Categorie
news news ed eventi

Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, Cda pronto a eleggere nuovo presidente

L’assemblea del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg ha eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione chiamato ad eleggere il nuovo presidente. Altissima la partecipazione all’assemblea tenutasi martedì 29 giugno 2021, presso il Cinema Teatro Careni di Pieve di Soligo (TV). Ben 225 i soci che si sono espressi, pari a 28.261 voti su un totale di 29.209 aventi diritto.

Nel nuovo Cda del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg siederanno per gli imbottigliatori: Gianfranco Zanon, Valdo Spumanti (7312 voti); Stefano Gava, Villa Sandi (6243 voti); Lauro Pagot, La Marca Vini e Spumanti (6056 voti); Loris Vazzoler, Santa Margherita (5092 voti); Elvira Bortolomiol, Bortolomiol (4895 voti); Andrea Dal Cin, Canevel Spumanti (4844 voti).

IL NUOVO CDA

Per i vinificatori: Giuseppe Collatuzzo, Cantina di Conegliano e Vittorio Veneto (4982 voti); Piero De Faveri, Cantina Colli del Soligo (4938 voti); Franco Varaschin, Cantina Produttori di Valdobbiadene (4805 voti); Ivo Nardi, Perlage (4599 voti); Gianluca Frassinelli, Az. Agr. Frassinelli Gianluca (4366 voti).

Per i viticoltori: Marco Spagnol, Spagnol Soc. Agr. di Orazio Spagnol & C. (3013 voti); Lodovico Giustiniani, Borgoluce Soc. Agr. (2679 voti); Cinzia Sommariva, Sommariva Soc. Agr. Palazzo Rosso (2557 voti); Leonardo Ronfini, Az. Agr. Ronfini Leonardo (1411 voti).

Presidente del Collegio sindacale sarà Adriano Lorenzon, affiancato dai sindaci effettivi Valerio Fuson, Ermes Busetto e dai sindaci supplenti Giuseppe Fiabane e Andrea Curtolo.

I membri del Collegio dei Probiviri eletti nell’assemblea del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg sono l’avvocato Bruno Barel, il professor Vasco Boatto e l’avvocato Stefano Zanchetta.

Categorie
news news ed eventi

Matteo Ascheri rieletto presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani

Matteo Ascheri è stato riconfermato presidente del Consorzio di Tutela del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. È stato eletto giovedì 17 giugno dall’Assemblea dei produttori, insieme al nuovo consiglio di amministrazione.

Rappresenterà gli interessi di 527 aziende vitivinicole associate al Consorzio (63 milioni di bottiglie) che curano 10 mila gli ettari di vigneti (Barolo 2184 ettari; Barbaresco 725; Dogliani 813; Diano d’Alba 216; Barbera d’Alba 1630; Nebbiolo d’Alba 1020; Dolcetto d’Alba 1013; Langhe 2051 ettari, di cui 734 Langhe Nebbiolo).

CHI È MATTEO ASCHERI

Imprenditore vitivinicolo di Bra, classe 1962, una laurea in Economia e Commercio, guiderà uno dei Consorzi del vino italiano più in vista a livello nazionale e internazionale. Eletto presidente nel 2018, Matteo Ascheri è stato anche vicepresidente del Consorzio dal 1992 al 1994. In passato ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali.

Presidente del Consiglio di amministrazione e poi amministratore unico del Centro di Ricerca Vitivinicolo del Piemonte – Tenuta Cannona dal 1993 al 1999; presidente del Consiglio di amministrazione dell’Unione Produttori Vini Albesi dal 1991 al 1997; vicepresidente dell’Ente Turismo Alba – Bra Langhe e Roero dal 2002 al 2005.

Oggi siede nel Consiglio di amministrazione del Consorzio Turistico Langhe Monferrato Roero. Dal 2020 è inoltre presidente della collettiva dei consorzi piemontesi Piemonte Land Of Wine.

IL SECONDO MANDATO

Il secondo mandato di Ascheri si concentrerà in parte sul consolidamento dei risultati ottenuti nei primi tre anni di presidenza: promuovere le denominazioni Barolo e Barbaresco attraverso il programma europeo che nel 2020 ha portato 200 produttori di Langa a New York per il primo Barolo & Barbaresco World Opening; affrontare le sfide di settore in materia di sostenibilità ambientale ed etica del lavoro.

È inoltre in arrivo una campagna promozionale dedicata alla denominazione Langhe, una DOC che racchiude allo stesso tempo l’unicità e la complessità del territorio, un nome importante da rafforzare sia sul mercato italiano che su quello internazionale.

IL COMMENTO

«Questo secondo mandato – dichiara Matteo Ascheri – sarà un’opportunità importante per concludere il percorso iniziato nel 2018. Se in questi tre anni è stato importante consolidare i marchi Barolo e Barbaresco, da adesso in avanti sarà importante affrontare le sfide di tutte le denominazioni che rappresentiamo».

Quello che è certo è che nonostante le problematiche di quest’ultimo anno e mezzo partiamo da una base solida: nei primi cinque mesi del 2021 infatti le nostre denominazioni hanno registrato risultati molto buoni, con un +19,7% sull’imbottigliato e punte del 26-28% per Barolo e Barbaresco».

L’elenco completo dei consiglieri, dei vicepresidenti e del comitato di presidenza verrà pubblicato dopo il primo consiglio di amministrazione, previsto per mercoledì 23 giugno.

Categorie
news news ed eventi

Ugo Zamperoni rieletto presidente del Consorzio Asolo Prosecco e Vini del Montello

Ugo Zamperoni è stato rieletto presidente del Consorzio che tutela l’Asolo Prosecco e i Vini del Montello durante il Consiglio di Amministrazione tenutosi oggi, martedì 6 aprile. Accanto a Zamperoni, al suo secondo mandato, è stata nominata vicepresidente Silvia Costa.

Nel rinnovato Consiglio consortile siedono Enrico Bedin, Mattia Bernardi, Giovanni Ciet, Antonio Dal Bello, Roberto Giusti, Paolo Liberali, Simone Morlin, Giuliano Pozzobon e Dario Toffoli. Revisore dei conti è Lorenzo Tirindelli.

Clamorosi i dati di andamento della denominazione presentati nel corso della riunione del nuovo Consiglio: nel primo trimestre del 2021, l’Asolo Prosecco è cresciuto del 28% rispetto ai primi tre mesi del 2020.

E la dinamica pare in ulteriore accelerazione, se si considera che il solo mese di marzo segnala una crescita del +45% rispetto allo stesso mese dell’anno prima.

«A fine anno avevamo chiuso a quota 18,7 milioni di bottiglie – dichiara Zamperoni – collocandoci per la prima volta al quarto posto assoluto del panorama spumantistico italiano, un posizionamento che ora si consolida ancora di più».

Asolo Prosecco: +10% nel 2020

A marzo del 2021, infatti, le certificazioni dell’Asolo Prosecco hanno già superato i 5,1 milioni di bottiglie, il che vuol dire che abbiamo venduto 1,1 milioni di bottiglie in più rispetto ai primi tre mesi del 2020, confermando pertanto ancora una volta il trend favorevole che ci accompagna ormai da parecchi mesi.

Se infatti ci confrontiamo con i dati dei primi tre mesi di due anni fa, fuori dunque dal contesto pandemico, la crescita dell’Asolo Prosecco è addirittura del +41%».

Sempre secondo il numero uno del Consorzio di Tutela dell’Asolo Prosecco, «sembrano esserci i presupposti per immaginare che il trend di sviluppo non muti nei prossimi mesi, particolarmente favorevoli al mercato degli spumanti».

«Dal lato dell’offerta – continua Ugo Zamperoni – siamo perfettamente in grado di assecondare questi ritmi di incremento, che del resto avevamo già ipotizzato quando decidemmo, tra le pochissime denominazioni italiane ad aver fatto all’unanimità questa scelta, di non ridurre le rese ad ettaro della scorsa vendemmia, prevedendo anzi l’adozione di una riserva vendemmiale, capace di assecondare la domanda».

Categorie
news news ed eventi

Achille Alessi riconfermato presidente del Consorzio Cerasuolo di Vittoria

Achille Alessi, è stato riconfermato presidente del Consorzio di Tutela dei vini Cerasuolo di Vittoria Docg e Vittoria Doc. La nomina del titolare dell’azienda vitivinicola Terre di Giurfo è valida il prossimo triennio.

L’elezione è avvenuta questo pomeriggio, nella prima riunione del Cda del Consorzio eletto lo scorso 16 marzo. Vicepresidente sarà sempre Silvio Balloni (Santa Tresa) mentre consiglieri sono Gaetana Jacono (Valle dell’Acate), Rosario Giudice (Cantina Horus), Antonio Rallo (Donnafugata) e Marco Parisi (Feudi del Pisciotto).

«Riprendiamo il nostro lavoro di promozione, tutela e valorizzazione della Docg oltre che della Doc Vittoria da dove “non” ci siamo fermati – commenta Achille Alessi – e lo facciamo con l’entusiasmo e la dedizione che ci ha contraddistinto, nonostante il difficile momento storico che stiamo attraversando a causa del Covid».

Mi preme ringraziare il Consiglio di Amministrazione per la rinnovata fiducia e tutti i Soci per la partecipazione alla vita consortile oltre che per avere voluto in maniera così totalitaria eleggere il CdA del Consorzio del Cerasuolo di Vittoria DOCG e Vittoria DOC.

Un’ulteriore attestazione di stima va ad Andrea Annino, Pierluigi Cosenza, Alessio Planeta e Giuseppe Romano (già consiglieri nello scorso mandato) per l’impegno profuso a supporto delle denominazioni».

Il Consiglio di Amministrazione tornerà a riunirsi a breve per procedere ad una serie di azioni riguardanti le attività promozionali dei vini Cerasuolo di Vittoria Docg e Vittoria Doc.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Gilda Fugazza riconfermata presidente del Consorzio Vini Oltrepò

Gilda Fugazza è stata riconfermata presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese. Lo ha deciso il Consiglio d’Amministrazione dell’ente, che si è riunito ieri, lunedì 8 marzo. Il voto è avvenuto all’unanimità. Tre i vicepresidenti: Ottavia Vistarino, Andrea Barbieri e Renato Guarini.

La notizia è apparsa sul sito web del Consorzio, che ritiene di non dover inviare alla nostra testata le comunicazioni ufficiali del Consorzio, nonostante diverse segnalazioni. Nonostante l’increscioso atteggiamento, segno di una scarsa sensibilità nei confronti della stampa indipendente, continueremo a informare i lettori sulle vicende dell’Oltrepò pavese.

