“Durante questo periodo – continua Martelli – si attiva un’autofermentazione enzimatica che trasforma gli zuccheri in alcol e stimola la produzione di glicerolo, elemento principe della morbidezza del vino e responsabile dell’estrazione dei componenti della buccia, limitando il rilascio di parti significative di tannino, responsabile della sensazione di astringenza. L’uva viene poi pigiata e subisce la normale fermentazione che si completerà in quattro o sei giorni. Completata la trasformazione da mosto a vino, il novello viene travasato, filtrato e messo in commercio”. “La qualità si prevede buona – sottolinea la Coldiretti – ma la produzione risulta in forte calo rispetto al passato, tanto da aver raggiunto il minimo storico, per un fatturato sceso a circa 6 milioni di euro. Basti dire che appena dieci anni fa se ne producevano ben 17 milioni di bottiglie”. Il vino da bere giovane, anche se apprezzato come prima produzione enologica dell’anno, ha perso dunque lo smalto del passato.
LE CAUSE DELLA CRISI
“All’origine del fenomeno – rileva la Coldiretti – c’è una serie di fattori, a partire dalla limitata conservabilità, che ne consiglia il consumo nell’arco dei prossimi 6 mesi, fino alla tecnica di produzione: la macerazione carbonica, che è del 20 per cento più costosa rispetto ai metodi tradizionali”. Ma gli stessi vitigni che negli anni passati rappresentavano la base del novello vengono oggi spesso utilizzati per produrre vini ugualmente giovani, ideali per gli aperitivi, ma che non presentano problemi di durata. Ancora più complessa la visione della Fisar, la Federazione italiana Sommelier Albergatori Ristoratori.
“Dobbiamo prestare molta attenzione nel leggere i numeri – evidenzia Raffaele Novello della delegazione di Bareggio, provincia di Milano -. Se analizziamo il consumo di vino in Italia basandoci sui numeri dell’OIV, scopriamo che siamo passati dai 34 milioni e 693 mila ettolitri del 1996 ai 23 milioni e 52 mila ettolitri del 2011. Ciò evidenzia che, in primis, è drasticamente cambiato il modo di bere. A fronte di una produzione 58.772.000 di ettolitri del 2006 siamo scesi nel 2011 a 42.772.000 ettolitri, con consumo pro-capite che passa dai 60,93 litri a persona per anno a 37,92. Quindi: si beve molto meno e, in percentuale, la decrescita in produzione non è proporzionale”.
Sempre secondo al sommelier Fisar, “si producono molti più vini di denominazione (prima tanti vini pugliesi, veneti, abruzzesi, siciliani, calabresi e campani erano vini da taglio), e dunque si è alzata la qualità ed il livello di conoscenza e consapevolezza del consumatore”.
IL PARERE DEL SOMMELIER
Il vino Novello, che in Italia è l’alter ego del Beaujolais nouveau francese, viene prodotto e venduto con una legislazione totalmente diversa: “Da poco – precisa Raffaele Novello – è stato portato al 40% minimo di vino con uve da macerazione carbonica e con sole uve della stessa annata”. In Francia occorre invece il 100 per cento di uve che subiscano la macerazione carbonica per far sì che un vino possa essere chiamato “Beaujolais”. Di fatto, per ridurre questo “gap” qualitativo, la commercializzazione dei Novelli italiani viene anticipata di tre settimane, per l’anno 2015, rispetto al ‘cugino’ francese, che sarà nei supermercati a partire dal 19 novembre.
“Aggiungiamo che è un vino da bere giovane – evidenzia ancora il rappresentante Fisar – e che dunque non può invecchiare, quindi ha un consumo limitato nel tempo. Per poterlo vendere, nella Gdo hanno anticipato quest’anno la sua commercializzazione (‘a San Martino ogni mosto è vino’…si diceva prima’). Per di più è un vino con sapori molto ‘vinosi’, tecnicamente di difficile abbinamento”.
Il Novello è rimasto dunque “un vino dello ‘specifico’ periodo – conclude il sommelier Fisar – che piace sempre di meno, anche perché nel vino rosso si cercano altre sensazioni ed emozioni, e che a volte è legato ad un pregiudizio, in parte giustificato, di ‘vinaccio non di qualità’ e di gusto specifico, oltre a scontare il prezzo di un’americanizzazione generale del modo di vendere vino e di fare marketing. Oggi il tentativo è di omogenizzare il consumo, che deve risultare tutto uguale per piacere alla massa, specialmente nella Gdo”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.