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Puglia, nuovo ceppo di Xylella fa paura alla vite: prime «eradicazioni chirurgiche»

Puglia, nuovo ceppo di Xylella fa paura alla vite prime «eradicazioni chirurgiche» Allarme Efsa interessate 339 piante, di cui 212 mandorli, 119 viti e 7 ciliegi
Xylella vite puglia Dopo gli ulivi, la vite. Non c’è pace per la Puglia, alle prese con la conferma di un’emorragia dell’emergenza causata dal batterio Xylella, che ha già causato lo sradicamento di oltre 15 mila alberi, per la maggior parte ulivi secolari e spesso monumentali. L’Efsa, l’European Food Safety Authority, organizzazione europea che si occupa di sicurezza alimentare, ha confermato che 452 specie di piante appartenenti a 70 famiglie diverse possono essere colpite da questo batterio. Tra queste c’è anche la vite. La preoccupazione è crescente in Puglia e viene confermata dagli ultimi dati resi noti da Coldiretti, the Italian national organization of farmers. https://www.efsa.europa.eu/it

XYLELLA: ERADICAZIONI CHIRURGICHE SULLA VITE IN PUGLIA

La notizia è che sono state effettuate le prime «eradicazioni chirurgiche», ovvero il taglio dei ceppi infetti entro un raggio di 50 metri attorno a quelle trovate positive all’’infezione, anche nei vigneti. Questa azione preventiva, utile a impedire che il batterio contagi superfici agricole ben più vaste, si è svolta nelle zone dove è stata scoperta la presenza di un nuovo tipo di Xylella, chiamato Xylella fastidiosa fastidiosa. L’Efsa lo definisce un «nuovo ceppo particolarmente pericoloso, perché attacca vigneti, mandorli e alberi da frutto come i ciliegi», colture molto diffuse in Puglia, dove spesso risultano addirittura piantate in modo promiscuo, a simboleggiare la biodiversità della splendida regione del Sud Italia. https://www.winemag.it/salento-consorzi-del-vino-pronti-alle-barricate-contro-il-fotovoltaico/

IL NUOVO CEPPO DEL BATTERIO KILLER XYLELLA

I numeri iniziano a fare paura. Sono state già portate a termine le eradicazioni da infezione del nuovo ceppo del batterio killer su 339 piante, di cui 212 mandorli, 119 viti e 7 ciliegi. Il tutto, nell’area simbolo della viticoltura pugliese, ovvero il basso Salento, terra del Primitivo di Manduria. Per la prima volta sono state anche riscontrate nelle uve, nelle mandorle e in altre piante della Puglia infezioni naturali del ceppo della cosiddetta “malattia di Pierce”, un altro ceppo di Xylella fastidiosa che causa malattie nei vigneti del Nord America. Non è solo l’Italia a doversi preoccupare. Tra le nuove “piante ospite” del batterio individuate dall’Efsa, c’è anche la quercia di montagna della Cantabria (Quercus orocantabrica) trovata infettata in Portogallo. https://www.consorziotutelaprimitivo.com/

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Capitanata Spumante Metodo Classico, D’Araprì fa scuola: la Puglia punta sulle bollicine

do classico. Capitanata brinda al futuro con un calice di spumante metodo classico. È nata l’Associazione Capitanata Spumante Metodo Classico, una nuova realtà che unisce sette cantine di San Severo, guidate da un nome notissimo della spumantistica della Puglia, d’Araprì. Presidente dell’associazione è proprio uno dei tre fondatori e titolari di D’Araprì, Girolamo D’Amico, che con Louis Rapini e Ulrico Priore produce metodo classico a San Severo da metà degli anni 80. Al centro di questo progetto dal nome ambizioso, che sembra guardare ben oltre la cittadina della provincia di Foggia in cui si trovano le sette cantine dell’associazione, c’è il vitigno Bombino Bianco. https://www.darapri.it/

CAPITANATA SPUMANTE METODO CLASSICO: BOMBINO BIANCO PROTAGONISTA

Una varietà che si presta alla spumantizzazione metodo classico, grazie alla sua acidità naturale e al suo buon potenziale nell’affinamento sui lieviti. Lo sanno bene non solo i consumatori italiani, ma anche i mercati internazionali, dalla California al Giappone, passando per Belgio e Germania. Mai prima d’ora, però, i produttori locali erano riusciti a fare squadra su un prodotto. La produzione annua delle cantine associate si attesta già intorno alle 300 mila bottiglie. Ma l’impegno dell’Associazione Capitanata Spumante Metodo Classico non si limita alla promozione delle “bollicine”. Grande attenzione sarà rivolta alla valorizzazione dei vini locali certificati con denominazioni San Severo Dop, Igp Daunia e Igp Puglia, oltre alla sempre più importante produzione biologica. La tradizione enologica locale, di fatto, è legata sì al Bombino bianco, ma anche a vitigni a bacca rossa come Montepulciano, Sangiovese e Nero di Troia. https://www.winemag.it/la-capitanata-dei-vini-della-daunia-e-pronta-per-il-vinitaly/

METODO CLASSICO NELLE CANTINE IPOGEE DI SAN SEVERO

Il metodo classico a San Severo ha radici che risalgono agli anni Settanta, grazie soprattutto alla visione pionieristica della cantina d’Araprì. La prima nella Capitanata a credere nel potenziale del Bombino Bianco per la produzione di spumanti di qualità superiore, con affinamento sui lieviti da 18 mesi fino anche oltre 60 mesi per alcune riserve speciali. Si ottengono così bollicine di Puglia molto eleganti, dal perlage al profilo organolettico, caratterizzate da note di fiori e frutta fresca e crosta di pane, con la tipica freschezza del Bombino Bianco. Ma il prodotto in sé non è tutto. Uno dei punti di forza dell’Associazione Capitanata Spumante Metodo Classico è costituito dalle cantine ipogee di San Severo.

Un vero e proprio tesoro nascosto, con oltre 540 grotte sotterranee che attraversano la cittadina alle porte di Foggia. In molti casi, ancora utilizzate per l’affinamento di vini e spumanti. Le condizioni naturali di temperatura costante e umidità elevata delle cantine sotterranee contribuiscono al lento e raffinato processo di affinamento. La ciliegina sulla torta, utile non solo per gli aspetti produttivi, ma anche per la promozione dell’enoturismo della zona. «Vogliamo essere ambasciatori della qualità della Capitanata nel mondo – commenta il presidente Girolamo D’Amico – creando esperienze indimenticabili per chi visita le nostre cantine. Crediamo che il nostro vino possa diventare un simbolo di eccellenza e una straordinaria opportunità, non solo economica ma anche culturale. Noi ci crediamo davvero».

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Olio d’oliva italiano 2024: produzione giù del 32% per la siccità. Qualità salva


Cala del 32% la produzione di olio d’oliva italiano nel 2024, a causa della siccità e delle condizioni climatiche estreme. Il caldo record e la mancanza di piogge hanno devastato le principali regioni produttrici del Sud Italia, come la Puglia e la Sicilia. Le stime presentate da Coldiretti, Unaprol e Ismea al G7 dell’Agricoltura di Siracusa dipingono uno scenario allarmante, mentre la raccolta è iniziata in Sicilia con un anticipo di 15-20 giorni, dovuto proprio alle alte temperature che hanno accelerato la maturazione delle olive.
La produzione totale si attesterà intorno ai 224 milioni di chilogrammi, relegando l’Italia al quinto posto tra i Paesi produttori mondiali. In Puglia, regione che da sola rappresenta circa un terzo degli uliveti italiani, il raccolto è praticamente dimezzato. La fioritura e l’allegagione sono state gravemente compromesse dalle condizioni meteo, portando molte piante in stress idrico.

METEO INCLEMENTE PER L’OLIO D’OLIVA ITALIANO 2024

Non va meglio in Calabria e Sicilia. Seppur meno marcate rispetto alla Puglia, le perdite sono comunque consistenti. In Calabria, l’assenza di piogge ha causato la caduta prematura delle olive, mentre in Sicilia si è registrato il fenomeno della cascola dei frutticini durante i mesi di giugno e luglio, aggravato dalla siccità di agosto. Al Sud, però, fa da contrappeso un sorprendente aumento della produzione nel Centro e Nord Italia, rispettivamente del +70% e del +75% rispetto al 2023. Un incremento che non compensa le perdite complessive, ma rappresenta un segnale positivo per alcune aree meno colpite dai cambiamenti climatici.

LA QUALITÀ DELL’OLIO ITALIANO 2024 È ALTA

Nonostante la riduzione drastica della quantità, la qualità dell’olio d’oliva italiano si mantiene su standard altissimi, grazie al lavoro di circa 400 mila aziende agricole nazionali. L’Italia si conferma leader in Europa con il maggior numero di oli extravergine a denominazione, tra cui 43 Dop e 4 Igp, e un patrimonio inestimabile di 533 varietà di olive. «Il nostro olio extravergine d’oliva 100% Made in Italy è l’unico che ha visto una crescita nei consumi, a testimonianza dell’apprezzamento per la qualità del prodotto da parte dei consumatori – afferma David Granieri, vicepresidente di Coldiretti e presidente Unaprol – ma non dobbiamo più considerarlo una semplice commodity. È un alimento essenziale della Dieta Mediterranea e un vero elisir di lunga vita, secondo numerosi studi».

LE SFIDE DELL’OLIO ITALIANO: FRODI E GESTIONE IDRICA

Con l’aumento delle quotazioni e la scarsità del prodotto, cresce anche il rischio di frodi. Per contrastare questo fenomeno, Coldiretti e Unaprol stanno promuovendo una serie di misure. Tra queste, la proposta di ridurre il parametro dell’acidità massima per l’olio extravergine da 0,8% a 0,5% e un nuovo decreto per migliorare la tracciabilità delle olive acquistate dai commercianti. Ma il futuro dell’olivicoltura italiana passa anche dalla capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici. Coldiretti e Unaprol richiedono un’accelerazione nella realizzazione del piano invasi per una gestione idrica più programmata. Senza queste misure, sarà difficile garantire produzioni stabili e di qualità, soprattutto in vista di eventi climatici sempre più estremi.

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Concours Mondial de Bruxelles nel Pays d’Oc: Puglia e Abruzzo tra i protagonisti


Terminerà oggi, attorno alle ore 13, la terza Sessione del Concours Mondial de Bruxelles dedicata ai Vini Rosé. La location scelta nel 2023 dagli organizzatori non è casuale. Le degustazioni alla cieca di circa 1.200 rosati internazionali, tra cui diversi provenienti da Puglia e Abruzzo per l’Italia, si tengono nella sede del Syndicat des Producteurs de Vins de Pays d’Oc et Inter Oc. A giudicarli sono 55 degustatori giunti a Montpellier da 20 nazioni, a testimonianza della centralità del Pays d’Oc nella produzione dei rosé internazionali.

La denominazione Pays d’Oc Igp rappresenta di fatto il 28% della produzione totale di vino rosé in Francia. È leader della categoria, a dispetto della più nota Provenza, ferma al 17,9%. I volumi parlano chiaro, con l’indicazione geografica protetta della Linguadoca che è cresciuta del 32% in 10 anni e del 342% in 20 anni, sul fronte dei volumi.

