Anima veneta, cuore toscano. “Donna Gloria” è il nome della linea di Prosecco Doc e Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg che Piccini 1882 lancia sul mercato dopo l’accordo stipulato con Vinicola Cide. L’azienda di Mareno di Piave (Treviso), nota anche come “Vini Cide” – oltre 40 anni di esperienza nella produzione di vini a marchio – realizzerà per la «famiglia del vino italiano» guidata da Mario Piccini una serie di prodotti destinati al segmento Horeca. Al vertice un Valdobbiadene Docg Extra Dry, un Prosecco Doc Extra Dry e un Prosecco Doc Rosè Extra Dry. «Precisione enologica e profondo rispetto per il territorio – commenta il patron e amministratore delegato di Piccini 1882 – costituiscono i due pilastri che governano la filosofia produttiva dei vini “Donna Gloria”, nati per celebrare ed esaltare il ricco patrimonio enologico del Veneto».
«Il nostro team di enologi supervisiona meticolosamente tutte le fasi della produzione – assicura Mario Piccini – garantendo un prodotto di alta qualità che rispetta e interpreta l’essenza della sua terra d’origine. Del resto, da oltre tre secoli le colline che cingono Valdobbiadene rappresentano la culla di uno dei più apprezzati vini italiani: il Prosecco. La sua fortunata posizione, abbracciata dal mare e dalle Prealpi, assicura un clima temperato, accarezzato da una costante ventilazione. È da questo patrimonio naturale, che prendiamo in custodia, che nascono le nostre uve».
DONNA GLORIA PROSECCO DOC, ROSÉ E VALDOBBIADENE DOCG
I Prosecco “Donna Gloria” si caratterizzano per freschezza, leggerezza e versatilità e risultano ideali per ogni occasione. Conservano, insomma, il tratto caratteristico dei vini targati Piccini 1882, pensati per accompagnare ogni piatto, in questo caso con una “bollicina”. Il Prosecco Doc Extra Dry Donna Gloria rappresenta un’eccellente interpretazione dello stile classico del Prosecco. Una “cuvée” ottenuta principalmente dalla varietà autoctona Glera, con un saldo di Chardonnay.
Eleganza e vivacità sono invece le parole d’ordine del Prosecco Doc Rosé Extra Dry Donna Gloria: un trionfo di freschezza ed esuberanza, grazie a un 15% di Pinot Nero accostato alla Glera. Il Valdobbiadene Docg Extra Dry Donna Gloria esibisce infine tutta la raffinatezza tipica del Prosecco Superiore: ancora una volta freschezza ed equilibrio caratterizzano il sorso.
IN VENETO L’ULTIMO INVESTIMENTO DI PICCINI 1882
«Abbiamo pensato a questa linea – spiega Mario Piccini – come un autentico viaggio attraverso i luoghi che caratterizzano questo straordinario territorio, arricchito dalla “ricetta italiana” firmata Piccini 1882, con l’obiettivo di creare un prodotto fresco e moderno». La famiglia italiana del vino traccia così una nuova rotta: creare delle bollicine uniche, declinate secondo la propria formula, per veicolare i valori in cui Piccini crede da oltre 140 anni, nel segno della convivialità e della condivisione.
La nuova collezione di Prosecco Doc e Superiore Docg Donna Gloria è l’ultimo investimento del gruppo vitivinicolo della famiglia Piccini, che ha sede a Casole d’Elsa, in provincia di Siena. La storia dell’azienda affonda le radici nel cuore del Chianti Classico, dove, nel 1882, il capostipite Angiolo Piccini fondò una piccola vinicola. Da allora, l’azienda si è ritagliata una posizione di prestigio all’interno del palcoscenico vitivinicolo nazionale ed estero, potendo oggi vantare una solida presenza in oltre 90 paesi del mondo.
Oltre allo storico brand “Piccini”, il gruppo si compone di molte anime, tra cui spicca lo storico marchio del “Chianti Geografico” e “Generazione Vigneti”, il progetto, guidato dalla quinta generazione, che racchiude le cinque tenute di famiglia, dal Chianti Classico, alla Maremma, passando per Montalcino e le terre vulcaniche del Vulture e dell’Etna. Nel 2022, infine, la famiglia è sbarcata nelle Langhe con l’acquisizione del celebre brand piemontese “Cantina Porta Rossa”.
Mondo del vino italiano a raccolta a Wine Paris & Vinexpo Paris 2022. Un’edizione, quella che si è chiusa ieri, che ha messo in luce il coraggio degli organizzatori, a cui è andato il plauso dell’Eliseo. Spazio anche per alcune gioie italiane. È il caso del Prosecco Doc, che ha ormai conquistato la Francia e i francesi. A confermarlo in esclusiva a winemag.it, unica testata italiana accreditata in Oltralpe per la copertura dell’evento, è Luca Giavi, direttore del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc.
«Per noi la Francia rappresenta il quarto mercato di esportazione – commenta – e il quinto considerando l’Italia. Un Paese in cui abbiamo registrato crescite oltre il 25% nei primi 10 mesi del 2021, ultimi dati a nostra disposizione. I francesi, del resto, hanno storicamente una grande attenzione per il mondo delle bollicine. Le conoscono e apprezzano gli spumanti di qualità».
I dati più recenti dicono che il successo del Prosecco in Francia va a erodere le vendite delle loro bollicine nazionali. Non è una questione di prezzo, anche perché contrazioni maggiori arrivano dagli spumanti spagnoli e tedeschi, che hanno prezzi medi più bassi del nostro. La scelta, dunque, riguarda il prodotto: i francesi scelgono di bere Prosecco».
IL PROSECCO E LA LEVA DELLA MIXOLOGY
«Gli amici francesi ci scherzano su – continua Luca Giavi – reputando che almeno una parte di questo successo dipende dal “bere miscelato”. Premesso che non reputo la miscelazione sminuente, va ricordato che se oggi produciamo grandi distillati e li esportiamo in giro per il mondo, questo è dovuto anche ai miscelati. Lo stesso vale per i grandi Vermouth italiani, di cui sono grandissimo sostenitore. Pensare che il Prosecco venga impiegato anche nella miscelazione non è una cosa che mi fa, di per sé, dispiacere».
Del resto, tutti i migliori bartender sostengono che un grande cocktail parte da una grande materia prima. Conti alla mano, è evidente che i numeri che la Francia esprime siano condizionati dall’impiego del Prosecco nella miscelazione. E la cosa ci fa solo piacere. Così come ci soddisfa il posizionamento prezzo nella ristorazione, davvero interessante».
I NUMERI DEL PROSECCO DOC IN FRANCIA
Nel periodo gennaio-ottobre 2021, le esportazioni di Prosecco Doc sono volate in Francia. «Abbiamo registrato un +27,9% – riferisce il direttore del Consorzio a winemag.it – rispetto al 2020. Nei primi 10 mesi dello scorso sono stati vendute in Francia oltre 23 milioni di bottiglie. Plausibile, dunque, che si siano raggiunti i 30 milioni a fine anno. Numeri che rappresentano il 5,7% dell’export complessivo. Ad ottobre 2021 il Prosecco aveva già superato l’ammontare dell’intero 2020».
Una tre giorni più che mai positiva quella del Prosecco Doc a Parigi. «Quest’anno abbiamo notato anche l’interesse delle più importanti testate francesi, a dimostrazione del nostro successo. Wine Paris e Vinexpo Paris 2022 ha generato occasioni interessanti per gli operatori che si sono mossi con il Consorzio».
«C’è una voglia del mondo del vino di tornare a viaggiare – conferma Luca Giavi – e dei consumatori di tornare alla normalità che manca da ormai due anni. In generale ho notato un bell’entusiasmo e una gran vitalità. Girando per i padiglioni ho trovato vini di ottima qualità per tutte le tasche, altro aspetto a cui tengo molto».
«IL PROSECCO ROSÉ PREOCCUPA I FRANCESI»
«La cosa che mi dispiace – rivela ancora l’esponente del Consorzio di Treviso – è la crescente preoccupazione del mondo dei produttori degli ottimi rosati francesi nei confronti del Prosecco Rosé. Una preoccupazione che ritengo non abbia ragion d’essere, nella misura in cui gli ottimi rosé francesi sono tutti tranquilli».
Sempre secondo il direttore, «ciò che dovrebbe preoccupare i francesi è piuttosto lo scatto dei rosati fermi italiani, sulla scia del successo del Prosecco Rosé. Ci sono denominazioni, da Bardolino al Salento, che avendo i riflettori puntati potranno recuperare il gap all’estero nei confronti delle produzioni francesi».
Le date di Wine Paris & Vinexpo Paris 2022 hanno coinciso, tra l’altro, con l’atteso responso del parlamento europeo sul Cancer Plan, che rappresentava una vera e propria minaccia per il mondo del vino italiano, assimilato alle sigarette.
Abbiamo festeggiato le modifiche che riguardano il vino nell’ambito del Cancer Plan. Tutti siamo consapevoli delle peculiarità del prodotto che rappresentiamo e siamo fortemente impegnati nel comunicarlo correttamente. Al contempo, siamo tra i primi sostenitori del “bere meno e bere meglio“».
«CANCER PLAN, PERICOLO SCAMPATO. MA SERVE MENO TESTA E PIÙ PALATO»
Un aspetto che sta a cuore a Giavi. «Tutta la cultura occidentale si basa su due elementi – sottolinea il direttore del Consorzio a winemag.it – che sono il pane e il vino. Non dimentichiamoci che, altrimenti, il buon Dio avrebbe trasformato l’acqua in tisana. Come ha ricordato a tutti il Santo Padre, “nessuno festeggia con una tazza di tè”. Penso e mi auguro ci sia ancora occasione di festeggiare».
Si respira un ottimismo contagioso in casa Prosecco. «L’Italia sta lavorando bene ma dobbiamo tornate a vini destinati ad essere bevuti: meno testa e più palato. Questo riguarda un po’ tutti. In particolare i vini rossi, che dovrebbero essere più alla portata della gente che li beve. Non sono più i tempi della parkerizzazione, in quel di Bordeaux».
«Non sono più neppure i tempi in cui si misura la bontà di un vino in alcol e in estratto. Il consumo dei vini va, fortunatamente, in un’altra direzione: premia la finezza, il frutto, la freschezza. Io credo molto nei primari – conclude Giavi – ed è stata questa la chiave del successo della nostra Denominazione».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
A gennaio è piena estate in Australia, con le temperature che variano generalmente tra i 22 e i 27 gradi. Il momento perfetto per lanciare una linea di Prosecco. Australiano, s’intende. È quanto deve aver pensato Grant Burge Wines, cantina della Barossa Valley che da qualche ora ha annunciato di aver ampliato la propria gamma. Le spumeggianti novità sono un Prosecco e un Prosecco Rosé.
«La goccia perfetta per aggiungere un po’ di brillantezza a un barbecue pomeridiano, da condividere con gli amici in una soirée estiva o da regalare a un amante del Prosecco», commenta la cantina. Il prezzo del nuovo spumante firmato dal brand controllato da Accolade Wines? Attorno ai 15 euro.
«Siamo entusiasti di ampliare la nostra gamma di spumanti di qualità introducendo il Prosecco NV e il Prosecco Rosé», continua l’enologo Craig Stansborough. «A Grant Burge – conclude – siamo da sempre impegnati a creare vini contemporanei, con una bella bevibilità. Da godere da soli o con il cibo. Il nostro nuovo duo di Prosecco non deluderà». Pros-it.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Anno d’oro, il 2021, per il Prosecco Doc che raggiunge quota 627,5 milioni di bottiglie. Un dato che va ben oltre la sbornia del successo della nuova tipologia Prosecco Rosé, che ha “gonfiato” i dati relativi al 2020.
La versione rosata delle bollicine venete Doc pesa comunque sul bilancio finale dello scorso anno, con 71,5 milioni di bottiglie. «Ma il dato più interessante – chiosa il Consorzio di Treviso – è probabilmente quello relativo alla valorizzazione della singola bottiglia, che all’export, in USD (dollari, ndr), ha superato il 4%».
PROSECCO DOC, ZANETTE: «DIECI ANNI ENTUSIASMANTI»
«Dopo dieci anni entusiasmanti – spiega il presidente Stefano Zanette – il nostro obiettivo è quello di consolidare il successo della Denominazione. Il che significa progettare il futuro dell’intera filiera, con uno sguardo attento ai consumatori, al territorio e alle sue comunità. Coinvolgendo attivamente, nella sua realizzazione, l’intero sistema produttivo e non solo».
Centrale il tema della promozione, che passerà sempre più da una parola chiave: coinvolgimento. «Si tratta di un lavoro di tessitura – spiega il direttore generale del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, Luca Giavi – l’impegno appare non banale. Oserei dire di traduzione in un linguaggio adatto al grande pubblico, di un corredo valoriale che appartiene al territorio e nel quale la comunità veneta così come quella del Friuli Venezia Giulia vorremmo si riconoscessero sempre più profondamente».
PAROLA D’ORDINE «COINVOLGIMENTO»
Valori umani universali come leggerezza, immediatezza, cordialità, convivialità, accoglienza, qualità che facilmente i consumatori di tutto il mondo riconoscono alle nostre produzioni», precisa Giavi.
Fondamentale la risposta del mercato, che sta dando ragione al management consortile. L’export del Prosecco Doc vola. Tanto da aver fatto registrare, nei primi tre trimestri del 2021 – complice certamente la pandemia – un + 30% di quota.
«Il lavoro da fare è ancora tanto – ammette il presidente Zanette – a breve presenteremo quella che potremmo definire l’Agenda 2030 della Doc Prosecco. Questo è il grande, imprescindibile lavoro che ci attende per coinvolgere attivamente l’intero sistema produttivo verso una crescita realmente condivisa. Con uno sguardo attento ai consumatori, al territorio e alle sue comunità».
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Il Prosecco Doc Rosé vale già il 10% di tutto il Prosecco Doc. Una percentuale che sale al 50% di tutto lo Charmat rosé italiano. A rivelarlo è Mirko Baggio, esponente di Federvini e Responsabile Vendite Gdo Italia di Villa Sandi Spa. Dati snocciolati durante l’incontro odierno di Vinitaly sul vino nella Grande distribuzione organizzata.
«Dopo un anno di crescita importante – ha dichiarato Baggio – registrare un ulteriore aumento, vicino al 60%, è sicuramente un aspetto che colpisce molto. Ormai il Prosecco Doc è una referenza che vale più del 50% di tutti gli spumanti Charmat a scaffale».
