Vermentino Primitivo Ribolla Gdo
I dati Circana svelano le tipologie in maggior crescita nel formato da 75 cl. Successo per i bianchi profumati e i rossi del Sud. Quali sono i vini che crescono di più nella GDO italiana nel 2024? La risposta arriva dal report Circana per Vinitaly 2025, che fotografa l’andamento delle tipologie nel formato più rappresentativo: la classica bottiglia da 75 centilitri. Ai vertici della classifica, Vermentino, Primitivo e Ribolla, seguiti dal Metodo Classico.
Vini al supermercato: Top 5 per crescita in litri nel 2024
Una classifica che evidenzia la voglia di freschezza e tipicità da parte dei consumatori. I bianchi aromatici e i rossi strutturati del Sud si impongono tra le preferenze d’acquisto.Vermentino Primitivo Ribolla Gdo.
Fattori vincenti: qualità, prezzo e identità
Il successo delle tipologie in crescita si spiega con un posizionamento accessibile (tra i 3,50 e i 5,50 euro per 75cl) e una forte riconoscibilità geografica. Il Vermentino, ad esempio, ha successo grazie alla sua associazione con Sardegna, Liguria e Toscana. L’impressione? Che Vermentino, Primitivo e Ribolla Gialla continueranno la loro scalata delle preferenze degli italiani tra i vini al supermercato, anche nel 2025.https://www.circana.com/news?type=press+releases
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Le vendite di vino in Gdo in Italia 2024 si dividono tra conferme e nuove tendenze. Dai dati emersi dall’analisi NielsenIQ, presentati poco fa dalla Sales Director SMB & Global Snapshot Italy Eleonora Formisano al XI Wine Monitor di Nomisma, emerge un panorama in evoluzione, con segnali positivi per alcune regioni e denominazioni, una crescita dell’appeal dei vini premium e una forte incidenza delle promozioni nelle strategie di vendita. Uno dei trend più significativi è la crescita delle vendite in valore per alcune regioni vinicole italiane, con Sicilia, Puglia e Sardegna che registrano performance in aumento. Questo si riflette anche sulle denominazioni, con Sicilia DOP, Trentino DOP e Salento IGP in evidenza, insieme a vitigni come Vermentino, Corvina Veronese/Rondinella (Valpolicella), Primitivo e Nero d’Avola che continuano a conquistare i consumatori.
VINI AL SUPERMERCATO: CRESCONO I VINI IGP
A sostenere il mercato sono in particolare i vini IGP, bianchi e fermi, confermando una tendenza che negli ultimi anni ha premiato i prodotti più riconoscibili e legati a una forte identità territoriale. Il segmento dei vini fermi si conferma predominante rispetto ai frizzanti, con un’incidenza dell’87,6% sulle vendite. Dal punto di vista economico, cresce l’attenzione verso i prodotti premium, ossia quelli con un indice di prezzo superiore a 150, il cui successo è sostenuto da una forte pressione promozionale del 35%. Un dato che riflette una maggiore propensione dei consumatori a investire in vini di fascia alta, soprattutto se accompagnati da offerte e sconti strategici. Parallelamente, il peso delle promozioni sul mercato del vino resta elevato, ma con un crescente impatto delle campagne su volantini e materiale promozionale, segnale di un ritorno a strategie più tradizionali di marketing.
IN GDO IL 78% DEL FATTURATO TOTALE DEL COMPARTO VINICOLO
Interessante anche l’analisi dei canali di vendita, con la Distribuzione Moderna che rappresenta il 78% del fatturato totale del comparto vinicolo, mentre il discount, pur rimanendo sotto la media rispetto al settore FMCG, mostra segnali di crescita. La parte più dinamica del mercato si conferma il Sud Italia, con un indice di prezzo particolarmente competitivo rispetto alla media nazionale. Un dato che merita attenzione è l’impatto delle festività sulle vendite, in particolare il ruolo cruciale del Capodanno per lo spumante, con un picco di vendite registrato proprio in corrispondenza di questo periodo. Un fenomeno che si ripete di anno in anno e che evidenzia quanto lo spumante sia un prodotto fortemente legato al consumo stagionale.
Nel complesso, il settore vinicolo italiano chiude il 2024 con un valore complessivo di 3,1 miliardi di euro, in leggera crescita dello 0,3% rispetto al 2023, mentre il volume di vendita si attesta sui 740 milioni di litri, con un calo dell’1,9%. Se si allarga lo sguardo all’intero comparto delle bevande alcoliche, il fatturato totale raggiunge i 6,7 miliardi di euro, con un incremento dello 0,5% rispetto all’anno precedente. Un segnale di stabilità che evidenzia la tenuta del mercato nonostante le sfide economiche e i cambiamenti nei modelli di consumo. Inoltre, si evidenzia un aumento dell’attenzione dei consumatori verso l’astinenza da alcol, con una crescita dell’adesione al Dry January in Italia, che passa dal 9% nel 2024 al 13% nel 2025. Un fenomeno che riflette una maggiore sensibilità verso il consumo moderato di alcol, con tendenze simili anche in Francia e Germania.
LE ABITUDINI DEI CONSUMATORI: VINO QUARTA BEVANDA PREFERITA
Dal punto di vista delle abitudini di consumo, il vino si conferma la quarta bevanda più consumata nei locali italiani, con un incremento rispetto all’anno precedente. Tuttavia, birra e aperitivi restano in testa alle preferenze. Nel settore della ristorazione e del fuori casa, si registra un aumento delle uscite per il consumo di bevande, con il 55% dei consumatori che dichiara di frequentare locali per bere, in crescita rispetto ai mesi precedenti.
Un fattore che potrebbe influenzare il consumo di alcol in Italia nel prossimo futuro è l’entrata in vigore del nuovo codice della strada, che dal 14 dicembre 2024 prevede un inasprimento delle sanzioni per chi guida con un tasso alcolemico superiore a 0,5 g/l. Sebbene l’impatto di questa misura sulle abitudini di consumo non sia ancora chiaro, l’attenzione è alta soprattutto tra i Millennials e nella città di Milano, dove una percentuale significativa di consumatori dichiara di voler modificare i propri comportamenti.
L’ANALISI REGIONALE: CRESCITA VENETO E FRIULI VENEZIA GIULIA
Infine, l’analisi delle regioni mostra una crescita significativa per Veneto e Friuli Venezia Giulia, con il Prosecco DOC che continua a trainare il mercato insieme ad altre denominazioni e vitigni come Glera, Chardonnay/Pinot Bianco e Ribolla Gialla. Nel comparto degli spumanti, il metodo Charmat Secco emerge come il principale motore della crescita, confermando il suo ruolo predominante nel mercato italiano.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(5 / 5) L’Appassimento Rosso Salento Igp 2021Notte Rossa è una delle ultime novità della gamma della cantina pugliese Terre di Sava. Un vino morbido, che conquista con i suoi profumi intensi, il suo sapore pieno e la lunga persistenza. Un nettare ottenuto da una selezione di uve a bacca rossa tipiche del territorio salentino, raccolte quando gli acini risultano lievemente appassiti. Un modo per “concentrare” in maniera del tutto naturale le fragranze, arricchendo il profilo aromatico.
Grazie a questo procedimento, le uve che arrivano in cantina con 10-15 giorni di ulteriore attesa rispetto all’epoca di maturazione ottimale – sul finire del mese di settembre – sono dotate di una struttura maggiore, in grado di reggere un breve affinamento in barrique di legno francese e americano. Il risultato è quello di aumentare, nel calice, l’armonia e la piacevolezza. Un appassimento cercato, voluto e sperimentato dalla cantina salentina per regalare ai clienti delle maggiori insegne di supermercati – dove questo vino è reperibile – un’etichetta che trasporta ovunque il sole della Puglia.
APPASSIMENTO ROSSO SALENTO NOTTE ROSSA: LA DEGUSTAZIONE
Alla vista, Appassimento Rosso Salento Igp 2021Notte Rossa si presenta di un colore granato intenso. Al naso ricordi di ciliegia e frutta più rossa che scura (prugna), tendente alla confettura. Note terziarie – ovvero quel ventaglio di aromi dati dall’affinamento in legno – molto ben integrate, che aggiungono complessità al bouquet. Evidenti i ricordi di spezie come cannella e vaniglia. Al palato siamo in presenza di un vino di una certa densità, eppure di gran beva. Tannino integratissimo e sorso morbido, setoso, addirittura dissetante, ben oltre le attese. Un vino che non stanca mai e che fa proprio della piacevolezza e della beva un punto forte. A proposito di abbinamenti, l’Appassimento Rosso Salento Igp 2021 Notte Rossa accompagna bene primi piatti ricchi, carni rosse e formaggi di media stagionatura.
APPASSIMENTO NOTTE ROSSA: UNA TRADIZIONE ANTICA
L’appassimento delle uve rosse nel Salento, proprio come nel caso Notte Rossa, è una pratica tradizionale che mira a concentrare zuccheri, aromi e polifenoli, esaltando le qualità naturali dei vini della zona. Questa tecnica sfrutta il clima caldo e ventilato della regione e può avvenire direttamente in vigna, attraverso una vendemmia tardiva, o con il taglio del peduncolo (ovvero della parte più alta del “gambo” del grappolo), che blocca il flusso della linfa, favorendo un appassimento naturale. In alternativa, le uve vengono essiccate su graticci o in cassette ben aerate. Le varietà autoctone più utilizzate includono il Negroamaro, il Primitivo e la Malvasia Nera, che offrono rispettivamente struttura, morbidezza e complessità degli aromi.
L’Appassimento Rosso Salento Igp 2021 Notte Rossa è un emblema dei vini che si possono ottenere con questa tecnica. Generalmente sono ricchi e avvolgenti, con note di frutta matura, confettura e spezie dolci, oltre ad essere caratterizzati da corpo pieno e lunga persistenza. Negli ultimi anni, la tecnica dell’appassimento si è evoluta grazie a metodi di cantina più controllati e scientifici, come l’appassimento in stanze condizionate. Ma molte cantine, come Terre di Sava, vogliono mantenere viva la tradizione. Combinando sapere antico e innovazione, per valorizzare il territorio e creare autentici vini del Salento.
Vini al supermercato è la rubrica dedicata al vino in vendita nelle maggiori insegne di supermercati presenti in Italia. Nella Gdo viene venduta la maggior percentuale di vino italiano. Qui potrai trovare recensioni, punteggi e opinioni sui migliori vini in vendita nella Grande distribuzione organizzata, valutati con cognizione di causa, spirito critico costruttivo e l’indipendenza editoriale che ci caratterizza. Inoltre, una rubrica sempre aggiornata sui migliori vini in promozione presenti sui volantini delle offerte delle maggiori insegne di supermercati italiani. Vini al Supermercato è la guida autorevole ai vini in vendita in Gdo, con una pubblicazione annuale delle migliori etichette degustate alla cieca dalla nostra redazione. Seguici anche su Facebook ed Instagram. Sostieni la nostra testata giornalistica indipendente con una donazione a questo link.
Il Primitivo è tra i vini più amati dagli italiani e tra i più noti all’estero, ma ne esistono diverse tipologie. Tra i migliori interpreti al supermercato c’è Notte Rossa, che lo propone in quattro tipologie: Primitivo Rosato Salento Igt, Primitivo Salento Igt, Primitivo di Manduria Dop e Primitivo di Manduria Riserva Dop. Come scegliere, dunque, quella che si abbina meglio ai propri gusti? Per districarsi fra le caratteristiche di ogni vino della ricca gamma di Primitivo Notte Rossa, abbiamo assaggiato uno ad uno le varie “versioni”. Banalmente, la caratteristica che salta più all’occhio, sullo scaffale delle varie insegne Gdo, è il colore. Da diversi anni, infatti, spopola la versione rosata, destinata a un pubblico sempre più trasversale, che ha imparato ad apprezzarne le caratteristiche.
NOTTE ROSSA: QUALE PRIMITIVO SCEGLIERE AL SUPERMERCATO?
Il Primitivo Rosato Salento Igt Notte Rossa è perfetto per accompagnare brindisi estivi, ma si rivela un ottimo alleato in cucina, anche d’inverno, in accompagnamento a brodetti e zuppe, di pesce o legumi. Il rosato è un vino che porta con sé, intrinsecamente, l’idea di gioia, allegria e spensieratezza. Ma non è mai da sottovalutare, per la sua sorprendente capacità di “invecchiamento”.
Il Primitivo Salento Igt Notte Rossa porta con sé l’idea più essenziale, ma tutt’altro che banale, del vitigno che ha reso la Puglia famosa nel mondo. La vinificazione in soli contenitori di acciaio, dunque senza l’utilizzo di barrique o legni grandi, favorisce l’espressione dei profumi e dei sapori tipici del Primitivo. Ovvero la sua leggiadria.
Il Primitivo di Manduria Dop Notte Rossa è l’emblema della grande popolarità del vitigno in Italia e nel mondo. Un vino che non si nasconde, anzi che mostra la sua corposità sin dal colore, denso e purpureo. È un nettare goloso, che si concede nel nome dell’armonia e dell’intensità dei sapori di frutta matura. L’affinamento in barrique di rovere francese e americana per 5-6 mesi lo rende ancora più robusto e affascinante.
Il Primitivo di Manduria Riserva Dop Notte Rossa è il più elegante e raffinato dei tre Primitivo rossi. Un vino di grande stoffa, carattere e concentrazione, che si lascia comunque bere con grande semplicità. Mai pesante o borioso, è un vino perfetto per gli abbinamenti cibo-vino di Natale e Capodanno, soprattutto al cospetto di piatti strutturati di pasta e carni. Da provare anche sui dolci, specie se tra gli ingredienti c’è il cioccolato.
PRIMITIVO NOTTE ROSSA: LA DEGUSTAZIONE
Primitivo Rosato Salento Igt 2023 (12,5%)
Alla vista si presenta di un bel rosa salmone luminoso. Al naso il vino ha trovato un bilanciamento perfetto, a distanza di alcuni mesi dall’imbottigliamento. È il momento migliore per degustarlo, a dimostrazione di quanto anche i vini rosati possano giovare dell’affinamento in bottiglia, al pari di alcuni vini rossi e vini bianchi. Ricorda i fiori di rosa e le aromatiche della macchia mediterranea, come alloro e rosmarino, insieme a piccoli frutti rossi come i lamponi e il ribes, oltre alla ciliegia. Più in sottofondo, una venatura agrumata, d’arancia rossa e pompelmo rosa. Il sorso è perfettamente corrispondente: ripropone, cioè, le stesse note avvertite al naso.