Più delicato il tema del valore, con il distacco rispetto alla Provenza che resta marcato (Pays d’Oc stabile attorno ai 90 euro ad ettolitro rispetto ai 286 euro ad ettolitro dello sfuso Cotes de Provence rosé). Nella principale indicazione geografica francese si producono in media tra gli 1,6 e gli 1,7 milioni di ettolitri di rosé, con un potenziale di circa 215 milioni di bottiglie. Lo sviluppo del rosé è stato incentivato dall’uso di varietà di uve principalmente vinificate in rosso, ora convertite alla produzione di rosé.

Una scelta, come spiegano i produttori locali, che ha permesso di stare al passo con l’evoluzione dei modelli di consumo e con il boom delle vendite di rosé in Francia (+400% nel periodo della pandemia, nel segmento retail) e in diversi mercati di esportazione.

VINI ROSÉ PAUS D’OC: I PUNTI DI FORZA SECONDO JACQUES GRAVEGEAL

«Il principale punto di forza della denominazione – sottolinea Jacques Gravegeal, presidente del Syndicat des producteurs de vins de Pays d’Oc Igp – è la varietà dell’offerta e la gamma chiaramente distinguibile di varietà di uve che offre ai consumatori».

La diversità di territori, climi, aziende, filosofie, know-how ed espressioni aromatiche dei diversi vitigni – aggiunge Gravegeal – offre un numero infinito di combinazioni: Grenache Noir, Cinsault, Syrah, Merlot, Grenache Gris, Pinot Noir, Cabernet-Franc, Cabernet-Sauvignon. Questi 8 vitigni rappresentano la parte più consistente della nostra selezione di rosé».

I vini varietali sono al centro dell’identità della denominazione e il suo disciplinare prevede l’utilizzo di 58 uve diverse, tra cui 18 per i vini rosé. Il 92% della produzione del Pays d’Oc IGP è commercializzata come monovitigno, ossia proveniente da un solo vitigno. Da qui l’importanza di una sessione Vini Rosé nel cuore del Pays d’Oc da parte del Concours Mondial de Bruxelles.

Nei calici dei giudici internazionali, grande abbondanza di vini francesi, in particolare di quelli della regione ospitante. Quasi il 15% dei vini presenti risultano provenienti dal Languedoc Roussillon, la maggior parte dei quali etichettati Pays d’Oc Igp. Anche la vicina regione della Provenza è ben rappresentata, con quasi il 10% delle iscrizioni.

A livello internazionale, le regioni italiane Puglia e Abruzzo sono le più rappresentate per numero di iscrizioni, insieme all’Alentejo portoghese e alla Castiglia-Y-Leon spagnola. I risultati del Concours Mondial de Bruxelles 2023 – Sessione Vini Rosé saranno presentati in occasione della premiazione in programma a Prowein 2023, lunedì 20 marzo alle 11:00 (Hall 1, Room 14, CCD South – Messe Düsseldorf).

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Maltempo: vigneti e campi distrutti nel Lazio e in Campania, Puglia e Sicilia

Il maltempo, con trombe d’aria, nubifragi, grandinate di dimensioni anomale e precipitazioni violente ha colpito a macchia di leopardo le campagne dal Lazio alla Campania, dalla Puglia alla Sicilia provocando vittime e danni. Le perdite, in alcune zone, sarebbero fino all’80% dei raccolti, come nelle scorse settimane in Lombardia, in particolare nell’Oltrepò pavese.

È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti che esprime cordoglio per il quarantenne agricoltore siciliano morto colpito da un fulmine mentre andava a controllare le pecore mentre scatta l’allerta della protezione civile in 5 regioni del Sud in riferimento all’ultima ondata di perturbazioni che si è abbattuta sulla Penisola.

Campi allagati e raccolti devastati sono gli effetti del maltempo rilevati nelle campagne dal monitoraggio della Coldiretti con la grandine che è stata l’evento climatico più grave per i danni irreversibili che ha provocato ai raccolti, visto che in una manciata di minuti è in grado di distruggere il lavoro di un anno intero.

CINQUE GRANDINATE IN 3 GIORNI IN CAMPANIA

In Campania negli ultimi tre giorni ci sono state almeno cinque violente grandinate che hanno devastato uva, olive e verdure di stagione tra Avellino, Benevento e Caserta con perdite fino all’80% mentre nel Salernitano una bomba d’acqua ha provocato l’allagamento dei campi di cipollotto azzerando la produzione.

La Puglia ha dovuto fare i conti con un tornado che ha colpito il Salento nel Capo di Leuca e con un nubifragio nel Foggiano. «Oltre a uva e olive – spiega Coldiretti – il maltempo ha colpito anche ortaggi e legumi sono state le coltivazioni più colpite dal maltempo che non ha risparmiato vere e proprie eccellenze del territorio come i fagioli e lenticchie della Tuscia in provincia di Viterbo».

Gli eventi estremi – sottolinea la Coldiretti – si sono abbattuti nel centro sud su terreni secchi che non riescono ad assorbire con l’acqua che cade e tende ad allontanarsi per scorrimento, provocando frane e smottamenti e facendo salire il conto dei danni».

Ma a preoccupare sono anche gli incendi, favoriti dal mix esplosivo caldo e siccità con danni incalcolabili dal punto di vista economico ed ambientale. Tanto che, stima la Coldiretti, ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire l’habitat nei boschi andati distrutti dalle fiamme.

E ad essere colpite sono state anche aziende agricole e campi coltivati. «Siamo di fronte – conclude la Coldiretti – a un impatto devastante con danni all’agricoltura che superano i 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nazionale».

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Puglia: approvata la legge sulla birra artigianale regionale

La giunta regionale della Puglia ha approvato all’unanimità la legge regionale sulla valorizzazione e promozione della birra artigianale pugliese. La legge è stata promossa dalle delegazioni locali di Cna (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa) e Confartigianato.

Un nuovo strumento legislativo a supporto dei birrifici, analogamente a quanto già accaduto in altre regioni italiane come Lazio, Piemonte, Umbria, Abruzzo, Lombardia. Una legge molto dettagliata che punta allo sviluppo del settore, comprendendo aspetti quali il turismo brassicolo, i concorsi nazionali e internazionali e l’internazionalizzazione dei microbirrifici.

La nuova legge si riferisce espressamente ai “Piccoli birrifici indipendenti” (come definiti dalla legge 154/2016), ai “Microbirrifici” (birrifici indipendente con una produzione annua inferiore ai 10.000 hl) e ai “Birrifici agricoli” (imprese agricole che producono birra). La Legge stanzia per i vari interventi a favore del settore brassicolo pugliese 100 mila euro per ognuno degli esercizi 2022 e 2023.

I finanziamenti saranno rivolti a progetti per la formazione e l’aggiornamento professionale degli operatori del settore. Lo sviluppo dei canali e-commerce. La creazione e promozione di una filiera pugliese della birra artigianale. L’incentivazione dei produttori che utilizzano materie prime locali e l’acquisto di macchinari in funzione delle innovazioni tecnologiche.

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Maxi sequestro di vino pugliese senza tracciabilità tra Foggia e Bari

Due sequestri per complessivi 10.550 ettolitri tra mosti e vini per un valore di 1 milione di euro. È il bilancio dell’operazione compiuta tra il 9 e l’11 novembre dagli ispettori dell’ufficio periferico Icqrf Repressione Frodi della regione Puglia.

Gli uomini del pool del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali hanno controllato la documentazione detenuta in uno stabilimento vinicolo della provincia di Foggia. I vini presenti in cantina non erano registrati nel registro telematico del Sian.

Agli oltre 9 mila ettolitri di vino non erano associate nemmeno le relative documentazioni contabili, impedendo di rilevare la tracciabilità delle materie prime e delle attività produttive. A questo sequestro, del valore di circa 900 mila euro, si affianca quello operato in uno stabilimento vinicolo della provincia di Bari.

Gli Ispettori del Mipaaf hanno sottoposto a verifiche circa 700 ettolitri di vini allo stato sfuso, che riportavano illecite indicazioni relative a vitigni, privi peraltro della necessaria tracciabilità. Il sequestro ammonta a circa 100 mila euro.

Le operazioni si inquadrano nelle costanti attività portate avanti dal Mipaaf in collaborazione con le forze dell’ordine. L’obiettivo è reprimere le frodi, garantire i diritti dei consumatori e sostenere le aziende che rispettano le norme in materia di qualità dei prodotti.

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Esercito in vigna in Puglia contro la mafia del vino e dell’uva

EDITORIALE – La mettiamo giù pesante, perché la situazione è pesante: in Puglia servirebbe l’esercito in vigna. Non si tratta certo della carenza di vendemmiatori, all’epoca del reddito di cittadinanza. Bensì di un’emergenza ben più grave, che il governo deve risolvere al più presto. Le vigne del Salento e della Daunia, tra Brindisi e Foggia, così come quelle della provincia di Barletta-Andria-Trani, sono in preda da anni alle scorribande della malavita organizzata. Quella che potrebbe essere ribattezzata la mafia del vino e dell’uva.

L’ultimo episodio criminale risale a una settimana fa. Cosimo Fortunato, conferitore della Cooperativa Due Palme di Cellino San Marco, ha trovato mille ceppi di Primitivo danneggiati. Un atto vile, perpetrato nella notte e scoperto solo la mattina dal viticoltore.

MASSERIA LI VELI: 0,4 ETTARI CANCELLATI COL TRATTORE

Per trovare il precedente più recente, non occorre andare troppo indietro nel tempo. Il 29 giungo 2021 a fare i conti con la mafia del vino e dell’uva è stata Masselia Li Veli. Siamo sempre a Cellino San Marco, provincia di Brindisi, per l’esattezza al Km 1 della provinciale Cellino-Campi. Qui è stato cancellato un intero vigneto dedicato alla produzione di vini del Salento: 0,4 ettari abbattuti con un trattore. Sempre nottetempo, perché è al buio che agiscono i vigliacchi.

In un’intervista rilasciata a al Quotidiano di Puglia, Angelo Maci va dritto al punto: «L’atto incendiario dello scorso anno subito da Cantina Due Palme e, subito dopo, la sparatoria sulla vetrata di casa mia ha la stessa regia della distruzione del vigneto della masseria Li Veli e del vigneto dell’amico Cosimo Fortunato».

«Stessi mandanti, stessi esecutori», ha aggiunto il numero uno della cooperativa di Cellino San Marco, che ricopre anche il ruolo di presidente del Consorzio Ue Coop e del Consorzio tutela vini Dop Brindisi e Squinzano.

Se in Puglia si spara sulle case dei presidenti delle cooperative vinicole, l’esercito in vigna è una provocazione poi non così surreale. Di episodi criminali, del resto, sono ormai piene zeppe le cronache. Senza andare troppo lontano nel tempo, nessuno ha dimenticato quanto accaduto a Cantine Rivera di Andria (BT) a febbraio 2021: 35 mila barbatelle rubate nella notte, a poche ore dall’impianto del vigneto sperimentale.

Un colpo durissimo per il patron Carlo De Corato: «Per chi ha commesso il furto – commentava – si tratta solo merce da piazzare sul mercato nero, ma per noi e per l’intero territorio vitivinicolo quelle barbatelle rappresentano il futuro. Per fortuna non tutto è perduto perché il vivaio ne aveva ancora qualche migliaio, da cui ripartiremo. Noi non ci fermiamo e non sarà di certo questo l’ultimo vigneto che pianterò».

