Una vendemmia 2024 «buona nella qualità del Moscato bianco e abbondante nelle quantità» per il Consorzio Asti Docg. L’incremento sul raccolto dello scorso anno è del 12%. Ma pur sempre al di sotto del milione di quintali, con un ritorno al disciplinare produttivo in termini di resa media/ettaro che, quest’anno, si avvicina ai 100 quintali. È quanto comunicato in mattinata alla stampa a Palazzo Gastaldi (Asti), in merito alla raccolta da poco iniziata nei 10 mila ettari della denominazione e che durerà una ventina di giorni.
LA VENDEMMIA 2024 DELL’ASTI DOCG: LE CONDIZIONI DEL MOSCATO
Secondo la relazione tecnica del responsabile del Laboratorio del Consorzio, Guido Bezzo, la vite nel 2024 non ha avuto problemi di stress idrico (le precipitazioni piovose sono state circa 5 volte superiori rispetto a quelle del 2023). Quindi, le piante «non hanno accusato fenomeni di appassimento dell’uva, che si presenta in un buono stato fitosanitario». Un equilibrio tra vegetazione e frutto che ha permesso di riportare l’inizio della vendemmia nel mese di settembre, senza gli anticipi agostani del recente passato.
«Sotto il profilo qualitativo – cita la relazione di Bezzo – il contenuto zuccherino delle uve di Moscato annata 2024 risulta buono, attestandosi ad inizio vendemmia ad una media di 194 g/l, molto vicino ai valori ottimali (200 g/l) stimati per il raggiungimento del picco aromatico varietale. Anche la componente acida ha mantenuto valori prossimi a quelli ottimali, come anche quelli riscontrati nella componente zuccherina, aromatica e dello stato sanitario».
ASTI DOCG: VENDEMMIA 2024 FAVOREVOLE AI MERCATI
Per Lorenzo Barbero, vicepresidente senior del Consorzio Asti Docg: «La nuova stagione si apre sotto i migliori auspici. La vendemmia si preannuncia infatti più che soddisfacente sia sul piano dei volumi che, soprattutto, della qualità. Premesse fondamentali per lavorare al meglio su mercati che si stanno facendo sempre più competitivi, anche a causa di una congiuntura complessa su buona parte della domanda globale».
Il vitigno Moscato Bianco che dà vita alla Docg piemontese rappresentata dal Consorzio, tra i più antichi d’Italia, è coltivato in 51 comuni della Provincia di Alessandria, Asti e Cuneo rientranti nel paesaggio vitivinicolo Unesco. Le aziende consorziate sono 1013, divise tra 50 case spumantistiche, 778 aziende viticole, 153 vitivinicole, 17 vinificatrici e 15 cooperative.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
L’Italia perde il primato della quantità di vino prodotto in Europa e nel mondo in concomitanza con la vendemmia 2023. Lo rileva l’annuale report vendemmiale dei Paesi europei targato Copa Cogeca, l’Organizzazione di rappresentanza degli Agricoltori e delle Cooperative Europee, presentato in giornata. Il Bel Paese lascia il posto alla Francia, che cresce – anche se di poco – insieme al Portogallo. In calo anche i volumi della Spagna e della Germania. Il totale della produzione di vino in Europa nel 2023 è di poco superiore a 150 milioni di ettolitri, con un calo del -5,5% rispetto alla media quinquennale.
A causa delle conseguenze del cambiamento climatico – inverno secco, grandinate, inondazioni e una stagione primaverile piovosa – si è registrato un forte calo della produzione anche in altri Paesi produttori europei come Austria (-6%), Grecia (-23%), Croazia (-31%) e Slovacchia (-20%) rispetto al 2022. «Da diversi anni il settore si trova ad affrontare sfide importanti – commenta il presidente del Gruppo di lavoro “Vino” del Copa Cogeca, Luca Rigotti – non ultime le conseguenze della pandemia di Covid, gli eventi climatici e il forte aumento dei costi di produzione, a cui si aggiunge un significativo aumento dei tassi di interesse. Ciononostante, i coltivatori europei continuano a dare risultati e a dimostrare la loro resilienza».
FRANCIA PRIMO PRODUTTORE DI VINO AL MONDO NEL 2023
Nel 2023, la Francia è diventata il primo produttore europeo di vino con una produzione stimata di 45 milioni di ettolitri. Un aumento dell’1,47% rispetto all’anno precedente. La Francia è stata tuttavia colpita dalla peronospora e dalla siccità, soprattutto nel Sud. Ma è riuscita a non soccombere, grazie alle misure di crisi messe in atto, come gli aiuti alla distillazione. In Portogallo si è registrato un aumento dell’8,6%, con una produzione di poco inferiore ai 10 milioni di ettolitri, grazie all’attuazione di misure di distillazione. In particolare, l’aumento è dovuto alla diminuzione dell’8% del raccolto del 2022, che ha pareggiato il totale.
