civetta/Castelmezzano) dalla Basilicata, Giuseppe Gatto (Da Lucrezia/Trebisacce) dalla Calabria, Stefano D’Onghia (Botteghe Antiche/Putignano) e Roberto Caputo (Una Hotel Regina/Bari) dalla Puglia, sono gli osti che Radici del Sud 2016 ospiterà e a cui affida il compito di rendere fedelmente l’essenza dell’autentica gastronomia italiana del Sud. Ognuno di loro si dedica giornalmente con ambizione, passione e sacrificio alla conoscenza e comprensione delle generose materie prime disponibili nei nostri territori e sa combinarle in una cucina che nel pieno rispetto dei loro naturali sapori riesca a esprimersi in modo assolutamente speciale, a volte imprevedibile. I risultati ottenuti, e spesso premiati, ne fanno degli autorevoli interpreti e ambasciatori della più identitaria cucina del Sud.
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Tutto pronto per il terzo appuntamento con il salone internazionale dei vini rosati. Dal 3 al 5 giugno, nelle sale del Castello Carlo V, torna a Lecce Roséxpo il salone internazionale dei vini rosati, il più importante appuntamento che la Puglia sancisce con il mondo del vino rosato e al quale hanno aderito moltissime aziende per un totale parziale di più di centocinquanta etichette italiane e ben 46 straniere che arrivano da ogni angolo del mondo, dal Cile alla Turchia, dal Portogallo alla Francia.
Confermate anche per quest’anno , oltre al patrocinio della Regione Puglia e del comune di Lecce, delle partnership di grande spessore. Hanno già, infatti, aderito all’intenso programma di appuntamenti Slow Food Puglia, Slow Wine Italia, Assoenologi Puglia Basilicata e Calabria, le Donne del Vino di Puglia e partner tecnico si conferma anche per quest’edizione la delegazione di Lecce dell’Ais, l’associazione italiana sommelier. Novità per Roséxpo 2016 la collaborazione con Radici del Sud, una delle istituzioni più attive nella promozione della cultura enogastronomica, e la Città del Gusto di Lecce. Partner tecnico di quest’anno, il Concours Mondial de Bruxelles che si preoccuperà di inviare una selezione di vini internazionali rosé tra spumanti e vini fermi. Taglio del nastro altamente istituzionale per l’edizione 2016 di Roséxpo che sarà aperta dall’onorevole Dorina Bianchi , sottosegretario al Ministero dei Beni e delle attività Culturali che presenzierà al convegno sul tema “Il valore del vino rosato” (venerdì 3 giugno alle 18 al Malcandrino –Lecce).
Una interessante tavola rotonda nel corso del quale si confronteranno Sofia Pepe dell’azienda vinicola Emidio Pepe, Luigi Cataldi Madonna, dell’omonima azienda vitivinicola, Barbara Toschi dell’agenzia di marketing strategico Kippis, Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, la chef Rita Monastero contributordel Gambero Rosso, Laura Minoia, consigliere di Assoenologi Puglia Calabria e Basilicata, e il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele. “Roséxpo nasce con l’intento di valorizzare i vini rosati spiega Ilaria Donateo, presidente di de Gusto, l’associazione di produttori di Negroamaro che ha ideato l’iniziativa partendo dall’esperienza del Salento e promuovendo il confronto con altri vitigni e terroir provenienti dall’Italia e dall’estero.Essenziale nella nostra politica il confronto con altre realtà con le quali abbiamo registrato sodalizi importanti grazie ai quali raccontiamo il mondo del vino partendo dalle peculiarità dei territori”.E se i vini rosati sono il comune denominatore della tre giorni leccese, sono tanti gli approfondimenti che faranno da contorno a Roséxpo. LE MASTERCLASS
Tre i percorsi di degustazione con il coordinamento di SlowWine e con la collaborazione dell’ Associazione italiana sommelier e di Radici del Sud. Il primo appuntamento per i winelover (sabato 4 ore 18,30 sala Pignatelli Castello Carlo V) è con “Cerasuolo d’Abruzzo a confronto”: Emidio Pepe e Cataldi Madonna con la partecipazione dei produttori Sofia Pepe e Luigi Cataldi Madonna. La degustazione sarà guidata e moderata da Fabio Giavedoni , curatore nazionale e della guida Slow Wine, e da Francesco Muci, responsabile Slow wine Puglia.
