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Sei cantine italiane in vendita: ecco quali

Sei cantine italiane in vendita: ecco quali secondo il sole 24 ore
«Riparte il valzer delle acquisizioni tra le cantine italiane». Come riportato dal Sole 24 Ore, sei cantine italiane sarebbero in vendita. Le recenti riduzioni del costo del denaro stanno favorendo una nuova campagna di acquisizioni in tutto il Paese, da Nord a Sud, con un crescente interesse per le realtà vinicole di alta qualità e forte identità territoriale. Mentre il mercato del vino fermo di fascia media mostra segnali di difficoltà nei consumi, gli spumanti e le bottiglie provenienti da aree a denominazione, con un posizionamento medio-alto, continuano a suscitare grande appeal tra gli investitori.

CASTELLO DI NEIVE IN VENDITA?

Tra le aree di maggiore interesse spiccano le Langhe, dove tornano a circolare voci su un possibile cambio di proprietà del Castello di Neive, storica cantina del Barbaresco. Nei mesi scorsi si era già parlato di un interesse da parte della cantina Argiano di Montalcino, ma di recente sarebbero emersi nuovi potenziali acquirenti. Tuttavia, la situazione interna dell’azienda risulta complicata, con Carolina Stupino, erede del fondatore, pronta a vendere, ma sarebbe – sempre secondo Il Sole 24 Ore – in contrasto con un altro azionista di rilievo, il finanziere greco Giorgio Psacharopulo, titolare del 30% delle quote. Le prossime settimane saranno decisive per capire se verrà raggiunto un accordo tra i soci.

ZENATO NEL MIRINO DI SANTA MARGHERITA, FERRARI E FANTINI GROUP?

Cantine italiane in vendita anche in Valpolicella, altra denominazione di grande prestigio nel mirino degli investitori. La cantina Zenato, noto marchio del vino italiano grazie a prodotti come Amarone, Ripasso della Valpolicella e Lugana, sarebbe nel mirino di diversi pretendenti. Nonostante un apparente accordo interno che ha portato alla nomina di Lorenzo Miollo come amministratore, proseguono incontri sottotraccia con grandi gruppi vinicoli italiani, tra cui Santa Margherita Gruppo Vinicolo, Cantine Ferrari e Fantini Group. Zenato rappresenta un brand di notevole valore, capace di attirare l’interesse di molti per la sua forza commerciale e la solidità dei suoi prodotti.

QUADRA FRANCIACORTA E MIRABELLA SUL MERCATO?

Non meno dinamica è la situazione in Franciacorta, dove alcune cantine potrebbero presto cambiare proprietà, spinte dalle difficoltà nel passaggio generazionale. È il caso di Quadra Franciacorta, azienda sul mercato per mancanza di eredi pronti a succedere al fondatore Ugo Ghezzi, e che sembra aver attirato l’interesse del Gruppo Unipol, già presente nel settore vinicolo con diverse realtà in Toscana e Umbria. Si confermerebbe coì difficilissimo, a Quadra, sostituire Mario Falcetti. Anche la cantina Mirabella potrebbe finire sul mercato, con il socio Giuseppe Chitarra intenzionato a cedere il suo 24%, nonostante l’opposizione della famiglia fondatrice Schiavi e di altri azionisti di rilievo.

VARVAGLIONE COMPRA CLAUDIO QUARTA? RUMORS SU CONTE SPAGNOLETTI ZEULI

Sul fronte delle cantine italiane in vendita, il Sud Italia non resterebbe escluso. In Puglia, la famiglia Varvaglione sarebbe vicina all’acquisto delle tre cantine di Claudio Quarta, due delle quali situate in Salento e una in Irpinia. Si tratta di Tenute Eméra, nelle terre del Primitivo di Manduria (Marina Di Lizzano, Taranto), Cantina Moros nella zona del Negroamaro (Guagnano, Lecce) e Cantina Sanpaolo, nel cuore dell’Irpinia (Tufo, Avellino).

Non resterebbe indenne dalla girandola di interessi e potenziali cambi di proprietà la Murgia. Sempre secondo quanto riferisce Il Sole 24 Ore, l’azienda e i vigneti di proprietà del Conte Spagnoletti Zeuli, ad Andria (Tenuta Zagaria e Tenuta San Domenico) potrebbero passare nelle mani di Casillo Group, nota nel settore agroalimentare per marchi come Molino Casillo e Birra Molina. Anche in questo caso, le trattative sarebbe vicine a una conclusione.

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Fascetta di Stato obbligatoria da gennaio 2023 sul Primitivo di Manduria


FOTONOTIZIA – Dal primo gennaio 2023, i vini Primitivo di Manduria Doc e Primitivo di Manduria Doc Riserva dovranno essere muniti del contrassegno di Stato per essere immessi in commercio. Si tratta delle cosiddette “fascette“.

«Un ulteriore sistema a garanzia dell’autenticità, volto alla tutela di produttori e consumatori delle bottiglie a marchio Doc, accompagnerà i vini del grande rosso pugliese per tracciare tutte le fasi di vita di ciascuna bottiglia», spiega il Consorzio pugliese.

Un percorso già avviato che ha riguardato il terzo fratello del Manduria Dop, il Docg dolce naturale. Quindi, dal primo gennaio, tutte le tipologie del Primitivo di Manduria avranno il contrassegno di Stato.

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Lugana, Primitivo, Valdobbiadene e rosato Salento guidano le vendite di vino online


Nel 2021, secondo i dati dell’Osservatorio nato dalla partnership tra Nomisma Wine Monitor e uno degli e-commerce più noti in Italia, i vini a denominazione cresciuti di più nella propria categoria rispetto all’anno precedente nelle vendite online del portale sono stati il Lugana per i bianchi (+54%), il Primitivo di Manduria per i rossi (+65%), il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore per gli spumanti (+6%) e il Salento Igt per i rosati (+86%).

A trainare queste vendite sono soprattutto gli uomini. Per tutte e quattro le denominazioni analizzate, sono responsabili di oltre l’80% delle bottiglie acquistate nel corso dell’anno. Sulla suddivisione per fascia di età, emerge qualche differenza.

Il secondo focus dell’Osservatorio ha analizzato la ripartizione regionale delle vendite dei top 4 vini a denominazione del 2021. La Lombardia rappresenta la prima regione di acquisto. Le percentuali vanno dal 25% delle vendite totali nel caso del Salento Igt, a oltre il 36% per il Lugana.

IL PREZZO MEDIO DEI VINI PIÙ VENDUTI ONLINE

Al secondo posto, a diverse lunghezze, il Lazio sia per il Primitivo di Manduria (15%) sia per il Salento Igt (14%), il Veneto per il Lugana (14%) e l’Emilia-Romagna per il Valdobbiadene Prosecco Superiore (12%).

Il prezzo medio delle bottiglie vendute è stato di 8,69 euro per il Primitivo (sostanzialmente stabile rispetto al 2020). Si scende a 8,46 euro per il Lugana (+5,6%) e a 6,66 euro per il Valdobbiadene Prosecco (+4,7%).

Il Salento Ig rosato è la denominazione che ha registrato il maggior incremento di prezzo rispetto all’anno precedente (+8,6%), assestandosi a 6,58 euro. La ricerca si è poi concentrata su tre importanti fine wines: Amarone della Valpolicella, Barolo e Champagne.

FINE WINES: CHI LI COMPRA ONLINE?

«L’analisi sugli acquirenti di fine wines online – dichiara Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma – ha messo in luce come quasi il 75% delle bottiglie di Champagne sia acquistato dagli over 40. Millennials e Gen Z sono più interessati ad Amarone e Barolo».

Anche per i fine wines analizzati, la Lombardia si conferma come prima regione di acquisto, seguita dal Lazio per Amarone e Barolo. Mentre per lo Champagne è l’Emilia-Romagna a strappare il secondo posto, con l’11% delle bottiglie acquistate nell’anno.

I prossimi focus dell’Osservatorio sull’e-commerce del vino saranno dedicati all’analisi del profilo degli acquirenti online nei mercati internazionali, nonché ai consumi di Spirits.

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Il Primitivo di Manduria cresce nel 2021. Il Consorzio: «Sempre più copiato»

Oltre 23 milioni di litri (+ 2 milioni rispetto al 2020) che equivalgono a più di 30 milioni di bottiglie (+ 2 milioni rispetto al 2020) con un fatturato di 195 milioni di euro (+ 13 milioni rispetto al 2020). Sono i numeri del 2021 del Primitivo di Manduria. Un +7,2% rispetto al 2020.

«Il Primitivo di Manduria – commenta Novella Pastorelli, presidente Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – è un brand riconosciuto in tutto il mondo. Un vino che non conosce crisi, soprattutto all’estero, con un exploit importante su tutti i mercati nazionali ed internazionali.

Ed è proprio l’essere così amato all’estero che il Primitivo di Manduria è il prodotto sul quale maggiormente si concentrano quotidianamente fenomeni di imitazione e contraffazione.

Questo è uno degli scopi principali che persegue Consorzio di Tutela, ovvero combattere condotte illecite intervenendo con massicce azioni legali in ogni parte del mondo, mirate a contrastare opere di contraffazione ed emulazioni».