Per la prima volta in sette anni, l’Italia ha perso il primato di produttore di vino con una produzione stimata di 43,9 milioni di ettolitri. Il che rappresenta una perdita dell’11,92% rispetto allo scorso anno. Le forti piogge primaverili, che si sono trasformate in alluvioni specialmente nella regione Emilia Romagna, nonché i pesanti episodi di peronospora, in particolare nel Centro e nel Sud del Paese, spiegano questo importante calo. Tra i primi commenti nazionali, quello di Coldiretti: «Le previsioni aggiornate del Copa Cogeca dimostrano come sempre più la vitivinicoltura si trova a fare i conti con il clima. Il vino Made in Italy, tuttavia, conferma il successo nell’export anche in Francia con un balzo del +21% in valore delle esportazioni nei primi sette mesi del 2023 (elaborazioni Coldiretti su dati Istat)».
LA VENDEMMIA 2023 IN SPAGNA E GERMANIA
Con una produzione stimata di 30,8 milioni di ettolitri, la Spagna è rimasta il terzo produttore europeo, nonostante la diminuzione della produzione rispetto allo scorso anno (-14,42%). Le condizioni climatiche avverse, con un autunno, un inverno e una primavera secchi, con forti piogge nell’ultima parte della primavera, ondate di calore durante l’estate e grandine, hanno fatto sì che i vigneti spagnoli soffrissero molto in termini di produzione.
Tuttavia, grazie alla bassa umidità, le viti erano relativamente sane e hanno fornito uve di alta qualità. In Germania, la produzione stimata è stata di 8,86 milioni di ettolitri, con una perdita del 2,1% nella produzione di vino a causa dell’inflazione e degli alti costi di produzione lungo tutta la filiera. D’altra parte, non si sono verificate diminuzioni significative a causa delle condizioni climatiche, che sono rimaste abbastanza stabili.
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È iniziata a metà settembre e porterà a un calo del 7% rispetto allo scorso anno la vendemmia 2023 dei viticoltori del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. I primi grappoli sono stati raccolti nella zona orientale della denominazione. Si dovrà aspettare ancora una settimana per i versanti del valdobbiadenese. Il Consorzio definisce la qualità delle uve «soddisfacente», sia a Conegliano che a Valdobbiadene. Il territorio, contraddistinto da pendii molto ripidi e da saliscendi difficilmente accessibili ai macchinari, fa salire a 7-800 ore per ettaro il lavoro manuale necessario a portare le uve in cantina, ogni anno. La vendemmia eroica rappresenta il momento di massimo impegno per i vignaioli, con l’impiego di soluzioni ingegnose, come carrucole e monorotaie.
«Con la vendemmia di quest’anno – spiega Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg – chiudiamo una stagione molto complessa in vigneto. Le analisi in vigneto ci indicano che il momento della raccolta si è posticipato di circa 10 giorni, dando così il tempo al grappolo di maturare e di raggiungere i corretti parametri qualitativi. Siamo molto orgogliosi del lavoro di tutti i viticoltori che ancora una volta hanno dimostrato di saper affrontare momenti sfidanti grazie alla loro passione e al forte senso di comunità che contraddistingue la nostra denominazione».
LE INSIDIE DELLA VENDEMMIA 2023 DEL PROSECCO CONEGLIANO VALDOBBIADENE DOCG
Tra le sfide più importanti della vendemmia 2023 del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg ci sono le grandinate del 24 e 25 luglio. Il clima è poi tornato clemente, consentendo alle piante di riprendere i processi di maturazione. «Annate come quella che stiamo per chiudere, che richiedono molti sforzi in vigna per compensare gli eventi metereologici avversi e il clima estremo – commenta il Consorzio – saranno sempre più frequenti. Dobbiamo prendere coscienza del fatto che sarà sempre più necessario interagire con un ambiente e un clima cambiato. Per questo il Consorzio si sta attivando, coadiuvato da alcuni istituti universitari, per proporre nuove soluzioni in vigneto».