GLI EPISODI CRIMINALI IN VIGNA SI SUSSEGUONO DA ANNI

Fece scalpore, nel settembre del 2020, l’arresto di due pregiudicati che si erano inventati un metodo particolare per estorcere denaro ai vignaioli. Prima devastavano i ceppi, poi lasciavano un biglietto manoscritto tra le viti a pergola, indicando come effettuare il pagamento per evitare ulteriori danneggiamenti.

Ancora più indietro, nel 2019, furono svuotati i silos dell’Antica Cantina di San Severo e di Torre Vini Srl di Torremaggiore, causando 1,5 milioni di euro di mancate vendite. In quell’occasione, finirono letteralmente per strada 25 mila ettolitri di vino, contenuti in 15 silos. Da non dimenticare, tra gli altri, anche i danni registrati nel 2016 dal “vignaiolo” Bruno Vespa, che parlò di «mafiosetti locali».

Un vezzeggiativo che, a distanza di anni, sta stretto a un movimento criminale viscido e strisciante, che pare muoversi indisturbato tra le vigne della Puglia, nonostante lo sforzo di carabinieri e uomini delle forze dell’ordine. Troppo pochi, forse, per azzerare la mafia del vino e dell’uva che opera un territorio così vasto. E allora Governo, se ci sei, batti un colpo. Anche due.

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La Marchesa, Miglior cantina Sud Italia 2022 WineMag.it: Foggia nuova rotta della Puglia del vino

Quindici ettari vitati, quasi tutti a circa 300 metri dal corpo dell’azienda. Una masseria nel cuore della Daunia, a poca distanza dal suo luogo simbolo: il castello di Lucera. Una famiglia dedita alla viticoltura. Più di trent’anni di esperienza. Cantina La Marchesa è tutto questo, in uno: cantina dell’anno Sud Italia 2022 per WineMag.it, all’interno della Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022.

Una realtà che si fa custode di un tratto di Puglia aspro, generoso. Fin troppo spesso dimenticato. Lo racconta al mondo attraverso i suoi vini. A condurre le vigne è Sergio Lucio Grasso, un vignaiolo vulcanico ed instancabile, legato alle proprie viti come se fossero un’estensione del proprio corpo.

CANTINA LA MARCHESA SUL PODIO DEL SUD ITALIA

A tratti ruvido nei modi, sempre schietto nelle parole, trasmette la sua energia e la vera essenza del territorio nei suoi vini. A fargli da contraltare è la moglie, Marika Maggi. Solare, aperta, fantasiosa donna del vino pugliese. È lei l’anima comunicativa della cantina La Marchesa. I due, insieme, sono una forza della natura.

Una voce unica, all’insegna dell’autenticità della produzione, divenuta l’ennesima ragione di vita comune. Nero di Troia, Montepulciano, Fiano e Bombino Bianco i vitigni coltivati con passione da Cantina La Marchesa e da cui nascono i cinque vini dell’azienda. Custodi di un territorio che merita un posto d’onore nel panorama vitivinicolo italiano.

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Vini naturali, «definizione destabilizzante». Parola del vicepresidente Fivi

Vini naturali ancora protagonisti del dibattito in Puglia. Tra gli ospiti del talk digitale organizzato dall’avvocato eno-alimentare brindisino Stefano Palmisano anche Gaetano Morella, vicepresidente della Fivi, la Federazione italiana vignaioli indipendenti. Il vignaiolo biodinamico di Manduria ha stigmatizzato come «destabilizzante» la definizione di vino naturale.

«Fivi – ha ricordato – non ha mai guardato al metodo di produzione, è sempre stata trasversale. Non ti dice come fare il vino, l’importante è che rispetti le regole che consentono di farne parte. Detto ciò, “naturale” è una parola che non mi suona e mi destabilizza un po’. So invece cos’è la biodinamica, perché la pratico».

Gaetano Morella ha indicato altri «problemi» e «fastidi» riscontrabili negli «ambienti naturistici»: «Avendo partecipato a diverse manifestazioni, da Villa Boschi a Cerea in poi, la prima domanda che consumatori, winelover e operatori ponevano davanti al mio bicchiere di vino era sempre la stessa: “Quanta solforosa ha?”».

È un po’ come se il vino fosse qualcosa di sganciato da tutto quello che sta a monte, ovvero dal tipo di pratiche viticole che hai posto in essere, dalla vigna, dal terreno. Si risolveva tutto con quella domanda, come se tutto il mio lavoro dipendesse da quanta stramaledetta solforosa ci fosse nel bicchiere».

«Di fronte a una mia risposta volutamente tecnica – ha aggiunto Morella – con la faccia tra l’ebete e il rincoglionito, capivo che non solo non aveva idea dell’argomento, ma non gliene fregava niente se in vigneto avessi messo un chilo di rame oppure 10, o se avessi fatto una ripuntatura, a che livello di fertilità fosse il mio terreno, se fossi riuscito a preservare tale fertilità o meno. Tutto, nel naturale, si riduce al “cosa non hai fatto”».

Vino naturale, la pugliese Mina Del Prete: «Sogno una certificazione ufficiale»

Un concetto ribadito con fermezza dal vicepresidente Fivi: «La favola che una cosa brutta e sgraziata è naturale e fa bene non funziona più. Ci dobbiamo sganciare da questa idea del “non fare”. Il vignaiolo biodinamico è uno che lavora molto di più rispetto a uno convenzionale o biologico. Perché deve vivere quotidianamente il proprio vigneto, intuendo e capendo prima quando le cose accadono, non dopo, usando l’antibiotico sul problema».

Quante volte ci è stata presentata come “naturale” una mela bacata, rotta, brutta, bitorzoluta, che anche un cane rifiuterebbe? Questo non è il “naturale”. È piuttosto il frutto raccolto da terra, che non ti sei sforzato di raccogliere dalla pianta. L’hai preso e non hai fatto assolutamente nulla, per poi dire: “È naturale”».

«Con la biodinamica, invece – ha aggiunto Gaetano Morella – si innesca tutta una serie di atti per i quali il frutto non è solo esteticamente paragonabile al convenzionale, ma ha una luce propria e i sapori sono l’archetipo del sapore. La biodinamica migliora il cervello della pianta, che è nel terreno, mettendola nelle condizioni migliori per poter affrontare le problematiche. Non è sottrazione. È fare molto di più».

Sempre secondo il vicepresidente Fivi, «la biodinamica è l’unica arma contro quella che è stata negli ultimi 50, 60 anni, la banalizzazione dell’agricoltura e, in generale, la semplificazione e la monocultura».

«Quando hai a che fare con qualcosa di vivente – ha concluso Gaetano Morella – uno più uno non fa mai due. E chi lavora in vigna lo sa esattamente. Sgombriamo la mente, dunque, dal concetto che naturale significhi non fare nulla, con una consapevolezza incontrovertibile: esistono vini buoni e vini cattivi, convenzionali o naturali. Per fortuna, dico io. Altrimenti, in molti saremmo a spasso».

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Vino naturale, la pugliese Mina Del Prete: «Sogno una certificazione ufficiale»

«Questa mattina ho parlato con Gilles Azzoni, uno dei padri dell’Association des Vins Naturels, con cui concordo: il movimento del vino naturale dovrebbe seguire le orme di un sindacato come la Vignerons Indépendants de France, equivalente della Fivi italiana, e chiedere al ministero dell’Agricoltura una certificazione ufficiale del vino naturale. Qualcosa che dica “questo vino è fatto in questa maniera”».

Così Mina Del Prete, figlia del noto produttore di vini naturali pugliesi Natalino Del Prete, intervenuta ieri durante una conferenza digitale organizzata dall’avvocato eno-alimentare brindisino Stefano Palmisano.

La certificazione – ha aggiunto Del Prete – è per me un dovere nei confronti del consumatore e deve rappresentare qualcosa di molto chiaro anche per gli operatori del settore. Alcuni amici, che ci conoscono bene, da anni, mi chiedono ancora cosa significa “vino naturale” e che differenze ci sono con i vini biologici e i vini biodinamici».

Sempre secondo la produttrice, «il vino, essendo un alimento, necessita almeno di qualcosa che dica in modo chiaro come viene prodotto»: «Non dico sia necessario mettere tutti gli ingredienti in etichetta, perché la proposta sembra ormai tramontata, ma almeno fornire maggiore chiarezza».

Una proposta, come precisato dalla stessa Mina Del Prete, che «non vuole essere denigratoria per i produttori cosiddetti “convenzionali”». «Ho molta stima di diverse cantine convenzionali che lavorano bene e rispettano l’ambiente e la salute delle persone. Siamo tutti liberi. Trovo solo corretto rendere manifeste le regole del vino naturale».

Mina Del Prete non parla senza esperienza. Il padre, Natalino Del Prete, è stato uno dei primi produttori pugliesi a chiedere e ottenere, già negli anni Novanta, la certificazione biologica per i propri vigneti di Negroamaro, Primitivo e Aleatico, nel Salento.

Nella cantina di San Dònaci (BR), da sempre, nessuna filtrazione o chiarifica e ricorso esclusivo ai lieviti indigeni. L’unico «lusso»? La temperatura controllata per le fermentazioni.

«Scusate il giro di parole – ha chiosato la figlia Mina – ma per mio padre Natalino è stato “naturale” chiedere in quegli anni una certificazione, per far sapere alla gente quale fosse il suo approccio in vigna e in cantina.

Continua ancora oggi a lavorare come allora, con l’unico intento produrre un vino che, se non può dare salute, quantomeno la mantenga. Oggi vorrei che lo stesso avvenisse con il vino naturale, attraverso una certificazione ufficiale».

Nella storia della Repubblica italiana, è solo uno il ministro dell’Agricoltura che si è esposto sul tema delle regole del vino naturale. Si tratta di Gian Marco Centinaio, intervistato in esclusiva proprio da WineMag.it il 26 marzo 2019.

La patata bollente, oggi, sarebbe in mano al ministro Stefano Patuanelli, con lo stesso Centinaio attualmente nel ruolo di Sottosegretario di Stato al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Prosit.

Vino naturale, il ministro Centinaio a WineMag: “Il settore va regolamentato”

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Salento, Consorzi del Vino pronti alle barricate contro il fotovoltaico

«Stop alla colonizzazione selvaggia del nostro territorio da parte dei giganti del fotovoltaico». Fronte comune dei Consorzi di Tutela di Primitivo di Manduria, Salice Salentino e vini Doc Brindisi e Squinzano, «pronti alle barricate» contro un nuovo impianto per l’energia fotovoltaica.

Un progetto, attaccano all’unisono i presidenti Mauro di Maggio, Damiano Reale e Angelo Maci, che «minaccia di divorare una vasta fetta di terra del Parco del Negroamaro, tra Campi Salentina, Cellino San Marco e Squinzano, proprio dove inizia la murgia salentina e i vigneti esprimono la parte migliore di sé, dando vita a vini importanti per grandi marchi di numerose cantine italiane. Daremo battaglia per difendere la nostra terra».

«Dobbiamo fermare l’avanzata delle lobby delle finte energie pulite – denunciano i tre Consorzi del vino pugliese – che stanno approfittando del disastro xylella per accaparrarsi i nostri terreni. E vogliamo smascherare la farsa dell’agro fotovoltaico, perché i nostri vigneti non possono produrre sotto le strutture fotovoltaiche».

Le nostre terre sono ricche di storia vitivinicola e hanno nel lungo tempo portato avanti la tradizione della vigna con amore e dedizione, invitando clienti ed esportatori esteri a guardare dal vivo le lunghe distese di terra coltivate e lavorate con fatica e sudore e mantenendo viva la storicità del territorio».