Il Primitivo rosato Salento Igt 2023 di Notte Rossa è molto fresco e si lascia bere con grande facilità. Un “rosé” marino, che riporta alla mente l’area di produzione, non lontana dalle mitiche spiagge salentine. Perfetto per abbinare una zuppa di pesce, risulta piuttosto trasversale e può accompagnare degnamente a tutto pasto un pranzo o una cena con portate non troppo strutturate (antipasti all’italiana, brodetti, pesce al cartoccio o al forno, formaggi a pasta semidura, poco e mediamente stagionati).
Primitivo Salento Igt 2021 (13,5%)
Bel colore rosso rubino intenso, con riflessi violacei. Al naso affascina con ricordi di mora, prugna, ciliegia, lampone e macchia mediterranea, su cui pare di avvertire la carezza della brezza marina. Al palato convince per la capacità di abbinare la freschezza a una certa struttura, mai pesante o poco “digeribile”. I sorsi si alternano con facilità, uno dopo l’altro, accompagnati da rinnovati ricordi di frutta nera e rossa. La componente “amara”, definita “tannino”, è molto integrata e appena percettibile dopo aver deglutito. Asciuga il sorso, ricchissimo di frutta matura, e dona ulteriore piacevolezza alla beva. Facile immaginare il Primitivo Salento Igt Notte Rossa su primi piatti moderatamente robusti, carni rosse e formaggi a pasta dura di stagionatura medio-lunga. Non disdegna le carni bianche, se proposte con salse ricche e oleose, a base di verdure.
Primitivo di Manduria Dop 2022 (14%)
Con un colore purpureo leggermente più carico e concentrato rispetto al Primitivo Salento Igt, il Primitivo di Manduria Dop Notte Rossa evidenzia sin da subito i tratti che lo caratterizzano. Si tratta di un vino dall’ottima concentrazione aromatica, che colpisce per lo straordinario rapporto qualità prezzo. Nel calice si ritrova l’autenticità della Puglia e il calore del sole che fa maturare l’uva senza difficoltà. Al naso, dopo un’apertura floreale, sui petali di rosa e violetta, vira subito sulla frutta matura (prugna, ciliegia) e sulle note conferite dall’affinamento in legno (barrique di rovere francese e americana per 5-6 mesi). Le note tostate non coprono affatto la frutta, che resta protagonista anche in bocca. Il sorso è pieno, strutturato, robusto, mai pesante o ingombrante. Il tannino dà verve, bilanciandone l’opulenza e mostrando quanto questo vino possa affinare nel tempo, senza problemi. Provare per credere, tenendo da parte qualche bottiglia dell’annata per un assaggio futuro.
Primitivo di Manduria Riserva Dop 2019 (14,5%)
Il Primitivo di Manduria Riserva Dop Notte Rossa è il re della gamma di vini pugliesi in vendita al supermercato. L’unico prodotto da vecchi “alberelli”, la forma di allevamento tipica del Primitivo pugliese, dal fascino centenario. Per capire bene cosa aspettarsi, basta immaginare una versione ancora più raffinata, corpulenta e strutturata del Primitivo di Manduria Dop. Al punto che questo vino non sfigurerebbe neppure al cospetto di alcuni dolci, soprattutto se a base di cioccolato. Si presenta di un viola porpora impenetrabile alla vista. Al naso dominano le note fruttate di uva passa, cacao e vaniglia, ben “amalgamate” con ricordi della macchia mediterranea.
Non mancano, anche in questa “versione” dei Primitivo Notte Rossa, le piacevoli note floreali di rosa e viola. Al palato è ricco e corposo, goloso nell’espressione del frutto maturo e delle note conferite dal legno (18 mesi in barrique di rovere francese). Eppure è freschissimo: una caratteristica che ne favorisce la beva, che non stanca mai. Gli abbinamenti perfetti per il Primitivo di Manduria Riserva Notte Rossa sono da ricercarsi nella cucina di terra: pasta con ragù di carne, timballi e paste al forno riccamente condite, zuppe di legumi con bacon o pancetta, carni d’agnello, salsicce e arrosti. Ottimo, come detto, in chiusura di pasto, con formaggi a pasta dura stagionati o dolci al cioccolato.
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Fascetta di Stato obbligatoria da gennaio 2023 sul Primitivo di Manduria
FOTONOTIZIA – Dal primo gennaio 2023, i vini Primitivo di Manduria Doc e Primitivo di Manduria Doc Riserva dovranno essere muniti del contrassegno di Stato per essere immessi in commercio. Si tratta delle cosiddette “fascette“.
«Un ulteriore sistema a garanzia dell’autenticità, volto alla tutela di produttori e consumatori delle bottiglie a marchio Doc, accompagnerà i vini del grande rosso pugliese per tracciare tutte le fasi di vita di ciascuna bottiglia», spiega il Consorzio pugliese.
Un percorso già avviato che ha riguardato il terzo fratello del Manduria Dop, il Docg dolce naturale. Quindi, dal primo gennaio, tutte le tipologie del Primitivo di Manduria avranno il contrassegno di Stato.
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Lugana Primitivo Valdobbiadene e rosato Salento guidano le vendite di vino online analisi su fine wines amarone barolo champagne
Nel 2021, secondo i dati dell’Osservatorio nato dalla partnership tra Nomisma Wine Monitor e uno degli e-commerce più noti in Italia, i vini a denominazione cresciuti di più nella propria categoria rispetto all’anno precedente nelle vendite online del portale sono stati il Lugana per i bianchi (+54%), il Primitivo di Manduria per i rossi (+65%), il Conegliano ValdobbiadeneProsecco Superiore per gli spumanti (+6%) e il Salento Igt per i rosati (+86%).
A trainare queste vendite sono soprattutto gli uomini. Per tutte e quattro le denominazioni analizzate, sono responsabili di oltre l’80% delle bottiglie acquistate nel corso dell’anno. Sulla suddivisione per fascia di età, emerge qualche differenza.
Il secondo focus dell’Osservatorio ha analizzato la ripartizione regionale delle vendite dei top 4 vini a denominazione del 2021. La Lombardia rappresenta la prima regione di acquisto. Le percentuali vanno dal 25% delle vendite totali nel caso del Salento Igt, a oltre il 36% per il Lugana.
IL PREZZO MEDIO DEI VINI PIÙ VENDUTI ONLINE
Al secondo posto, a diverse lunghezze, il Lazio sia per il Primitivo di Manduria (15%) sia per il Salento Igt (14%), il Veneto per il Lugana (14%) e l’Emilia-Romagna per il Valdobbiadene Prosecco Superiore (12%).
Il prezzo medio delle bottiglie vendute è stato di 8,69 euro per il Primitivo (sostanzialmente stabile rispetto al 2020). Si scende a 8,46 euro per il Lugana (+5,6%) e a 6,66 euro per il Valdobbiadene Prosecco (+4,7%).
Il Salento Ig rosato è la denominazione che ha registrato il maggior incremento di prezzo rispetto all’anno precedente (+8,6%), assestandosi a 6,58 euro. La ricerca si è poi concentrata su tre importanti fine wines: Amarone della Valpolicella, Barolo e Champagne.
FINE WINES: CHI LI COMPRA ONLINE?
«L’analisi sugli acquirenti di fine wines online –dichiara Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma – ha messo in luce come quasi il 75% delle bottiglie di Champagne sia acquistato dagli over 40. Millennials e Gen Z sono più interessati ad Amarone e Barolo».
Anche per i fine wines analizzati, la Lombardia si conferma come prima regione di acquisto, seguita dal Lazio per Amarone e Barolo. Mentre per lo Champagne è l’Emilia-Romagna a strappare il secondo posto, con l’11% delle bottiglie acquistate nell’anno.
I prossimi focus dell’Osservatorio sull’e-commerce del vino saranno dedicati all’analisi del profilo degli acquirenti online nei mercati internazionali, nonché ai consumi di Spirits.
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Abbinamenti Primitivo Rosato Salento Igp Notte Rossa mai provato con la zuppa di pesce
A tre anni dalla presentazione della nuova veste, il Primitivo Rosato del Salento Igp Notte Rossa si conferma uno dei migliori vini rosati in vendita al supermercato. Non solo nel rapporto qualità prezzo. Un nettare versatile, capace di convincere tutti anche a tavola, sul fronte degli abbinamenti. A partire da quelli più “audaci” (solo a prima vista).
Già perché il il Primitivo Rosato del Salento Igp Notte Rossa è uno di quei “rosé” capaci di convincere anche i più scettici che, col pesce, non bisogna per forza abbinare un vino bianco. Provare per credere.
ABBINAMENTI PRIMITIVO ROSATO DEL SALENTO: LA ZUPPA DI PESCE
Senza muoversi dai confini della Puglia, non sfigurerebbe per esempio con un buon Ciambotto. È la tipica zuppa realizzata nel Sud Italia con ingredienti di facile reperimento al supermercato.
Il riferimento è a molluschi come seppie e cozze, crostacei come le cicale di mare. Passando per pesci “poveri” come le triglie, economiche ma buonissime (validissimi anche pagelli, gallinelle e piccoli scorfani).
Zuppe di pesce da poter condire, senza timori, con abbondante olio extravergine d’oliva, nonché pomodorini, prezzemolo, aglio, una spruzzata di pepe e un tocco di peperoncino.
LA VERSATILITÀ NELL’ABBINAMENTO DEL PRIMITIVO ROSATO
Il Primitivo Rosato del Salento Igp Notte Rossa reggerà il confronto con la zuppa di pesce e donerà al piatto un indiscutibile valore aggiunto. D’altro canto, le note eleganti di piccoli frutti rossi e la mineralità di questo rosé pugliese ben si abbinano a tutto pasto.
Una garanzia con gli antipasti all’italiana (salumi e formaggi formaggi giovani, poco stagionati), così come con primi a base di pasta e secondi di carni bianche. Un rosato ottimo anche da solo, specie dopo una lunga giornata di lavoro: da sorseggiare pensando allo splendido mare del Salento.
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Papale Oro di Varvaglione compie 10 anni storia dellicona del Primitivo di Manduria
Proviene da vigne di età compresa tra i 50 ai 90 anni, ma questa è solo una delle caratteristiche che rendono speciale Papale Oro, il Primitivo di Manduria Dop di Varvaglione che quest’anno compie 10 anni. Un evento nell’evento, dal momento che la cantina di Leporano (TA) celebra i 100 anni di storia dalla fondazione.
Papale Oro è nell’Olimpo dei vini del Mezzogiorno d’Italia anche per una questione di numeri: è infatti l’unico Primitivo di Manduria di cui è possibile ritrovare una selezione sin dal primo imbottigliamento, che risale al 2008.
Un vino che rappresenta i grandi classici di casa Varvaglione e prende il nome dalla contrada in cui si trovano i monumentali vigneti della cantina, in provincia di Taranto. Terreni che, già agli inizi del 1700, appartenevano a Papa Benedetto XIII, quel Pierfrancesco Orsini che è stato l’ultimo dei tre papi pugliesi e che, prima della sua elezione, coltivava le viti del Primitivo di Manduria.
Una tradizione portata avanti anche dopo l’elezione, tanto che quell’appezzamento di terra a lui appartenuto prese il nome di Contrada Papale. La stessa da cui nascono i vini della Collezione Papale di Varvaglione 1921.
LA STORIA IN ETICHETTA
Per omaggiare un momento storico importante per il Sud Italia, la cantina riporta sull’etichetta il testo recuperato dal Giornale di Napoli risalente al 1724, anno in cui avvenne l’elezione di Papa Benedetto XIII. Il popolo accolse con gioia quella scelta e la stampa celebrava così il momento:
È stato tale e tanto il giubilo inteso dalla Cittadinanza per la esaltazione al soglio Pontificio del di loro primo natural padrone, oggi Sommo Pontefice, che per dieci giorni continui quel pubblico lo manifestò con estraordinaria allegrezza…
…facendo sentire un continuo rimbombo di mortaretti, salve d’archibuggi, e di varie sorti di fuochi artificiali.
…col rendere publiche grazie a Dio, col solenne canto del Te Deum, per aver prescelto al governo del suo gregge un così Santo e ZelantePastore».
Un vino, dunque, con un forte valore simbolico per la terra in cui viene prodotto, che la famiglia Varvaglione ha reso punto di riferimento per la produzione di Primitivo di Manduria.
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Bottiglia da 1 litro e tappo a vite cosi il Primitivo ops Zinfandel sbarca in Svezia california republic
EDITORIALE – Più che un “successo”, il segno dei tempi che cambiano e di una certa ipocrisia ben radicata nel mondo del vino pugliese. Mentre politica e istituzioni enologiche fanno i salti mortali per difendere il Primitivo (non lo “Zinfandel“) dall’assalto dei predoni siciliani, la cantina Torrevento annuncia in pompa magna l’ingresso di una propria etichetta nel Systembolaget, l’ambitissimo monopolio svedese.
Si tratta di “ZINs“, un Puglia Igt Rosso, vendemmia 2019, pronto ad essere inserito negli oltre 200 wine shop della Svezia. Segni particolari sulla carta d’identità: formato da un litro, screwcap, ovvero tappo a vite e un ottimo “rapporto qualità prezzo”.
Ma cosa salta davvero all’occhio? Al di là del formato superiore ai classici 0,75 cl e del sistema di chiusura a vite – chiesto dagli astuti e modernissimi svedesi addirittura per il Barolo, come evidenziato ad aprile 2020 da WineMag.it – fa breccia la scelta di utilizzare, per questo Puglia Igt Rosso base Primitivo, il nome caro ai californiani, più che ai pugliesi: “Zinfandel”, per l’appunto.
Uno stratagemma commerciale (l’ennesimo, peraltro più che lecito) che si scontra con le proclamate intenzioni del territorio, non solo nella recente querelle per la difesa del Primitivo pugliese dall’autorizzazione all’impianto varata dalla Regione Sicilia.
Una vicenda da annoverare tra le mere questioni legate agli interessi economici, ben condite da barricate ideologiche e demagogiche come la necessità di “difesa delle autoctonie“, tanto per citare (testualmente) la parole di qualche politico Made in Puglia.
“Abbiamo lavorato duramente per portare a termine questo progetto e siamo molto orgogliosi del risultato”, commenta Francesco Liantonio, presidente di Torrevento, nel presentare la nuova etichetta a una stampa di settore acritica e atavicamente avvezza al “copia incolla”.