Il Consorzio del Primitivo di Manduria blocca falsi in Svizzera, Sud Africa e Italia

Secondo la presidente del Consorzio di Tutela, «si tenta di registrare marchi che evocano il Primitivo di Manduria e che ne usurpino l’avviamento commerciale anche in vista di continui aumenti della produzione».

In quest’ottica il Consorzio di Tutela ha attivato 64 cause legali «per bloccare moltissimi marchi ingannevoli, sia marchi figurativi che marchi denominativi». Trentacinque le battaglie vinte  (le altre sono ancora in corso) fino ad oggi: due in Cina, una in Cile, cinque in Spagna, tredici in Italia, una in Sud Africa, una in Germania, una in Portogallo, una in Francia.

È stata sospesa la commercializzazione in Europa di 8 marchi depositati presso l’Euipo, l’Invalidity division dell’Ufficio dell’Unione europea per la Proprietà intellettuale). Inoltre, è stato acquistato dal Consorzio di Tutela un dominio con la dicitura primitivodimanduria.

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Novella Pastorelli nuovo presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria

Novella Pastorelli è il nuovo presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria. La rappresentante di Cantine Due Palme – stabilimenti di Cellino San Marco e di Lizzano – è la prima donna a ricoprire il ruolo.

La scelta è avvenuta in maniera unanime e condivisa da parte di tutti i consiglieri di amministrazione. Novella Pastorelli, avvocato ed esperta di diritto  vitivinicolo, sarà affiancata dai due vice presidenti Roberto Erario e Francesco Delle Grottaglie.

«Sono orgogliosa del nuovo incarico – commenta la nuova presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria -. Sono altrettanto, motivata e determinata nell’affrontare questa importante e stimolante sfida che rappresenta una opportunità unica e concreta per la valorizzazione del nostro territorio».

Ad affiancare Novella Patrorelli, Roberto Erario (Cantine Erario) e Francesco delle Grottaglie (Cantolio), saranno Dalila Gianfreda (Antica Masseria Jorche), Benedetto Lorusso (Giordano Vini di Torricella), Cosimo Pompigna  (Cantina Cooperativa La Popolare di Sava), Giovanni Dinoi (Cantine Pliniana), Francesco Filograno (Cantolio) e Raffaele Sammarco (Produttori Vini di Manduria).

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I migliori abbinamenti del Primitivo di Manduria Dop Riserva Notte Rossa

Tra i vini del sud Italia più adatti ad occasioni importanti c’è il Primitivo di Manduria Dop Riserva di Notte Rossa. I migliori abbinamenti spaziano dalle carni arrosto o grigliate, dal vitello all’agnello. Ma si presta perfettamente ad accompagnare formaggi stagionati a pasta dura (da provare con il pecorino) e i piatti della cucina di terra.

Morbidezza e carattere del Primitivo di Manduria Dop Riserva Notte Rossa fanno da contraltare a pietanze saporite come la parmigiana di melanzane, il timballo e la pasta al forno, ben condita.

Tra i primi, è da prediligere in accompagnamento con zuppe di legumi in cui annegano generosi morsi di pancetta. Più banalmente, sposa alla perfezione la pasta con sughi e ragù di carne.

MIGLIORI ABBINAMENTI PRIMITIVO DI MANDURIA RISERVA

I migliori abbinamenti cibo-vino del Primitivo di Manduria Dop Riserva Notte Rossa fa dunque i conti con le caratteristiche che rendono questo vino del Salento unico nel suo genere e riconoscibile tra molti.

In primis è da tenere in considerazione la struttura importante di questo vino, che necessita appunto di piatti saporiti, molto conditi e importanti. Un’etichetta, dunque, innamorata delle grandi occasioni, delle ricorrenze, dei pranzi e delle cene all’italiana, che caratterizzano per esempio festività come il Natale o la Pasqua.

Il carattere suadente del sorso si abbina alle spalle larghe del Primitivo di Manduria. Tanto da renderlo un vino dalla grande bevibilità: uno di quelli che non stanca mai, con un calice che tira l’altro.

NOTTE ROSSA: GRANDE VERSATILITÀ NELL’ABBINAMENTO

Un altro elemento da considerare per i migliori abbinamenti è il profilo aromatico, caratterizzato da note di confettura di prugne e ciliegie, la cui esuberanza è ingentilita da eleganti e fresche nuances di spezie scure, pepate. Naso e bocca risultano perfettamente allineate, in un quadro di perfetta corrispondenza gusto olfattiva.

Il tannino che caratterizza molti vini rossi è morbidissimo nel calice del Primitivo di Manduria Dop Riserva Notte Rossa. Ad arrotondarlo è il sapiente affinamento in legno, che si riconosce anche dai ricordi di vaniglia, torrefazione e cacao, in chiusura.

A contribuire al profilo di questo vino rosso del Salento è anche la raccolta parziale di uve leggermente appassite in pianta e allevate con il tradizionale sistema ad alberello. Un altro dettaglio che rende il sorso tipico e perfetto per un gran numero di abbinamenti.

Prezzo: 14,90 euro
Acquistabile presso: Carrefour, Conad, A&O, Coop, Famila

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Primitivo di Manduria, gli obiettivi di Delle Grottaglie: «Export e tutela della denominazione»

FOTONOTIZIA – «Il mio obiettivo sarà quello di portare avanti i progetti del Consiglio di Amministrazione uscente e soprattutto la nostra azione sarà rivolta alla tutela, vigilanza e alla promozione all’estero. Il 70% della produzione del Primitivo di Manduria è infatti destinata ai mercati internazionali». Sono le prime parole di Francesco delle Grottaglie, neo presidente del Consorzio di Tutela della nota denominazione pugliese.

Nel 2020 si sono prodotte oltre 28 milioni di bottiglie di Primitivo di Manduria. Una cifra che corrisponde a più di 21 milioni di litri per un giro d’affari di oltre 182 milioni di euro. Sono questi i numeri di una delle denominazioni più importanti d’Italia, il Primitivo di Manduria Dop, per il 2020, con un aumento di circa il 26% rispetto al 2019.

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Puglia: terminata la vendemmia 2021 per il Primitivo di Manduria

«Abbiamo iniziato a vendemmiare con circa 10 giorni di ritardo. La qualità delle uve si è dimostrata subito eccellente dal punto di vista fitosanitario». A parlare è Mauro di Maggio, Presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, al termine della a vendemmia 2021.

«Inizialmente – aggiunge il Presidente – abbiamo pensato ad un’annata incerta, a causa delle elevate temperature di luglio ed agosto ma, alla fine, tecnologia e competenza ne hanno salvato la qualità. La raccolta delle uve ha riguardato prima le zone costiere, subito dopo gli alberelli e, infine, gli impianti a Guyot o a cordone speronato».

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Papale Oro di Varvaglione compie 10 anni: storia dell’icona del Primitivo di Manduria

Proviene da vigne di età compresa tra i 50 ai 90 anni, ma questa è solo una delle caratteristiche che rendono speciale Papale Oro, il Primitivo di Manduria Dop di Varvaglione che quest’anno compie 10 anni. Un evento nell’evento, dal momento che la cantina di Leporano (TA) celebra i 100 anni di storia dalla fondazione.

Papale Oro è nell’Olimpo dei vini del Mezzogiorno d’Italia anche per una questione di numeri: è infatti l’unico Primitivo di Manduria di cui è possibile ritrovare una selezione sin dal primo imbottigliamento, che risale al 2008.

Un vino che rappresenta i grandi classici di casa Varvaglione e prende il nome dalla contrada in cui si trovano i monumentali vigneti della cantina, in provincia di Taranto. Terreni che, già agli inizi del 1700, appartenevano a Papa Benedetto XIII, quel Pierfrancesco Orsini che è stato l’ultimo dei tre papi pugliesi e che, prima della sua elezione, coltivava le viti del Primitivo di Manduria.

Una tradizione portata avanti anche dopo l’elezione, tanto che quell’appezzamento di terra a lui appartenuto prese il nome di Contrada Papale. La stessa da cui nascono i vini della Collezione Papale di Varvaglione 1921.

LA STORIA IN ETICHETTA
Per omaggiare un momento storico importante per il Sud Italia, la cantina riporta sull’etichetta il testo recuperato dal Giornale di Napoli risalente al 1724, anno in cui avvenne l’elezione di Papa Benedetto XIII. Il popolo accolse con gioia quella scelta e la stampa celebrava così il momento:

È stato tale e tanto il giubilo inteso dalla Cittadinanza per la esaltazione al soglio Pontificio del di loro primo natural padrone, oggi Sommo Pontefice, che per dieci giorni continui quel pubblico lo manifestò con estraordinaria allegrezza

…facendo sentire un continuo rimbombo di mortaretti, salve d’archibuggi, e di varie sorti di fuochi artificiali.

…col rendere publiche grazie a Dio, col solenne canto del Te Deum, per aver prescelto al governo del suo gregge un così Santo e Zelante Pastore».

Un vino, dunque, con un forte valore simbolico per la terra in cui viene prodotto, che la famiglia Varvaglione ha reso punto di riferimento per la produzione di Primitivo di Manduria.