Pe la promozione del territorio salentino colpito dalla xylella sono stati stanziati 98 milioni di euro, di cui 62 a fondo perduto da parte del Mipaaf. Di questi, 3 milioni sono stati affidati ai Consorzi di tutela per promuovere il territorio salentino.

«Con una mano si punta a riqualificare l’immagine del territorio del vino e dell’olio – denunciano ancora i presidenti – con l’altra si autorizzano le lobby del fotovoltaico a distruggere il Salento. Questa volta faremo le barricate e inviteremo i produttori a scendere in campo».

La battaglia è sostenuta dal consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani. «Su nostra richiesta – denuncia – si è tenuta a fine gennaio una prima audizione in Commissione Agricoltura del Consiglio regionale, da cui è emersa la volontà di alzare le barricate contro questa vera e propria invasione di pannelli solari nelle campagne del Salento».

È attesa inoltre una seconda audizione, questa volta congiunta con la Commissione Ambiente, per passare alla fase 2: la definizione delle modifiche da apportare al Pear, il Piano Energetico Ambientale della Regione, «utile a fissare paletti invalicabili contro la minaccia di nuovi insediamenti d’impianti fotovoltaici ed eolici», anticipa Pagliaro.

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Vini al supermercato

Aglianico Salento Igp 2019, Notte Rossa

Notte Rossa sposa l’Aglianico del Salento. Il nuovo vino a Indicazione geografica protetta (Igp) fa il suo esordio con la vendemmia 2019 sugli scaffali dei supermercati, proprio in questi giorni. L’etichetta, che riporta l’inconfondibile logo della cantina tarantina di San Marzano di San Giuseppe, va ad aggiungersi a una gamma di vini dall’invidiabile rapporto qualità prezzo.

Grafica accattivante, come da tradizione: sfondo rosso – o meglio bordeaux – e stelle oro a incoronare una mezzaluna. L’ennesima “finestra” di Notte Rossa su uno degli angoli simbolo della Puglia: il Salento.

LA DEGUSTAZIONE
Splendido il colore con cui l’Aglianico 2019 dipinge il calice: un rubino intenso, dall’unghia violacea. Il vino libera al naso sentori morbidi e suadenti di mora, ma anche di lampone e ciliegia. Grande spazio per un bouquet di fiori che vede la peonia in prima fila.

Un tocco leggero di spezia invoglia all’assaggio. Perfetta, al palato, la corrispondenza con le note anticipate al naso. Il sorso, di media struttura e corpo, è tutto giocato sulla frutta e su una facilità di beva invidiabile.

L’Aglianico 2019 di Notte Rossa è perfetto a tutto pasto, ma si esalta in accompagnamento a primi piatti arricchiti da ragù, nonché secondi a base di carne (in particolare alla griglia). Un vino che ben figura al cospetto di formaggi a pasta dura, di media stagionatura.

LA VINIFICAZIONE
Il vino è ottenuto da uve Aglianico in purezza, allevate col il sistema del cordone speronato (4.500 viti per ettaro). Siamo in Salento, a circa 100 metri sul livello del mare. Un’area caratterizzata da temperature medie alte e una bassa piovosità.

I terreni sono a medio impasto tendenzialmente sabbioso, poco profondi e con buona presenza di scheletro, perfetti per la coltivazione della vite. Qui, la vendemmia delle uve Aglianico avviene nell’ultima decade di settembre.

Macerazione termo-controllata e fermentazione alcolica con lieviti selezionati per circa 10 giorni precedono l’affinamento in acciaio. L’Aglianico del Salento Igp Notte Rossa viene quindi immesso imbottigliato e immesso sul mercato dopo una sosta in vetro.

Prezzo: 6,90 euro
Acquistabile presso: Conad, Coop, Crai, Famila, Sigma

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Gli Editoriali news news ed eventi

Bottiglia da 1 litro e tappo a vite: così il Primitivo (ops “Zinfandel”) sbanca in Svezia

EDITORIALE – Più che un “successo”, il segno dei tempi che cambiano e di una certa ipocrisia ben radicata nel mondo del vino pugliese. Mentre politica e istituzioni enologiche fanno i salti mortali per difendere il Primitivo (non lo “Zinfandel“) dall’assalto dei predoni siciliani, la cantina Torrevento annuncia in pompa magna l’ingresso di una propria etichetta nel Systembolaget, l’ambitissimo monopolio svedese.

Si tratta di “ZINs“, un Puglia Igt Rosso, vendemmia 2019, pronto ad essere inserito negli oltre 200 wine shop della Svezia. Segni particolari sulla carta d’identità: formato da un litro, screwcap, ovvero tappo a vite e un ottimo “rapporto qualità prezzo”.

Ma cosa salta davvero all’occhio? Al di là del formato superiore ai classici 0,75 cl e del sistema di chiusura a vite – chiesto dagli astuti e modernissimi svedesi addirittura per il Barolo, come evidenziato ad aprile 2020 da WineMag.it – fa breccia la scelta di utilizzare, per questo Puglia Igt Rosso base Primitivo, il nome caro ai californiani, più che ai pugliesi: “Zinfandel”, per l’appunto.

Uno stratagemma commerciale (l’ennesimo, peraltro più che lecito) che si scontra con le proclamate intenzioni del territorio, non solo nella recente querelle per la difesa del Primitivo pugliese dall’autorizzazione all’impianto varata dalla Regione Sicilia.

Una vicenda da annoverare tra le mere questioni legate agli interessi economici, ben condite da barricate ideologiche e demagogiche come la necessità di “difesa delle autoctonie“, tanto per citare (testualmente) la parole di qualche politico Made in Puglia.

“Abbiamo lavorato duramente per portare a termine questo progetto e siamo molto orgogliosi del risultato”, commenta Francesco Liantonio, presidente di Torrevento, nel presentare la nuova etichetta a una stampa di settore acritica e atavicamente avvezza al “copia incolla”.

“La nostra forza – continua il refrain – è sempre stata la valorizzazione del nostro territorio e grazie allo ZINs Puglia Igt Rosso 2019 abbiamo realizzato un prodotto che, con il suo stile accattivante in linea con il gusto del consumatore internazionale e il rapporto qualità prezzo, ha conquistato il mercato svedese”. Sarà.

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Approfondimenti

Castel del Monte Doc: ottima qualità delle uve ma con un calo produttivo del 20%

In Puglia, alle pendici di Castel del Monte, si è appena conclusa la raccolta delle uve bianche, mentre sta per iniziare quella delle uve nere. Ottima la qualità, grazie a un andamento climatico pressoché perfetto che ha permesso una maturazione delle uve giusta ed equilibrata, ma con quantitativi in calo rispetto alla precedente annata.

“Abbiamo già riscontrato un calo produttivo nelle uve bianche, bombino bianco, chardonnay, moscato. Da una prima ipotesi legata alla vendemmia delle uve nere, che sta per iniziare, possiamo stimare un calo delle rese del 20% relativo al bombino nero e al nero di troia”, commenta il Presidente del Consorzio Vini Doc Castel del Monte, Francesco Liantonio.

Ottime quindi le aspettative del consorzio che riunisce più di 800 viticoltori e 20 cantine nell’areale della così detta “Puglia Sveva”, territorio da cui nascono la Doc Castel del Monte e le tre Docg Castel del Monte Bombino Nero, Castel del Monte Rosso Riserva e Castel del Monte Nero di Troia Riserva.

“Il Bombino nero nel 2020 sarà il principe del vino rosa italiano, fragrante, ricco, vanigliato, acidulo. Una qualità eccezionale, seppure anche in questo caso, la quantità non sarà in linea con le aspettative. Andrà letteralmente a ruba. Gli amanti del vino lo adoreranno”, conclude fiducioso il Presidente.

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Puglia, estorsione ai vignaioli nel Foggiano: in manette due pregiudicati (VIDEO)

Tentata estorsione aggravata e continuata e furto aggravato. Con queste accuse, i Carabinieri della Compagnia di San Severo e i militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori Puglia hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due pregiudicati di Torremaggiore. La coppia di nullafacenti sarebbe responsabile di diversi episodi di danneggiamenti e furti all’interno delle proprietà di numerosi vignaioli del Foggiano.

Su disposizione del Gip del Tribunale di Foggia e richiesta della locale Procura della Repubblica, sono finiti in manette il 29enne Fiorenzo Pio Luciano e il 24enne Antonio Legge, entrambi residenti nella zona.

Il modus operandi era sempre il medesimo. Dopo aver tagliato le viti o le strutture di sostegno delle piante di uva, i due lasciavano in bella vista un biglietto manoscritto, con la richiesta di consegna di somme variabili tra i 5 e i 20 mila euro. Una recrudescenza denunciata anche da WineMag.it, nel mese di agosto 2020.

“Saprai presto a chi consegnare i soldi, ma se non paghi subirai altri danni più gravi”, si poteva leggere tra le righe delle richieste estorsive. Una strategia ben rodata che, tra aprile e settembre, ha consentito ai carabinieri di San Severo di stringere il cerchio attorno ai due giovani sospettati di Torremaggiore.

In particolare, è risultato fondamentale l’appoggio ottenuto dagli inquirenti da parte dei vignaioli finiti nel mirino degli estorsori. Una collaborazione iniziata sin dal primo episodio, avvenuto in località Cantigliano.

Il biglietto manoscritto con le richieste estorsive è finito nelle mani degli inquirenti, che hanno potuto ricostruire i movimenti della coppia, sino al provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip del Tribunale di Foggia.

Nel corso delle indagini, i carabinieri di San Severo hanno rinvenuto 400 barbatelle sottratte dal vigneto di una delle vittime. “In un settore già messo a dura prova dalle nefaste conseguenze dell’epidemia da Covid-19 ancora in atto – riferiscono gli inquirenti a WineMag.it – la minaccia di vedersi vanificare tanti sacrifici poteva risultare fatale per la sopravvivenza stessa di tante aziende, con le drammatiche conseguenze familiari e sociali facilmente intuibili”.

“L’impegno di Magistratura e Carabinieri – concludono le forze dell’ordine – ha però così premiato la fiducia di coloro che non hanno ceduto, dimostrando che le sopraffazioni, le prepotenze e le ingiustizie possono e devono essere affrontate e stroncate, a patto che le vittime le denuncino il tentativo di estorsione”.

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Valentina vende meno vino “per colpa degli invidiosi”, mica di papà caporale presunto

EDITORIALE – Valentina Passalacqua vende meno vino “per colpa di concorrenti e invidiosi“, mica per la maxi inchiesta sul caporalato che ha coinvolto suo papà Settimio nel Gargano, in Puglia. È quanto di più scioccante si legge nell’intervista di Repubblica dal titolo: «Valentina Passalacqua: ‘Adesso parlo io: diffamata da concorrenti e invidiosi’».

Qualcosa di più simile a un “redazionale” commissionato dai legali della vignaiola pugliese a scopo “redentivo”, che a un articolo degno di un quotidiano nazionale. Del resto, la pubblicazione è utile a capire meglio perché la vignaiola si sia nascosta sino ad oggi dietro ai social, evitando di rispondere a WineMag.it che la cerca sin dalle prime ore dallo scoppio dell’uragano sulle 5 aziende famigliari, a inizio luglio 2020.

