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Enoturismo

Airbnb, Palermo meta mondiale 2025: 6 vini da provare (in un loft del centro storico?)


La città di Palermo è meta mondiale 2025 di Airbnb. Il turismo esperienziale continua a crescere e a dimostrarlo sono proprio i dati del noto motore di ricerca di alloggi e destinazioni Airbnb. Palermo brilla come unica meta italiana presente tra le destinazioni più trendy per il 2025, insieme a luoghi mozzafiato come Puerto Escondido, Les Deux Alpes e Tokyo. Il capoluogo siciliano, grazie alla sua ricca storia, architettura, arte e cultura, è una delle principali destinazioni per i viaggi di coppia nell’anno nuovo. Con l’introduzione di nuove rotte aeree verso Palermo nel 2025, sempre più turisti potranno esplorare i principali punti di riferimento della città. Naturalmente, senza perdere l’occasione di gustare la prelibata cucina palermitana, in abbinamento ai vini locali. Magari soggiornando in uno dei loft del centro storico disponibili: davvero economico, al momento, quello suggerito da Airbnb.

6 VINI DA NON PERDERE A PALERMO, META 2025 MONDIALE PER AIRBNB

Nella città e nella provincia di Palermo ricadono ufficialmente, secondo i disciplinari produttivi, otto denominazioni di origine dei vini. Oltre alla Doc Sicilia e all’Igt Terre Siciliane, si tratta di Alcamo Doc, Contea di Sclafani Doc, Contessa Entellina Doc e Monreale Doc. Non risultano rivendicate – e dunque disponibili a livello commerciale – altre due denominazioni del vino della provincia di Palermo come Valle Belice Igt e Fontanarossa di Cerda Igt. Ecco 6 vini da non perdere a Palermo, meta 2025 mondiale per Airbnb.

  • Alcamo DOC: Questa denominazione interessa sia la provincia di Trapani che quella di Palermo. Nella provincia di Palermo, comprende i comuni di Balestrate, Camporeale, Monreale, Partinico, San Cipirello e San Giuseppe Jato. Il vino della Doc Alcamo da assaggiare a Palermo? Alcamo Classico Doc Bio “Vigna Casalj” di Tenuta Rapitalà.
  • Contea di Sclafani DOC: Coinvolge le province di Palermo, Caltanissetta e Agrigento. Nella provincia di Palermo, include i comuni di Valledolmo, Caltavuturo, Alia, Sclafani Bagni e parte di Petralia Sottana, tra gli altri. Il vino della Doc Contea di Sclafani da assaggiare a Palermo? Rosso del Conte Sicilia Contea di Sclafani Doc di Tasca d’Almerita.
  • Contessa Entellina DOC: Questa denominazione è circoscritta al comune di Contessa Entellina, situato nella provincia di Palermo. Il vino della Doc Contessa Entellina da assaggiare a Palermo? Contessa Entellina Doc Mille e Una Notte, Donnafugata.
  • Monreale DOC: Riguarda l’area intorno alla città di Monreale e altri comuni limitrofi nella provincia di Palermo. Il vino della Doc Monreale da assaggiare a Palermo? Il Cataratto “Vigna di Mandranova” di Alessandro di Camporeale.
  • Sicilia DOC: Questa denominazione copre l’intero territorio della regione Sicilia, includendo quindi anche la città e la provincia di Palermo. Il vino della Doc Sicilia da assaggiare a Palermo? Il “Viafrancia” di Baglio di Pianetto.
  • Terre Siciliane IGT: Anche questa indicazione geografica tipica abbraccia tutta la regione Sicilia, comprendendo la provincia di Palermo. Il vino della Igt Terre Siciliane da assaggiare a Palermo? “Angimbé” Tenuta Ficuzza di Cusumano.
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Paura dell’alcoltest al ristorante? Tranquillo. Ti porta a casa il ristoratore


Hai bevuto vino al ristorante e hai paura dell’alcoltest? Nessun problema. Il ristoratore ti porta a casa e la patente è sana e salva. Ad una condizione: devi abitare a Venturina Terme, in provincia di Livorno. L’idea è di Stefano Sinibaldi, titolare del Bistrot Mezzo Km nella frazione di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno. Una risposta, anzi una provocazione bella e buona, al nuovo codice della strada (già criticatissimo nel settore). Dal 14 dicembre 2024, pene e sanzioni per chi si mette al volante sopra al limite di 0,5 grammi per litro (tasso alcolemico rimasto comunque invariato rispetto al passato) sono state infatti inasprite. E gli effetti dell’entrata in vigore della stretta (economica) sull’alcol alla guida sono già clamorosi. Ben 38.200 patenti ritirate in seguito a oltre 760 mila alcoltest eseguiti dalla Polizia stradale, sul territorio nazionale.

NUOVO CODICE DELLA STRADA: TI PORTA A CASA IL RISTORATORE

Numeri che fanno un baffo al ristoratore livornese intervenuto ieri sera su Rete 4, durante la trasmissione Dritto e Rovescio condotta da Paolo Del Debbio. «Ho un bistrot a Venturina Terme, in provincia di Livorno – ha spiegato Stefano Sinibaldi di “Mezzo Km” – e con il nuovo decreto ci è calata moltissimo la vendita di vino. Non sono contro il decreto, ci mancherebbe. Anzi, sono contro quelli che bevono troppo. Ma, con il mio servizio di cortesia, permetto ai clienti che prenotano di essere riportati a casa, a fine cena. Lo posso fare solo nel Comune. Visto che la cosa funziona, la prossima settimana avrò una riunione con i ristoratori del mio Comune per estendere il servizio e meglio organizzarlo, inserendo ncc o taxi». A quel punto, «i ristoranti che aderiscono all’iniziativa potranno portare a casa la gente».

CONSUMI DI VINO E ALCOL CALATI AL RISTORANTE: TROPPA PAURA PER LA PATENTE

L’intervento del ristoratore Stefano Sinibaldi è stato anticipato dal servizio di Lorenzo Caroselli. Protagonisti alcuni ristoratori di Milano, che hanno confermato il calo drastico dei consumi di vino e alcolici da parte dei clienti, dall’entrata in vigore delle nuove norme del codice della strada. Le multe da 573 euro per un tasso alcolemico da 0,5 a 0,8, si spingono fino a 6 mila euro. E la sospensione della patente arriva fino a due anni. Abbastanza per fungere da ulteriore deterrente. Una vera e propria mazzata per gli operatori Horeca.