“La nostra forza – continua il refrain – è sempre stata la valorizzazione del nostro territorio e grazie allo ZINs Puglia Igt Rosso 2019 abbiamo realizzato un prodotto che, con il suo stile accattivante in linea con il gusto del consumatore internazionale e il rapporto qualità prezzo, ha conquistato il mercato svedese”. Sarà.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(5 / 5) È risultato tra i migliori vini rosati in vendita al supermercato il Primitivo rosato Salento Igp di Notte Rossa, sotto la lente di ingrandimento di Vinialsuper con la vendemmia 2019. Un vino ormai abbonato ai “cinque cestelli” di Vinialsuper, il massimo riconoscimento disponibile assegnato dalla nostra guida dei vini Gdo.
LA DEGUSTAZIONE
Il Primitivo rosato Salento Igp Notte Rossa (o Notte “Rosa”, stando al gioco cromatico tra le “s” presenti in etichetta) si presenta nel calice di un colore rosa corallo, luminoso e brillante.
Al naso piacevoli note fruttate di bosco (lampone, fragolina e ciliegia) e macchia mediterranea. Non manca un accenno minerale, su ricordi di rosa e di viola. Al palato, il Primitivo rosato Notte Rossa risulta perfettamente corrispondente.
Le note fruttate e saline giocano assieme in un quadro fresco, armonico, piacevole. La tipicità del Primitivo è più che mai esaltata da una vinificazione attenta a preservare le caratteristiche primarie dell’uva.
Ampio il ventaglio di possibilità di abbinamento. L’anima rinfrescante di questo rosato lo rende perfetto a tutto pasto, specie d’estate. Si spazia dagli antipasti all’italiana alle zuppe di pesce, passando per brodetti, pesce
al cartoccio o al forno, formaggi giovani o poco stagionati.
LA VINIFICAZIONE
I vigneti che Notte Rossa ha individuato per la produzione di questa etichetta di Primitivo rosato si trovano in Salento, in Puglia, a circa 100 metri sul livello del mare. L’area è caratterizzata da temperature elevate e da una piovosità medio-bassa.
Il terreno è a medio impasto argilloso, poco profondo e con buona presenza di scheletro. L’epoca di vendemmia coincide con la prima settimana di settembre. Dopo la svinatura parziale del mosto di uve Primitivo, rimasto in macerazione solo qualche ora, avviene la fermentazione in bianco che precede l’affinamento in acciaio.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Puglia lenoturismo riparte Tra le torri del Primitivo di Manduria 1
Il contatto con la natura, la serenità di una passeggiata, le tradizioni enogastronomiche e culturali, i luoghi più belli della Puglia: ecco Tra le torri del Primitivo di Manduria, l’evento con il quale il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria invita questa estate i winelovers alla scoperta del territorio della Doc.
Cinque le tappe previste da luglio fino a settembre, alla scoperta delle bellezze storiche, naturalistiche e, soprattutto, vitivinicole. Si andrà a piedi alla scoperta di castelli, di percorsi meno conosciuti e di monumenti più nascosti.
Il tour verrà inaugurato il 24 luglio a Palagiano, dove una guida accompagnerà i turisti tra i vicoli del centro storico. Il 7 agosto sarà la volta di Torre Colimena e della Salina dei Monaci, splendida oasi naturalistica protetta di Manduria mentre il 21 agosto la manifestazione verrà ospitata dai cinquecenteschi bastioni del castello di Pulsano.
Le ultime due tappe toccheranno il castello D’Ayala-Valva di Carosino il 4 settembre ed il museo Ribezzo con chiusura sul lungomare a Brindisi l’11 settembre.
Una guida turistica racconterà le peculiarità culturali e archeologiche e, alla fine di ogni percorso, l’evento sarà arricchito da una degustazione offerta dalle aziende del Consorzio di Tutela. Infine, ai partecipanti sarà consegnato un kit di prodotti tipici in sacchetti bio, a cura di Slow Food Puglia.
Un’occasione per conoscere un patrimonio artistico e vitivinicolo famoso in tutto il mondo per i suoi litorali, la sua cultura e i suoi vini. “Un segnale di normalità, nel rispetto delle regole precauzionali, è quello che il Consorzio di Tutela vuole dare alla comunità”, commenta il presidente Mauro di Maggio.
Bisogna ritornare a vivere esperienze di prossimità fatte di cibo e natura e le nostre aree rurali hanno una marcia in più: luoghi di grande fascino come vigneti e mare senza dimenticare il vino e il buon cibo. Come Consorzio saremo ancora più vicini alle cantine per un’accoglienza green ed ecosostenibile”.
L’iniziativa si terrà in piena sicurezza: la degustazione sarà adeguata alle disposizioni per il contrasto al Covid-19. Tutti gli eventi sono gratuiti e aperti ad un massimo di 40 partecipanti quindi è necessario prenotarsi tramite email a comunicazione@consorziotutelaprimitivo.com. Ogni singolo partecipante ha diritto ad una sola prenotazione per una delle 5 tappe previste.
DATE
24 luglio: Centro storico di Palagiano (TA)
7 agosto: Torre Colimena- Salina dei Monaci di Manduria (TA)
21 agosto: castello De Falconibus di Pulsano (TA)
4 settembre: Castello D’Ayala Valva di Carosino (TA)
11 settembre: il museo Ribezzo con chiusura sul lungomare di Brindisi
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Primitivo di Manduria blocco degli impianti per i prossimi 3 anni. Ok della Regione
Regione Puglia ha approvato la richiesta di blocco totale della rivendicazione delle uve destinate a produrre Primitivo di Manduria Dop nel prossimo triennio. Si tratta di un provvedimento storico, chiesto per la prima volta dal Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria.
Una richiesta – dichiara il presidente Mauro di Maggio – che abbiamo voluto per riequilibrare il mercato attraverso un maggiore controllo”. Il blocco dell’iscrizione di nuovi vigneti è previsto a partire dal 31 luglio 2020.
La denominazione Primitivo di Manduria Dop è cresciuta di oltre 30% nelle ultime 4 campagne vitivinicole (2016, 2017, 2018 e 2019) passando da 3460 ettari a 4592 ettari.
Avendo ricevuto l’incarico Erga Omnes con le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione – precisa Di Maggio – abbiamo deciso di non aumentare la superficie coltivata per mantenere stabilità sia dei prezzi sia degli standard qualitativi”.
“La situazione di mercato attualmente non è critica, i prezzi sono stabili – conclude il presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – tuttavia, in prospettiva, l’aumento dell’offerta va gestito per tutelare la remuneratività della filiera”.
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Regione Puglia approvata la mozione contro lipotesi Primitivo in Sicilia
Regione Puglia ha approvato all’unanimità la mozione a difesa del vino Primitivo, dopo l’autorizzazione all’impianto del vitigno in Sicilia che ha scatenato polemiche nel Sud Italia. Lo annuncia il Gal Terre del Primitivo, in seguito alla dura presa di posizione dei Consorzi pugliesi e dello stesso ministro Teresa Bellanova, a sua volta contraria all’avallo del provvedimento varato dalla giunta Masumeci.
“Quando parliamo di Primitivo – sottolinea il Gruppo di azione locale pugliese – pensiamo ai tantissimi produttori che rappresentano un ponte tra passato e futuro, ma pensiamo anche all’immagine dei nostri luoghi”.
“Non è solo un vino di altissima qualità – continua il Gal Terre del Primitivo – ma è anche un simbolo di grande valore culturale e identitario riconosciuto in tutto il mondo. Questo territorio sta dimostrando di essere compatto in questa battaglia”.
“Abbiamo raccolto le preoccupazioni del mondo agricolo e le abbiamo fatte nostre. Gli sforzi e gli investimenti delle aziende e degli operatori non possono essere vanificati in questo modo. Sarebbe un precedente gravissimo: la nostra storia non si tocca”, conclude il Gal.
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Guerra Primitivo Bellanova Mai in Sicilia. Ottima notizia per la Glera palermitana
EDITORIALE – Civitella d’Agliano Igt, Colli Cimini Igt, Frusinate Igt e Lazio Igt. Sono le quattro le Igt (Indicazione geografica tipica) in cui figura il Primitivo, nel Lazio. Si aggiunga alla lista anche la Dop Matera, in Basilicata e il Falerno del Massico Doc, in Campania. Eppure, nelle scorse ore, dopo le pressioni ricevute dalla filiera pugliese (Consorzi, Confcommercio, Gal) la ministra Teresa Bellanova ha escluso la possibilità che il vitigno più noto della Puglia venga autorizzato in Sicilia. Un’ottima notizia per la Glera palermitana, i cui ettari vitati sono in crescita sull’isola, dal 2009.
L’uva con la quale si produce il Prosecco (in Veneto e Friuli) continuerà ad essere il vitigno minore più allevato in Sicilia. Senza il rischio della “concorrenza” del pugliese. “Mai consentirò che una bottiglia di vino siciliano Dop o Igp possa chiamarsi Primitivo”, riferisce la titolare del Mipaaf in una nota.
“La legislazione Europea e i corrispondenti Decreti nazionali, come sa chi li conosce – continua Bellanova – proteggono i riferimenti territoriali, le cosiddette indicazioni geografiche, ma non creano la protezione giuridica delle varietà né impediscono che quelle uve possano essere coltivate anche altrove”.
“Purtroppo questa è un’epoca in cui nessuno più studia o semplicemente si documenta ed è ben triste una politica che cavalca qualsiasi cosa pur di guadagnare un po’ di visibilità, ingenerando confusione e peraltro legittimando aspettative di tutti i generi”, è l’attacco della ministra al governo siciliano, guidato da Nello Masumeci.
“Eppure anche sul sito del Ministero è possibile reperire tutte le indicazioni necessarie proprio sulle Indicazioni geografiche che rappresentano un’eccellenza indiscussa della nostra filiera alimentare e il legame inscindibile tra territori e eccellenze produttive, soprattutto nel caso del vini e delle oltre 500 cultivar che fanno del nostro Paese un unicuum“.
La guerra del Primitivo sembra essere così terminata, a pochi giorni dalla chiamata alle armi del consigliere Pd pugliese Dario Stefàno, che senza mezzi termini ha parlato di “abuso” e “insopportabile mistificazione delle autoctonie” da parte della vicina Trinacria.
In Sicilia, come in altre regioni italiane – sottolinea Bellanova – non si può impedire, dopo necessaria sperimentazione, l’impianto di viti Primitivo ma i vini Dop e Igp ottenuti non potranno mai essere etichettati con l’indicazione in etichetta del nome del vitigno Primitivo”.
Nel Dm del 13 agosto 2012 (allegato 2) è infatti indicato senza equivoci come quella varietà “Primitivo” possa essere solo usata nell’etichetta di vini Dop o Igp della Puglia e delle regioni: Basilicata, Campania, Abruzzo, Umbria, Lazio e Sardegna“
“Pertanto – precisa Bellanova – nulla vieta che anche la Sicilia, dopo adeguata sperimentazione, lo classifichi prima in osservazione e poi lo dichiari eventualmente idoneo alla coltivazione. Resta il fatto che la coltivazione del vitigno Primitivo non consente in aree diverse dalle Dop e Igp indicate nel Dm 13 agosto 2012 (allegato 2), l’uso del termine varietale sulla bottiglia di Primitivo”.
Poi, l’ultima staffilata a Masumeci (nella foto sopra): “Una accortezza maggiore sarebbe consigliata anche in questo caso perché non si ingenerino allarmi ingiustificati e conflitti tra Regioni, soprattutto del Mezzogiorno che, anzi, dovrebbero e potrebbero fare della qualità e della valorizzazione delle loro eccellenze una battaglia comune e una strategia di posizionamento globale“.
La questione, in realtà, è ben più profonda e legata, certamente, alla potenzialità (commerciali) che la Sicilia potrebbe esprimere con il Primitivo in una (o più) delle proprie Igt o Dop, rispetto ad altre regioni italiane.
Qualcosa in grado di minare – ed ecco dunque il perché del feroce attacco alla Sicilia da parte della filiera pugliese, che non sembra affatto curarsi del Primitivo in altre regioni – un giro d’affari da 140 milioni di euro. Sono quasi 17 milioni i litri imbottigliati nel 2019: oltre 23 milioni di bottiglie, il +12% in più rispetto al 2018.
MA LA GLERA NO
A onor del vero, non può che essere di natura puramente commerciale la scelta della Sicilia di puntare sul Primitivo. E sarebbe ancora più lecito, se non fosse che l’isola l’isola dimentichi di valorizzare i vitigni già presenti.
Non ultimo il simbolo Nero d’Avola, rientrato in una Doc regionale che ha poco senso (almeno così come concepita oggi) per un vitigno così grandiosamente e diversamente espressivo, in base al singolo terroir in cui è presente: provare per credere la differenza tra un Nero d’Avola agrigentino e uno di Noto e Pachino.
Il management del vino siciliano esclude, peraltro, la necessità stessa di un lavoro di approfondimento sul vitigno, con una zonazione che potrebbe valorizzare le caratteristiche delle singole sottozone ed elevare – realmente – la qualità della produzione, consentendo di poterla esprimere anche in etichetta. Ben oltre, insomma, il divieto alla produzione del Nero d’Avola Igt.
Ma il vero mistero siciliano resta la Glera, autorizzata in diverse Igt sicule senza che il Veneto abbia mai mosso un dito (neppure il mignolo, per intenderci). Il noto vitigno a bacca bianca è stato introdotto in diversi disciplinari siciliani nello stesso anno in cui la varietà ha prendeva una strada diversa dal vino spumante Prosecco, il 2009.
Oggi la Glera è il “vitigno minore” più allevato in Sicilia, con 127 ettari sui 245 complessivi delle varietà prive di storicità, non autoctone o tradizionali. Evidente come la Glera palermitana sia meno “scomoda” del Primitivo pugliese, in Sicilia.
La politica (di destra e di sinistra) farebbe dunque bene a evitare di usare come colluttorio parole quali autoctonia, o formule retoriche come abuso del vitigno o mistificazione del chicchessia. Che ormai, le Dop, in Italia, hanno quasi tutte a che fare con una cosa sola: il commercio.
