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Oltrepò Pavese: parola d’ordine “qualità” con la revisione dei disciplinari

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BRONI – Abbassamento delle rese, restringimento della zona Igt, vinificazione e imbottigliamento in loco per Sangue di Giuda e Pinot Nero. E parola fine all’era del vino Doc in damigiana. L’Oltrepò pavese guarda così al futuro, riformando i disciplinari.

Mosse storiche, che forse ridaranno slancio a un territorio che merita molto più di quello che è riuscito a raccogliere. Le riforme dei disciplinari sono state presentate giovedì dal Consiglio di amministrazione del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, in occasione dell’assemblea dei soci all’Enoteca Regionale di Broni.

“Ringrazio chi ha lavorato con noi per arrivare a questi risultati – commenta il presidente Michele Rossetti – che sono solo il primo passo. Un passo che però è storico e lascerà il segno soprattutto perché sul territorio, davvero, qualcosa è successo”.

“Questo Consiglio, insieme ai nuovi disciplinari e a una tracciabilità vera per ridare smalto alla Doc – aggiunge Rossetti – lascerà in eredità un nuovo modo di fare Consorzio. E’ un messaggio anche a chi ha scelto di star fuori, di non partecipare e di lasciar fare agli altri”.

Parole scaturite dal confronto positivo tra grandi e piccoli produttori oltrepadani. “Ho visto una Terre d’Oltrepò profondamente cambiata – evidenzia Rossetti – che si è messa in gioco per gli altri. Una Torrevilla disposta a fare sacrifici. Tanti titolari d’imprese di qualità pronti a scommettere sul futuro. Si può ricominciare”.

LE NOVITA’
“Uno spirito collaborativo – precisa Emanele Bottiroli, direttore del Consorzio di Tutela Vini Oltrepò – che ha portato a migliorare i vecchi disciplinari, abbassare le rese all’insegna della qualità, cancellare tipologie e versioni non identitarie da una Doc fino ad oggi barocca, restringere la zona di produzione Igt eliminando comuni di pianura, limitare in zona la vinificazione e l’imbottigliamento di Sangue di Giuda e Pinot nero”.

Ma non solo. “Le modifiche dicono addio all’era del vino Doc in damigiana – continua Bottiroli – contribuendo a ridare slancio al disciplinare del Casteggio e a ottimizzare tutti gli altri disciplinari di produzione, compreso quello del Bonarda, il vino territoriale più venduto e amato, che sarà solo il lato frizzante o ‘vivace’ dell’Oltrepò Pavese”.

“Ognuno ha fatto uno sforzo – chiosa Bottiroli – in particolare le cantine cooperative Terre d’Oltrepò, socio di maggioranza mai così vicino nella storia al comune sentire territoriale pur a costo di sacrifici, e Torrevilla. Non si sono tirati indietro nemmeno gli altri produttori presenti in assemblea, che hanno capito in che direzione andava una riforma che voleva dare segnali concreti di cambiamento”.

Ai vini Doc sarà inoltre apposto il contrassegno di Stato. La cosiddetta “fascetta”, “utile – sottolinea ancora Bottiroli – a garantirne autenticità e valore, facilitando gli organismi di controllo e dando ai consumatori consapevolezze nuove sul valore aggiunto che i grandi vini meritano”.

IL FUTURO
Il futuro dell’Oltrepò, come di altre Denominazioni, passa tuttavia anche dall’estero. Anche su questo fronte le premesse sembrano buone. “Il nostro Piano per l’internazionalizzazione 2018 – annuncia il direttore Bottiroli – è stato valutato al primo posto in graduatoria regionale davanti, per punteggio, a realtà importanti come Franciacorta e Ca’ del Bosco. Si tratta di un progetto di rete, di cui siamo capofila, mirato in particolare a Stati Uniti, Giappone, Cina e Svizzera”.

Sul fronte fieristico è già iniziato il conto alla rovescia anche in chiave europea: “Ci prepariamo – annuncia Bottiroli – al Prowein di Dusseldorf, la fiera del vino più importante in area Ue riservata agli operatori professionali”.

Occhi puntati anche su Verona: “Ci prepariamo a un Vinitaly 2018 all’insegna di molte novità e di una comunicazione nuova – preannuncia Bottiroli -. Saremo al salone del vino più importante d’Italia con il libro bianco sull’Oltrepò del vino, uno studio dettagliato e scientifico condotto dall’Osservatorio di Wine Marketing che un anno fa abbiamo costituito con l’Università di Pavia”.

Il Consorzio di Tutela presenterà così “uno strumento, frutto di analisi dati, uscite sul campo e interviste, che ci consentirà di progettare con metodo, avendo una rappresentazione plastica del complesso universo della vite e del vino in Oltrepò”. Dalla diagnosi nascerà “una terapia, ovvero una strategia a breve, medio e lungo termine”.

Per Bottiroli, il limite da superare resta sempre lo stesso: quello delle divisioni. “Il Consorzio è la casa di tutti. Solo con l’unione e il superamento delle barricate i risultati saranno tangibili. Auspico che il 2018 sia l’anno della svolta, anche sul tema dell’enoturismo e del marchio Oltrepò Pavese che puntiamo a creare con la Strada del Vino”.

“Voler bene al territorio – conclude Bottiroli – significa remare, insieme, nella stessa direzione, considerare i successi di uno un vantaggio per tutti. Bisogna dare numeri al top di gamma per poterlo promuovere facendolo reperire più facilmente sul mercato ai consumatori in Italia e nel mondo. Sei quel che si trova e quel che si vede di tuo, non quel che dici di te”.

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Fizzz Lounge: craft Spirits, craft Beer & Cider al ProWein 2018

DUSSELDORF – Oltre 70 espositori provenienti da 15 Paesi presenteranno, in un proprio padiglione (il 7.0) birre, sidri e altre bevande alcoliche.

Per la prima volta, nel contesto della mostra speciale “Same but different”, la gamma dei temi Craft Spirits, Craft Beer & Cider (Bevande alcoliche artigianali, birre artigianali e sidri) si troverà al centro della particolare attenzione della ProWein.

“Queste bevande creative svolgono un ruolo sempre più importante negli ambienti dei bar urbani, nella gastronomia di tendenza e nel commercio specializzato, includendo sempre più nuovi gruppi di acquirenti – non solamente in Germania ma anche in campo internazionale”, dichiara Marius Berlemann, Global Head Wine & Spirits e Direttore della ProWein.

“Era ovvio quindi riprendere questo argomento alla ProWein e prepararle un grande palcoscenico. Non ci saremmo mai aspettati una risonanza così positiva”, afferma Marius Berlemann. I fornitori di Craft Spirits, Beer und Cider provengono dal Belgio, Germania, Francia, Italia, – ma anche da paesi d’oltremare come Australia, Cile, Perù o Sud Africa.

IL MONDO NEL BICCHIERE
Il tema principale, con 40 espositori, risulta essere quello dei Craft Spirits. Tra questi si troveranno alcuni protagonisti del ramo tra cui “Revolte Rum” del Maestro Distillatore Felix Georg Kaltenthaler o la “Siegfried Rheinland Dry Gin” con la sua gamma di gin artigianali.

Anche il Perù è rappresentato, con la sua bevanda nazionale peruviana Pisco. Non solamente dalla Scozia o dall’Irlanda arriveranno whisky selezionati a mano: anche la Svezia – finora non presente nel campo dei whisky – sta facendo sempre più un nome in questo mercato e questo già dal 1999.

Nella città svedese di Gävle si trova la Destillerie Mackmyra, che per esempio in occasione del 40° anniversario del gruppo britannico Rockband ha portato sul mercato con “Motörhead Whisky” in una edizione limitata, uno speciale Single Malt.

Inoltre nel padiglione 7.0 i visitatori della ProWein troveranno una raffinata selezione di circa 10 espositori di Sidro. In questo campo è la Francia a dare il tono con le sue composizioni perlate e secche, seguita dall’Irlanda, dall’Australia e dalla Germania.

BIRRA ARTIGIANALE
Per gli specialisti che vorranno informarsi sulla birra artigianale saranno a disposizione informazioni alla mostra speciale “Same but different”. Circa 20 espositori provenienti da sette paesi presenteranno le loro creazioni di luppolo.

Una nuova generazione di birrai tratta in modo nuovo la lavorazione con lieviti, malto e luppolo; gli archivi vengono rovistati, vengono riscoperti usi storici e regionali di birre che, sul bollitore, vengono interpretati in chiave moderna.

Ottimi indirizzi alla ProWein sono per esempio “Craftwerk” (Padiglione 7.0, Stand D 35), una divisione della Bitburger Brauerei oppure la Birreria Artigianale di Amburgo con “von Freude” (Padiglione 7.0, Stand D 19).