La conversione di Ottavia Giorgi Vistarino: da caporivolta a “vicepres” del Consorzio

Nella nota ufficiale dell’ente, peraltro, è presente anche una dichiarazione dell’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, Fabio Rolfi: «Si completa il percorso di riorganizzazione della governance dell’Oltrepò del vino, che in un momento generale di difficoltà, ha saputo ritrovare compattezza».

È un elemento più unico che raro, nel panorama dei Consorzi del vino italiano, la presenza di un commento di un esponente politico nell’ambito dei risultati delle votazioni consortili. Il fil rouge tra politica e Oltrepò pavese, del resto, è sempre stato lampante.

Categorie
news news ed eventi

Duccio Corsini nuovo presidente di Grandi Cru della Costa Toscana

Cambio al vertice dei Grandi Cru della Costa Toscana che da oggi avrà come presidente Duccio Corsini, già socio fondatore e membro del Consiglio Direttivo, rappresentante dell’azienda “Tenuta Marsiliana” a Manciano (GR).

In un momento storico unico di grande difficoltà economica per le aziende vitivinicole, Duccio Corsini, con i consiglieri in carica, è chiamato a svolgere un’azione di guida e di indirizzo per la crescita e la promozione della viticultura della Costa Toscana.

Attività che per 17 anni è stata svolta da Ginevra Venerosi Pesciolini, socio fondatore e titolare della Tenuta di Ghizzano. «Viviamo un periodo che anticiperà grandi cambiamenti – commenta Corsini – e per poterli affrontare dobbiamo conoscere in maniera più approfondita il nostro territorio, le nostre produzioni senza trascurare quelle sociali come l’ambiente ed il paesaggio: il nostro regalo alle comunità locali».

Unire la nostra Sapienza e trasmetterla nei linguaggi e con gli strumenti di oggi e con quelli futuri sarà la nuova strada da percorrere».

Duccio Corsini, socio di Tenuta Marsiliana e Villa Le Corti, della quale è attualmente Amministratore Unico e Direttore, rappresenterà per l’Associazione Grandi Cru un ambasciatore attivo e propositivo della produzione vitivinicola della Costa Toscana.

Il tutto in continuità con un impegno personale e professionale per l’enologia della regione, in qualità di membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Vino Chianti Classico, fondatore e membro del consiglio di amministrazione di San Casciano Classico, delegato di zona dell’Unione Provinciale Agricoltori di Firenze.

I GRANDI CRU
I Grandi Cru della Costa Toscana nascono con atto costitutivo il 15 maggio 2003. A Bolgheri, nel cuore dell’enologia di Costa, la Tenuta San Guido, 12 soci fondatori condividono in uno statuto la volontà e l’impegno di difendere, promuovere e diffondere la cultura della qualità della produzione vinicola dei territori di Massa, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto.

Una fascia di terra che si affaccia sul mar Tirreno, quel mare che con i suoi venti ed i suoi profumi rende la zona assolutamente unica. Oggi il mare non è più il solo elemento che accomuna le produzioni di vino da Nord a Sud.

Diciassette anni hanno dato una forte impronta comune nella coltivazione della vite e della biodiversità. La ricerca dell’unicità di ciascuno vino è il nuovo e più forte punto di incontro della costa Toscana.

Categorie
news news ed eventi

Lorenzo Barbero nuovo presidente del Consorzio Asti Spumante e Moscato d’Asti Docg

Lorenzo Barbero è il nuovo presidente del Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg. Subentra a Romano Dogliotti, che è stato presidente dal 2017.

Classe 1961, Barbero è l’enologo e direttore dello stabilimento Campari di Canale, in provincia di Cuneo. Al suo fianco, nel nuovo Comitato di Presidenza, Stefano Ricagno in qualità di vicepresidente Senior, Piergiorgio Castagnotti, Flavio Giacomo Scagliola, Massimo Marasso e Bruno Fortunato.

Nel nuovo Consiglio di amministrazione del Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti Docg: Lorenzo Barbero, Gianfranco Torelli, Massimo Spagarino, Paolo Dogliotti, Vittorio Marrone, Sandro Monte, Flavio Giacomo Scagliola, Massimo Marasso, Loris Filante, Bruno Fortunato, Evasio Polidoro Marabese, Stefano Ricagno, Sandro Capra, Gianni Martini, Mauro Arione, Jean Marco Bartoli, Giovanni Bosca, Roberto Bruno, Riccardo Capetta, Maurilio Fratino e Piergiorgio Castagnotti.

Categorie
news news ed eventi

Roberta Bricolo è la nuova presidente del Consorzio del Custoza

È Roberta Bricolo la nuova presidente del Consorzio di Tutela del Custoza, denominazione veneta, per l’esattezza veronese, piuttosto in ombra nel contesto dell’attivissimo panorama del Veneto. La decisione è stata presa all’unanimità dal Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Tutela, nella seduta di venerdì 22 gennaio 2021.

La massima carica dell’ente era rimasta vacante dopo la prematura scomparsa di Luciano Piona, avvenuta in seguito a un malore sulle piste da sci del Monte Spinale, nei pressi di Madonna di Campiglio, in Trentino Alto Adige. Un fulmine a ciel sereno per il mondo del vino italiano.

La nuova presidente del Consorzio di Tutela del Vino Custoza è titolare dell’Azienda agricola Gorgo. Già Avvocato del foro di Bologna, dal 2007 è membro del Consiglio di amministrazione e si dedica esclusivamente all’Azienda vitivinicola di famiglia a Custoza.

Roberta Bricolo sarà affiancata dai vice presidenti Alessandro Pignatti (Cantina di Custoza) ed Alberto Marchisio (Vitevis – Cantina Vini Castelnuovo del Garda).

«Desidero ringraziare tutti i colleghi e i membri del Consiglio di Amministrazione che mi hanno affidato questo incarico così importante e delicato – le sue prime parole – anche considerato il difficile periodo storico che stiamo attraversando. Il pensiero di tutti è certamente rivolto a Luciano Piona, con la promessa di dedicare il mio massimo impegno ad onorare questa carica».

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Coldiretti Avellino insiste: «Il futuro dei vini dell’Irpinia è l’Autogrill»

EDITORIALE – Se potevamo avere dubbi sul livello di conoscenza del retail di Francesco Acampora, presidente di Coldiretti Avellino, oggi non li abbiamo più. Puff. Dissipati sino all’ultimo, grazie (ahilui) a un post pubblicato a sua firma sulla pagina Facebook della federazione campana.

Ufficiale, insomma, che il massimo rappresentante provinciale del più importante sindacato italiano non sappia di cosa parla, quando grida allo scandalo per «l’assenza dei vini dell’Irpinia dalle 6 stazioni autostradali Autogrill» che attraversano l’avellinese,  lungo la A16 Napoli-Canosa.

Acampora fa di più. Nel disperato quanto assurdo tentativo di captatio benevolentiae, utile forse ad allargare la platea di tesserati di Coldiretti Avellino, descrive infatti Autogrill come l’ideale «vetrina del territorio irpino», sostenendo che «un’azione di marketing territoriale non può prescindere dalle principali direttrici autostradali».

E ancora: «Le stazioni di sosta sono spazi di promozione, che devono accogliere i visitatori e condurli alla scoperta delle eccellenze produttive e dei percorsi culturali. Ma per incontrare la domanda, occorre strutturare l’offerta e l’Irpinia può avere uno spazio dedicato alle eccellenze, così come già accade in altre regioni».

Nel post apparso su Facebook, Acampora peggiora le cose fingendo (voglio sperare) di non capire che le pretese di Coldiretti Avellino sono assurde non perché Autogrill sia un canale da snobbare, bensì perché è curioso che Coldiretti faccia da megafono alle realtà industriali presenti nel tessuto produttivo del vino irpino.

Le cantine che producono grandi volumi sono le uniche in grado di sostenere il target Autogrill, i suoi listini prezzi, l’organizzazione richiesta, assieme alla capacità di stoccaggio. Aspetti da coniugare – condicio sine qua non – alla notorietà del brand aziendale, per poter aspirare ad entrare nelle mire della Spa di Rozzano (MI).

Per darsi un tono, Acampora cita prima Platone e poi Kant. Ma farebbe bene – prima – a rileggere le proprie dichiarazioni e uscire allo scoperto: la proposta di Coldiretti Avellino è talmente lontana dalla realtà da sembrare appunto assurda, campata in aria. Nonché pretestuosa e imbarazzante per la stessa Coldiretti nazionale.

A meno che codesto sindacato non stia combattendo una battaglia per conto degli unici “brand irpini” che potrebbero essere interessati a vendere in Autogrill (Feudi di San Gregorio e Mastroberardino, per citarne due su tutti, tra l’altro già presenti in Gdo e quasi sicuramente in grado di “cavarsela da soli”) le dichiarazioni di Francesco Acampora risultano prive di qualsivoglia beneficio per la causa dello sbandierato «brand Irpinia».

Lo dimostra, se non altro, il fatto che l’assurda risposta pubblicata su Facebook ci è stata segnalata da tre piccole cantine irpine, che hanno perfettamente compreso il senso della nostra critica e sorriso – ancora una volta – di fronte alla presa di posizione del presidente di Coldiretti Avellino, piena zeppa di fraintendimenti (speriamo voluti) e/o segnale di un’oggettiva impreparazione sull’argomento retail.

L’assurda battaglia di Coldiretti Avellino contro Autogrill: «Vini Irpini assenti»

Ricordo all’esimio number one Acampora che Autogrill è un’insegna del tutto assimilabile, per logiche operative e “mentalità” del buyer, alla Grande distribuzione organizzata, la Gdo.

Se il mondo dei supermercati può agire differenziando l’assortimento a livello locale, referenziando cioè i vini di piccoli produttori del circondario a prescindere dalla sede centrale, il colosso milanese ha invece bisogno esclusivo di “brand”: cantine già affermate e strutturate a livello nazionale e internazionale, adatte al pubblico (soprattutto straniero) che popola (distrattamente, tra una pisciata e una Rustichella) le stazioni di servizio.

Basta farsi un giro negli Autogrill per notare la presenza di Denominazioni e cantine degnissime, ma di impronta “industriale” (si passi il termine): Terre del Barolo per il Barolo, Sartori (in rotta con Autogrill, secondo rumors di WineMag.it) per l’Amarone della Valpolicella, Chiarli per il Lambrusco, Piccini per Chianti e Brunello, Berlucchi e Ferrari per Franciacorta e Trento Doc, Spinelli per il Montepulciano d’Abruzzo, e così via.