«È importante però notare come in questi anni la pianta stia già dando segnali di adattamento – precisa ancora l’ente guidato da Elvira Bortolomiol – in particolare rispetto alla carenza d’acqua (non a caso c’è l’accordo per la realizzazione di un piano di invasi tra i comuni della denominazione, ndr). Grazie alla cultura agronomica ed enologica del territorio, che distingue tutti i viticoltori e produttori del Conegliano Valdobbiadene, si porteranno in cantina uve atte alla spumantizzazione da cui si ricaverà un’annata all’altezza della qualità a cui la denominazione ha ormai abituato i propri estimatori in Italia e in tutto il mondo».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
La vendemmia 2023 in Sudafrica sarà ricordata come una delle più scarse dell’ultimo decennio, ma solo in termini di quantità. Il calo dell’uva raccolta, dovuta soprattutto a una stagione più fresca della media, consentirà comunque di produrre vini di qualità eccellente. È quanto emerge dal rapporto annuale di Sawis e Vinpro, le due più importanti società del settore nel Paese africano. Nel dettaglio, il raccolto di uva da vino per il 2023 è stimato in 1.180.093 tonnellate. Si tratta di una quantità inferiore del 14,2% rispetto alla vendemmia 2022. Come già anticipato da winemag.it a marzo, a pesare sul calo finale è anche la crisi energetica registrata in Sudafrica nel corso della stagione di maturazione delle uve, a cavallo tra il 2022 e il 2023.
«Rispetto ad altre stagioni – sottolinea Conrad Schutte, responsabile dei servizi di consulenza di Vinpro – il raccolto del 2023 è molto simile alle precedenti stagioni più fresche, come il 2014, il 2015, il 2018, il 2019 e il 2021. In particolare, assomiglia alla combinazione di freddo e umidità del 2014 e del 2019. In termini di volume, il 2023 potrebbe essere una delle vendemmie più scarse degli ultimi 10 anni».
Lo snodo fondamentale della vendemmia 2023 in Sudafrica si è registrato a nella seconda settimana di dicembre. Le forti piogge hanno portato sollievo alle piante, sino ad allora alle prese con condizioni estreme di calore e aridità. Si è così alleggerita la pressione sulla programmazione dell’irrigazione, in un momento in cui i livelli delle falde acquifere erano inferiori alla norma e le interruzioni della rete nazionale erano all’ordine del giorno. Oltre alle piogge, si sono verificati danni da grandine a Paarl, Worcester e Robertson, pur in modo sporadico e limitato. Il timore di malattie fungine della vite, in particolare oidio e la peronospora, è tuttavia aumentato a causa delle condizioni umide.
UNA VENDEMMIA SFIDANTE PER LE CANTINE SUDAFRICANE
Germogliamento e allegagione sono arrivate in anticipo rispetto alla stagione precedente. Le condizioni più fresche hanno tuttavia ritardato la maturazione delle uve e la vendemmia è iniziata come di consueto all’inizio di febbraio 2023. Sempre secondo quanto riferisce Vinpro, i produttori sono rimasti «impressionati dalle analisi dell’uva, che hanno mostrato livelli di pH, acidi e zuccheri ideali». Le condizioni di siccità hanno in sostanza condizionato le dimensioni degli acini, più piccoli rispetto alla norma, a vantaggio della qualità dell’uva. Sono stati osservati eccellenti profili cromatici e organolettici dei mosti.
«Nonostante quella che è stata a tutti gli effetti una vendemmia difficile per i nostri viticoltori – afferma Siobhan Thompson, Ceo di Wines of South Africa (WoSA) – siamo convinti di poter contare su superbi vini dell’annata 2023 da condividere con i nostri consumatori in tutto il mondo. Abbiamo visto crescere la domanda di vini sudafricani e prevediamo che i nostri vini continueranno a fornire l’eccellente qualità per cui stiamo diventando famosi». Nel dettaglio, il Sudafrica è il nono produttore di vino al mondo con il 4% del vino mondiale.
L’industria vinicola contribuisce al Pil del Paese per oltre 55 miliardi di Rand (1 rand equivale a 0,050 euro) e impiega 269.069 persone lungo tutta la filiera, di cui 80.173 lavorano nelle aziende agricole e nelle cantine. Buone anche le condizioni degli stoccaggi. «I livelli delle scorte dell’industria vinicola sudafricana – evidenzia Rico Basson di Vinpro – sono attualmente in equilibrio, a differenza di quanto avvenne durante la pandemia di Covid-19, quando l’industria vinicola non fu autorizzata a commerciare per 200 giorni e i livelli delle scorte erano pari a 650 milioni di litri».
VENDEMMIA 2023 SUDAFRICA: IL DETTAGLIO DELLE REGIONI VINICOLE
Breedekloof
L’annata sarà ricordata per una vendemmia pressoché dimezzata, per le piccole dimensioni degli acini e per i problemi legati alla riduzione delle rese di molte aziende e cantine.
Cape South Coast
I vini di inizio stagione riflettono un’annata eccellente, mentre i vini di fine stagione, che interessano le varietà più tardive, mettono in mostra l’esperienza e il savoir-faire dei winemakers.
Cape Town
La vendemmia 2023 è stata caratterizzata da vini freschi e da volumi inferiori, a causa dei fattori naturali che hanno preceduto la vendemmia.