Si prosegue il giorno successivo (domenica 5 -ore 18,00 sala Pignatelli Castello Carlo V) con “Una finestra sui rosati del mondo” una degustazione tecnica alla scoperta di etichette provenienti da diversi paesi e che saranno degustate e commentate da Fabio Giavedoni e da Giuseppe Baldassarre, componente della commissione nazionale per la didattica dell’Ais. L’ultima masterclass prevede un focus e un confronto tra due territori del Sud, “Sicilia VS Calabria” (domenica 5 alle 19,45 sala Pignatelli Castello Carlo V) a cura di Radici del Sud e di Slow Wine e che sarà guidato e moderato da Francesco Muci, responsabile Slow wine Puglia, Giuseppe Baldassarre della commissione nazionale didattica dell’Ais e da Nicola Campanile ideatore di Radici del Sud.La partecipazione ai seminari di formazione prevede una prenotazione obbligatoria attraverso il sito www.rosexpo.it oppure chiamando il numero 3896438195.
“Il vino è l’espressione autentica dell’identità di un territorio”. Parte da questa considerazione di Ilaria Donateo la volontà di voler dare a Roséxpo il carattere e l’appeal di un attrattore per appassionati e avvezzi al mondo del vino, ma non solo. Arriveranno, infatti, nei giorni del salone dei vini rosati venti giornalisti di testate nazionali e curatori di guide che avranno la possibilità di scoprire le risorse del Salento e la sua storia. A loro e agli ospiti di Roséxpo saranno offerte proposte enogastronomiche e intrattenimenti culturali. Nulla sarà lasciato al caso in ogni angolo del Castello Carlo V. Dalle luminarie, elemento identificativo di una culturale popolare salentina, a cura di De Cagna, alla mostra fotografica dell’associazione Obiettivi che nel corso della vendemmia 2015 ha firmato un reportage fotografico che, attraverso scatti emozionali, racconta la raccolta del Negroamaro e le vicende dei produttori associati a deGusto. Sarà centrale il ruolo del Giardino Rosè, ovvero la corte del Castello CarloV, che ospiterà le proposte di street food con quattro divertentissime Apecargastro tematiche, il delicato intervento di danza contemporanea di Giorgia Maddamma di Koreoproject, in Nous Deux, coreografia che porta la prestigiosa firma di Malou Airaudo fino alle conversazioni letterarie e dove sarà possibile seguire un percorso degustativo di sigari toscani grazie alla collaborazione del Club Amici del Toscano. Sarà Patrizia Cesari a chiacchierare con Francesca Negri , la Geisha gourmet del 2.0, in occasione della presentazione di Tutta colpa di un Ruinart Rosè (sabato 4 giugno alle 19,30 –giardino del castello Carlo V), un romanzo che intende fare il focus su una nuova generazione di donne che eleggono il vino e il cibo a nuovo simbolo di emancipazione femminile.
Previsto anche un evento fuori salone. LovelyCheffa sarà la protagonista del Fuori Roséxpo in programma alla libreria Feltrinelli a Lecce venerdì 3 giugno alle ore 11 e in collaborazione con La Città del gusto di Lecce. “Quest’anno abbiamo deciso di coinvolgere giornalisti di testate nazionali e di guide esperte di vino, conclude Ilaria Donateo, perché abbiamo ben chiaro ’obiettivo di voler valorizzare il nostro territorio attraverso una narrazione che abbia come filo conduttore la storia della viticoltura salentina. Il successo in termini di numeri, registrato nelle scorse edizioni, ci fa ben sperare sulla capacità attrattiva e di destagionalizzazione che un grande evento partecipato possa avere sulle sue possibili ricadute economiche, culturali e sociali sul territorio. È questo lo spirito di deGusto Salento che vuole essere strumento di coesione sia per le istituzioni locali sia per i produttori di Negroamaro che diventa, così, il vero ambasciatore della Puglia nel mondo”.