Se le responsabilità del padre dovranno essere chiarite dagli inquirenti nelle sedi più opportune, l’intervista di Repubblica consente insindacabilmente alla “Diva” del vino naturale pugliese Valentina Passalacqua di sciorinare sentenze inappellabili. Ovvero senza contraddittorio.

Giudizi camaleontici, tutti utili alla causa innocentista. Da un lato la lagna sulla decisione degli importatori americani di smettere di distribuire i suoi vini negli Usa (nell’ordine Zev Rovine Selections, Jenny & François SelectionsDry Farm Wines) giustificata dagli “attacchi social” e non da una reazione etica e deontologica all’inchiesta in corso:

L’eco mediatica, alimentata sia in Italia che in America da una campagna diffamatoria sui social, ha convinto alcuni importatori a sospendere le importazioni, in attesa di chiarire i collegamenti tra la mia azienda e quella di mio padre Settimio Passalacqua, accusato di caporalato a luglio di quest’anno”, commenta Valentina a Repubblica.

Dall’altro, la minaccia nemmeno troppo velata a chi intende ancora occuparsi del “caso”, facendo sapere (sempre grazie a Repubblica) che qualcuno è già stato querelato per aver “sporcato la nostra immagine in un momento per noi fortunato”: “Adesso stiamo affrontando chi ci attacca con fermezza, tramite i nostri legali”.

Sono stata accusata da Glou Glou Magazine, rivista della società di importazione Super Glou LLC, attraverso un articolo pubblicato sul loro sito web. Il movente economico dietro la campagna mediatica diffamatoria da loro promossa è evidente: tentano di sbarazzarsi di un concorrente. Fa notizia e fa comodo, soprattutto ai nostri competitor, una produttrice di vini naturali che sfrutta i dipendenti”.

Frasi che Repubblica non verifica e riporta alla lettera, senza porre ulteriori domande. “L’affermazione che Glou Glou Magazine fosse motivata da un conflitto di interessi da parte della sua consociata Super Glou – spiega a WineMag.it la fondatrice del Magazine americano, Jennifer Green – è palesemente assurda”.

Super Glou è microscopico rispetto a tutti i maggiori importatori di Valentina Passalacqua nel mercato americano (Zev Rovine Selections, Jenny & François, Dry Farm Wines), con solo quattordici produttori e appena due anni di attività alle spalle”.

“Motivato dalla dichiarazione di Zev Rovine del 24 luglio – continua Green – Glou Glou Magazine ha iniziato a scrivere sul caso, il 26 luglio. Zev Rovine Selections, Jenny & François, Dry Farm Wines e tutti gli importatori e distributori internazionali di Valentina Passalacqua operano indipendentemente da Glou Glou / Super Glou. Sono liberi di esprimere i propri giudizi”.

“Invece di cercare di mettere a tacere i media con la paura e le tattiche intimidatorie simili a quelle di Trump, Valentina Passalacqua dovrebbe concentrarsi su un proprio percorso etico”, conclude la fondatrice di Glou Glou Magazine, nella sua intervista rilasciata a WineMag.it.

Ma Repubblica presta il fianco anche su un altro fronte: “Il primo articolo di Glou Glou Magazine è coinciso con la perdita di mia madre e non avevo la lucidità per combattere tutto questo”, racconta la vignaiola al quotidiano.

Come confermato dal post Facebook della sorella di Valentina Passalacqua, Giuliana Passalacqua, la scomparsa di Grana Grazia in Passalacqua, moglie di Settimio, è avvenuta il 3 agosto a San Nicandro Garganico, in provincia di Foggia. L’articolo (o meglio il posti su Instagram) di Glou Glou Magazine è uscito il 26 luglio: ben 9 giorni prima.

Non basta. Nel “monologo repubblicano”, Passalacqua si affida a un leitmotiv ormai abusato nel mondo del vino italiano: quello della donna che deve a tutti i costi sgomitare per farsi largo tra gli uomini, usurpatori in lungo e in largo, senza se e senza ma, della femminea meritocrazia:

Si è supposto che mio padre fosse anche l’amministratore di fatto della mia società: per molti è difficile pensare che una donna possa gestire una realtà imprenditoriale di successo, soprattutto qui nel profondo sud”.

L’affermazione di Passalacqua, più che a “concorrenti e invidiosi”, pare rivolta in questo caso agli inquirenti, accusati di maschilismo e sessismo per aver inserito tra le società colpite dall’indagine sul caporalato anche la “Valentina Passalacqua Srl”, che di fatto è intestata alla sola figlia di Settimio.

A smentirla ci sarebbe pure un video di La7 del 2015 in cui la vignaiola, che all’epoca preferiva forse farsi chiamare “imprenditrice agricola”, presenta le aziende di famiglia districandosi abilmente tra centinaia di ettari di uve, ortaggi e seminativi (vedi sopra, dal minuto 5.36).

Potrebbe allora essere vero anche il contrario, ovvero che il padre abbia usato Valentina e il suo “buon nome” per curare i propri affari, facendosi “scudo” con una donna? Ipotesi infondata e superficiale, al momento, almeno quanto il j’accuse della produttrice nei confronti delle forze dell’ordine e del Tribunale foggiano.

Non sorprende, a questo punto, vedere i vini di Valentina Passalacqua al supermercato, per l’esattezza alla Coop. Forse un modo, per la produttrice che vanta un “approccio biodinamico-olistico alla viticoltura”, per mostrare la propria formula di “imprenditoria femminile all’avanguardia nel territorio”. Oppure la via più breve per raggiungere l’obiettivo di “democratizzazione del vino naturale“, altro concetto repubblicano espresso appunto su Repubblica.

Domanda: saranno contenti di ciò il distributore italiano Les Caves de Pyrene, che continua a mantenere viva la collaborazione con l’azienda pugliese, o VinNatur, l’associazione fondata da Angiolino Maule a Gambellara, in Veneto, che raccoglie 131 vignaioli naturali con una media di 9 ettari di proprietà, tra cui proprio Passalacqua (che ne ha 80 di ettari)? Ai posteri l’ardua sentenza. Del resto, tra compagni, giusto darsi una mano. Se serve, pure due.

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VIDEO Puglia, cinghiali a bagno nel canale: “Danni ingenti all’agricoltura”

I cinghiali scorrazzano lungo i canali e nelle campagne della provincia di Taranto e Cia – Confederazione italiana Agricoltori Puglia chiede “misure di contenimento urgenti“, dopo aver immortalato in un video un branco di una decina di esemplari “a bagno“.

L’associazione parla di “danni ingenti all’agricoltura causati dai cinghiali, che aggravano una situazione già estremamente difficile”. Una problematica che riguarda anche le vigne, oltre ai campi di seminativi e frutta, in una zona rinomata per la produzione di vini simbolo della regione, come il Primitivo di Manduria e il Negroamaro.

Un fenomeno acuito durante il lockdown, che ha consentito alla fauna selvatica di moltiplicarsi più rapidamente e una quasi assoluta libertà di girovagare per strade e terreni”.

In particolare, la denuncia arriva da Vito Rubino e Pietro De Padova, rispettivamente direttore e presidente di Cia Agricoltori Italiani Area Due Mari (Taranto-Brindisi). Un appello alle autorità che arriva dopo aver ripreso un intero branco di cinghiali che nuotava nel canale adduttore del consorzio di bonifica Stornara e Tara, in agro di Ginosa, in provincia di Taranto.

L’associazione intende sollecitare gli organi preposti ad intervenire per contrastare l’emergenza della crescita della popolazione del cinghiale. Con le prime colture primaverili sono ricomparsi tanti, troppi branchi”.

“Sono necessarie misure di contenimento urgenti – concludono Rubino e De Padova – non c’è tempo più tempo da perdere. La sospensione delle catture ha permesso all’animale di riprodursi indisturbato”.

Il problema dei cinghiali è vissuto da nord a sud della Penisola. Particolare la situazione della Lombardia, che si è vista rigettare dal Governo l’ultima legge regionale per il contenimento del cinghiale.

Il provvedimento impugnato da Roma, fortemente caldeggiato dall’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Fabio Rolfi prevedeva la possibilità di effettuare la caccia di selezione al cinghiale tutto l’anno.

“Abbiamo i campi devastati nelle zone alpine e prealpine – evidenzia l’esponente lombardo – i cinghiali causano un incidente stradale ogni tre giorni in Lombardia. Abbiamo registrato anche dei morti per colpa degli attraversamenti stradali”.

Nel 2019 in Lombardia si sono registrati 128 incidenti stradali causati dal cinghiale per un totale di 199.453,03 euro di risarcimento. La Regione ha rendicontato circa 600 mila euro di danni causati da questa specie all’agricoltura. La legge è ora al vaglio della Corte costituzionale che, secondo Rolfi, “ne riconoscerà la legittimità”.

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Manduria, ipotesi discarica da 30 mila tonnellate nelle terre del Primitivo

“Decidere di finanziare una discarica da 30 mila tonnellate di rifiuti in un territorio da sempre vocato all’enologia e alla produzione di uno dei vini più importanti in Italia, come il Primitivo di Manduria, è una mortificazione inaccettabile non solo per il nostro territorio ma per l’intera regione”. Così il Consorzio del vino presieduto da Mauro di Maggio, sull’ipotesi di un centro di compostaggio nella cittadina della provincia di Taranto.

Ad essere offesa è la storia secolare dei nostri avi che hanno dato la vita per rendere feconde queste terre, uno schiaffo violento ai modelli di sviluppo ecosostenibile che tante nostre aziende stanno mettendo in campo con dedizione e intelligenza”.

“Siamo vicini alla presa di posizione di Assoenologi – continua l’ente pugliese in una nota – per dire no ai rifiuti a Manduria. Una decisione così importante, che segna il destino di un territorio, non può non essere presa nel rispetto di storie, tradizioni, vocazioni. E andrebbe a lesionare l’immagine di un territorio e con lui la nostra dop conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo”.

Nuove grane, dunque, dopo il pericolo scampato sugli impianti di Primitivo in Sicilia. “Essendo il vino uno dei settori primari della regione, sembra quantomeno strano che proprio in questo comune continuino ad allargare le discariche già esistenti. Un territorio che punta tutto sull’enoturismo non può trovarsi ad essere la discarica della Puglia”, ha dichiarato a Trmh24 Massimo Tripaldi (nella foto) presidente di Assoenologi Puglia, Basilicata e Calabria.

“Ho ricevuto decine di telefonate da produttori di vino e da persone del settore preoccupatissime e sconcertate da questo tipo di ipotesi – ha aggiunto il numero uno degli enologi regionali – anche perché il discorso non riguarda solo Manduria ma tutta la Puglia, essendo questa città un simbolo della Puglia in tutto il mondo. La Denominazione qui prodotta può fare da traino all’intero settore”.

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Cantine e Ospitalità news news ed eventi

Cantine e ospitalità in Puglia: 10 proposte da Foggia a Lecce, passando per Taranto

Dal camping a bordo spiaggia al fascinoso relais, il passo è breve nel Sud Italia. Le cantine che offrono ospitalità in Puglia costituiscono l’ottava tappa del tour di WineMag.it tra le migliori mete per le vacanze 2020 (d’estate e non solo) all’insegna del turismo di prossimità.

Dopo Oltrepò PaveseLazioCampaniaEmilia RomagnaAbruzzo e Sicilia, con il focus sull’Etna, ecco la rassegna delle migliori soluzioni per godere del trinomio vino, relax e gastronomia in Puglia, una delle regioni più rappresentative del Bel paese sul fronte dell’enoturismo.