Klein Karoo
Un’annata precoce, con una buona qualità delle uve e precipitazioni estive eccezionalmente elevate.
Cape North
Una stagione difficile per le uve ha dato luogo a un raccolto notevolmente ridotto, con un aumento della concentrazione di aromi e della qualità del vino. Le prospettive del Colombar sembrano particolarmente buone.
Olifants River
La vendemmia 2023 in questa regione vinicola del Sudafrica sarà ricordata per le temperature fresche e per il tempo umido e afoso, da dicembre in poi. La sicurezza idrica e la buona disponibilità di energia per l’irrigazione determinano in larga misura il raccolto di uva da vino della regione.
Paarl
Condizioni climatiche ideali e assenza di gravi ondate di calore. La qualità dell’uva è stata eccellente.
Robertson
La produzione è stata inferiore alla media. Condizioni ideali hanno prevalso fino alle prime piogge importanti di marzo, durante le quali è stata osservata una qualità dell’uva tra le migliori degli ultimi decenni.
Stellenbosch
Un periodo di maturazione più fresco ha garantito vini di alta qualità con le cultivar precoci. Le varietà tardive sono state più impegnative, ma le buone pratiche di gestione hanno prodotto uve di alta qualità.
Swartland
La vendemmia 2023 è stata caratterizzata da condizioni climatiche ideali durante la prima parte della vendemmia, con cultivar precoci e di mezza stagione che hanno raggiunto una maturazione ottimale e completa, con zuccheri più bassi della media.
Worcester
Un inverno e un’estate relativamente secchi e una stagione di crescita più calda hanno portato a una riduzione delle dimensioni degli acini in tutte le varietà di uva. Un fattore determinante per il minore raccolto della regione.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Vendemmia 2021 al via in Franciacorta a partire dai vigneti del versante sud del Monte Orfano. Qui la raccolta di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco è sempre anticipata rispetto alle zone più centrali, grazie al particolare microclima che le contraddistingue.
La qualità delle uve non è stata compromessa dal maltempo degli scorsi mesi. Le aspettative sono dunque rosee, nel segno di una vendemmia 2021 meno ricca dal punto di vista quantitativo rispetto alla 2020, ma «molto soddisfacente dal punto di vista qualitativo».
Si stima un carico produttivo potenziale inferiore ai 100 quintali per ettaro, «tale da non permettere la richiesta di attivazione della riserva vendemmiale per il 2021», anticipa il Consorzio.
«La campagna 2021 è partita in salita con una piccola gelata ad aprile – commenta il vicepresidente con delega all’area Tecnica, Francesco Franzini – e si è conclusa con qualche difficoltà con una grandinata a fine luglio, eventi che hanno rallentato anche l’inizio della raccolta e posticipato la vendemmi di circa una settimana rispetto al 2020».
L’ANDAMENTO DELL’ANNATA
Il germogliamento ha avuto luogo nella prima decade di aprile, in linea con quanto avvenuto nel 2020. In questo periodo, durante le notti tra il 6,7 e l’8 aprile 2021, in Franciacorta si è verificata una gelata primaverile che ha determinato danni moderati e un rallentamento dello sviluppo della vite in diverse aree. Nei giorni precedenti, le temperature piuttosto elevate avevano indotto un buono sviluppo delle gemme.
Durante il mese di maggio le condizioni metereologiche, caratterizzate da temperature piuttosto miti e piogge abbondanti (13 giorni di pioggia) concentrate principalmente nelle settimane centrali del mese, hanno senza dubbio mantenuto alta l’allerta per quanto concerne la difesa fitosanitaria.
L’obiettivo dei produttori della Franciacorta è stato il contenimento degli attacchi patogeni (in particolare di peronospora). Missione compiuta, dal momento che non sono stati riscontrati danni significativi alle colture.
La fioritura (fine maggio-inizio giugno) e l’allegagione, avvenuta nella prima settimana di giugno, è stata caratterizzata da un andamento meteo non particolarmente favorevole (basse temperature) con il verificarsi di alcuni fenomeni di colatura.
Le piogge molto limitate del mese di giugno e quasi assenti fino alla fine di luglio hanno determinato l’instaurarsi, nei terreni più sciolti, di fenomeni di stress idrico.
VENDEMMIA 2021 IN FRANCIACORTA: PIOGGE E GRANDINE A LUGLIO
Ad interrompere tale scenario sono state le forti piogge iniziate il 25 luglio, sfociate in serata in una grandinata molto estesa con danni però solo localmente molto intensi. L’evento grandinigeno è avvenuto in fase di inizio invaiatura, quando la sensibilità ai marciumi del grappolo è ancora limitata.