A contribuire all’exploit, proprio la nuova tipologia varata dal Consorzio di Tutela. «La crescita nei primi 4 mesi del 2021 – ha sottolineato Mirko Baggio – è stata aiutata proprio dalla novità del Prosecco Doc Rosé. Ha iniziato l’anno molto bene e sta facendo numeri interessanti. Di fatto, oggi vale il 10% di tutto il Prosecco Doc, a livello di consumi. E più del 50% dello Charmat rosé».
Sempre secondo Baggio, Il Prosecco Rosé «ha aiutato la crescita di tutto il comparto del Prosecco e degli spumanti». Un po’ come il Prosecco Doc, l’exploit degli spumanti rosé – e dei rosé italiani, in generale – non è mai stata così tangibile.
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Chi diceva “almeno piovesse Prosecco” è stato metaforicamente accontentato. “Pioggia” di offerte su quasi tutti i volantini per la bollicina più amata dagli italiani (e non solo) con sempre più etichette nella nuova tipologia rosé. Ma anche spumanti Trento Doc, Franciacorta Docg e spumanti generici low cost.
Non mancano vini rossi per onorare la grigliata, protagonista indiscussa della primavera, non “clandestina” sui tetti si spera. Volantini corposi anche in catene normalmente meno avvezze ai super affari enologici. Il vino dunque non mancherà, in questa seconda Pasqua blindata in red zone.
Tantissimi i vini con valutazione 5 cestelli, punteggio massimo della valutazione di Vinialsuper ma anche diversi maggiori di 4. Solo per citarne qualcuno: i vini Notte Rossa, i prodotti di Piccini, il Bollo Rosso Riserva della Cantina Valtidone, la linea Calaforte di Frescobaldi, il Lambrusco Ariola Gran Cru o La Brusca di Lini.
Volantino Aldi fino al 28 marzo, “+ Risparmio” Traminer Tre Venezie Igt: 4+2 bottiglie 15,96 euro (3 / 5)
Custoza Doc: 1,39 euro (3 / 5)
Spumante Rosè Millesimato Extra Dry: 4,99 euro (3 / 5)
Salice Salentino Doc Riserva: 3,79 euro (3 / 5)
Volantino Bennet fino al 28 marzo, “50% su 50 prodotti” Montepulciano d’Abruzzo Galassi: 1,99 euro (3,5 / 5)
Dolcetto d’Ovada Monrato: 2,49 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Tosti: 3,20 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Rosè Rocca del Doge: 3,40 euro (3 / 5)
Lambrusco Modena Civ&Civ: 1,99 euro (3 / 5)
Volantino Bennet fino al 5 aprile, “Dolcezze di Pasqua” Pignoletto Chiarli: 2,79 euro (3,5 / 5)
Chardonnay Trentino Doc Mezzacorona: 3,90 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg Bolla: 4,90 euro (3,5 / 5)
Bardolino Classico Doc Villa Borghetti: 2,90 euro (3,5 / 5)
Chianti Superiore Docg Vegante Sensi: 4,90 euro (3,5 / 5)
Maremma Doc Rosso o Rosato Doc Elume Sant’Ilario: 3,40 euro (3 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Campone Frescobaldi: 16,90 euro (5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Terre da vino: 4,90 euro (3,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc Fontanafredda: 6,90 euro (4 / 5)
Prosecco Spago Doc Mionetto: 4,90 euro (3,5 / 5)
Trentino Doc Muller Thurgau Cavit: 3,20 euro (3,5 / 5)
Vino bianco Maschio: 2,25 euro (3 / 5)
Moscato d’Asti Docg Tosti: 2,49 euro (3 / 5)
Volantino Carrefour Iper fino al 5 Aprile, “Buona Pasqua” Prosecco Doc Signoria Dei Dogi: 3,49 euro (3 / 5) Spumante Rocca Dei Forti: 1,99 euro (3 / 5)
Blanc del Blancs o Moscato Duchessa Lia: 2,99 euro (3 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg Bolla: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Rosè Millesimato La Gioiosa: 4,99 euro (3,5 / 5)
Cartizze Docg Terre d’Italia: 10,29 euro (3,5 / 5)
Moscato d’Asti Docg Terre d’Italia: 4,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Muller Thurgau Cavit: 3,49 euro (3 / 5)
Metodo Classico Docg Cesarini Sforza Le Premier: 9,90 euro (5 / 5)
Franciacorta Docg Castelfaglia: 10,90 euro (5 / 5)
Champagne Delaunay: 16,90 euro (3,5 / 5)
Passito di Pantelleria Dop Pellegrino: 10,90 (3,5 / 5)
Valpolicella Classico Doc Sartori: 5,99 euro (4,5 / 5)
Chianti Classico Docg Cecchi: 5,99 euro (4 / 5)
Falanghina del Sannio Doc Feudi San Gregorio: 7,49 euro (5 / 5)
Pinot Nero Doc Kossler: 7,90 euro (4 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Piccini: 13,90 euro (5 / 5)
Nero d’Avola o Grillo Cantine Europa: 2,99 euro (4 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Duchessa Lia: 5,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riparosso Iluminati: 5,49 euro (4 / 5)
Pinot Grigio o Corvina Igt Masi: 4,90 euro (3,5 / 5)
Alto Adige Doc Chardonnay Hofstatter: 8,29 euro (5 / 5)
Verdicchio Classico Doc Velenosi: 6,90 euro (3,5 / 5)
Domaine de Jarass Pink Flamingo: 6,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Dop Bio Tralcio Antico: 3,49 euro (3 / 5)
Nero d’Avola Bio Tralcio Antico: 2,79 euro (3 / 5)
Asolo Prosecco Docg Terre d’Italia: 5,90 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Iper fino al 5 aprile, “Buona Pasqua” Lambrusco Marcello Igt Gran Cru: 5,90 euro (5 / 5)
Cartizze Docg Terre d’Italia: 10,79 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg Poggio al Sale: 4,49 euro (3,5 / 5)
Rosso Piceno Doc Velenosi: 5,90 euro (3,5 / 5)
Ribolla Gialla Igt Pompiere Schioppetto: 10,90 euro (5 / 5)
Spumante Rocca Dei Forti: 1,99 euro (3 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg Bolla: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Rosè Millesimato La Gioiosa: 4,99 euro (3,5 / 5)
Moscato d’Asti Docg Terre d’Italia: 4,79 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Docg Extra Brut Castelfaglia: 10,90 euro (5 / 5)
Spumante Muller Thurgau Cavit: 3,49 euro (3 / 5)
Trento Doc Rotari: 6,90 euro (5 / 5)
Cartizze Docg Oro Puro Valdo: 8,99 euro (4 / 5)
Champagne Delaunay: 16,90 euro (3,5 / 5)
Domaine de Jarass Pink Flamingo: 6,99 euro (3,5 / 5)
Pinot Grigio o Corvina Igt Masi: 4,90 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola o Grillo Cantine Europa: 2,99 euro (4 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Duchessa Lia: 5,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riparosso Iluminati: 5,49 euro (4 / 5)
Chianti Classico Docg Cecchi: 5,99 euro (4 / 5)
Valpolicella Classico Doc Sartori: 5,99 euro (4,5 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Piccini: 13,90 euro (5 / 5)
Passito di Pantelleria Dop Pellegrino: 10,90 (3,5 / 5)
Gewurztraminer Kossler Doc Terre d’Italia: 8,70 euro
Greco di Tufo Docg Feudi San Gregorio: 8,39 euro (3,5 / 5)
Merlot Hofstatter: 8,90 euro (5 / 5)
Ribolla Gialla Volpe Pasini: 6,49 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Classico Cecchi: 5,90 euro (4 / 5)
Prosecco Sup Terre d’Italia: 7,19 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Tralcio Antico: 3,49 euro (3 / 5)
Prosecco Porta dei Dogi: 4,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Express fino al 5 aprile, “Buona Pasqua” Prosecco Doc Coste Alte: 4,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Rosè Extra Dry Catturich Ducco: 6,39 euro (4 / 5)
Prosecco Docg Carpenè Malvolti: 6,99 euro (5 / 5)
Franciacorta Docg Castelfaglia: 10,89 euro (5 / 5)
Volantino Conad City fino al 5 aprile, “Buona Pasqua” Trento Doc Ferrari: 8,50 euro (5 / 5)
Champagna Mumm Cordon Rouge: 19,90 euro (4 / 5)
Spumante Asti Docg Martini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg Tenimenti Dogali: 4,90 euro (3,5 / 5)
Metodo Classico Freixenet Cordon Negro: 6,80 euro (4 / 5)
Prosecco o Prosecco Rosè Doc Astoria: 3,99 euro (4 / 5)
Gewurztraminer Costalta: 5,49 euro (3,5 / 5)
Greco di Tufo o Fiano Mastroberardino: 7,80 euro (5 / 5)
Est!Est!Est! di Montefiascone Doc: 2,90 euro (3,5 / 5)
Ortrugo Doc Piani Castellani: 2,78 euro (3,5 / 5)
Passerina Docg De Angelis: 3,49 euro (3,5 / 5)
Moscato d’Asti Docg Fontafredda: 4,99 euro (3,5 / 5)
Rosso Toscano Igt Santa Cristina: 5,29 euro (4 / 5)
Morellino di Scansano Docg La Mora Cecchi: 3,99 euro (3,5 / 5)
Amarone Valpolicella Latuja: 13,90 euro (3,5 / 5)
Teroldego Rotaliano Doc Mezzacorona: 3,78 euro (3,5 / 5)
Lugana Doc Fraccaroli: 5,99 euro (5 / 5)
Gutturnio Doc Valtidone: 2,90 euro (3,5 / 5)
Etna Bianco Capovero Madaudo: 5,60 euro (3,5 / 5)
Gavi Docg Duchessa Lia: 4,98 euro (3,5 / 5)
Collezione Settesoli di Sicilia: 4,29 euro (5 / 5)
Chiaretto Garda Doc Bellerive: 4,99 euro (3,5 / 5)
Lambrusco La Brusca Lini 910: 3,99 euro (5 / 5)
Ripasso Valpolicella Doc Tommasi: 11,98 euro (5 / 5)
Volantino Coop fino al 3 aprile, “Sottocosto” Dolcetto d’Alba Doc Terre da vino: 2,59 euro (3,5 / 5)
Spumante Muller Thurgau Cavit: 2,89 euro (3 / 5)
Spumante Rocca dei Forti: 1,99 euro (3 / 5)
Prosecco Rosè Villa Folini: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Docg Villa Folini o Ribolla Gialla: 3,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Loggia Dei Fiori: 2,39 euro (3 / 5)
Vini Linea Notte Rossa: 3,79 euro (5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Le Calende: 4,89 euro (3,5 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc Aragosta: 3,99 euro (3,5 / 5)
Moscato di Pantelleria Pellegrino: 3,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Esselunga fino al 3 aprile, “Dolce è la convenienza, sconti fino al 50%” Passito di Pantelleria Pellegrino: 5,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Metodo Classico Cesarini Sforza: 7,68 euro (5 / 5)
Pinot Bianco Colterenzio: 4,99 euro (4,5 / 5)
Sauvignon Forchir: 4,55 euro (4 / 5)
Vermentino di Gallura Docg Cantina del Giogantino: 3,84 euro (4 / 5)
Angimbè o Nero d’Avola Cusumano: 5,90 euro (5 / 5)
Lambrusco Grasparossa Cavicchioli: 1,99 euro (3,5 / 5)
Barbaresco Docg Nervo: 8,90 euro (5 / 5)
Valpolicella Ripasso Bolla: 5,90 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg Collezione Oro: 4,19 euro (5 / 5)
Cannonau Riserva Sella e Mosca: 7,07 euro (5 / 5)
Prosecco di Valdobbiadene Docg Cantina di Valdobbiadene: 4,92 euro (4 / 5)
Speciale “La carta dei vini” fino al 28 marzo Rosso di Montalcino Doc Campone Frescobaldi: 6,49 euro (5 / 5)
Chianti Docg Riserva La Pieve: 3,99 euro (3,5 / 5)
Barolo Docg Produttori Portacomaro: 14,90 (4,5 / 5)
Nero d’Avola Sicilia Doc Gurgò Paolini: 3,79 euro (3,5 / 5)
Nobile di Montepulciano Docg Vecchia Cantina: 5,49 euro (5 / 5)
Barbera d’Alba Doc San Silvestro: 3,59 euro (3,5 / 5)
Trentino Doc Lagrein Allegorie Concilio: 3,99 euro (3,5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Bonarda Commendator Pastori: 2,99 euro (1,5 / 5)
Croatina Igt Riccardi: 2,99 euro (3,5 / 5)
Colli Piacentini Gutturnio Doc Piani Castellani: 2,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Tenuta Milli: 3,99 euro (3,5 / 5)
Lugana Doc Fraccaroli: 6,29 euro (5 / 5)
Ortrugo Doc Dante 45: 2,99 euro (3,5 / 5)
Bianco Vergine della Valdichiana Vecchia Cantina: 2,79 (3,5 / 5)
Vermentino di Toscana Igt Il Palagio: 4,19 euro (3,5 / 5)
Vernaccia di San Gimignano Doc Il Palagio: 3,99 euro (3,5 / 5)
Colli Piacentini Ortrugo Doc Piani Castellani: 2,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Extra Dry Porta Leone: 4,99 euro (3,5 / 5)
Pecorino Abruzzo Doc Tenuta Milli: 3,99 euro (3,5 / 5)
Greco di Tufo Docg Conti Uttieri: 4,99 euro (3,5 / 5)
Sicilia Igt Corvo Glicine Duca di Salaparuta: 3,69 euro (3,5 / 5)
Ribolla Gialla Igt Tre Venezie Borgo dei Vassalli: 4,99 euro (3,5 / 5)
Cortese Monferrato Casalese Doc Barlet: 3,39 euro (3,5 / 5)
Erbaluce di Caluso Docg Serchè Produttori Monferrato: 3,49 euro (4,5 / 5)
Sicilia Doc Grillo Fazio: 2,99 euro (3,5 / 5)
Roero Arneis Docg Produttori Portacomaro: 5,40 euro (3,5 / 5)
Passerina Abruzzo Doc Tenuta Milli: 3,99 euro (3,5 / 5)
Sangiovese Rosato Toscana Igt Vecchia Cantina: 2,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Millesimato Porta Leone: 2,99 euro (3,5 / 5)
Chardonnay Igt Provincia di Pavia Commendator Pastori: 2,99 euro (1,5 / 5)
Viogner Sicilia Doc Gurgò Cantine Paolini: 3,79 euro (5 / 5)
Chiaretto Garda Classico Vigne di Gema: 6,29 euro (4 / 5)
Moscato d’Asti Docg Icardi: 4,89 euro (5 / 5)
Trentino Doc Gewurztraminer Allegorie Concilio: 5,99 euro (3,5 / 5)
Inzolia Colomba Platino Igt Duca di Salaparuta: 5,59 euro (5 / 5)
Prosecco Doc Extra Dry Millesimato Magnum Aneri: 9,90 euro (5 / 5)
Spumante Brut Muller Thurgau Trentino Allegorie Concilio: 4,49 euro (3,5 / 5)
Custoza Doc Nuve: 4,99 euro (4 / 5)
Vermentino Sardegna Doc Cala dei Mori: 4,39 euro (3,5 / 5)
Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg Millesimato Dry Coste Petrai: 7,49 euro (3,5 / 5)
Malvasia Dolce Frizzante Doc Piani Castellani: 2,99 euro (3,5 / 5)
Verdicchio Classico Castelli Jesi Monte Schiavo Villa Le Querce: 2,99 euro (3,5 / 5)
Pignoletto Frizzante Modena Doc Villa Cialdini Cleto Chiarli: 2,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Conegliano Docg Millesimato Astoria: 5,59 euro (3,5 / 5)