«I consumi sono più che dimezzati – riferisce al giornalista di Dritto e Rovescio un ristoratore – non beve più nessuno. Si beve meno della metà rispetto a prima». «Andiamo ad acqua perché è entrato in vigore il nuovo codice della strada», confermano due clienti di un’altra attività. «La gente di zona che va a casa piedi, beve. Però – sottolinea il secondo ristoratore milanese intervistato – lavoro anche con gente fuori zona, che ha il terrore addosso di bere un bicchiere di vino e poi andare a casa in macchina». In studio, opinionisti divisi tra detrattori e sostenitori delle nuove norme caldeggiate dal ministro Matteo Salvini. Finale melanconico per il giornalista Lorenzo Caroselli, costretto a tornare a casa in taxi dopo aver consumato, tra un’intervista e l’altra, uno Spritz, un bicchiere di vino bianco e un Gin Tonic.

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Sequestrati 1.000 litri di alcol e liquori clandestini in provincia di Salerno (video)


Operazione della Guardia di Finanza di Salerno nei giorni scorsi, contro la produzione clandestina di alcolici. Le Fiamme Gialle della Compagnia di Nocera Inferiore hanno sequestrato quasi 1.000 litri di prodotti alcolici tra liquori già confezionati e alcol puro non ancora utilizzato. L’intervento, volto a contrastare le frodi nel settore delle accise e delle imposte indirette sulla produzione e sui consumi, ha portato alla scoperta di un vero e proprio opificio illegale nel comune di Angri. Il deposito, situato in un box di circa 20 metri quadrati, era stato adibito alla fabbricazione abusiva di bevande alcoliche, in violazione delle normative igienico-sanitarie e senza le dovute autorizzazioni.

Durante l’ispezione sono stati rinvenuti 984 litri di prodotto complessivo. Si tratta di 300 litri di alcol puro di contrabbando, ancora conservato in una cisterna di plastica. La parte restante è di 684 litri di liquori già confezionati, tra cui grappa, limoncello, meloncello, fragolino, pistacchio, bananino e cioccolato, pronti per la vendita in taniche e bottiglie di varia capacità. Il responsabile, un cittadino italiano, è stato segnalato alla Procura della Repubblica e dovrà rispondere delle accuse di “Sottrazione all’accertamento e al pagamento dell’accisa sull’alcole e sulle bevande alcoliche” e di “ricettazione”.

MAXI SEQUESTRO DI ALCOL E LIQUORI AD ANGRI (SALERNO)

Le frodi nel settore delle accise, categoria in cui si inserisce l’ultimo ingente sequestro di alcol e liquori clandestini avvenuto in provincia di Salerno, causano gravi danni alle entrate dello Stato e distorcono le regole della concorrenza, penalizzando le imprese che operano nella legalità. Questo genere di interventi non solo tutela la competitività del mercato, ma favorisce lo sviluppo imprenditoriale e garantisce un contesto economico più equo. Oltre al danno economico, c’è anche un serio rischio per la salute pubblica.

I liquori di contrabbando, infatti, sfuggono a qualsiasi controllo qualitativo e di sicurezza e potrebbero contenere impurità o sostanze contaminanti dannose per i consumatori. L’operazione della Guardia di Finanza rappresenta un ulteriore passo nella lotta alla produzione e commercializzazione illegale di bevande alcoliche, a tutela sia dell’economia nazionale che della salute dei cittadini.

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Birra

Nuovo magazzino CAB LOG provincia Verona: smisterà 250 milioni litri birra AB InBev


FOTONOTIZIA – Settantamila pallet di capienza, cinquantamila metri quadri di superficie, la possibilità di smistare più di 250 milioni di litri di birra in un anno. Ad ottobre CAB LOG inaugurerà un nuovo spazio logistico ad Oppeano, in provincia di Verona. Obiettivo: servire lo storico cliente AB InBev, leader mondiale nel settore della birra con la distribuzione di marchi come Corona, Leffe, Stella Artois e Beck’s.

L’accordo permette alle due società di «rinnovare una collaborazione pluriennale e già duratura – spiega Massimo Berti, direttore generale di CAB LOG – oltre a dar vita ad una nuova sede dove lavoreranno circa 150 persone, di cui almeno cento assunte tra magazzino, trasporti e ufficio e che darà una spinta decisa verso l’intermodale».

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Tenuta del Monsignore: a Rimini la terza cantina più antica del mondo


La terza cantina più antica del mondo si trova in provincia di Rimini. È Tenuta del Monsignore di San Giovanni Marignano, azienda famigliare riminese che si riscopre, quasi a sorpresa, tra le più longeve e antiche del mondo, al pari di colossi come Marchesi Antinori. E finisce così, di diritto, nel Registro delle imprese storiche. La notizia è stata diffusa da
Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini, di cui Tenuta del Monsignore è socia, in occasione dell’ufficializzazione dell’ingresso nel Registro nazionale delle imprese storiche italiane di Unioncamere.

Fondata nel 1385, appartiene da sempre alla famiglia Bacchini. Il primato raggiunto – o meglio il terzo posto nel ranking mondiale delle cantine più antiche del mondo – è dovuto al contributo di un team di esperti che è riuscito a risalire alle origini della cantina di San Giovanni Marignano. A condurre la ricerca sono stati i professori Francesco Raimondi e Lucia de Nicolò per la parte archivistica e il dottor Emiliano Bianchi per la traduzione di alcuni testi in latino.

Una scoperta da record. «Stando all’elenco della rivista di economia americana Family Business – spiega con orgoglio Sandro Bacchini, attuale titolare di Tenuta del Monsignore – siamo la terza azienda agricola-vinicola al mondo al pari di Marchese Antinori. Davanti a noi ci sono solo Château de Goulaine, nella Loira, nata nell’anno 1000, e la fiorentina Barone Ricasoli, fondata nel 1141».

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“Vinoleno”: in provincia di Piacenza un weekend dedicato al Vin Santo di Vigoleno


Alzi la mano chi conosce il Vin Santo di Vigoleno Doc Colli Piacentini. A guidare due giornate di incontri, racconti e degustazioni alla scoperta di una delle Doc più piccole d’Italia saranno i produttori dell’Associazione Produttori Vin Santo di Vigoleno Doc, assieme ai sommelier Matteo Cordani e Laura Sandoli. L’appuntamento è per sabato 19 e domenica 20 novembre a Vigoleno, frazione del comune di Vernasca in cui sorge l’omonimo castello, location dell’evento. Solo uno dei tanti luoghi incantati della provincia di Piacenza, tra i borghi più belli d’Italia.