A farla da padrona è la provincia di Taranto, terra del Primitivo di Manduria, ma non mancano le proposte anche in provincia di Foggia, a un passo dal Gargano, e in provincia di Lecce, tra cui spicca l’imperdibile areale di Gallipoli.

PROVINCIA DI FOGGIA

Alberto Longo – Masseria Celentano Relais Agriturismo

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La cantina di Lucera dell’imprenditore Alberto Longo, al Km 4 della Sp 5, merita di per sé una visita con annessa degustazione. All’ampia offerta di vini di qualità, Longo abbina un’intrigante proposta di ospitalità: Masseria Celentano, nella vicina San Severo (FG).

Cinque camere e una suite, per l’esattezza, con annesso ristorante. Situata nel cuore del Tavoliere delle Puglie, la Masseria Celentano conserva intatto il fascino tipico della masseria del ‘600. Le volte a vela delle camere, le travi in legno delle mansarde, il camino in mattoni che domina la sala ristorante, sono segni tangibili di una storia lunga oltre quattro secoli.

A un’idea di ospitalità all’insegna del relax, il “marinaio” Alberto Longo ha pensato di accostare un’esperienza per gli amanti della barca. Si tratta di “Seathink”, un modo per scoprire il nord della Puglia, lungo le coste del Promontorio del Gargano, fino alle Isole Tremiti (Peschici, Tremiti, Vieste, Pugnochiuso, Baia della Zagare, Mattinata e Rodi Garganico).

Il tour dura una una settimana, da sabato a sabato. In caso di maltempo, viene inserita nell’itinerario una visita a Monte Sant’Angelo, sede di due siti riconosciuti Patrimonio Unesco; le tracce longobarde nel Santuario di San Michele Arcangelo e le faggete vetuste della “Foresta Umbra”. L’avventura in mare, ovviamente, prevede la degustazione dei vini dell’azienda Alberto Longo.

Alberto Longo – Masseria Celentano Relais Agriturismo
S.P. 20 km 8,00
71016 San Severo (FG)
Tel. +39 0881 539080 / +39 340 3825932 / + 39 0881 539200
Email: info@masseriacelentano.cominfo@albertolongo.it


PROVINCIA DI TARANTO

Tenute Motolese – Agriturismo Masseria Rosario

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Situata a Grottaglie, a 37 km da Martina Franca, l’Agriturismo Masseria Rosario offre la possibilità di godere dell’Alto Salento e del suo clima accogliente. Le singole unità sono dotate di pavimenti piastrellati, cucina completamente attrezzata con frigorifero, zona pranzo, tv a schermo piatto con canali satellitari e bagno privato con bidet e asciugacapelli.

A disposizione degli ospiti, un piano cottura e una macchina da caffè. Attorno alla Masseria sono presenti numerosi percorsi ciclabili. Nelle Tenute Motolese si organizzano degustazioni e visite aziendali, alla scoperta dalle etichette di vino della cantina, dei vigneti e gli oliveti ultrasecolari.

Tenute Motolese – Agriturismo Masseria Rosario
Sp 83 Grottaglie-Monteiasi
74023 Grottaglie (TA)
Tel.  +39 099 5661533
Email: info@motolese.it


Vini Bosco – Masseria Bosco Relais Terre di Terre

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“Un ambiente cordiale e accogliente dove l’ospite è di casa già dal primo momento, il posto ideale per godere in tutta tranquillità dei colori e dei sapori della Puglia: l’amicizia, la simpatia, la festa e una cucina antica e ricercata”.

Basterebbe questa presentazione per farsi convincere a soggiornare a Masseria Bosco, trasformata in un struttura ricettiva. Nello spazio dedicato un tempo alla conta delle pecore è stata ricavata una rilassante piscina.

All’esterno dell’atrio si può osservare un tratto della antica mulattiera che conduceva ad Erchie e ad Oria e l’aia dove un tempo, con la ‘pisara’ (grossa pietra trainata dal mulo), si sgranavano le spighe e con ‘lu intulaturu’ (l’attrezzo per “dare al vento” il grano) si separavano i chicchi di grano dalla pula.

Ben 12 stanze, tra cui suites, alcune delle quali dotate di terrazze con vista. Camere e suites sono composte da camera da letto, bagno e corredate di aria condizionata, phon, tv satellitare, cassaforte, minibar e telefono, internet WiFi.

Diverse le tipologie degli ambienti. L'”Albergo”, al primo piano, è costituito da suites e camere per il soggiorno degli ospiti. La “Breakfast room”, adibita anticamente a deposito di paglia e fieno, ora ospita la sala per la prima colazione.

Spazio infine per la proposta legata alla “Ristorazione”: dove un tempo c’era la vecchia stalla, ora è sorta una sala ristorante dove vive la tradizione della rinomata cucina pugliese. Particolarità della sala è il vecchio forno, che serviva in origine a riscaldare gli ambienti. Oggi ospita una piccola sala per 10 persone: il privée.

Vini Bosco – Masseria Bosco Relais Terre di Terre
Strada Provinciale 143, Km 1
74020 – Avetrana (TA)
Tel. +39 099 970 4099
Email: info@masseriabosco.it


Vini Bosco – Masseria Strazzati

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A circa 2 chilometri a nord di Avetrana e a circa 500 metri da Masseria Bosco Relais Terre di Terre, in una località di certo archeologico per il ritrovamento di un ricco deposito di asce in bronzo, sorge Masseria Strazzati.

L’epoca di costruzione della masseria risale agli inizi del XVII secolo e si presume che l’evoluzione delle strutture aggiunte in epoche successive a quella originale abbiano completamente mutato la planimetria della masseria originaria.

Il complesso è composto di due piani: al piano superiore l’abitazione padronale; al piano inferiore alcuni vani, forse destinati ad abitazione del nucleo originario dei Padri Scolopi, adiacenti alla cappelletta. Per diversi locali è stato impossibile il recupero. Per tutti gli altri, l’ambientazione ha un fascino unico e secolare.

Vini Bosco – Masseria Strazzati
Strada Provinciale 143, Km 1
74020 – Avetrana (TA)
Tel. +39 099 970 4099
Email: info@masseriabosco.it


Masseria Cuturi 1881

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Il paesaggio pugliese, le sue meravigliose spiagge, un bosco incontaminato di lecci e macchia mediterranea e un ambiente tranquillo per una vacanza rigenerante. È quello che garantisce un soggiorno a Masseria Cuturi 1881, a Manduria.

Sei camere confortevoli, arredate con sobrietà ed eleganza, dotate di tutti i comfort, con affaccio sul vigneto e sull’oliveto. A pochi chilometri di distanza dalla masseria, la possibilità di fare attività fisica nel bosco de Li Cuturi o rilassarsi in spiaggia.

È anche possibile richiedere una degustazione dei vini della cantina, fare bike tour, yoga e prenotare massaggi rilassanti. Un’esperienza, garantiscono i titolari, capace di accendere i 5 sensi.

Masseria Cuturi 1881
Strada Provinciale 137
74020 Manduria (TA)
Tel: +39 327 541 3956 – +39 349 789 9985
Email: amministrazione@masseriacuturi.com


Trullo di Pezza – Manduria Vinilia Wine Resort

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Il Castello etico e l’idea di turismo pop culture. Contaminazioni. Cultura e identità. Tradizione e domotica applicata. È una visione moderna di turismo quella che si declina al Vinilia Wine resort della cantina Trullo di Pezza, storia del sogno di due sorelle, Marika e Simona Lacaita.

Vinilia è un Castello, un’antica dimora datata inizi del ‘900, quando era destinata ad essere la residenza estiva della nobile famiglia Schiavone. Oggi, dopo un’attenta e raffinata attività di restauro conservativo, è un punto di riferimento per l’accoglienza e per un’autentica esperienza nella terra del Primitivo.

Il piano terra, una volta destinato a deposito dei mezzi di famiglia, coperto da un sistema di volte che raggiunge i 7 metri di altezza, è stato trasformato in un’elegante ma informale salone, destinato all’accoglienza e al relax degli ospiti.

L’area reception è arredata con un enorme desk realizzato recuperando l’originale portone in ferro dell’antica struttura e da una serie di sedute originali pugliesi dei primi del ‘900 ravvivate da inusuali tappezzerie sartoriali. Completano gli ambienti una moderna cucina e un wine bar con saletta degustazione.

Vinilia dispone di 18 camere, ognuna con un’atmosfera esclusiva. Nelle diverse stanze i letti in tufo si alternano a quelli in ferro ed in legno realizzati da artigiani locali. Lo stile passa dal minimalismo più rigoroso al déco, secondo una logica di accostamenti inusuale ed irriverente.

Ciliegina sulla torta è “Casamatta”, il ristorante gourmet a cura dello chef Pietro Penna, capace di assicurare un’esperienza gastronomica in una cornice suggestiva. Casamatta Restaurant è Stella Michelin 2020, nonché la sfida enogastronomica più articolata di questo pezzo di Salento, dove la cucina gourmet non è solita abbracciare la tradizione locale.

Trullo di Pezza – Manduria Vinilia Wine Resort
Contrada Scrasciosa snc
74024 Manduria (TA)
Tel: +39 099 990 8013
Email: info@viniliaresort.com


Cantina Coppola 1489 – Camping La Vecchia Torre

In sintesi? “Un luogo dove fermarsi e dove tornare”. Nato nel 1967 da una intuizione dell’ingegner Niccolò Coppola, il Camping Village La Vecchia Torre fa della cinquantennale esperienza nel campo dell’accoglienza turistica il suo punto di forza.

La collocazione diretta sul mare rende la struttura unica offrendo la possibilità di utilizzare la spiaggia riservata agli ospiti, distante solo pochi passi da qualsiasi posizione o alloggio. È situato sulla litoranea nord, a pochi chilometri da Gallipoli che è là sullo sfondo, distesa sul mare, con la bellezza scritta nel suo nome. Dotato di market, edicola, bar e ristorante.

Cantina Coppola – Camping La Vecchia Torre
SP 108 Gallipoli – S. Maria al Bagno
Gallipoli (LE), 73014 Italy
Tel. +39 0833 209083
Email: info@lavecchiatorre.it


Cantina Coppola – Camping La Masseria

Il Camping la Masseria, fondato nel 1980 da Carlo Antonio Coppola, è un’oasi sul mare, nella quiete della campagna, a due passi dalla città di Gallipoli. La famiglia Coppola è da oltre cinquant’anni dedita all’ospitalità in una location in cui l’attenzione per l’ambiente e la sostenibilità si uniscono all’innovazione e al concetto di vacanza confortevole.

Meta ideale per le famiglie con bambini, la struttura si compone della zona campeggio con ampie piazzole per tende, camper e roulotte, e di quella “villaggio”, con bungalow in muratura e mobil home di moderna generazione. Al suo interno una grande piscina, un attrezzato parco giochi, spazi dedicati allo sport, il market e il ristorante.

Cantina Coppola – Camping La Masseria
Via tenuta di torre sabea
73014 Gallipoli (LE)
Tel. 0833 202295
Email: info@lamasseria.net


Cantina Coppola – Dimora Li Cuti e B&B Tenuta Doxi

Dimora Li Cuti è un’antica villa risalente alla fine dell’Ottocento, con ampio cortile, situata nella tenuta Li Cuti, da cui prende il nome, di proprietà della famiglia Coppola dal 1489. Si tratta dell’anno in cui Orsino Coppola sposò Laura Cuti. La struttura, circondata dallo storico vigneto e da rigogliosa vegetazione, è situata in agro di Sannicola, zona di produzione della Doc Alezio, a circa 7 Km da Gallipoli.