Spumante Ortrugo Doc Piani Castellani: 4,59 euro (3,5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Produttori Portacomaro: 4,99 euro (3,5 / 5)
Barbera Piemonte Doc Appassimento San Silvestro: 4,79 euro (3,5 / 5)
Sangiovese Superiore Romagna Dop Contra Grande Branchini: 5,45 euro (4 / 5)
Chianti Docg Piandaccoli: 4,99 euro (5 / 5)
Grignolino Monferrato Casalese Doc Barlet Cantina Monferrato: 3,39 euro (4 / 5)
Spanna Doc Il Massoroccato: 4,99 euro (4 / 5)
Lambrusco Grasparossa Doc Il Baluardo Chiarli: 2,99 euro (5 / 5)
Rosciò Amerino Rosso Igp Castello delle Regine: 3,89 euro (3,5 / 5)
Rosso di Montefalco Doc Ligajo Antigniano: 4,49 euro (3,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc San Silvestro: 3,89 euro (3,5 / 5)
Barbaresco Docg Icardi: 9,59 euro (5 / 5)
Valpolicella Ripasso Doc Pagus Bisano: 6,99 euro (3,5 / 5)
Cabernet Merlot Shiraz Asiotus: 3,69 euro (4 / 5)
Lambrusco Scuro Emilia Igt Notturno Righi: 3,49 euro (3,5 / 5)
Primitivo di Manduria Dop Selezione Luigi Guarini: 4,99 euro (3,5 / 5)
Rosso di Montepulciano Dop Vecchia Cantina: 2,70 euro (4 / 5)
Nero d’Avola Sicilia Doc Fazio: 2,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Il Gigante fino al 28 marzo, “50×50”
Linea Vini Piemonte Doc Serre dei Roveri: 2,15 euro (2 / 5)
Chianti Docg Colli Rupi Petracchi: 3,39 euro (3,5 / 5)
Linea Vini Le Cascine: 1,99 euro (1 / 5)
Nero d’Avola o Montepulciano d’Abruzzo Villa Diana: 1,99 euro (3,5 / 5)
Barbera o Freisa Monferrato Casalese Doc Barlet Produttori Monferrato: 3,39 euro (4 / 5)
Bardolino o Custoza Doc Cantina di Soave: 2,49 euro (3,5 / 5)
Cabernet o Sangiovese Rubicone Igt Renaissance: 1,89 euro (1 / 5)
Lambrusco Grasparossa o Sorbara Chiarli: 2,69 euro (3,5 / 5)
Dolcetto, Grignolino o Barbera o Pinot Grigio Corte Regale: 1,99 euro (3 / 5)
VIni Le Rovole: 1,99 euro (1 / 5)
Vini Borgo dei Vassalli Refosco o Cabernet Franc: 4,99 euro (3,5 / 5)
Merlot o Cabernet Colle al Sasso Petracchi: 3,89 euro (3,5 / 5)
Spumante Pinot di Pinot Gancia Rosè Brut: 3,29 euro (3 / 5)
Franciacorta Docg Brut Catturich Ducco: 7,49 euro (5 / 5)
Ortrugo o Malvasia o Bonarda Vicobarone: 1,99 euro (3,5 / 5)
Pignoletto, Trebbiano o Sangiovese Galassi: 2,79 euro (3 / 5)
Pinot Chardonnay o Chardonnay Muller Pasqua: 2,39 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Aneri: 5,49 euro (5 / 5)
Ribolla gialla spumante brut La Gioiosa: 4,19 euro (3,5 / 5)
Brachetto d’Acqui Docg Bersano: 4,29 euro (3,5 / 5)
Cuvèe millesimato Extra Dry Coste Petrai: 2,99 euro
Prosecco Doc Extra dry Porta Leone: 3,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Iper, La grande i fino al 28 marzo, “Offerte in grande” Prosecco Doc Sant’Orsola: 3,49 euro (3,5 / 5)
Grandi Vigne Valpolicella Ripasso Doc Classico Superiore: 9,90 euro (4 / 5)
Valpolicella Ripasso Doc Valdimezzo Sartori: 6,49 euro (4,5 / 5)
Piemonte Doc 50 San Silvestro: 6,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Piccini: 2,99 euro (3,5 / 5)
Primitivo di Manduria Doc Tenute Rubino: 5,99 euro (5 / 5)
Falanghina Feudi San Gregorio: 6,99 euro (5 / 5) Puglia Igt Nero di Troia 1910: 2,49 euro (2 / 5)
Muller Thurgau Colterenzio: 5,99 euro (4,5 / 5)
Cirò Doc Caparra e Siciliani: 2,49 euro (5 / 5)
Linea Natum Agriverde Bio: 3,49 euro (3,5 / 5)
Rosso Piceno Doc o Passerina La Canosa: 2,99 euro (3 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Piccini: 13,99 euro (5 / 5)
Sicilia Doc Sedara Donnafugata o Damarino Igt: 6,99 euro (5 / 5)
Lugana Doc Casa al Pruno: 4,99 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Modena Doc Corterosa: 2,99 euro (2,5 / 5)
Rubicone Igt o Sangiovese Alpa: 1,49 euro (1 / 5)
Spumante Franciacorta Docg Saten Triumph: 8,95 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Docg Brut Rive della Chiesa: 4,49 euro (5 / 5)
Oltrepò Pavese Doc Vini Villa Radiosa: 1,99 euro (1 / 5)
Spumante Blanc de Blancs Babulle: 1,99 euro (1 / 5)
Linea Vini Turà: 1,99 euro (3 / 5)
Volantino Iperal fino al 6 aprile Prosecco Rosè o Prosecco Valdo: 4,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Ribolla Gialla La Gioiosa: 4,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Moscato Duchessa Lia: 2,39 euro (3 / 5)
Prosecco Asolo Docg Dal Bello: 4,89 euro (3,5 / 5)
Spumante Franciacorta Docg Castelfaglia: 9,90 euro (5 / 5)
Cartizze Docg La Gioiosa: 9,99 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Docg Solive: 10,90 euro (5 / 5)
Spumante Metodo Classico Docg San Zeno: 6,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Pignoletto Villa Cialdini: 3,39 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Marcello Gran Cru: 3,99 euro (5 / 5)
Chianti Riserva Docg Roccialta: 3,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Cuvèe Prestige Bellussi: 7,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Maximilian I: 2,79 euro: 2,79 euro (3,5 / 5)
Trento Doc Rotari: 6,49 euro (5 / 5)
Chianti Docg Campana Melini: 3,49 euro (3,5 / 5)
Morellino di Scansano Docg La Mora Cecchi: 3,99 euro (4 / 5)
Bolgheri Doc Sabbiato Sensi: 8,90 euro (4 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Campone Frescobaldi: 16,50 (5 / 5)
Chianti Docg Riserva Leonardo da Vinci: 5,90 euro (3,5 / 5)
Vini Donnafugata: 5,49 euro (4 / 5)
Sassella o Inferno Nera: 7,99 euro (5 / 5)
Amarone Docg Corte Giara Allegrini: 19,90 euro (5 / 5)
Ripasso Doc Duca del Frassino: 4,99 euro (3,5 / 5)
Lugana Doc Sartori: 5,49 euro (4 / 5)
Albarossa Doc Ricossa: 4,49 euro (4 / 5)
Barolo Docg Ricossa: 13,90 euro (4 / 5)
Montepulciano Riserva Docg Vecchia Cantina: 5,90 euro (5 / 5)
Vini St.Michael Eppan: 7,90 euro (5 / 5)
Verdicchio Doc Belisario Del Cerro: 4,59 euro (4 / 5)
Soave Doc Cadis: 2,39 euro (3,5 / 5)
Vini Notte Rossa: 3,49 euro (5 / 5)
Primitivo di Manduria Stilio Mottura: 6,90 euro (4 / 5)
Lambrusco Doc Civ&Civ: 1,99 euro (3 / 5)
Vini Bio Natum Agriverde: 3,79 euro (3,5 / 5)
Vini del Garda Doc Chiaretto e Groppello Cantine Scolari: 4,39 euro [usr3.5]
Terre Fredde Bianco: 1,99 euro (3 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc Duchessa Lia: 4,39 euro (3,5 / 5)
Linea Vini Feudi San Gregorio: sconto 20% (5 / 5)
Oltrepo’ Pavese Doc Vie del Canto: sconto 20% (3 / 5)
Volantino IperCoop fino al 3 aprile, “Pasqua con gusto” Prosecco Extra Dry Luxury Doc Sant’Orsola: 3,79 euro (3,5 / 5)
Metodo Classico Cesarini Sforza: 8,49 euro (5 / 5)
Moscato d’Asti Poggio Mandrina Barbanera: 4,19 euro (3 / 5)
Prosecco Rosè Mionetto: 6,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Pinot Noir Viogner Brut, Muller Thurgau o Pinot Noir Rosè Extra Dry Le Bollè: 2,79 euro (3 / 5)
Linea Colli Piacentini Doc Casabella: 1,89 euro (3 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc Duchessa Lia: 5,99 euro (3,5 / 5)
Rosso di Montalcino Doc Banfi: 7,99 euro (5 / 5)
Chianti Docg Cecchi: 3,49 euro (4 / 5)
Linea Vini Colli Orientali Friuli Doc Tenimenti Civa: 4,89 euro (4 / 5)
Alto Adige Doc Gewurztraminer, Sauvignon o Lagrein Cantina Produttori di Bolzano: 7,99 euro (5 / 5)
Passito di Pantelleria Doc Pellegrino: 4,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Lidl fino al 28 marzo, “Super offerte” Chianti Classico Docg: 2,99 euro (3 / 5)
Traminer aromatico Friuli Doc: 3,69 euro (3 / 5)
Spumante Durello Muller Thurgau Brut: 2,49 euro (3 / 5)
Volantino Pam fino al 5 aprile, “Due uova sono meglio di una” Valpolicella Ripasso Doc La Sogara: 5,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc Pam: 3,79 euro (3,5 / 5)
Syrah Sicilia Doc Feudo del Mare: 3,99 euro (3 / 5)
Chianti Classico Docg Bosco ai salici: 4,99 euro (2 / 5)
Nobile di Montepulciano Docg Calici delle Mura: 6,99 euro (3,5 / 5)
Alto Adige Doc Gewurztraminer Von Steiner: 7,99 euro (3,5 / 5)
Barbaresco Docg Ca Del Plin Giacosa: 8,99 euro (3,5 / 5)
Roero Arneis Ca del Plin Giacosa: 4,99 euro (3,5 / 5)
Amarone Valpolicella Corte alla Scala: 15,90 euro (4,5 / 5)
Volantino Pam fino al 5 aprile, “Buona Pasqua” Trento Doc Ferrari: 9,90 euro (5 / 5) Passito di Pantelleria: 4,99 euro (3,5 / 5)
Barbera D’Asti Docg Duchessa Lia: 3,99 euro (3,5 / 5)
Pinot Grigio / Primitivo Baglio Le Mole: 4,49 euro (2,5 / 5)
Spumante Brut Dolce Castell: 1,99 euro (1 / 5)
Falanghina del Sannio Mastroberardino: 7,49 euro (5 / 5)
Linea Agriverde Natum Bio: 3,99 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola Riserva Feudo Del Mare Calici divini: 5,99 euro (3,5 / 5)
Pallagrello Bianco Igt Calici DiVini: 6,90 euro (3,5 / 5)
Taurasi Docg Quattro Cavalieri: 13,90 euro (3,5 / 5)
Amarone Docg Cadis: 14,90 euro (4 / 5)
Aglianico Vulturno Feudo Monaci: 4,99 euro (3,5 / 5)
Sangue di Giuda La Cacciatora: 2,99 euro (2,5 / 5)
Barbera D’Asti Docg Duchessa Lia: 3,99 euro (3,5 / 5)
Brunello di Montalcino Docg Boscoselvo Sensi: 17,90 euro (4 / 5)
Prosecco Doc Sant’Orsola: 3,89 euro (3,5 / 5)
Vini Botte Buona: 1 euro (3 / 5)
Volantino Penny Market fino al 28 marzo, “Prezzi dolcissimi” Selection Bordeaux Chateau David Beaulieu: 4,49 euro (3 / 5)
Selection Porto Alvarez: 4,49 euro (3 / 5)
Penny Market Chianti Riserva Docg: 3,49 euro (3 / 5)
Penny Market Valpolicella Ripasso Superiore Doc: 4,99 euro (3 / 5)
Spumante Soave Doc Extra Dry: 2,29 euro (3 / 5)
Blanc De Blancs Spumante Extra Dry: 2,49 euro (3 / 5)
Spumante Pignoletto Doc Tre Torri: 2,09 euro (3 / 5)
Penny Market Nebbiolo Langhe: 3,99 euro (3 / 5)
Sapor di Cascina Rosato Dell’Emilia Frizzante: vendita a cartone 1 pezzo 1,29 euro (1 / 5)
Volantino Penny Market fino al 5 aprile, “La Pasqua in tavola” Sangue di Giuda Doc Belle Vigne: 2,49 euro (2,5 / 5)
Chianti Docg Sensi Governo Uso Toscano: 2,49 euro (3,5 / 5)
Primitivo Negroamaro Vite Mia Bio Puglia: 3,99 euro (3,5 / 5)
Susumaniello Casa dei Fanti: 3,99 euro (3,5 / 5)
Colli Piacentini Bonarda: 1,89 euro (3 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Tor del Colle Riserva: 3,49 euro (3,5 / 5)
Copertino Riserva Doc Borgo del Mandorlo: 3,99 euro (4 / 5)
Nero d’Avola Sicilia Doc Rocche di Issu: 2,39 euro (2,5 / 5)
Soave Classico Doc: 1,79 euro (2,5 / 5)
Chardonnay Frizzante Ca Roveri: 1,59 euro (2 / 5)
Rosato Frizzante Ca Roveri: 1,59 euro (2 / 5)
Negroamaro Rosato Salento: 2,19 euro (2 / 5)
Grillo di Sicilia Doc Rocche di Issu: 2,29 euro (2,5 / 5)
Belvino Extra Dry Rosato: 2,29 euro (2,5 / 5)
Prosecco Rosè De Bruni: 3,99 euro (3 / 5)
Spumante Asti Docg Rivata: 3,19 euro (3 / 5)
Spumante Pignoletto Doc Tre Torri: 2,09 euro (3 / 5)
Spumante Soave Doc Extra Dry: 2,29 euro (3 / 5)
Spumante Ribolla Gialla Villa De Bruni: 2,89 euro (3 / 5)
Passito di Pantelleria Pellegrino: 4,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Tigros fino al 5 aprile, “Buona Pasqua” Oltrepò Pavese Doc Le Rovole: 2 pezzi 4 euro (1 / 5)
Vini Feudi San Gregorio: 6,99 euro (5 / 5)
Lugana Dop Ca Maiol: 7,90 euro (4 / 5)
Amarone Docg Anna Berta: 17,90 euro (4 / 5)
Vini Doc Elena Walch: sconto 20% (4,5 / 5)
Vini Toscana Igt Calaforte: 5,49 euro (5 / 5)
Gutturnio Riserva Doc Bollo rosso Valtidone: 5,49 euro (5 / 5)
Vini Settesoli: 3,49 euro (5 / 5)
Vini Baccichetto: 3,49 euro (3,5 / 5)
Vini Doc Duchessa Lia: 4,99 euro (3,5 / 5)
Vini Rue di Piane Spinelli: 2,39 euro (4,5 / 5)
Chianti Docg Giglio del Duca: 2 pezzi 5 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Doc Grasparossa Gran Gala Chiarli: 2,59 euro (3,5 / 5)
Spumante Extra Dry Canel: 2 pezzi 5 euro (3 / 5)
Prosecco/Prosecco Rosè Valdo: 4,49 euro (3,5 / 5)
Trento Doc Rotari: 6,90 euro (5 / 5)
Franciacorta Docg Solive : 11,90 euro (5 / 5)
Ribolla Gialla Brut La Gioiosa: 4,79 euro (3,5 / 5)
Spumante Maximilian I: 2,49 euro (3 / 5)
Volantino Unes fino al 5 aprile “Buona Pasqua” Roero Arneis Cafornara: 3,49 euro (2,5 / 5)
Sauvignon Blanc Cavit: 3,59 euro (3,5 / 5)
Pinot Grigio Santa Margherita: 5,69 euro (3,5 / 5)
Spumante Dolce Rocca dei Forti: 2,39 euro (3 / 5)
Spumante Riesling Brut Borgo Imperiale: 2,49 euro (3 / 5)
Etna Rosso Poggio di Venere: 4,69 euro (3 / 5)
Corvo Bianco o Rosso: 3,99 euro (3,5 / 5)
Moet Chandon: sconto 20% (4 / 5)
Spumante Blanc de Blancs Duchessa Lia: 2,99 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Docg Catturich Ducco: 9,49 euro (5 / 5)
Morellino di Scansano Docg Poggialto Il Palagio: 4,79 euro (3,5 / 5)
Santa Cristina Rosso: 4,99 euro (4 / 5)
Vino Liquoroso Sant’Elmo Serristori: 3,99 euro (3,5 / 5)
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Sono prodotti sui Colli Euganei i migliori Prosecco Rosé in vendita al supermercato. È quanto emerge dalla degustazione alla cieca tematica organizzata da Vinialsuper – il giornale del vino al supermercato.