Anche nelle nazioni prettamente a storia vinicola come l’Italia e la Francia, i fabbricanti di birra, si son fatti già un nome con le loro birre da buongustai, come ad esempio la “Birra Antoniada“ (Interbrau; Padiglione 7.0, Stand D 24), “Meteor” (Brasserie Meteor; Padiglione 7.0, Stand D 28) e la  “Brasserie Alaryk” (Padiglione 7.0, Stand D 39).

Tra tutta questa diversità, ecco che la Fizzz-Lounge della Meininger Verlag (Padiglione 7.0, Stand C 43) è quello che ci vuole: i sommelier di birra Dirk Omlor e Benjamin Brouër presentano in degustazioni guidate, il mondo emozionante delle birre artigianali – dalle birre aperitivo, alle birre alla spina per arrivare poi alle marche Porter, Stout, Ale ed alle birre belghe.

BARISTI E HYGGE
Per i fan del bar, la Fizzz Lounge ha pronta un’attrazione: chi non conosce l’atmosfera Hygge? Una casa a mare, un picnic sul prato, una serata davanti al caminetto – o detto brevemente: l’atteggiamento scandinavo rivolto al calore, al benessere ed al valore della vita.

Quattro ben noti trendsetter di bevande ad alta percentuale alcolica presenteranno le loro esclusive creazioni Hygge. Arnd Henning Heißen, il maestro degli aromi, è uno dei più esperti baristi della gastronomia tedesca e dirige al Ritz-Carlton di Berlino i due Bar-Istituzioni “The Fragrances” e “The Curtain Club”.

Stephan Hinz è considerato come visionario della cultura tedesca del bar, ed è proprietaro del bar di Colonia ”Little Link” ed ha già pubblicato numerosi libri premiati. Marian Krause appartiene ai più rinomati baristi del paese, e già all’inizio della sua carriera ha dimostrato le sue capacità nei maggiori concorsi di cocktails ed è stato anche uno dei migliori baristi del paese.

Una delle migliori Barmaid in Germania è Marie Rausch. L’autoproclamata cuoca delle bevande gestisce a Münster il ristorante bar “Rotkehlchen” ed è diventata nota come pioniera del trend dell’abbinamento degli alimenti (Foodpairing-Trends) ed anche maestra dei drink personalizzati. Anche nelle competizioni internazionali si è già fatta un nome.

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I migliori assaggi al Merano Wine Festival 2017

Due giorni di degustazioni al Merano Wine Festival 2017. E l’imbarazzo della scelta nello stilare una “classifica” dei migliori assaggi. Si è chiusa martedì pomeriggio in grande stile, al Kurhaus, con Catwalk Champagne (100 etichette di 40 aziende francesi tra le più note e prestigiose) l’edizione 2017 del “salotto bene” del vino italiano.

Organizzazione pressoché impeccabile nelle varie location che hanno ospitato il ricco calendario di eventi. Tanti professionisti, pochi curiosi. Biglietti da visita che finiscono in poche ore, tra un assaggio e l’altro.

Perché il Wine Festival di Helmuth Köcher, per il vino italiano, sta al business quasi quanto il Prowein di Dusseldorf. Per le sale, a caccia di “chicche”, tanto importatori, distributori ed enotecari quanto buyer della Gdo (segnalata la presenza, tra gli altri, dell’attento buyer di Coop).

Peraltro, con un occhio alla sostenibilità delle pratiche agricole in vigna, visto l’ampio spazio dedicato ai vini naturali, biologici, biodinamici e Piwi dall’evento d’apertura “Bio&Dynamica”. Una classifica, quella dei migliori vini degustati al Merano Wine Festival 2017 da vinialsuper, che tiene conto anche di questo aspetto.

I MIGLIORI SPUMANTI
1) Riserva Extra Brut Alto Adige Doc 2011 “1919”, Kettmeir. Sul podio una bollicina altoatesina da vertigini. A produrla è Kettmeir, azienda del gruppo vinicolo Santa Margherita di stanza in via Cantine 4, a Caldaro.

Sessanta ettari complessivi, per una produzione che si aggira attorno alle 400 mila bottiglie: 120 mila sono di spumante, di cui 70 mila metodo classico. Il progetto, come spiega l’enologo Josef Romen, è quello di incrementare ulteriormente gli sparkling nei prossimi anni, “senza perdere territorialità”.

Naso fine ed elegante per la Riserva Extra Brut 2011 “1919”, tra il candito d’arancia e l’arnica. Il blend di Chardonnay (60%) e Pinot Nero (40%) funziona, al palato, al ritmo di una bollicina che esalta nuovamente note d’agrumi, questa volta in grado di ricordare la buccia del lime. E una balsamicità tendente alla spezia.

Il Pinot Nero, raccolto in un vigneto circondato dai boschi, a 700 metri sul livello del mare, ci mette i muscoli e la “zappa” sulla lingua. Lo Chardonnay la cravatta e il savoir-faire. Immaginate una Ricola buttata in un bicchiere d’acqua e sale: eccolo lì, questo tagliente Extra Brut. Sul gradino più alto del podio. “E’ una prova – chiosa Romen – per capire fino a dove possiamo arrivare”. Di questa cantina se ne sentirà parlare bene e a lungo. Purché si decida a cambiare colore alla Riserva in questione: sembra quella di uno spumante rosè.

2) Blanc de Blanc Extra Brut Franciacorta Docg 2011 “Elite”, Mirabella. Interessante realtà della Franciacorta “alternativa”, la cantina Mirabella. Si presenta ai banchi di Merano con un “Senza Solfiti” che ti sfida sin dall’etichetta, essenziale ma pretenziosa, con quel nome di fantasia che chiama i tempi dei cavalieri. Ma è una dama dalla chioma bionda, l’export manager Marta Poli, a servire la sfida nel calice.

Sboccatura 2016, 48 mesi sui lieviti per questo Chardonnay in purezza. “Elite” si presenta di un giallo invitante. Al naso crema pasticcera, burro, arancia candita, liquirizia. Palato pieno, secco, corrispondente nei sentori. Chiusura di gran pulizia su una bocca di pompelmo, prima del nuovo capolino della crema pasticcera. A colpire è l’evoluzione di questo spumante nel calice, sensibilissimo alle temperature di servizio.

Gioca col termometro questo figlio della Franciacorta che avanza, giovane e dinamica. Scaldandosi, libera note di erbe aromatiche e di macchia mediterranea. E la crema pasticcera, mista a quella speziatura dolce di liquirizia, diventa crème brûlée: la parte alta, quella col caramello elegantemente bruciacchiato. Chapeau.

Aggiungi al curriculum che si tratta di un “Senza Solfiti” (fra 3 e 6 mg/l). Che è il frutto di 10 anni di sperimentazioni da cui sono scaturite quatto tesi universitarie. Che è il “primo metodo classico italiano Docg senza solfiti e senza allergeni”. E il quadro è davvero completo.

3) Alto Adige Doc Extra Brut 2012 “Cuvée Marianna”, Arunda. Sessanta mesi sui lieviti per questo metodo classico altoatesino della nota casa di Molten (Meltina, BZ), 4 g/l di dosaggio: 80% Chardonnay elaborato al 100% in barrique (dal primo al quinto passaggio), più un 20% di Pinot Nero vinificato in bianco, che fa solo acciaio.

Vini base da Terlano e Salorno, vendemmie 2009, 2010 e 2011. E’ lo sparkling dedicato a “Marianna”, moglie di Joseph Reiterer: i due decidono assieme come bilanciare la cuvée, prima di metterla in commercio. Cinque, massimo 6 mila bottiglia totali.

Giallo dorato nel calice, naso di frutta a polpa gialla (albicocca non matura), lime, bergamotto. Non manca una vena balsamica, che porta il naso tra le montagne: in particolare ai sentori mentolati tipici dei semi dell’angelica. Una gran freschezza, insomma, che al palato si tramuta in un gran carattere: buccia di arancia, ricordi di menta, una punta di liquirizia.

Piacevolmente tagliente il gioco tra l’acidità e la sapidità spinta. Poi, d’un tratto, “Cuvée Marianna” sembra ammorbidirsi: siamo tra il finale e il retro olfattivo, che assume tinte di vaniglia bourbon. Un signor spumante, dal rapporto qualità prezzo eccezionale.

Segnalazioni
Bianco dell’Emilia Igt Frizzante Secco 2016 “L’Ancestrale nativo”, Terraquila:
Sboccatura à la volée per questo frizzante di Terraquila. Siamo in Emilia Romagna, per un blend di Pignoletto e Trebbiano che non può mancare nella cantina degli amanti dei vini dritti, diretti, “salati”.

Moscato Giallo Igt Veneto 2016, Maeli: Vino frizzante dei Colli Euganei, più esattamente ottenuto sui Colli di Luvigliano, tra le Dolomiti e Venezia. Una realtà, Maeli, che punta tutto sul Fior d’Arancio, nome locale del Moscato Giallo che, nell’occasione, si presenta in un calice capace di sfoderare note sulfuree, di grafite e fruttate di nettarina matura. Corrispondente al palato, tra il sale e la frutta.