Dal sabato pomeriggio fino alla domenica sera sarà possibile visitare gli stand dei diversi produttori, degustarne le diverse annate nelle loro diverse espressioni ed entrare in questo piccolo mondo di storia, gusto e tradizione secolare, accompagnati dai suoi protagonisti. I produttori di questo vino passito e invecchiato così pregiato e dalla produzione limitatissima si possono contare sulle dita di una mano.

Insieme alle cantine del borgo di Vigoleno saranno presenti altri produttori di vini passiti del territorio piacentino, così vocato alla coltivazione della Malvasia di Candia Aromatica, uva perfetta per l’appassimento. Da quest’anno saranno presenti anche ospiti da altri territori.

IL VIN SANTO DI VIGOLENO


Vino passito e invecchiato per un minimo di 5 anni in botti in legno, il Vin Santo di Vigoleno viene comunemente annoverato tra i vini da meditazione. Rappresenta una delle doc più piccole d’Italia, tutelato dal Consorzio dei Colli Piacentini, prodotto esclusivamente dalle cantine del piccolo borgo di Vigoleno, oggi frazione del comune di Vernasca, in Alta Val d’Arda.

Le uve che lo compongono provengono per almeno il 60% da vitigni autoctoni, Santa Maria e Melara, ad oggi oggetto di studio e tutela da parte dell’Università Cattolica di Milano nella sua sede di Piacenza e di altri importanti poli di studio e ricerca. Altri vitigni permessi in minor quantità sono Bervedino, Ortrugo, Trebbiano Romagnolo.

Frutto di una tradizione tramandata da secoli nelle diverse cantine dell’ex contado amministrato dal Castello, dal 1998 fa parte della Doc “Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno“. Un disciplinare dedicato che ne regolamenta la produzione. Nel 2008, per volontà di un gruppo di viticoltori di Vigoleno, viene creata l’Associazione Produttori Vin Santo di Vigoleno, volta alla tutela e alla valorizzazione di questo antico prodotto ancora oggi (e forse soprattutto oggi)  così ricercato.

Dal maggio 2018, l’associazione organizza l’evento dedicato al Vin Santo di Vigoleno, “Vinoleno“, proprio all’interno delle mura del suo castello, tra piazze e stretti vicoli. Info e programma: +39 375 5356788 e +39 320 8936104.

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Don Pietro Cesena, il parroco che invita a bere vino buono: “Astemi? Niente Paradiso”

“Vi invito a bere con abbondanza vino buono, perché il vino è segno della vita eterna. In Paradiso, fratelli miei, gli astemi non potranno venire, perché si beve vino!“. Così Don Pietro Cesena, durante la Santa Messa di Natale delle 10.30 nella Parrocchia dei Santi Angeli Custodi di Borgotrebbia, in provincia di Piacenza. Il video dell’omelia del sacerdote è diventato virale in poche ore.

Il sacerdote non è nuovo a prediche originali. Nel settembre 2019, durante un’omelia, aveva dichiarato che “alcuni rapper sono degli stronzi” e che se ne incontrasse uno “lo picchierebbe”.

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Enologi licenziati da Cantina Toblino: il caso finisce in Consiglio Provinciale

Il caso dei due enologi licenziati da Cantina Toblino, su cui si è espresso anche il numero uno di Assoenologi Riccardo Cotarella, finisce ora sul tavolo del presidente del Consiglio provinciale di Trento, Walter Kaswalder (nella foto).

Attraverso l’interrogazione n. 1933, il consigliere Filippo Degasperi (Gruppo Consiliare Onda Civica Trentino) chiama in causa la cooperativa di Sarche di Madruzzo (TN), guidata dal presidente Bruno Luterotti e dal direttore Carlo de Biasi, sino ad oggi trinceratasi nel silenzio stampa.

“Cantina Toblino: licenziamenti prestestuosi per coprire scelte pericolose?”. Questo il titolo dell’interrogazione di Degasperi a Kaswalder. Nelle due pagine si ripercorrono le ragioni, ritenute pretestuose, per le quali i due enologi Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli sarebbero stati licenziati “per giusta causa”.

“Il 12 ottobre 2020 – si legge sull’interrogazione n. 1933 del Consiglio provinciale di Trento – la Cantina Toblino ha licenziato in tronco due enologi da lungo tempo inseriti nell’organico. Da quanto si apprende la ‘giusta causa’ che ha portato al recesso del contratto di lavoro è l’interpretazione ‘prudente’ che pone a 9 %vol il grado minimo naturale per destinare l’uva ad essere vinificata come ‘atta a IGT Vigneti delle Dolomiti’.

“Tale lettura risale a vari lustri indietro nel tempo, è stata condivisa con gli organi di controllo, è adottata anche da altre cantine trentine ed è stata condivisa dal cda della stessa Toblino. Il provvedimento disciplinare ha chiesto conto perché non sia stato invece interpretato un grado minimo di 8,50 %vol, ponendo di partire dai 10 %vol prescritti al consumo dal disciplinare, prima di un eventuale arricchimento consentito, non imposto, fino 1,50 %vol”, continua il consigliere del Gruppo Consiliare Onda Civica Trentino

A differenza di quanto avviene con le DOC, nel disciplinare IGT ‘Vigneti delle Dolomiti’ non vi è nessuna indicazione sulla gradazione minima naturale che le uve devono avere per essere rivendicate come tali. Il grado minimo delle uve garantisce, attraverso il vinificatore, la migliore qualità possibile del prodotto al consumatore, e tutela l’immagine del territorio di cui porta il nome (patrimonio Unesco).

“Questo provvedimento, pur in una sfera privata, crea un pericoloso precedente nei confronti di tutti quei professionisti del campo agroalimentare, che si adoperano, anche con la prudenza professionale, per la migliore valorizzazione e difesa delle produzioni agroalimentari trentine”, si legge ancora sul testo dell’interrogazione.

“La qualità dei vini ‘Vigneti delle Dolomiti’ prodotti da uve a soli 8 % vol potrebbe essere discutibile e dunque è preferibile indirizzare queste produzioni verso denominazioni generiche come ‘Vino Bianco’ o ‘Vino rosso'”.