La solerzia con la quale Bellanova ha messo fine (forse) in poche ore alla “guerra del Primitivo” tra Puglia e Sicilia, non fa che confermarlo. Dall’altra parte della barricata, centinaia di famiglie del comparto vino ancora attendono misure concrete (o anche solo risposte alle proposte) per sollevarsi dalla crisi Covid-19. Cin, cin.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
“La decisione della Giunta Regionale della Regione Sicilia (DGG 1733 del 09/08/2019) con la quale si autorizza la coltivazione della varietà Primitivo sull’intero territorio regionale crea un pericoloso precedente amministrativo”.
Con queste parole i Consorzi di tutela e delle associazioni di categoria della Puglia, dopo l’attacco del senatore Pd pugliese Dario Stefàno, si schierano apertamente contro quello che definiscono lo “scippo del primitivo”.
“Per noi questo provvedimento è inammissibile – proseguono – Tale decisione offende la nostra storia. Il primitivo è un vitigno pugliese, espressione coerente del nostro territorio e delle nostre tradizioni vitivinicole. Inoltre, la sua affermazione commerciale che lo pone come prodotto traino dell’economia vinicola, agroalimentare e enoturistica regionale, è il risultato di decenni di sforzi e investimenti, sacrifici dei viticultori. E non possiamo tollerare che tale patrimonio sia sottratto”.
“Un messaggio chiaro che deve anche essere recepito non solo da tutta la filiera ma anche dai tanti consumatori” dichiarano congiuntamente il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria doc e docg, il Consorzio del Salice Salentino doc, il Consorzio del Primitivo di Gioia del Colle doc, il Consorzio di Brindisi e Squinzano doc, il Consorzio dei vini doc e docg Castel del Monte, l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino delegazione Puglia, il Consorzio Movimento Turismo del Vino Puglia, Assoenologi Puglia Basilicata e Calabria, Cia- Agricoltori Italiani Puglia e la Confagricoltura Puglia.
Un messaggio comune: l’autorizzazione all’impianto e alla produzione di primitivo in Sicilia è da considerarsi un abuso. “A nome di tutta la filiera dei vini di qualità ed in particolare delle Denominazioni e dei Consorzi di tutela della Puglia occorre porre la massima attenzione alla vigilanza e salvaguardia del patrimonio ampelografico locale in primis Primitivo, quale elemento di distinzione delle produzioni vitivinicole delle nostre Dop e Igp”.
“In particolare, in merito alla modifica del decreto 13 agosto 2012 concernente l’etichettatura e la presentazione dei prodotti del settore vitivinicolo Dop e Igp, vi è la necessità di un’immediata presa di posizione regionale – sottolineano ancora – Tale intervento impedirebbe che il primitivo possa essere presentato nelle descrizioni secondarie di etichette riferite a vini rossi senza vitigno che provengono da Dop e Igp di altre regioni italiane”.
“Inoltre – concludono – si eviterebbe che nell’elenco dei sinonimi vengano aggiunte delle varietà di viti che possono essere utilizzati nell’etichettatura e nella presentazione dei vini”.
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Primitivo in Sicilia la furia del senatore Pd pugliese che dimentica Zinfandel e Refosco
EDITORIALE – “L’autorizzazione all’impianto e alla produzione del Primitivo in Sicilia è da considerare un abuso, come una insopportabile mistificazione che offende le autoctonie, la storia produttiva e la tradizione di un intero territorio”. Sono le curiose affermazioni del senatore Dario Stefàno, vicepresidente del Gruppo Pd al Senato eletto in Puglia, riportate dal sito web del Partito democratico.
Curiose perché, se prese sul serio, potrebbero scatenare una vera e propria caccia all'”abuso” e alla “insopportabile mistificazione che offende le autoctonie” da parte della stessa regione Puglia, nei confronti di tante altre regioni italiane. E, addirittura – ma non ditelo al senatore Pd – di nazioni come la Francia, o la Germania.
Già perché nel tacco d’Italia è consentito da decenni l’allevamento e vinificazione di (nell’ordine): Aglianico; Aleatico; Asprinio bianco; Barbera; Bianco di Alessano; Biancolella; Bombino bianco; Bombino nero; Cabernet Franc; Cabernet Sauvignon; Chardonnay; Coda di volpe; Falanghina; Fiano; Francavilla.
E ancora: Greco; Impigno; Incrocio Manzoni 6.0.13; Lacrima; Lambrusco (da Lambrusco Maestri); Malbech; Malvasia (da Malvasia bianca e/o Malvasia bianca di Candia); Malvasia nera (da Malvasia nera di Brindisi e/o Malvasia nera di Lecce); Merlot; Montonico; Moscatello selvatico; Moscato bianco.
Quanti “stranieri” avete contato in terra di Puglia? Ma a Stefàno non importa. L’autoctonia pugliese del Primitivo (allevato tra l’altro oltreoceano come Zinfandel e addirittura venduto con questo nome, al posto di ‘Primitivo’, da tante aziende pugliesi all’estero!) va difesa a spada tratta contro i siciliani che vogliono “mistificare” e “abusare” il vitigno.
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“Ho depositato un’interrogazione urgente al ministro Bellanova – continua Stefàno – perché si attivi al fine di rimediare ad un provvedimento varato dalla Regione siciliana che rompe quel legame tra storicità e produzione nei territori e di cui il vino è e deve continuare ad essere espressione”.
Prosegue il senatore Pd: “Con questa interrogazione, invito pertanto il ministro a dare urgentemente risposta non solo ai produttori pugliesi ma all’intero sistema vitivinicolo italiano perché questo caso potrebbe creare un precedente pericolosissimo per la tenuta del valore delle autoctonie”.
“Trovo, poi, altrettanto grave il silenzio assordante della Regione Puglia se, come immagino, è stata informata per tempo di questo pernicioso provvedimento“, conclude la sua invettiva Dario Stefàno. Cin, cin.
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Terregiunte marcia indietro di Masi e Vespa dopo lattacco dei Consorzi
Terregiunte, finalmente, è quello che è: un vino da tavola, come il Tavernello. Il ravvedimento (tardivo, in verità) è degli stessi Bruno Vespa e Sandro Boscaini (Masi Agricola), che hanno eliminato dal sito web ufficiale tutti i riferimenti all’Amarone e al Primitivo di Manduria. Una Docg e una Doc che non potevano essere nominati per fini commerciali.
Ora, sul portale del”Vino d’Italia” Terregiunte, la descrizione parla chiaro: “Blend Costasera Masi 2016 e Raccontami Vespa 2016 dal color rosso rubino profondo. Al naso balsamico con sentori di tabacco, amarena, mirto, prugna con un pizzico di cacao. Al palato la struttura è compatta, progressiva, densa e golosa. Sapido e potente, è caratterizzato da tannini eleganti e setosi. Piacevolissimo il finale con note di ciliegia e marasca”.
Tutto bellissimo, se non fosse che nel can can mediatico generato dopo la presentazione di Terregiunte a Cortina, l’etichetta abbia potuto beneficiare (anche sui media) della notorietà dell’Amarone Docg e del Primitivo di Manduria Doc.
A premiare il “vinaggio” firmato dagli enologi Riccardo Cotarella (per Futura 14 di Bruno Vespa) e Andrea Dal Cin (per Masi Agricola) sarà il mercato, non abbiamo dubbi. L’opinione pubblica, un po’ meno.
E all’appello, ora, mancano solo i commenti ufficiali dei diretti interessati, tra cui il governatore del Veneto, Luca Zaia, e il suo omologo pugliese, Michele Emiliano. Zaia, infatti, ha presenziato personalmente all’evento “Terregiunte” a Cortina. Emiliano si è invece collegato via Skype dal suo ufficio.
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Terregiunte comunicazione illegittima. Lezione del Consorzio alla stampa prostrata
EDITORIALE – Il Consorzio Tutela vini Valpolicella, con la decisa presa di posizione su Terregiunte – il “Vino d’Italia” pubblicizzato da Bruno Vespa e Masi Agricola, col suo massimo rappresentante Sandro Boscaini, citando Amarone Docg e Primitivo Doc – dà una lezione non solo ai due produttori, ma a tutta la stampa (di settore e non) che si è prestata e prostrata nel “pubblicizzare” un’operazione di marketing ai danni di due Denominazioni del vino italiano.
Non a caso, la Vespa Vignaioli, sulla propria pagina Facebook, nel bieco tentativo di ammantare di legittimità questa porcata, ha pubblicato nei giorni scorsi la vergognosa spataffiata di titoli delle testate che hanno parlato di Terregiunte, così come speravano Vespa e Boscaini.
Coraggiosa doppiamente, dunque, la decisione del Consorzio Vini Valpolicella guidato dal produttore Andrea Sartori. Una stigmatizzazione che, comunque, resta a metà: in attesa che anche il Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria segua le orme dei veneti. Ai lettori della stampa italiana, l’operazione Terregiunte offre un motivo in più per scegliere. Chi non leggere più.
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Terregiunte by Vespa e Masi un modo figo per chiamare un Tavernello 5
Il Consorzio tutela vini della Valpolicella ritiene non corretta e quindi irrispettosa delle regole la gestione della comunicazione adottata dalle aziende Masi Agricola e Futura 14 in occasione del lancio, nei giorni scorsi, del vino da tavola Terregiunte. L’ente si unisce così ai dubbi evidenziati da WineMag.it, nel commentare l’etichetta.
Una posizione cui si unisce anche il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, con una nota durissima, giunta a poche ore dalla presa di posizione dell’ente della Valpolicella.
Secondo il Consorzio veneto, le norme comunitarie vigenti vietano infatti di fare menzione a zone o prodotti a denominazione di origine accostate a vini senza alcun riferimento geografico, non solo in etichetta ma in tutti i canali media utilizzati.
Questa norma è stata ad avviso del Consorzio ampiamente disattesa dalle aziende in questione nelle comunicazioni ufficiali rilasciate a mezzo sito (www.terregiunte.it), nelle schede tecniche e nei comunicati stampa forniti ai media in occasione della presentazione del prodotto, dove Amarone della Valpolicella Docg e Primitivo di Manduria Doc appaiono puntuali – assieme alle zone di origine – recando nei confronti degli utenti confusione e cattiva informazione e conferendo al vino da tavola un’immagine diversa dalla realtà.
“Nello stigmatizzare il fatto e rimandando, come di dovere, l’esame agli organi competenti – evidenzia in una nota il Consorzio Tutela Vini Valpolicella – il Cda del Consorzio tiene inoltre a puntualizzare come tra l’altro non si possa nemmeno parlare di Amarone per un prodotto solamente vinificato, in quanto non ha concluso il processo di certificazione come Docg”.
“Sorprende infine come questa comunicazione inopportuna sia stata pianificata e realizzata da professionisti e imprenditori di comprovata esperienza. Per tutto ciò si invitano gli organismi di controllo del ministero delle Politiche Agricole a un necessario approfondimento”, conclude il Consorzio.
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Terregiunte by Vespa e Masi un modo figo per chiamare un Tavernello vino rosso ditalia
EDITORIALE – Nasce “Terregiunte“, il “vino d’Italia” che sancisce il matrimonio tra Bruno Vespa e il patron di Masi Agricola, Sandro Boscaini. Un modo “figo” per chiamare una tipologia di vino che già esiste, in Italia: il “vino d’Italia”, la cui immagine più fulgida è costituita dal Tavernello.
“Terregiunte” è infatti il blend tra le uve Primitivo (di Manduria) e quelle tipiche del re dei vini rossi del Veneto, per lo più Corvina e Corvinone. Vendemmia 2016. Tredicimila bottiglie, sul mercato a partire da novembre. “Era una mia vecchia idea” spiega Vespa, che ieri ha riunito stampa e politici all’Hotel Cristallo di Cortina d’Ampezzo.
Tra gli altri, è intervenuto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Collegato via Skype il suo omologo pugliese, Michele Emiliano. Non poteva mancare l’enologo Riccardo Cotarella, firma e “prevosto” di questo “matrimonio enologico tra Nord e Sud Italia”.
“Terregiunte – precisa Bruno Vespa – è un ‘nuovo Vino’, un blend, miscela di due o più uve per ottenere un taglio unico: di Primitivo, vino dallo spiccato carattere mediterraneo, e Amarone”.
Quella di Vespa e Masi Agricola è tutto tranne che una novità. Il riferimento non è a quella clamorosa gaffe di Contri Spumanti, colosso veneto che fino al 2016 presentava sul proprio sito web un’etichetta – il Primitivo di Manduria Doc “Contessa Carola” – dichiarando sulla scheda tecnica di aver utilizzato la Corvina.
Bensì al più noto, quanto bistrattato, “vino d’Italia”: il Tavernello. Caviro, l’azienda che lo produce nel famigerato Tetra Pak, ma anche in bottiglia, lo ottiene “blendando” di anno in anno le uve prodotte dai soci di tutto il paese, dalle regioni del nord a quelle del sud. Ottenendo, grazie anche all’abilità degli enologi, un prodotto uguale di anno in anno. Di vendemmia, in vendemmia.
IL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI
Potrà non piacere il paragone tra “Terregiunte” e il Tavernello, ma tant’è. E fa specie che politica e istituzioni del vino non intervengano, anzi avallino questo progetto di marketing di due privati, che si fregiano dell’utilizzo della parola “Amarone” per promuovere un prodotto che non è Doc, non è Docg e non è un Igt. È un Tavernello. Solo più figo.
Infine, diciamocelo. Questo vino, nato dall’improvviso (ma mica tanto, cisternamente parlando) amore tra il Veneto e la Puglia, è anche colpa vostra. Di voi critici enogastronomici, che bandite il Sagrantino di Montefalco come “imbevibile” e “troppo tannico”, gioendo alle versioni detanninizzate, morbide come la gommapiuma a 6 mesi dall’imbottigliamento.
E’ colpa di chi chiede “l’Amarone pronto subito“, perché così “fresco e beverino”. Un po’ come è colpa di chi si è “stancato di aspettare 10 anni un Barolo”. Bevete questo, allora. Bevete il “blend d’Italia”. O le etichette di Caviro, enologicamente perfette e senza gli inutili, poetici fronzoli di “Terregiunte”. Cin, cin.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
morella primitivo old vines la signora mondo nuovo
“Quando vi porgo i vini di Morella, in realtà vi sto mostrando le mie vigne di Manduria“. Dopo tante peregrinazioni, e soprattutto dopo un lungo viaggio che l’ha portata dall’Australia all’Italia, più di vent’anni fa, Lisa Gilbee ha imparato l’arte del pragmatismo.