VINI BIANCHI
1) Vigneti delle Dolomiti Igt 2008 “Julian”, Weingut Lieselehof. E’ l’edizione del Merano Wine Festival che segnerà la definitiva consacrazione sul mercato di molti vini Piwi, acronimo di Pilzwiderstandfähig, riferito alle “viti resistenti” a malattie come oidio, peronospora e botrite, tutte originate da funghi.

Weingut Lieselehof, cantina della famiglia Werner Morandell situata a Caldaro, in Alto Adige, è all’avanguardia da questo punto di vista. E sul podio dei vini bianchi di viniasuper finisce proprio “Julian”, vendemmia 2008: un blend tra due varietà Piwi qualità hyperbio: Bronner (60%) e Johanniter (40%).

Se il Bronner, per certi versi, ricorda lo Chardonnay, è il Johanniter a dare l’impronta (soprattutto olfattiva, ma anche gustativa) del Riesling. Un sinonimo di longevità che ritroviamo appunto anche nella degustazione del blend Julian, straordinariamente vivo. A partire dal colore: un giallo dorato stupendo.

Alle note di idrocarburo fanno eco richiami di erbe di montagna, camomilla e miele. Di primo acchito, al naso, questo bianco di casa Lieselehof sembra aver fatto barrique. In realtà è solo chiuso e necessita tempo per aprirsi, scaldandosi un poco tra le mani.

Acidità ancora viva (rinvigorita da ricordi di agrumi come il pompelmo, ingentiliti da quelli della pesca matura) per un vino destinato a durare ancora a lungo nel tempo. Lungo il retro olfattivo, tutto giocato sul rincorrersi di freschi sentori di erbe mediche.

2) Secondo posto nella nostra speciale classifica per due vini, pari merito. Li elenchiamo in ordine di assaggio. Il primo è il Grillo Terre Siciliane Igt Canaddunaschi 2016, della Società agricola Le sette Aje di Cannata Rosalia e S.lle. Biodinamico non certificato per questa piccola cantina di Santa Margherita di Belice, in provincia di Agrigento, che utilizza i principi dell’omeopatia in vigna, sottoponendo le piante a veri e propri “vaccini” contro le malattie.

Una realtà tutta al femminile, presa sotto l’ala “protettiva” da una delle donne del vino simbolo della regione: Marilena Barbera, presso la quale avviene la vinificazione delle uve Grillo de Le Sette Aje, in vasche d’acciaio di proprietà. Il risultato è eccezionale. Tremilacinquecento bottiglie in totale per l’annata 2016. Qualcuna di più per la 2017.

Giallo dorato ammaliante e naso intrigante, tutto giocato sulle erbe aromatiche. Macchia mediterranea in primo piano, ma anche mentuccia. In bocca è una vera e propria esplosione: un Grillo pieno, ricco, carico, caldo: corrispondente al naso per le sensazioni che conferiscono una freschezza e un corpo da campione, assieme a una bilanciata sapidità.

Chiude lungo, riuscendo a sorprendere ancora nello sfoderare inattese note di burro e crema pasticcera. Un contrasto interessantissimo tra le durezze e le morbidezze, che regala un sorso unico. A 15 euro circa (al consumatore) uno dei migliori bianchi in circolazione in Italia, per l’annata 2016.

Gli mettiamo accanto un altro vino difficile da dimenticare. Per farlo saliamo dalla Sicilia alla Campania. Raggiungiamo il beneventano per il racconto della Falanghina 2016 “Donnalaura” di Masseria Frattasi. Siamo nella terra d’elezione della Falangina, a Montesarchio, dove la cantina coltiva il biotipo campano e un altro clone, ancora più raro, dotato di una vena acida ulteriormente accentuata. Siamo poco sotto i 920 metri sul livello del mare, per un vino estremo, di “montagna”.

Donna Laura è la nonna di Pasquale Clemente, patron di Masseria Frattasi a cui è dedicato questo bianco dalle caratteristiche uniche. Si tratta infatti di una Falanghina da vendemmia tardiva. Le uve restano sulla pianta fino al 15 novembre, concentrando così zuccheri e aromi. Vengono poi vinificate in acciaio e, prima dell’imbottigliamento, passano 6 mesi in barrique nuove di rovere francese.

Una scommessa perfettamente riuscita quella di compensare con la concentrazione su pianta la vena tipicamente acida della Falanghina. Il risultato è un vino che si presenta di un giallo paglierino molto carico. Naso eccezionalmente fine e “montano”: arnica, resina di pino, liquirizia, una lieve nota dolciastra che ricorda per certi versi quelle della veneta Glera e un richiamo sottile di vaniglia, assimilabile al legno della barrique.

In bocca, l’ingresso è di quelli tipici dell’uvaggio: caldo, acido, quasi tagliente. Una sensazione accentuata dal sollevarsi delle note balsamiche già percepite al naso, che rinfrescano ulteriormente il sorso. Grande lunghezza per un retro olfattivo che fa emergere note delicate di surmaturazione, con ricordi di miele d’eucalipto.

3) Frühroter Veltliner 2015, Schmelzer Weingut. Ci spostiamo in Austria per questo “orange” capace di regalare vere e proprie emozioni. Più esattamente a Gols, piccolo Comune a sud est di Vienna, non lontano dai confini con Slovacchia e Ungheria.

Il vitigno in considerazione è il Frühroter Veltliner, autoctono austriaco nato dall’incrocio spontaneo tra Grüner Sylvaner (Silvaner verde) e Roter Veltliner (Veltliner Rosso). Solo una delle ottime etichette prodotte da Georg ed Elisabeth Schmelzer, in stretto regime biodinamico.

Cinque settimane di fermentazione in barrique di rovere aperte, con batonnage due volte al giorno. Il succo viene poi trasferito in altre barrique, a riposare per un anno. Quindi, il Frühroter Veltliner di Schmelzer viene imbottigliato. Ne risulta un orange velato, che sprigiona sentori pieni, intensi, di zenzero e arancia candita, ma anche di frutta tropicale matura: ananas, papaya.

Bocca corrispondente, ma con bella vena sapida: le note agrumate dominano il palato, ben bilanciate da quelle dolci, esotiche. Un vino gastronomico di grande interesse. Rimanendo tra i “bianchi” di casa Schmelzer, ottimo anche il Gruner 2016, con le sue note di fiori secchi e una vena sapida, rude.

4) Trentino Doc Gewurztraminer 2016, Cantina Endrizzi. Medaglia di “legno” per il coraggio di questa cantina di San Michele all’Adige. Capace di andare controcorrente, proponendo sul mercato un Gewurztraminer dal taglio serio, senza la stucchevolezza “piaciona” in voga tra i tanti competitor (grandi nomi compresi). Per di più, il rapporto qualità prezzo è eccezionale.

E’ ottenuto dai vigneti Masetto e Maso Kinderleit, situati in zona collinare, attorno alla cittadina della provincia di Trento. Un Gewurz, quello di Endrizzi, che conserva tutta l’aromaticità tipica del vitigno, svestita di qualsiasi risvolto pacchiano. Gran pienezza in un sorso che risulta caldo, visti i 14 gradi, tutti di “sostanza”, quasi di “materia tattile”, e non della morbida lascivia dello zucchero. Un bianco che non stanca mai.

Segnalazioni
Langhe Doc Nascetta 2013 “Se'” e 2016, Poderi Cellario: le potenzialità di “invecchiamento” dell’autoctono piemontese sono evidenti nella mini verticale proposta da Fausto Cellario, appassionato vignaiolo che sa trasmettere entusiasmo e amore per la propria terra;

Bianco fermo 2016 “89-90”, La Piotta: si discosta in maniera elegante dalla media dei vini bianchi passati in barrique questo vino bio e vegan dell’Azienda Agricola La Piotta. Utilizzo ineccepibile del legno sullo Chardonnay, a smorzare le asperità del Riesling. Luca Padroggi è un giovane che farà parlare (bene) dell’Oltrepò pavese, a lungo.

Lugana Dop Bio 2016, Perla del Garda: “Cru” di 4 ettari per dare vita a una Lugana potente, tanto piena e intensa quanto fine, con fresche note di mentuccia ad accostare la vena tipicamente sapida.

Vernaccia di San Gimignano Docg 2016, Fattoria di Pancole: Come molte delle aziende presenti al Merano Wine Festival 2017, Fattoria di Pancole fa Gdo (per l’esattezza con Conad in Toscana, 25 mila bottiglie l’anno). Si presenta al banco con la Vernaccia top di gamma, capace di esaltare appieno le caratteristiche del vitigno, presentando ottimi margini di affinamento futuro.