Il danno sulla parete vegetale ha determinato un rallentamento dello sviluppo vegetativo che si è rispecchiato nell’inizio più tardivo della vendemmia. L’andamento meteorologico delle ultime settimane è stato stabile e soleggiato. Un toccasana per le uve, come sottolinea lo stesso Consorzio di Tutela del Franciacorta, che hanno potuto mantenere un ottimo livello fitosanitario.
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Tempo di bilanci per la vendemmia 2020 in Italia, ottima nella qualità e misurata nella quantità. Un verdetto della natura favorevole rispetto alla congiuntura economica mondiale, che consegna una raccolta molto promettente anche per il futuro commerciale del principale produttore mondiale di vino al mondo.
Il responso definitivo della vendemmia italiana 2020, elaborato da Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, rileva una produzione complessiva di vino e mosto di 46,6 milioni di ettolitri, con una flessione del 2% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri del 2019.
Una stima che registra un lieve calo anche rispetto alle prime stime di settembre (-1%, a 47,2 milioni, dato Oiv) dovuto a minori rese sia in campo che in cantina, ma che vede crescere l’asticella della qualità, con uno standard che grazie al meteo si è elevato di settimana in settimana, con punte di eccellenza in quasi tutto il Paese anche dopo le piogge di fine settembre.
La geografia della raccolta, perfetta anche dal punto di vista dello stato fitosanitario delle uve, segna la contrazione maggiore per le regioni del Centro e Sud Italia, a partire dalla Toscana (-21%) fino alla Sicilia (-20%), all’Umbria e al Lazio (-10%). In controtendenza la Sardegna (+20%).
In equilibrio il Veneto (+1%), che con 11 milioni di quintali di vino previsti mantiene il primato produttivo nazionale, seguito dalla Puglia, in calo dell’8% e dall’Emilia Romagna (+10%).
In crescita, in un contesto generale che si posiziona sotto la media quantitativa dell’ultimo quinquennio, anche importanti regioni produttive come Abruzzo (+6%), Trentino Alto Adige (+5%), Lombardia (+10%) e Marche (+5%), mentre cala di 9 punti il Friuli Venezia Giulia.
Per il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella: “La vendemmia 2020 ci ha regalato uve di altissima qualità grazie anche a un leggero decremento della quantità. D’altronde, come è noto, da sempre riteniamo che l’unico elemento che possa dar valore al vino italiano, oltre alla nostra immensa biodiversità, sia la qualità intrinseca dei nostri vini”.
Il record mondiale della quantità prodotta non è ritenuto da noi elemento qualificante sia per la forma che per la sostanza. Data anche la situazione pandemica sono certo che l’ottima qualità saprà essere il valore aggiunto di una vendemmia che, per gli aspetti legati proprio all’emergenza sanitaria, è stata vissuta anche con quel senso di preoccupazione che ormai ci attanaglia da mesi”.
“Un senso di preoccupazione – continua Cotarella – che non deve però intaccare il sentimento di speranza e la voglia di superare questo drammatico momento. Da presidente di Assoenologi, ma anche da uomo e imprenditore del settore, mi sento di rinnovare, oggi più che mai, l’appello a tutta la filiera del nostro comparto, a moltiplicare gli sforzi e far sì che questa vendemmia possa essere tradotta in grandi vini”.
“Le cantine italiane – ha dichiarato Raffaele Borriello, Direttore Generale dell’Ismea -stanno affrontando le difficoltà derivanti dalla pandemia con grande dinamismo e spirito di adattamento. Sono sempre di più le imprese che hanno operato un processo di diversificazione dei canali distributivi, riuscendo a collocare i prodotti anche nel momento di blocco totale del canale Horeca“.
In questa difficile congiuntura è stata soprattutto la Gdo a mitigare le perdite del comparto sul mercato italiano, in virtù del buon andamento degli acquisti durante i primi 9 mesi del 2020 (+7% in valore con punte dell’11% per il segmento della spumantistica).
Ma l’emergenza sanitaria, come rivela un’indagine Ismea in corso di realizzazione, ha impresso anche una forte accelerazione nella digitalizzazione del settore vinicolo, tramite un più diffuso ricorso all’e-commerce e a nuove modalità di vendita e interazione con il cliente finale
Anche sul fronte dell’export, nonostante il tonfo registrato a maggio, la riduzione dei flussi in valore si è limitata nei primi 7 mesi dell’anno a un meno 3,2%, registrando addirittura un piccolo spunto di crescita nel mese di luglio (+1,1%).
Per il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Ernesto Abbona: “La natura è riuscita a esprimere in un anno di estrema difficoltà una vendemmia ovunque molto equilibrata e, in molte aree, certamente, da ricordare. L’ottima qualità, unita alla giusta quantità, saranno di aiuto per le aziende in questa particolare congiuntura economica”.