Mentre nei calici respirano quattro annate di Primitivo “La Signora“, “Old Vines” e “Mondo Nuovo“, lei se ne esce con una frase tanto semplice, quanto diretta. Un manifesto ideologico del vitigno pugliese più famoso al mondo. La sua celebrazione più intima. E, al contempo, la sua decostruzione sintattica, grammaticale.
Del resto, non ci si può aspettare che la rivoluzione da una capace di sentirsi a casa a Manduria, pur arrivando dall’altra parte del globo. Quello di Morella, la cantina fondata dall’enologa Lisa Gilbee e dal marito Gaetano Morella nel 2000, è un Primitivo (di Manduria) senza Doc: in etichetta recita “Salento Igp”. Per molti versi una outsider-insider della Denominazione.
La cantina non fa parte del Consorzio di Tutela, del quale non condivide le scelte strategiche, a partire dal disciplinare di produzione “dalle maglie larghe”. Senza contare che si tratta di un Primitivo (di Manduria) “Gioioso”: assimilabile cioè – per caratteristiche di finezza, freschezza ed eleganza – più ai “parenti” baresi di Gioia del Colle, che ai conterranei tarantini.
La nostra è un’azienda che si muove da sola – sintetizza la pragmatica Lisa Gilbee – per scelta. Abbiamo le nostre idee e per quelle mettiamo la faccia e il nome. Siamo biodinamici, ma ormai una decina di anni fa, dopo aver capito che avevamo a che fare con troppi ‘talebani’, siamo usciti pure dal mondo dei vini naturali, che ci sembrava il più affine alla nostra idea produttiva”.
“Una nicchia – continua la fondatrice di Morella – in cui si parla troppo di pratiche di cantina, piuttosto che di vigna. Di solforosa, di puzze spacciate per pregi e di macerazioni, piuttosto che di vigneto. È lì che nascono i nostri vini. Ed è di vigna che vorremmo sempre parlare con chi li assaggia”.
L’occasione a Radici del Sud 2019, l’evento giunto quest’anno alla 14a edizione. In Puglia, fino al prossimo 10 giugno, un folto gruppo di giornalisti e buyer italiani e internazionali, alla scoperta delle bellezze enogastronomiche della regione.
LA DEGUSTAZIONE E I PUNTEGGI
Salento Igp Primitivo 2015 “La Signora”: 89/100
Rosso rubino carico. Naso intenso, tipico, frutto rosso compostissimo (ciliegia senza accenno di surmaturazione). Richiami balsamici, di mentuccia e chiodo di garofano. In bocca potente, altrettanto tipico. Speziatura molto elegante. Alcol presente non disturbante. Accenni di cioccolato nel retro olfattivo. Vino scultoreo e al contempo ammaliante.
Salento Igp Primitivo 2015 “Old Vines”: 92/100
Rosso rubino carico. Vino connotato da una gran concentrazione, in tutte le sue sfaccettature. In bocca si rivela molto consistente, tattile. Note di arancia candita, sulla ciliegia matura. In bocca è fresco, l’alcol ben integrato. Il frutto rosso è di gran croccantezza, impreziosito da ricordi di radice di zenzero. Lunghissimo. Chapeau.
Salento Igp Primitivo 2015 “Mondonuovo”: 90/100
Rosso rubino carico per questo vino di terroir che, al naso, proprio per la magrezza del terreno, lascia spazio ai terziari conferiti dal legno (tostato più che vaniglia). In bocca un bel gioco tra verticalità e polpa. Il succo rotola su un tannino ruvido, senza sminuire un nettare che ha trova nella facilità di beva e nella freschezza il suo valore aggiunto. Un Primitivo immediato, diretto: straight to the point.
Salento Igp Primitivo 2011 “Old Vines”: 89/100
Rosso rubino carico, primi riflessi granati. Al naso è il campione della batteria dai risvolti salini e minerali più marcati, accanto a ricordi di cioccolato. In bocca il tannino è ancora una volta vivo e di prospettiva, ma elegante e ben integrato. Chiusura sulla macchia mediterranea, con sbuffi di spezia e pepe.
Salento Igp Primitivo 2005 “Old Vines”: 97/100 Rosso tendente al granato. Primo naso che regala leggerissimi sentori selvatici tipici del vitigno, ma anche una macchia mediterranea netta. Frutto rosso tra il polposo e il croccante, di grandissima precisione. In bocca la corrispondenza è perfetta. Il frutto è succosissimo, i tannini sono distesi, la freschezza straordinaria. Un vino emozionante.
Salento Igp Rosato 2018 “Mezzarosa”: 85/100
La novità di casa Morella, che dopo le resistenze di Lisa Gilbee ha deciso di mettere sul mercato la prima etichetta di rosato salentino. Negroamaro e Primitivo si dividono il blend, con leggera predominanza del primo. Color rosa antico. Naso di frutto di bosco e ciliegia, con accenni agrumati.
Richiami minerali e freschi, che ricordano la brezza marina. In bocca salato, forse troppo. Sicuramente un rosato giocato sulle durezze, a caccia di una veste elegante ed essenziale non centrata appieno. Accenni di polpa solo in chiusura, “coperta” da sale e alcol.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Lopera in Masseria Primitivo di Manduria protagonista al Festival della Valle dItria masserie trulli brindisi taranto 1
TARANTO – Abbandonarsi al piacere di una sera d’estate, ascoltando la grande opera nelle masserie pugliesi e sorseggiando un calice di Primitivo di Manduria. Un sogno che diventa realtà con la sezione ‘L’opera in Masseria‘ proposta dalla 45° edizione del Festival della Valle d’Itria, insieme al Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria.
Dal 21 luglio al 1° agosto, cinque masserie fra i trulli delle provincie di Brindisi e Taranto, saranno la cornice ideale per la messa in scena di due intermezzi buffi napoletani del Settecento: “L’ammalato immaginario” di Leonardo Vinci e “La vedova ingegnosa” di Giuseppe Sellitti. Il tutto potrà essere ascoltato bevendo un calice di Primitivo di Manduria, l’unico vino presente all’interno del Festival.
IL PROGRAMMA
Si tratta di una delle iniziative più legate al territorio e che caratterizza maggiormente la proposta culturale del Festival. Nel 2019, per la prima volta, il progetto sarà itinerante. Le masserie interessate saranno cinque: Del Duca di Crispiano (21 luglio), Belvedere di Mottola (23 luglio), Palesi di Martina Franca (25 luglio), Cassina Vitale di Ceglie Messapica (27 luglio) e San Michele a Martina Franca (1 agosto).
Una programmazione pensata per celebrare l’incontro tra due intense esperienze sensoriali: la visione dell’opera e la degustazione del vino di qualità. Un connubio che negli anni ha visto crescere la partecipazione ed i consensi di un pubblico sempre più attento e competente.
Gli appuntamenti
21 luglio Masseria del Duca – Crispiano (Taranto)
23 luglio Masseria Belvedere – Mottola (Taranto)
25 luglio Masseria Palesi – Martina Franca (Taranto)
27 luglio Masseria Casina Vitale – Ceglie Messapica (Brindisi)
1° agosto Masseria San Michele – Martina Franca (Taranto)
Biglietti da 15€ a 25€ / vivaticket.it biglietteria@festivaldellavalleditria.it
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Vini premium italiani in Germania cresce il valore calano i consumi al ristorante 1 1
ROMA – Al ristorante, in Germania, si beve meno vino italiano di fascia alta ma si spende di più rispetto al passato. A dirlo è lo studio “Tendenze e prospettive per i fine wines italiani presso la ristorazione tedesca”, commissionato dall’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi all’Osservatorio Wine Monitor di Nomisma e presentato oggi a Roma nella sede dell’Associazione stampa estera (scaricabile integralmente qui).
Sotto la lente, 200 ristoranti (di cui il 78% di fascia medio-alta) segnalati dalle principali guide di settore e un campione di 1000 consumatori che normalmente bevono vino fuori casa.
Due filoni d’indagine da cui emerge come principale tratto comune una vera e propria ‘svolta campanilista’ verso lo stile alimentare tradizionale tedesco a discapito di quello straniero. Di fronte alla scelta del vino da inserire in carta, infatti, il 34% dei ristoratori sceglie principalmente in base all’origine tedesca e poi alla popolarità del vitigno (33%) e alla notorietà del brand (23%).
Sul versante dei consumatori, l’acquisto dei vini premium al ristorante (prezzo a bottiglia superiore ai 30 € per i bianchi e ai 40€ per i rossi) segue il criterio della tipologia (23%) e quello del territorio di produzione (21%) con in testa, nell’ordine, Germania, Francia e Italia.
Senza alcuna sollecitazione da parte degli intervistatori, i clienti dei ristoranti tedeschi coinvolti dall’indagine sono stati in grado di indicare solo alcune tipologie di vino italiano: Chianti, Lambrusco, Barolo, Primitivo e Montepulciano, a riprova del buon lavoro compiuto dai Consorzi, dai produttori e al netto della notorietà già acquisita da queste denominazioni.
Più in generale, su 2,5 miliardi di euro di vino importato nel 2017 in Germania, terzo mercato più importante dopo Usa e UK, il 36% è made in Italy. Negli ultimi cinque anni, in linea con il trend globale, i vini fermi imbottigliati provenienti dall’Italia sono calati in volume del 10%.
Ma hanno comunque registrato una quasi equivalente crescita in valore (+9,8%), a riprova di un evidente riposizionamento qualitativo in un Paese come la Germania, che dal canto suo sta riscoprendo una predilezione verso i local wine, bianchi in testa.
IL COMMENTO “Nell’ultimo quinquennio – spiega Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor – si sta assistendo ad un calo dei livelli di consumi (-1,5%) che rischia di diventare strutturale per diverse ragioni. Prima tra tutte, la mancata sostituzione generazionale tra i consumatori stessi”.
“Come per il mercato italiano, la popolazione tedesca che invecchia sta aumentando e, di conseguenza, beve meno, mentre i più giovani prediligono la birra, avvicinandosi al vino in età più matura. A ciò va aggiunta la riscoperta dei vini locali, che sta spingendo il consumatore a guardare sempre meno ai prodotti stranieri”.
“Non a caso, mentre l’import dei vini imbottigliati scende di oltre il 4% a volume, il consumo di vino tedesco tra il 2012 e il 2017 è cresciuto del 3%. Ma c’è poi una terza motivazione legata invece alla percezione del vino tricolore, che evoca tra i consumer essenzialmente un concetto di convivialità, mentre invece non sembra soddisfare a pieno il rapporto qualità-prezzo”, continua Denis Pantini.
“Emerge infatti che per molti degli intervistati i vini made in Italy proposti dalla ristorazione evidenziano prezzi in crescita non giustificata da incrementi qualitativi o legati all’innovazione. Va da sé quindi che il 53% dei ristoratori (63% tra quelli di fascia alta) dichiara di aver aumentato le vendite di vini tedeschi, malgrado gli italiani siano quelli maggiormente diffusi nelle wine list (li ha in carta l’88% degli esercizi intervistati)”.
Secondo l’indagine, sono dunque i teutonici, premium compresi, a primeggiare per il livello qualitativo percepito (35% delle preferenze), seguiti dai francesi (33%) e con distacco dagli italiani (14%). Una valutazione che trova corrispondenza anche nei rispettivi livelli di consumo.
Ma a detta dei ristoratori, la voglia dei clienti di bere sempre meno vini provenienti da altri Paesi, Italia inclusa, dipende principalmente dalla mancata conoscenza: basti pensare che alla domanda rivolta ai consumatori away from home su “quale vino italiano hanno bevuto nell’ultimo anno”, ben 6 su 10 non sono stati in grado di indicare né un brand né una denominazione.
In tal senso, sia per i ristoratori che per i consumatori interpellati, risulta quindi strategica l’organizzazione di eventi e degustazioni, anche se la proposta di inserire in carta brand che non si trovino contestualmente nei supermercati è in cima alle priorità espresse dal 35% dei ristoranti monitorati. Senza però dimenticare che in Germania, oltre l’80% dei vini viene venduto nei canali off-trade, discount in primis.
“Da tempo avvertiamo questo gap e anche un cambio di rotta sul mercato tedesco, ormai in continua evoluzione – dichiara Piero Mastroberardino, presidente dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, che riunisce diciannove tra le più importanti cantine del Belpaese – e l’indagine che abbiamo commissionato a Wine Monitor di Nomisma ci fornisce una conferma inequivocabile sul fatto che occorre lavorare sempre più sulla promozione, con azioni mirate sulla ristorazione, che di fatto rappresenta il principale canale di vendita dei fine wines in Germania.
“Negli ultimi anni – conclude Mastroberardino – abbiamo già organizzato diverse iniziative a Berlino, Amburgo, Colonia e Monaco alla presenza degli stessi produttori, proprio per raccontare in prima persona e far conoscere ulteriormente la tradizione, la cultura e l’altissima qualità del made in Italy enologico che la nostra compagine è in grado di rappresentare al meglio. Ma è evidente che occorre intensificare gli sforzi, perché il consumatore tedesco ha bisogno di conoscere la nostra grande varietà e i diversi territori di appartenenza”.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Bottiglia di vino più leggera per lambiente No della Puglia del Primitivo cooperativo 2 1
BARI – Pesante is better. Perché puoi essere “avanti” finché vuoi. Ma se non vendi, tutto il resto si limita a sterile poesia sui massimi sistemi.
Sembrano pensarla così, in Puglia, sulla possibilità di ridurre il “peso” delle bottiglie di vetro del vino – in particolare di Primitivo di Manduria – per venire incontro alla crescente attenzione per l’ambiente, espressa peraltro anche dai Millennials.
Quello che è ormai un must per le aziende all’avanguardia in tutti i settori (ovvero l’attenzione green nelle fasi produttive, al di là delle certificazioni “bio”) sembra invece trovare detrattori in Meridione.
Un gap che, in Italia, allontana ancor più aziende come la toscana Banfi Wines e la cooperativa pugliese Cantine San Marzano.
Da un lato la senese Banfi, che già nel 2008 ha avviato gli studi sull’utilizzo di “bottiglie leggere” per i propri vini. Quattrocento grammi, al posto dei consueti 570. Dall’altro la tarantina San Marzano, che incalzata in occasione dell’ultima edizione di Radici del Sud, risponde “picche”. Senza mezzi termini.