Quello di Autogrill è ancora visto come uno “scaffale” dequalificante per il vino, ancor più dei banchi della Grande distribuzione. Non da me, sia chiaro, come invece si vuol far credere, bensì da una vasta platea di winelovers e professionisti del settore, che vedono (anacronisticamente) il canale moderno come il Diavolo e l’Horeca come l’acqua santa. Il suo sforzo forsennato e la sua battaglia contro Autogrill, dunque, a chi giova?

Davvero tutta l’Irpinia del vino, brand che – come altri in Italia, da nord a sud – deve fare ancora molto per imporsi nel panorama nazionale e internazionale, vuole focalizzarsi su un canale connotato da grandi numeri (i volumi variano dalle 30 alle 50 mila bottiglie medie per referenza all’anno) e forte pressione promozionale, ritenendolo veicolo «imprescindibile per un buon marketing territoriale»?

Davvero Acampora non sa che i formati di vino più venduti lungo le autostrade sono i bipack o i tris (confezionati dai produttori stessi, a dimostrazione della necessità di una struttura organizzativa imponente in cantina, che caratterizza tutto tranne che le realtà artigianali abbracciate da Coldiretti, almeno altrove) a prezzi che si aggirano attorno ai 10 euro?

Davvero Coldiretti Avellino considera Autogrill la priorità e la panacea del brand del vino avellinese? Se così fosse, la questione, oltre che ridicola, sarebbe pure grave per le prospettive dei tanti, straordinari vignaioli presenti in Irpinia che credono di poter investire nelle strategie di Acampora & Co.

Non dimentichi, poi, che una realtà famigliare come l’irpina Terre di Petrara è stata premiata proprio da WineMag.it Miglior Cantina dell’anno 2021) a dimostrazione della vicinanza della nostra testata alle cantine irpine: un premio guadagnato “sul campo”, in seguito a una serrata degustazione alla cieca nell’ambito della nostra annuale Guida Top 100 migliori vini italiani.

Dice bene una cosa, però, l’esimio esponente del sindacato campano: «Certi fenomeni sono il termometro con cui si misurano le dinamiche di un comparto». Le «dinamiche» di Coldiretti Avellino, per l’appunto, paiono ormai chiare: puntare il dito contro un Sole finto e invitare gli altri a guardarlo, accecandoli di una promessa vana. Lo faccia pure, caro presidente. Ma non mi chieda di fare lo stesso o di applaudire. Cin, cin.

Categorie
news news ed eventi

Enologi licenziati da Cantina Toblino: il caso finisce in Consiglio Provinciale

Il caso dei due enologi licenziati da Cantina Toblino, su cui si è espresso anche il numero uno di Assoenologi Riccardo Cotarella, finisce ora sul tavolo del presidente del Consiglio provinciale di Trento, Walter Kaswalder (nella foto).

Attraverso l’interrogazione n. 1933, il consigliere Filippo Degasperi (Gruppo Consiliare Onda Civica Trentino) chiama in causa la cooperativa di Sarche di Madruzzo (TN), guidata dal presidente Bruno Luterotti e dal direttore Carlo de Biasi, sino ad oggi trinceratasi nel silenzio stampa.

“Cantina Toblino: licenziamenti prestestuosi per coprire scelte pericolose?”. Questo il titolo dell’interrogazione di Degasperi a Kaswalder. Nelle due pagine si ripercorrono le ragioni, ritenute pretestuose, per le quali i due enologi Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli sarebbero stati licenziati “per giusta causa”.

“Il 12 ottobre 2020 – si legge sull’interrogazione n. 1933 del Consiglio provinciale di Trento – la Cantina Toblino ha licenziato in tronco due enologi da lungo tempo inseriti nell’organico. Da quanto si apprende la ‘giusta causa’ che ha portato al recesso del contratto di lavoro è l’interpretazione ‘prudente’ che pone a 9 %vol il grado minimo naturale per destinare l’uva ad essere vinificata come ‘atta a IGT Vigneti delle Dolomiti’.

“Tale lettura risale a vari lustri indietro nel tempo, è stata condivisa con gli organi di controllo, è adottata anche da altre cantine trentine ed è stata condivisa dal cda della stessa Toblino. Il provvedimento disciplinare ha chiesto conto perché non sia stato invece interpretato un grado minimo di 8,50 %vol, ponendo di partire dai 10 %vol prescritti al consumo dal disciplinare, prima di un eventuale arricchimento consentito, non imposto, fino 1,50 %vol”, continua il consigliere del Gruppo Consiliare Onda Civica Trentino

A differenza di quanto avviene con le DOC, nel disciplinare IGT ‘Vigneti delle Dolomiti’ non vi è nessuna indicazione sulla gradazione minima naturale che le uve devono avere per essere rivendicate come tali. Il grado minimo delle uve garantisce, attraverso il vinificatore, la migliore qualità possibile del prodotto al consumatore, e tutela l’immagine del territorio di cui porta il nome (patrimonio Unesco).

“Questo provvedimento, pur in una sfera privata, crea un pericoloso precedente nei confronti di tutti quei professionisti del campo agroalimentare, che si adoperano, anche con la prudenza professionale, per la migliore valorizzazione e difesa delle produzioni agroalimentari trentine”, si legge ancora sul testo dell’interrogazione.

“La qualità dei vini ‘Vigneti delle Dolomiti’ prodotti da uve a soli 8 % vol potrebbe essere discutibile e dunque è preferibile indirizzare queste produzioni verso denominazioni generiche come ‘Vino Bianco’ o ‘Vino rosso'”.

L’immissione sul mercato di simili produzioni va a danneggiare anche il lavoro dei piccoli vignaioli indipendenti del Trentino che spesso scommettono su questa appellazione per le proprie produzioni artigianali di eccellenza. Si rileva che la vicenda, come era logico, ha avuto un ampio riscontro mediatico sia locale che nazionale”.

Lorenzo Tomazzoli aveva iniziato la sua carriera di enologo proprio a Cantina Toblino, l’1 settembre 1982

Nell’interrogazione si cita anche l‘intervista rilasciata a WineMag.it dai vertici dell’Associazione nazionale enologi ed enotecnici: “Vi è stato anche l’intervento del presidente nazionale di Assoenologi, Riccardo Cottarella, che ha evidenziato il corretto operato dei due professionisti, differentemente dalla cantina sociale”.

Non si è invece registrato nessun intervento da parte degli organi deputati alla vigilanza, controllo, tutela e promozione della denominazione “Vigneti delle Dolomiti”: Assessorato all’agricoltura, Consorzio di tutela Vini del Trentino, Camera di Commercio e altri servizi. Quale immagine del Trentino e del suo sistema cooperativo passa ai cittadini trentini e non?”.

Infine, alcune richieste al presidente Walter Kaswalder, scopo appunto dell’interrogazione. “Vorrei sapere se intende intervenire e con quali tempi per la modifica del disciplinare ‘Vigneti delle Dolomiti’ al fine di sopperire la chiara mancanza del grado minimo naturale delle uve, in maniera da evitare diverse future, possibili, pericolose interpretazioni”.

“Se intende tutelare la denominazione in oggetto, attraverso i vari organi deputati e mediante l’eventuale revisione del disciplinare, con la scelta di un grado minimo naturale congruo per la qualità dei vini che vengono accostati al territorio delle Dolomiti, patrimonio dell’umanità Unesco”.

Se vi sono interventi di sostegno economico e legislativo a difesa dei produttori delle uve emblema del territorio, Nosiola, Mueller, Enantio e Schiava che rischiano di pagare in prima persona le discutibili scelte del sistema cooperativo; la posizione assunta rispetto alla questione in premessa dal consorzio vini del Trentino e dalla Camera di Commercio”.

Degasperi chiede poi “quali azioni di promozione intendono attivare gli organi preposti ed in convenzione con la Provincia per rimediare all’impatto negativo provocato dalla vicenda? Si intende avviare una verifica delle procedure di controllo e revisione della gestione della cooperativa ed in particolare di Cda e direttore generale, vista lo scarico di responsabilità messo in opera con il provvedimento in oggetto?”.

Non ultimo: “Si intende censurare l’operato dell’azienda che ha introdotto un precedente rispetto a ciò che normalmente e prudenzialmente fanno molte altre cantine trentine? Si intende attivare l’Agenzia del lavoro per la verifica degli aspetti relativi al licenziamento richiamato in premessa?”. La risposta del numero uno della Giunta provinciale di Trento avverrà in maniera scritta, nei prossimi giorni.

Categorie
news news ed eventi

Colline del Prosecco Unesco: “Subito riconoscimento vigneti storici ed eroici”

“Tutti i vigneti ricadenti all’interno del sito Unesco Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene soddisfano almeno uno, se non tutti, i requisiti previsti ed appartengono ad una zona riconosciuta patrimonio dell’umanità per ragioni che includono la viticoltura. Ogni singola vite è, pertanto, da ritenersi a pieno titolo e di diritto storica ed eroica”.

Questa, in estrema sintesi, la richiesta che l’Associazione di Tutela del sito Unesco Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene ha inviato alla Regione Veneto all’attenzione di Gianluca Fregolent e Alberto Zannol (rispettivamente capo della Direzione Agroambiente, programmazione e gestione ittica e faunistico venatoria, e capo della Direzione Agroalimentare della Regione Veneto) proponendo di valutare un’assegnazione automatica del riconoscimento di “vigneto storico ed eroico” a tutte le superfici vitate ricadenti sul territorio Patrimonio Unesco.

A seguito della recente firma del decreto interministeriale che sancisce l’importanza di salvaguardare i vigneti storici ed eroici – si legge sulla missiva – chiediamo alla Regione Veneto che tutti i vigneti localizzati all’interno del sito Unesco Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, siano iscritti e possano fregiarsi del riconoscimento a vigneti eroici e storici attraverso una modalità semplificata di iscrizione, evitando che ogni produttore debba inviare una richiesta singola di ammissione.

Considerato che la Regione possiede già tutti i dati relativi ai vigneti dell’area e ai rispettivi produttori, una procedura semplificata sarebbe auspicabile anche in un’ottica di economicità del procedimento a vantaggio sia dei produttori sia degli uffici regionali”.

Marina Montedoro, presidente Associazione di Tutela del sito Unesco Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene

Una presa di posizione che affonda le radici nel decreto interministeriale inerente i vigneti storici ed eroici, firmato il 30 giugno 2020. La procedura di riconoscimento viene infatti gestita dalle singole Regioni, che hanno il compito di predisporre l’elenco dei vigneti storici ed eroici presenti sul territorio di competenza sulla base delle richieste di ammissione presentate dai produttori.