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Primitivo di Manduria: giro d’affari di oltre 182 mln di euro nel 2020

Oltre 28 milioni di bottiglie che corrispondono a più di 21 milioni di litri per un giro d’affari di oltre 182 milioni di euro per il Primitivo di Manduria Dop nel 2020, con un aumento di circa il 26% rispetto al 2019.

In particolare, il Primitivo di Manduria Doc rappresenta il 91.6% dell’intero imbottigliato, il il Primitivo di Manduria Doc Riserva doc il 7.9% ed il il Primitivo di Manduria dolce naturale Docg lo 0.5%. Il 70% della produzione è destinata all’estero.

«Questa crescita – afferma Mauro di Maggio, Presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – è la dimostrazione che le nostre cantine puntano sulla nostra Doc e che la passione dei consumatori non accenna a diminuire».

«La nostra area vitivinicola – prosegue di  Maggio – sta cambiando pelle più rapidamente di altri grazie ad un’economia che sta crescendo e in grado di fare ulteriori salti di qualità. A questi dati, che non ci sorprendono, si deve poi aggiungere il ricambio generazionale. Ci sono molti giovani che si stanno affacciando in questo settore con la voglia di continuare il lavoro dei vecchi viticoltori e con competenze elevate e grande passione».

«Il lavoro in campagna si sta trasformando – conclude il Presidente – le nostre aziende, piccole e grandi, operano in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione e vendita aziendale del vino fino all’enoturismo. Il 35% delle nostre cantine ha attirato le energie della nuova generazione, giovani appassionati di vino che hanno una preparazione cosmopolita».

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Il Consorzio del Primitivo di Manduria blocca falsi in Svizzera, Sud Africa e Italia

Nel corso del 2020 il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria ha bloccato 3 marchi ingannevoli in Italia, uno in Svizzera e uno in Sud Africa. Quest’anno, inoltre, è stata sospesa la commercializzazione in Europa di 5 marchi depositati presso l’Euipo (l’invalidity division dell’Ufficio dell’Unione europea per la Proprietà intellettuale).

Gli interventi che abbiamo messo in atto – spiega il presidente del Consorzio, Mauro di Maggio – rientrano nell’attività di tutela e vigilanza, ruoli che ci spettano con il riconoscimento Erga Omnes. I marchi contraffatti costituiscono un grave pregiudizio all’incremento delle nostre esportazioni e, conseguentemente, un danno palese anche per i nostri produttori”.

È un giro vero e proprio giro del mondo attraverso le imitazioni e le evocazioni quello che il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria ha compiuto dal 2016 nell’ambito delle attività di controllo della denominazione della Dop pugliese, dando vita ad una cinquantina di azioni di contrasto, di cui risultano 35 le battaglie vinte (le altre sono ancora in corso).

Quella del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, denominazione che copre un areale di 15 comuni nella provincia di Taranto e 3 in quella di Brindisi, è una realtà che vede l’impegno di 57 aziende e oltre 1.500 viticoltori in grado di produrre 17 milioni di litri pari a 22,7 milioni di bottiglie per un fatturato di oltre 147,5 milioni di euro.

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Primitivo di Manduria: ottimi risultati nel 2019 con un +21% rispetto al 2018

Circa 17 milioni di litri che equivalgono a 22,7 milioni di bottiglie con un fatturato di oltre 147,5 milioni di euro, pari ad un +21% rispetto al 2018. Sono questi i numeri dell’anno 2019 per il Primitivo di Manduria. In particolare il Dop rappresenta il 98.6% dell’intero imbottigliato ed il dolce naturale Docg lo 1.4%.

“Il Primitivo di Manduria è ormai una colonna portante della filiera enologica non solo pugliese ma anche italiana – afferma soddisfatto Mauro di Maggio, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – È un vino che non conosce crisi soprattutto all’estero con un exploit importante su tutti i mercati. Il Consorzio di Tutela attualmente vanta 57 aziende socie e oltre 1500 viticoltori”.

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Primitivo di Manduria: “Vendemmia 2020 scarsa ma di ottima qualità”

Iniziata con 12 giorni di ritardo a causa di una primavera fredda e di una estate che ha tardato ad arrivare, la vendemmia 2020 del Primitivo di Manduria si è appena conclusa regalando uve di ottima qualità. A determinare la giusta maturazione ci ha pensato il nostro caldo, che anche grazie alla tramontana ed la scarsità di piogge ha impedito la formazione di peronospora e altre malattie del vigneto.

“La resa è bassa di circa il 35-40% in meno rispetto all’annata precedente – spiega soddisfatto il presidente del Consorzio di Tutela Mauro di Maggio – ma il frutto è di eccellente qualità con un’alta concentrazione di zuccheri”.

Sicuramente una vendemmia che sarà ricordata come una delle migliori. Si è iniziato dando spazio alla raccolta per gli alberelli, che hanno subito presentato un carico basso per poi proseguire nelle zone costiere e infine nelle zone dell’entroterra”.

Il lavoro in vigneto si è svolto in questi mesi in modo regolare, compatibilmente con le restrizioni e con le norme emanate per la gestione dell’emergenza Covid-19. “Ci sono tutti i presupposti per trovare nei calici vini ottimi, corposi e con un bouquet tipico del Primitivo di Manduria Dop“, assicura il Consorzio.

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Puglia, l’enoturismo riparte “Tra le torri del Primitivo di Manduria”

Il contatto con la natura, la serenità di una passeggiata, le tradizioni enogastronomiche e culturali, i luoghi più belli della Puglia: ecco Tra le torri del Primitivo di Manduria, l’evento con il quale il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria invita questa estate i winelovers alla scoperta del territorio della Doc.

Cinque le tappe previste da luglio fino a settembre, alla scoperta delle bellezze storiche, naturalistiche e, soprattutto, vitivinicole. Si andrà a piedi alla scoperta di castelli, di percorsi meno conosciuti e  di monumenti più nascosti.

Il tour verrà inaugurato il 24 luglio a Palagiano, dove una guida  accompagnerà i turisti tra i vicoli del centro storico. Il 7 agosto sarà la volta di Torre Colimena e della Salina dei Monaci, splendida oasi naturalistica protetta di Manduria mentre il 21 agosto la manifestazione verrà ospitata dai cinquecenteschi bastioni del castello di Pulsano.

Le ultime due tappe toccheranno il castello D’Ayala-Valva di Carosino il 4 settembre ed il museo Ribezzo con chiusura sul lungomare a Brindisi l’11 settembre.

Una guida turistica racconterà le peculiarità culturali e archeologiche e, alla fine di ogni percorso, l’evento sarà arricchito da una degustazione offerta dalle aziende del Consorzio di Tutela. Infine, ai partecipanti sarà consegnato un kit di prodotti tipici in sacchetti bio, a cura di Slow Food Puglia.

Un’occasione per conoscere un patrimonio artistico e vitivinicolo famoso in tutto il mondo per i suoi litorali, la sua cultura e i suoi vini. “Un segnale di normalità, nel rispetto delle regole precauzionali, è quello che il Consorzio di Tutela vuole dare alla comunità”, commenta il presidente Mauro di Maggio.

Bisogna ritornare a vivere esperienze di prossimità fatte di cibo e  natura e le nostre aree rurali hanno una marcia in più: luoghi di grande fascino come vigneti e mare senza dimenticare il vino e il  buon cibo. Come Consorzio saremo ancora più vicini alle cantine per un’accoglienza green ed ecosostenibile”.

L’iniziativa si terrà in piena sicurezza: la degustazione sarà adeguata alle disposizioni per il contrasto al Covid-19. Tutti gli eventi sono gratuiti e aperti ad un massimo di 40 partecipanti quindi è necessario prenotarsi tramite email a comunicazione@consorziotutelaprimitivo.com. Ogni singolo partecipante  ha diritto ad una sola prenotazione per una delle 5 tappe previste.


DATE

  • 24 luglio: Centro storico di Palagiano (TA)
  • 7 agosto: Torre Colimena- Salina dei Monaci di Manduria (TA)
  • 21 agosto: castello De Falconibus di Pulsano (TA)
  • 4 settembre: Castello D’Ayala Valva di Carosino (TA)
  • 11 settembre: il museo Ribezzo con chiusura sul lungomare di Brindisi
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Primitivo di Manduria, blocco degli impianti per i prossimi 3 anni. Ok della Regione

Regione Puglia ha approvato la richiesta di blocco totale della rivendicazione delle uve destinate a produrre Primitivo di Manduria Dop nel prossimo triennio. Si tratta di un provvedimento storico, chiesto per la prima volta dal Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria.

Una richiesta – dichiara il presidente Mauro di Maggio – che abbiamo voluto per riequilibrare il mercato attraverso un maggiore controllo”. Il blocco dell’iscrizione di nuovi vigneti è previsto a partire dal 31 luglio 2020.

La denominazione Primitivo di Manduria Dop è cresciuta di oltre 30% nelle ultime 4 campagne vitivinicole (2016, 2017, 2018 e 2019) passando da 3460 ettari a 4592 ettari.

