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Prima dell’Alta Langa 2023: il millesimo 2019 tra new entry e conferme

Prima dell'Alta Langa 2023 il millesimo 2019 tra new entry e conferme reggia di venaria metodo classico piemontese
L’Alta Langa cresce nei numeri e nella testa. Il millesimo 2019, presentato in anteprima alla stampa e agli addetti del settore alla Reggia di Venaria lunedì 8 maggio in occasione della Prima dell’Alta Langa 2023 conferma l’attitudine alla qualità dei padri fondatori del Consorzio e dei loro “discepoli”. Altra costante della denominazione piemontese è la lettura fedele dell’annata nel calice. L’ultima annata si dimostra generalmente più verticale e tesa rispetto alla 2018 e perfetta per i lunghi affinamenti, con qualche (rara) eccezione dovuta alla scelta del dosaggio. Da poco sul mercato anche gli Alta Langa Riserva 2016, tra i quali spicca la doppietta di gran classe firmata Ettore Germano: un Blanc de Blancs e un Blanc de Noirs assolutamente da non perdere.

Tutti elementi che contribuiscono a disegnare in maniera sempre più netta i contorni di una Denominazione che non punta alla massa, ma al consumatore attento, formato, esperto. Molte aziende che negli ultimi anni hanno investito nell’Alta Langa hanno una reputazione consolidata nella produzione di vini fermi di pregio, come Barolo e Barbaresco. Cantine per le quali il Metodo classico non potrà mai essere un semplice “accessorio”, bensì la ciliegina sulla torta del puzzle di vini d’eccellenza, targati Piemonte.

Tra gli esordienti, a convincere su tutti è Anna Maria Abbona con il suo “San BartoméExtra Brut 2019 (4000 bottiglie per l’annata 2019, che diventeranno già 15 mila col millesimo 2021). «Per noi – spiega il cantiniere Lorenzo Schellino – l’Alta Langa, ad oggi, rappresenta un vino fatto in vigna. Sfruttando le zone a disposizione e i nostri suoli, otteniamo vini base predisposti per la spumantizzazione, senza grandi ritocchi in cantina. Vini di vigna, competitivi sul mercato anche a confronto con Champagne e altre grandi denominazioni».

Grandi conferme dell’intera gamma di Enrico Serafino che, con il direttore commerciale Lino Lanfrancone, analizza ancora più a fondo il fenomeno: «L’Alta Langa è prima di tutto una riappropriazione dei piemontesi delle origini del Metodo classico italiano, dato che siamo stati i primi in Italia a produrlo. I terreni sono di qualità indiscutibile: siamo in Langa, dove vengono prodotti Baroli e Barbareschi, al di sopra dei 250 metri. Il disciplinare è l’unico che dà un minimo di altitudine. Il Franciacorta, per esempio, dà un massimo di altitudine.

C’è voglia di rimettersi in gioco, di riproporre il grande Metodo classico italiano con vitigni internazionali come Pinot Nero e Chardonnay e di lavorare con vigneti di altissimo pregio per ottenere cuvée rappresentative di una parte del territorio e del vitigno.

Noi lavoriamo all’85% con il Pinot Nero perché reputiamo lo Chardonnay un vitigno adattivo, capace di adattarsi a dove lo si pianta: è un orgoglio avere grandi vigne di Pinot Nero, qui capace di dare grande longevità, piacevolezza, durezza, grinta, carattere. Non abbiamo timore di aspettare, anzi: oggi abbiamo portato uno Zero millesimo 2014 sboccato tre anni fa, quando in vendita abbiamo un 2017».

Eppure, tra i recenti ingressi nel mondo Alta Langa, non mancano interpretazioni “timide” del vigneto e del varietale, con dosaggi zuccherini volti a rendere – per ammissione stessa di alcuni produttori – più «commerciale» e «vendibile» la novità dell’assortimento. «A chi si approccio alla Denominazione – è il messaggio di Lino Lanfrancone – posso solo dire che l’esperienza fa la differenza. La Fiat ha sempre cercato di accontentare tutti, ma non è mai diventata leader. Puntando solo sulla qualità, Audi è arrivata in alto. Questo vale per auto, orologi, borse e vino. L’idea di base è distinguersi: dieci anni fa bevevano tutti roba tendenzialmente dolce, ma da quando i Pas Dosé hanno iniziato ad essere buoni, la gente si è spostata su questa tipologia».

Della stessa idea Sergio Germano (Ettore Germano): «Ho scelto di presentare alla Prima dell’Alta Langa 2023 le due riserve 2016, sboccate a novembre 2022. Per il Blanc de Blancs è la seconda annata, dopo la 2015. Per il Blanc de Noir si tratta invece della terza annata. Dopo un esperimento con meno di 2 mila bottiglie nel 2014 sono seguite 3.500 bottiglie per entrambe le tipologie nel 2015, sino ad arrivare alle 6 mila bottiglie per ciascuna delle Riserve 2016. I clienti hanno apprezzato queste nuove selezioni, abbiamo esaurito tutte le bottiglie delle annate precedenti. L’idea è quella di dare un messaggio alla tipologia riserva dell’Alta Langa, con uno spumante che permane sui lieviti 65 mesi, 5 in più dell’obiettivo minimo che si porrà il nuovo disciplinare, per la tipologia Riserva».