Igt Marche Bianco 2016 “Corniale”, Conventino: Non poteva mancare la segnalazione di un vino bianco quotidiano. Per farlo voliamo nella zona Nord delle Marche, da Conventino. Siamo a Monteciccardo, in provincia di Pesaro e Urbino. Semplice ma tutt’altro che banale il suo Corniale 2016. Acidità al rintocco di sentori di kiwi, mela verde, lime e pompelmo, ben calibrati con una bocca beverina, giustamente sapida. Davvero un bell’Incrocio Bruni 54.


VINI ROSSI
1) Beneventano Igt Aglianico 2015 “Kapnios”, Masseria Frattasi. Di nuovo questa straordinaria cantina campana sul podio del Merano Wine Festiaval 2017 di vinialsuper. Il miglior rosso è ottenuto da uve Aglianico amaro del Taburno in purezza, allevate nella zona di Montesarchio, Tocco e Bonea, a un’altitudine compresa tra i 500 e i 600 metri sul livello del mare.

Le uve, raccolte a metà novembre, vengono appassite in due modi: in parte appese e in parte su graticci, all’interno di un piccolo caseggiato coperto da tegole di terracotta. Passaggio in rovere nuovo, prima dell’ulteriore affinamento in bottiglia, per un anno.

Ne scaturisce un vino dal rosso rubino intrigante, sgargiante. Il naso è di quelli che ti fanno innamorare del bordo del calice: piccoli frutti a bacca rossa e nera, erbe di montagna, ginepro, miele d’eucalipto. Un’infinità di sentori, pronti a spuntare di minuto in minuto. E il palato non delude: caldo, esageratamente pieno, di frutta fragrante e liquirizia dolce, ma anche di caffé tostato. Un vino di cui innamorarsi.

Straordinario – ancor di più in ottica futura – anche il Cabernet Sauvignon 2015 “Kylyx” di Masseria Frattasi. Viti appositamente innestate su portinnesto debole: se ne portano in cantina solo 2 grappoli. Mille bottiglie in totale per la vendemmia 2015 (2016 non prodotto).

Acciaio prima e barrique di rovere francese poi (14 mesi) per questo Cab ottenuto dal recupero di un terreno abbandonato, circondato dal bosco. Naso che esalta appieno le caratteristiche del vitigno, con la sua vena sia vegetale sia piccante. Tannini e acidità di immensa prospettiva, ben corroborati da una mineralità unica.

2) Alto Adige Doc Pinot Nero 2007 “Villa Nigra”, Colterenzio Schreckbichl. Cornell è la linea dei “cru” di cantina Colterenzio, dalla quale peschiamo l’argento della nostra speciale classifica dei migliori vini degustati al Merano Wine Festival. In particolare, a colpire, è il Pinot Nero vendemmia 2007 ottenuto – come tutti i vini della “Selezione” Schreckbichl (Colterenzio) – da vigneti che godono di particolari condizioni d’eccellenza: altitudine di 400 metri, esposizione a sud ovest su terreni ghiaiosi e calcarei di origine morenica, con microclima fresco. Resa di 35 ettolitri per ettaro.

Nel calice, il Pinot Nero 2007 di Colterenzio di presenta ancora come un giovincello: il classico rubino di buona trasparenza, tipico del re degli uvaggi altoatesini a bacca rossa. Un naso finissimo di mirtillo e fragolina di bosco, ma anche di ciliegia, con una punta leggerissima di pepe, anticipa sentori più evoluti tendenti al dolce (miele d’acacia), senza mai trascinare il quadro olfattivo in disomogenee percezioni di marmellata.

Nel calice c’è il bosco. E lo si capisce anche dai richiami “vegetali” al muschio e alla menta. In bocca, questo Pinot Nero è più che corrispondente: la spalla acida è ancora muscolosa, il tannino levigato ma ancora in grado di dire la sua. A completare il quadro, richiami minerali salini che contribuiscono a chiamare il sorso successivo. Beva eccezionale per questo vino che ha ancora davanti diversi anni sulla cresta dell’onda.

3) Vigneti delle Dolomiti Igt Teroldego 2012 “Gran Masetto”, Cantina Endrizzi. Conquista il podio, dopo la medaglia di “legno” tra i vini bianchi, Cantina Endrizzi con il suo prodotto di punta: un Teroldego fatto alla maniera dell’Amarone, col 50% delle uve diraspate e sottoposte per circa tre mesi ad appassimento in celle refrigerate, alla temperatura di 10 gradi.

Uve raccolte nello storico vigneto di Masetto, tra i Comuni di Mezzolombardo e Mezzocorona, in provincia di Trento. Il risultato è un vero e proprio Teroldego alla seconda. Colore rosso purpureo, impenetrabile. Naso tipico, rinvigorito dai sentori affascinanti del parziale appassimento, che non coprono la fragranza della ciliegia e della prugna per il quale si fa apprezzare il re dei vini rossi trentini.

Grande pulizia ed eleganza anche in un palato corrispondente, arricchito da preziosi richiami di polvere di cacao. Un vino che fa venir voglia d’aver davanti un piatto di selvaggina. O, perché no? Un buon libro.

Segnalazioni
Toscana Igt “Argena”, Orlandini Aziende Agricole Forestali (verticale). In degustazione le annate 2000, 2001, 2003, 2004, 2005 e 2006. Un vino unico, prodotto dalla famiglia Orlandini da un vecchio vigneto di Sangiovese con piccole quantità di Cabernet Sauvignon. Un microclima particolare, circondato da boschi, sulle colline situate tra il Castello di Gargonza ed il Castello del Calcione, a metà tra Arezzo e Siena.

Tutte le annate di Argena conservano le caratteristiche dell’annata, a riprova del metodo col quale opera la famiglia Orlandini, che non ama “uniformare” al gusto comune i propri gioielli. Anzi. Tra tutte le etichette, segnaliamo quelle di Argena 2004 e 2005: “nasi” pregevoli, tra la frutta (ciliegia) e la macchia mediterranea (rosmarino) e sapore armonico, corroborato da tannini tutt’altro che mansueti.

Barbera d’Alba Doc Superiore 2015 Vigna Serraboella, Rivetti Massimo. Siamo a Neive, in provincia di Cuneo, Piemonte. L’azienda agricola Massimo Rivetti sfodera due Barbaresco 2013 diversi ma ugualmente meritevoli di attenzione: il primo, Froi, è di “easy” e di “pronta beva”; il secondo, “Serraboella”, ottenuto da un cru sulla stessa collina di “Froi”, è incredibilmente fine e presenta tannino e acidità di gran prospettiva.

Ma è l’outsider Barbera d’Alba Superiore 2015 “Serraboella” a fare davvero centro nel cuore. Si tratta di una selezione ottenuta da una singola vigna di 75 anni, la più vecchia dell’azienda, nel cru “Serraboella”. Due anni in barrique di rovere francese 1/3 nuove e 2/3 di secondo passaggio. Naso da campione, tra il frutto rosso e la liquirizia dolce, con un accenno di cuoio e un sottofondo di erbe di montagna. Corrispondente al palato, dove si conferma una Barbera destinata ad essere molto longeva.

Zweigelt 2015, Schmelzer Weingut. Abbiamo già incontrato questa cantina austriaca tra i migliori vini bianchi. Tra tutti i vini proposti in degustazione, a colpire c’è anche un rosso: lo Zweigelt. Si tratta di un incrocio tra St. Laurent con il Blaufränkisch, noto anche con il nome di Blauer Zweigelt, Rotburger e Zweigeltrebe.

In sintesi? Un vino da provare, destinato al pubblico (sempre più vasto) degli amanti dei vini naturali. Colore rosso rubino poco trasparente, ovviamente velato, trattandosi di un non filtrato. Alle note di piccoli frutti a bacca rossa, risponde al naso una vena di iodio che ritroveremo al palato: more mature, ribes nero maturo, una nota amarognola tipica di erbe come il rabarbaro. Tannino vigoroso, sapidità straordinariamente bilanciata col resto dei descrittori. Un “vino wow”.

Nebbiolo d’Alba “Il Donato”, La Torricella di Diego Pressenda. Vino di grande prospettiva questo Nebbiolo prodotto a Monforte d’Alba da La Torricella. Frutti rossi, frutta secca, pepe, tabacco dolce. Tannino equlibrato, ma in chiara evoluzione. Ottimo anche il Barolo 2013.

PASSITI E VINO COTTO
1) Bronner “Sweet Claire”, Weingut Lieselehof. Si tratta di un passito da Bronner, vitigno Piwi di qualità hyperbio. E siamo sempre in casa Lieselehof, già premiata tra i bianchi per lo strepitoso “Julian 2008”.