Cantina Coppola – Dimora Li Cuti
73017 Sannicola (LE)
Tel. +39 0833.518260
Email: info@dimoralicuti.it

Tenuta Doxi, che prende il nome dalla nobile famiglia gallipolina imparentata con i Coppola, sorge in uno dei più antichi appezzamenti agricoli della Cantina Coppola 1489, nel cuore dell’omonima tenuta. Circondata  da frutteti e vigneti, ristrutturata in stile retrò, elegante ed essenziale, è un’oasi di pace  a pochi chilometri da Gallipoli e dalle sue spiagge.

Cantina Coppola – B&B Tenuta Doxi
Sp 194, 73017 Sannicola (LE)
Tel. +39 340 3660378
Email: info@tenutadoxi.it

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Foggia capitale delle intimidazioni nel settore del vino: abbattuto vigneto di 5 ettari

SAN SEVERO – Ennesimo episodio criminale ai danni di un produttore del settore del vino, nella provincia di Foggia. A finire sulle pagine della cronaca nera è ancora una volta la città di San Severo. Nella notte tra il 5 e il 6 agosto, ignoti criminali hanno abbattuto il vigneto di 5 ettari di proprietà dell’azienda agricola condotta da Michele Siena e dal fratello Antonio Siena, allevato col metodo tradizionale del “tendone” attorno a masseria Casone.

Il fatto è avvenuto nella medesima zona della Puglia oggetto dell’indagine sul caporalato che vede protagonista Settimio Passalacqua, padre della produttrice di vini naturali Valentina Passalacqua, finito in manette a inizio luglio 2020. Ma l’escalation nel foggiano non riguarda solo l’anno in corso.

Sempre a San Severo, sul finire del 2019, sono stati svuotati 15 silos della cooperativa Antica Cantina di San Severo. L’episodio, avvenuto nella notte tra sabato 19 e domenica 20 ottobre, ha causato un danno di 1,5 milioni di euro alla storica azienda del foggiano, che in quell’occasione ha visto dispersi 25 mila ettolitri di vino.

Mosto disperso dopo il sabotaggio dei silos nella cantine del Foggiano

All’epoca dei fatti, la politica e la popolazione locale hanno dimostrato grande solidarietà all’azienda, con iniziative diffuse sul territorio e la promessa di fare luce sull’accaduto. I colpevoli, tuttavia, non stati ancora identificati: non risultano infatti persone iscritte nel registro degli indagati per il danneggiamento all’Antica Cantina.

Da qualche ora, un’altra famiglia di produttori di vino attende giustizia a San Severo. È quella di Michele e Antonio Siena, attorno a cui si è stretta – ancora una volta – la comunità locale. I 5 ettari di vigneto di Cantina Siena sono stati pressoché “abbattuti”, tranciando i fili di sostegno del “tendone” e causando la perdita dell’intero raccolto.

Un episodio denunciato dalla sezione regionale della Cia – Confederazione italiana agricoltori, attraverso le dure parole del presidente regionale Raffaele Carrabba, originario proprio di San Severo: “All’imprenditore agricolo che ha subito quest’azione vile, criminale e inqualificabile abbiamo espresso la nostra vicinanza, ma questo evidentemente non basta e non può bastare”.

Comprendiamo le difficoltà delle Forze dell’Ordine e della Magistratura: il controllo di un territorio così vasto e le indagini su questi tristi episodi perpetrati nel cuore della notte non sono cosa semplice. Ciò che appare evidente e drammatico, tuttavia, è proprio la necessità di potenziare la dotazione di personale e strumenti d’azione per prevenire e reprimere certi fenomeni”.

“Un gesto crudele, sconsiderato, sul quale ora sta indagando il Commissariato della Polizia di Stato di San Severo – continua il presidente di Cia Puglia – ma bisogna mettere nelle condizione le forze dell’ordine di avere le risorse necessarie sia a coordinarsi con le guardie campestri sia a incrementare la loro presenza per la prevenzione e il controllo del territorio nelle zone rurali”.

Sempre secondo Raffaele Carrabba, “è una questione che riguarda tutta la Puglia, dove sempre più spesso i produttori si auto-organizzano con ronde notturne nei campi“.

“Non vogliamo che in alcun modo l’esasperazione arrivi a generare situazioni pericolose e controproducenti – avverte il numero uno di Cia Agricoltori italiani Puglia – furti e attentati in campagna stanno esasperando gli animi e arrecando danni ingenti al comparto primario”.

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Caporalato, Valentina Passalacqua tagliata da altri due importatori americani

Sembra giocarsi tutta fuori dall’Italia la partita a scacchi di Valentina Passalacqua con i mercati, a un mese dall’inchiesta sul caporalato che ha travolto il padre Settimio Passalacqua, a inizio luglio 2020. Dopo Zev Rovine Selections, la produttrice di vino naturale pugliese è stata tagliata dai cataloghi di altri due importatori americani. Si tratta di Jenny & François Selections di New York e di Dry Farm Wines, colosso da oltre 20 milioni di dollari di fatturato con sede a Napa, in California.

Diversa la situazione in Italia. Les Caves de Pyrene non si smuove di un millimetro dalla posizione garantista assunta nei confronti di Passalacqua sin dalle prime ore della bufera. La vignaiola, del resto, non è indagata. “Gli altri sono liberi di fare le scelte che ritengono più opportune”, commenta Claudio Bronzi, responsabile degli uffici di Rodello (CN) prima di passare la parola al titolare di Les Caves Italia, Christian Bucci.

“Fuori dai denti, il sentimento che mi pervade di più in questo momento è l’invidia – rivela Bucci a WineMag.it – nei confronti di quelle persone che sentono di avere già la verità in tasca. Questa vicenda mi lascia con zero certezze. Valentina Passalacqua sarà colpevole nel momento in cui qualcuno lo proverà: parlando con lei, ho sempre avuto rassicurazioni sul fatto che non c’entrasse nulla con le attività del padre”.

“Sono stato da lei in Puglia tre volte – continua il titolare di Les Caves de Pyrene Italia – un anno prima di iniziare a collaborare, poco prima dell’avvio della distribuzione dei suoi vini, ovvero un anno e mezzo fa e, infine, sette mesi fa. La situazione mi è sembrata molto diversa da quella descritta dagli inquirenti, ma è ovvio che in qualsiasi azienda che si visiti ti mostrino solo quello che vogliono farti vedere“.

Non me la sento di vestire i panni di giudice di Valentina. Cosa succederebbe se decidessi di chiudere con i vini di Passalacqua e lei fosse innocente? Anche per questo parlo di ‘invidia’, nei confronti di chi ha già certezze e ha fatto scelte diverse, come i distributori americani”.

Ciò non significa che non serpeggino dubbi, anche nella testa di Bucci (nella foto, sotto). “Più che fidarci delle persone non possiamo fare, in questo momento. Domani potremmo accorgerci di aver sbagliato, o magari di aver fatto bene”. D’altro canto, la vicenda Passalacqua non giova neppure a Les Caves de Pyrene”.

“Non lasciare Valentina è tutto tranne che una scelta legata all’economia della distribuzione – evidenzia ancora Christian Bucci a WineMag.it – anche perché stiamo subendo un danno di immagine importante a causa della vicenda. Il contraccolpo è pesante e la cosa più semplice sarebbe stata dissociarci, come hanno fatto altri: il punto è che non me la sento”. Una decisione condivisa con la la ‘casa madre’, Les Caves de Pyrene UK.

D’altro canto, è un’estate da dimenticare per la produttrice pugliese iscritta a VinNatur. All’inchiesta che vede protagonista il padre Settimio si è aggiunta in questi giorni la scomparsa della madre Grana Grazia in Passalacqua (nella foto, sotto) avvenuta il 5 agosto a San Nicandro Garganico (FG).

“Ha vissuto una vita al servizio degli altri, sempre come figura di sfondo, in un quadro in cui i personaggi principali erano altri, ben più forti e duri di lei“, ha commentato sui social la sorella di Valentina, Giuliana Passalacqua, allontanata dal nido famigliare dal padre Settimio ormai da diversi anni, a causa di numerose divergenze di vedute.

“Credo di aver solo mostrato come si fa ad essere liberi. Lei mi ha tanto invidiata in questa mia possibilità, non concessa al suo tempo…”, ha proseguito nel suo sfogo la sorella della produttrice pugliese, prima di condividere il testo della canzone “M’abituerò“, di Luciano Ligabue.

Parole che aiutano a comprendere quanto ingombrante fosse la figura di Settimio all’interno di un’anacronistica “famiglia del Sud Italia”, di stampo patriarcale.

Al papà, Valentina Passalacqua ha invece intitolato un vino, il Montepulciano biologico “Don Settimio“. Un modo come un altro, come spiegava nel 2011 Valentina Passalacqua a un giornale locale pugliese, per “creare una continuità ideale tra mia nonna Giulia e mia figlia Giulia. Passato e futuro. Radici e innovazione”.

Oggi tutto, comprese le mosse presso la Camera di Commercio di Foggia, fanno pensare a un cambio di rotta drastico. E al desiderio di togliersi di dosso qualsiasi connessione con un padre “caporale“, ancor presunto.

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Puglia, l’enoturismo riparte “Tra le torri del Primitivo di Manduria”

Il contatto con la natura, la serenità di una passeggiata, le tradizioni enogastronomiche e culturali, i luoghi più belli della Puglia: ecco Tra le torri del Primitivo di Manduria, l’evento con il quale il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria invita questa estate i winelovers alla scoperta del territorio della Doc.

Cinque le tappe previste da luglio fino a settembre, alla scoperta delle bellezze storiche, naturalistiche e, soprattutto, vitivinicole. Si andrà a piedi alla scoperta di castelli, di percorsi meno conosciuti e  di monumenti più nascosti.

Il tour verrà inaugurato il 24 luglio a Palagiano, dove una guida  accompagnerà i turisti tra i vicoli del centro storico. Il 7 agosto sarà la volta di Torre Colimena e della Salina dei Monaci, splendida oasi naturalistica protetta di Manduria mentre il 21 agosto la manifestazione verrà ospitata dai cinquecenteschi bastioni del castello di Pulsano.

Le ultime due tappe toccheranno il castello D’Ayala-Valva di Carosino il 4 settembre ed il museo Ribezzo con chiusura sul lungomare a Brindisi l’11 settembre.

Una guida turistica racconterà le peculiarità culturali e archeologiche e, alla fine di ogni percorso, l’evento sarà arricchito da una degustazione offerta dalle aziende del Consorzio di Tutela. Infine, ai partecipanti sarà consegnato un kit di prodotti tipici in sacchetti bio, a cura di Slow Food Puglia.

Un’occasione per conoscere un patrimonio artistico e vitivinicolo famoso in tutto il mondo per i suoi litorali, la sua cultura e i suoi vini. “Un segnale di normalità, nel rispetto delle regole precauzionali, è quello che il Consorzio di Tutela vuole dare alla comunità”, commenta il presidente Mauro di Maggio.