Secondo la mia esperienza, ed è un’opinione condivisa con altri colleghi – commenta ancora Sergio Germano – la differenza nell’Alta Langa di qualità la fa l’attenzione nella pressatura, la scelta delle frazioni, per non avere amari e acidità aggressive, partendo ovviamente da uve di qualità, con l’idea di fare un Pas Dosé. Esce così questo territorio che regala vini sapidi, minerali, freschi, connotati al contempo da un’estrema piacevolezza, nonché dalla tipica gastronomicità dei vini piemontesi. Il tutto con l’annata sull’etichetta, ovvero il millesimo. Sono poi convinto che il tempo è galantuomo con l’Alta Langa: bisogna lasciarlo sui lieviti, e con il tappo dopo la sboccatura»

E sul successo della denominazione: «È fisiologico – aggiunge il patron della Ettore Germano – che l’Alta Langa abbia iniziato a destare l’interesse di molti. Qualcuno più motivato, qualcuno più aggressivo e volenteroso di saltare su un treno che adesso viaggia veloce. Dobbiamo andare avanti così, senza abbassare l’asticella, convincendo i nuovi arrivati a condividere con noi gli obiettivi originari. Il fatto che l’Alta Langa sia veicolata dal Piemonte e dai suoi produttori è una garanzia di qualità anche per il futuro: un biglietto da visita pesante, in linea con la personalità e identità molto definita di questa denominazione, in un periodo in cui l’interesse internazionale cresce nei confronti delle bollicine».

Sabrina Perrone parla a nome di un’altra azienda che si affaccia per il secondo anno a un Alta Langa Pas Dosé, l’Azienda Agricola Fabio Perrone di Valdivilla, frazione di Santo Stefano Belbo (CN): «Il nostro Brut Nature 2019, 80% Pinot Nero e 20% Chardonnay, 2 mila bottiglie complessive, proviene da un vigneto a 650 metri sul livello del mare. Il vigneto può arrivare a produrre 6.500 bottiglie e le raggiungeremo, perché crediamo molto in questo vino e nella scelta di un dosaggio zero dettata dal nostro approccio: non aggiungere zucchero o liqueur ci consente di non “conciare” il vino, presentandolo in tutto il suo carattere e “pulizia”. Con il nostro ingresso nell’Alta Langa vogliamo puntare sul mercato italiano di nicchia».

Simone Allario Piazzo di Piazzo Comm. Armando di Alba (CN), è tra i sostenitori di una linea più “moderata”. «Siamo all’esordio nell’Alta Langa con le prime 3.600 bottiglie – spiega – e abbiamo dunque pensato a di partire tenendo conto innanzitutto dei risvolti commerciali. Siamo produttori di Barberesco e di Barolo e, anche in questo caso, con alcune etichette, ci stiamo concentrando sul concetto di bevibilità, propendendo per un Brut. In gamma, del resto, abbiamo anche un Nebbiolo in purezza Metodo classico Vsq non dosato, più incline al nostro gusto personale certamente non per tutti. L’idea, senza alcuna fretta, è quella di produrre in futuro anche un Alta Langa Pas Dosé, magari Riserva».

Daniele Cusumano, classe 1983 titolare ed enologo di Tenute Rade – Poderi in Calamandrina (AT) ha invece percorso una terza via. «Per il nostro Alta Langa Riserva preferiamo lavorare bene sulla cuvée ed evitare di intervenire con la liqueur d’expedition. Per questo abbiamo scelto la fermentazione malolattica al posto del dosaggio, ottenendo così un bilanciamento degli acidi. Non è una ricetta: in occasione del millesimo 2015 è stata svolta al 30%, in altre annate potrà essere diverso».

Sylla Sebaste, figlia di Mauro Sebaste che deve il nome alla nonna, fondatrice dell’azienda agricola di frazione Gallo, ad Alba (CN), presenta la seconda annata della cantina, la 2019, ancora una volta Pas Dosé. «Siamo voluti entrare in questo mondo per volontà di mio padre, che crede moltissimo in questa denominazione e siamo sicuri che si svilupperà ulteriormente nel prossimo futuro. Per arrivare alla nostra idea di Alta Langa ne abbiamo assaggiati molti alla cieca, traendone ispirazione. Crediamo che debba essere un vino molto rappresentativo del territorio e siamo entrati a gamba tesa in questo segmento, con un Alta Langa distinguibile». Molto particolare l’approccio della cantina Mauro Sebaste, che può contare su una cuvée frutto di 4 cloni di Pinot Nero e altrettanti di Chardonnay, selezionati appositamente in Champagne.

Un’altra donna al timone è Sara Vezza, dell’omonima azienda agricola che può contare anche sul brand Josetta Saffirio per il Barolo, a Monforte d’Alba. Si tratta di una delle aziende che sta investendo maggiormente nell’Alta Langa, con 3.500 bottiglie nel 2018 che arriveranno a 11 mila col millesimo 2022. Circa 4 mila le bottiglie del 2019 in assaggio alla Prima dell’Alta Langa 2023, frutto di uve acquistate a Perletto e Clavesana, poi interamente lavorate e confezionate. «Abbiamo investito in un progetto di vigneto molto ambizioso, a 680 metri di altitudine, a Murazzano (CN), non ancora entrato in produzione, per arrivare a una superficie complessiva di 8 ettari. L’Alta Langa risponde a requisiti di grande qualità ed è un brand che vuole focalizzarsi sulle bollicine di alto livello.

Speriamo che il Consorzio lasci spazio ai piccoli produttori artigianali presenti nella base sociale, consentendo loro di costruire una rete di sostegno alla denominazione. L’esempio da seguire è quello del Consorzio del Barolo e Barbaresco, vera e propria costellazione di vignaioli custodi e interpreti del territorio, con il minimo comun denominatore della qualità.

Forse sarebbe il caso di rivedere lo statuto, riflettendo sull’opportunità di rimodulare la rappresentatività dei soci tenendo maggiormente in considerazione vignaioli e piccoli produttori e non solo il numero di bottiglie prodotte. Se non ci si sente coinvolti in un progetto comune è difficile condividere gli obiettivi: al contrario, se si fa parte di una visione comune, ci si sente molto più motivati. Accentrare è un peccato».