L’immissione sul mercato di simili produzioni va a danneggiare anche il lavoro dei piccoli vignaioli indipendenti del Trentino che spesso scommettono su questa appellazione per le proprie produzioni artigianali di eccellenza. Si rileva che la vicenda, come era logico, ha avuto un ampio riscontro mediatico sia locale che nazionale”.

Lorenzo Tomazzoli aveva iniziato la sua carriera di enologo proprio a Cantina Toblino, l’1 settembre 1982

Nell’interrogazione si cita anche l‘intervista rilasciata a WineMag.it dai vertici dell’Associazione nazionale enologi ed enotecnici: “Vi è stato anche l’intervento del presidente nazionale di Assoenologi, Riccardo Cottarella, che ha evidenziato il corretto operato dei due professionisti, differentemente dalla cantina sociale”.

Non si è invece registrato nessun intervento da parte degli organi deputati alla vigilanza, controllo, tutela e promozione della denominazione “Vigneti delle Dolomiti”: Assessorato all’agricoltura, Consorzio di tutela Vini del Trentino, Camera di Commercio e altri servizi. Quale immagine del Trentino e del suo sistema cooperativo passa ai cittadini trentini e non?”.

Infine, alcune richieste al presidente Walter Kaswalder, scopo appunto dell’interrogazione. “Vorrei sapere se intende intervenire e con quali tempi per la modifica del disciplinare ‘Vigneti delle Dolomiti’ al fine di sopperire la chiara mancanza del grado minimo naturale delle uve, in maniera da evitare diverse future, possibili, pericolose interpretazioni”.

“Se intende tutelare la denominazione in oggetto, attraverso i vari organi deputati e mediante l’eventuale revisione del disciplinare, con la scelta di un grado minimo naturale congruo per la qualità dei vini che vengono accostati al territorio delle Dolomiti, patrimonio dell’umanità Unesco”.

Se vi sono interventi di sostegno economico e legislativo a difesa dei produttori delle uve emblema del territorio, Nosiola, Mueller, Enantio e Schiava che rischiano di pagare in prima persona le discutibili scelte del sistema cooperativo; la posizione assunta rispetto alla questione in premessa dal consorzio vini del Trentino e dalla Camera di Commercio”.

Degasperi chiede poi “quali azioni di promozione intendono attivare gli organi preposti ed in convenzione con la Provincia per rimediare all’impatto negativo provocato dalla vicenda? Si intende avviare una verifica delle procedure di controllo e revisione della gestione della cooperativa ed in particolare di Cda e direttore generale, vista lo scarico di responsabilità messo in opera con il provvedimento in oggetto?”.

Non ultimo: “Si intende censurare l’operato dell’azienda che ha introdotto un precedente rispetto a ciò che normalmente e prudenzialmente fanno molte altre cantine trentine? Si intende attivare l’Agenzia del lavoro per la verifica degli aspetti relativi al licenziamento richiamato in premessa?”. La risposta del numero uno della Giunta provinciale di Trento avverrà in maniera scritta, nei prossimi giorni.

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Merano Wine Festival 2020 rimandato a marzo 2021: “Sarà primavera vino italiano”

Il Merano Wine Festival 2020 è stato rimandato al 2021. Lo conferma in esclusiva a WineMag.it l’organizzatore Helmuth Köcher, raggiunto telefonicamente dalla redazione. Si tratta dell’ultima vittima illustre di Covid-19 in un annus horribilis che ha già visto saltare Vinitaly, ProWein e Mercato dei Vini e dei Vignaioli Fivi.

La 29a edizione della kermesse altoatesina, in programma a Merano dal 6 al 10 novembre, è rinviata dal 26 al 30 marzo 2021, nella cittadina dell’Alto Adige. “Un periodo simbolico – commenta Helmuth Köcher a WineMag.it – dal momento che sarà primavera: sarà un po’ la primavera del vino italiano, quando, ci auguriamo, avremo messo ormai l’emergenza Coronavirus alle spalle”.

A causare la cancellazione del Merano Wine Festival 2020 sono state le misure intraprese in Alto Adige dove, nelle ultime ore, sono state chiuse anche alcune scuole.  Sono 124 i positivi al Covid-19, secondo le ultime statistiche, su un numero di tamponi pari a 1.573.

“Il presidente della giunta provinciale di Bolzano – commenta ancora Köcher – ha emanato un decreto che stabilisce che da lunedì fino 30 novembre non potranno essere organizzati eventi pubblici che prevedano somministrazione di bevande e cibi”.

“Una misura – continua il numero uno della kermesse meranese – che chiaramente ci interessa direttamente. Puntiamo dunque su un’edizione 2020 digitale, dal momento che la piattaforma a cui lavoro da maggio, prevista in parallelo, è pronta al salto in prima linea”.

La 29° edizione del Merano Wine Festival si terrà dunque online, con le date confermate dal 6 al 10 novembre. “Sarà possibile l’interazione con i produttori, partecipare a degustazioni online e show cooking, anche grazie all’apporto di app come Telegram“.

Continua Helmuth Köcher, in esclusiva a WineMag.it: “Metteremo in evidenza le schede tecniche dei vini premiati, le specifiche delle cantine e tutte le descrizioni utili a un’esperienza a 360 gradi. L’edizione digitale non sostituisce quella che abbiamo dovuto cancellare, ma darà comunque visibilità ad ogni azienda”.

Il tutto in attesa di quella che Köcher definisce la “primavera del vino italiano“. “L’obiettivo è organizzare una 29° edizione speciale: abbiamo già ottenuto la conferma delle disponibilità di tutte le sale, dal 26 al 30 di marzo. Un periodo simbolico, che segna la rinascita: saremo infatti in primavera e la temperatura, a Merano, supererà i 20 gradi. Un momento che si preannuncia molto bello e di buon auspicio per tutto il settore del vino italiano”.

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Non solo Prosecco nei “Weekend in Cantina”: il calendario

TREVISO – Conoscere e degustare, nei fine settimana, i pregiati vini che nascono nelle storiche colline a nord della città di Treviso.

Non solo Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg e Cartizze Docg, ma anche il Bianco e Rosso dei Colli di Conegliano Docg,  i passiti Docg Refrontolo e Torchiato di Fregona e l’autoctono Verdiso Igt.