In questo caso, uve Bronner in purezza essiccate in inverno e pressate a febbraio. Giallo oro luccicante, note di agrumi (lime e limone), pesca e albicocca sciroppata, una punta di idrocarburo. In bocca c’è corrispondenza, arricchita ulteriormente dalla freschezza di note di menta piperita pressata, quasi concentrata. Stra-or-di-na-rio.

2) Erbaluce di Caluso Doc Passito 2009 “Alladium”, Cieck. Cieck è sinonimo di Erbaluce di Caluso, uno dei grandi vini bianchi piemontesi, capaci di prestarsi a un ottimo invecchiamento. Sul podio di vinialsuper finisce nella categoria passiti con “Alladium”. Deliziosamente avvolgente al naso, con le sue note agrumate e candite. Caldo e freddo allo stesso tempo, come quando si mette il naso nel talco. Corrispondente al palato, con un finale fresco.

3) Vino Cotto Stravecchio “Occhio di Gallo”, Cantina Tiberi David. Vera e propria “chicca” al Merano Wine Festival 2017, prossimamente tra i banchi del Mercato dei Vini e dei Vignaioli Fivi 2017. Parliamo della cantina Tiberi David di Loro Piceno (MC), patria del “vino cotto”, localmente chiamato “lu vi cottu”.

Un vino dalle origini nobili, che questa bella realtà a conduzione famigliare (nella foto sopra Emanuela Tiberi con il figlio Daniele Fortuna) è riuscita a far apprezzare nei salotti del Kurahus, con la stessa genuinità del prodotto. Tipico colore “occhio di gallo” (ambra) nel calice per le annate 2003 e 2005, ottenute dalla “cottura” di uve Verdicchio, Trebbiano, Montepulciano e Sangiovese.

Grande complessità in un naso e in un palato corrispondenti, con note di frutta passita e spezie calde. Perfetto accompagnamento per una vasta gamma di dessert, ma anche per i formaggi.

Fotogallery dei migliori assaggi al Merano Wine Festival 2017, compresi fuori classifica

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Prowein 2018, non solo vino: spazio a Sake, birra artigianale e bio

Il prossimo anno la ProWein si terrà dal 18 al 20 marzo a Dusseldorf. Con oltre 6.600 espositori provenienti da tutto il mondo, la superficie espositiva della  Fiera Internazionale per vini e Bevande Alcoliche è già da ora tutta esaurita.

Tutte le rilevanti aree di coltivazione del mondo sono qui rappresentate e danno un panorama completo sull’offerta globale di vini (qui i migliori degustati nel 2017 da vinialsuper). A queste si aggiunge una selezione di circa 400 specialità di bevande alcoliche.

Tra i nuovi arrivati si trovano uno stand collettivo del governo giapponese sul tema Sake come pure un grande stand dell’Ungheria, con diversi tipi di acquavite di frutta, della marca Palinka. La mostra speciale “same but different”, di nuova concezione, si dedica, come già preannunciato, al tema di tendenza delle bevande Craft, molto apprezzato dai visitatori.  Circa 50 espositori presenteranno i loro prodotti come Craft Spirits, Craft Bier “Birra e Cider “Cedro”.

Questa mostra speciale verrà completamente spostata nel padiglione 7.0, cosi che un ulteriore padiglione si aggiungerà a quelli già esistenti della ProWein. Anche la fizzz craft Lounge,  della Casa Editrice Meininger Verlag, Hot Spot per i baristi, si trasferisce nello stesso padiglione di “same but different” così che la scena internazionale del bar e della gastronomia troverà qui il suo ambiente adatto.

SVOLTA BIO E ORGANIC
Una nuova ubicazione riceveranno anche gli espositori della Grecia. Alla prossima ProWein esporranno insieme all‘Austria e alla ProWein Tasting Area by Mundus Vini, nel padiglione 17.

Più ampio e più completo sarà invece il settore Bio nel padiglione 13 della ProWein. I visitatori specializzati troveranno qui tutte le rilevanti Associazioni di Agricoltura Biologica della Germania, Italia e Francia così anche numerosi espositori individuali provenienti da tutto il mondo.

Anche la mostra speciale Organic World è in una fase di crescita. Alla ProWein 2018 saranno presenti circa  40 espositori internazionali. Il settore Bio verrà arrotondato da un adeguato concetto gastronomico : la Lounge Organic , così come da una propria un’area per conferenze.

Una vasta e molteplice offerta sarà mostrata anche nel padiglione 9, in cui saranno presenti, in forma completa, tutti gli espositori d’oltremare. Qui si riscontra un incremento nei diversi gruppi d’oltremare come per esempio l’Australia, l’Argentina, il Cile, il Canada, la Nuova Zelanda, il Sud Africa e l’USA.

A ProWein 2018 sono inoltre previste numerose degustazioni nel Forum, nel padiglione 10 e 13. A queste si aggiungono numerosi eventi direttamente negli stand degli espositori. La gamma di circa 500 manifestazioni, spazia dalle degustazioni a livello nazionale fino alle presentazioni globali, come la zona di degustazione dell’internazionale “Premio Vinicolo Mundus Vini”.

Tra i punti forti del programma, la singolare Champagne Lounge con 40 Case tradizionali di Champagne. Questa sarà collocata al centro dell’Area Champagne in cui si presenteranno circa 150 Marchi. Lo speciale show “Packaging & Design” completerà l’offerta della ProWein e mostrerà le tendenze attuali e gli sviluppi nel settore del confezionamento.

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Schenk Italian Wineries: “I nostri tesori a Vinitaly”

Schenk Italian Wineries si prepara per Vinitaly, la fiera italiana del vino per eccellenza, in programma a Verona da domenica 9 a mercoledì 12 aprile 2017, dove sarà pronta ad accogliere esperti, appassionati e buyer presso il Padiglione 3 – E 6 per le illustrare le novità 2017 e per raccontare il modello Schenk Italian Wineries, “basato su territorio, qualità, sostenibilità”.

“Quest’anno Vinitaly sarà per noi un momento ancora più significativo – spiega Daniele Simoni, Amministratore Delegato di Schenk Italian Wineries – perché celebreremo il 65esimo anniversario dalla nascita della prima azienda italiana del gruppo Schenk nel 1952 a Reggio Emilia. Da allora, dopo aver spostato la sede a Ora (BZ) nel 1960, è cominciato il progetto Schenk Italian Wineries: un lungo percorso evolutivo che ha messo al centro il territorio, investendo impegno e competenze nelle regioni italiane più vocate alla vitivinicoltura come l’Alto Adige, la Toscana, il Veneto, la Sicilia il Piemonte, la Puglia e l’Abruzzo”.

“Le collaborazioni poste in essere dal nostro staff di agronomi ed enologi con produttori locali di alto livello – continua Simoni – insieme all’acquisizione delle cantine ‘Bacio della Luna’ a Vidor – Valdobbiadene (Treviso) nel 2011, e ‘Lunadoro’ a Valiano di Montepulciano (Siena) nel 2016, hanno dato impulso a questo progetto che procede con passo spedito”.

65 ANNI DI STORIA
Le celebrazioni del 65° anniversario si terranno nel prestigioso contesto del Palazzo Verità Poeta, a Verona, dimora patrizia del Settecento, con un evento riservato cui prenderanno parte il board del Gruppo Schenk e tutte le aziende europee che ad esso fanno capo.

“A Verona – commenta Roberta Deflorian, Direttore Commerciale Schenk Italian Wineries – tra le novità dell’anno presenteremo anche un vino che sta già cominciando a riscuotere i primi riconoscimenti e apprezzamenti da parte della critica. È ‘Masso Antico’da vitigni 100% Primitivo“.

In questa edizione di Vinitaly, appassionati, buyer ed esperti del settore avranno la possibilità di conoscere e degustare tutti i ‘Marchi del Territorio’ e i ‘Marchi Premium’ di Schenk Italian Wineries. Non mancheranno inoltre le novità ‘Bacio della Luna’ che verranno presentate in anteprima per l’Italia: il Cartizze DOCG Dry, il Prosecco DOCG Millesimato Extra Dry e il Prosecco DOCG Millesimato Brut. Lunadoro porterà invece il Rosso di Montepulciano Prugnanello 2015; il Nobile di Montepulciano Pagliareto 2013 e il Nobile di Montepulciano Riserva Quercione 2012, fiore all’occhiello di Lunadoro, che già hanno riscosso un grande successo sia in occasione dell’Anteprima del Nobile, sia a Prowein.

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ProWein: dall’America il vino in lattina per i supermercati d’Europa

Rick Durette, vice presidente della Union Wine Co – Made in Oregon, non ha dubbi: “That’s the future”. Dove “future” sta per “vino in lattina”. Avete capito bene. Proprio voi, che state lì a scandalizzarvi per uno Stelvin. Problema risolto: il vino non s’imbottiglia più. Si “lascia in acciaio”.