Invita alla massima fiducia la presidente del Consorzio Alta Langa Mariacristina Castelletta (Tosti 1820). «Abbiamo scelto questa location non solo perché la Reggia di Venaria è strepitosa, ma perché dispone di questa sala, con dimensioni particolari: è lunga 80 metri, larga 12 e alta 15. Dai 18 produttori dell’edizione 2018 siamo diventati 60 e ci tenevo che ci presentassimo tutti insieme, uniti, al cospetto del pubblico qualificato di operatori che ha risposto con grande entusiasmo alla Prima dell’Alta Langa 2023, quinta edizione della kermesse. La crescita, del resto, è avvenuta sotto tutti i profili».

«Credo che il segreto sia l’unicità dell’Alta Langa – aggiunge Castelletta – uno spumante diverso da qualsiasi altro Metodo classico italiano e internazionale e per questo ricercato. Registriamo nel 2022 un +67% di bottiglie sul mercato rispetto al 2021: 1,7 milioni di bottiglie già vendute rispetto ai 3 milioni di bottiglie prodotte, grazie ai 377 ettari attuali. Visto l’interesse, che si respira anche qui, abbiamo programmato nuovi impianti per ulteriori 220 ettari nel triennio 2023-2025, nel segno della grande fiducia che muove tutti noi produttori». Il futuro è solo da scrivere.

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Prima dell’Alta Langa 2023 alla Reggia di Venaria


La Prima dell’Alta Langa 2023 si terrà il prossimo lunedì 8 maggio all’interno della settecentesca Galleria Grande della Reggia di Venaria, dalle 9.30 alle 18.30.
La grande degustazione dei vini  spumanti Alta Langa attualmente presenti sul mercato è organizzata dal Consorzio Alta Langa ed è riservata a un pubblico di operatori professionali: buyer, enotecari, ristoratori, sommelier professionisti, distributori, barman e giornalisti. Nei prossimi giorni si apriranno le iscrizioni sul sito ufficiale del Consorzio.

La Prima dell’Alta Langa 2023 sarà la quinta edizione della manifestazione. Le prime due edizioni si sono svolte al Castello di Grinzane, nella primavera del 2018 e in quella del 2019. Nell’autunno 2019 è stata realizzata un’edizione a Milano, a Palazzo Serbelloni, mentre nel giugno scorso una torinese, all’interno del Museo privato di Italdesign.

CRESCE IL NUMERO DI SPUMANTI ALLA PRIMA DELL’ALTA LANGA

«Anno dopo anno, edizione dopo edizione – commenta la presidente Mariacristina Castelletta – l’evento del Consorzio Alta Langa cresce e si arricchisce, così come la nostra compagine. Se nella prima edizione del 2018 i produttori presenti alla manifestazione erano 18, con circa 40 etichette in degustazione, l’anno scorso a Torino eravamo in 46 con 115 diversi vini».

«La Prima dell’Alta Langa – aggiunge Castelletta – si conferma l’occasione per poter assaggiare un’amplissima selezione di “Alte Bollicine Piemontesi”, incontrare i produttori ed entrare pienamente a contatto con lo spirito di una denominazione in netto sviluppo, in Italia e non solo».

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Prima dell’Alta Langa 2022, migliori assaggi: il Metodo classico piemontese è al giro di boa

L’Alta Langa si conferma il vero fenomeno della spumantistica italiana Metodo classico degli ultimi anni. Diverse aziende piemontesi (e non solo) stanno investendo nell’acquisto di vigneti di Pinot Nero e Chardonnay, per ampliare la gamma e offrire al mercato una bollicina tipica e raffinata, che inizia a stuzzicare la curiosità dei buyer, anche all’estero. È quanto emerge dalla Prima dell’Alta Langa 2022, occasione unica per degustare 115 cuvée di 46 soci del Consorzio di Tutela che ha sede ad Asti. E tastare il polso alla Docg.

Nove ore non-stop, lunedì 6 giugno, dedicate a operatori professionali, buyer, enotecari, ristoratori, distributori, barman e stampa di settore, al Museo di Italdesign di Moncalieri, in provincia di Torino.

L’annata in anteprima nel 2022 è la 2018. Ma, in degustazione, i produttori hanno portato anche spumanti Alta Langa di oltre 10 anni. Tutti in gran forma. Il vero trend della Prima dell’Alta Langa 2022 è tuttavia il livellamento della denominazione verso “spumanti d’entrata” di qualità media indiscutibile, posizionati su fasce prezzo di tutto riguardo, rispetto alla piramide degli altri sparkling italiani.

Se è vero che all’interno del Consorzio astigiano sono parecchie le cantine che investono nei lunghi affinamenti sui lieviti, il millesimo 2018 può essere considerato quello della presa di coscienza dei produttori piemontesi della massa critica ormai non più trascurabile, assunta dall’Alta Langa.

Numeri alla mano (3 milioni di bottiglie prodotte nel 2021, su 377 ettari dislocati nelle province di Cuneo, Asti ed Alessandria), l’Alta Langa è ormai in grado di rosicchiare quote di mercato alle bollicine leader nazionali indiscusse, Franciacorta e Trento Doc.

Tra i calici degustati alla Prima dell’Alta Langa 2022, pare tra l’altro in aumento l’utilizzo dello Chardonnay. Un fenomeno nel fenomeno. Il vitigno, che continua comunque ad occupare un solo terzo del vigneto complessivo dell’Alta Langa, consente di produrre spumanti più “pronti”, in cuvée con i corpulenti e muscolari Pinot Nero di collina ed alta collina. Il tutto senza perdere di vista la qualità, imposta dal rigoroso disciplinare di produzione.