Bisogna ritornare a vivere esperienze di prossimità fatte di cibo e  natura e le nostre aree rurali hanno una marcia in più: luoghi di grande fascino come vigneti e mare senza dimenticare il vino e il  buon cibo. Come Consorzio saremo ancora più vicini alle cantine per un’accoglienza green ed ecosostenibile”.

L’iniziativa si terrà in piena sicurezza: la degustazione sarà adeguata alle disposizioni per il contrasto al Covid-19. Tutti gli eventi sono gratuiti e aperti ad un massimo di 40 partecipanti quindi è necessario prenotarsi tramite email a comunicazione@consorziotutelaprimitivo.com. Ogni singolo partecipante  ha diritto ad una sola prenotazione per una delle 5 tappe previste.


DATE

  • 24 luglio: Centro storico di Palagiano (TA)
  • 7 agosto: Torre Colimena- Salina dei Monaci di Manduria (TA)
  • 21 agosto: castello De Falconibus di Pulsano (TA)
  • 4 settembre: Castello D’Ayala Valva di Carosino (TA)
  • 11 settembre: il museo Ribezzo con chiusura sul lungomare di Brindisi
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200 litri di “Olio extravergine 100% italiano” nel bagagliaio: ma l’etichetta è falsa

CASERTA – La Guardia di Finanza ha sequestrato a Gricignano di Aversa (CE), circa 200 litri di “Olio extravergine di oliva 100% italiano” privo di ogni tracciabilità, contenuto in lattine e bottiglie di vetro riportanti sull’etichetta dati falsi circa l’impresa produttrice, in realtà inesistente. La merce era nel bagagliaio di un’autovettura condotta da un 30enne residente a Cerignola, in provincia di Foggia, in Puglia.

I finanzieri, insospettiti dalle modalità di trasporto e di vendita del prodotto e dalle limitate indicazioni riportate nell’etichetta, hanno esteso gli accertamenti sulla provenienza dell’olio. È stato così accertato che l’azienda produttrice indicata in etichetta, un oleificio di Bari, era in realtà inesistente.

La società distributrice riportata nei documenti di trasporto era invece un’impresa della zona di Cerignola, la cui attività risultava cessata da oltre due anni, dopo essere stata gestita da un soggetto “nullatenente”.

Sulla testa del 30enne alla guida dell’auto, risultato titolare di un’impresa commerciale della provincia di Foggia, gravavano inoltre svariati precedenti di polizia per truffa e reati connessi alla falsificazione di prodotti agroalimentari.

L’uomo è stato deferito alla Procura della Repubblica di Napoli Nord, per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci. Ora rischia la reclusione fino a due anni e una multa pari a 20 mila euro.

Secondo gli inquirenti, l’ipotesi più accreditata è che il prodotto rinvenuto, sottoposto a sequestro per le necessarie analisi di laboratorio, non abbia neanche le qualità organolettiche dichiarate.

Il sospetto è che sia stato etichettato come “Olio extravergine 100% italiano” per trarre in inganno i consumatori finali, convinti di acquistare un prodotto di alta qualità, proveniente dalla molitura di olive pregiate della Puglia.

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Primitivo di Manduria, blocco degli impianti per i prossimi 3 anni. Ok della Regione

Regione Puglia ha approvato la richiesta di blocco totale della rivendicazione delle uve destinate a produrre Primitivo di Manduria Dop nel prossimo triennio. Si tratta di un provvedimento storico, chiesto per la prima volta dal Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria.

Una richiesta – dichiara il presidente Mauro di Maggio – che abbiamo voluto per riequilibrare il mercato attraverso un maggiore controllo”. Il blocco dell’iscrizione di nuovi vigneti è previsto a partire dal 31 luglio 2020.

La denominazione Primitivo di Manduria Dop è cresciuta di oltre 30% nelle ultime 4 campagne vitivinicole (2016, 2017, 2018 e 2019) passando da 3460 ettari a 4592 ettari.

Avendo ricevuto l’incarico Erga Omnes con le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione – precisa Di Maggio – abbiamo deciso di non aumentare la superficie coltivata per mantenere stabilità sia dei prezzi sia degli standard qualitativi”.

“La situazione di mercato attualmente non è critica, i prezzi sono stabili – conclude il presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – tuttavia, in prospettiva, l’aumento dell’offerta va gestito per tutelare la remuneratività della filiera”.

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Studio UniCredit: nel Sud si produce il 24% del vino italiano

Sono oltre 7.700 le aziende vitivinicole del Sud (Puglia, Campania, Calabria e Basilicata) che producono il 24% del vino italiano, con la Puglia che contribuisce per oltre il 20%, seconda solo alla Toscana (23%). È quanto è emerso nel Forum delle Economie Digitale organizzato da UniCredit in collaborazione con Vitigno Italia.

All’incontro, moderato da Giorgio dell’Orefice, Giornalista de “Il Sole 24 Ore”, hanno partecipato Annalisa Areni, Regional Manager Sud di UniCredit, Maurizio Teti, Direttore VitignoItalia, Riccardo Ricci Curbastro, Presidente Federdoc, Massimiliano Apollonio di Casa Vinicola Apollonio Srl e Paolo Cotroneo di Fattoria la Rivolta.

Un territorio, quello del Sud, che secondo lo studio presenta una elevata specializzazione nei vini da tavola e si colloca al primo posto in Italia in tale segmento, la quota di produzione sul totale Italia è salita dal 35% del 2007 al 50% del 2019.

Nell’area si conferma in crescita anche la produzione di vini di qualità, che rappresentano oggi circa il 10% della produzione nazionale. I vini certificati sono 92, di cui 65 Dop e 27 Igp, che hanno impatto considerevole sull’economia del territorio per un valore pari a circa 500 milioni di euro.

È la Puglia in particolare a puntare decisamente sulla qualità della propria produzione vitivinicola, classificandosi al secondo posto in Italia sia per la produzione di vini certificati (32 vini Dop e 6 Igp), dietro solo alla Toscana, che per superficie agricola dedicata al biologico, 23% del totale Italia, dietro alla Sicilia (24% del totale Italia). Anche per la Campania segnala un buon risultato sul fronte della produzione di vini certificati con 19 vini Dop e 10 Igp.

Un ruolo trainante per la crescita del comparto vitivinicolo del Sud è rappresentato anche dalle esportazioni che sono cresciute di circa il 60% negli ultimi 5 anni, incremento superiore alla media Paese (+26%). Sussistono inoltre ampi margini di sviluppo dal momento che i vini dell’area contribuiscono solo per il 3,5% dell’export nazionale. E’ la Puglia, in particolare a contribuire per il 72% alla crescita dell’export dei prodotti vitivinicoli del Sud, seguita dalla Campania con il 25%.

Lo Studio ha esaminato anche gli impatti del Covid-19 sul settore vitivinicolo italiano e del Sud. Il mercato interno è atteso in contrazione, a seguito delle difficoltà del canale horeca, che da solo contribuisce per il 42% alla vendita dei vini sul mercato nazionale, e della minore capacità di spesa delle famiglie.

Anche l’export, a cui va il 55% della produzione italiana, è previsto in contrazione per la crisi economica portata dall’attuale pandemia. I cali delle vendite più consistenti sono previsti per vini di gamma medio-alta e alta, spumanti e vini “innovativi”.

L’indagine evidenzia inoltre come le imprese del settore vitivinicolo italiano e del Sud, dal punto di vista reddituale e patrimoniale, nello scenario pre Covid contavano nel complesso uno stato generale di buona salute che potrebbe aiutare a contenere i prevedibili rischi di tensioni sul fronte della liquidità legati alla pandemia.

Tra i cambiamenti a cui le imprese devono puntare per superare l’attuale momento, oltre al tema del rafforzamento dimensionale e della valorizzazione delle filiere produttive, vi è la costruzione e il rafforzamento di catene di valore di prossimità e la diversificazione dei mercati di sbocco e dei canali di vendita, incluso il potenziamento dell’e-commerce, che in questo periodo sta rivelando grandi potenzialità.

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Regione Puglia: approvata la mozione contro l’ipotesi Primitivo in Sicilia

Regione Puglia ha approvato all’unanimità la mozione a difesa del vino Primitivo, dopo l’autorizzazione all’impianto del vitigno in Sicilia che ha scatenato polemiche nel Sud Italia. Lo annuncia il Gal Terre del Primitivo, in seguito alla dura presa di posizione dei Consorzi pugliesi e dello stesso ministro Teresa Bellanova, a sua volta contraria all’avallo del provvedimento varato dalla giunta Masumeci.

“Quando parliamo di Primitivo – sottolinea il Gruppo di azione locale pugliese – pensiamo ai tantissimi produttori che rappresentano un ponte tra passato e futuro, ma pensiamo anche all’immagine dei nostri luoghi”.

“Non è solo un vino di altissima qualità – continua il Gal Terre del Primitivo – ma è anche un simbolo di grande valore culturale e identitario riconosciuto in tutto il mondo. Questo territorio sta dimostrando di essere compatto in questa battaglia”.

“Abbiamo raccolto le preoccupazioni del mondo agricolo e le abbiamo fatte nostre. Gli sforzi e gli investimenti delle aziende e degli operatori non possono essere vanificati in questo modo. Sarebbe un precedente gravissimo: la nostra storia non si tocca”, conclude il Gal.

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Gal Terre del Primitivo: “No agli impianti in Sicilia”

In una sola parola: “no“. Dura presa di posizione del Gal Terre del Primitivo dopo la notizia di una possibile produzione del prezioso vino in Sicilia. “Il nostro Primitivo non si tocca”. Il Gal si schiera, come già fatto dai Consorzi e dal Senatore Pd Dario Stefàno, a difesa dei tantissimi produttori e dell’immagine dell’intero territorio che, su questo prezioso vitigno, negli anni ha costruito il suo brand.

“A quanto si apprende in queste ore c’è stata l’autorizzazione per l’impianto e la produzione in Sicilia, ma evidentemente a qualcuno stanno sfuggendo le implicazioni che tutto questo può generare. Intanto parliamo di un danno per la nostra identità e, non da ultimo, si rischia di creare un precedente per il futuro: altre varietà autoctone potrebbero essere scippate ad altre regioni, facendo venire meno una storia secolare” dichiara il Gal in merito al vitigno apprezzato in Italia e nel mondo, volano economico per centinaia di famiglie e simbolo della Puglia vitivinicola.

“Il suo valore culturale e identitario appartiene a questi luoghi e nessuno può appropriarsene – dice ancora il Gal che ricorda di aver costruito l’intero Piano di Azione Locale 2014-2020 proprio su questo – In fase di programmazione  abbiamo deciso di puntare l’attenzione sul Museo diffuso delle Terre del Primitivo inteso come territorio da condividere. Un connubio tra risorse naturalistiche, artistiche, storiche, enogastronomiche e umane in cui emerge tutta la nostra autenticità, che è la nostra vera ricchezza, e non permetteremo a nessuno di portarcela via”.

“Il vino  – conclude – da generazioni, rappresenta l’immagine di questa terra, declinata nei suoi tanti aspetti che vanno dall’enologia all’enogastronomia, dalle tradizioni e alla vita rurale. È per questo che condanniamo con forza la possibilità che altre regioni coltivino questo vitigno autoctono pugliese. Siamo pronti a fare squadra con le istituzioni e le realtà che, come noi, hanno a cuore questo territorio, difendendolo da qualsiasi tentativo di usurpare la nostra storia e la nostra economia”.

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