S’illumina d’immenso, Durette, quando si offre questa chiave di lettura del suo business : “E’ come se il vino continui a riposare nelle vasche d’acciaio, al posto d’essere imbottigliato”. Pronto all’uso. Oggi e domani. “Everywhere”.  Tutto chiaro? No? D’accordo: flash back.

Dusseldorf, Prowein 2017. Tra le bottiglie pronte alla degustazione, nel padiglione dedicato ai vini d’Oltreoceano – e in paricolare a quelli americani – qualcosa attira la nostra attenzione. Sembrano lattine di birra. Da vicino, è tutto più chiaro: si tratta di Pinot Gris. Pinot Grigio. E Pinot Noir. Pinot nero.

Uno scherzo? Nient’affatto. Chiediamo lumi al pennellone brizzolato che fa bella mostra di sé allo stand. Mr Rick Durette, per la cronaca.

“Underwood è il cognome del proprietario della cantina – spiega fiero Durette -. Quattro anni fa, quasi per scherzo, un suo amico che possedeva una macchina per produrre lattine gli propose di ‘imbottigliare’ in lattina il suo vino.

In questo modo, in occasione dei party tanto in voga da noi in America, chiunque sarebbe andato in giro con il brand in mano, al posto di uno sterile bicchiere trasparente. Un po’ come succede già con la birra”.

Un successo che si deve al pack e alla sua versatilità. Ma non solo. “Come Union Wine Co – continua Rick Durette – proponiamo un merchandising unificato tra i due packaging, sostituendo alla ‘mezza bottiglia’ la lattina da 375 cl. Il mercato di riferimento, per ora, è unicamente quello degli Usa. Ma stiamo cercando partner in Europa. E qualche contatto utile, qui al Prowein 2017, pensiamo di averlo già raccolto”.

La Gdo italiana e i suoi buyer si faranno trovare pronti al grande passo? Ai posteri l’ardua sentenza. E ai tradizionalisti non resta ormai che incazzarsi per qualche Stelvein di troppo.

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La Puglia del vino in trasferta al Prowein di Dusseldorf

Straordinaria partecipazione, con oltre sessanta cantine espositrici, per la più importante fiera enoica mitteleuropea. Puglia che si candida tra le protagoniste del prossimo ProWein, manifestazione fieristica di rilevanza internazionale in programma a Düsseldorf dal 19 al 21 marzo, giunta alla sua 22esima edizione.

Eccellente la partecipazione dal Tacco d’Italia, con un incremento di oltre il 300% in dieci anni: saranno infatti oltre 60 le aziende vitivinicole pugliesi che, all’interno dell’area istituzionale della Regione Puglia – Unioncamere Puglia (Padiglione 16 stand A31), esporranno il meglio della loro produzione per rafforzare la propria presenza nel mercato tedesco e cogliere opportunità provenienti anche da altri mercati esteri.

Con 6257 espositori e 55.729 visitatori nella scorsa edizione, ProWein si riconferma la manifestazione di punta del settore a livello internazionale, richiamando nel cuore dell’Europa buyers, giornalisti e operatori da tutto il mondo.  Da sempre punto di riferimento anche per i produttori di vino pugliesi, da 16 anni ProWein vede la presenza collettiva di numerose aziende, coordinate dalla Regione Puglia e da Unioncamere Puglia “per consolidare il brand Puglia nel mondo”.

“A Düsseldorf per fare rete e presentare, nel corso di una vetrina internazionale, le eccellenze dei nostri vini – commenta l’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia, Leonardo di Gioia -. Nel corso della più importante manifestazione enologica del Nord Europa, la Puglia, ne sono certo, confermerà il valore indiscusso del proprio prodotto, in un mercato, quello tedesco, che è già da anni punto di riferimento del nostro export. La collaborazione tra l’Assessorato regionale Agricoltura e Unioncamere, consentirà alle imprese che parteciperanno di non mancare un appuntamento importantissimo per i produttori di vino, non solo come occasione di promozione ma anche come chance per confrontare  l’offerta di prodotti di  qualità con la domanda da parte dei buyer di tutto il mondo”.

I VINI DI PUGLIA
Primitivo, Negroamaro, Nero di Troia: sarà concentrata sui tre principali vitigni autoctoni a bacca rossa la partecipazione della Puglia a questa edizione di ProWein. Una scelta motivata dalla volontà di rafforzare i fiori all’occhiello della produzione vitivinicola regionale, che caratterizzano fortemente il nostro territorio e sono sempre più apprezzati da consumatori ed esperti nazionali ed esteri per la loro straordinaria autenticità e tipicità.

Due quindi le attività principali che la Puglia proporrà durante la tre giorni fieristica, per catalizzare l’attenzione di buyer e giornalisti sulla propria offerta. La prima all’interno dello spazio Enoteca nel Padiglione 16 stand A31, al centro dell’area espositiva, dove la De.S.A. – Deutschland Sommelier Association, condurrà tutti i giorni, dalle ore 10 alle 18, degustazioni delle etichette storiche e delle ultime novità proposte dagli espositori. In più, oltre alle degustazioni libere, ogni giorno alle 12 e alle 17 si terranno in Enoteca dei focus di approfondimento rispettivamente dedicati a Primitivo(domenica 19), Nero di Troia (lunedì 20) e Negroamaro (martedì 21), in cui le degustazioni saranno accompagnate da racconti del territorio e presentazione di itinerari enoturistici, per promuovere la conoscenza a 360° delle zone vitate di Puglia.

WINE TASTING
Altra vetrina di prestigio per i vini di Puglia saranno i tre wine tasting in programma nel Padiglione 13 Stand C 39, nell’area dell’editore Vinum, guidati dal giornalista Christian Eder. I tre appuntamenti, uno per ogni giorno di fiera, percorreranno la storia di Primitivo, Negroamaro e Nero di Troia con la degustazione di alcune etichette rappresentative per ogni vitigno. Vinum è il più autorevole editore di lingua tedesca, sul mercato da oltre 30 anni. La rivista ha una tiratura mensile di oltre 41.000 copie distribuite in Germania, e raggiunge oltre 250 mila lettori specializzati (ristoratori, buyer, giornalisti, enoappassionati) anche via web. Per la ProWein la tiratura sale a 60.000 copie, con un’edizione speciale che conterrà un dossier sulla Puglia del vino, quest’anno articolato come un itinerario ideale in cui coniugare insieme bellezze paesaggistiche e tipicità vinicole del territorio. 
Subito dopo la ProWein, la Puglia sarà pronta a raggiungere con i suoi vini l’altra meta dell’enologia internazionale, Verona, con la cinquantunesima edizione di Vinitaly, in programma dal 9 al 12 aprile.

LA CARICA DEI 60
Ecco l’elenco delle 60 aziende vinicole pugliesi che parteciperanno a Prowein: Albea – Alberobello (Ba) |  Alberto Longo – Lucera (Fg) | Amastuola – Massafra (Ta) |Apollonio – Monteroni di Lecce (Le) | Ariano – San Severo (Fg) | Baldassarre – San Donaci (Br) | Beato – Oria (Br) |Bonsegna – Nardò (Le) | Candido – San Donaci (Br) | Cantina di Ruvo di Puglia – Ruvo di Puglia (Ba) | Cantina Le Grotte – Apricena (Fg) | Cantore di Castelforte – Manduria (Ta) | Castel di Salve – Depressa di Tricase (Le) | Cerfeda dell’Elba – Sava (Ta) | Cignomoro – Taranto | Colle Petrito – Minervino Murge (Bt) | Commenda Magistrale – Maruggio (Ta) | Conte Spagnoletti Zeuli – Andria | Coppi – Turi (Ba) | Cupertinum – Copertino (Le) | D’Agostino – Novoli (Le) | De Falco – Novoli (Le) | Erminio Campa – Torricella | Felline – Manduria (Ta) | Ferri – Valenzano (Ba) | Feudi di Guagnano – Guagnano (Le) | Giuliani Vito Donato – Turi (Ba) | L’Antica Cantina – San Severo (Fg) | Le Vigne di Sammarco – Cellino San Marco (Br) | Massimo Leone – Foggia | Miali – Martina Franca (Ta) | Nuova Santa Barbara – San Pietro Vernotico (Br) | Ognissole–Cefalicchio – Canosa di Puglia (Bt) | Paradiso – Cerignola (Fg) | Pietraventosa – Gioia del Colle (Ba) |Pliniana – Manduria (Ta) | Rivera – Andria | Romoaldo Greco – Seclì | Rubino – Brindisi | Santa Lucia – Corato (Ba) |Santi Dimitri – Galatina (Le) | Schola Sarmenti – Nardò (Le) | Severino Garofano – Copertino (Le) | Soloperto – Manduria (Ta) | Taurino Cosimo – Guagnano (Le) | Teanum – San Severo (Fg) | Tenuta Coppadoro – San Severo (Fg) |Tenuta Giustini – S.Giorgio Ionico (Ta) |  Tenuta Marano – Guagnano (Le) | Tenute Girolamo – Martina Franca (Ta) |Terra Calò – Sava (Ta) |
Torrevento – Corato (Ba) | Trullo di Pezza – Torricella (Ta) | Vagliomassa–Bellanoa – Lecce |Varvaglione Vigne &Vini – Leporano (Ta) | Vecchia Torre – Leverano (Le) | Vetrère – Taranto | Vigneti Reale – Lecce |Villa Schinosa – Trani | Vinicola Imperatore – Adelfia (Ba)| Vinicola Mediterranea – S.Pietro Vernotico (Br).