I vigneti considerati eroici rispondono a precise caratteristiche: sono localizzati in aree soggette a rischio idrogeologico o dove le condizioni orografiche creano impedimenti alla meccanizzazione.

Si trovano in zone di particolare pregio paesaggistico e ambientale; devono possedere almeno un requisito tra pendenza del terreno superiore al 30%, altitudine media superiore a 500 metri sul livello del mare, sistemazione degli impianti su terrazze e gradoni.

Quelli storici, invece, appartengono a territori iscritti nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali storici e quelli afferenti ad aree che hanno ottenuto il riconoscimento di eccezionale valore universale dall’Unesco ove il criterio di iscrizione alla lista Unesco si riferisca esclusivamente o in modo complementare alla viticoltura.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Vendemmia 2020, Confagricoltura Toscana: “Bene in vigna, male in banca”

“Un’altra annata buona, possiamo anche azzardare a dire ottima, ma la situazione economica delle aziende è invece preoccupante”. Questo il commento Francesco Colpizzi, presidente della Federazione Vitivinicola di Confagricoltura Toscana, in merito alla vendemmia 2020 in Toscana.

La qualità delle uve dipenderà dall’andamento climatico dei prossimi 40 giorni, con una produzione – secondo le prime proiezioni – inferiore del 10% rispetto allo scorso anno.

La raccolta è già iniziata per alcune varietà precoci e i primi segnali sono positivi. La temperatura e le piogge sono state regolari e hanno favorito la buona maturazione delle uve. Non abbiamo riscontrato stress fisiologici, direi che le premesse sono più che positive”.

In ogni caso, non mancano le preoccupazioni. “Il problema principale è la liquidità delle aziende – spiega Colpizzi – Nel decreto Cura Italia è prevista una forma di finanziamento che mette a  garanzia i vini presenti in cantina”.

Lo strumento ci sembrava finalmente  snello e intelligente, ma  fa rabbia che gli uffici ministeriali non abbiano emanato i decreti attuativi a distanza di mesi, rendendo di fatto la misura inutile. Una beffa che sta danneggiando tantissime aziende”.

A subire i colpi del lockdown sono soprattutto le attività che non lavorano con la Grande distribuzione, ma con ristoranti e locali che hanno azzerato le vendite nei periodi da marzo a maggio e che tuttora sono in difficoltà nelle città d’arte.

Da giugno però si registrano  segnali di ripresa,  con aumenti delle vendite vicine al 30% che non compensano le perdite sofferte, ma lasciano sperare positivamente.

Ma è un anno particolare, il cui andamento sarà valutabile solo alla fine considerato il clima di incertezza. Di certo – aggiunge Colpizzi –  la decisione degli Usa di non introdurre i dazi per i vini italiani è stata più che positiva, considerando che la Toscana esporta circa il 30% dei suoi vini negli Stati Uniti”.

Ciò che non cambia mai, sono i danni da ungulati. “Ormai non parliamo più di emergenza, ma di danno strutturale con cui gli agricoltori devono fare i conti ogni anno. Manca la volontà politica di risolvere il problema e questo vuoto colpevole costa ogni anno anche un decimo della produzione. È necessario intervenire, non sappiamo più come dirlo all’amministrazione regionale”.

Categorie
news news ed eventi

Giulio Ruspoli acclamato presidente onorario del Consorzio Vino Chianti Classico

L’Assemblea dei Soci del Consorzio Vino Chianti Classico ha oggi nominato, per acclamazione, Giulio Ruspoli, Presidente Onorario dell’associazione dei produttori del Gallo Nero. Ruspoli è il secondo Presidente Onorario dell’ente consortile, il primo a ottenere l’importante carica onorifica era stato il Cav. Lav. Lapo Mazzei, un altro dei protagonisti della storia della denominazione del Gallo Nero, scomparso lo scorso agosto.

Romano, classe 39, laureato in architettura, proprietario, con il fratello, della Tenuta di Lilliano a Castellina in Chianti, Ruspoli ha da sempre partecipato attivamente e con entusiasmo alla vita e al lavoro del primo Consorzio vitivinicolo italiano, fondato a Radda nel lontano 1924. All’inizio come socio viticoltore e poi anche in qualità di Amministratore.

“Vorrei ringraziare tutti voi e il Consiglio di Amministrazione che mi ha proposto per questo riconoscimento che mi dà grande soddisfazione. Non si deve dar per scontato il buon operato di un presidente, ma senz’altro un riconoscimento come la presidenza honoris causa ne è l’ultima conferma”.

Voglio ricordare oggi la figura di Lapo Mazzei, che è stato per me una guida e un aiuto; una figura di riferimento per tutte le aziende del Chianti Classico. Ha dato un forte impulso alla crescita della struttura consortile, rendendola quello che oggi è, cioè un esempio per tutte le realtà consortili, di solida reputazione nel panorama italiano. Chiudo con una considerazione sulla situazione attuale, che è sicuramente grave e seria”.

“Nella mia trentennale esperienza consortile – ha aggiunto – abbiamo visto e vissuto insieme altri periodi di difficoltà, sia per cause esterne che interne, che abbiamo sempre superato uniti, grazie allo spirito di coesione che contraddistingue la nostra denominazione e grazie al supporto del nostro Consorzio. Supereremo anche questo periodo: faccio un invito a tutti voi, citando un grande Papa, ‘damose da fa’!”.

Giorgio Ruspoli viene eletto Consigliere di amministrazione per la prima volta nel 1988, in un momento delicato della storia consortile: in quell’anno furono distinti, per un adeguamento al quadro normativo vigente allora, gli organismi di tutela, uno destinato alla parte tecnico-legislativa e politica (Consorzio Vino Chianti Classico), l’altro la valorizzazione della denominazione e la promozione del marchio (Consorzio del Gallo Nero).

È rimasto in carica senza soluzione di continuità per 30 anni, venendo sempre confermato nel ruolo di amministratore, contribuendo alla sempre maggiore affermazione del Chianti Classico con le sue preziose competenze tecnico-giuridiche nel settore vitivinicolo.

È proprio grazie a queste che ha rappresentato il Consorzio presso sedi istituzionali di primo piano, come, ad esempio, da Consigliere della Sezione Vitivinicola Nazionale di Confagricoltura Roma. Ha ricoperto inoltre incarichi pubblici come Presidente di Federtoscana per due mandati (dal 1993 al 2000) e membro del Comitato Vitivinicolo del Ministero dell’Agricoltura dal 1998 al 2001.

Sentendo forte il suo radicamento tra le colline del Chianti Classico, Ruspoli nel 1990 condivide insieme all’allora Presidente Lapo Mazzei un innovativo progetto, volto a preservare la straordinaria unicità di questa terra. Viene istituita infatti in quell’anno la Fondazione per la tutela del territorio del Chianti Classico, di cui diventa consigliere, incarico che ricoprirà per un triennio.

Giovanni Manetti, presidente del Consorzio, ha commentato così l’onorificenza: “Per l’esperienza, l’impegno, l’attenzione, la passione e la visione sempre equilibrata e lungimirante con cui Giulio Ruspoli ha da sempre contribuito alla vita consortile e alla gestione della denominazione, il nostro Consiglio ha proposto all’unanimità la sua designazione a Presidente Onorario. Oggi l’Assemblea dei Soci ha condiviso la proposta, nominandolo, per acclamazione, Presidente Onorario del Consorzio Vino Chianti Classico”.

Categorie
news news ed eventi

Stefano Celi è il primo vignaiolo presidente del Cervim

Stefano Celi, 49 anni, valdostano, proprietario dell’azienda vitivinicola La Source, primo vignaiolo eletto presidente del Cervim. Celi è stato nominato dalla giunta regionale della Valle d’Aosta alla guida del Centro di Ricerca, Studi e Valorizzazione per la viticoltura montana, con sede ad Aosta. Succede a Roberto Gaudio, che ha svolto il ruolo di presidente dal gennaio 2011. Il numero uno uscente, assieme a Ivo Joly de La Kiuva di Arnad (AO) è stato eletto consigliere. Jean-Claude Favre è invece il nuovo revisore dei conti.

“Sarà una presidenza nel segno della continuità del grande lavoro fatto – commenta il neo presidente Stefano Celi – come indicano le nomine dell’ex presidente Gaudio, che non poteva essere rieletto per limiti di mandato, e di Joly, che già ha fatto parte in passato del Cda del Cervim”.

Proprio nei giorni scorsi è stato firmato il Decreto attuativo sulla viticoltura eroica, che concretizza un grande lavoro svolto dal Cervim e che riporta la definizione di viticoltura eroica e le caratteristiche elaborate ed utilizzate dal Cervim stesso.

“Si tratta di una novità molto importante – sottolinea Celi – che rappresenta un punto di partenza per il futuro della viticoltura eroica in Italia, e che potrà permettere una salvaguardia ed una promozione migliore a questo segmento della viticoltura”. Il futuro della viticoltura eroica?

Sempre più forte il legame fra territorio e viticoltura – replica il nuovo presidente del Cervim – e la salvaguardia dei territori estremi in cui si fa vino, passa insindacabilmente dalla presenza dell’uomo e quindi in questo caso della viticoltura”.

“Quando si acquista una bottiglia di vino eroico, oltre alla grande qualità riconosciuta che queste produzioni hanno raggiunto, bisogna considerare nel prezzo finale, i costi di produzione maggiore e il ruolo anche sociale che quella bottiglia di vino rappresenta”, conclude il presidente Celi.

Categorie
Enoturismo

Grana Padano, nuovo Consiglio. Nel 2019 oltre 5 milioni di forme e boom export

VERONA – È stato un 2019 in crescita per il Grana Padano, che si conferma il prodotto Dop più consumato al mondo con un totale di 5.164.759 forme prodotte (+4,70% rispetto al 2018), di cui 2.051.125 destinate all’export (+4,38%). “Numeri incoraggianti che però dobbiamo leggere alla luce della situazione attuale”, avverte però Nicola Cesare Baldrighi, presidente uscente del Consorzio Tutela Grana Padano, nel giorno la 21a Assemblea Generale del Consorzio.

L’appuntamento questa mattina alla Fiera di Verona, con la partecipazione di Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti, Gianmichele Passarini, membro di giunta e presidente Regionale Cia Veneto, Antonio Boselli, presidente Confagricoltura Lombardia e Paolo Carra, vicepresidente vicario Coldiretti Lombardia.