Avendo ricevuto l’incarico Erga Omnes con le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione – precisa Di Maggio – abbiamo deciso di non aumentare la superficie coltivata per mantenere stabilità sia dei prezzi sia degli standard qualitativi”.

“La situazione di mercato attualmente non è critica, i prezzi sono stabili – conclude il presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – tuttavia, in prospettiva, l’aumento dell’offerta va gestito per tutelare la remuneratività della filiera”.

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Gal Terre del Primitivo: “No agli impianti in Sicilia”

In una sola parola: “no“. Dura presa di posizione del Gal Terre del Primitivo dopo la notizia di una possibile produzione del prezioso vino in Sicilia. “Il nostro Primitivo non si tocca”. Il Gal si schiera, come già fatto dai Consorzi e dal Senatore Pd Dario Stefàno, a difesa dei tantissimi produttori e dell’immagine dell’intero territorio che, su questo prezioso vitigno, negli anni ha costruito il suo brand.

“A quanto si apprende in queste ore c’è stata l’autorizzazione per l’impianto e la produzione in Sicilia, ma evidentemente a qualcuno stanno sfuggendo le implicazioni che tutto questo può generare. Intanto parliamo di un danno per la nostra identità e, non da ultimo, si rischia di creare un precedente per il futuro: altre varietà autoctone potrebbero essere scippate ad altre regioni, facendo venire meno una storia secolare” dichiara il Gal in merito al vitigno apprezzato in Italia e nel mondo, volano economico per centinaia di famiglie e simbolo della Puglia vitivinicola.

“Il suo valore culturale e identitario appartiene a questi luoghi e nessuno può appropriarsene – dice ancora il Gal che ricorda di aver costruito l’intero Piano di Azione Locale 2014-2020 proprio su questo – In fase di programmazione  abbiamo deciso di puntare l’attenzione sul Museo diffuso delle Terre del Primitivo inteso come territorio da condividere. Un connubio tra risorse naturalistiche, artistiche, storiche, enogastronomiche e umane in cui emerge tutta la nostra autenticità, che è la nostra vera ricchezza, e non permetteremo a nessuno di portarcela via”.

“Il vino  – conclude – da generazioni, rappresenta l’immagine di questa terra, declinata nei suoi tanti aspetti che vanno dall’enologia all’enogastronomia, dalle tradizioni e alla vita rurale. È per questo che condanniamo con forza la possibilità che altre regioni coltivino questo vitigno autoctono pugliese. Siamo pronti a fare squadra con le istituzioni e le realtà che, come noi, hanno a cuore questo territorio, difendendolo da qualsiasi tentativo di usurpare la nostra storia e la nostra economia”.

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Puglia, no a Vinitaly 2020 da cinque Consorzi del vino

Cinque consorzi del vino della Puglia dicono no a Vinitaly 2020. Dopo i rumors dal Consorzio Vini Alto Adige, arriva dal Sud della penisola la proposta di rimandare al 2021 la più importante fiera del vino italiano, in programma a Verona dal 14 al 17 giugno. Una richiesta dettata dall’emergenza Coronavirus (Covid-19). In particolare, il no a Vinitaly 2020 arriva dal Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria Doc e Docg, dal Consorzio di Tutela Vini Dop Salice Salentino, dal Consorzio dei Vini Doc Gioia del Colle, dal Consorzio per la Tutela dei vini Doc Brindisi e Squinzano e dal Consorzio di Tutela Vini Castel del Monte Doc e Docg.

“Abbiamo consultato in via informale i principali buyer internazionali – scrivono i cinque enti, in una nota congiunta – che ci hanno espresso disinteresse per un’edizione estiva di Vinitaly. D’altronde, l’anno commerciale è già in corso, le nuove annate vengono presentate in questi giorni, con invio di campioni e listini”.

Non appena l’emergenza sarà finita, sarà molto difficile pensare che gli operatori del settore ho.re.ca. italiano possano, dopo mesi di difficoltà legate alla presente emergenza, abbandonare il proprio esercizio ai propri dipendenti per presenziare alla fiera”.

Altra perplessità espressa dai cinque consorzi del vino della Puglia è che si possa verificare “una partecipazione irrilevante da parte degli eno-appassionati in generale”. “Sarebbe utile seguire l’esempio di Düsseldorf Messe con Prowein e riportare l’evento direttamente all’edizione 2021”, sostiene il fronte del no a Vinitaly 2020.

Proprio per questi motivi auspichiamo che le Istituzioni preposte alla promozione del vino italiano e l’organizzazione di Veronafiere decidano di rilanciare con una strategia chiara l’immagine del nostro amato prodotto, senza disperdere risorse essenziali in iniziative che presentano i suddetti limiti”.

Considerazioni che arrivano a fronte dell’analisi della situazione del settore, in Italia. “In questo periodo di evoluzione dello stato di emergenza – sottolineano i Consorzi pugliesi – ci rendiamo conto di quanto sia necessario presentare un settore unito con degli obiettivi condivisi”.

“Tra di essi la tutela e il rilancio del Made in Italy in generale, e dell’agroalimentare italiano in particolare, rivestono una posizione di primaria importanza. Questi obiettivi vanno perseguiti con azioni ed eventi che abbiano una precisa strategia“, aggiungono i cinque Consorzi.

“La manifestazione fieristica di Vinitaly è sicuramente un evento identitario per il vino italiano e ci pare purtroppo che non ci siano le condizioni necessarie per garantire un evento di livello e qualità e risonanza internazionali, come gli standard di Vinitaly stesso ci hanno abituati. La partecipazione all’evento veronese da parte dei nostri produttori rappresenta una decisione d’investimento impegnativa per il budget annuale e non catalizza la necessaria attenzione”.

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“Terregiunte”, bufera Facebook a Roma: Rimessa Roscioli si scusa con Vespa e Masi

ROMA – Continua a far parlare di sé il Vino d’Italia “Terregiunte” del duo Vespa – Masi, già al centro di polemiche la scorsa estate, per l’abuso nell’utilizzo delle parole “Amarone” e “Primitivo di Manduria”. Rimessa Roscioli, nota enoteca-ristorante di Roma, è intervenuta sulla propria pagina Facebook per scusarsi con il giornalista Rai e con Sandro Boscaini – patron della cantina della Valpolicella – in seguito ai toni usati in un post da un collaboratore. Un exploit social degno dell’ormai nota guerriglia tra “vini naturali” e “vini convenzionali“.

Vespa e Masi, così come il vino “Terregiunte”, non vengono mai nominati nel post firmato “Lo Staff della Rimessa Roscioli” e neppure da Alessandro e Pierluigi Roscioli, nei commenti. Altra ipotesi è che il vino finito nel bersaglio sia il Rosso dei Vespa, prodotto dalla sola casa pugliese.

Il primo a puntare il dito sul collaboratore del locale è stato infatti il direttore commerciale di Vespa Vignaioli per Passione.

“Salve a tutti – si legge sulla pagina Facebook dell’enoteca-ristorante – questo breve messaggio per dire che la Rimessa Roscioli ufficialmente si dissocia da qualsiasi commento, post, che non venga dei suoi canali ufficiali (Facebook, Instagram, newsletter e altro)”.

Commenti personali in altre chat o canali non riguardano la Rimessa Roscioli e tantomeno il nome Roscioli in generale. Se qualcuno si è sentito offeso per qualche post pubblicato dai nostri collaboratori nelle loro pagine personali (post prontamente rimosso), ci dispiace. Crediamo nella libertà di espressione, ma anche nel rispetto del lavoro degli altri“.

“Siamo un’enoteca ristorante – continua il post – non siamo in trincea o in una barricata. Non pensiamo di cambiare il mondo con il nostro lavoro. Come dice giustamente Alessandro Roscioli: ‘In fondo parliamo di vino e salsicce'”.

Forse qualcuno non si rende conto, quando scrive (e quando legge), che non c’è più distinzione tra le etichette, i brand, le cose e le persone, e insultare un brand o una cosa (bottiglia di vino ad esempio), significa oggi insultare una persona“.

“Se qualcuno si è sentito offeso per qualcosa fatta o detta da un nostro collaboratore ci dispiace, da un semplice ed umile piano umano. Su questa pagina non è mai stato pubblicato, e mai lo sarà, un post denigratorio del lavoro di qualcun altro”, continua Roscioli.

Non solo per una questione di rispetto del lavoro altrui, ma anche perché non fa proprio parte della nostra cifra e soprattutto per il rispetto della Famiglia Roscioli, che è sempre stata estremamente accondiscendente e disponibile al netto dei tanti errori da noi commessi, il più delle volte in buona fede”.

“A tutti chiedo di farsi una buona bevuta per dimenticare, ciascuno con il vino che più lo aggrada e soddisfa. Salute, Lo Staff della Rimessa Roscioli“. Un messaggio chiaro e distensivo, che si inserisce in un contesto ben preciso: quello dei toni esasperati, violenti e offensivi utilizzati da meno di una decina di “ultras” del vino naturale, su Facebook. L’ultimo capitolo di una saga giunta finalmente all’epilogo? Bello poterci sperare.