Un’opportunità per scoprire una terra unica, candidata a sito patrimonio dell’umanità UNESCO e iscritta nel Registro Nazionale del paesaggio rurale storicocustode di un ricco patrimonio culturale ed artistico, ottima cucina ed ospitalità.

Weekend in Cantina” sulla Strada del Prosecco e dei Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene si svolge tutto il corso dell’anno ed è un’iniziativa della Strada del Prosecco. Un calendario (qui le date e le cantine aderenti) che prevede alcune cantine aperte ogni weekend con la possibilità di visite guidate e degustazioni.

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Vini al supermercato

Provincia di Pavia Igt Croatina Myrtò, Perego & Perego

(4,5 / 5) “Qualità vegetariana”. Il “bollino” presente sulla retro etichetta della Croatina “Myrtò” di Perego & Perego attira l’attenzione di molti.

A noi che di slogan, certificazioni e medaglie interessa ben poco, sorge spontanea una domanda: cosa racconterà il calice di questo vino prodotto in provincia di Pavia?

LA DEGUSTAZIONE
Iniziamo col precisare che la Croatina Myrtò di Perego & Perego ha parecchio in comune col più noto “Bonarda” dell’Oltrepò Pavese, prodotto (appunto) per un minimo dell’85% con uve Croatina. Aspetto e profumi sono quelli attesi. Porpora impenetrabile. Naso di frutta rossa (amarena) e fiori di viola.

Una Croatina, Myrtò di Perego & Perego, che rivela all’olfatto una parte “verde”, vicina alle foglie del geranio. Al palato, un rosso che si scopre leggermente mosso. Un brio subito placato dal tipico tannino ruggente della Croatina. Per il resto, un concerto di frutta rossa abbastanza fine, nel quale si distinguono gli acuti dell’amarena e della mora. La chiusura di bocca tende invece a un piacevole amarognolo.

La Croatina Myrtò di Perego & Perego trova sulla tavola molti alleati. Perfetta a tutto pasto, accompagna bene salumi, affettati e preparazioni di carne non troppo elaborate. Nella speciale scala di valutazione di vinialsuper, sfiora la vetta con un punteggio di 4,5 su 5. Prezzo eccezionale per un vino così “pulito” e capace di non stancare mai.

LA VINIFICAZIONE
Vinificazione molto semplice per ottenere Myrtò. Le uve di Croatina vengono raccolte e pigiate. Il mosto viene quindi messo in botti d’acciaio a temperatura controllata, per un tempo che varia (a seconda dell’annata) dai 7 ai 10 giorni.

In questo periodo vengono eseguiti continui rimontaggi, in modo da tenere sempre bucce (cappello) bagnate e per “caricare” il vino di colore e profumi. Finita questa fase, il mosto viene svinato e le bucce pressate in maniera soffice.

La fermentazione alcolica e malolattica prosegue in botti di acciaio, a temperatura controllata. Una volta terminata si procede al travaso, per separare il vino dalla feccia (residuo di fermentazione). L’affinamento prosegue in acciaio per circa 6-8 mesi, prima di essere pronto per la bottiglia.

“Tengo a precisare che viene aggiunta solforosa durante la vinificazione – commenta Giorgio Perego – ma non lieviti selezionati, né altri tipi di sostanze chimiche. Le chiarifiche vengono fatte solo con bentonite”.

“Per quanto riguarda la dicitura ‘qualità vegetariana’ – aggiunge il titolare della cantina pavese – si tratta di un marchio che certifica il non utilizzo di generi derivati da animali (albumine, caseine o gelatine che generalmente vengono utilizzate per le chiarifiche)”.

“Oltre a questo – continua Giorgio Perego – vengono certificati anche gli imballaggi (colle delle etichette e colle dei tappi, qualora venissero utilizzati gli agglomerati). Siccome pensiamo che il vino nasca ‘vegano’, facciamo il possibile per mantenerlo tale e ci teniamo che il consumatore lo sappia”.

“Per questo motivo – aggiunge il titolare della cantina dell’Oltrepò pavese – abbiamo pensato di appendere al collo della bottiglia e di far stampare sulla retro etichetta un qr code, grazie al quale l’acquirente può trovare tutte le informazioni utili. Siamo arrivati al punto di pubblicare la tracciabilità del prodotto, partendo dalle vigne alla bottiglia finita, in modo che il consumatore abbia un’idea precisa di come venga prodotto il nostro vino.

LA CANTINA
“Tradizione” e “innovazione” sono le parole d’ordine della Perego & Perego. A dirigere la cantina sono i due fratelli Marco e Giorgio Perego, che hanno deciso di rifondare l’azienda agricola del bisnonno Ernesto. Siamo a Rovescala, sulle colline dell’Oltrepo Pavese.

Un territorio tutto da scoprire per gli enoappassionati lombardi e italiani. E anche per la Gdo, raramente impegnata a scovare “chicche” nella nuvola di fumo creata dai grandi gruppi e dagli imbottigliatori. Polvere nella quale si distingue, certamente, questa ottima Croatina.

Trentamila le bottiglie di Myrtò che finiscono sugli scaffali del colosso milanese della grande distribuzione, su una produzione complessiva di 70 mila bottiglie per la la cantina Perego & Perego. Un rapporto, quello con la Gdo, avviato nel 2004.

Prezzo: 3,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Agroalimentare, Salerno: sequestrati 14 quintali di alimenti senza rintracciabilità

SALERNO – Il Reparto Carabinieri Tutela Agroalimentare di Salerno, a seguito di verifiche svolte a nella provincia di Napoli, a Casandrino ha sequestrato  11 tonnellate di riso e 3 quintali di pesce congelato per la mancanza di rintracciabilità sulla provenienza degli alimenti.

L’operazione, a presidio di beni essenziali di largo consumo, è stata condotta “per garantire che giungano sulle tavole dei cittadini, specie in procinto di un momento di tradizionale convivialità come il Natale, solo cibi sicuri”.

“La costante attività preventiva della specialità dell’Arma, finalizzata ad evitare la circolazione di alimenti potenzialmente dannosi per la salute – precisa l’Arma dei Carabinieri in una nota – in questa settimana ha portato al sequestro, solo in Campania, di oltre 23 tonnellate di prodotti alimentari”.