Durante l’Assemblea è stato eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione del Consorzio, che resterà in carica fino alla primavera 2024. La categoria caseifici produttori vede 5 nuovi membri sui 21 eletti, in particolare: Gianmaria Bettoni, Filippo Colla, Giovanni Guarneri, Andrea Merz e Luigi Giovanni Sala.

Restano invariati i 6 consiglieri della categoria stagionatori: Antonio Auricchio, Alberto Dall’Asta, Laura Maria Ferrari, Nisio Paganin, Michele Miotto e Renato Zaghini. Nelle prossime settimane, il Consiglio si riunirà per nominare il nuovo presidente del Consorzio.

“A causa dell’emergenza Covid-19 – ha evidenziato Baldrighi – siamo chiamati a riflettere sul cambiamento delle tendenze rispetto agli stili di vita e sul fatto che per il 2020 prevediamo risultati ben lontani da quelli del 2019”.

Il nostro obiettivo, oggi, deve essere il contenimento produttivo, adeguandoci agli inevitabili minori consumi che derivano dalla contrazione del canale Ho.Re.Ca. Da qui vengono i provvedimenti assunti dal Consiglio di Amministrazione per far fronte al post Covid-19: diminuzione della produzione; sostegno agli enti caritatevoli attraverso i bandi AGEA; acquisto di 120.000 forme da parte del Consorzio per i mesi di novembre-dicembre 2019 e gennaio-febbraio-marzo 2020 da portare a Riserva 20 mesi e a Riserva Gold 24 mesi”.

“Dopo 21 anni di presidenza – continua Baldrighi – lascio la guida del Consorzio pieno di soddisfazione per quanto, insieme agli associati e alla grande squadra del Consorzio, abbiamo fatto insieme. La parola d’ordine che ci ha accompagnato in questi anni è stata ‘coesione‘, grazie alla quale siamo riusciti a portare avanti politiche coraggiose e vincenti, come la definizione dei Piani produttivi“.

L’EMERGENZA COVID-19
I provvedimenti assunti dal Consiglio di Amministrazione per far fronte al post Covid-19 sono la minore produzione determinata dal -3% sui riferimenti produttivi; il sostegno agli enti caritatevoli attraverso i bandi pubblici Agea incrementati del 15-20% di stanziamento diretto del Consorzio per un totale auspicato di 70/80 mila forme destinate agli indigenti;

Infine, l’acquisto di 120 mila forme da parte del Consorzio per i mesi di novembre-dicembre 2019 e gennaio-febbraio-marzo 2020 da portare a “Riserva 20 mesi” e a “Riserva Gold 24 mesi“, che quindi saranno rimesse sul mercato alla fine del periodo di 12-18 mesi prima individuato.

Ad ulteriore sostegno dei provvedimenti, l’impegno a lavorare con il Ministero per destinare la quota parte riservata al lattiero caseario dello stanziamento di 500 milioni di euro dedicato alle “filiere in crisi“, verso un “aiuto-sostegno” agli allevatori che decidano di ridurre la produzione di latte.

I NUMERI E I MERCATI

Il 2019 ha chiuso con una produzione complessiva di 5.164.759 forme (+4,70% rispetto al 2018), il 42% di formaggio marchiato esportato ed un conseguente 58% consumato in Italia. Con 2.051.125 forme, l’export 2019 fa segnare una crescita del +4,38%.

L’Europa, con 1.697.618 forme, assorbe quasi l’83% delle esportazioni di Grana Padano Dop, con un incremento del 4,54% rispetto al 2018. La Germania, con un incremento del 5,61% si conferma il primo mercato per le esportazioni di Grana Padano DOP, con un totale di 549.562 forme.

Al secondo posto assoluto si conferma la Francia con 231.188 forme e un incremento del 4,44%. Il terzo posto spetta agli Stati Uniti che hanno fatto segnare un +9,04% pari a 167.852 forme, superando il Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo) che con 160.561 forme complessive (+2,41%) scivolano al quarto posto nella graduatoria assoluta.

La produzione si è divisa per il 37,25% a favore delle industrie e per il 62,75% delle Cooperative. Guardando, poi, nello specifico alle aree geografiche si evidenzia che la provincia di Mantova con 28 caseifici ha prodotto il 29,38% del totale annuo.

Seguono Brescia, con 29 caseifici e una produzione del 23,03%, Cremona con 9 caseifici il 17,30%; Piacenza con 20 caseifici l’11,38%. Il Veneto, poi, con 22 Caseifici (tenendo conto anche del latte veneto lavorato fuori Regione) ha raggiunto il 15,34%.

Categorie
Esteri - News & Wine news news ed eventi

Covid, Borgogna: momento d’oro etichette qualità prezzo. Prezzi Bordeaux giù del 30%

Sono le etichette dall’ottimo rapporto qualità prezzo a trainare le vendite dei vini della Borgogna, ai tempi del Covid-19. A sottolinearlo è Louis-Fabrice Latour, presidente del Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne (Bivb). A Bordeaux, altra zona di produzione dei grandi vini rossi francesi, si assiste invece a un calo del 30% del prezzo dei vini delle primeurs 2019, rispetto all’anno precedente.

“Fino ad ora – commenta Louis-Fabrice Latour – la Borgogna ha resistito all’urto di Covid-19 grazie all’eterogeneità dei suoi player, dei suoi vini e dei suoi mercati. In particolare, abbiamo riscontrato una maggiore domanda di vini con un buon rapporto qualità prezzo per Aoc Bourgogne, Mâcon, Bourgogne Aligoté, Crémant de Bourgogne e Villages. Ci aspettano tempi più difficili sino alla completa riapertura di hotel, enoteche e ristoranti”.

I risultati delle esportazioni del vino della Borgogna nel primo trimestre 2019 sono “buoni, dato il contesto globale, anche se il calo è più marcato di quanto suggeriscano i numeri”, avverte il Bureau. Dopo i primi due mesi del 2020 molto positivi, marzo è finito sull’altalena. I volumi sono diminuiti del 2,6% – aumentando, però, rispetto al 2018 – mentre il fatturato è calato dell’8,2%.

A subire il crollo più marcato sono le vendite negli Stati Uniti. Le esportazioni sono state fortemente influenzate dai dazi al 25% ad valorem sul vino francese, in particolare per le denominazioni più note e apprezzate: -11,6% in volume e ben -30,1% in valore.

Il Regno Unito, dopo un buon 2019, risulta di nuovo in calo: -14,1% in volume e -13,4% in valore.  Il Giappone, terzo mercato d’interesse dell’export per i vini della Borgogna, è la nota positiva: +16,3% in volume e +20,4% in valore. I prossimi mesi dovrebbero tendenzialmente confermare il trend, secondo le proiezioni del Bivb.

Non abbiamo ancora i dati per aprile, ma è certo che prevediamo un forte calo delle esportazioni – anticipa il presidente Louis-Fabrice Latour – alcuni mercati funzionano bene, soprattutto grazie al retail. Questo è particolarmente confermato in Gran Bretagna e negli shop dei monopoli canadesi e scandinavi. L’Asia è in controtendenza, anche se non abbiamo ancora recuperato la nostra velocità di crociera”.

Complicata anche la situazione sotto la Tour Eiffel. “La Borgogna – spiega il numero uno dell’Interprofessionnel des Vins de Bourgogne – è una delle zone vitivinicole francesi più strettamente legate al settore alberghiero e della ristorazione”.

In Francia, l’Horeca costituisce un pilastro e nel mondo rappresenta circa il 50% delle sue vendite. Per dimostrare la vicinanza al mondo della ristorazione, abbiamo deciso infatti che fino a quando non riapriranno, alcuni dei nostri vini rimarranno nelle nostre cantine”.

La grande distribuzione, come avviene del resto in Italia, non compensa le perdite causate dal lockdown. Un discorso che vale anche per l’online, ancora poco sviluppato in Francia. Curiosi anche i movimenti dei colossi di Bordeaux.

I prezzi dei vini en primeur della vendemmia 2019 risultano in calo a doppia cifra, come hanno confermato alcuni nomi prestigiosi: -31% per Pontet-Canet, -30% per Cheval Blanc, -16% per Lafite-Rothschild, -9% per Château Angélus.

Significative le dichiarazioni rilasciate al quotidiano online francese Vitisphere da Philippe Blanc, amministratore delegato di Château Beychevelle: “È indispensabile abbassare i prezzi per tenere a bada la situazione”.

Blanc va oltre, sottolineando come per i vini di Bordeaux non sia necessariamente la qualità della vendemmia a giocare il ruolo più importante nella determinazione del prezzo finale della bottiglia.

La vendemmia 2019 è un’annata molto bella per Bordeaux, ma non è questo il criterio più correlato al prezzo di un grande vino, bensì la sua sostenibilità: i clienti professionali devono poterlo vendere e guadagnandosi da vivere e i consumatori devono trovare qualità nel proprio bicchiere, commisurata a quanto hanno pagato”.

La “regola empirica” dell’ad Philippe Blanc e di Château Beychevelle la dice lunga: “Il prezzo premium è sempre il prezzo più economico dei nostri vini. Ma è importante per tutti, a Bordeaux, che nell’arco del prossimo anno i prezzi tornino a salire. Questo è fondamentale, altrimenti non ha più senso“. Ipse dixit.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Gilda Fugazza è la nuova presidente del Consorzio Vini Oltrepò pavese

Gilda Fugazza è la nuova presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò pavese. Cinquantadue anni, una laurea in Economia e Commercio alla Bocconi, appartiene a una famiglia del vino attiva da almeno tre generazioni tra Lombardia e Emilia, nel comune di San Damiano al Colle. Succede a Luigi Gatti, sfiduciato dal Cda.

Fa parte del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese da luglio 2019, ma “partecipa alle attività del Consorzio da sempre e a quelle del Distretto dei Vini di Qualità dal 2012”, tiene a precisare.

“Inizia da qui un percorso di squadra – commenta Fugazza – ci tengo a sottolinearlo, molto pragmatico e molto intenso. Le cose da fare sono molte e sono loro che devono parlare del Territorio per il Territorio”.

Categorie
news news ed eventi

Ruenza Santandrea è la prima presidente donna del Consorzio Vini di Romagna

Ruenza Santandrea è stata eletta all’unanimità nuovo presidente del Consorzio Vini di Romagna. Lo ha stabilito mercoledì 27 maggio l’assemblea annuale dei soci, riunitasi per il rinnovo delle cariche per il triennio 2020-2022. Santandrea, prima presidente donna nella storia del Consorzio Vini di Romagna, in 58 anni dell’ente. Succede a Giordano Zinzani, che lascia dopo quattro mandati triennali consecutivi.