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Approfondimenti

Roma incontra il Primitivo di Manduria: 30 cantine in tour nella capitale


ROMA –
Le aziende del Primitivo di Manduria fanno squadra e si danno appuntamento a Roma per una grande degustazione promossa dal Consorzio di Tutela e curata dal Gambero Rosso. Sarà infatti la Città del gusto ad ospitare, lunedì 30 settembre, l’evento dal titolo “Roma incontra il Primitivo di Manduria“.

In via Ottavio Gasparri, a pochi passi da Villa Pamphili, la Puglia presenterà l’eccellenza del proprio territorio vinicolo. Circa 30 le cantine coinvolte che offriranno al pubblico le proprie etichette di Primitivo di Manduria, con le Dop Primitivo di Manduria e Primitivo di Manduria Riserva e la Docg Primitivo di Manduria Dolce Naturale. Un totale di circa 70 etichette in degustazione.

Il wine tasting sarà in programma dalle 20 alle 23, al costo di 15 euro (è già possibile acquistare l’ingresso sullo store online del Gambero). Durante la serata due aziende pugliesi proporranno le loro specialità in abbinamento con i vini presentati dai produttori.

Ci sarà anche un momento di spettacolo gastronomico per gli ospiti con il corner dedicato alla produzione di mozzarella live. A completare l’offerta gastronomica, gli sfizi ideati dalla cucina dell’Academy di Gambero Rosso.

In contemporanea, dalle 19 alle 20, Marco Sabellico, curatore della guida Vini d’Italia, guiderà il seminario di degustazione e approfondimento insieme ai produttori delle cantine presenti. La partecipazione si può acquistare online al costo di 5 euro, fino a esaurimento posti.

“Il Primitivo di Manduria – spiega Mauro di Maggio, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – ha conosciuto in questi anni un successo crescente, frutto del lavoro delle singole cantine. Ora è importante lavorare insieme per comunicare un’idea di qualità unitaria“.

“Ecco perché occasioni d’incontro come la degustazione alla Città del gusto sono fondamentali: ci danno l’opportunità di arrivare a un pubblico ampio e qualificato, e trasmettergli il nostro messaggio”, conclude il numero uno del Consorzio di tutela pugliese.

La realtà del Primitivo di Manduria, attualmente, comprende una superficie totale di 3.140 ettari distribuita tra 18 comuni delle province di Taranto e Brindisi (mentre Il Consorzio conta oltre 50 soci e circa 1000 viticoltori).

“Abbiamo la necessità di semplificare il messaggio – conclude di Maggio – il nostro vitigno ha ormai acquisito una buona notorietà, ora è importante comunicare il Primitivo di Manduria come top della piramide nella gerarchia della famiglia del Primitivo”.

Come? “Promuovendo assaggi diffusi – risponde Di Maggio – rafforzando il marchio nei mercati internazionali che già ci conoscono (Sudamerica, Germania…) e spingendo sulla comunicazione dove ancora c’è poca conoscenza dei nostri vini. Penso per esempio a Stati Uniti e Canada. Stiamo lavorando bene, c’è molta voglia di crescere insieme”.

LE CANTINE PRESENTI A ROMA
Le aziende del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria partecipanti: Mottura vini del Salento, Pirro Varone, Soloperto Vini, Vigne Monache, Cantine Paolo Leo, Masseria Altemura, Agricola Erario, Cantine Lizzano, Vespa Vignaioli per passione, Cantina Pliniana, Masseria Borgo dei trulli.

E ancora: Cantine San Marzano, Trullo di Pezza, Cantolio, Attanasio, Varvaglione, Claudio Quarta Vignaiolo, Produttori di Manduria, Vinicola Cicella, Cantine Due Palme, Terracalò, Masseria Surani, Masca del Tacco, Vinicola Savese Pichierri, Bosco Società Cooperativa Agricola e Vigneti del Salento.

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Terregiunte: marcia indietro di Masi e Vespa dopo l’attacco dei Consorzi


Terregiunte
, finalmente, è quello che è: un vino da tavola, come il Tavernello. Il ravvedimento (tardivo, in verità) è degli stessi Bruno Vespa e Sandro Boscaini (Masi Agricola), che hanno eliminato dal sito web ufficiale tutti i riferimenti all’Amarone e al Primitivo di Manduria. Una Docg e una Doc che non potevano essere nominati per fini commerciali.

Ora, sul portale del”Vino d’Italia” Terregiunte, la descrizione parla chiaro: “Blend Costasera Masi 2016 e Raccontami Vespa 2016 dal color rosso rubino profondo. Al naso balsamico con sentori di tabacco, amarena, mirto, prugna con un pizzico di cacao. Al palato la struttura è compatta, progressiva, densa e golosa. Sapido e potente, è caratterizzato da tannini eleganti e setosi. Piacevolissimo il finale con note di ciliegia e marasca”.

Tutto bellissimo, se non fosse che nel can can mediatico generato dopo la presentazione di Terregiunte a Cortina, l’etichetta abbia potuto beneficiare (anche sui media) della notorietà dell’Amarone Docg e del Primitivo di Manduria Doc.

Proprio a causa di questo uso improprio delle due Denominazioni, il Consorzio di Tutela Vini Valpolicella (il territorio dove viene prodotto l’Amarone) e il Consorzio per la Tutela del Primitivo di Manduria si sono schierati duramente contro le scelte di marketing e comunicazione del duo Masi-Vespa.

Resta il fatto che, nel nome di un “Vino d’Italia” nato per essere venduto principalmente in Cina, le due aziende abbiano deciso di declassare un Amarone e un Primitivo di Manduria.

A premiare il “vinaggio” firmato dagli enologi Riccardo Cotarella (per Futura 14 di Bruno Vespa) e Andrea Dal Cin (per Masi Agricola) sarà il mercato, non abbiamo dubbi. L’opinione pubblica, un po’ meno.

E all’appello, ora, mancano solo i commenti ufficiali dei diretti interessati, tra cui il governatore del Veneto, Luca Zaia, e il suo omologo pugliese, Michele Emiliano. Zaia, infatti, ha presenziato personalmente all’evento “Terregiunte” a Cortina. Emiliano si è invece collegato via Skype dal suo ufficio.

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Terregiunte di Vespa e Masi bocciato anche dal Consorzio Tutela Primitivo Manduria

Altro che “matrimonio” tra Nord e Sud. “Terregiunte“, il “Vino d’Italia” pubblicizzato da Bruno Vespa e Sandro Boscaini (Masi Agricola) come unione tra l’Amarone Docg e il Primitivo di Manduria Doc, mette d’accordo tutti in negativo.

Attraverso una nota stampa, il Consorzio di Tutela pugliese si schiera con quello della Valpolicella. Il messaggio è chiaro: Bruno Vespa e Sandro Boscaini non possono usare il nome di una Doc e di una Docg (Primitivo e Amarone, per l’appunto) per pubblicizzare un “vino da tavola“, equiparabile come tipologia a un Tavernello.

La legislazione italiana, infatti, nel tutelare le Denominazioni di origine, non consente la possibilità di utilizzare i nomi di vini Doc o Docg per promuovere vini che sono frutto di un blend, come “Terregiunte”.

“Il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria Doc e del Primitivo di Manduria dolce naturale docg – scrive l’ente – riserva massima attenzione all’iniziativa pubblicizzata a mezzo stampa e mediante il sito www.terregiunte.it da parte delle aziende Masi Agricola e Futura 14, al fine di vigilare sul rispetto della normativa di settore che disciplina le denominazioni tipiche per le produzioni vitivinicole e, se del caso, assumere ogni più opportuna iniziativa“.

“Nello svolgimento della funzione di tutela dei produttori e di informazione e tutela del consumatore che il legislatore riconosce ai Consorzi – continua la nota stampa – il Consorzio del Primitivo di Manduria ritiene opportuno specificare che qualsiasi produttore può, per motivi di scelta commerciale, effettuare un’operazione di declassamento del proprio vino: nel caso di specie mediante il taglio di un vino Doc quale il Primitivo, con un Docg come l’Amarone”.

“Tale operazione di declassamento – aggiunge l’ente pugliese – che peraltro implica la necessaria annotazione nei registri e le conseguenti comunicazioni agli Enti di controllo – determina de plano la perdita del diritto all’uso della denominazione d’origine, non solo sulle etichette, ma in generale sul materiale che viene utilizzato a promozione del prodotto ottenuto”.

Fermo restando che tali condotte commerciali, ove non conformi a normativa, sono soggette alle sanzioni dell’Ispettorato Centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali), il Consorzio ritiene non corrette le informazioni sin qui diffuse al pubblico, e quindi conseguentemente necessaria una significativa correzione dei contenuti comunicati”.

“L’occasione, oltre a consentire al Consorzio di riaffermare con chiarezza la propria funzione di vigilanza e di tutela, consente altresì di rimarcare la funzione consultiva che il Consorzio stesso offre ai propri associati, e che, nel caso di specie, avrebbe indubbiamente consentito di ovviare un simile grossolano errore”, continua l’ente presieduto da Mauro di Maggio.

“Si osserva, secondariamente, la scarsa qualità tecnica dei commenti apparsi a margine dell’iniziativa in questione, laddove è stato affermato che il Primitivo non è capace di appassimento e che quindi trarrebbe giovamento dal taglio in questione. Questa affermazione non è sanzionabile ma rivela una scarsa conoscenza della nostra uva”. Palla al centro, dunque, alle autorità nazionali.