IL CASO: CANTINA CLAVESANA “CONVERTE” IL DOLCETTO IN ALTA LANGA

Una denominazione, l’Alta Langa, che cresce anche grazie all’interesse di diversi “big”. È il caso di Cantina Clavesana, cooperativa cuneese in cui è in corso una vera e propria rivoluzione. «Abbiamo 200 soci e 300 ettari di vigneti – spiega a winemag.it il direttore Damiano Sicca – e il Dolcetto è il vitigno che più ci ha rappresentato, negli anni. Di recente, abbiamo scelto l’Alta Langa come prodotto distintivo».

Stiamo assistendo a una riclassificazione del nostro parco vigneti che ha portato a una crescita da 5 a 50 mila bottiglie, dal 2015 ad oggi. Nel 2011 avevamo 480 ettari di Dolcetto. Oggi siamo a 380.

Nello stesso anno, oltre il 90% del vigneto di Cantina Clavesana era piantato a Dolcetto, mentre oggi è al 75%. La differenza è a metà rappresentata dal Langhe Nebbiolo e dall’Alta Langa».

Una risposta, per di più, al cambiamento climatico. «Le riconversioni – spiega ancora Damiano Sicca – sono avvenute in zone che godono di una certa vocazionalità, ovvero dai 450 ai 600 metri. L’obiettivo, se il Consorzio aprirà ad ipotesi di incremento della produzione e degli ettari vitati, è di passare dalle attuali 50 alle alle 100 mila bottiglie nel giro dei prossimi 5 anni».

«Il tutto – conclude Sicca – si traduce in un maggior reddito per i soci di Cantina Clavesana. Il Dolcetto è pagato 1 euro al Kg, mentre le uve da Alta Langa 1,30 / 1,40 euro. Meglio ancora il Nebbiolo, che si assesta attorno ai 1,50, più o meno come il Barbera. Per le uve da Barolo si sale a 3,50 / 4 euro al Kg».

Non sta a guardare, sempre in provincia di Cuneo, l’altra cooperativa Terre del Barolo. È di quest’anno l’uscita sul mercato di due Alta Langa della linea VinumVitaEst, per un totale di 25 mila bottiglie tra il Blanc de Blancs Brut (Chardonnay in purezza, 30 mesi di affinamento sui lieviti) e il (quasi) “Blanc de Noir” Extra Brut (Pinot Nero da un ettaro di vigneto a Diano d’Alba, con un 15% di Chardonnay).

«Pensiamo che la Langa oggi abbia bisogno di tutelare il patrimonio di biodiversità – commenta per la cantina Gabriele Oderda – . Questa biodiversità, oggi, si ritrova nelle varietà tradizionali e nella ricerca del miglior territorio possibile sulla base della varietà.

Il Nebbiolo la fa da padrona ma ha anch’esso territori d’elezione. Altre zone di Langa possono essere messe a frutto con progetti diversi, come quello dell’Alta Langa: un’esplorazione che si spinge ad altezze di 400, 500 metri, con Pinot Nero e Chardonnay».

CRESCITA E STILE DEL’ALTA LANGA: IL PUNTO CON PECCHENINO

Gli interrogativi sul futuro della denominazione interessano anche cantine che si cimentano ormai da anni con l’Alta Langa. È il caso di Pecchenino. La cantina di Dogliani (CN) vive un momento cruciale della propria storia aziendale, con l’ingresso delle nuove generazioni, tutte “quote rosa”.

«Il nostro progetto nell’Alta Langa parte nel 2010 – rivela a winemag.it Lisa Pecchenino – con l’acquisto di alcuni ettari a Bossolasco. La prima annata Alta Langa risale al 2014, con l’iscrizione dei vigneti alla Docg. Amiamo da sempre la personalità che può esprimere questo spumante, ma ultimamente stiamo ragionando sulla cifra stilistica aziendale, pensando di sostituire legni piccoli con il legno grande per il Pinot Nero, per i vini base. Il territorio in cui viviamo ci permette di sperimentare su tutte le denominazioni, anche nella spumantistica».

Dalle 8 mila bottiglie del 2014, col millesimo 2018 Pecchenino raggiungerà quota 18 mila. «La tendenza del Consorzio è quella di chiudere ai nuovi impianti – chiosa ancora Lisa Pecchenino -. Se questo serve a tutela della qualità, sono d’accordo. Penso però che, a fronte di una denominazione in forte crescita, sia anche giusto avere le bottiglie per rispondere alla crescente richiesta».

A crescere sono anche piccole realtà come l’Azienda Agricola Terrabianca di Mango (CN), che firma uno degli Alta Langa con la più interessante espressione “di terroir”, a 600 metri di altitudine. «Siamo partiti nel 2016 – commenta a winemag.it Andrea Alpiste – raggiugendo con il millesimo 2018 le 3 mila bottiglie. Con il tiraggio 2021 arriveremo a 10 mila». Solo Chardonnay all’esordio di Terrabianca, oggi affiancato dal Pinot Nero.

CERRUTI: «L’ALTA LANGA? UN FENOMENO»

Esordio nell’Alta Langa con il millesimo 2018 anche per la Mascarello Michele e Figli. Raggiunta quota 10 mila bottiglie, la cantina di di La Morra punta dritta verso le 15 mila. Con un obiettivo ben preciso: «Offrire spumanti che si devono bere facilmente, nello stile dei nostri Barolo», riferisce a winemag.it Fabio Mascarello.