QUESTIONI DI MERCATO
“Il mercato non è pronto, la bottiglia pesante è ancora una sorta di status simbol legato alla qualità del vino, soprattutto in determinati mercati”. Parole di Mauro di Maggio (nella foto, sopra), attuale direttore di Cantina San Marzano.
Pesante is better, appunto. Almeno per l’export, in determinate aree emergenti. In Cina, in particolare, sembrano apprezzare più di altri le bottiglie pesanti di rosso. Un po’ come facevano (e continuano a fare oggi) i nostri nonni, lodando il vetro ingombrante, voluminoso, tozzo, di certe etichette di vino.
Un mercato, quello orientale, a cui San Marzano guarda con interesse (il Vietnam è una fissa del presidente Francesco Cavallo) e su cui la cantina di Taranto non intende perdere punti preziosi, in nome di una battaglia per l’ambiente in cui non crede (ancora) abbastanza. Almeno sul fronte della bilancia.
E allora, amen. Purché non pensiate anche voi – magari di fronte ad amici e commensali assetati – che ci sia ancora del vino in quella bottiglia pesante (ma vuota) di Primitivo di Manduria, spremuta verticalmente sul calice.
QUANTO SI RISPARMIA La voce “sostenibilità”, o “sustainability“, è invece al centro dell’attenzione di Casello Banfi, premiata di recente in Piemonte tra le aziende e i Consorzi del vino più “verdi” d’Italia, nell’ambito del “Premio Gavi – La Buona Italia 2018“.
Dallo studio avviato nel 2008, di strada ne è stata fatta. Per quasi tutta la produzione – esclusi i vini a lungo invecchiamento – Banfi utilizza bottiglie di peso inferiore allo standard: meno 30% rispetto alle precedenti.
Dal 2009 sono state utilizzate oltre 30 milioni e cinquecentomila bottiglie leggere. In particolare, a partire dalla seconda metà del 2014 si sono utilizzate sei milioni di bottiglie del peso di 360 grammi.
“I benefici ambientali ottenuti – spiega la dirigenza di Castello Banfi – si possono riassumere in un risparmio di materie prime, di energia e, dunque, di emissioni di anidride carbonica (CO2)”.
Considerato che una berlina genera circa 200 grammi di CO² per chilometro percorso, il primo milione di bottiglie leggere equivarrebbe a 2,3 milioni (459/200×1.000.000) di chilometri risparmiati, pari al consumo di cento auto che hanno percorso ciascuna 23 mila chilometri.
O l’equivalente del consumo annuale di 100 abitazioni di montagna da 100 metri quadrati. O ancora, considerato che il consumo domestico d’energia elettrica da fonti primarie genera circa 750 chilogrammi di CO² per abitante per anno, per il solito milione di bottiglie, il tutto equivale al consumo annuale di 600 persone.
Bottiglia di vino piu leggera per lambiente No della Puglia del Primitivo cooperativo 2 1
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Igt del vino italiano che confusione sarà perché ti bevi amo 1024x570
Si scrive “Indicazione geografica tipica“, si legge “fate un po’ quello che ve pare”. A tuffarsi nel mondo delle “Igt” del vino italiano (oggi “Igp”) si scoprono più cose che sfogliando Men’s Health.
Quello che potrebbe essere lo scrigno delle “tipicità” enologiche regionali, sembra in realtà il quadro di tanti improvvisati Miró.
Non si spiega altrimenti la presenza di vitigni come il Refosco dal Peduncolo Rosso, allevato in Friuli (dove è pure “Doc”), in un paio di Igt del Centro e Sud Italia, tra cui quella della Valle d’Itria, in Puglia.
Per non parlare della Glera, divenuta ormai il vitigno non autoctono più coltivato in Sicilia, soprattutto nella zona di Palermo, dove è stata introdotta in Igt nel 2009. Che dire, poi, del Primitivo? Un altro vitigno che i comuni mortali accosterebbero alla Puglia.
E invece è presente in alcune Igt del centro Italia (in Basilicata, per esempio), così come il Nebbiolo e la Freisa. Per non allontanarsi idealmente dal Piemonte, ecco la Barbera: in Igt in Campania, Puglia e Calabria.
Non manca neppure il Lambrusco. Scordatevi l’Emilia e la Romagna, pensando che la coltivazione di questa varietà a bacca rossa è ammessa in regioni come la Puglia, nelle Igt Daunia e (ancora lei) Valle D’Itria. Per regolamento del Mipaaf, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Che dire del Teroldego in Toscana? L’ammissione alla coltivazione l’ha voluta tanti anni fa un dirigente originario del Trentino, appassionato di quest’uva. E lo ritroviamo, infatti, anche nella Igt Costa Toscana, di recentissima costituzione.
PAESE CHE VAI… Stranezze, stravaganze, o colpi di genio che voler si dica, che non possono trovare una reale giustificazione nella tradizione ampelografica di alcuni areali.
Diciamoci, allora, che le Igt – fin troppo spesso – rischiano di sembrare riuscitissime trovate commerciali.
Tutto tranne che strumenti utili a veicolare la tipicità (e la varietà) del Made in Italy nel mondo, al di là del “lavoro” delle Denominazioni d’origine.
Un campo, quello delle Indicazioni geografiche del vino, che deve aver impegnato tante capocce. Lo si capisce dal numero. Sono ben 181, da Nord a Sud Italia. Veri e propri agglomerati di regolamentazioni e burocrazia, utili più ad occupare cassetti che a favorire la promozione “global” delle eccellenze “local” (ci si accontenterebbe anche del “national”).
Per citarne alcune delle più curiose, in ordine alfabetico: Igt Alto Livenza, Igt Benaco Bresciano, Igt Bettona, Igt Catalanesca del Monte Somma, Igt Colline del Genovesato, Igt del Vastese o Historium, Igt Epomeo.
E andiamo avanti: Igt Fontanarossa di Cerda, Igt Marmilla, Igt Pareolla, Igt Planargia, Igt Quistello, Igt Rotae, Igt Terre del Valeja, Igt Tharros, Igt Valdamato. L’elenco è lunghissimo. Cui prodest?
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Maria Teresa Basile Varvaglione movimento turismo vino puglia Copia
Presentazione di itinerari enoturistici, promozione dei regimi di qualità Puglia, incontri con esperti degustatori, tasting dedicati ai principali vitigni autoctoni della regione. È questo il ricco programma messo a punto dal Consorzio del Movimento Turismo del Vino Puglia in occasione della 52esima edizione diVinitaly, in programma a Verona dal 15 al 18 aprile.
LE NOVITA’ DEL 2018 Un’edizione all’insegna delle novità per MTV Puglia, che celebra nel 2018 i suoi vent’anni di attività con un salto di qualità sullo scenario nazionale. Quest’anno infatti il Consorzio, che oggi raggruppa 70 aziende tra le migliori aziende vinicole di Puglia di cui 59 presenti al Vinitaly, accoglierà operatori, stampa specializzata e winelovers nell’area del Movimento Turismo del Vino Italia (Padiglione 10 – Stand A2), cornice di alto prestigio che consentirà di valorizzare al meglio il vasto patrimonio enoturistico che la Puglia esprime.
“Sono particolarmente orgogliosa di presenziare a questa 52esima edizione di Vinitaly per la prima volta in veste di Presidente del Movimento Turismo del Vino Puglia – ha dichiarato Maria Teresa Varvaglione, neopresidente del Consorzio. – Quest’anno ricorre per il Movimento Puglia la 17esima presenza consecutiva a Verona: un traguardo importante, che sottolinea l’impegno con cui da sempre il nostro Consorzio crede nella promozione e valorizzazione dei territori vitivinicoli, specie nei luoghi nevralgici per le tendenze del mercato, le innovazioni e le nuove opportunità di business. Ci presentiamo a Verona, a questo che è ormai un appuntamento immancabile per produttori, importatori, ristoratori, tecnici, giornalisti e opinion leader, con tante importanti novità, per fare sempre più della Puglia una meta d’eccezione per vacanze all’insegna del gusto, del relax, della vita rurale”.
Si parte con le tre degustazioni tematiche che ogni giorno racconteranno, attraverso un percorso di degustazione delle etichette più rappresentative dei soci, gli itinerari enoturistici nelle terre del vino della nostra regione, a partire dai tre vitigni autoctoni principali (Nero di Troia, Primitivo, Negroamaro) senza tralasciare le altre produzioni locali in rosso, bianco e rosato. Dalla Daunia alle Terre di Federico, dalla Valle d’Itria alla Magna Grecia, fino al Salento, opinion leader, giornalisti, buyer, enoturisti, appassionati gourmet potranno così scoprire la varietà e le peculiarità dei vini e dei vitigni pugliesi, in un affascinante percorso fra i suoi territori vitivinicoli più rappresentativi.
GLI APPUNTAMENTI IN DETTAGLIO Si inizia domenica 15 aprile alle ore 13 con “Le Terre di Federico” per proseguire lunedì 16 aprile (ore 15.30) con “La Valle d’Itria e la Magna Grecia” e concludere martedì 17 aprile (ore 14) con “Il Salento”. Ai vini dei soci MTV Puglia saranno abbinati in degustazione alcuni prodotti tipici della Puglia, in collaborazione con il consorzio La Puglia è Servita.
Sempre domenica 15 aprile prenderà il via la terza edizione di “Anteprima Degustazioni”. L’iniziativa, per tutta la durata del Vinitaly, metterà in contatto i produttori soci presenti con autorevoli referenti delle più importanti riviste, guide e concorsi enologici di calibro nazionale e internazionale, ai quali presentare in anteprima le novità e le nuove annate in previsione delle degustazioni ufficiali che si terranno nei mesi a venire. Sui social, l’attività potrà essere seguita sull’hashtag dedicato #PugliaAnteprimaDegustazioni.
VERSO “CANTINE APERTE”
Ma le novità per MTV Puglia non finiscono qui. Il Vinitaly, che nella passata edizione ha visto oltre 128 mila presenze da 142 paesi e 32 mila buyer stranieri, sarà infatti il palcoscenico per presentare al grande pubblico dei winelovers le nuove edizioni di Cantine Aperte e Calici di Stelle, da quest’anno in una formula del tutto rinnovata. Cantine Aperte, storico appuntamento di fine maggio per gli enoturisti di tutta Italia, per la prima volta si prolungherà per tutto il weekend, con visite alle cantine sabato 26 e domenica 27 maggio. Ma la novità più importante riguarderà Calici di Stelle, che nel 2018 “si fa in cinque”:saranno 5 infatti le notti tra vino e stelle, nella settimana dal 4 al 12 agosto, in 5 suggestive dimore storiche di Puglia, un vero e proprio tour di cinque giorni attraverso i più suggestivi paesaggi del vino di tutta la regione.
Due nuove modalità per rinnovare il messaggio delle due storiche manifestazioni che negli ultimi 25 anni hanno conosciuto uno sviluppo senza precedenti, nell’ambito della collaborazione con l’Assessorato all’Industria turistica e culturale della Regione Puglia, per la promozione del patrimonio regionale legato alla cultura del vino e del territorio. Tutte le informazioni saranno disponibili alla postazione di MTV Puglia (Pad. 10 – Stand A2), che vedrà anche la presenza di Cucina & Vini, da sempre partner di MTV Puglia in tutte le passate edizioni del Vinitaly.
Due gli strumenti che supporteranno l’azione di promozione e informazione: la mappa “Puglia – Dop, Docg, Igp” e il portale www.vinidipuglia.com. La mappa – disponibile in italiano e inglese – si presenta come uno strumento agevole per fornire al pubblico una panoramica immediata delle denominazioni d’origine della Regione, con una descrizione sintetica dei vitigni autoctoni e dei relativi regimi di qualità. I medesimi contenuti, ma approfonditi e arricchiti da foto, descrizioni dei vitigni autoctoni presenti nella regione e tutte le informazioni inerenti i marchi di qualità sono consultabili anche on line connettendosi al sito www.vinidipuglia.com o attraverso l’app scaricabile sugli store di Apple e Android.
La partecipazione del Movimento Turismo del Vino Puglia al Vinitaly è inserita nell’ambito della più ampia programmazione progettuale dal titolo “I vini di Puglia nelle fiere internazionali del vino”, presentata dal Consorzio Movimento Turismo del Vino Puglia al Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale e Ambientale della Regione Puglia a valere sul fondo del PSR Puglia 2014-2020 – Sottomisura 3.2 “Sostegno per attività di informazione e promozione, svolte da associazioni di produttori nel mercato interno”, per la promozione delle eccellenze vitivinicole regionali e dei relativi regimi di qualità: Dop, Docg, Igp, Biologico e Prodotti a marchio della Puglia.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Vino al supermercato crescono Doc e spumanti. Il bio non e piu una nicchia 3
Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo sul podio dei vini più venduti nei supermercati italiani. E’ quanto emerge dalla ricerca elaborata per Vinitaly dall’istituto di ricerca IRI sui consumi di vino nella Grande distribuzione nel 2017.
Gli italiani hanno acquistato 648 milioni di litri nella Grande distribuzione, il canale di vendita principale del vino, per un valore che vede il traguardo dei 2 miliardi di euro (1 miliardo e 849 mila milioni di euro), dati inclusivi dei Discount.
Vini bianchi fermi, vini a denominazione d’origine, vini regionali, spumanti secchi. Questi i vini preferiti nel 2017. I rossi più richiesti provengono da Toscana, Emilia Romagna, Piemonte. I bianchi da Veneto, Trentino, Sicilia.
I NUMERI
Tra i vini i cui acquisti crescono a doppia cifra: Grillo (Sicilia), Primitivo (Puglia), Ortrugo (Emilia Romagna), Ribolla (Friuli Venezia Giulia), Valpolicella Ripasso (Veneto), Cortese (Piemonte), Passerina (Marche), Chianti Classico (Toscana), Cannonau (Sardegna), Pecorino (Abruzzo/Marche), Falanghina (Campania). Mentre i campioni assoluti rimangono Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo.
Le bottiglie da 0,75 a denominazione d’origine crescono nel 2017 del 2% rispetto all’anno precedente con 280 milioni di litri venduti. Gli spumanti (e champagne) aumentano del 4,9% con 68 milioni di litri. Da notare anche la performance del rosato frizzante che cresce del 3,9%.
Prosegue il trend negativo dei “bottiglioni” (fino a 2 litri) che perdono un ulteriore 2,5%, mentre i brick registrano una flessione dello 0,6%. In crescita il formato “bag in box”, ancora di nicchia: +5,4%.