Tra le 18 etichette interessate dal tasting – tutte vendemmia 2019, una sola 2020 – la spuntano col massimo della valutazione (5 “cestelli della spesa” su 5) gli unici due Prosecco Doc Rosé prodotti in provincia di Padova, targati Poderi del Doge (San Pietro Viminario) e Cantina Colli Euganei (Vo’ Euganeo).
Stesso piazzamento per un altro “outsider“, “Biele Zôe” di Tenimenti Civa (Bellazoia, Udine, Friuli Venezia Giulia). Unico veneto nella “Top 4” dei 5 cestelli cestelli Vinialsuper è Carpenè Malvolti. La maison di Conegliano (TV) si conferma ad alti livelli anche nella nuova tipologia, frutto del matrimonio tra la Glera e un 10-15% di Pinot Nero.
A un passo dal podio dei migliori Prosecco Rosé in vendita al supermercato, ovvero con 4.5 cestelli su 5, si piazzano altre due cantine della provincia di Treviso: l’Azienda Agricola Rive della Chiesa di Selva del Montello e Astoria di Crocetta del Montello.
Sopra la media, con 4 cestelli, l’Azienda Agricola Luca Ricci (Conegliano, TV), Villa Folini – Civa Group Distribuzione (Collio) e altre due etichette di Rive della Chiesa e Astoria.
Interessante quanto emerso proprio su quest’ultima cantina, in degustazione con due millesimi: il 2019 di Astoria si è presentato meglio all’assaggio rispetto alla stessa etichetta del 2020, segno che la nuova tipologia non disdegna l’affinamento in bottiglia, complice la presenza “muscolare” del Pinot Nero.
Sufficienza piena (3.5/5) per Valdo, La Gioiosa et Amorosa, Zonin e Maschio, mentre lasciano a desiderare i Prosecco Doc Rosé di Bolla, Gasparetto, Le Calleselle (Villa Sandi) e Musti-Nobilis.
LA NUOVA “BOLLICINA” CONVINCE
Più in generale, dalla caccia ai migliori Prosecco Rosé in vendita al supermercato emerge il lavoro, più o meno riuscito, nella costruzione di una cuvèè che vada ben oltre la novità cromatica.
L’offerta ai consumatori di un nuovo spumante rosato che non solo sappia “stare in tavola”, ma abbia un’identità propria e di “Denominazione”, è la sfida più intrigante per le cantine che si sono affacciate al “PRosé”.
Non a caso, come evidenziato da Vinialsuper nelle scorse settimane, il Prosecco Doc Rosé si è presentato in punta di piedi nella Grande distribuzione organizzata italiana, nonostante il periodo di lockdown e la chiusura dell’Horeca (ristoranti ed enoteche) potesse far presagire una sorta di invasione immediata del nuovo sparkling.
A convincere e sorprendere, oltre agli ottimi risultati dei Rosé prodotti nei vulcanici Colli Euganei, sono le prove dei dosaggi Extra Dry. La presenza del Pinot Nero in qualità di spalla elegante della Glera sembra giovare all’equilibrio organolettico della cuvèe, anche quando lo “zucchero” varca la soglia del Brut.
Allargando il raggio a una ipotetica “Top 10” dei migliori Prosecco Rosé al supermercato (valutazione compresa tra i 4 e i 5 “cestelli della spesa” Vinialsuper), di fatto, figurano ben 4 Extra Dry accanto ai 6 spumanti Brut.
POSIZIONAMENTO PREZZO DI TUTTO RISPETTO
Ultimo capitolo, quello del prezzo: posizionamento di tutto rispetto per gran parte delle etichette in un canale onnivoro come la Grande distribuzione organizzata. Si parte dai 3,99 euro del Brut Millesimato Gasparetto (valutazione 3/5) sino alle vette di Carpenè Malvolti (8,99 euro).
Vera e propria difesa del valore della denominazione e, oseremmo dire, anche della “sottozona del Prosecco Rosé”, in provincia di Padova: Poderi del Doge è infatti in vendita a 7,99 euro, staccando di 3 euro i vicini di casa di Cantina Colli Euganei.
In definitiva, più della metà dei Prosecco Rosé presenti in Gdo supera la soglia psicologica dei 5 euro, con altre 5 etichette a farle il solletico, a 4,99 euro. Non male per una nuova tipologia che guarda all’estero come mercato principale.
Del resto la prospettiva, come messo nero su bianco nell’intervista rilasciata a WineMag.it dal direttore del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc Luca Giavi, è di arrivare a una produzione compresa tra i 95 e i 140 milioni di bottiglie.
MIGLIORI PROSECCO ROSÉ IN VENDITA AL SUPERMERCATO
Prosecco Rosé Doc Brut Millesimato, Villa Folini: 5,99 euro (4 / 5)
Prodotto da La.Wi Spa Laterza nella propria cantina di Prata di Pordenone. Rosa salmone. Naso di fragola e agrume maturo. Corrispondenza perfetta al palato, buona pulizia. In vendita nei supermercati Coop.
Prosecco Rosé Doc Extra Dry Millesimato, Bolla: 6,95 euro (2,5 / 5)
Prodotto da Bolla Spa nelle proprie cantine di Pastrengo. Molto verde al naso, ad affiancare la componente morbida e fruttata. Chiude largo, sul residuo, poco equilibrato. In vendita nei supermercati Coop.
Prosecco Doc Treviso Rosé Brut Millesimato, Gasparetto: 3,39 euro (3 / 5)
Imbottigliato da Azienda Agricola Rive della Chiesa. Rosa salmone. Naso sul frutto, piuttosto integro. Vino sull’altalena, migliorabile l’equilibrio tra zucchero e frutto al sorso. In vendita da Iper, La grande i.
Prosecco Doc Treviso Rosé Brut Millesimato “G”, Rive della Chiesa: 7,99 euro (4,5 / 5)
Rosa salmone. Naso composto, tra agrume, fragola, lampone. Pulito anche al palato, buon allungo del frutto su una vena salina. Chiusura piacevolmente citrica, agrumata. In vendita da Iper, La grande i.
Prosecco Doc Treviso Rosé Brut Millesimato, Rive della Chiesa: 6,30 euro (4 / 5)
Spumantizzato da Az. Agricola Rive della Chiesa. Rosa salmone. Bollicina un po’ aggressiva, Molto simile al precedente, percezione zuccherina maggiore. In vendita da Iper La Grande I.
Prosecco Doc Rosé Brut Oro Puro Valdo, Valdo: 6,30 euro (3,5 / 5)
Prodotto da Valdo Spumanti Valdobbiadene. Rosa cipolla. Naso e bocca delicati, composti, fiore e frutto. Vino perfettamente godibile, nella sua leggerezza. In vendita nei supermercati Famila.
Prosecco Doc Rosé Extra Dry Millesimato, Le Calleselle: 3,99 euro (3 / 5)
Prodotto da V.S. Vinicola Serena. Naso tutto frutto. Bocca corrispondente, ravvivata da una bollicina cremosa. Chiusura migliorabile in termini di equilibrio. In vendita nei supermercati Pam Panorama.
Prosecco Doc Rosé Extra Dry Millesimato, Poderi Del Doge: 7,99 euro (5 / 5)
Prodotto da Poderi del Doge nello stabilimento di Vo’ Euganeo (Pd). Rosa salmone luminoso. Naso delicato, pregevole combinazione tra floreale e fruttato. Grande pienezza del frutto al palato, chiusura asciutta, tra ritorni di frutti rossi e leggera venatura salina. In vendita da Pam Panorama.
Prosecco Doc Rosé Brut Millesimato Pam: 4,99 euro (3,5 / 5)
Prodotto da M.G Spa Villa Sandi, Crocetta del Montello. Colore rosa salmone carico, luminoso. Naso su fragolina, lampone. In bocca corrispondente, residuo leggermente abbondante. In vendita da Pam Panorama.
Prosecco Doc Rosé Brut Millesimato, La Gioiosa et Amorosa: 4,99 euro (3,5 / 5)
Prodotto da La Gioiosa Spa, Crocetta del Montello. Rosa salmone. Fragola, lampone, agrume leggerissimo. Corrispondente al palato. Chiusura pulita. Vino ineccepibile nella sua semplicità. In vendita da Pam Panorama.
Prosecco Doc Rosé Extra Dry 2020, Astoria: 4,99 euro (4 / 5)
Spumantizzato da A.C. Srl Astoria, Crocetta del Montello. Rosa cipolla. Naso delicato, bocca ampia sul frutto, ma il dosaggio Extra dry è molto ben integrato. Beva molto agile e piacevole. Buona prova, vino che migliorerà ancora nei prossimi mesi.
Prosecco Doc Rosé Brut Goto Rosa: 6,29 euro (4 / 5)
Prodotto da Azienda Agricola Luca Ricci, Susegana. Rosa salmone. Naso floreale, delicato, preciso. Al palato preciso, equilibrato, godibilissimo. Spumante molto ben fatto, come tutti i vini della cantina Ricci. In vendita nei supermercati Esselunga.
Prosecco Doc Rosé Brut, Zonin: 6,64 euro (3,5 / 5)
Prodotto da Casa vinicola Zonin Spa, Gambellara. Rosa salmone carico. Fragola, matura, vino largo, pulita la chiusura. Sufficienza piena. In vendita nei supermercati Esselunga.
Prosecco Rosé Doc Biele Zoe, Tenimenti Civa: 7,20 euro (5 / 5)
Rosa salmone. Tanto fiore al naso rispetto ad altri, poi la fragolina. Compostissimo anche al palato, corrispondente. Buon allungo. Spumante decisamente sopra la media della tipologia, non manca nulla. In vendita nei supermercati Conad.
Prosecco Rosé Doc, Cantina Colli Euganei: 4,90 euro (5 / 5)
Cantina Colli Euganei S.C.A. Vò Euganeo (PD). Dosaggio Extra Dry molto ben integrato in tutte le fasi, ottima espressione del frutto del Pinot Nero abbinato alla leggiadria della Glera. In vendita nei supermercati Conad.
Prosecco Rosé Doc Millesimato 2019, Maschio: 4,50 euro (3,5 / 5)
Prodotto nelle cantine Maschio di Vazzola (TV). Rosa cipria. Vino in punta di piedi, un Prosecco rosé sussurrato, che si difende bene in termini di precisione. Pecca un po’ in allungo rispetto alla media comunque non eclatante del resto dei campioni (giusto così, per la tipologia). In vendita nei supermercati Conad.