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Voucher addio, vendemmia “in forse”: Coldiretti sul piede di guerra

Dall’idea di istituire voucher per il “noleggio” di “uno o due giorni di temporary export manager appositamente formati” nell’ottica di “internazionalizzazione delle aziende del vino italiano” – virgolettato da attribuire a Carlo Calenda, intervenuto nel settembre 2014 all’assemblea Federvini in qualità di vice ministro dello Sviluppo economico – all’abolizione totale dei voucher, votata giovedì dal Consiglio dei Ministri. L’Italia delle vendemmie si interroga, ora, sulle prospettive future.

“Occorre individuare immediatamente uno strumento ad hoc che sostituisca i voucher – tuona Coldiretti – e che tenga conto delle specifiche caratteristiche di stagionalità dell’agricoltura come avviene in tutti Paesi dell’Unione Europea”. E forse è proprio in questo senso che si sta muovendo il Governo. Il modello da imitare sarebbe proprio quello della Germania, dove in questi giorni si stanno riunendo molti imprenditori del vino italiano in occasione del Prowein di Dusseldorf. Una rivisitazione dei minijobs tedeschi, forma contrattuale studiata per il lavoro di breve durata o svolto in contesto familiare. Insomma, i voucher potrebbero semplicemente cambiare nome.

I VOUCHER DELLA DISCORDIA
Introdotti per la prima volta in agricoltura nel 2008, proprio in concomitanza con la vendemmia, i voucher sono stati negli anni criticati come “nuova forma di precariato”, per dirla con la Cgil.

“L’agricoltura nell’attività di preparazione dei terreni, di semine e trapianto di raccolta di ortaggi, frutta e uva è condizionata dagli andamenti climatici sempre più imprevedibili – evidenzia la Coldiretti – ed ha bisogno di strumenti che tengano conto di queste caratteristiche. Con la cancellazione dei voucher si mettono a rischio le produzioni agricole e si perdono opportunità di lavoro nei campi per integrare 50 mila giovani studenti, pensionati e cassa integrati impiegati esclusivamente in attività stagionali che in agricoltura ne sono gli unici possibili beneficiari”.

“A differenza degli altri settori – continua Coldiretti – l’utilizzo dei voucher in agricoltura è rimasto pressoché stabile negli ultimi anni con circa 2 milioni di buoni venduti per un totale di 350 mila giornate di lavoro, che hanno aiutato ad avvicinare al mondo dell’agricoltura giovani studenti e a mantenere attivi molti anziani pensionati nelle campagne. Si perde uno strumento che ha consentito nel tempo di coniugare gli interessi dell’impresa agricola, per il basso livello di burocrazia, con la domanda di lavoro di giovani studenti e pensionati in cerca di un reddito occasionale da percepire in forma corretta”.

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Prowein 2017: l’Umbria del Montefalco Grechetto Doc al debutto

Sono circa 74 le Docg e 333 le Doc che si spartiscono le quote dell’export italiano. In occasione di ProWein, la più grande fiera di vini e liquori del mondo, alle 400 denominazioni nostrane già esistenti se ne aggiungerà una nuova: il Grechetto, varietà bianca autoctona tra le più diffuse in Umbria, è stata introdotta a seguito delle recenti modifiche al disciplinare da parte del Consorzio Tutela Vini Montefalco tra le tipologie della denominazione Montefalco DOC. “L’inserimento della Montefalco Grechetto Doc apporta così ai bianchi della denominazione una connotazione territoriale più riconoscibile”, spiega il Consorzio.

Il battesimo della nuova tipologia enologica sul mercato tedesco è motivata dai recenti trend presentati dal Deutsches Weininstitut, che vedono i consumatori tedeschi muoversi lentamente verso i vini bianchi (nel 2015 il consumo totale di vino è 50% rosso, 40% bianco e 10% rosato). ProWein, dunque, rappresenterà un importante banco di prova anche per il rinnovato Montefalco Bianco DOC che abbandona nell’uvaggio il Trebbiano Toscano in favore del Trebbiano Spoletino, più qualitativo e dotato di caratteristiche intrinseche superiori agli altri trebbiani.

IL MERCATO TEDESCO
La Germania costituisce, ad oggi, il 12% della quota totale di export per i vini di Montefalco ed orienta il fatturato verso l’estero del 60% delle aziende vinicole del territorio. 
Nel 2016, l’Umbria è stata una delle prime quattro regioni (dopo Liguria, Puglia e Valle d’Aosta) con crescita più vivace in termini di vendita di prodotti vinicoli all’estero (+11,6%). Una crescita che fa salire il valore dell’export italiano di circa 25milioni di euro. Il 16,7% della produzione di vino in Umbria è rappresentato dai vini di Montefalco: nello specifico il 6,3% dal Montefalco Sagrantino Docg e il 10,4% dal Montefalco Doc.

L’ultimo decennio ha segnato una importante crescita per le denominazioni montefalchesi. La superficie di vigneto iscritta a Docg è quintuplicata (da 122 a circa 610 ettari), sono state costruite oltre trenta nuove cantine e la produzione del Sagrantino è quadruplicata, passando da 660 mila a circa 2,5 milioni di bottiglie.

PROWEIN PRIMA DI VINITALY
“Questi dati non riescono pienamente a restituire la percezione del lavoro lungo e scrupoloso che è stato fatto negli ultimi dieci anni e che ha condotto lo scenario montefalchese a un rinnovamento totale – spiega Amilcare Pambuffetti, Presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco -. Oggi, il nostro territorio punta in alto con grande consapevolezza e sono fortemente convinto che i 25 anni della Docg Montefalco Sagrantino, denominazione identitaria della nostra produzione, saranno di buon auspicio per affermare la nostra autenticità”.

Entrambe le denominazioni, Montefalco Grechetto Doc e Montefalco Bianco Doc saranno in degustazione anche per l’imminente appuntamento con Vinitaly.

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Vitevis brinda al suo primo compleanno: bilancio positivo

Alberto Marchisio

E’ decisamente pieno il bicchiere con cui Vitevis brinda al suo primo compleanno. A distanza di dodici mesi dalla nascita della realtà vitivinicola che il 1° luglio 2015 ha unito tre storiche cantine del territorio vicentino – la Cantina Colli Vicentini di Montecchio Maggiore, la Cantina di Gambellara e la Cantina Val Leogra di Malo – il presidente Gianni Mazzocco e il direttore Alberto Marchisio fanno il punto sul primo anno di attività.  “Il bilancio è fortemente positivo – afferma Marchisio – soprattutto per quanto riguarda la capacità di penetrazione sui mercati esteri. La partecipazione come realtà unica alle tre principali fiere europee di settore, il Prowein a Düsseldorf, Vinitaly a Verona e la London Wine Fair, si è rivelata vincente. Valorizzando le eccellenze delle singole cantine con attività concrete, come il lancio della nuova linea “Monopolio” che riprende l’antico nome della Cantina di Gambellara e propone la Garganega di vigneti di collina selezionati per qualità, stiamo riscontrando sempre più interesse per i vini del nostro territorio da parte degli operatori”.  A spingere le produzioni di eccellenza sui mercati esteri sono anche i premi conquistati nell’ultimo anno dall’etichette di punta del gruppo, a partire dal Carlo V Rosso Veneto Igt 2013 e dal Prosecco Doc Romeo, vincitori della medaglia d’oro al Sakura Japan Women’s Wine Award, al Gambellara Classico Doc “Monopolio” 2015, a cui sono andate la medaglia d’argento al Concours Mondial di Bruxelles e la medaglia di bronzo al Decanter Word Wine Awards 2016, per citare solo alcuni dei riconoscimenti internazionali ottenuti.   Il gruppo Vitevis, in forte crescita anche sul valore dell’imbottigliato, sorride anche sul fronte interno sia per la crescita del numero dei viticoltori associati, che hanno superato quota 1.500 con oltre 2.200 ettari vitati in 56 Comuni delle province di Vicenza e Verona, sia per l’aumento del fatturato dei quattro punti vendita di Malo, Gambellara, Torri di Quartesolo e Montecchio Maggiore.  “Gli obiettivi prioritari per i prossimi dodici mesi – spiega il presidente Gianni Mazzocco – sono un’ulteriore crescita in Italia e all’estero attraverso progetti mirati, tra cui la nascita di una linea dedicata ai vini biologici. La capacità di offrire una gamma completa di vini del territorio vicentino con un’elevata qualità si sta rivelando strategica sia sui mercati in cui eravamo già presenti come singole realtà sia in quelli di nuovo arrivo”.