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Franciacorta, grandine sulla vendemmia. Trentino verso lo stato di calamità

In piena vendemmia. La tromba d’aria e la grandine hanno colpito ieri in Franciacorta proprio mentre sono in corso le operazioni della raccolta delle uve, coinvolgendo un’area fra i 30 e i 50 ettari nei comuni di Rovato, Provaglio e Iseo. Sempre a Rovato sono stati sventrati tremila metri quadrati di serre.

Dopo le ultime grandinate che hanno aggravato la situazione nei vigneti e nei meleti, anche in Trentino si corre ai ripari. La Giunta provinciale adotterà in giornata una nuova delibera con la dichiarazione dello stato di calamità ai fini dell’attivazione del fondo di solidarietà nazionale. Per un’analisi più approfondita e puntuale dei danni e delle superfici coltivate colpite dalla grandine stanno lavorando il Servizio agricoltura della Provincia con gli Uffici periferici e la Fondazione Mach.

“Le grandinate vicino alla vendemmia in viticoltura sono le peggiori – osserva Maurizio Bottura, responsabile dell’Unità viticoltura del Centro trasferimento tecnologico della Fondazione Mach – poiché danneggiano gli acini da cui fuoriesce il mosto, che è ricco di zuccheri, substrato favorevole ad attacco di botrite e marciume acido”.

I tecnici sperano in un meteo clemente nei prossimi giorni, così da poter arrivare in vendemmia al momento ottimale, con uve sane. L’alternativa è la vendemmia anticipata.

IN LOMBARDIA
Stessa situazione in Lombardia. I viticoltori corrono a raccogliere i grappoli maturi e fanno gli scongiuri contro altre tempeste. “Dopo le gelate a sorpresa della primavera scorsa – spiega la Coldiretti Lombardia – abbiamo avuto grandinate sparse e trombe da Varese a Brescia, da Lodi a Cremona. Il conto dei danni per le anomalie climatiche a cavallo fra l’inverno più siccitoso che si ricordi e l’estate più calda degli ultimi 30 anni, ammonta a circa 100 milioni di euro in Lombardia e supera i 2 miliardi a livello nazionale”.

“Sempre più spesso – spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia – la grandine non è solo fitta e violenta, ma ha anche chicchi di una certa dimensione che non lasciano scampo a ciò che trovano lungo l loro tragitto, come quelli che sono caduti in provincia di Varese nella notte fra l’8 e il 9 agosto. Adesso questo colpo in Franciacorta, dove le anomalie del clima avevano già tagliato del 30% circa le rese dei vigneti. Per gli agricoltori ogni giorno è un punto di domanda. Negli ultimi dieci anni in Italia abbiamo avuto 14 miliardi di euro di danni per colpa delle anomalie climatiche. Le assicurazioni servono, ma a volte non bastano più neppure quelle”.

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Lombardia, gelo all’orizzonte: paura per i vigneti

Il 30% dei vigneti lombardi è stato danneggiato dal maltempo e dalle gelate tardive e problemi ci sono anche per alcune semine del mais, per i frutteti dell’Oltrepò pavese e gli ortaggi nella zona del Comasco e della Brianza.

E’ quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti Lombardia alla vigilia della nuova perturbazione che sta per colpire nel centro nord con rovesci e temporali, localmente forti e accompagnati da grandine e neve sulle Alpi sopra i 1.300 metri ma quota in calo fin sopra i 1.000 metri nella notte. Una situazione che rischia di aggravare la situazione dei vigneti e che preoccupa gli agricoltori.

LE ZONE A RISCHIO
Secondo le rilevazioni di Coldiretti Lombardia: nelle ultime due settimane è stato colpito il 15% della superficie vitata di Bergamo con danni fra il 60% e il 90%, in provincia di Brescia si stima una riduzione di circa il 30% nella produzione in Franciacorta e di circa il 20% per la zona Valtenesi, mentre nell’area del Lugana i danni sono stati più distribuiti a macchia di leopardo. Danni notevoli, continua la Coldiretti Lombardia, sono stati registrati anche sui vigneti nell’alto e basso Mantovano nelle zone del Lambrusco, con punte anche del 50% sulle singole produzioni. A Pavia, la superficie dell’area colpita può essere stimata, in questa prima fase, tra il 20% e il 25% dell’intera superficie vitata dell’Oltrepò Pavese. Infine in Valtellina hanno “pagato dazio” le zone più fredde con problemi su circa il 10% delle superfici.

“I cambiamenti climatici – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – negli ultimi dieci anni hanno provocato danni per 14 miliardi di euro in Italia. Ormai dobbiamo fare i conti con eventi sempre più estremi sia sul fronte delle temperature che su quello delle precipitazioni. Tanto che nelle ultime due settimane, più che primavera sembrava di essere in inverno”.

SETTORE CHIAVE
La preoccupazione per la produzione vitivinicola è giustificata anche dal fatto che il settore occupa oltre 9 mila persone alle quali vanno però aggiunte quelle impiegate nell’indotto e gli stagionali, mentre sono più di tremila le aziende attive: 1.573 a Pavia, 614 a Brescia, 305 a Sondrio, 207 a Bergamo, 169 a Mantova, 162 a Milano, 28 a Varese, 21 a Monza e Brianza, 18 a Como, 18 a Lecco, 10 a Lodi e anche 9 a Cremona.

Alle produzioni DOCG, DOC e IGT la Lombardia dedica quasi il 90% del suo vino. Fra i Doc, l’aumento delle produzioni negli ultimi cinque anni è stata di oltre 45mila ettolitri e fra essi il Lugana è cresciuto del 43% superando i 76mila ettolitri nel 2016. In crescita anche le IGT (fra i quali troviamo i lambruschi mantovani e i vini delle colline di San Colombano) con un incremento di 34mila ettolitri rispetto al 2012 per superare l’anno scorso i 513mila ettolitri totali. Inoltre negli ultimi 15 anni  le esportazioni in valore dei vini lombardi sono passati da 153 a 258 milioni di euro con un incremento di quasi il 69% con una forte crescita, accanto alle tradizionali piazze americane e nord europee, anche della Cina, di Hong Kong, della Spagna, del Regno Unito, della Russia e della Francia.

IL RESTO DEL PAESE
L’arrivo di un nuovo vortice aggrava i danni nelle campagne di una pazza primavera segnata da nubifragi, siccità e gelate fuori stagione che hanno decimato i raccolti in frutteti, vigneti e nelle coltivazioni orticole, tanto che dal Piemonte al Veneto è stato chiesto lo stato di calamità, con la situazione che è comunque drammatica anche nelle regioni del Centro Italia.