Prosecco Doc Rosé Extra Dry 2019, Astoria: 4,90 euro (4,5 / 5)
Spumantizzato da A.C. Srl Astoria, Crocetta del Montello. Rosa cipolla. Naso delicato, Bocca larga, extra dry, residuo non disturbante, buona bevibilità. Chiusura precisa. Un anno di scaffale gli ha fatto bene. In vendita nei supermercati Conad.
Prosecco Doc Rosé Brut Millesimato, Carpenè Malvolti: 8,90 euro (5 / 5)
Colore rosa salmone carico, luminoso. Naso delicato, preciso, petalo di rosa e scorza d’agrume. La fragola, già avvertita al naso, è chiara al palato. Leggerissimo tocco salino, in chiusura, sulla frutta matura. Spumante di grande gastronomicità. In vendita nei supermercati Conad.
Prosecco Doc Rosé Brut Millesimato, Musti-Nobilis: 3,90 euro (2 / 5)
Distribuito a DA Srl per Musti Nobilis Srls Unipersonale. Rosa cipria. Naso su fragola e gomma bruciata. Chiude amaro, scomposto. In vendita da Pam Panorama.
Degustazione a cura di Davide Bortone, Viviana Borriello e Giacomo Merlotti
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Ruffino non perde l’appuntamento con lo shuttle del Prosecco Rosé e presenta sul mercato il suo nuovo spumante Metodo Martinotti. La cantina fondata nel 1877 a Pontassieve, nei pressi di Firenze, entrata a fine 2011 in Constellation Brands, dimostra così la sua apertura nei confronti delle nuove sfide del mercato internazionale, ben oltre Chianti, Brunello e Supertuscan.
Il primo Prosecco Rosé Doc di Ruffino (Glera 85%, Pinot Nero 15%) sarà prodotto nei Poderi Ducali di Ruffino, in Veneto. Dal 2019, infatti, la casa toscana ha acquisito due nuove tenute: La Duchessa a San Donà di Piave, in provincia di Venezia, e Ca’ del Duca a Motta di Livenza, in provincia di Treviso.
Centrotrenta ettari, interamente a conduzione biologica, per una capacità produttiva totale di circa 35 mila ettolitri, in continua espansione. Secondo Ruffino, la nuova tipologia «potrà beneficiare di una strada in discesa grazie al lavoro di numerosi produttori che da anni all’interno della Doc spumantizzavano vini rosé a base Glera».
«La scelta del Consorzio, nel disciplinare questo vino – evidenzia una nota della cantina – è apparsa quella di puntare ad un Prosecco che si attestasse su un’alta qualità media. L’introduzione del solo Pinot Nero come uva complementare alla Glera e l’obbligo di uscire con un vino millesimato sono due parametri che vanno senza dubbio in questa direzione».
Alzi la mano chi non ha ancora dato una sbirciatina alle corsie del vino del supermercato, da quando è entrato in commercio il Prosecco Rosé. Pochi quelli che hanno resistito al richiamo della nuova tipologia, se non altro sulla spinta della (bella) pubblicità tv con cui il Consorzio del “PDoc” ha scelto di invitare l’Italia intera al matrimonio tra la Glera e il Pinot Nero. Eppure, il Prosecco Rosé è quasi introvabile in alcune insegne di supermercati.
Direttore Luca Giavi, abbiamo notato una certa scarsità di referenze di Prosecco Rosé nella Grande distribuzione organizzata italiana, al contrario di una buona presenza della nuova tipologia sull’online: è un’impressione corretta?
Pur non avendo a disposizione dati a riguardo, riteniamo assolutamente plausibile la cosa, sulla scorta di alcune considerazioni. La prima è che nel 2020, “solo” un terzo circa del nostro sistema produttivo (111 aziende per la precisione) ha spumantizzato Prosecco Doc Rosé, e questo ha evidentemente contratto il numero di operatori che normalmente hanno accesso alla Grande distribuzione.
Allo stesso tempo, l’incertezza nei tempi dell’accesso al mercato, ha spinto molti produttori a mettere in produzione un quantitativo che, evidentemente, si è riversato prioritariamente su quei canali capaci di valorizzarlo maggiormente.
I numeri cosa dicono?
I dati in possesso del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc sembrano essere piuttosto incoraggianti. Le bottiglie di Prosecco rosé certificate nel 2020 sono 16.850.034. La stima dell’export si assesta sull’80%, ovvero 13.480.027 bottiglie. La stima relativa all’Italia, per il restante 20%, è di 3.370.007 bottiglie.
Se una quota del 70-75%, pari a 2,3-2,5 mln di bottiglie, è andata al supermercato, considerati i numeri di punti vendita e la quantità necessaria per accedere alla Gdo, è credibile vi sia una limitata presenza di referenze a scaffale, rispetto al Prosecco Doc.
Come molti italiani, anche noi abbiamo visto la pubblicità in tv: qual è la strategia, dal momento che il prodotto non è poi disponibile nei supermercati, su larga scala?
Il Consorzio ha ritenuto opportuno presidiare il mercato accompagnando la nascita del Prosecco rosé, per rassicurare i consumatori sulla sua qualità certificata e sul rispetto del disciplinare. I quantitativi erano sufficienti per comunicare questa novità nel mercato, in piena coerenza con la funzione del Consorzio. È ovvio attendersi che, da adesso in poi, la distribuzione sarà sempre più capillare.
Come sono cambiate rispetto al passato le strategie di promozione del Consorzio che si ritrova ora a dover comunicare (e presentare) due prodotti al posto di uno?
La strategia del Consorzio non cambia, si arricchisce semplicemente la narrazione con l’introduzione di una tipologia, al pari delle più importanti denominazioni spumantistiche.
Quali sono le conseguenze dell’ufficializzazione della nuova tipologia, dal punto di vista viticolo? Come è cambiato il “vigneto atto a Prosecco Doc”, in attesa della decisione, negli ultimi anni? In particolare, il riferimento è alle varietà Glera e Pinot Nero.
Nel territorio delle nove province della Doc Prosecco, la quota di vigneti a Pinot nero ammontava storicamente a circa 600-700 ettari, dei quali 250, con la vinificazione in bianco, entravano già a far parte del Prosecco Doc.
Negli ultimi tre anni, a seguito della presentazione della proposta di modifica del disciplinare, sono stati piantumati circa mille ettari (da estirpo), tant’è che il Consorzio, come per la varietà Glera, ha chiesto il blocco delle idoneità a Prosecco anche per il Pinot nero.
Ipotizzando che mille ettari su 1.600/1.700 totali vengano destinati alla produzione di Prosecco rosé e considerando le rese di trasformazione dell’uva in vino (75%), nonché le percentuali di taglio (Pinot nero tra il 10 e il 15%), l’offerta potenziale di Prosecco Doc Rosé potrebbe giungere a una cifra compresa tra i 95 e i 140 milioni di bottiglie.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Prima una stoccata al Prosecco Rosé, che “non ha alle spalle nessuna tradizione vitivinicola”. Poi la conferma: l’Associazione viticoltori del Carso (Društvo Vinogradnikov Krasa) non intende cedere alle avance del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, che vorrebbe includere il Prosekar nel proprio disciplinare.
È quanto si legge in una lettera firmata dai produttori aderenti all’associazione: Matej Skerlj, Sandi Škerk, Benjamin Zidarich, Rado Kocjančič, Lucija Milič, Bruno Lenardon, Martin Merlak, Stanko Milič, Igor Grgič, Cristina Urizio, Peter Radovič, Dimitri Cacovich, Gregor Budin, Sharon Ostrouska, Andrej Skerlj, Damijan Milič, Tania e Mitja Zahar e Roberto Šavron.
“L’Associazione dei Viticoltori del Carso – sottolineano i vignaioli – propone un’azione comune, unitaria, di tutte le associazioni e rappresentanti politici locali, regionali e nazionali, al fine di prevenire la svalutazione del Prosekar e del nostro territorio, e per mantenere il controllo diretto su di essi”.
In questo modo, vogliamo dimostrare che, cooperando tra piccole realtà, siamo in grado di fornire un sostegno di qualità all’economia locale e anche per preservare e valorizzare vieppiù la nostra identità, orgoglio e credibilità della nostra storia, la storia del Carso e della provincia di Trieste!”.
“A volte – continuano i produttori – forse siamo troppo poco consapevoli del fatto che tutti lasciamo delle tracce nel momento storico in cui viviamo e le decisioni ambientali, sociali ed economiche che prendiamo oggi, inevitabilmente condizioneranno le generazioni future”.
“Qualità e rispetto del patrimonio naturale e culturale sono indubbiamente componenti chiave di qualsiasi progetto di successo, molto difficile da realizzare, ma basta veramente poco per rovinare tutto!”, affermano i produttori del Carso.
“NO AL PROSECCO ROSÈ”
Una battaglia, quella alle novità introdotte dal Consorzio veneto-friulano, che viene condotta su più fronti. “Il Prosecco Rosè, ottenuto da uve Glera e Pinot Nero – scrivono i vignaioli – non ha alle spalle nessuna tradizione vitivinicola, né nel vicino Veneto, né sul nostro territorio”.
“In breve – aggiungono – stiamo assistendo a un nuovo ‘progetto agricolo’ utile soprattutto per aumentare guadagni, visibilità e ricavi (e in ciò noi non vediamo nulla di controverso, né di sbagliato)”. Una posizione simile a quella espressa più volte dai Vignaioli Fivi trevigiani.
Il 15 luglio 2020, la Kmečka zveza – Associazione Agricoltori, l’Associazione Prosekar e l’Associazione dei Viticoltori del Carso, hanno presentato un ricorso contro la modifica del disciplinare Prosecco Doc, che prevedeva l’inclusione del territorio triestino nella zona di produzione del nuovo Prosecco Rosè.
Il 29 luglio di quest’anno i rappresentanti della Kmečka zveza, del Gruppo di azione locale GAL Carso e dell’Associazione dei viticoltori del Carso hanno deciso di ritirare il ricorso. Contestualmente hanno firmato una convenzione con il Consorzio per la tutela della denominazione Prosecco DOC, con finalità di valorizzazione e sviluppo della viticoltura locale.
“All’interno della nostra associazione – scrivono i produttori del Carso – siamo ben consapevoli dell’importanza che ricopre l’intera questione, ed è per questo che non dobbiamo aver fretta nel prendere delle decisioni che potrebbero rivelarsi sbagliate in futuro”.
Dopo un’attenta valutazione, siamo giunti alla conclusione che il Prosekar, sia il nome del vino che il particolare metodo di vinificazione, deve rimanere esclusivamente nelle mani del territorio dove nasce e si produce storicamente e questa opportunità non va assolutamente sprecata”.
“NESSUN COMPROMESSO”
“Purtroppo, dobbiamo constatare che alcuni non concordano con la nostra proposta, anzi abbiamo la netta sensazione che, in questa specifica occasione, non vogliono considerare l’identità e la specificità del territorio come un elemento essenziale per lo sviluppo della viticoltura locale, e per qualche piccolo aiuto promesso dal vicino Veneto, cederebbero in cambio il Prosekar. A nostro parere, l’aiuto promesso rappresenta solo uno specchietto per le allodole”.
Secondo i vignaioli del Carso, “se il Prosekar passasse sotto la gestione diretta del Consorzio Prosecco Doc, questo poi potrebbe essere usato a proprio piacimento dal Consorzio, che potrebbe prendere delle decisioni unilaterali utili solo per i propri scopi”.
In passato abbiamo già assistito a grandi promesse, rassicurazioni, firme di protocolli, ecc., Sappiamo tutti come è andata a finire. Siccome non vogliamo ripetere gli errori del passato, ci opponiamo fermamente all’inclusione del Prosekar nel disciplinare del Consorzio Prosecco DOC.
“Per i soci della nostra associazione non esistono scorciatoie, né facili compromessi! La nostra strategia è chiara: non vogliamo lavorare sulla quantità, ma sulla qualità. Vogliamo produrre vini che rispecchiano il carattere del territorio”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
“Il via libera europeo al disciplinare di produzione del Prosecco Doc Rosè con la modifica da noi richiesta che rende possibile contare sulla nuova tipologia, è un’ottima notizia. Che consente ai produttori di un vino che da sempre oltre confine riscuote uno straordinario successo, di presidiare e conquistare un mercato sempre più ampio e che negli ultimi anni ha registrato una crescita sempre più importante in termini economici e di quantitativi”.
Così la ministra Teresa Bellanova, nel commentare l’avallo dell’Unione europea alle modifiche del disciplinare della Denominazione di origine controllata del Prosecco. La nuova tipologia rosè potrà essere sulle tavole di tutto il mondo già per il brindisi di Capodanno 2021.
“Parliamo di un esercito di 11.460 viticoltori, 1.192 aziende vinificatrici, 347 case spumantistiche – ricorda Bellanova – che concorrono al successo senza eguali di una denominazione tutta made in Italy, diventata emblema e indiscussa bandiera nel mondo”.
“L’accoglimento della nostra richiesta – continua – sarà traino per l’intero sistema vitivinicolo nazionale che a causa della pandemia ha registrato una contrazione del valore delle vendite all’estero dopo il record fatto segnare lo scorso anno con oltre 6 mld di euro e che sta soffrendo in modo evidente anche per gli evidenti problemi che il canale della ristorazione sta affrontando”.
La richiesta di modifica al disciplinare di produzione della Dop Prosecco con l’introduzione della nuova tipologia era stata inviata dall’Italia a Bruxelles nel maggio scorso.
Il nome deciso dal Consorzio di tutela del Prosecco Doc per il nuovo vino è “Prosecco spumante rosé millesimato”.
“Un vino, il Prosecco, che tutto il mondo ci invidia e che in molti tentano di imitare e contraffare”, prosegue Bellanova. “Lo dimostra tra gli altri il tentativo di contraffazione che nei mesi scorsi abbiamo stroncato in Veneto in una catena di supermercati grazie all’impegno dell’Icqrf”.
“La lotta alla contraffazione a difesa dei nostri prodotti e contro l’usurpazione delle nostre indicazioni geografiche è sempre tra le nostre priorità. Dei 486 milioni di bottiglie prodotte di Prosecco, circa il l’80% prende la via dell’export. Un tassello importante del nostro made in Italy e della nostra forza sui mercati mondiali, che adesso acquista ancora più peso e rilevanza”.
“La mia attenzione e vicinanza al questo straordinario settore è evidente – conclude la Ministra Bellanova – lo conferma l’interlocuzione costante con cui in questi mesi abbiamo insieme definito le misure necessarie per fare fronte all’emergenza per mettere in sicurezza le nostre eccellenze e le nostre imprese”.
“Un’interlocuzione che, ne sono sicura, deve intensificarsi proprio sulla strategia mirata all’export e all’internazionalizzazione perché è da aziende e operatori che devono arrivare le indicazioni per ottimizzare le strategie e le politiche mirate”.