In forte crescita le vendite di vino e spumante biologico che superano i 4 milioni di litri venduti, confermando un percorso che ha ancora ampi margini di crescita.
“Se la quantità di vino acquistato nella Grande Distribuzione è stabile da anni – spiega Virgilio Romano, Business Insight Director di IRI, coordinatore della ricerca – i consumatori mostrano di apprezzare le novità, accogliendo favorevolmente le proposte delle cantine”.
“I vini a denominazione d’origine vendono 5,5 milioni di litri in più nel 2017 – continua Romano – così come crescono bollicine e vini bianchi, inoltre aumentano le tipologie regionali che si fanno apprezzare ogni anno per i tassi di crescita. I Vini emergenti si fanno apprezzare per posizionamenti di prezzo non bassi (oltre la metà superiore a 4 euro) e questo è un aspetto positivo perché dimostra la disponibilità del consumatore a premiare novità e valore“.
IL FENOMENO SPUMANTI “Il successo degli Spumanti ha spinto molte cantine a dedicarsi a questo prodotto – conclude Romano – ormai sulla via della destagionalizzazione nella versione Secco. Infine, i prezzi nel 2018 dovranno sostenere una sfida non banale a causa della vendemmia 2017 poco generosa ed al conseguente rialzo atteso”.
“La grande distribuzione organizzata si mantiene un canale di vendita molto importante per il mercato italiano – commenta Giovanni Mantovani, Direttore generale di Veronafiere – capace di far emergere nuovi vini e territori e di assecondare nel tempo la richiesta di prodotti di maggiore qualità anche per il consumo quotidiano”.
“Un’evoluzione che Vinitaly sta seguendo negli anni, diventando il luogo di analisi e confronto tra Gdo e settore enologico e soprattutto proponendo alle cantine espositrici incontri B2B con i buyer delle insegne della distribuzione organizzata. Con l’International Packaging Competition Vinitaly da oltre venti anni promuove la cultura del comunicare con efficacia attraverso l’etichetta e la confezione il valore del prodotto”.
L’appuntamento a Vinitaly è per il 16 aprile, alla tavola rotonda di approfondimento sulle vendite di vino nella Gdo, con focus quest’anno sul mercato del vino italiano nei supermercati Usa. Il 16 e 17 aprile in calendario gli incontri B2B del Gdo Buyers’ Club.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Sufficienza abbondante solo per tre dei 24 vini della linea “Integralmente prodotto” di Eurospin. Questo il responso della degustazione effettuata ieri dalla nostra redazione. In batteria, tutti i vini sponsorizzati per il secondo anno consecutivo dall’ex campione del mondo dei sommelier, Luca Gardini.
Un carrello della spesa pieno di delusioni, anche a fronte di una spesa complessiva di appena 60 euro. Ma allora chi ha bisogno di chi? Gardini di Eurospin? O Eurospin di Gardini? Senza dubbio la seconda delle ipotesi. “Integralmente prodotto” risulta una linea debole alla prova del calice. Il marketing creato ad hoc nei punti vendita e sui social network, attorno alla figura del noto sommelier, solleva (anche se di poco) l’asticella.
A caccia della campionatura necessaria alla degustazione, ci siamo imbattuti peraltro in annate diverse della stessa tipologia di vino. Segno che l’operazione Eurospin-Gardini è utile anche come “svuota magazzino”. Caso esemplare quello del Merlot Doc Friuli Grave “Il Greto” – prodotto dalla Viticoltori Friulani La Delizia Sca di Casarsa – presente a scaffale con diversi cartoni della vendemmia 2013, oltre alla 2014.
La scarsa riconoscibilità della maggior parte dei vitigni inseriti nella linea “Integralmente prodotto”, inoltre, non fa bene al consumatore. Neppure a quello sprovvisto di palato critico: quello a cui immaginiamo si rivolga Eurospin. Il quadro è quello di un pericoloso appiattimento della qualità media espressa sullo scaffale vini dell’insegna.
Eppure non mancano i nomi noti neppure tra i produttori ai quali si è rivolta la catena Gdo per questa sorta di Private label mascherata. Oltre alla già citata “Delizia La Casarsa,” troviamo la cooperativa pugliese Due Palme per Negroamaro e Primitivo, la Cooperativa di Sant’Antioco per il Carignano del Sulcis, Cantina Valpolicella Negrar per il Bardolino e l’onnipresente Cantina di Soave per il Soave. Tutte etichette bocciate.
Escono meglio la siciliana Cantine Settesoli con il Grillo, e la lombarda Cantina di Casteggio (Terre d’Oltrepò), in Oltrepò pavese, con lo spumante Metodo Classico di Pinot Nero Docg. Prodotti che si aggiudicano una stiracchiata sufficienza gusto-olfattiva, visto anche il rapporto qualità prezzo.
Di seguito le nostre note di degustazione dell’intera linea di vini “Integralmente prodotti”, con relativa valutazione in “cestelli della spesa”, anticipate dalla descrizione dell’ufficio marketing-pubblicità di Eurospin.
LA DEGUSTAZIONE
Müller Thurgau Vigneti delle Dolomiti Igt 2016 “Poderi di Enrico II”
Giallo paglierino scarico con riflessi verdognoli. Il green feeling del colore rimane anche al naso, in cui alla frutta bianca si accompagna una nota leggermente muschiata. Bocca agile, dinamica, agrumata non troppo impegnativa, ma neppure troppo complicata.
(2 / 5) Giallo paglierino scarico, riflessi verdolini. Naso di frutta a polpa bianca matura, litchi, ananas, papaya matura. Ingresso morbido, frutto maturo, che vira su sensazioni talco e mentuccia. Corto di persistenza, chiude leggermente amarognolo.
Soave Doc 2016 “La Pieve”
Agrumi e frutta bianca al naso. In fase di assaggio il refrain non cambia, almeno nella parte iniziale e centrale del sorso. Il finale invece è caratterizzato da toni sapidi che donano al sorso una discreta persistenza post assaggio.
(2 / 5) Giallo paglierino scarico, un po’ velato. Naso morbido, pesca gialla matura. Alla corretta temperatura viene fuori il minerale, qualche nota vegetale, un filo leggero di pepe bianco e buccia di pompelmo. Ingesso morbido al palato, sulla frutta a polpa bianca. Svolta prima acido-agrumata, poi sapida. Persistenza tutta sul sale, comunque corta. Un vino duro.
Verduzzo Veneto Igt frizzante 2016 Meolo
Profumi di frutta bianca e una leggera nota che ricorda la salvia. In bocca le sensazioni paiono decisamente più agrumate. A non cambiare invece è la nota piacevolmente balsamica che si avvertiva anche al naso. Molto versatile in fase di abbinamento.
(2,5 / 5) Bianco carta. Pera kaiser al naso, pesca bianca. Corrispondente in bocca. Grande morbidezza al palato, dovuta a un residuo zuccherino piuttosto evidente.
Pinot Grigio Vigneti delle Dolomiti Igt 2016 “Poderi di Enrico II”
Al naso parte delicato con profumi fruttati, in particolare su quelle tonalità che fanno ricordare la frutta a polpa bianca. Il sorso si muove sulle stesse coordinate del naso, aggiungendo tuttavia sensazioni agrumate e lievemente balsamiche.
(3,5 / 5) Colore giallo paglierino. Naso di banana, non molto intenso, in un contorno leggero di talco e mineralità salina. Qualche richiamo ai profumi terrosi del bosco, dopo la pioggia. Morbido in ingresso, al palato. Fresco, poi sapido. Più che sufficiente la persistenza. Una delle etichette che convincono nella linea di vini “Integralmente prodotti” di Eurospin.
Pignoletto Reno Doc Vino frizzante 2016 “Corte del Borgo”
Paglierino con riflessi verdolini. I profumi ricordano i fiori bianchi e gli agrumi. In bocca ritorna l’agrume, asciutto e non troppo aspro, in questa fase alternato a un certo green feeling che non sa di acerbo ma di aromatico.
(1,5 / 5) Paglierino. Naso di mela gialla matura e uva spina. In bocca disarmonico, a dir poco: lotta continua tra la parte morbida, zuccherina, e la parte salata. Squilibrato.
Falanghina del Sannio Dop 2016 La Guardiense
Profumi freschi di grande pulizia. Ci sono gli agrumi, la frutta bianca, oltre a quelle delicate sensazioni balsamiche e quasi mentolate che in bocca donano, specie sul finale del sorso, una bella verve e una rinfrescante bevibilità.
(3 / 5) Giallo paglierino, riflessi dorati. Naso che ha bisogno della corretta temperatura per esprimersi. Agrumi, talco. In bocca la classica tensione acida della Falanghina giovane. Non molto elegante, ma sufficientemente persistente.
Vermentino di Gallura Docg 2016 “Costa Dorada”
Ti porta ai tropici con i profumi fruttati, tanto mango, per poi farti atterrare, questa volta durante l’assaggio, in un clima più mediterraneo. Il sorso rimane centrato sulla sfera fruttata con agrumi dolci e qualche lampo di macchia mediterranea.
(3 / 5) Calice giallo paglierino. Ananas, miele, un minimo di mineralità al naso. Poco intenso, nel complesso, al naso. Bocca corrispondente, con richiami esotici di papaya e ananas e chiusura amarognola tipica. Voto sufficiente ma stiracchiato.
Grillo Terre Siciliane Igt 2016 “Isola del sole”
Colore giallo paglierino. Attacca, al naso, facendo ricordare gli agrumi mescolati con toni lievemente tropicali, mai troppo dolci. La bocca è una fedele trasposizione del naso a base di agrumi e frutta gialla matura. La sapidità qui ha contorni quasi iodati.
(3,5 / 5) Giallo paglierino. Naso giocato tra iodio, macchia mediterranea, agrume maturo (bergamotto), foglia di pomodoro e the nero. Bocca acida, pulita, sapida, corrispondente sugli agrumi. Sufficientemente persistente. Un Il secondo vino della linea “Integralmente prodotto” Eurospin che si discosta dalla media.
Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot nero Docg Spumante Brut “
Il frutto, nota dominante al naso, ricorda in particolar modo il lampone e la mela. La bocca ritorna sulla sensazione di mela, anche se in questa fase le affianca una nota di susina gialla, completata dalle classiche note di lievito. Sottofondo agrumato.
(3 / 5) Giallo paglierino. Perlage mediamente fine, persistente. Al naso crosta di pane caratteristica dei lieviti, agrumi, frutta a polpa bianca (pesca, mela) e uva spina. Una punta di balsamico. Un naso che perde eleganza nella permanenza nel calice. In bocca bollicina un po’ aggressiva in ingresso, ma pronta a distendersi nel sorso. Palato dominato dagli agrumi. Chiude, sempre “duro”, sull’arancia e sul lime. Retrolfattivo sul pompelmo. Un prodotto che non sfodera certo l’eleganza dei Pinot Nero oltrepadani, ma che neppure sfigurerebbe su una tavola poco pretenziosa.
Prosecco Doc Vino frizzante
Il tris di fiori bianchi, frutta a polpa bianca e note di lievito determinano il bouquet di profumi. In bocca le sensazioni aumentano non tanto di numero, quanto in definizione e realismo. Buone doti di beva.
Non valutato: stock assente
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Doc 2016 Ccm Montecarotto
Mela verde e agrumi fanno capolino al naso. In bocca ritorna la parte fruttata con sentori esotici portati in dote da sensazioni dolci-acide di ananas fresco. Finale sapido come vuole il vitigno.
(3,5 / 5) Giallo paglierino, riflessi dorati. Bel naso, caratteristico, minerale, erbaceo. In bocca conferma la mineralità, salina. Chiude fresco, acido, e sapido. Terzo vino convincente della linea “Integralmente prodotto” Eurospin.
Orvieto Doc 2016 “Loggia delle Poste”
Leggera nota floreale di fiori bianchi, seguita da più evidenti note fruttate, soprattutto agrumate. Dopo l’identikit dei profumi, il sorso mette in luce una bocca piuttosto snella e tesa, tutta bergamotto, lime e sale.
(3 / 5) Paglierino. Naso di erba giovane, appena tagliata. Un filo di mineralità leggera. Buccia di pompelmo. Bocca tutta sapida e di limone. Un vino che forse troverà nei prossimi mesi un definitivo equilibrio.
Cerasuolo d’Abruzzo Dop Co.ci Ortona
Colore rosa antico. La rosa, in questo caso il fiore, è la prima sensazione che si avverte al naso, insieme a quella parte fruttata che rimanda al frutto rosso. In bocca proprio la ciliegia fresca diventa protagonista, garantendo freschezza e bevibilità.
Non giudicabile: bottiglia difettata (acido acetico)
Barbera d’Asti Superiore Docg 2015 Cantina Sociale di Castel Boglione
La frutta rossa mescolata a tonalità speziate caratterizza il naso. La bocca riparte dalle sensazioni olfattive, anche se il frutto, acido e succoso, domina la prima parte del sorso, mentre la spezia, cannella e pepe rosa, caratterizza il finale.
(2,5 / 5) Rosso rubino impenetrabile, denso. Naso da sondare con la torcia. Sentori poco fini di frutta rossa, tra cui spicca il ribes. Qualche richiamo animale e di straccio bagnato. Al palato note sapide in disarmonia con il quadro fruttato.
Merlot Friuli Doc “Il Greto” La Delizia di Casarsa
Naso quasi vellutato con frutto scuro e qualche nota balsamica per nulla pungente. In bocca ha una bella trama fruttata, supportata da un corpo mai eccessivo. Nel finale si avverte una piacevole nota amarotica, oltre a un tannino di natura sapida.
– (2,5 / 5) 2014: Rosso rubino poco trasparente. Naso tipico: vegetale, frutto rosso, nota dolce tra la confettura e il miele, disturbata da una percezione di smalto. In bocca corrispondente.
– (3 / 5) 2013: Rosso rubino denso, quasi impenetrabile. Naso di liquirizia, evoluto, erbaceo. Fumè. In bocca manca un po’ di corpo, ma sapidità e frutto sempre presenti. Bottiglia giunta però al culmine della curva evolutiva, senza emozionare.
Chianti Riserva Docg 2014 Loggia delle Poste
Il frutto rosso che mette in evidenza il naso è in prevalenza fresco, anche se non manca qualche tono di confettura di amarena. In bocca è succoso, snello, dotato di una speziatura che ricorda il pepe rosa e il chiodo di garofano. Tannino dolce.