A contribuire alla crescita e all’affermazione dell’Alta Langa c’è anche Daffara&Grasso di Calosso (AT). «Siamo partiti con 7, 8 mila bottiglie – commenta Walter Daffara – continuando a vedere le basi ad altri produttori. Per noi, il core business era e resta il Moscato, con oltre 100 mila bottiglie. Ma ci siamo lasciati affascinare da questo Metodo classico, al punto da decidere di produrre anche una Riserva, millesimo 2014, 80 mesi sui lieviti, che sarà sul mercato a partire da quest’estate».

Esponenziale il salto anche in casa di uno dei vignaioli Fivi dell’Alta Langa, Cascina Cerutti. «Siamo partiti con 2, 3 mila bottiglie – sottolinea a winemag.it Gianmario Cerutti – e oggi abbiamo raggiunto le 6 mila. Dal prossimo anno arriveremo a 10 mila. L’Alta Langa è in una fase dinamica di crescita e la politica è quella giusta: crescere piano, con moderazione».

La cosa bella è siamo molte aziende, con clientela che attende i nostri spumanti. È un fenomeno, frutto di una bella alchimia tra il territorio, che lo richiede, e il mercato lo apprezza.

Siamo in una fase magica che non avremmo mai potuto preventivare, neppure a fronte di un piano marketing ben studiato! Basta dire “Alta Langa” che la gente lo prova. E poi lo ricompra, convinto dalla qualità».

I MIGLIORI ALTA LANGA ALLA PRIMA DELL’ALTA LANGA 2022

Millesimo 2018

  • ViteColte – Brut “Cinquecento”
  • Tenuta Carretta – Pas Dosé “Airali”
  • Azienda agricola Terrabianca – Extra Brut
  • Mauro Sebaste – Dosaggio Zero
  • Cantine Amerio – Pas Dosé
  • Pianbello – Rosé Brut
  • Pecchenino – Pas Dosé “Psea”
  • Matteo Giribaldi – Extra Brut
  • Roberto Garbarino – Rosé Dosaggio Zero
  • La Fusina – Extra Brut (miglior sboccatura recente – 2022)
  • Avezza – Dosaggio Zero e Riserva 72 mesi
  • Deltetto – Brut
  • Enrico Serafino – Extra Brut Parcellaire
  • Calissano – Pas Dosé
  • Rizzi – Pas Dosé
  • Banfi – Cuvée Aurora Rosé Extra Brut
Millesimi precedenti
  • Tosti – Extra Brut 2012 “Riserva Giulio I”
  • Matteo Giribaldi – Pas Dosé 2016, 2015, 2013 (magnum)
  • Ettore Germano – Extra Brut 2016
  • Fontanafredda – Rosé Brut Riserva 60 mesi “Contessa Rosa”
  • Fontanafredda – Blanc de Noirs Pas Dosé Brut Nature 72 mesi “Vigna Gatinera”
  • Coppo – Riserva 2016 Extra Brut
  • Enrico Serafino – Brut 2017
  • Enrico Serafino – Riserva 2009
  • Enrico Serafino – Zero 2014 (Best in show – Prima dell’Alta Langa 2022)
  • Cocchi – Brut 2016 “Totocorde”
  • Cocchi – Brut 2016 Bianc’d Bianc
  • Cocchi – Blanc de Noirs 2015 Pas Dosé
  • Brandini – Brut Rosé 2016
  • Banfi – Cuvée Aurora 2011 Pas Dosé
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Prima Alta Langa, debutto record a Milano. L’idea: più Nebbiolo nelle future cuvée?

MILANO – Quando si dice “più forti della sorte”. Sono tornati in Piemonte dimenticandosi della pioggia e del traffico i 29 produttori langaroli intervenuti ieri alla Prima dell’Alta Langa, a Milano. Il debutto da record della giovane Denominazione spumantistica nel capoluogo lombardo è avvenuto a Palazzo Serbelloni. Circa 850 gli operatori Horeca coinvolti, tra cui 150 giornalisti di settore, nel centralissimo Corso Venezia.

Una giornata più che mai positiva – tira le somme il presidente del Consorzio, Giulio Bava – in cui finalmente ci siamo confrontati con Milano, il mercato più importante per il mondo del vino italiano”.

Tra tanti assaggi convincenti, connotati da conferme assolute come l’Azienda Agricola Pecchenino e new entry come Poderi Cusmano, la novità è il possibile aumento della percentuale di Nebbiolo nella cuvée. Una scelta in favore del vitigno autoctono delle Langhe.

Nulla di ufficiale, ma il dibattito è aperto tra i produttori per alzare l’asticella della tipicità, oltre la quota del 10% attualmente ammessa dal Disciplinare. A confermarlo in esclusiva a WineMag.it è un veterano come Sergio Germano.

So di prove di spumantizzazione che hanno dato risultati decisamente interessanti in Alta Langa – commenta il numero uno della storica cantina Ettore Germano di Serralunga d’Alba – ma non essendoci delle regole precise intorno al Nebbiolo, al momento ci sono tante espressioni, tanti stili. E forse un po’ di confusione”.

“È un vitigno che può dare carattere e personalità: personalmente ho intenzione di usarlo in futuro – annuncia Germano – per dare un risultato più ‘langarolo’ ai miei spumanti. Volendoci distinguere nel panorama mondiale, è bello ‘combattere’ ad armi pari con la Champagne, con Pinot Nero e Chardonnay“.

“Ma dare una vena di territorio un po’ più profonda, potrebbe avere un senso: non sarebbe comunque un obbligo ma un’opportunità. Ovviamente solo a fronte di sperimentazioni pluriennali”, conclude Sergio Germano.