I volumi, sensibilmente più bassi (-2%) della media dell’ultimo quinquennio, consentiranno di contenere le tensioni del mercato interno determinate dalle rinnovate restrizioni imposte dalle ultime misure governative e, sul fronte internazionale, dalla dilagante emergenza sanitaria globale”.
“Il contesto è senz’altro difficile – ha proseguito Ernesto Abbona – ma c’è la consapevolezza che, appena ci saranno le condizioni, il settore sarà in grado di ripartire come ha sempre fatto negli ultimi anni. Al governo chiediamo cautela e attenzione nel gestire le misure di emergenza sanitaria”.
“In questa fase servono ascolto e condivisione, equità nei trattamenti e tempi certi per i ristori economici annunciati dal Governo. Inoltre, ci auguriamo che si avvii rapidamente una fase di progettazione dei piani promozione istituzionale del made in Italy agroalimentare e del vino per la prossima annualità, al fine di rilanciare l’immagine del nostro settore nei principali mercati internazionali”.
Produzione italiana di vino e mosto (migliaia di ettolitri)
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Al via la vendemmia 2020 in Italia con una produzione di vino Made in Italy stimata attorno ai 45 milioni di ettolitri in calo di circa il 5% rispetto allo scorso anno che apre un entusiasmante testa a testa con i cugini francesi per il primato mondiale. É quanto emerge da una analisi di Coldiretti in occasione della raccolta del primo grappolo di uva nella provincia di Brescia, in Franciacorta, tra le prime zone – assieme alla Sicilia – inaugura l’inizio della vendemmia lungo tutta la Penisola con le uve Chardonnay per la produzione di spumanti, le prime ad essere raccolte.
Si prospetta dunque una sfida all’ultimo acino con la Francia, dove la produzione è stimata fra 44,7 e 45,7 milioni di ettolitri secondo il Servizio statistica e previsioni del ministero dell’agricoltura d’Oltralpe, mentre in Spagna si stimano fra 43 e i 44 milioni di ettolitri.
Dal punto di vista temporale, l’inizio della vendemmia, secondo Coldiretti, è praticamente in linea con gli ultimi anni, per effetto dei cambiamenti climatici. Si evidenzia però un anticipo di circa un mese rispetto a 30 anni fa, che smentisce il proverbio “ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina”.
Nonostante un meteo pazzo con caldo africano alternato a bombe d’acqua e grandinate, sottolinea Coldiretti, “si prevede per l’Italia una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta dipenderà molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo”.
Da nord a sud della Penisola la raccolta parte tradizionalmente con le uve Pinot e Chardonnay in un percorso che prosegue a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si conclude addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello, su 658 mila ettari coltivati a livello nazionale.
La produzione tricolore sarà destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt, sempre secondo i dati Coldiretti, con 332 vini a Denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a Denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a Indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola.
Sul territorio nazionale ci sono 567 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenar la vendemmia in Italia si attiva un motore economico che genera oltre 11 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino.
“Un’opportunità di lavoro nella filiera concessa a 1,3 milioni di persone, impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio”, ricorda il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “l’importanza di sostenere un settore che svolge un ruolo da traino del Made in Italy in Italia e all’estero”.
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“Una produzione di oltre 15 milioni di ettolitri in meno rispetto allo scorso anno. E una qualità eterogenea in tutta Italia”. E’ quanto emerge dal report definitivo sulla vendemmia 2017 diffuso da Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, sulla base dei dati elaborati dalle 17 sedi territoriali del’associazione nazionale di categoria dei tecnici vitivinicoli.
IL REPORT A memoria d’uomo non si ricorda una stagione come quella in corso, dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata.
Ad aprile un’ondata di gelo ha attraversato la Francia, la Spagna e tutto il nostro Paese, “bruciando” molti germogli ormai già ben sviluppati, e quindi, purtroppo, non più in grado di fruttificare.
Un lungo periodo di siccità, fatte salve alcune regioni del Nord, ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud Italia, che hanno dovuto subire anche una straordinaria ondata di caldo, che ha coinvolto anche il Nord, iniziata sin da maggio, raggiungendo il suo apice nei mesi di luglio ed agosto (il termometro ha fatto spesso registrare valori al di sopra dei 40°C).
I vigneti del Nord hanno invece potuto beneficiare, durante i mesi di luglio ed agosto, di provvidenziali piogge, anche se spesso sono state accompagnate da forti grandinate che, in alcuni casi, hanno compromesso la produzione in diversi areali.
Fortunatamente si riscontrano anche delle zone che non hanno avuto problemi, grazie a qualche pioggia estiva e soprattutto all’oculata e scientifica gestione dei vigneti, o all’eventuale disponibilità di acqua da irrigazione e alla naturale resistenza a questo clima estremo di alcune cultivar specialmente indigene.