“Consapevole di andare a ricoprire questo importante ruolo in un momento storico decisamente complicato per il vino romagnolo, e non solo – dichiara la neo presidente – spero nell’impegno di tutti per dare nuovo slancio al nostro settore”.

Tutti possono fornire il proprio contributo e assieme dobbiamo iniziare a ragionare, da subito, su quali azioni e quali strategie mettere in campo per promuovere i nostri vini, figli di un territorio ricco di cultura, tradizioni, gastronomia. Ringrazio quindi per la fiducia espressa dal CdA nei miei confronti e adesso al lavoro, uniti e compatti. Solo così riusciremo a valorizzare i nostri prodotti, ben oltre il Covid-19″.

Ad affiancare la Santandrea nei lavori del Consorzio Vini di Romagna saranno i riconfermati Vice Presidenti Scipione Giuliani (Poderi dal Nespoli, Civitella di Romagna) e Mauro Sirri (Celli, Bertinoro) e il nuovo Consiglio d’Amministrazione.

Gli eletti sono Francesco Bordini (Villa Papiano, Modigliana), Silvia Casali (Tenuta Casali, Mercato Saraceno), Fabio Castellari (Cantina di Faenza, Faenza), Andrea Achille Emiliani (Agrintesa, Faenza),  Riccardo Maraldi (Caviro, Faenza), Roberto Monti (Cantina Forlì-Predappio, Forlì), Alessandro Morini (Poderi Morini, Faenza), Marco Nannetti (Terre Cevico, Lugo), David Navacchia (Tre Monti, Imola).

E ancora: Alberto Perdisa (Insia – Palazzona di Maggio, Ozzano dell’Emilia), Enrico Prugnoli (Cantina Sociale di Cesena, Cesena), Daniele Rossi (Cantina dei Colli Romagnoli, Faenza), Sandro Santini (Tenuta Santini, Coriano), Roberto Sarti (Caviro, Faenza), Matteo Vingione (Cavim, Sasso Morelli).

Faentina, classe 1954, sposata, con due figli e due nipoti, Ruenza Santandrea prima di ricoprire il ruolo di Presidente del Gruppo Cevico e delle società controllate dal 2005 al 2017, svolgeva attività professionale soprattutto come consulente di direzione e di sindaco revisore, collaborando alla costituzione di importanti consorzi del mondo produttivo.

Durante la presidenza di Cevico, è anche responsabile del settore vino nazionale dell’Alleanza delle Cooperative, lanciando Vivite, il festival del vino cooperativo, e promuovendo il coordinamento europeo cooperativo del vino con francesi e spagnoli.

Ha partecipato al gruppo dei cinque esperti che hanno lavorato per il Ministero dell’Agricoltura alla realizzazione del padiglione vino di Expo Milano 2015. Inoltre, ha ricoperto diversi ruoli in associazioni di sindacati d’impresa, sia a livello territoriale sia nazionale.

Dopo aver lasciato la presidenza di Cevico al termine del quarto mandato e gli incarichi collegati sia a livello societario sia sindacale, ha ricoperto il ruolo di presidente di “Bolè srl“, società nata per produrre e lanciare lo spumante ottenuto da Romagna Trebbiano Doc, incarico tutt’ora in corso.

Categorie
Enoturismo

Consorzio Tutela Provolone Valpadana: Libero Stradiotti confermato presidente

Libero G. Stradiotti in qualità di Presidente, Alberto Auricchio vice Presidente e Valter B. Giacomelli, consigliere Tesoriere. Si è tenuto nei giorni scorsi il Consiglio di Amministrazione del Consorzio Tutela Provolone Valpadana che ha confermato all’unanimità le sue massime cariche.

Gli amministratori hanno così inteso mantenere la continuità in un periodo particolarmente difficile, con la necessità di offrire le migliori prospettive per il futuro prossimo. Il Consiglio, infatti, ha ritenuto di procedere con una programmazione che comprenda il prossimo triennio di attività, sia sul mercato interno che all’estero.

Nel nuovo corso, sarà dato ampio spazio alla “realizzazione di iniziative specifiche in Italia che porteranno non solo ad utilizzare i media tradizionali ma, compatibilmente con l’evolversi della situazione sanitaria, a riprendere il dialogo diretto con il consumatore, sia con incontri mirati che attraverso il potenziamento dei canali social”.

Per quanto riguarda l’estero, il Consorzio intende riprendere la comunicazione sul mercato australiano che, sulla base delle più recenti indicazioni, può rappresentare, per le aziende associate, un interessante sviluppo per l’export del Provolone Valpadana.

“Tutto questo senza trascurare le attività già pianificate – annuncia l’ente – che vedono il Consorzio protagonista in Europa con il progetto Eeqf, di cui è capofila con altri Consorzi partner ed in Italia con un’attenta campagna di informazione che privilegia gli strumenti digitali ed il mondo del web”.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Il contrassegno di Stato traina le vendite del Montepulciano d’Abruzzo

L’introduzione del contrassegno di Stato, avvenuta nel dicembre 2018, traina le vendite del Montepulciano d’Abruzzo. È quanto emerge da un’analisi del Consorzio di Tutela vini d’Abruzzo, che considera dunque la scelta “strategica”.

“La cosiddetta ‘fascetta‘ apposta alle bottiglie – commenta Valentino Di Campli, presidente dell’ente abruzzese – è un importante simbolo di garanzia per produttore e consumatore, che accresce la credibilità e la garanzia dei prodotti oltre all’affidabilità di tutta la filiera”.

“Abbiamo voluto muoverci in questa direzione – continua Di Campli – in virtù di un principio di tutela e di trasparenza che dalla vigna arriva alla bottiglia. Le fascette sono per noi uno strumento fondamentale anche per verificare i dati della produzione e quindi avviare adeguate politiche di programmazione”.

La 2019 è stata un’ottima annata per i vini dell’Abruzzo. L’incremento a doppia cifra dell’imbottigliato del Montepulciano d’Abruzzo (+12% – con 800.000 hl), conferma il noto vino rosso nel ruolo di leader della produzione della regione.

Un trend positivo, quello del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, anche nel primo trimestre 2020, con un +10% per il Montepulciano d’Abruzzo e più in generale un +6% sull’imbottigliato totale dei vini abruzzesi. Un messaggio di speranza in un momento difficile per il comparto.

“Molte cantine legate al canale Horeca (hotel, ristoranti e bar), stanno soffrendo non poco – sottolinea Di Campli – altre, più strutturate e legate alla grande distribuzione organizzata (Gdo), continuano a lavorare pur tra mille difficoltà. Tante aziende stanno investendo nelle vendite online. Alternativa non di certo risolutiva, ma che serve per andare avanti nonostante l’attuale chiusura del canale Horeca”.

Categorie
Gli Editoriali news news ed eventi

Il Moscato d’Asti e lo strano “caso” del nuovo ambassador Alessandro Borghese

EDITORIALE – Con un mail firmata il 7 aprile dal presidente Romano Dogliotti, il Consorzio per la tutela dell’Asti Docg minacciava WineMag.it – e, in particolare, il sottoscritto, in qualità di direttore responsabile ed editore – di ritenere la testata “direttamente responsabile, unitamente alle fonti, ove esistenti”, degli eventuali “danni” arrecati all’ente per l’articolo dal titolo “Chef Borghese e promozione del Moscato: 4,5 milioni di euro che ‘pesano’ su Covid-19″, reperibile a questo link.

“Il nostro Consorzio – scriveva Dogliotti – sta conducendo trattative, volte ad individuare un ‘testimonial’ della denominazione, coperte da riservatezza, per cui ben comprenderete che la divulgazione, non autorizzata, di qualsivoglia nominativo si traduce in possibili danni per il nostro ente e per quanti da tempo si stanno impegnando nella progettualità promozionale e di gestione della denominazione, sia in termini di immagine che di correttezza contrattuale“.

Qualche considerazione è d’obbligo, nella giornata in cui il Consorzio per la Tutela dell’Asti ha, in sostanza, smentito se stesso. Abbiamo ricevuto di fatto, qualche minuto fa, la comunicazione ufficiale che Alessandro Borghese “è diventato l’ambassador per tutte le attività di promozione e valorizzazione della denominazione”.

Incredibile, dunque, come in tempo record (appena 17 giorni da quella mail in cui si chiedeva a WineMag.it di smentire la notizia pubblicata e peraltro ai tempi del Covid-19, con tutti i limiti relativi alla comunicazione e agli spostamenti) il Consorzio guidato da Romano Dogliotti abbia proposto a Borghese il ruolo di ambasciatore del Moscato d’Asti e abbia ottenuto, dal noto personaggio televisivo, l’avallo alla promozione della Denominazione.

Se così fosse, si tratta di un record nel record, anche per il trasformismo col quale Borghese passa dalla Birra Leffe ai discount Aldi, per proseguire l’attività di camaleontico testimonial del Moscato piemontese. Chapeau!

Nello specifico, l’articolo di WineMag.it trattava un tema ben più profondo e sensibile, sul quale il Consorzio di tutela – nonostante l’invito del sottoscritto – si è scordato di soffermarsi e di rispondere.

L’articolo finito nel mirino di Dogliotti (e del suo staff, agguerriti avvocati compresi) si riferiva al lancio di una petizione online promossa dall’Associazione Aroma di un Territorio, presieduta dal giovane vignaiolo Simone Cerruti di Castiglione Tinella (CN).

Al momento sono 162 le firme raccolte su Change.org. “L’Associazione Aroma di un Territorio, a nome dei suoi soci e nell’ interesse di TUTTE le aziende agricole di Moscato d’Asti e Asti Docg, su tutta l’area di produzione – si legge sulla petizione – chiede al Consorzio di Tutela dell’ Asti e del Moscato d’ Asti docg la sospensione immediata, per l’anno in corso e per il 2021 delle trattenute destinate alla promozione, attualmente fissate nell’ importo di 250 euro/ha circa, che dovranno poi essere ridiscusse a scadenza del termine”.

“Tale importo, per le aziende agricole impegnate nella coltivazione di Moscato, in considerazione del periodo di crisi attuale e soprattutto di quello venturo, aggrava la situazione di incertezza economica che certamente si presenterà in termini di reddito”.

“L’Associazione ritiene pertanto doverosa la sospensione richiesta, al fine di garantire la sopravvivenza delle aziende che si preparano ad affrontare un periodo di grandi sacrifici, tali da rendere indispensabili tutte le risorse disponibili”, si legge infine sulla petizione dell’Associazione Aroma di un Territorio.