Non è un nebbiolista Gianmario Cerutti, storico produttore di Moscato di Canelli salito volentieri sul treno dell’Alta Langa: “Crediamo nelle Denominazioni che portano il nome di un territorio – spiega il vignaiolo Fivi – e per questo abbiamo voluto aderire al Consorzio, avviando l’iter previsto per iniziare a produrre il Metodo classico dai vigneti autorizzati”.

Quello dell’Alta Langa è un bel progetto – continua Cerutti – perché c’è un territorio, c’è una filosofia, una realtà concreta, un marketing solido. E un Consorzio che tiene conto di una visione di alta qualità, più che dell’aumento del numero delle bottiglie. Anche per questo la crescita della Denominazione è costante e solida”.

L’Alta Langa, del resto, viaggia su rotaie sgombre d’ostacoli sul mercato italiano, confermando il suo ruolo di “nicchia in espansione” anche grazie alle défaillance storiche di zone spumantistiche come l’Oltrepò pavese. La Docg piemontese è passata da 16 a 40 produttori e da 600 mila a 2 milioni di bottiglie, in 6 anni.

“Entro il 2022 – annuncia il presidente del Consorzio, Giulio Bava – pensiamo di superare quota 3 milioni di bottiglie, sulla base di un ampliamento della base vigneti, sino a 350 ettari. Stiamo acquisendo un’autorevolezza sempre più importante, confermata dalle tante nuove aziende che scelgono di produrre Alta Langa”.

“Numeri – precisa Bava – che non sono frutto di una volontà speculativa. Occorre infatti una programmazione di 7 anni: bisogna pensare a una vigna che può dare solo Alta Langa, senza possibilità di attingere ad altre uve; aspettarne i frutti, per almeno quattro anni. Poi altri 3 anni di affinamento minimo, per uscire sul mercato”.

PRIMA DELL’ALTA LANGA A MILANO: I MIGLIORI ASSAGGI


LA CONFERMA

Azienda Agricola Pecchenino

Si conferma ad altissimi livelli l’Alta Langa disegnata nei calici dall’Azienda Agricola Pecchenino di Dogliani (CN). Ottime entrambe le etichette portate in degustazione a Milano, che evidenziano gran carattere, nerbo e capacità di raccontare il terroir.

In realtà si tratta sempre di “Psea“, Pas Dosé 2015 (secondo anno di produzione nella classica bottiglia da 0,75 cl) e 2014 (in versione magnum, per la prima volta). Si tratta della medesima cuvée, che prevede una prevalenza di Pinot Nero (70%) sullo Chardonnay (30%). Entrambe le varietà provengono dai vigneti di Bossolasco.

LA NOVITÀ
Poderi Cusmano
Sede di una delle ultime realtà entrate a far parte del Consorzio dell’Alta Langa è l’ex cooperativa delle mele di San Marzano Oliveto (AL). “Da una selezione delle nostre migliori uve produciamo i 5 vini della linea ‘Tenute Rade‘ – spiega Daniele Cusmano (nella foto sopra) – tra cui 25 mila bottiglie di Alta Langa”.

In degustazione il Pas Dosé 2014, ottenuto da un 70% di Pinot Nero e un 30% di Chardonnay, 50 mesi sui lieviti. “No barrique, no malolattica”, si affretta a spiegare il titolare della cantina. Il risultato è gratificante.

Alla gran pienezza e verticalità del sorso, si abbina una larghezza del frutto riequilibrante, spiegata dal solo utilizzo di mosto fiore. Pregevole chiusura salina, sussurrata ma capace di chiamare in fretta il sorso successivo. Chapeau.

LE GARANZIE
– Alta Langa Docg Blanc de Noir Pas Dosé 2014 “For England”, Contratto (magnum)
– Alta Langa Docg Blanc de Blancs Pas Dosé 2014, Contratto (magnum)

– Alta Langa Docg Riserva 2013, Coppo (magnum)

– Alta Langa Docg Pas Dosé 2013 “Zero”, Enrico Serafino
– Alta Langa Docg Rosé de Saignée Brut 2015 “Oudeis”, Enrico Serafino

– Alta Langa Docg Extra Brut 2015, Ettore Germano

– Alta Langa Docg Pas Dosé 2012, Giulio Cocchi
– Alta Langa Docg Pas Dosé 2011, Giulio Cocchi (jeroboam)
– Alta Langa Docg Rosé Brut “Rösa”, Giulio Cocchi

– Alta Langa Docg Brut Nature 2011 “Vigna Gatinera”, Fontanafredda

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Prima dell’Alta Langa 2019: migliori assaggi di una Docg che sa dove andare


GRINZANE CAVOUR –
 Una Denominazione relativamente giovane, che sa perfettamente dove andare. Questa l’impressione che regala l’Alta Langa, Doc dal 2002 e Docg dal 2011, alla Prima dell’Alta Langa 2019 in corso al Castello di Grinzane Cavour (CN) fino alle ore 19.

Al banco di assaggio 23 produttori (5 in più dello scorso anno) con 50 etichette di spumante Metodo Classico base Pinot Nero e Chardonnay, nelle tipologie bianco, rosato, riserva e grandi formati. Qualità media più che buona, ma a colpire è un altro aspetto.

I “big” dell’Alta Langa, tra cui figurano aziende orientate al mercato di massa come Gancia e Tosti (rispettivamente 28 e 32 milioni di bottiglie complessive) risultano orientate alla qualità assoluta, al pari dei “piccoli produttori”.

E tra questi ultimi sono diverse le aziende che si sono affacciate per la prima volta sull’Alta Langa, con risultati stupefacenti. Grandi e piccoli, dunque, nella stessa direzione: un elemento raro da riscontrare nell’Italia del vino.