“PRODUZIONE DECIMATA” Soprattutto, ciò che ha consentito di ottenere in alcuni siti produttivi quantità e qualità buone se non ottime è stata la nostra trasversalità territoriale e la nostra grande biodiversità unica al mondo. Tutte le regioni italiane hanno, infatti, fatto registrare consistenti decrementi produttivi con punte medie anche del 45% in Toscana, Lazio/Umbria e Sardegna. Con 38,9 milioni di ettolitri il 2017 si colloca al secondo posto tra le vendemmie più scarse dal dopoguerra ad oggi, superata solo da quella del 1947 (36.4 milioni di Hl).
Purtroppo, il perdurare della siccità e delle alte temperature al Centro-Sud, aggravato anche dalla grande carenza di riserve di acqua nei terreni, si è protratto anche per lunga parte del mese di settembre causando un’ulteriore perdita di peso dei grappoli, che ha fatto scendere la produzione di questa campagna sotto i 40 milioni di ettolitri. Solo in alcune aree c’è stato un lieve miglioramento grazie alle precipitazioni del mese di settembre, che hanno contribuito a migliorare più i livelli qualitativi che quelli quantitativi. Qualità eterogenea in tutt’Italia.
LA QUALITA’
Le uve, da un punto di vista sanitario, sono state conferite alle cantine perfettamente sane, ma con differenti maturazioni anche all’interno di uno stesso vigneto e, spesso, con grappoli molto disidratati.
La qualità, pertanto, risulta quest’anno alquanto eterogenea, complessivamente abbastanza buona, ma con diverse varianti che evidenziano punte di ottimi livelli qualitativi e altre, dove il clima si è particolarmente accanito, di livello inferiore. Quest’anno più di altri, ha giocato un ruolo determinante l’approccio scientifico degli enologi, in particolare nella conduzione dei vigneti.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
E’ atteso un calo di circa il 10% della produzione di vino in Francia rispetto allo scorso anno con produzione si dovrebbe quindi attestare a 42,9 milioni di ettolitri, di molto inferiore ai 48,5 milioni di ettolitri stimati per l’Italia da Ismea. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base del servizio statistico del ministero agricolo transalpino Agreste, dalla quale si evidenzia che l’Italia conquista quest’anno il primato mondiale nella produzione mentre la Francia potrebbe addirittura perdere addirittura il posto d’onore a vantaggio della Spagna dove le prime stime parlano di valori attorno ai 45 milioni di ettolitri. La débacle produttiva francese è dovuta a gelate primaverili che hanno colpito alcune zone viticole (Champagne, Borgogna e la Valle della Loira), episodi ricorrenti di vento, cui si sono aggiunti il peggioramento della siccità verso il Mediterraneo e la grandine in alcune aree (Charente, Borgogna-Beaujolais, Linguadoca-Rossiglione) che hanno pesano sulla raccolta. In Italia, come evidenzia Coldiretti, si registra un andamento fortemente differenziato tra le diverse regioni con il primato produttivo in Veneto con 9,7 milioni di ettolitri in aumento del 2% rispetto allo scorso anno, ma incrementi del 5% sono previsti anche in Emilia Romagna, dell’8% in Toscana, del 5% in Piemonte e in crescita anche la Puglia mentre un forte calo del 15 % si rileva in Sicilia, tra le regioni con i maggiori raccolti.
“L’Italia – commenta il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina – si conferma primo produttore di vino al mondo per quantità. Un dato importante, soprattutto tenendo conto della grande qualità che sappiamo sviluppare in tutti i territori delle nostre regioni.Ora dobbiamo diventare leader anche per valore. Una sfida alla nostra portata, che vogliamo e dobbiamo vincere insieme ai produttori, continuando a investire su qualità e innovazione. Il Governo fa la sua parte. Nel nostro piano di ricerca per le biotecnologie sostenibili c’è un Focus specifico dedicato alla vite, così come la viticoltura sarà protagonista nella crescita dell’agricoltura di precisione in Italia.Agiamo poi sulla semplificazione per le aziende e sul fronte della promozione e della tutela. Anche sul web”. Proprio il 9 settembre, l’Italia sarà protagonista sulla piattaforma di e-commerce Alibaba in occasione della giornata dedicata al vino.” Un segnale importante – dichiara Martina – che ci dimostra le potenzialità di questo settore e le occasioni da cogliere sui mercati internazionali. Abbiamo un sistema vitivinicolo da oltre 14 miliardi di euro, con un export che nel 2015 ha toccato il record dei 5,4 miliardi e che nei primi cinque mesi del 2016 ha registrato un trend in crescita. Non solo numeri – conclude Maurizio Martina – ma tradizione, legame con il territorio, eccellenza, una biodiversità che vanta oltre 500 vitigni coltivati. È questo che rende il sistema Italia unico al mondo. È su questo che dobbiamo costruire il successo dei prossimi anni”.