Molto più di una sterile polemica, quella lanciata da WineMag.it, non crede presidente Dogliotti? In ogni caso auguro al Moscato (di qualità) tutto il bene del mondo. Ricordando però che, stavolta, saranno consumatori (e lettori) a “confermare o ribaltare il giudizio“. Cin, cin!

Categorie
news news ed eventi

Tappo a vite e Barolo, il retroscena: come andò quella riunione del Consorzio del 2013

È una norma della comunità europea del 2013 a stabilire che il tappo a vite, conosciuto a livello internazionale come “Screwcap of stelvin type“, può essere utilizzato su tutti i vini a Denominazione dell’Unione. Barolo compreso. Spettava ai singoli consorzi “opporsi”, modificando il disciplinare per proseguire col solo sughero. Lo ha fatto Montalcino, col Brunello; la Valpolicella, con l’Amarone. “Territori diversi dal nostro – spiega a WineMag.it Andrea Ferrero, direttore del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – molto frammentato. Motivo per il quale la riunione del Consorzio del 16 dicembre 2013 non ha raggiunto il quorum“.

Così, la liberalizzazione del tappo a vite sul “re dei vini italiani” è finita sotto l’albero di Natale dei produttori delle Langhe. “Secondo le normative dell’epoca – precisa Ferrero – per validare l’assemblea e procedere alla modifica del disciplinare relativamente alle chiusure, serviva il 51% dei voti spettanti ai soci del Consorzio che utilizzavano la Denominazione Barolo. Questo perché il Consorzio è autorizzato ad operare Erga Omnes“.

“Non abbiamo raggiunto il quorum previsto e di conseguenza l’assemblea è andata deserta”, ricorda Ferrero. “Quello del tappo a vite – aggiunge il direttore del Consorzio – è un argomento molto dibattuto. Il fatto che i produttori non abbiano dimostrato interesse per la riunione, dimostra come si propenda per la liberalizzazione, o quantomeno per lasciare ai singoli la decisione sul metodo ci tappatura del vino”.

“Il Consorzio del Barolo è fatto da una moltitudine di produttori, ognuno responsabile delle proprie scelte, come in altre zone d’Italia: quanto accaduto fa parte del gioco. Tutti i presenti avrebbero votato in favore del solo sughero, ma la nostra realtà è molto frammentata. Occorrono molte teste per un voto, al contrario di altre zone dove le realtà cooperative mettono assieme il quorum”.

Ferrero non si dice contrario a prescindere al tappo a vite sul Barolo: “Probabilmente, su vini da invecchiamento importante come il Barolo, potrebbe avere qualche limite. Ma sono democratico: saranno il mercato e le strategie delle singole cantine a decidere il da farsi”.

Il direttore del Consorzio di Alba di dice “certo che non assisteremo all’abbandono del tappo in sughero”. “Le richieste di un Barolo con lo ‘Screwcap of stelvin type’ – fa notare – arrivano infatti da un’area ben specifica. I monopoli scandinavi sono spesso fantasiosi, se ne sentono di tutti i colori, come richieste improbabili di vini in bag in box“.

Non era invece in carica, nel 2013, l’attuale presidente Matteo Ascheri, eletto nel 2018: “Il quorum dell’assemblea chiamata ad esprimersi sulle nuove direttive Ue – ribadisce – fu sfiorato, ma non raggiunto. Il nostro problema è assieme la nostra forza: il Consorzio è fatto da tante piccole aziende esclusive, ben 350, con superfici medie bassissime, attorno ai 2 ettari. Difficile, dunque, riunire tutti assieme anche solo il 50% più 1 dei produttori”.

Categorie
news news ed eventi

Ha 26 anni il nuovo presidente del Consorzio Tutela Vini Gambellara

Ha 26 anni il nuovo presidente del Consorzio Tutela Vini Gambellara: è Luca Framarin di Tenuta Natalina Grandi, già vicepresidente dell’ente veneto dal 2013 al 2016. Si tratta di uno dei più giovani presidenti di un Consorzio del vino italiano. L’elezione da parte del Consiglio di Amministrazione ha valore per il triennio 2020-2022. Al suo fianco, in qualità di vice, Davide Vignato e Silvano Conte della Cantina di Gambellara.

“Voglio esprimere la mia gratitudine al mio predecessore Silvano Nicolato – dichiara Luca Framarin – per l’eccellente lavoro svolto in questi tre anni. L’impegno del nuovo mandato sarà quello di continuare sulla direzione intrapresa dal Consiglio uscente, rafforzando la nostra denominazione e promuovendo i vini della Doc a livello territoriale e nazionale, con un occhio rivolto anche ai Paesi esteri”.

Il nostro scopo – continua il presidente – sarà inoltre quello di abbracciare sempre più una produzione vinicola sostenibile, continuando a promuovere il progetto triennale T.I.Ge.S.Vi. sviluppato a partire dallo scorso dicembre”.

Il presidente uscente Silvano Nicolato è stato riconfermato all’interno del Consiglio di Amministrazione composto da Claudio Galosi, Gessica Maule, Ilario Vignato, Marco Guarda, Mattia Cavazza, Michele Zonin e Paolo Peruzzi, assieme ai già citati Luca Framarin, Davide Vignato e Silvano Conte.

Categorie
news news ed eventi

Rinnovato il Cda del Consorzio Vini Doc Sicilia: nuovo rinvio per le fascette di Stato

Eletto il nuovo Consiglio di amministrazione del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia. Il nuovo Cda resterà in carica nel triennio 2020-2022. I consiglieri eletti sono: Vincenzo Ampola, Gaspare Baiata, Giuseppe Bursi, Salvatore Chiantia, Laurent Bernard De la Gatinais, Paolo Di Maria, Filippo Paladino, Alessio Planeta, Antonio Rallo, Letizia Russo, Alberto Tasca e Nicolò Vinci. L’assemblea si è tenuta a Sambuca di Sicilia, lo scorso 28 febbraio 2020.

Tra le prime iniziative, quella di rinviare all’1 gennaio 2022 l’introduzione delle fascette di Stato sulle bottiglie della Doc Sicilia. La decisione iniziale del Consorzio, comunicata a inizio 2019, era quella di introdurle da gennaio 2021. Un rinvio chiesto dalla filiera produttiva siciliana, evidentemente rinnovata anche a fronte del rinnovo del Cda consortile.

È stato inoltre approvato un progetto per la certificazione della sostenibilità della viticoltura siciliana, che sarà governato da “una fondazione allo scopo costituita”, sottolinea il Cda. Tra le altre novità, l’aumento del numero dei componenti del Cda, che sale a 12.

Una proposta avanzata dal Cda uscente, ratificata dall’assemblea dei soci con la preventiva modifica dell’articolo 15 dello statuto del Consorzio. “Lo scopo di questa scelta – spiega il nuovo Cda – è di dare ulteriormente voce al mondo produttivo rappresentato nel Consorzio”.

L’assemblea ha infine approvato il bilancio di esercizio del 2019 e il bilancio preventivo del 2020. L’elezione del nuovo presidente e dei vicepresidenti avverrà durante la prima seduta del Consiglio.

Categorie
Birra

Unionbirrai: Vittorio Ferraris (Birrificio Sant’Andrea) riconfermato presidente

Il vercellese Vittorio Ferraris (Birrificio Sant’Andrea) è stato riconfermato presidente di Unionbirrai. L’assemblea ordinaria dell’Associazione dei piccoli birrifici indipendenti ha rinnovato le cariche elettive per i prossimi due anni, decidendo di affiancare a Ferraris Pietro di Pilato (Brewfist) e Andrea Soncini (Oldo).

Andrea Signorini (Ofelia), diventa il coordinatore del comitato Corsi e Concorsi, composto da Oliviero Giberti (100Venti), oltre che dai soci ordinari UBT Alessandro Donato e Riccardo Grana Castagnetti.

A completare il nuovo assetto organizzativo dell’Associazione i tre gruppi di lavoro: Agricoltura e Turismo, coordinato da Andrea Soncini, Tecnologia Alimentare, guidato da Alessio Selvaggio (Croce di Malto) ed Eventi, Marketing e Comunicazione, che farà capo a Giampaolo Sangiorgi (Lambrate).

“Nei prossimi tre anni – ha dichiarato il presidente Ferraris – abbiamo preso l’impegno di lavorare profondamente all’attività di promozione del settore, anche attraverso il marchio Indipendente Artigianale già adottato da oltre 180 birrifici soci. Questo senza dimenticare l’attività di lobbing e il continuo confronto con i Ministeri ai diversi tavoli di lavoro sulla birra artigianale in Italia”.

Confermato in toto il Collegio dei Provibiri formato da Enrico Borio (Beba), Bruno Carilli (Toccalmatto) ed Ellis Topini (Felsina). A completare l’organigramma il Segretario Nazionale Simone Monetti e il segretario operativo Francesco Bazzucchi.

Categorie
Analisi e Tendenze Vino

Emanuela Tamburini nuovo presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana

Emanuela Tamburini è il nuovo presidente del Movimento Turismo del Vino Toscana. Un cambio al vertice in corso d’opera con l’avvicendamento a Violante Gardini (presidente per tre mandati di MTV Toscana) che ha dovuto lasciare la carica, pur rimanendo nel CdA, “per altri impegni professionali e istituzionali, tra cui la presidenza nazionale dell’Associazione giovani imprenditori vitivinicoli italiani Agivi arrivata lo scorso dicembre”.

Una presidenza tutta al femminile, con anche la nomina di Annabella Pascale (Artimino) alla vicepresidenza. Il Consiglio di Amministrazione resta invece invariato.

Emanuela Tamburini, titolare dell’omonima azienda vinicola di Gambassi Terme (Fi) e già vicepresidente di MTV Toscana, ha formalizzato e annunciato la sua nuova carica durante la partecipata assemblea dei soci che si è svolta a Carmignano, presso Villa Artimino, martedì 21 gennaio.

Un incontro aperto anche a cantine non socie del Movimento Turismo del Vino Toscana, con l’obiettivo ormai consueto di uno scambio di idee e di esperienze tra realtà diverse che operano nel settore dell’ospitalità legata al vino.

“Accolgo il testimone di Violante Gardini con molto onore – ha sottolineato Emanuela Tamburini – e al contempo con molta responsabilità nei confronti di una istituzione fondamentale nel mondo del vino quale quella di MTV Toscana. In questi anni da vicepresidente ho potuto apprezzare e al contempo condividere l’impegno di Violante in un progetto che cercherò di portare avanti nel segno della continuità e d’accordo con il CdA”.