Ad oggi il Consorzio riunisce 105 produttori, per 280 ettari complessivi di vigneto, cresciuti in maniera regolare negli anni, a partire dai 40 ettari originari (Banfi, Giulio Cocchi, Enrico Serafino, Fontanafredda, Gancia e Tosti i fondatori).

Chiara la strada, da queste parti. Ma chiaro anche l’obiettivo da centrare nel futuro. Fra tre anni gli ettari complessivi saranno 350 e le bottiglie potenziali 3 milioni. “Venderle tutte è l’obiettivo che ci siamo prefissi”, commenta con un pizzico di orgoglio il presidente del Consorzio, Giulio Bava, al secondo mandato consecutivo.

Numeri che chiariscono bene il ruolo dell’Alta Langa nel panorama delle Denominazioni spumantistiche italiane. Ovvero quello di “nicchia”, con l’1,5 milioni di bottiglie attuali, a fronte degli oltre 17 milioni della Franciacorta e dei 10 milioni del Trento Doc.

Più vicino, geograficamente e numericamente, l’Oltrepò pavese (circa 1,5 milioni di bottiglie), territorio che però soffre dell’annoso “M.S.S.”: il “Morbo di Se Stesso”, malattia rara e, forse, davvero incurabile.

L’Alta Langa è un gioiellino – evidenzia il presidente del Consorzio Giulio Bava – oltre a costituire un pezzo di storia del Piemonte. I grandi utilizzano questa Denominazione come tale. E le piccole aziende costituiscono il vero fiore all’occhiello della Denominazione”.

“Non sta a me dirlo – continua il presidente – ma in Alta Langa è tutto buono e tutto di qualità. Un aspetto che è nel Dna stesso della Denominazione. Alta Langa è un Metodo Classico solo millesimato, con un minimo di 30 mesi di affinamento in bottiglia”.

“Se non avesse qualità e non fosse buono, questo vino, dopo 3 anni, non avrebbe spazio sul mercato. La chiarezza su quello che vogliamo essere è una delle chiavi del nostro successo: il nostro è uno spumante riconoscibile per rigore e per classe”, conclude il presidente del Consorzio.

I MIGLIORI ASSAGGI ALLA PRIMA DELL’ALTA LANGA 2019

Alta Langa Docg Brut 2014, Azienda Agricola Matteo Giribaldi: 91/100
Prima volta con l’Alta Langa per l’azienda. E il ciak dice chiaramente: “Buonissima la prima”. Strepitoso, tra l’altro, il rapporto qualità prezzo.

Trentasei mesi sui lieviti, 60% Pinot Nero, 40% Chardonnay, sboccatura 2019 e dosaggio attorno ai 6-7 grammi litro.

Colore giallo paglierino carico, dal quale si libera un naso balsamico, di mentuccia e macchia mediterranea. Non manca il frutto, a polpa gialla. Lo squillo dello Chardonnay, prima che il muscolo del Noir torni a fare il prepotente, pur sempre in cravatta. Lunga persistenza, calcarea e salina.

Alta Langa Docg Pas Dosé 2015 “Psea”, Pecchenino: 90/100
Sboccatura recentissima (03/2019) eppure questo spumante è già in grado di mostrarsi per quello che sarà: basta guardare oltre alla gioventù, immaginandolo adulto, formato, fatto e finito. Bellissima espressione di Chardonnay (70%) e Pinot Nero (30%) per questa azienda alla seconda “prova” con l’Alta Langa.

Note di agrumi, pietra bagnata e fumè impreziositi da un legno (9 mesi di barrique usate) utilizzato magistralmente. Ottima anche la Magnum, millesimata 2014 (sboccatura ottobre 2018) dai toni freschi e sapidi, quasi “alpini”.

Alta Langa Docg Rosé 2014 “Tenuta il Cascinone”, Araldica: 90/100
Pinot Nero in purezza, così come tutti gli Alta Langa di Araldica. Sboccatura avvenuta a fine 2018. Un rosé croccante e consistente, che gioca col palato a stringere e ad allargare le papille gustative, tra richiami di buccia d’arancia e di miele. Divertente e serio allo stesso tempo. Certamente gastronomico.

Alta Langa Docg Pas Dosé 2012, Giulio Cocchi: 89/100
Settantadue mesi sui lieviti per questo Metodo classico 100% Pinot Nero (biotipo Champagne) che è l’emblema dell’equilibrio tra verticalità salina e polpa del frutto rara da trovare in un non dosato. Un fifty-fifty garantito anche da una “bollicina” che in bocca si fa sentire in termini di grana, ma senza disturbare: contribuisce, anzi, a fare da bilancia tra il nerbo delle durezze e il “grasso” del frutto.

Alta Langa Docg Extra Brut 2015, Roberto Garbarino: 88/100
Seconda volta con l’Alta Langa per l’azienda. Trenta mesi sui lieviti e sboccatura effettuata il 2 novembre 2018 per questa cuvée composta al 60% da Chardonnay e per il 40% da Pinot Noir. Strepitoso rapporto qualità prezzo.

I vigneti a 480 metri d’altitudine sono vocatissimi e il calice parla chiaro. Un Alta Langa di gran personalità, capace come pochi (li abbiamo assaggiati tutti) di condensare bevibilità, verticalità, sale e frutto. Accenni di macchia mediterranea al naso, che in bocca si fanno balsamici, ricordando la mentuccia. Chiusura su un salino leggero.

Alta Langa Docg Riserva 2012 “Zero”, Enrico Serafino: 88/100
Ottimo il “base” di Serafino, noto per il suo ottimo rapporto qualità prezzo. Ma il prodotto icona, da quel punto di vista, è il Pas Dosè. Buona verticalità con lo Chardonnay (15% della cuvée) nel ruolo del comprimario audace.