“Una buona vendemmia quella del 2016 – aggiunge Antonio Rallo (nella foto), Presidente Unione Italiana Vini (Uiv) – che mantiene valori quantitativi da record superando le previsioni di Spagna (42,9 milioni di hl) e Francia (43 milioni di hl). Dopo un andamento primaverile non sempre favorevole l’estate si sta chiudendo con ottime condizioni. Il miglior battesimo per l’Osservatorio del Vino, promosso da Uiv e Ismea che, quest’anno per la prima volta, diffonde le previsioni vendemmiali raccogliendo l’eredità della ventennale collaborazione tra questi due soggetti. I dati rilevati, sono frutto di una ricognizione puntuale effettuata tra il mese di agosto e i primi di settembre in tutte le zone vitate del Paese, integrati, grazie all’Osservatorio, in un sistema organico e strutturato di monitoraggio della produzione e dei mercati interno ed internazionale che rappresenta un punto di svolta per il sistema vitivinicolo italiano”.
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Al via la vendemmia in Italia che si prevede nel 2016 con una produzione complessivamente in aumento di almeno il 5% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri dello scorso anno anche se con un andamento fortemente differenziato tra le diverse regioni, che varia dalla previsione di crescita del 15% in Puglia al calo del 10% in Lombardia, per effetto del bizzarro andamento climatico. Comunque meglio della Francia, in termini di quantità. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che la vendemmia del 2016 è iniziata quest’anno con un ritardo di quasi una settimana rispetto allo scorso anno quando pero’ era stata condizionata dal grande caldo e siccità con la raccolta più precoce dell’ultimo decennio. Il distacco del primo grappolo di uva quest’anno è avvenuto nell’azienda agricola Faccoli in via Cava a Coccaglio, nella provincia di Brescia in Franciacorta con il distacco delle uve Chardonnay per la produzione di spumanti che tradizionalmente sono le prime ad essere raccolte in tutta Italia. Molto dipenderà dai mesi di agosto e settembre ma, come evidenzia la Coldiretti, le escursioni termiche degli ultimi giorni con gli abbassamenti di temperature specie quelle minime fanno ben sperare per una annata di buona qualità, dopo un inverno particolarmente mite e un germogliamento anticipato. La primavera ha fatto segnare temperature spesso sotto la media e anche fenomeni di gelate tardive e tempo umido un po’ in tutta Italia ma specie nel nord est mettendo a dura prova il lavoro dei viticoltori per garantire la sanità delle uve. In Italia la vendemmia parte con le uve Pinot e Chardonnay in un percorso che, precisa la Coldiretti, proseguirà a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si concluderà addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nebbiolo e Nerello. Le stime della Coldiretti dunque saranno progressivamente definite perché molto dipenderà dall’andamento climatico delle settimane precedenti la raccolta.
“PROMUOVERE E TUTELARE IL MADE IN ITALY”
Dal punto di vista quantitativo è probabile che l’Italia conquisterà anche quest’anno il primato produttivo rispetto alla Francia dove – sottolinea la Coldiretti – le prime stime per il 2016 danno una produzione in leggero calo sul 2015, a causa delle gelate tardive e della forte pressione delle malattie fungine. In Italia se non ci saranno sconvolgimenti si prevede che la produzione Made in Italy sarà destinata per oltre il 40 per cento – precisa la Coldiretti – ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola. Nel primo quadrimestre del 2016 le esportazioni di vino Made in Italy sono ulteriormente aumentate del 2 per cento in valore rispetto al record storico fatto segnare lo scorso anno, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, con il risultato che oltre la metà del fatturato realizzato dal vino quest’anno sarà ottenuto dalle vendite sul mercato estero.
Con l’inizio della vendemmia in Italia si attiva un motore economico che genera quasi 10 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che da opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone. La vendemmia 2016, ricorda la Coldiretti, coinvolgerà 650mila ettari di vigne, dei quali ben 480mila Docg, Doc e Igt e oltre 200mila aziende vitivinicole. La ricaduta occupazionale riguarda sia per le persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio. Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro.
“Il futuro del Made in Italy – commenta Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti – dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività che è stata la chiave del successo nel settore del vino dove ha trovato la massima esaltazione la valorizzazione delle specificità territoriali che rappresentano la vera ricchezza del Paese. Il vino italiano è cresciuto scommettendo sulla sua identità con una decisa svolta verso la qualità che ha permesso di conquistare primati nel mondo dove oggi 1 bottiglia esportata su 5 è Made in Italy”.
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