Il gelo si è accanito sui vigneti dalla Val d’Aosta alla Lombardia, dal Veneto al Lazio, dalla Toscana alle Marche, dalla Campania fino alla Sardegna. Dai monitoraggi emergono i gravissimi danni subiti da alcune produzioni tipiche e di qualità come i radicchi veneti, le pere mantovane, le ciliegie di Vignola (Modena), i kiwi laziali e le mele annurca della Campania, ma anche i forti problemi che stanno incontrando le piante di acacia in Piemonte, importantissime per il lavoro delle api, e gli ulivi in Campania per i quali gli effetti delle gelate, dovranno essere valutati in seguito.

Una situazione che conferma i cambiamenti climatici in atto che in Italia si manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi anche con il rapido passaggio dalla siccità all’alluvione, precipitazioni brevi e violente accompagnate anche da grandine con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro a causa delle bizzarrie del tempo.

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Vini al supermercato

Carignano del Sulcis Doc 2014 Calalonga, Cantina Calasetta

(3,5 / 5)Cantina Calasetta, specialisti del Carignano del Sulcis. Sei versioni: da quella a “piede franco”, ottenuta da vite orginaria, non innestata con vite americana, passando alla Riserva, senza dimenticare il rosato. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce però Calalonga, il Carignano del Sulcis di Cantina Calasetta distribuito nei supermercati Esselunga. Una versione realizzata appositamente per la notsa catena della gdo italian, che non tradisce le attese. Anzi, stupisce nel rapporto qualità prezzo.

Il vino si presenta nel calice di un rosso rubino poco trasparente, scorrevole. Al naso, chiari e tipici sentori di frutta rossa, uniti a una percezione vegetale che richiama il peperone verde. Di facile beva, nonostante il buon corpo e una struttura tutt’altro che esile, gioca col palato sulle note di frutta rossa, pulite, già avvertite al naso. Sfodera solo in un secondo momento anche una bella sapidità, che torna in un finale fruttato e di leggera spezia. Lasciato nel calice qualche minuto, il Carignano del Sulcis Calalonga di Cantina Calasetta muta, grazie all’ossigenazione: si fa più ‘austero’, mostrando in bocca tratti sino ad allora sconosciuti, tra il dattero disidratato e la carruba. Etichetta interessante questo vino rosso di Sardegna, da consumare a tutto pasto. Si sposa, in particolare, con primi ricchi al ragù o con secondi come l’agnello. Noto l’abbinamento con l’agnello con carciofi, ricetta tipica pasquale sarda.

LA VINIFICAZIONE
Cantina Calasetta, realtà che ha sede nell’omonimo comune della provincia di Carbonia-Iglesias, sulla punta settentrionale dell’isola di Sant’Antioco, arcipelago del Sulcis, è stata premiata negli anni scorsi dal Gambero Rosso con i “tre bicchieri”. Dalla sede assicurano che Calalonga sia un Carignano del Sulcis 100%, senza addizione di uve di altri vitigni, pur consentita dal disciplinare per un massimo del 15%. Ma la cantina sarda sceglie di non fornire a vinialsupermercato.it le specifiche richieste sulla tecnica di vinificazione, come sino ad oggi aveva fatto solo un’altra cantina dell’Oltrepò Pavese.

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Calici di Stelle, a Lucera brilla la Puglia del vino

Tra tutte le “piazze” d’Italia che nel weekend scorso hanno ospitato Calici di Stelle, abbiamo scelto Lucera (Foggia) per raccontare una delle manifestazioni dell’enogastronomia più importanti a livello nazionale, com’è l’evento promosso dall’Associazione Nazionale Città del Vino e dal Movimento del Turismo del Vino. Una scelta non casuale, considerando che in tutta la Puglia, per il 2016, sono state solamente due le tappe della manifestazione: oltre alla Daunia solo il Salento, al termine di una vera e propria “gara” tra Comuni per ospitare l’edizione 2016 di Calici di Stelle. Lucera non apriva le porte all’evento da 8 anni. E forse ne sarebbero passati altrettanti se il maltempo non avesse concesso una tregua di 4-5 ore, senza il fastidio della pioggia. I banchi di assaggio, tutti ben orchestrati, erano dislocati su un perimetro molto vasto, dalle spalle della Cattedrale angioina fino all’Anfiteatro augusteo. Lungo questo percorso, diviso per le tre zone di produzione vinicola della Puglia (Nero di Troia, Primitivo e Negramaro) venivano offerti i prodotti di circa 60 cantine pugliesi.

Partendo da uno dei tre ingressi, quello del Nero di Troia, situato alle spalle di piazza Duomo, abbiamo avuto la possibilità di degustare le varie cantine Daune. Sempre più netto il miglioramento nelle pratiche enologiche in quest’angolo del Meridione italiano. Abbiamo trovato Rivera, con il suo nero di Nero di Troia Castel del Monte Doc Violante, Del Sordo, Paglione. Fino ad arrivare a Passalacqua, con i suoi bianchi naturali. Pregiato il “Terra minuta”,  blend Minutolo-Greco. Proseguendo per via Scassa, i quasi 10 mila winelovers presenti hanno avuto anche la possibilità di divertirsi con una prova sensoriale, in uno dei palazzi storici più belli della Capitanata, Palazzo Petrilli. All’interno del quale i partecipanti dovevano indovinare in quale dei 6 calici presenti vi era una maggiore persistenza olfattiva di uno degli elementi prescelti, come per esempio la ciliegia. Un gioco semplice, utile ad avvicinare anche i neofiti allo straordinario mondo del vino.

Naturalmente prima di uscire dalla zona Dauna, era d’obbligo una visita al museo civico Fiorelli, per un saluto al padrone di casa: il Cacc’e Mmitte. Qui, l’Associazione italiana sommelier (Ais) aveva organizzato una mini degustazione di Cacc’e Mmitte delle aziende lucerine. Arriviamo dunque nelle terre del Primitivo, in piazza San Giacomo. Uno dei vanti della Puglia in Italia e nel mondo: un vino pieno, vigoroso. Che ha confermato anche a Calici di Stelle la tradizione di un’alcolicità elevata, intorno ai 15% gradi. Il pubblico ha potuto degustare diversi Primitivo, ottenuti con le vinificazioni più disparate. Dal rosato della cantina Ognissole, al Primitivo di Trullo di Pezza, fino ad arrivare a una delle migliori espressioni di questo vino, il Soltema della cantina Jorche.