Agrumi e fiori di campo al naso. In bocca scheletro e muscoli, ma anche una certa capacità di riempire il palato, sfoderando un ottimo equilibrio col frutto rosso, tendente al croccante.

Alta Langa Docg Blanc de Blancs Pas Dosé 2014 “For England”, Contratto: 88/100
Chardonnay in purezza, dunque, di cui il 30% affina in legno. Naso di grande intensità e pienezza, con impronta dei terziari che contribuisce a generare complessità, al posto di appesantire. Lo stesso avviene al palato, dominato dal frutto impreziosito da una nota di pietra bagnata e fumè.

Chiusura salina, quasi salmastra, lunga e scalare, in cui fa capolino, oltre alle note di tostatura già avvertite al naso, anche uno zafferano preciso. Vino complesso, gastronomico, che non stanca mai la beva.

Alta Langa Docg Extra Brut 2015, Ettore Germano: 87/100
I vini di Ettore Germano hanno uno stile preciso, un’eleganza giocata su un filo sottile. Una consistenza e un corpo mai gridato, mai ostentato, mai aggressivo. Eppure mai taciturno, timido o sommesso. Vini a metà tra l’essere grandi e urlarlo al mondo intero. E l’essere grandi senza saperlo.

Vini come questo Alta Langa (80% Pinot Nero, 20% Chardonnay), 30 mesi sui lieviti, sboccatura novembre 2018. Eleganza e verticalità che con un po’ più di struttura a sostegno sarebbero da sballo vero.

Alta Langa Docg Extra Brut Riserva 2011, Coppo: 86/100
Vino che si ama o si odia, per la netta intromissione del legno, in cui il vino base fermenta. Oggettivamente, però, un Alta Langa riconoscibile tra tutti quelli della Denominazione per lo stile improntato sull’assoluta gastronomicità.

La cuvée è composta per l’80% da Chardonnay e per il 20% da Pinot Nero, 60 mesi sui lieviti e dosaggio a 3 grammi litro. Lo Chardonnay, assieme al legno, ammorbidisce il muscolo del Pinot Nero, comunque ben in evidenza.

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Prima dell’Alta Langa: 40 etichette in degustazione a Grinzane Cavour

GRINZANE CAVOUR – La Prima dell’Alta Langa, l’evento annuale organizzato dal Consorzio Alta Langa e riservato su invito a operatori, ristoratori, enotecari e giornalisti torna lunedì 1° aprile al Castello di Grinzane Cavour (Cuneo).

Dopo il successo della scorsa edizione, il grande tasting coinvolgerà quest’anno 24 produttori – 6 in più dell’anno passato – e tutte le rispettive cuvée per un totale di oltre 40 etichette tra bollicine di Alta Langa bianche, rosate, riserve, grandi formati, in degustazione dalle 10 alle 19.

Ci saranno le case storiche che hanno dato vita al progetto Alta Langa ormai tre decadi fa (Banfi, Giulio Cocchi, Enrico Serafino, Fontanafredda, Gancia, Tosti) ma anche i produttori che hanno unito le forze in questi anni contribuendo con il loro lavoro a strutturare sempre di più la denominazione.

Si tratta di Avezza, Bera, Paolo Berutti, Agricola Brandini, Bretta Rossa, Colombo Cascina Pastori, Roberto Garbarino, Germano Ettore,Giribaldi, Pianbello, Contratto, Marcalberto) insieme alle “new entry” Araldica, Ca’ du Sindic, Coppo,Pecchenino, Rizzi, Tenuta Carretta.

“La Prima dell’Alta Langa è l’evento di punta organizzato dal Consorzio – commenta il presidente Giulio Bava -. Un appuntamento atteso per un vino che sta facendo parlare di sé in Italia e all’estero. L’Alta Langa Docg, con il suo milione e 300mila bottiglie dalla vendemmia 2018, è entrata a pieno titolo tra le denominazioni di riferimento per le bollicine nazionali”.

I NUMERI DELL’ALTA LANGA
L’Alta Langa è un vino che non permette speculazioni né tantomeno numeri giganti: tutto parte dal vigneto ed è lui a comandare.  Oggi i soci del Consorzio sono poco più di 100: viticoltori, 25 produttori che già vendono Alta Langa, altri che stanno per uscire con le loro cuvée.

Il vigneto cresce nelle superfici in modo regolato: 40 ettari originali provenienti dalla sperimentazione ai quali si sono aggiunti nel tempo nuovi impianti per arrivare al dato aggiornato a oggi di 280 ettari di vigneto suddiviso in 130 ettari in provincia di Asti, 130 in provincia di Cuneo e 20 in provincia di Alessandria.

Sono il risultato di una crescita ordinata e condivisa; nella scorsa vendemmia sono stati prodotti 1.500.000 chilogrammi di uva pari a 1,3 milioni di bottiglie. Con i nuovi impianti in produzione e con quelli previsti nei prossimi due anni si avrà un vigneto totale di 350 ettari, pienamente produttivo entro il 2022.

IL CONSORZIO ALTA LANGA
Quello dell’Alta Langa Docg è oggi un Consorzio molto attivo: conta più di 100 soci complessivamente tra famiglie di viticoltori e produttori attivi e coinvolti nello sviluppo di un vino, di una denominazione e di un territorio.

Tutti legati da una grande scommessa: quella di un vino che non sarà pronto prima di sei anni dall’impianto e che per questo deve necessariamente essere un vino importante.

I soci del Consorzio hanno avviato e difendono una viticoltura sostenibile e armonica al delicato, biodiverso tessuto dell’Alta Langa e dei suoi valori, rispettandone i ritmi naturali.

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