“Su questo siamo già al lavoro”, conclude Bellanova prima di aggiungere che “questo periodo va affrontato con il massimo del confronto e della condivisione, con la filiera istituzionale, a partire dalle Regioni, come con l’intera filiera”.
I DETTAGLI DELLA NUOVA TIPOLOGIA
Di seguito il dettaglio della richiesta italiana accolta dall’Unione Europea
Prosecco Dop — Spumante rosé — nella categoria VS e VSQ
È inserita la tipologia spumante rosé al fine di introdurre nella denominazione una produzione di spumante ottenuto da vitigni Glera B. e Pinot nero vinificato in rosso.
Prosecco Dop — Spumante rosé — Base ampelografica
La tipologia spumante rosé prevede la seguente composizione di varietà di viti: Glera B. minimo 85 %, massimo 90 %; Pinot nero vinificato in rosso minimo 10 %, massimo 15 %. Detta composizione permette di ottenere la colorazione «rosé».
Prosecco Dop — Spumante rosé – Resa di uva ad ettaro e titolo alcolometrico volumico naturale minimo
La resa massima di uva della varietà Pinot nero è stata stabilita a 13. 500 kg/ha per consentire una maggiore concentrazione di sostanza colorante ed una maggiore stabilità della stessa.
Il titolo alcolometrico volumico naturale minimo è stato indicato a 9 % vol.
Prosecco Dop — Spumante rosé — Elaborazione
La tipologia deve essere prodotta esclusivamente per fermentazione naturale a mezzo autoclave con un periodo di elaborazione non inferiore a 60 giorni. Tale modalità di produzione consente al lievito di rilasciare dei composti come le mannoproteine le quali svolgono un’azione protettiva della sostanza colorante nei confronti dell’ossidazione e dell’anidrite solforosa, inoltre conferisce una maggiore complessità olfattiva e gustativa.
Prosecco Dop — Spumante rosé — Pratiche enologiche
E’ consentita nelle partite di prodotto destinate alla preparazione del vino spumante rosé e vino spumante di qualità rosé, l’aggiunta di prodotti ottenuti dalla vinificazione di uve Pinot nero, in quantità non inferiore al 10 % e non superiore al 15 %, a condizione che il vigneto, dal quale provengono le uve Glera B. impiegate nella vinificazione, sia coltivato in purezza varietale o comunque che la presenza di uve Pinot nero, in aggiunta a quello consentito per tale pratica, non superi la percentuale del 15 %.
Prosecco Dop — Spumante rosé — Caratteristiche al consumo
In conseguenza della introduzione della tipologia spumante rosé, sono indicate le caratteristiche fisico chimiche ed organolettiche.
Prosecco Dop — Spumante rosé — Etichettatura termine millesimato
Nell’etichettatura di tale tipologia è obbligatorio indicare il termine millesimato, seguito dall’anno di produzione delle uve in conformità all’articolo 49, comma 1 del regolamento delegato (UE) 2019/33della Commissione.
Prosecco Dop — Spumante rosé — Immissione al consumo
È prevista l’immissione al consumo a partire dal primo gennaio dell’anno successivo a quello della vendemmia al fine di consentire un maggior affinamento del prodotto.
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Via libera dell’Europa al Prosecco Doc Rosè con la comunicazione di approvazione di una modifica ordinaria al disciplinare di produzione che consentirà di stappare le prime bottiglie già a Capodanno 2021, nonostante i timori per possibili lockdown in Italia e nel mondo. Lo rende noto la Coldiretti nell’annunciarne l’avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C 362/26.
L’arrivo della tipologia rosè, accompagnata da polemiche in Veneto e non solo, rappresenta secondo Coldiretti “un importante arricchimento per il vino italiano più esportato al mondo con un valore delle vendite di 533 milioni di euro nei primi sette mesi del 2020 nonostante le difficoltà determinate dal Covid sugli scambi commerciali nazionali e sulle vendite delle ristorazione con lo stop a party e cerimonie”.
“Con la nuova offerta il Prosecco si prepara a catturare un nuovo mercato che ha avuto negli ultimi anni una interessante crescita anche sui mercati esteri”, continua Coldiretti. L’obiettivo è il 10% della produzione complessiva di Prosecco Doc, ovvero 50 milioni di bottiglie di Prosecco Rosè da immettere sul mercato entro Capodanno 2021.
“Le bollicine più famose al mondo – continua Coldiretti – possono ora vantare un ulteriore riconoscimento ufficiale ed incontrare il gusto dei consumatori sempre più attenti all’origine e al saper bere, dopo l’avvenuta iscrizione del sito veneto ‘Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” nella Lista dei Patrimoni Mondiali’ dell’Unesco lo scorso anno”.
“L’importante novità – continua la Coldiretti – ha un valore da triano per l’intero sistema vitivinicolo nazionale che per la prima volta dopo una crescita ininterrotta di 30 anni registra un contrazione del valore delle vendite all’estero del 3% nel corso dei primi sette mesi del 2020 a causa delle difficoltà registrate dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza coronavirus. Un dato preoccupante – conclude la Coldiretti – dopo il record storico di 6,4 miliardi fatto segnare lo scorso anno per le esportazioni di vino Made in Italy nel 2019″.
Il Veneto già in epoca ‘pre-Prosecco rosè’ (2019) rappresentava il 78% della produzione nazionale di spumanti rosati, grazie ai precursori della nuova categoria della Doc. A seguire, tra le denominazioni, il Franciacorta rosato (1,8 milioni di bottiglie) e il Trento Doc rosato (1,1 milioni).
A ricordarlo è Unione Italiana Vini (Uiv), nel definire la nuova tipologia Prosecco spumante rosè “determinante per la conquista della leadership italiana nella tipologia”.
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Andare oltre al tradizionale e “dolce” Brachetto d’Acqui Docg, per raccontare il territorio anche attraverso l’Acqui Docg, versione “in secco” delle bollicine da uve Brachetto. È questa la visione che il Consorzio Tutela Vini d’Acqui porta avanti ormai dal 2017, confermata durante il workshop “Le Bollicine e i Vini in Rosa: Scenario, Mercato, Tendenze, Prospettive“, lo scorso 25 settembre in Piemonte.
Una nuova declinazione del vino simbolo di Acqui, alla ricerca di nuovi sbocchi di mercato, ma anche di un recupero di redditività. La rimuneratività per ettaro all’interno della Docg è infatti scesa del 30% nel periodo 2012-2019, a causa delle riduzioni congiunte di rese di produzione e prezzo di liquidazione delle uve.
Poco più di 50 mila le bottiglie di Acqui Docg prodotte con la vendemmia 2019, in calo rispetto alle 70 mila del 2018. Ancora troppo poche per dare un’impronta significativa alla Denominazione e per giocare un ruolo importante nello scenario nazionale ed internazionale delle bollicine in rosa.
Scenario in cui, secondo dati Uiv, dei 49 milioni di bottiglie di bollicine rosé prodotte in Italia nel 2019 ben il 78% proviene dall’area “Prosecco” e potrà crescere ulteriormente, spinta dal nuovo brand Prosecco Rosé Doc. Numeri più limitati invece per i Metodo classico, con Franciacorta al 4% e Trento Doc al 2%.
Per ora la produzione di Acqui Docg Rosé si limita a 10 aziende – commenta fiducioso Paolo Ricagno, presidente del Consorzio di Tutela Vini d’Acqui – ma tante altre stanno decidendo di percorrere questa strada, convinte dal progetto e dall’alta qualità che contraddistingue il prodotto. Si tratta di un percorso che quindi coinvolge non solo i produttori, ma anche il territorio e le istituzioni”.
Un percorso di crescita che, nei piani del Consorzio, porterà la Denominazione a diventare un riferimento nel panorama degli sparkling rosè. Un mercato per certi versi nuovo, come sottolineato dallo studio presentato dal coordinatore tecnico dell’Osservatorio Vino di Unione Italiana Vini, Carlo Flamini. Nuovo perché mai analizzato prima come “mercato a sé”.
I dati di trend di questa “nuova categoria” parlando di un potenziale mondiale di 160 milioni di bottiglie nel 2021, pari la 5% del mercato degli spumanti. Un segmento nel quale l’Italia potrà ricoprire un ruolo di rilievo, con oltre 64 milioni di bottiglie potenziali nello stesso periodo.
L’ACQUI DOCG
Nello specifico, l’Acqui Docg è uno spumante rosé dal color buccia di cipolla carico e luminoso, ottenuto da sole uve Brachetto e prodotto con il Metodo italiano, Martinotti-Charmat.
Nella versione Brut tende a perdere la caratteristica aromaticità che contraddistingue le versioni in dolce, siano esse spumante o “tappo raso”, presentandosi al naso con leggere note di frutto rosso ed un timido accenno floreale.
Scorrevole al palato, la nuova tipologia Acqui Docg si distingue grazie alla buona acidità e freschezza. Il sorso chiude su una vena leggermente amaricante, che accompagna una persistenza sufficiente.
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“Che il nome di un prodotto di successo diventi il sinonimo della ‘tipologia’ (nello specifico ‘spumante’, ndr) non è di certo una novità: importanti vini francesi ce lo dimostrano. Dal canto nostro vi è un impegno costante su questo fronte, sia come Consorzio che come Sistema Prosecco, ma la lotta è davvero impari: per ogni comportamento scorretto o illecito che riusciamo a contrastare ce ne vengono segnalati ‘n’. E il commercio online ha solo ampliato o, forse, fatto emergere in modo più eclatante, il fenomeno”.
È il commento di Luca Giavi, direttore generale del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, in seguito alle rivelazioni di WineMag.it, secondo cui i casi di spumanti rosati generici venduti online come “Prosecco Rosé” siano aumentati, dopo l’approvazione della modifica del disciplinare che sancisce il matrimonio tra Glera e Pinot Nero.
“L’invito che mi sento di rivolgere ai consumatori – prosegue Giavi – è quello di leggere attentamente quello che viene riportato sulla bottiglia in etichetta, ma il problema non nasce dalla nostra richiesta di modifica del disciplinare che introduce la tipologia rosé”.
Non è da adesso che succede questo, è da anni che sull’e-commerce, sugli scaffali dei supermercati e sui menù dei ristoranti, molto spesso, viene chiamato ‘Prosecco Rosè’, qualsiasi spumante rosato, replicando quanto avviene, peraltro, per la tipologia vinificata totalmente in bianco, prescindendo, in molti casi, dal territorio di produzione”.
Un errore, sottolinea ancora il direttore del Consorzio di Tutela veneto, “ampiamente documento anche nella relazione allegata alla modifica del disciplinare del Prosecco Doc, trasmessa alle autorità lo scorso anno”.
“La nostra scelta – sottolinea Giavi – è stata proprio tesa ad evitare questo problema quantomeno per il nostro sistema produttivo, che ora avrà modo, una volta entrato in vigore il nuovo disciplinare, di scegliere se garantire ai propri consumatori un vino ottenuto in un determinato territorio, con una base ampelografica specifica, con tempi di spumantizzazione precisi e che, legittimamente, possa fregiarsi della Denominazione di origine Prosecco”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
EDITORIALE – C’è una nuova, preoccupante deriva che interessa lo spumante del Veneto per eccellenza, ovvero il Prosecco. La recente approvazione della modifica del disciplinare che dovrebbe autorizzare, dal mese di ottobre 2020, la commercializzazione del Prosecco Rosé, sta già avendo risvolti devastanti per l’immagine della nuova tipologia “in rosa” della Doc Prosecco.
Il web, infatti, è inondato di decine di proposte di “Prosecco Rosé”. Si tratta in realtà di spumanti rosati comuni, che non possono fregiarsi della Denominazione di origine controllata in questione, riservata solo ai Martinotti (Metodo italiano o Charmat) prodotti in Veneto e in Friuli Venezia Giulia.
In alcuni casi, la dicitura “Prosecco Rosé” viene addirittura accostata al Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene, Docg che non ha nulla a che fare col via libera alla tipologia “Prosecco Rosé” da parte del Comitato Nazionale Vini del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, che riguarda appunto solo la Doc.
Per dirla tutta, più che a una nuova deriva siamo di fronte a una vera e propria involuzione del marketing legato al noto spumante italiano. Se fino a ieri non si poteva usare la formula “Prosecco Rosé“, perché ancora non ufficialmente approvato il matrimonio tra Glera e Pinot Nero, le nozze tra i due vitigni hanno aperto le porte ai farabutti del web, pronti a sfruttare la leva della notorietà del brand “Prosecco” per spingere le vendite di qualsiasi altro spumante rosato.Caso eclatante quello che appare sull’e-commerce “Negozio del vino“, dove il Vsq Rosé Brut “Faìve” della nota cantina Nino Franco di Valdobbiadene viene “spacciato” per Prosecco Doc Rosé (nel link, nel titolo e nella scheda descrittiva) pur essendo prodotto con uve Merlot e Cabernet Franc vinificate in rosa.
Più ingegnoso un altro e-commerce, “Wine Point“. Qui, il Vsq Rosé Brut “Roseo” della cantina Le Manzane di San Pietro di Feletto (TV) viene descritto come “Prosecco Superiore Metodo Charmat”. Non solo: viene utilizzato il vecchio nome della Glera, ovvero Prosecco, per trarre in inganno l’ignaro consumatore.
“La qualità del prodotto – si legge – è certificata dall’uso in prevalenza di uvaggio Prosecco, nella sua qualità autoctona Glera, che compone il 95% dell’etichetta. Il restante 5% deriva invece da uve Merlot, che vanno a conferire il classico colore rosato all’etichetta”. Lo stesso avviene per il Brut di Pinot della cantina Ruggeri.
Segue a ruota l’e-shop di vino online “BierreStore“, che nel pubblicizzare il Brut Rosato “Il Fresco” di Villa Sandi, parla di “Prosecco Rose”. Manca l’accento, ma il senso è quello e gioca sulla scarsa esperienza del consumatore che si imbatte nella scheda, per l’acquisto.
Vale la pena di citare anche il caso, sottile, del presunto “Prosecco Valdobbiadene Brut Rosé Doc” della cantina Col Sandago, tra i veri e propri fake che interessano la nuova tipologia del Prosecco Doc. Tutto, sin dal link, riconduce al taroccamento da parte dell’e-commerce “Di-vinità – di cibo, vino e altre storie“. Ecco, sono le “altre storie” che preoccupano chi ha a cuore il Made in Italy.