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L’Oltrepò pavese pronto a ”invadere” la Russia

Grande fermento al Consorzio di Tutela Vini dell’Oltrepò Pavese reduce dal Prowein 2016 dove si è presentato con le sue eccellenze Pinot Nero e Metodo Classico intenzionato ad espandersi sempre più oltre i confini regionali e nazionali. ”Dobbiamo internazionalizzare vini e territorio un po’ per scelta e un po’ per necessità. I dati dell’osservatorio internazionale dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) attestano un consumo di vino calato del 6% nel 2014 a 20.4 milioni di ettolitri. Si è al minimo storico. I principali istituti di ricerca e statistica nazionali fotografano consumi interni sotto i 30 litri pro capite nel 2015, contro i 45 del 2007. Il vino italiano di qualità ha bisogno di diversificazione, di target e di mercati” queste le parole di Emanuele Bottiroli, direttore e segretario del Consorzio, a Voghera News e a La Provincia Pavese.  Svariate le iniziative pianificate per perseguire questo ambizioso obiettivo che passerà  anche dalle profonda revisione dei disciplinari di produzione, già in atto con la collaborazione di Uiv e Università di Milano. A fine marzo sarà presentato il programma ”Oltrepò Export Academy” al quale parteciperanno nomi illustri del mondo del vino italiano e internazionale. I produttori andranno a lezione di inglese tecnico, di marketing strategico, di tendenze anche in ambito packaging delle bottiglie, parteciperanno a degustazioni comparative per conoscere meglio i competitor sui mercati esteri e capire le evoluzioni dei gusti dei consumatori internazionali. ”Non basta più dire che il vino è buono perché così piace a noi e piaceva ai nostri padri, dobbiamo riflettere in cerchio sulle mutate abitudini dei winelovers, da quelli italiani a quelli che abitano dall’altra parte del mondo”, questa la presa di coscienza di Emanuele Bottiroli. Tra i paesi obiettivo del Consorzio anche i paesi dell’Est con i quali si stanno già muovendo i primi passi. In particolare, si è appena conclusa una tavola rotonda  al centro Riccagioia  (Centro di Ricerca Formazione e Servizi della Vite e del Vino) tra Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, Comunità Montana e una delegazione di professionisti, diplomatici ed  investitori russi ed armeni per dare maggiore visibilità ai prodotti  e alle tradizioni dell’Oltrepò in un’ottica di possibili accordi economici.  ”Il dialogo avviato dovrà essere capillarmente esteso al sistema impresa territoriale, nella certezza che per andare lontano serve un grande gioco di squadra” ha spiegato Michele Rossetti, presidente del Consorzio che ha scoperto durante l’incontro che è proprio il Pinot nero, del quale Oltrepò vanta la maggior superficie vitata, il vino preferito dal premier Vladimir  Putin. Mentre il Consorzio si augura di vendere presto il suo Pinot nero a Putin noi ci auguriamo che davvero gli sia gradito, non si possono mai prevedere le reazioni dello zar di ghiaccio.
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Nobile di Montepulciano, nuovo logo in passerella al Prowein di Dusseldorf

Tutti pazzi per il nuovo brand del Consorzio del Vino Nobile. Il restyling del grifo è piaciuto anche al mercato tedesco, ma non solo, che in questi giorni alla Prowein di Dusseldorf ha avuto il piacere in anteprima di vedere il nuovo logo campeggiare sullo stand consortile di una delle fiere di riferimento in Europa anche per il vino italiano. “Possiamo dirci più che soddisfatti di questa prima uscita fieristica dell’anno – commenta Andrea Natalini, presidente del Consorzio del Vino Nobile – per un mercato, quello tedesco che già nel 2015 è tornato a crescere, ma che per l’anno in corso sta già dando degli ottimi risultati già a partire da questo primo trimestre”. A Dusseldorf il Consorzio è stato presente anche quest’anno con uno stand che ha raccolto alcune aziende in forma diretta e la denominazione al completo presso il banco d’assaggio preso letteralmente d’assalto da operatori principalmente del mercato Mitteleuropeo, ma non solo dal momento che la Prowein è storicamente una fiera aperta al trading internazionale. Tre giorni di grande lavoro con centinaia di contatti diretti pronti a scoprire le ultime annate in commercio da poco presentate all’Anteprima del Vino Nobile, il Nobile 2013 e la Riserva 2012.

IL NUOVO LOGO

E in attesa di sfoggiare nell’appuntamento italiano dell’anno, il Vinitaly di Verona, a Dusseldorf il Consorzio del Vino Nobile si è presentato con il nuovo brand, derivato dal lungo processo di “restyling”. Il nuovo “sigillo” che accompagnerà i prossimi anni l’immagine coordinata del Vino Nobile è ancora il simbolo di Montepulciano, il grifo, proposto sotto un altro aspetto, ovvero seduto sopra la città, Montepulciano, a salvaguardia di questa, ma con le ali spiegate, pronto a spiccare il volo, così come ha fatto negli ultimi anni il suo vino. Proprio quello tedesco è il mercato dove il grifo, il Vino Nobile, è volato più in alto nel corso del 2015. La Germania infatti torna a crescere del 3 per cento con il 46% per cento del totale della quota esportazioni e resta il primo paese per le vendite del Nobile. Strepitosa performance anche per la Svizzera (+7%) che con il 17 per cento rappresenta un importante sbocco. Il dato più significativo arriva ancora una volta dagli Stati Uniti che segnano un + 10% nel 2015 arrivando a rappresentare il 20 per cento dell’export del Nobile. Successo anche per i mercati asiatici ed extra Ue con oltre il 7 per cento delle esportazioni. In linea con gli ultimi anni dunque anche il 2015 si conferma anno dell’export con una quota destinata all’estero pari all’80 per cento di prodotto, mentre il restante 20% viene commercializzato in Italia. A proposito di mercato nazionale le principali vendite sono registrate in Toscana per il 47%, dato al quale si aggiunge il 19 per cento delle vendite al Centro. Al Nord è stato venduto il 16% del totale, mentre è cresciuta del 4% toccando quota 17 per cento, la vendita diretta in azienda.

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Greco, Fiano e Taurasi: le docg irpine debuttano al Prowein

Sarà Alessandro Scorsone, uno tra i più noti sommelier italiani, volto televisivo e curatore di guide, a fare da padrino ai vini irpini che per la prima volta sbarcheranno al Prowein di Düsseldorf. La partecipazione alla fiera, considerata da molti operatori di settore quella con il più alto tasso di professionalità è stata fortemente voluta dalla Camera di Commercio di Avellino, da sempre attenta alla promozione dei vini irpini che già detengono una quota export del 15% verso la Germania per un valore di 2.4 milioni di euro. In programma presso lo stand De.s.a. (Deutschland Sommelier Association) nel padiglione Italia, da sempre uno dei più frequentati, wine tasting delle tre Docg Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi, uno al giorno. ”Tre degustazioni da non perdere per approfondire la conoscenza con tre vini che raccontano un sud Italia sorprendente, diverso, tutto da scoprire”, ha dichiarato Sofia Biancolin, presidente De.s.a.  Tre vini di grande valore prodotti in pochi chilometri quadrati secondo Scorsone che li fa rientrare di diritto nel gotha della produzione enoica mondiale, con delle etichette in grado di stupire anche gli esperti più smaliziati.

Le tre Docg irpine rappresentano il 75% delle Docg Campane. Curioso che sul sito del Consorzio di Tutela dei Vini Irpini, che sembra quasi abbandonato, non si faccia menzione dell’evento e che sia stata proprio la Camera di Commercio a farsi carico del “battesimo” di questi grandi vini al Prowein. Il Consorzio di Tutela dei Vini Irpini durante il recente convegno ”L’Irpinia del Vino tra mercato locale e mercato globale”, tenutosi lo scorso 25 Febbraio ad Avellino è stato fortemente attaccato. Ritenuto inefficace ed inesistente, sono state richieste richieste le dimissioni della Presidentessa Milena Pepe, colpevole di non aver saputo rivoluzionare quest’organismo che in questi anni non ha fatto nulla per le aziende del territorio, a causa soprattutto dell’egocentrismo di molte cantine troppo concentrate a far crescere il loro di brand e senza rendersi conto che l’unico modo di affacciarsi al mercato sia quello di fare strategie comuni. Modalità operative ben distanti dal vincente Consorzio dei Vini Sannio, che sarà comunque presente al Prowein o da realtà come quelle della Toscana che ha addirittura dato luce ad A.vi.to proprio per intraprendere azioni coese sui nuovi mercati.

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