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Terregiunte, “comunicazione illegittima”. Lezione del Consorzio alla stampa prostrata


EDITORIALE –
Il Consorzio Tutela vini Valpolicella, con la decisa presa di posizione su Terregiunte – il “Vino d’Italia” pubblicizzato da Bruno Vespa e Masi Agricola, col suo massimo rappresentante Sandro Boscaini, citando Amarone Docg e Primitivo Doc – dà una lezione non solo ai due produttori, ma a tutta la stampa (di settore e non) che si è prestata e prostrata nel “pubblicizzare” un’operazione di marketing ai danni di due Denominazioni del vino italiano.

Non a caso, la Vespa Vignaioli, sulla propria pagina Facebook, nel bieco tentativo di ammantare di legittimità questa porcata, ha pubblicato nei giorni scorsi la vergognosa spataffiata di titoli delle testate che hanno parlato di Terregiunte, così come speravano Vespa e Boscaini.

Coraggiosa doppiamente, dunque, la decisione del Consorzio Vini Valpolicella guidato dal produttore Andrea Sartori. Una stigmatizzazione che, comunque, resta a metà: in attesa che anche il Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria segua le orme dei veneti. Ai lettori della stampa italiana, l’operazione Terregiunte offre un motivo in più per scegliere. Chi non leggere più.

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“Terregiunte” by Vespa e Masi: un modo “figo” per chiamare un Tavernello


EDITORIALE –
Nasce “Terregiunte“, il “vino d’Italia” che sancisce il matrimonio tra Bruno Vespa e il patron di Masi Agricola, Sandro Boscaini. Un modo “figo” per chiamare una tipologia di vino che già esiste, in Italia: il “vino d’Italia”, la cui immagine più fulgida è costituita dal Tavernello.

“Terregiunte” è infatti il blend tra le uve Primitivo (di Manduria) e quelle tipiche del re dei vini rossi del Veneto, per lo più Corvina e Corvinone. Vendemmia 2016. Tredicimila bottiglie, sul mercato a partire da novembre. “Era una mia vecchia idea” spiega Vespa, che ieri ha riunito stampa e politici all’Hotel Cristallo di Cortina d’Ampezzo.

Tra gli altri, è intervenuto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Collegato via Skype il suo omologo pugliese, Michele Emiliano. Non poteva mancare l’enologo Riccardo Cotarella, firma e “prevosto” di questo “matrimonio enologico tra Nord e Sud Italia”.

“Terregiunte – precisa Bruno Vespa – è un ‘nuovo Vino’, un blend, miscela di due o più uve per ottenere un taglio unico: di Primitivo, vino dallo spiccato carattere mediterraneo, e Amarone”.

Quella di Vespa e Masi Agricola è tutto tranne che una novità. Il riferimento non è a quella clamorosa gaffe di Contri Spumanti, colosso veneto che fino al 2016 presentava sul proprio sito web un’etichetta – il Primitivo di Manduria Doc “Contessa Carola” – dichiarando sulla scheda tecnica di aver utilizzato la Corvina.

Bensì al più noto, quanto bistrattato, “vino d’Italia”: il Tavernello. Caviro, l’azienda che lo produce nel famigerato Tetra Pak, ma anche in bottiglia, lo ottiene “blendando” di anno in anno le uve prodotte dai soci di tutto il paese, dalle regioni del nord a quelle del sud. Ottenendo, grazie anche all’abilità degli enologi, un prodotto uguale di anno in anno. Di vendemmia, in vendemmia.

IL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI
Potrà non piacere il paragone tra “Terregiunte” e il Tavernello, ma tant’è. E fa specie che politica e istituzioni del vino non intervengano, anzi avallino questo progetto di marketing di due privati, che si fregiano dell’utilizzo della parola “Amarone” per promuovere un prodotto che non è Doc, non è Docg e non è un Igt. È un Tavernello. Solo più figo.

Infine, diciamocelo. Questo vino, nato dall’improvviso (ma mica tanto, cisternamente parlando) amore tra il Veneto e la Puglia, è anche colpa vostra. Di voi critici enogastronomici, che bandite il Sagrantino di Montefalco come “imbevibile” e “troppo tannico”, gioendo alle versioni detanninizzate, morbide come la gommapiuma a 6 mesi dall’imbottigliamento.

E’ colpa di chi chiede “l’Amarone pronto subito“, perché così “fresco e beverino”. Un po’ come è colpa di chi si è “stancato di aspettare 10 anni un Barolo”. Bevete questo, allora. Bevete il “blend d’Italia”. O le etichette di Caviro, enologicamente perfette e senza gli inutili, poetici fronzoli di “Terregiunte”. Cin, cin.

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Il Primitivo di Morella: la vigna nel calice


“Quando vi porgo i vini di Morella, in realtà vi sto mostrando le mie vigne di Manduria“. Dopo tante peregrinazioni, e soprattutto dopo un lungo viaggio che l’ha portata dall’Australia all’Italia, più di vent’anni fa, Lisa Gilbee ha imparato l’arte del pragmatismo.

Mentre nei calici respirano quattro annate di Primitivo “La Signora“, “Old Vines” e “Mondo Nuovo“, lei se ne esce con una frase tanto semplice, quanto diretta. Un manifesto ideologico del vitigno pugliese più famoso al mondo. La sua celebrazione più intima. E, al contempo, la sua decostruzione sintattica, grammaticale.

Del resto, non ci si può aspettare che la rivoluzione da una capace di sentirsi a casa a Manduria, pur arrivando dall’altra parte del globo. Quello di Morella, la cantina fondata dall’enologa Lisa Gilbee e dal marito Gaetano Morella nel 2000, è un Primitivo (di Manduria) senza Doc: in etichetta recita “Salento Igp”. Per molti versi una outsider-insider della Denominazione.

La cantina non fa parte del Consorzio di Tutela, del quale non condivide le scelte strategiche, a partire dal disciplinare di produzione “dalle maglie larghe”. Senza contare che si tratta di un Primitivo (di Manduria) “Gioioso”: assimilabile cioè – per caratteristiche di finezza, freschezza ed eleganza – più ai “parenti” baresi di Gioia del Colle, che ai conterranei tarantini.

La nostra è un’azienda che si muove da sola – sintetizza la pragmatica Lisa Gilbee – per scelta. Abbiamo le nostre idee e per quelle mettiamo la faccia e il nome. Siamo biodinamici, ma ormai una decina di anni fa, dopo aver capito che avevamo a che fare con troppi ‘talebani’, siamo usciti pure dal mondo dei vini naturali, che ci sembrava il più affine alla nostra idea produttiva”.

“Una nicchia – continua la fondatrice di Morella – in cui si parla troppo di pratiche di cantina, piuttosto che di vigna. Di solforosa, di puzze spacciate per pregi e di macerazioni, piuttosto che di vigneto. È lì che nascono i nostri vini. Ed è di vigna che vorremmo sempre parlare con chi li assaggia”.

L’occasione a Radici del Sud 2019, l’evento giunto quest’anno alla 14a edizione. In Puglia, fino al prossimo 10 giugno, un folto gruppo di giornalisti e buyer italiani e internazionali, alla scoperta delle bellezze enogastronomiche della regione.

LA DEGUSTAZIONE E I PUNTEGGI


Salento Igp Primitivo 2015 “La Signora”: 89/100

Rosso rubino carico. Naso intenso, tipico, frutto rosso compostissimo (ciliegia senza accenno di surmaturazione). Richiami balsamici, di mentuccia e chiodo di garofano. In bocca potente, altrettanto tipico. Speziatura molto elegante. Alcol presente non disturbante. Accenni di cioccolato nel retro olfattivo. Vino scultoreo e al contempo ammaliante.

Salento Igp Primitivo 2015 “Old Vines”: 92/100
Rosso rubino carico. Vino connotato da una gran concentrazione, in tutte le sue sfaccettature. In bocca si rivela molto consistente, tattile. Note di arancia candita, sulla ciliegia matura. In bocca è fresco, l’alcol ben integrato. Il frutto rosso è di gran croccantezza, impreziosito da ricordi di radice di zenzero. Lunghissimo. Chapeau.

Salento Igp Primitivo 2015 “Mondonuovo”: 90/100
Rosso rubino carico per questo vino di terroir che, al naso, proprio per la magrezza del terreno, lascia spazio ai terziari conferiti dal legno (tostato più che vaniglia). In bocca un bel gioco tra verticalità e polpa. Il succo rotola su un tannino ruvido, senza sminuire un nettare che ha trova nella facilità di beva e nella freschezza il suo valore aggiunto. Un Primitivo immediato, diretto: straight to the point.

Salento Igp Primitivo 2011 “Old Vines”: 89/100
Rosso rubino carico, primi riflessi granati. Al naso è il campione della batteria dai risvolti salini e minerali più marcati, accanto a ricordi di cioccolato. In bocca il tannino è ancora una volta vivo e di prospettiva, ma elegante e ben integrato. Chiusura sulla macchia mediterranea, con sbuffi di spezia e pepe.