Concludo con un appello: la redazione di WineMag.it invita i lettori a segnalare ai Consorzi di Tutela tutti i link alle recensioni di “non Prosecco”, nonché di “Prosecco Rosé” tarocco scovate sul web. Questi gli indirizzi email a cui rivolgersi: info@consorzioprosecco.it e info@prosecco.it. Cin, cin.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Bottega si fa trovare pronta alla nuova sfida del Prosecco Rosé. La cantina di Bibano di Godega, annuncia oggi di aver avviato la produzione del suo Prosecco Doc Rosé. Si chiamerà “Il vino dei Poeti” e sarà disponibile sul mercato italiano dal primo ottobre 2020. Il nuovo vino spumante, promette Bottega, “mantiene inalterata la freschezza e la versatilità del Prosecco”. Confermata anche la tradizionale etichetta a forma di fiamma.
Sarà prodotto con un uvaggio di Glera (85%) e di Pinot Nero (15%), come consentito dalla recente modifica al disciplinare della Doc Prosecco. “Le uve del noto vitigno internazionale – annuncia la cantina trevigiana – contribuiranno a regalare a questo Prosecco il caratteristico colore rosato, un perlage più consistente e una maggiore complessità aromatica”.
“Questo vino – spiega Bottega – è caratterizzato dal colore rosato e dal perlage fine e persistente. All’olfatto spiccano i sentori fruttati di ciliegia e di frutti di bosco, che accompagnano le delicate note floreali. Al palato risulta fresco, vivace e piacevolmente asciutto con una buona persistenza retrolfattiva”.
Si tratta di un vino da consumare a tutto pasto: “Si accompagna in modo eccellente agli antipasti, ai primi piatti e alle carni bianche. È inoltre ideale tanto come aperitivo quanto come ingrediente per la preparazione di cocktail“.
Intanto è prevista per metà giugno la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana dell’avvenuta (e tanto discussa) modifica del disciplinare del Prosecco Doc. Dovranno quindi trascorrere 30 giorni, limite di tempo previsto per presentare eventuali opposizioni, e altri 15 giorni per l’entrata in vigore del successivo Decreto Ministeriale che ufficializzerà la modifica a livello nazionale.
A partire dal 1 agosto le cantine potranno quindi iniziare la spumantizzazione della nuova tipologia di Prosecco Doc, che prevede un periodo di fermentazione di almeno 60 giorni in autoclave. “Se i tempi tecnici previsti dall’iter burocratico saranno rispettati, si prevede l’imbottigliamento e la conseguente distribuzione sul mercato italiano dal primo di ottobre”, precisa Bottega.
Il mercato europeo dovrà invece attendere il primo di novembre, in quanto la normativa dovrà essere recepita dalle istituzioni Ue con la definitiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
“In amore e in guerra tutto è lecito, anche nel business evidentemente, ma la nostra è un’anima contadina forse eccessivamente conservatrice e poco avvezza ai cambiamenti repentini. Sta di fatto che pensare ad un Prosecco Rosè proprio non ce la facciamo”. I vignaioli indipendenti trevigiani ribadiscono così la propria contrarietà al matrimonio tra Glera e Pinot Nero, che darà presto vita ai primi 20 milioni di bottiglie di Prosecco Doc Rosé.
La nuova tipologia, dopo il via libera del Comitato Nazionale Vini del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali alla modifica del disciplinare della Doc Prosecco, andrà a rimpinguare i 460 milioni di bottiglie già raggiunti dalla Denominazione.
Noi vignaioli avevamo già preso le distanze da questa proposta – commentano i Fivi di Treviso – manifestando il nostro dissenso. La scelta, di natura strategica commerciale, si basa su leve comunicative come ‘Prosecco’ e ‘Rosé’, che unite rappresentano il nuovo prodotto pronto a colmare il vuoto commerciale soprattutto nei mercati internazionali, nel mercato delle richiestissime bollicine venete”.
“Il Prosecco – continuano i vignaioli trevigiani – ha una sua natura e una sua storia, è un vino ottenuto da un’uva che fino a qualche anno fa si chiamava uva Prosecco e che poi la normativa ha cambiato in Glera ma poco importa, quella è l’uva e gli aromi e la struttura che si genera e quella con l’unica variabile conferita dal suolo“.
Ai Fivi di Treviso “poco importa se esista in qualche impolverato librone il fatto che tra queste terre qualcuno avesse piantato qualche filare di Pinot Nero, non saranno certo quelle due righe a creare la storicità. C’è bisogno di un appiglio storico? Bene ma non è la nostra di storia. Rimaniamo nel nostro no”.
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EDITORIALE – Per cause di forza maggiore, legate a Covid-19, mi trovo in uno sperduto ma accogliente paesino dell’Ungheria, ormai dal 7 marzo 2020. Da qui mi tengo in contatto con l’Italia tra mail, telefonate e degustazioni di vini che stanno arrivando dal Bel paese, complice il lockdown che ha stroncato fiere, viaggi stampa e appuntamenti in agenda. Che c’entra tutto questo con un editoriale che s’intitola “Prosecco rosé? Amen!“? Ve lo spiego subito.
Proprio ieri, a poche ore dalla pubblicazione della notizia del via libera alla modifica al disciplinare che autorizza la versione “rosa” dello spumante veneto-friulano, sono andato a fare la spesa. Nella corsia dei dolci, ho notato qualcosa di mai visto prima: quei geni della Ferrero si sono inventati il Kinder Bueno Coconut, ovvero al cocco!
Dirà qualcuno, di nuovo: che c’entra il Bueno col Prosecco? Mica parliamo di Asti Secco: quello sì, almeno, è piemontese come Ferrero (NB Si informa il Consorzio dell’Asti che nessun testimonial del Moscato d’Asti è stato maltrattato “in anticipo” per la realizzazione di questo editoriale). A mio avviso, tornando al punto, c’è invece una forte correlazione tra il Prosecco e un prodotto come il Kinder Bueno.
Dal momento che il Prosecco – a tasche piene di tutti, anche quelle dei detrattori – si è trasformato da semplice “spumante” a “fenomeno” e poi da “fenomeno” a “sinonimo” di qualsiasi cosa sia “vino con le bollicine“, la nascita della versione rosé sarebbe da considerare un’opportunità ulteriore, più che uno scempio della tradizione.
Restando nel campo largo della semantica, vi invito a porvi una domanda: “Prosecco”, nell’immaginario comune – non in quello dei professoroni del vino – è ormai più sinonimo di “industria” o di “territorio” del vino?
Secondo me, della prima. Un’industria che muove quasi mezzo miliardo di bottiglie all’anno – grazie anche ad investitori esteri, giunti in Veneto dalla Spagna del Cava (leggi Freixenet) non del Corpinnat – ha bisogno di diversificare, specie in un momento di crisi in cui l’avallo della versione rosé cade come manna dal cielo.
Del “fenomeno” Prosecco hanno giovato, giovano e gioveranno tutti. Basti osservare l’esplosione delle “bolle” prodotte con vitigni poco vocati agli sparkling e alla più recente mania dei “col fondo”, anche fuori dagli areali tradizionalmente inclini al pétillant.
Per di più, a giustificare l’istituzionalizzazione del Prosecco rosé all’interno di un contesto industriale, c’è anche la considerazione di tutti i fake che circolano da anni con questo nome in tutto il mondo, o che comunque lo ricordano. Persino Bastianich, testimonial del Made in Italy nel mondo, aveva in carta del “Prosecco Rosé” nel suo ristorante di Milano e come tale ne spingeva le vendite negli Usa.
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Sono dell’idea che regolarizzare la produzione di questa versione e incanalarla nei dettami di una Doc non possa che fare bene a tutti, anche in un’ottica di elevazione della qualità complessiva dei 20 milioni di bottiglie previsti dal Consorzio, se non del prezzo.
La nascita della versione rosé, inoltre, offre una carta vantaggiosissima ai produttori delle Docg, suggellando ancor più le differenze coi cugini di campagna, pardon “di pianura”. Il rosato Doc, da solo, è una carta eccezionale – a livello di comunicazione – per spiegare l’unicità di Conegliano, Valdobbiadene e Asolo. Un po’ come quelle ragazzine che si scelgono l’amica “brutta”, per sembrare (loro) più belle agli occhi dei ragazzi.
Ma il nodo che più fa incazzare chi non ama l’idea del Prosecco Rosé è forse un altro: quello del mancato via libera all’utilizzo del Raboso o del Refosco, come uve a bacca rossa utili a colorare di “rosa” la Glera, in alternativa al Pinot Nero (varietà, non va dimenticato, già a disciplinare con la condizione della vinificazione in bianco).
Torno allora di nuovo al Kinder Bueno, immaginando che Ferrero, al posto dell’internazionalmente riconosciuto “cocco”, avesse deciso di utilizzare – all’interno di una dinamica industriale ed industrializzata che, va ricordato, non riguarda solo la produzione, ma anche la commercializzazione, il marketing e la comunicazione – che so? Dell’ottimo, tradizionalissimo e piemontesissimo Ramassin, il Susino Damaschino del Saluzzese. Mai sentito? Appunto.
Dal momento che “Rabosoir” e “Refoscoir“, che io sappia, non stanno al “Raboso” e al “Refosco” come il “Pinot Nero” sta invece – internazionalmente – al “Pinot Noir“, bene hanno fatto Stefano Zanette & Compagnia Bella a pensare a quel vitigno piuttosto che ad altri, per colorare di rosé il futuro internazionale dell’industria del Prosecco.
Con buona pace di chi, comunque, sarà libero di andare avanti a fare ottimi spumanti impiegando gli altri due vitigni, con lo svantaggio di non poterlo chiamare “Prosecco” (e dunque venderne di più).
Ehi, aspetta un attimo: sarà mica questo il problema, alla faccia del bla, bla, bla sulla tradizione e il territorio? Post scriptum: il Kinder Bueno al cocco è una favola a buon prezzo, al pari di quello col cuore di crema di nocciole. Cin, cin.
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Via libera ufficiale al tanto discussoProsecco rosé, col vitigno a bacca rossa Pinot Nero che andrà a colorare di rosa la bianca Glera, l’uva tradizionalmente utilizzata per produrre lo spumante tipico del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Il Comitato Nazionale Vini del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha approvato ieri, 20 maggio 2020, la proposta di modifica del disciplinare di produzione della Doc Prosecco per l’introduzione della tipologia Prosecco Rosé, che non riguarda dunque la Docg Conegliano Valdobbiadene.
“A tutti coloro i quali hanno contributo all’ottenimento di questo importante risultato va il nostro ringraziamento che, in considerazione del momento che stiamo vivendo, è particolarmente sentito”, ha commentato il presidente del Consorzio di tutela della Doc Prosecco, Stefano Zanette.
Ora si attende la pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana e l’entrata in vigore del successivo Decreto Ministeriale. Un provvedimento che ufficializzerà la modifica a livello nazionale, avviando l’iter comunitario che culminerà con la definitiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.
Sono state rese note al contempo le specifiche del Prosecco Doc Rosé. Gli spumanti di questa tipologia dovranno essere prodotti con uve Glera, cui potrà essere addizionata una percentuale tra il 10% e il 15% di Pinot Nero.
La resa per ettaro è stabilita in 18 tonnellate per la varietà Glera e 13,5 tonnellate ettaro per la varietà Pinot Nero. La fermentazione in autoclave col metodo Martinotti (Charmat) dovrà portrarsi per minimo 60 giorni.
Le vendite saranno possibili dal 1° gennaio dopo la vendemmia. Quanto alle caratteristiche organolettiche, per passare all’esame della commissione di degustazione il colore del Prosecco Doc Rosé dovrà essere “rosa più o meno intenso, brillante” e la spuma “persistente”.
Il residuo zuccherino stabilito varia dal Brut Nature a Extra Dry. L’etichetta del Prosecco Doc rosé dovrà riportare l’indicazione “Millesimato“, con il relativo anno, con l’obbligo di utilizzo di un minimo dell’85% delle uve dell’annata. Il Consorzio stima una produzione di circa 20 milioni di bottiglie, che si andranno ad aggiungere ai 460 milioni della Denominazione.
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Il Prosecco Rosé si farà, a partire dal 2020. Lo ha deciso il Consorzio del Prosecco Doc, al termine di un percorso durato anni. Alla tradizionale Glera sarà affiancato il Pinot Nero, che consentirà di ottenere il colore rosato.
Si chiamerà “Prosecco spumante Rosé millesimato” e potrà contenere dal 10 al 15% di Pinot Nero. Un vino che molti produttori della Denominazione hanno già in carta, pur non potendolo chiamare “Prosecco”. Secondo le stime del Consorzio, il Prosecco Rosé resterà comunque una “nicchia”.
Si parla di 20 milioni di bottiglie, che andranno a sommarsi ai 480 milioni di bottiglie di Prosecco Doc “tradizionale” stimati per il 2019. Al momento i Consorzi delle due Docg del Prosecco Superiore (Conegliano Valdobbiadene e Asolo) non aderiscono al progetto.
Con questa mossa, il Consorzio di Tutela del Prosecco Doc ovvierà al problema delle tante etichette di spumanti Rosé spacciati per Prosecco, soprattutto negli Usa. Nel giugno 2017, lo stesso presidente Stefano Zanette interveniva sul tema in un’intervista esclusiva rilasciata a Vinialsupermercato.it.
“Tutti i tentativi di contraffazione rientrano tra i comportamenti lesivi della nostra Denominazione e come tali vanno condannati. Il ‘Prosecco Rosè’ rientra fra le tante segnalazioni che continuamente giungono in Consorzio”.
Tra queste aveva fatto scalpore la presenza di un Prosecco Rosé sulla carta dei vini del ristorante Ricci Milano, di proprietà di Belen e Bastianich. “Solo nell’ultimo anno – precisava Zanette – abbiamo intercettato oltre 500 tentativi di contraffazione”.
L’overbranding del Prosecco – aggiungeva Luca Giavi, direttore generale del Consorzio Prosecco Doc – porta a identificare con la nostra Denominazione l’intera categoria ‘spumanti’. Ritengo che tante volte si tratti di un problema di ignoranza delle regole, piuttosto che di malafede. Infatti, casi come questi, all’estero sono decisamente più diffusi”.
Un fronte sul quale il Consorzio trevigiano si è dato un gran da fare, negli ultimi anni. “Abbiamo più volte richiamato l’attenzione dei rappresentanti di categoria di esercenti e commercianti sul tema del corretto utilizzo delle indicazioni geografiche – evidenziava Giavi – ma c’è ancora molto da fare. Stiamo mettendo a punto diversi progetti in tal senso”. Eccone uno, concreto: il Prosecco Rosé è realtà.