Ultima tappa le terre del Negramaro. Dislocate lungo viale Augusteo, le cantine Salentine proponevano i loro Negramaro e Salice Salentino. Tra le più rinomate Due Palme, Paolo Leo, Mottura. Meritano di essere citate anche altre realtà, come Menhir, Vallone con il suo Salice Salentino Riserva 2012. Senza dimenticare Carvinea. Tirando le somme, una manifestazione riuscita alla perfezione a Lucera. Passeggiare in questa magnifica città e avere la possibilità di soffermarsi anche sulle bellezze storiche, oltre che sull’enogastronomia locale, è stata una scelta vincente. Una scelta capace, per una volta, di valorizzare un Meridione che ha bisogno di iniziative come queste per alzare la testa. Promuovere e diffondere il verbo del vino in maniera semplice e far apprezzare le ormai sempre più emergenti realtà pugliesi: obiettivi centrati, per una ricandidatura ad honorem di Lucera per l’edizione 2017 di Calici di Stelle.

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Calici di Stelle in Oltrepò Pavese: appuntamento a Santa Giuletta

L’Oltrepò Pavese e le Stelle. Del vino. Appuntamento imperdibile domenica 7 agosto per i winelovers lombardi a Santa Giuletta, in provincia di Pavia. Dalle ore 18, Tenuta La Tessèra (Casa Rossa, frazione Castello) ospiterà Calici di Stelle, manifestazione organizzata in ogni angolo del Belpaese da Città del vino e dal Movimento Turismo del Vino. Numerose le aziende agricole del territorio pavese che aderiscono all’iniziativa: dalla Cignoli Carlo a La Costanza, da La Travaglina a Lozza Roberto, senza dimenticare Montini, Sangiorgio, Terre Bentivoglio e Borgo Santuletta. Il programma prevede la degustazione guidata dei vini a cura del sommelier Luca Bergamin, che saprà certamente consigliare il vino migliore da gustare con le prelibatezze gastronomiche del territorio. I partecipanti saranno invitati a scattare fotografie dei loro momenti di convivialità per “La Stella di Federica”, concorso organizzato annualmente dall’associazione nazionale dei Comuni vitivinicoli d’Italia, Città del Vino. Per partecipare sarà sufficiente inviare gli scatti all’indirizzo email piscolla@cittadelvino.com. Le tre migliori foto saranno appunto premiate con tanto buon vino. Calici in mano e occhi puntati al cielo, per ammirare le stelle. Un appuntamento fortemente voluto dal sindaco di Santa Giuletta, Simona Dacarro, che ha potuto contare sulla locale Pro Loco Santa Julita, cui sarà affidata la ristorazione. Per maggiori info: Sergio (334.59.87.952) e Francesca (338.38.78.617).

Il sommelier Luca Bergamin
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Analisi e Tendenze Vino news

Radici del Sud: vini del Meridione al top. Ma la location sta “stretta”

Vinialsupermercato.it non poteva mancare, quest’oggi, a Torre a Mare. La frazione del Comune di Bari ha ospitato una delle più importanti rassegne sui vini del Sud. Parliamo ovviamente di Radici del Sud, manifestazione internazionale dedicata ai soli vini meridionali. Alle loro mille facce e sfaccettature. Dall’Aglianico della Basilicata al Primitivo della Puglia, passando per la Falanghina della Campania e al Nero d’Avola della Sicilia, per citarne solo alcuni (qui i vini 2016 premiati dalla giuria). Un’iniziativa lodevole, che vede finalmente i produttori meridionali – ormai affermatissimi nel panorama mondiale per la qualità dei loro vini – riunirsi sotto lo stesso “tetto” per un evento comune, in cui sfoggiare le proprie perle. Tutto bellissimo. Se non fosse che la location, una delle sale dell’Una hotel Regina, sia parsa piuttosto “ristretta” per una manifestazione di tale portata. Vero è che i 15 euro previsti per l’ingresso, con degustazioni illimitate, sono risultati ai più un prezzo ‘onesto’ per accedere alla stupenda sala da cerimonie in pietra. All’interno, ecco i vari banchi d’assaggio, sistemati in maniera un po’ confusa: poca la chiarezza nella distinzione tra i produttori delle varie regioni. Con un po’ d’impegno, abbiamo avuto comunque la possibilità di scoprire interessantissime realtà. A conferma che i produttori del Sud abbiano ormai intrapreso la strada della qualità, dimostrando di essere bravi vinificatori, nonostante mille difficoltà.

I MIGLIORI ASSAGGI
E non ci riferiamo soltanto ai ‘grandi nomi’ quali Feudi di San Gregorio, con le cantine vassalle Basilisco e Ognissole, o a marchi importanti pugliesi come Antica Masseria Jorche, una delle regine del Primitivo di Manduria, o ancora a Colli della Murgia, cantina biologica di Gravina in Puglia che presentava due spumanti metodo Charmat e un rosato pugliese ‘atipico’, di un eccellente rosa tenue, oltre ai vari bianchi di Minutolo. Grandi conferme anche quelle riservate dai vini lucani, con la nota Cantine del Notaio a sfoggiare – otre ovviamente ai vari Aglianico del Vulture – un metodo classico di Aglianico vinificato in bianco, molto interessante. Tra i vini che meritano una menzione particolare, ecco un bianco vinificato come un vino rosso, in otri di terra cotta: quello dell’azienda Lunarossa di Giffoni Valle Piana, provincia di Salerno, Campania. Quartara è il nome di questo gioiello, che prende il nome dal recipiente che lo culla sino a diventare un nettare così prelibato: un Fiano dei colli Salernitani che rimane a contatto con le bucce per 2 mesi. Abbastanza per regalare un bianco fresco e brillante, non trattato, nel rispetto della filosofia dei più famosi vignaioli friulani. Insomma: sono ormai tante le realtà vitivinicole meridionali che meritano di essere raccontate su palcoscenici di tutto rispetto. Anche – e soprattutto – fuori dai confini di un Sud Italia che sta sempre più ‘stretto’ al cuore e alla passione di questi produttori. Un cuore che, il più delle volte, batte al ritmo della qualità assoluta.

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