Salento Igp Primitivo 2005 “Old Vines”: 97/100
Rosso tendente al granato. Primo naso che regala leggerissimi sentori selvatici tipici del vitigno, ma anche una macchia mediterranea netta. Frutto rosso tra il polposo e il croccante, di grandissima precisione. In bocca la corrispondenza è perfetta. Il frutto è succosissimo, i tannini sono distesi, la freschezza straordinaria. Un vino emozionante.

Salento Igp Rosato 2018 “Mezzarosa”: 85/100
La novità di casa Morella, che dopo le resistenze di Lisa Gilbee ha deciso di mettere sul mercato la prima etichetta di rosato salentino. Negroamaro e Primitivo si dividono il blend, con leggera predominanza del primo. Color rosa antico. Naso di frutto di bosco e ciliegia, con accenni agrumati.

Richiami minerali e freschi, che ricordano la brezza marina. In bocca salato, forse troppo. Sicuramente un rosato giocato sulle durezze, a caccia di una veste elegante ed essenziale non centrata appieno. Accenni di polpa solo in chiusura, “coperta” da sale e alcol.

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“L’opera in Masseria”: Primitivo di Manduria protagonista al Festival della Valle d’Itria


TARANTO –
Abbandonarsi al piacere di una sera d’estate, ascoltando la grande opera nelle masserie pugliesi e sorseggiando un calice di Primitivo di Manduria. Un sogno che diventa realtà con la sezione ‘L’opera in Masseria‘ proposta dalla 45° edizione del Festival della Valle d’Itria, insieme al Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria.

Dal 21 luglio al 1° agosto, cinque masserie fra i trulli delle provincie di Brindisi e Taranto, saranno la cornice ideale per la messa in scena di due intermezzi buffi napoletani del Settecento: “L’ammalato immaginario” di Leonardo Vinci e “La vedova ingegnosa” di Giuseppe Sellitti. Il tutto potrà essere ascoltato bevendo un calice di Primitivo di Manduria, l’unico vino presente all’interno del Festival.

IL PROGRAMMA

Si tratta di una delle iniziative più legate al territorio e che caratterizza maggiormente la proposta culturale del Festival. Nel 2019, per la prima volta, il progetto sarà itinerante. Le masserie interessate saranno cinque: Del Duca di Crispiano (21 luglio), Belvedere di Mottola (23 luglio), Palesi di Martina Franca (25 luglio), Cassina Vitale di Ceglie Messapica (27 luglio) e San Michele a Martina Franca (1 agosto).

Una programmazione pensata per celebrare l’incontro tra due intense esperienze sensoriali: la visione dell’opera e la degustazione del vino di qualità. Un connubio che negli anni ha visto crescere la partecipazione ed i consensi di un pubblico sempre più attento e competente.


Gli appuntamenti
21 luglio Masseria del Duca – Crispiano (Taranto)
23 luglio Masseria Belvedere – Mottola (Taranto)
25 luglio Masseria Palesi – Martina Franca (Taranto)
27 luglio Masseria Casina Vitale – Ceglie Messapica (Brindisi)
1° agosto Masseria San Michele – Martina Franca (Taranto)

Biglietti
da 15€ a 25€ / vivaticket.it
biglietteria@festivaldellavalleditria.it

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Approfondimenti

Mauro di Maggio (Cantine San Marzano) nuovo presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria

Il Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, eletto a giugno 2018, ha oggi un nuovo presidente: Mauro di Maggio, direttore di Cantine San Marzano.

Una decisione, spiegano dalla Puglia, che rivela “il forte impegno a livello mondiale del Consorzio, sia in termini di promozione sia in termini di tutela a livello italiano, europeo e mondiale, contro le crescenti attività di contraffazione”.

Di Maggio sostituisce così Roberto Erario che, proprio per garantire la continuità istituzionale dell’ente di Tutela, ne diventa vicepresidente assieme a Paolo Leo.

“Un cambio di timone tra due professionisti che collaborano in modo sinergico da tanti mandati – ha affermato il neo presidente di Maggio -. Ringrazio Erario per il forte impegno, la grande umanità e di aver guidato con massima lungimiranza il Consorzio Tutela del Primitivo di Manduria verso obiettivi sempre più importanti”.

“Continueremo, insieme al Cda, a sostenere le grandi iniziative promozionali, a puntare sulla sostenibilità, ad aiutare le imprese, ad essere proattivi nella promozione, nel controllo e nel racconto del territorio”, conclude Di Maggio.

MISSION E SQUADRA
Valorizzare la Denominazione attraverso una continua ricerca della qualità del prodotto fatta di autenticità e territorialità, migliorandone il posizionamento e l’immagine sui mercati nazionale e internazionale, è l’obiettivo del Cda del Consorzio.

Mauro di Maggio, classe 75, è attualmente direttore generale di Cantine San Marzano e membro del Comitato di Certificazione dei vini doc e igp presso la Camera di commercio di Taranto.

Ad affiancarlo i vice presidenti Roberto Erario e Paolo Leo e i consiglieri Eleonora Brunetti, Giovanni Dinoi, Francesco Filograno, Felice Mergè, Vittorio Moscogiuri e Antonio Resta.

IL PRIMITIVO DI MANDURIA
Mauro di Maggio eredita la guida di un Consorzio forte e sano, con un export in crescita costante. Sono 20 milioni, infatti, le bottiglie prodotte di cui il 70% è destinato all’estero.

La denominazione del Primitivo di Manduria comprende una superficie totale di 3.140 ettari e sono 18 i comuni tra Taranto e Brindisi che producono vini Doc. Il Consorzio attualmente conta 50 soci e circa mille viticoltori.

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Primitivo di Manduria: vendemmia 2018 in controtendenza rispetto al resto d’Italia

Una vendemmia in controtendenza rispetto al resto d’Italia e della Puglia per il Primitivo di Manduria: qualità mantenuta, quantità in diminuzione e tenuta dei prezzi.

A un mese e mezzo dalla fine della vendemmia nella zona del Primitivo di Manduria Doc, pur non avendo ancora i dati definitivi, il Consorzio di Tutela traccia le prime conclusioni.

“La vendemmia 2018 per il Salento in generale, e in particolare per il Primitivo di Manduria ha mostrato una flessione quantitativa – afferma Roberto Erario, Presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – Nonostante un’annata difficile dovuta alle grandinate che hanno colpito solo alcune delle zone della nostra areale, la nostra doc rimane forte nel mercato con un valore crescente. Questo grazie anche ai produttori che hanno privilegiato le basse rese anche di fronte ai cali quantitativi. I mercati mondiali, quelli orientali in testa, amano i nostri vini e cominciano a pretendere certificazione di qualità e sostenibilità”.

I primi dati sulla vinificazione per il Primitivo di Manduria confermano una diminuzione delle rese dal 70% al 55% per una maggior presenza di grappoli appassiti in vigna e i costi delle uve invariati rispetto alla precedente annata.

Gli assaggi in cantina evidenziano prodotti interessanti, con una buona forza acida e notevole corredo aromatico, e nonostante il maltempo, la vendemmia 2018 svela potenzialità inaspettate e, sostanzialmente, si conclude con un bilancio positivo.

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Bottiglia di vino “leggera” per l’ambiente? “No” della Puglia del Primitivo cooperativo

BARI – Pesante is better. Perché puoi essere “avanti” finché vuoi. Ma se non vendi, tutto il resto si limita a sterile poesia sui massimi sistemi.

Sembrano pensarla così, in Puglia, sulla possibilità di ridurre il “peso” delle bottiglie di vetro del vino – in particolare di Primitivo di Manduria – per venire incontro alla crescente attenzione per l’ambiente, espressa peraltro anche dai Millennials.

Quello che è ormai un must per le aziende all’avanguardia in tutti i settori (ovvero l’attenzione green nelle fasi produttive, al di là delle certificazioni “bio”) sembra invece trovare detrattori in Meridione.

Un gap che, in Italia, allontana ancor più aziende come la toscana Banfi Wines e la cooperativa pugliese Cantine San Marzano.

Da un lato la senese Banfi, che già nel 2008 ha avviato gli studi sull’utilizzo di “bottiglie leggere” per i propri vini. Quattrocento grammi, al posto dei consueti 570. Dall’altro la tarantina San Marzano, che incalzata in occasione dell’ultima edizione di Radici del Sud, risponde “picche”. Senza mezzi termini.

QUESTIONI DI MERCATO
“Il mercato non è pronto, la bottiglia pesante è ancora una sorta di status simbol legato alla qualità del vino, soprattutto in determinati mercati”. Parole di Mauro di Maggio (nella foto, sopra), attuale direttore di Cantina San Marzano.

Pesante is better, appunto. Almeno per l’export, in determinate aree emergenti. In Cina, in particolare, sembrano apprezzare più di altri le bottiglie pesanti di rosso. Un po’ come facevano (e continuano a fare oggi) i nostri nonni, lodando il vetro ingombrante, voluminoso, tozzo, di certe etichette di vino.