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Quante volte vi è capitato di ordinare al bar “un Prosecco”? Ma vi siete mai chiesti se in quel calice c’era davvero del “Prosecco”?
Con il termine “Prosecco”, infatti, non si definisce un qualsiasi “spumante” o vino “con le bollicine”. Bensì quel determinato spumante – Doc o Docg – prodotto in Veneto e in Friuli Venezia Giulia.
Vi sognereste mai di chiamare “Chianti” qualsiasi vino rosso? Crediamo (speriamo) di no. Ecco perché occorre fare un po’ d’ordine: mentale, innanzitutto. E poi culturale.
Vinialsuper lancia quindi la campagna “Prosecco non è sinonimo di spumante” e l’hashtag #nonsoloprosecco, che vi invitiamo a utilizzare. Lo facciamo per voi. Perché vogliamo esser certi che, quando ordinate un “Prosecco”, intendiate proprio quel vino. Condividete l’articolo, ditelo agli amici, fatevi un selfie con la scritta “Prosecco non è sinonimo di spumante”! Insomma: inventatevi qualcosa per diffondere la cultura del vino.
I TRE PROSECCO: DOC E DUE DOCG
Sono tre le “versioni” di Prosecco, prodotte in base a disciplinari ben precisi: una a Denominazione di origine controllata (Doc) e due a Denominazione di origine controllata e garantita (Docg). Per tutti vale il metodo di spumantizzazione delle uve denominato Martinotti o Charmat, che prevede la rifermentazione del mosto in autoclave.
E’ questa la differenza principale con il Metodo Classico, che prevede una seconda fermentazione in bottiglia. Con il Metodo Classico (altrimenti noto come Champenoise) viene infatti prodotto lo Champagne, così come gli spumanti italiani più pregiati: Trento Doc, Franciacorta Docg, Alta Langa Docg e Oltrepò Pavese Docg, per citarne alcuni.
IL PROSECCO “MILLESIMATO”
Anche la definizione “Millesimato” è oggetto di grande confusione: di fatto, tutti i “prosecchi” sono “millesimati”. Questo termine, che non ha nessuna valenza relativa alla qualità della bottiglia, serve a evidenziare che tutte le uve con il quale è stato prodotto lo spumante sono state raccolte nella medesima annata. Frutto, dunque, dello stesso anno di vendemmia.
Ovvio, dunque, che un Prosecco sia “Millesimato”. Non sarebbe invece così scontato di fronte a un Metodo Classico italiano o a uno Champagne, che possono essere prodotti con assemblaggi di più annate.
La scritta “Millesimato” su un Prosecco è dunque un escamotage di marketing (pur consentito dalla legge italiana) con il quale il produttore – giocando sull’ignoranza del consumatore – tenta di dare inutile lustro alla propria etichetta, scimmiottando il Metodo Classico e gli Champagne. Anche se è vero che qualche casa vinicola usa miscelare annate differenti di Glera, per uniformare anno di anno in anno il gusto “di cantina”. Vediamo dunque le varie tipologie dello spumante Prosecco.
Prosecco Doc
Citando il disciplinare: “Il vino a denominazione di origine controllata ‘Prosecco’ deve essere ottenuto da uve provenienti da vigneti costituiti dal vitigno Glera; possono concorrere, in ambito aziendale, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 15%, i seguenti vitigni: Verdiso, Bianchetta trevigiana, Perera, Glera lunga, Chardonnay, Pinot bianco, Pinot grigio e Pinot nero (vinificato in bianco), idonei alla coltivazione per la zona di produzione delle uve (province di Belluno, Gorizia, Padova, Pordenone, Treviso, Trieste, Udine, Venezia e Vicenza”.
Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg Sempre citando il disciplinare: “La denominazione d’origine controllata e garantita ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco’, o ‘Conegliano – Prosecco’ o ‘Valdobbiadene – Prosecco’, è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti per le seguenti tipologie: ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco’, ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco” frizzante’, ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco’ spumante, accompagnato dalla menzione ‘Superiore di Cartizze’ se ottenuto nella tradizionale sottozona, nei limiti e alle condizioni stabilite”.
La zona di produzione delle uve atte ad ottenere i vini ‘Conegliano Valdobbiadene – Prosecco’ comprende il territorio collinare dei Comuni di Conegliano, San Vendemiano, Colle Umberto, Vittorio Veneto, Tarzo, Cison di Valmarino, San Pietro di Feletto, Refrontolo – Susegana, Pieve di Soligo, Farra di Soligo, Follina, Miane, Vidor e Valdobbiadene.
Il vino spumante denominato “Cartizze”, ottenuto da uve raccolte nel territorio della frazione di San Pietro di Barbozza del Comune di Valdobbiadene (dove deve avvenire l’intero processo di vinificazione), ha diritto alla sottospecificazione “Superiore di Cartizze” (107 ettari totali di vigneto, il “Cru” del Prosecco).
I vini “Conegliano Valdobbiadene – Prosecco” devono essere ottenuti dalle uve provenienti dai vigneti costituiti dal vitigno Glera. Possono concorrere, in ambito aziendale, fino ad un massimo del 15%, le uve delle seguenti varietà, utilizzate da sole o congiuntamente: Verdiso, Bianchetta trevigiana, Perera e Glera lunga.
Colli Asolani Prosecco (oggi Asolo Prosecco) Secondo il disciplinare, “la denominazione di origine controllata e garantita ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’ è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie: ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’, ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’ spumante, accompagnato dalla menzione superiore e ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’ frizzante”.
“La zona di produzione delle uve atte alla produzione dei vini a Docg ‘Colli Asolani – Prosecco’ o ‘Asolo – Prosecco’ comprende l’intero territorio dei comuni di Castelcucco, Cornuda e Monfumo e parte del territorio dei comuni di Asolo, Caerano San Marco, Cavaso del Tomba, Crocetta del Montello, Fonte, Giavera del Montello, Maser, Montebelluna, Nervesa della Battaglia, Paderno del Grappa, Pederobba, Possagno, San Zenone degli Ezzelini e Volpago del Montello”, con ulteriori delimitazioni geografiche specifiche.
IL PROSECCO ROSÉ? NON ESISTE Le norme che disciplinano la produzione del Prosecco sono chiare e non lasciano spazio a interpretazione. Ma la comune richiesta di “Prosecco” come sinonimo di “spumante” porta con sé un altro equivoco: quello del “Prosecco rosé”. Semplice smontarlo: non esiste.
La tecnica di vinificazione delle varie tipologie di Prosecco, infatti, vieta l’utilizzo di uve rosse vinificate in rosa, ovvero con breve contatto delle bucce a contatto con il mosto.
Le uve a bacca rossa come il Pinot Nero (per un massimo del 15%) adatte alla produzione del Prosecco, infatti, devono essere vinificate senza buccia, responsabile del rilascio del colore rosso (o rosato), in base alla durata del contatto con il mosto.
La vinificazione in bianco prevede dunque la fermentazione del solo succo d’uva, senza la parte solida costituita dalla buccia.
Se sulla carta dei vini di un ristorante doveste mai leggere “Prosecco Rosé”, come nel caso clamoroso denunciato da vinialsuper che vede come protagonista il Ricci di Milano (ristorante di Belen e Bastianich) sappiate che si tratta di un (patetico) escamotage per vendere qualcosa che non esiste, approfittandosi della riconoscibilità e notorietà, ormai internazionale del “Prosecco”.
In quel caso: rimbalzate la proposta e chiedete lumi al ristoratore. Oppure, meglio: alzatevi e cambiate ristorante. Magari consigliando di leggere questo articolo. #nonsoloprosecco
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Mezzo mondo ne parla, attraverso stampa (poco) specializzata e wine bloggers. Metà ristorazione internazionale ce l’ha in carta (dei vini). Google non mente. Joe Bastianich (forse) sì. Parliamo del Prosecco Rosè. Un’invenzione tutta marketing e zero sostanza. Perché il Prosecco Rosè non esiste. Anzi: è una truffa.
Una menzione, “Prosecco”, utilizzata a sproposito da diversi siti web americani che hanno a listino “Flor”, il “Prosecco Rosè” prodotto dal noto giudice di MasterChef Italia. In realtà si tratta di un blend composto al 90% da Glera (vitigno principe del “Prosecco”, suo sinonimo sino al 2009), cui viene aggiunto un 10% di Pinot Nero vinificato in rosa. Il che lo rende tutto tranne che un Prosecco. Tantomeno “Rosè”.
Un gioco che può funzionare (e pure tanto) all’estero. Basta interrogare il motore di ricerca Google per scoprire quanti ristoranti hanno in carta “Flor” tra le “bollicine”, in qualità di “Prosecco Rosè”. Qualcuno arriva a definirlo, addirittura, “The Champagne of Venice“: lo Champagne di Venezia. Sconcertante scoprire che alcuni esercizi si trovino anche in Italia. Tra questi proprio Ricci Milano, storico ristorante meneghino rilanciato nel 2015 da Joe Bastianich e Belen Rodriguez, in zona Stazione centrale.
Difficile pensare alla svista per uno come Bastianich, che produce direttamente “Flor” appoggiandosi (pare) a una “big” della spumantizzazione della zona di Valdobbiadene (indovinate quale). Fingendoci interessati al prodotto contattiamo il ristorante dei due vip. Chi ci risponde, dall’altra parte dello smartphone, è una donna: “L’azienda produttrice di ‘Flor’ è Bastianich”. Bingo.
Convinti che si tratti di una mera operazione di marketing, Oltreoceano, anche alcuni wine bloggers interrogati da vinialsuper. Tutti concordi nel commentare la presenza sul mercato a stelle e strisce del “Prosecco Rosè Flor” come “an American marketing strategy”. Una “strategia di marketing” destinata al mercato americano.
LA POSIZIONE DEL CONSORZIO PROSECCO DOC “Tutti i tentativi di contraffazione – afferma Stefano Zanette (nella foto), presidente del Consorzio Prosecco Doc – rientrano tra i comportamenti lesivi della nostra Denominazione e come tali vanno condannati. Quello denunciato da vinialsupermercato.it non è un caso isolato: il ‘Prosecco Rosè’ rientra fra le tante segnalazioni che continuamente giungono in Consorzio”.
“Solo nell’ultimo anno – precisa Zanette – ne abbiamo intercettate oltre 500. Nello specifico, però, non si tratta di un errore commesso dai produttori, bensì dell’esercizio nel caso del ristorante Ricci Milano, di proprietà di Belen e Bastianich. Ovviamentequesto non diminuisce l’importanza dell’episodio in esame: il fatto è grave e merita la massima attenzione”. L’ufficio legale del Consorzio, di fatto, è già all’opera.
“Oggi – aggiunge Luca Giavi, direttore generale del Consorzio Prosecco Doc – l’overbranding del Prosecco porta a identificare con la nostra Denominazione l’intera categoria ‘spumanti’. Ritengo che tante volte si tratti di un problema di ignoranza delle regole, piuttosto che di malafede. Infatti, casi come questi, all’estero sono decisamente più diffusi”.
Un fronte sul quale il consorzio trevigiano si è rimboccato le maniche. “Abbiamo più volte richiamato l’attenzione dei rappresentanti di categoria di esercenti e commercianti sul tema del corretto utilizzo delle indicazioni geografiche – evidenzia Giavi -. C’è ancora molto da fare, ma stiamo mettendo a punto diversi progetti in tal senso”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(di Giacomo Merlotti e Davide Bortone) Bevitelo te, il Prosecco Rosè. Perché? Facile: non esiste. A meno di improbabili revisioni notturne del disciplinare di produzione della Doc Treviso, è una “svista” agghiacciante quella a cui si può assistere nel mega punto vendita di Arese (MI) a insegna Iper, la Grande i.
Al colosso della grande distribuzione italiana fa eco il ristorante di Joe Bastianich e Belen, Ricci Milano. Sulla carta dei vini, tra le “Bollicine”, ecco spuntare – per la modica cifra di 34 euro – il Prosecco Rosè “Flor”. Una chicca? Non proprio.
IL DISCIPLINARE Inequivocabile l’articolo 2 comma 1 del disciplinare di produzione del Prosecco Doc. “Il vino a Denominazione di origine controllata ‘Prosecco’ deve essere ottenuto da uve provenienti da vigneti costituiti dal vitigno Glera”.
“Possono concorrere, in ambito aziendale, da soli o congiuntamente fino ad un massimo del 15%, i seguenti vitigni: Verdiso, Bianchetta trevigiana, Perera, Glera lunga, Chardonnay, Pinot bianco, Pinot grigio e Pinot nero (vinificato in bianco), idonei alla coltivazione per la zona di produzione delle uve di cui all’art. 3 del presente disciplinare”. Game over: il Prosecco rosè non esiste.
L’ERRORE Sotto accusa, nel punto vendita Iper di Arese, nel milanese, è il cartello promozionale collocato nel bel mezzo della corsia dei vini: “Prosecco Treviso Doc Rosè Mionetto 75cl: 6,90 euro”. Inconsapevole della svista la cantina veneta Mionetto. Il prodotto in questione è infatti il “Mionetto MO – Sergio Rosé”, che in etichetta è correttamente dichiarato “Spumante Extra Dry”. Senza menzione di provenienza, Doc, o altro. E’ dunque il personale Iper ad aver identificato il prodotto in promozione come “Prosecco”.
Ci sono un’argentina e un americano in ristorante a Milano… Potrebbe cominciare così la barzelletta che vede invece come protagonista la carta dei vini di Ricci Milano. Passi per Belen, una a cui si può perdonare davvero di tutto.
Ma che un personaggio del calibro di Joe Bastianich (peraltro produttore di vino) non si accorga di una simile castroneria sulla carta dei vini del proprio ristorante, incoraggia noi malpensanti a valutazioni maliziose. Che si tratti di una trovata di “marketing” per spingere le vendite del rosè, accostandolo al “Prosecco”? Un dubbio che il mondo del web sembra confermare. Il Prosecco “Flor” compare in versione rosè sul sito californiano The Wine Connection – Rare & Premium Wines. Vini tanto “rari” e preziosi da non esistere.
DICIAMOLO
Una volta per tutte: “Prosecco” e “Spumante” non sono sinonimi. Il Prosecco è una sfumatura del vasto mondo della spumantizzazione. Non si può chiamare “Prosecco” tutto ciò che, semplicemente, non è Metodo Classico (quello, per intenderci, alla base della produzione dello Champagne, del Franciacorta o del TrentoDoc) o che abbia la “bollicina”. In definitiva, il vino chiede e merita rispetto. E ancor più ne richiede il consumatore.
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