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Sono 183 le aziende produttrici di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia che parteciperanno con oltre 420 diverse etichette a Radici del Sud 2016 in scena a Bari, dal 7 al 13 giugno. Il gran numero di adesioni conferma, secondo gli organizzatori, “la piena fiducia da parte delle cantine all’evento di marketing e promozione che negli ultimi 10 anni ha dato un prezioso contributo al comparto dei vini da vitigno autoctono di Puglia e del meridione”. Novità sarà l’assetto della giuria. Quest’anno, infatti, varia in modo sostanziale rispetto al passato. Invece di essere divisi in gruppi diversi, quello estero e quello nazionale, tutti i giornalisti degusteranno insieme i vini in concorso nella stessa giuria. L’altra sarà invece composta dalla compagine dei compratori e degli importatori, anche in questo caso sia italiani che stranieri provenienti da 13 paesi esteri (Svezia, Finlandia, Norvegia, Danimarca, Gran Bretagna, Olanda, USA, Canada, Giappone, Lituania, India, Polonia e Brasile). Per arricchire la già ampia selezione dei vini, per la prima volta Radici del Sud accoglierà in concorso, anche gli spumanti ottenuti da uve autoctone, con metodo charmat o classico, suddivisi in bianchi, rosé e rossi.
Radici Del Sud 2016 contempla una serie di attività che si svilupperanno nell’arco di più giornate, alcune dedicate agli incontri BtoB (8-10 giugno) fra i buyer e gli esperti esteri con i produttori di vino, altre dedicate alla conoscenza delle realtà produttive del meridione attraverso la visita diretta delle cantine da parte della stampa estera. Il 13 giugno sarà la giornata dedicata al pubblico enoappassionato. Dalle 10 fino alle 20, presso l’Una Hotel Regina di Bari, circa 150 aziende di vino accoglieranno il pubblico di settore italiano e straniero. I visitatori potranno così, presso i banchi d’assaggio, conoscere le diverse produzioni delle cantine e dialogare direttamente con il produttore informandosi sulle peculiarità delle etichette. Inoltre, ci saranno anche gli stand di piccoli produttori locali di salumi e formaggi e i giovani chef dell’Istituto Eccelsa che durante la prima parte del Salone proporranno piatti a i visitatori.
Alle 19.30 andrà in scena la conferenza conclusiva “Alle origini della sostenibilità” e per l’occasione interverranno numerosi ospiti stranieri e italiani tra cui i rappresentanti delle associazioni pugliesi di settore come Assoenologi, Le Donne del Vino, Vinarius, Slow-wine e DeGusto Salento. “Ci sarà l’occasione di trovare punti di convergenza riguardo alla sostenibilità – spiega Nicola Campanile, patron di Radici del Sud – confrontandoci tra i vari attori del settore vino e dell’agroalimentare. Preservare il bene della terra significa garantirgli lunga vita, migliorare la qualità e il valore identitario della vite e del suo habitat per salvaguardare l’unicità della nostra agricoltura come valore culturale tra i più apprezzati al mondo; è in questo ambito che si consuma la sfida dei prossimi anni”. A fine conferenza saranno resi noti e premiati i vini vincitori dell’XI edizione di Radici del Sud e poi, a partire dalle 20,30, inizierà la grande festa dedicata ai 420 vini in libera degustazione insieme alla cucina di osti e chef tra i migliori del sud Italia.
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