(3 / 5) Rosso rubino impenetrabile. Altro vino dal naso piuttosto debole. Frutto rosso, macchia mediterranea, talco. Al palato appare corrispondente, ma non è un Chianti da ricordare.
Bardolino Doc 2016 Gran Signoria
Intensi profumi di frutti rossi. In bocca è asciutto e molto realistico, specie su quelle sensazioni, avvertibili fino a metà bocca, che ricordano la ciliegia e l’amarena. Finale delicatamente speziato. Grande facilità di abbinamento.
(2 / 5) Entry level a dir poco. Naso e bocca piatti, su tinte di ciliegia e amarena. Persistenza sconosciuta. Vino da tavola senza minime pretese.
Lambrusco Grasparossa Doc Frizzante 2016 Amabile Corte del Borgo
Bello il colore viola che riprende, cromaticamente, alcune tra le sensazioni (viola e mora) che più fanno capolino sia al naso sia in bocca. Se poi all’assaggio ci aggiungi anche la morbidezza un po’ zuccherosa della confettura di ciliegia, ecco che l’identikit di questo vino può dirsi completo.
(1,5 / 5) Rosso impenetrabile. Naso di mela matura, rossa. Bocca corrispondente. Al limite della bevibilità, se trattato alla stregua del vino.
Morellino di Scansano Docg 2016 Poggio d’Elci
Rosso e nero, parlo di frutto, sono i protagonisti del naso. In bocca il vino si manifesta sulle stesse sensazioni, inserendole in un sorso dal corpo medio. La descrizione dell’assaggio non rimane circoscritta al frutto, mettendo in luce una discreta varietà di piante aromatiche. Tannino potente.
(2 / 5) Rosso rubino piuttosto trasparente. Naso di frutta, lampone e rosa. Un poco di mineralità sapida. Frutto che pecca in finezza, tannino non pervenuto. Corto.
Syrah Terre Siciliane 2016 Poderi Ciacaranni
Profuma in prevalenza di frutto scuro anche se non manca, sempre al naso, un delicato sottofondo speziato di chiodo di garofano e pepe nero. In bocca la parte del frutto scuro, un mix tra mora e ciliegia fresca, lascia spazio alle spezie piccanti specie nel finale del sorso.
(3 / 5) Rosso rubino poco trasparente. Frutto rosso e spezie: pepe nero. Bella bocca piena, di nuovo di frutto rosso. Un filo di troppo di residuo zuccherino, che copre e disturba la sapidità, pur non andando a contrastarla.
Carignano del Sulcis 2016 Isolasarda
Profumi di frutti neri accompagnati da note terrose. In bocca entra con note di gelso, rimanendo poi comunque sul frutto scuro grazie a tonalità che ricordano nitidamente la mora. Finale leggeremente vegetale, completato da note di grafite. Tannino salato.
(2 / 5) Rosso rubino impenetrabile. Naso flebile frutta rossa, più balsamico ed erbaceo. In bocca il calore tipico del Carignano è smorzato dall’eccessivo residuo zuccherino.
Chianti Classico 2015 Montostoli
Floreale (viola) e fruttato (melograno e ciliegia) al naso. In bocca la parte fruttata prende il sopravvento, grazie a un frutto rosso fresco, succoso, ma anche leggermente alcolico. Dalla seconda metà dell’assaggio compare una sottile trama balsamica. Tannino acido.
(3 / 5) Rosso rubino impenetrabile. Naso di melograno e ciliegia, una punta spezie (pepe nero). Prima volta che si percepisce il tannino in un vino Eurospin. Da abbinare, facile, alla carne.
Primitivo Salento 2016 Solemoro
Floreale (viola) e fruttato (melograno e ciliegia) al naso. In bocca la parte fruttata prende il sopravvento, grazie a un frutto rosso fresco, succoso, ma anche leggermente alcolico. Dalla seconda metà dell’assaggio compare una sottile trama balsamica. Tannino acido.
(2,5 / 5) Rosso rubino poco trasparente, quasi impenetrabile. Frutta matura, erbe. Un residuo zuccherino che piacerà forse alle donne, ma che in fin dei conti appesantisce la beva. Prodotto da relegare alla categoria dei “piacioni”.
Negroamaro Salento 2016 Solemoro
Olfatto fruttato. Nonostante questo sia il tema principale il naso non manca di complessità, per merito di una bella alternanza di frutta a polpa gialla e bacche fresche. Il sorso si discosta da quest’abbondanza di sensazioni fruttate, grazie anche a note di carruba, frutta secca e spezie scure.
(2,5 / 5) Rosso impenetrabile. Naso di marmellata, prugna, ciliegia, amarena. In bocca il classico “dolcione pugliese”. Ma di quelli di una volta. Perché oggi, in Puglia, si beve di gran lunga meglio. Anche senza spendere tanto di più.
Pignoletto Reno Doc Vino frizzante 2016 Corte del Borgo
Oltrepo Pavese Metodo Classico Pinot nero Docg Spumante Brut
Muller Thurgau Vigneti delle Dolomiti Igt 2016 Poderi di Enrico II
Pinot Grigio Vigneti delle Dolomiti Igt 2016 Poderi di Enrico II
Verduzzo Veneto Igt frizzante 2016 Meolo
Grillo Terre Siciliane Igt 2016 Isola del sole
Falangina del Sannio Dop 2016 La Guardiense
Vermentino di Gallura Docg 2016 Costa Dorada
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Doc 2016 Ccm Montecarotto
Soave Doc 2016 La Pieve
Orvieto Doc 2016 Loggia delle Poste
Cerasuolo dAbruzzo Dop Co.ci Ortona
Syrah Terre Siciliane 2016 Poderi Ciacaranni
Lambrusco Grasparossa Doc Frizzante 2016 Amabile Corte del Borgo
Negroamaro Primitivo Salento 2016 Solemoro
Barbera dAsti Superiore Docg 2015 Cantina Sociale di Castel Boglione
Carignano del Sulcis 2016 Isolasarda
Morellino di Scansano Docg 2016 Poggio dElci
Bardolino Doc 2016 Gran Signoria
Chianti Riserva Docg 2014 Loggia delle Poste
Chianti Classico 2015 Montostoli
Merlot Friuli Doc Il Greto La Delizia di Casarsa 2013 2014
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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Bruno Vespa annuncia a Milano Bottiglie Aperte il progetto di una nuova cantina a Manduria. “L’obiettivo – spiega in esclusiva a vinialsuper il giornalista e produttore di vino – è quello di aumentare la capacità sino a 400 mila bottiglie, investendo anche in un settore importante come la Gdo, in forte crescita”.
La società “Futura Srl”, cui risponde la “Vespa Vignaioli per passione”, attende i permessi per l’inizio dei lavori nella cittadina della provincia di Taranto.
“Abbiamo fatto il progetto – annuncia Bruno Vespa – è tutto pronto dal nostro punto di vista. Ma è ancora presto per parlarne. Poi in Puglia ci sono sempre problemi per i contributi, per il bando, eccetera. Abbiamo fatto tutto e stiamo aspettando. Dunque speriamo di avere notizie certe entro breve”.
“Di certo – precisa Vespa – sarà una cantina per 400 mila bottiglie. Un’evoluzione rispetto alle attuali 150 mila. La Gdo, in questo contesto, sarà fondamentale. Assolutamente. Vedo che la grande distribuzione sta crescendo. Così come lo scontrino medio”.
Il noto giornalista si è reso protagonista, a mezzogiorno, della MasterClass dedicata a tre “gioielli” di Futura Srl: il Brut Rosè 2013 da uve Negroamaro “Noitrè”, il Primitivo di Manduria 2015 “Raccontami” e il Nero di Troia 2014 “Helena”. Teatro della degustazione Palazzo delle Stelline, nell’ambito dell’edizione 2017 di Milano Bottiglie Aperte.
I VINI Nella nuova cantina, Vespa sarà in grado di chiudere il ciclo produttivo – dalla vigna alla bottiglia – del Metodo Classico “Noitrè”, oggi spumantizzato dall’ottima Leone de Castris, una delle storiche realtà del vino Made in Puglia. Una “bollicina” raffinata, giocata tutta sulla sapidità e su una straordinaria pulizia delle note fruttate tipiche del Negroamaro.
Ottimo anche il Primitivo di Manduria 2015 “Raccontami”, che colpisce per la prontezza della beva. Un vino costruito come tale dall’enologo Riccardo Cotarella, vero e proprio braccio destro del Bruno Vespa “vignaiolo”. Frutto prepotentemente succoso e tannino di velluto, vestito di sentori di cioccolato. Pare, per certi versi, un Amarone del Sud.
Più “animale” l’impatto alle narici e a palato di “Helena”. Il Nero di Troia in purezza è stato concepito per colpire i consumatori più esigenti. Si posiziona, di fatto, su una fascia prezzo superiore. “Quando ho fatto presente a Cotarella che da Londra mi veniva richiesto un vino dal costo superiore a quelli già commercializzati – ha spiegato Vespa – lui non ha avuto dubbi: Nero di Troia. Si tratta di un uvaggio un po’ sfigato, bistrattato, usato soprattutto per i tagli. Il nostro obiettivo è invece quello di valorizzarlo al massimo, in purezza”.
“Helena”, alla cieca, rischierebbe d’esser scambiato per uno Chateauneuf du Pape. L’istinto animale delle uve Nero di Troia ricorda infatti quello della Granache noir. Al naso e al palato è tutto un rincorrersi di note grezze, dure e speziate, ben calibrate dall’ennesimo frutto rosso devastante. Il risultato è un vino tanto gastronomico quanto godibile davanti a un buon libro, da meditazione.
IL BRUNO VESPA VIGNAIOLO Ma quanto tempo dedica Bruno Vespa al suo progetto enologico? E come risponde alle critiche mosse in seguito alla pubblicazione delle foto in vigna, durante la vendemmia?
Il giornalista replica alle domande di vinialsuper senza perdere il controllo. “Un produttore ha il diritto di fare la vendemmia? Sì. Anche se si chiama Bruno Vespa. Secondo alcuni, questo diritto non c’è. Ma non posso certo trasformarmi in contadino. Io rispetto chi lavora la terra. Io non lavoro la terra. Ma credo di avere il diritto di farlo, anzi quest’anno ho fatto per la prima volta una vendemmia”.
“Il mio contributo in cantina – ha aggiunto il conduttore – è dunque nullo. Perché in cantina ci va l’enologo. Ma se la domanda verte sul mio impegno per l’azienda, beh…è veramente superiore a quello che ciascuno possa immaginare”.
Vespa racconta di più. “Al termine di un giorno particolarmente impegnativo per il vino – ha evidenziato il giornalista – ero negli studi di Porta a Porta e stavo per entrare. Sulla sigla, in quei pochi secondi, dissi alla mia assistente: ‘Oh, finalmente un po’ di relax!”. Luci ed ombre di Masseria Li Reni, la tenuta di 34 ettari (25 vitati) che Bruno Vespa dirige assieme ai figli Alessandro e Federico.
Motivazioni che hanno convinto anche Marco Longo di Masseria Duca D’Ascoli, presente alla Masterclass. “La nomino ambasciatore del Nero di Troia nel mondo”, ha commentato il produttore pugliese (nella foto sopra), specializzato nella produzione di Nero di Troia bio, rivolgendosi a Vespa.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Si preannuncia un’ottima annata per il Primitivo di Manduria: la vendemmia 2017 sarà connotata da grado alcolico, corpo e struttura. Un’annata, dicono da quelle parti, “da scrivere negli annuari agronomici ed enologici”.
La raccolta delle uve, stante l’attuale andamento climatico caratterizzato da giornate di sole e alte temperature, dovrebbe essereanticipata di una settimana rispetto lo scorso anno.
Ad assicurarlo è il presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria. “Siamo fiduciosi e contenti per lo stato attuale dei nostri vigneti – dichiara soddisfatto Roberto Erario – che ovunque si presentano con abbondanti esuberi fogliari. Le temperature in aumento hanno generato un lussureggiamento vegetativo che porterà un’alta gradazione. Abbiamo avuto un inverno poco piovoso e molto freddo caratterizzato da eventi nevosi. Le temperature basse e la presenza di neve sul suolo e sulle piante hanno avuto un effetto sterilizzante sull’ambiente viticolo e hanno devitalizzato le fonti di inoculo che generano malattie. Nel complesso non ci sono state condizioni climatiche che hanno provocato infezioni e quelle lievi sono state controllate facilmente”.
“Anche se il germogliamento ad aprile ha subito un ritardo – continua Erario – successivamente il Primitivo ha recuperato alla grande perché le temperature hanno iniziato ad aumentare. A maggio si sono infatti registrati 20 gradi e, anche se si sono verificati eventi piovosi nella fase di prefioritura, la probabilità di infezioni primarie non si sono realizzate perché l’elevata ventosità in seguito alla pioggia, ha asciugato la biomassa fogliare”.
A giugno il vigneto è stato caratterizzato dall’allegagione: il passaggio dal fiore al frutto. “Abbiamo avuto una importante formazione del grappolo e un ingrossamento degli acini. Le temperature medie – continua Erario – hanno superato i 25 gradi anche con forte ventosità. Ricordo che l’areale di produzione del Primitivo di Manduria riguarda anche i comuni vicino al mare e le brezze marine hanno dato un contributo utilissimo nella formazione dei composti aromatici”.
L’EVOLUZIONE La vite, tra maggio e giugno, ha iniziato a correre. “Abbiamo assistito a crescite giornaliere di 3 cm – sottolinea il presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – e quest’anno si sta notando una vegetazione più rigogliosa rispetto all’anno precedente. Questo è indice di qualità perché più foglie ci sono, maggiore è la capacità fotosintetica della pianta e quindi più numerosi saranno i fotosintetati e gli elaborati che andranno a costruire il grappolo, elaborati che verranno poi trasformati in zuccheri”.
Oggi, l’aumento esponenziale delle temperature con soglie di 33 – 35 gradi, ha permesso uno sviluppo rigoglioso della pianta.
“Ora ci troviamo nella fase di invaiatura – ricorda Erario – cioè l’inizio della maturazione dei frutti, contraddistinto da un cambiamento di colore: l’acino da verde diventa rosso rubino. Insomma, questa annata sarà contraddistinta da un elevato grado zuccherino che darà un prodotto corposo, di struttura e dal profilo aromatico e polifenolico eccezionale, tipica espressione del Primitivo nell’area Doc”.
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