Un mercato, quello orientale, a cui San Marzano guarda con interesse (il Vietnam è una fissa del presidente Francesco Cavallo) e su cui la cantina di Taranto non intende perdere punti preziosi, in nome di una battaglia per l’ambiente in cui non crede (ancora) abbastanza. Almeno sul fronte della bilancia.

E allora, amen. Purché non pensiate anche voi – magari di fronte ad amici e commensali assetati – che ci sia ancora del vino in quella bottiglia pesante (ma vuota) di Primitivo di Manduria, spremuta verticalmente sul calice.

QUANTO SI RISPARMIA
La voce “sostenibilità”, o “sustainability“, è invece al centro dell’attenzione di Casello Banfi, premiata di recente in Piemonte tra le aziende e i Consorzi del vino più “verdi” d’Italia, nell’ambito del “Premio Gavi – La Buona Italia 2018“.

Dallo studio avviato nel 2008, di strada ne è stata fatta. Per quasi tutta la produzione – esclusi i vini a lungo invecchiamento – Banfi utilizza bottiglie di peso inferiore allo standard: meno 30% rispetto alle precedenti.

Dal 2009 sono state utilizzate oltre 30 milioni e cinquecentomila bottiglie leggere. In particolare, a partire dalla seconda metà del 2014 si sono utilizzate sei milioni di bottiglie del peso di 360 grammi.

“I benefici ambientali ottenuti – spiega la dirigenza di Castello Banfi – si possono riassumere in un risparmio di materie prime, di energia e, dunque, di emissioni di anidride carbonica (CO2)”.

Considerato che una berlina genera circa 200 grammi di CO² per chilometro percorso, il primo milione di bottiglie leggere equivarrebbe a 2,3 milioni (459/200×1.000.000) di chilometri risparmiati, pari al consumo di cento auto che hanno percorso ciascuna 23 mila chilometri.

O l’equivalente del consumo annuale di 100 abitazioni di montagna da 100 metri quadrati. O ancora, considerato che il consumo domestico d’energia elettrica da fonti primarie genera circa 750 chilogrammi di CO² per abitante per anno, per il solito milione di bottiglie, il tutto equivale al consumo annuale di 600 persone.

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Vini al supermercato

Primitivo di Manduria Dop 2016 Ceralacca, Soloperto Vini

(4 / 5) In attività effettiva da più di un secolo, Soloperto è uno dei nomi storici nell’area di Manduria, con una produzione variegata che abbraccia tutti le principali varietà pugliesi.

Nella gamma figurano alcune versioni di Primitivo tra cui il protagonista di questo articolo, il Ceralacca, che si distingue per il nome ben in evidenza nell’etichetta e l’inconfondibile sigillo rosso. Due segni distintivi facili da individuare.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice il Ceralacca si presenta di un rosso rubino di una certa intensità e buona consistenza. Incuriosiscono, al primo esame, i lievi accenni al rosso granato.

Avvicinando il calice al naso si possono apprezzare i profumi abbastanza intensi, con i primi sentori di confettura di fragole e ciliegia matura a cui pian piano si affiancano note di tabacco, di cioccolato e caffè, per chiudere su sentori balsamici che rimandano a una certa evoluzione.

In bocca il vino dimostra una certa morbidezza e accarezza bene il palato. Il Primitivo di Manduria Ceralacca può vantare una discreta acidità, ma soprattutto una sottile quanto apprezzabile tannicità che non è così comune in altri primitivi dell’area di Manduria.

Piena la corrispondenza tra olfatto e gusto: il fruttato iniziale, qui non stucchevole, lascia piano piano il posto alle note terziarie. E così, sul finale, la buona persistenza complessiva è dominata da una piacevole chiusura balsamica.

Il vino nel complesso è piacevole ed equilibrato, con una alcolicità ben integrata nell’insieme e una personalità che lo differenzia rispetto ad altre etichette della stessa fascia prezzo. Compagno ideale per gli arrosti in genere, il Primitivo di Manduria Ceralacca non è da sottovalutare in abbinamento con le tipiche polpette di pane o di carne al sugo.

La struttura del vino e le sue caratteristiche complessive lo rendono un’alternativa interessante e conveniente anche per un pubblico diverso da quello tradizionalmente attratto dalle caratteristiche del Primitivo.

LA VINIFICAZIONE
Le uve utilizzate per questo Ceralacca, raccolte come da tradizione nella prima fase di settembre, provengono esclusivamente da vigneti dell’area di Manduria. Il sistema di allevamento è quello tradizionale, ad alberello.

Le viti hanno un’età compresa tra i 35 e i 40 anni: piante di queste caratteristiche permettono di ottenere vini di 14° come questo, dotati al contempo di una buona freschezza in bocca e di sentori di una certa intensità.

All’iniziale affinamento in acciaio segue un periodo di 6 mesi in barrique di rovere francese che, come si può facilmente notare quando lo si degusta, hanno il loro peso nel definire l’impronta di questo vino.

Un Primitivo di Manduria che esce sul mercato piacevolmente pronto, ma che non teme certo la possibilità di maturare anche altri 12 mesi, purché nelle giuste condizioni.

Prezzo: 6,90 euro
Acquistato presso: Supermercati DOK

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Approfondimenti

Primitivo di Manduria: nuova veste per il Vinitaly 2018

Uno stand dedicato al grande territorio del Primitivo di Manduria, un’esperienza multisensoriale che mette insieme gusto, olfatto e vista, la possibilità di poter degustare oltre 70 etichette, partecipare ad una degustazione guidata con le annate più importanti e poter indicare la preferenza del vino che ha più coinvolto il proprio palato. Inoltre, abbinamenti gastronomici a chilometro-zero e tanta informazione.

E’ con questo biglietto da visita che il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria si presenterà alla 52° edizione del Vinitaly, in programma a Verona da domenica 15 aprile a mercoledì 18 aprile (Padiglione 11, isola B2). Quest’anno lo stand si mostrerà con una veste completamente rinnovata, un open space in cui ad essere valorizzati non saranno soltanto il brand e il vino, ma anche tutto il territorio con immagini che esaltano la bellezza dei paesaggi e i tesori storici e artistici custoditi.

Ogni enoapassionato d’Italia e del mondo ogni giorno potrà degustare 15 vini diversi ed esprimere e scrivere la loro preferenza circondati dal territorio del Primitivo di Manduria.

IL PROGRAMMA
Sono tanti gli appuntamenti fieristici che il Consorzio di Tutela ha in serbo per promuovere le grandi produzioni della doc pugliese.

Martedì 17 aprile alle ore 15 al via la degustazione guidata dal titolo “Le grandi annate del Primitivo di Manduria”.  Un vero e proprio viaggio sensoriale alla scoperta dell’annata 2012 del Primitivo di Manduria Riserva, 2013 del Primitivo di Manduria dop e 2013 del Dolce Naturale Docg.  Degustazione libera con prenotazion entro martedì 10 aprile mandando una email a comunicazione@consorziotutelaprimitivo.com.

Le etichette proposte dal Consorzio di Tutela saranno abbinate alle creazioni dei maestri dolciari di Bernardi di Grottaglie (Ta) che per l’occasione hanno creato del cioccolato ad hoc sposandolo ad ogni vino, e al capocollo e al salame di De Pasquale – Artigiani del Gusto di Manduria (Ta).

Per il progetto Primitivo Taste Experience – Il Primitivo di Manduria nei calici cinesi e americani, che partirà a settembre e che riguarderà attività di incoming sul territorio della doc con buyer cinesi e americani e la partecipazione ad eventi fieristici esteri, – dichiara Adriano Pasculli de Angelis, presidente e direttore del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria  – abbiamo avuto una mole notevole di richieste da parte di operatori da tutto il mondo e abbiamo deciso, quindi, di dedicare il Vinitaly ai buyer internazionali e di organizzare incoming straordinari immediatamente dopo la fiera di Verona, invitando gli americani e i cinesi nel nostro territorio”.

Due saranno gli appuntamenti importanti dedicati agli operatori esteri  durante la grande kermesse veronese. Il primo lunedì 16 aprile con la degustazione alla cieca “Wine War: Primitivo di Manduria, Zinfandel e Amarone a confronto” a cura del giornalista sommelier Andrea Gori. Cinque i vini di ogni categoria che si sfideranno per far breccia nei palati internazionali.

La seconda attività è prevista martedì 17 aprile : la professoressa Angelita Gambuti dell’Università di Napoli presenterà una interessante ricerca sulle proprietà benefiche del Primitivo di Manduria.

“La valorizzazione del terroir e la sua storicità sono gli elementi che contraddistingueranno il nostro stand. – dichiarano Roberto Erario e Adriano Pasculli de Angelis, presidente e direttore del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria – Abbiamo puntato sulla nostra areale di produzione con immagini suggestive e sulle eccellenze riconosciute nel territorio mettendole a sistema per essere presenti con maggiore efficacia ad uno degli eventi enologici più importante del mondo. Una chiave di lettura che unisce tutti i nostri comuni e che racconta zone uniche e vitigni di coltivazione rari e straordinari”.

Insomma il Consorzio di Tutela rappresenterà, anche quest’anno, l’essenza più autentica del grande territorio del Primitivo di Manduria puntando sulle rare caratteristiche qualitative che la doc pugliese ha e continua ad esprimere.

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