Emanuela Tamburini, un’imprenditrice che guarda al futuro. Classe 1983, laureata in viticoltura ed enologia all’Università di Pisa, Emanuela Tamburini è titolare dell’Azienda Agricola Tamburini.

Ha partecipato a numerosi stage e master di formazione, tra i quali quello in Global Executiv Program in collaborazione con Sda Bocconi. Attualmente è membro del consiglio nazionale di Agivi (Giovani Imprenditori Vitivinicoli Italiani).

“Sono contenta che sia Emanuela a rivestire questo ruolo – ha detto salutando l’assemblea l’ex presidente del MTV Toscana, Violante Gardini – con la quale abbiamo dato vita a una squadra che in questi anni di gestione ha saputo non solo raddoppiare i soci dell’associazione, ma soprattutto dare vita a nuovi eventi di promozione del vino, facendo crescere quelli tradizionali attraverso collaborazioni prestigiose”.

Negli ultimi anni il Movimento ha superato quota 100 soci in tutta la Toscana, con oltre dieci eventi all’anno in cartellone che generano un giro di presenze in cantina che ogni anno supera le 100 mila unità.

Categorie
news news ed eventi

Leo Tiefenthaler, plebiscito a Cantina Tramin: “Assieme faremo grandi cose”

TERMENO – Leo Tiefenthaler è stato riconfermato nel ruolo di presidente di Cantina Tramin. Le elezioni hanno registrato una partecipazione record nella storia della cooperativa di Termeno. Oltre al presidente Tiefenthaler, ai vertici di Tramin dal 2004, l’Assemblea dei soci ha rinnovato la fiducia al vicepresidente Franz Scarizuola.

“Una sola persona non fa nulla in una cooperativa, ma tutte insieme possono realizzare grandi cose“, ha affermato Leo Tiefenthaler (nella foto, a destra) commentando la conferma. Un risultato, quello espresso dalle “urne”, che sottolinea la volontà dei soci di proseguire nel percorso di crescita e successo tracciato dall’attuale gestione.

Dalla parte di Tiefenthaler, tra l’altro, la chiusura di bilancio nettamente positiva, presentata all’Assemblea dei soci di Cantina Tramin dall’amministratore delegato Stephan Dezini. Tra gli obiettivi centrati nel 2019, come sottlineato dal direttore vendite Wolfgang Klotz, la valorizzazione del Gewürztraminer.

“Il 2019 è stato un anno molto intenso per Cantina Tramin – ha sottolineato l’enologo Willi Stürz – ringraziamo i soci per il lavoro svolto e invitiamo tutti a proseguire la strada della viticoltura di qualità, anche nel segno dei temi ambientali relativi al consumo dell’acqua, alla protezione delle colture, alla vita del suolo e alla tutela della biodiversità”.

Gli altri membri del Consiglio direttivo confermati dal precedente mandato sono Anton Kieser, Alois Tengler, Dr. Manfred Huber, Hermann Franzelin e Helmut Kofler, mentre i nuovi entrati sono Josef Amort, Erich Mayr, Patrick Pernstich e Greta Oberhofer.

Categorie
news news ed eventi

Bolgheri, Albiera Antinori nuova presidente Consorzio. Cambiano le regole del Bianco


Riunione per certi versi “storica” dell’assemblea dei soci del Consorzio per la Tutela dei vini Doc Bolgheri e Doc Bolgheri Sassicaia, lunedì 7 ottobre. Due i punti all’ordine del giorno: il rinnovo delle cariche sociali, che ha portato al passaggio di consegne tra Federico Zileri Dal Verme e la nuova presidente Albiera Antinori (nella foto, a sinistra), e la modifica del disciplinare del Bolgheri Bianco, che potrà essere prodotto con Vermentino, Sauvignon Blanc e Viognier, con un 40% massimo di altre varietà ammesse in Toscana.

ELEZIONI
Il nuovo Consiglio di Amministrazione vede come consiglieri Marilisa Allegrini (Poggio al Tesoro), Albiera Antinori (Guado al Tasso), Martina Chiappini (Chiappini), Giovanni Geddes da Filicaja (Ornellaia), Stefano Granata (I Luoghi), Priscilla Incisa della Rocchetta (Tenuta San Guido), Silvia Menicagli (Fornacelle). Cinzia Merli (Le Macchiole), Fabio Motta (Fabio Motta), Michele Satta (Michele Satta), Federico Zileri Dal Verme (Castello di Bolgheri).

Il Consiglio neo formatosi si è subito riunito per eleggere la carica di Presidente e Vicepresidenti. All’unanimità sono state elette Albiera Antinori quale Presidente e Priscilla Incisa della Rocchetta e Cinzia Merli quali Vicepresidenti.

È con grande onore e particolare piacere che raccolgo la carica di Presidente di una denominazione così importante e innovativa – afferma Albiera Antinori – una realtà sempre più riconosciuta sia a livello nazionale che internazionale, come testimonia la presenza all’interno delle carte dei vini più prestigiose del mondo”.

“Ci tengo a ringraziare Nicolò Incisa della Rocchetta e Federico Zileri Dal Verme, che prima di me si sono succeduti in qualità di Presidenti, per il grande lavoro svolto per la nostra denominazione portandola da 7 a 56 produttori e da 190 a 1.370 ettari vitati”.

Anche se, più che quella quantitativa – continua Albiera Antonori – la crescita più importante rimane sempre quella qualitativa di tutti i produttori, soprattutto i piccoli produttori emergenti i quali hanno svolto un lavoro approfondito e di grande qualità”.

Il futuro, secondo la nuova presidente, “dovrà essere improntato sulla continuità con particolare attenzione alla qualità diffusa della DOC Bolgheri perché sia sempre rappresentata al meglio delle sue tipicità e delle sue potenzialità qualitative che sappiamo essere altissime”.

La crescita costante delle vendite (+16% nel 2018) e dei prezzi (+11% nel 2018) “fa inoltre ben sperare per il futuro anche sotto quel punto di vista. Ringrazio ancora una volta tutti i produttori, che sono onorata di rappresentare, e sono altresì molto contenta di continuare l’impegno che da sempre io e la mia famiglia abbiamo rivolto verso questa terra che amiamo profondamente”.

Albiera Antinori (nella foto, a destra) succede a Federico Zileri Dal Verme (in carica per 2 mandati dal 2013) e a Niccolò Incisa della Rocchetta (in carica per 6 mandati dal 1995 al 2013) diventando il terzo Presidente del Consorzio. Ad affiancarla, in qualità di Vicepresidenti (incarico confermato per loro), ci saranno Priscilla Incisa della Rocchetta e Cinzia Merli, completando una dirigenza del Consorzio tutta al femminile.

Inoltre la componente femminile è maggioritaria anche nel Consiglio, con 6 produttrici elette su 11 Consiglieri, a riconferma che quello vitivinicolo è un settore ampiamente popolato da donne estremamente capaci e assennate.

LE MODIFICHE AL DISCIPLINARE
Prima di passare alle elezioni i produttori bolgheresi si sono espressi su un altro importante argomento riguardante le modifiche al disciplinare del Bolgheri Bianco, una tipologia in cui si nutrono grandi speranze per il futuro e che finora non è stata utilizzata appieno per vie di una base ampelografica desueta e risalente per alcuni aspetti al primo disciplinare del 1983.

Seguendo l’esempio del Bolgheri Rosso sono state individuate tre varietà cardinali su cui impostare questa tipologia: Vermentino, Sauvignon Blanc e Viognier, che potranno essere impiegate da 0% a 100%.

Sarà inoltre possibile utilizzare anche vitigni complementari entro il 40%. È stata inoltre prevista per tutte le tipologie del disciplinare ed anche per il Doc Bolgheri Sassicaia la facoltà di utilizzare in etichetta il termine Toscana, naturalmente in caratteri inferiori rispetto a quelli della denominazione.

Tale misura “consente di contestualizzare meglio Bolgheri per i consumatori, appoggiandosi a uno dei marchi più forti che l’Italia abbia da offrire. Questa possibilità, prima impossibile, si è concretizzata grazie a quanto previsto dal nuovo testo unico della vite e del vino”.

Categorie
news

Paolo Valle nuovo presidente del Consorzio Doc Friuli Colli Orientali e Ramandolo

Paolo Valle, dell’azienda Valle di Buttrio, è il nuovo presidente del Consorzio di tutela della Doc Friuli Colli Orientali e Ramandolo. Al suo fianco, per i prossimi tre anni, i vicepresidenti Demis Ermacora e Maurizio Zaccomer.

Valle, che succede a Michele Pavan, ha 54 anni e gestisce l’azienda vitivinicola di famiglia, con una storia importante alle spalle iniziata nel 1954 dal conosciutissimo papà Gigi, con 42 ettari dedicati alla coltivazione dell’uva da vino.

Lo spirito con cui mi appresto ad affrontare questo nuovo ruolo – spiega Valle – è quello della continuità, innanzitutto, con l’impegno svolto dal presidente e dal consiglio precedente, con un occhio attento a mantenere ben saldo l’equilibrio di bilancio del Consorzio.

Di sicuro, fin da subito, c’è la voglia di aprirsi e collaborare con gli altri Consorzi di tutela della regione, per ottenere, insieme, sempre nuovi risultati che devono portare, certamente, ad aumentare la qualità dei nostri vini, ma anche la redditività per le aziende che li producono, in particolare quelle collinari, più ‘difficili'”.

Il nuovo Consiglio, per buona parte rinnovato, ha dato ampio spazio ai giovani vignaioli del territorio con l’elezione di: Filippo Butussi, Federico De Luca, Alessio Dorigo, Filippo Felluga, Matteo Lovo, Claudio Novello, Michele Pace Perusini, Michele Pavan, Federico Stroppolatini e Alessio Zorzettig.

I NUMERI DEL CONSORZIO
Il Consorzio riunisce circa 200 soci, dei quali circa tre quarti sono imbottigliatori. Dai loro vigneti (2 mila ettari iscritti all’albo) producono oltre 80 mila ettolitri di vino Doc, dei quali almeno il 30 per cento viene commercializzato all’estero. Un’esportazione destinata prevalentemente ai paesi europei, ma che non esclude paesi quali gli Stati Uniti o il Giappone.

La superficie rivendicata a Doc Friuli Colli Orientali e Ramandolo è pari a 1.774 ettari. Il vitigno più coltivato è il Tocai friulano (16,7 per cento), con una forte crescita della Ribolla gialla (+4 per cento sull’anno precedente). La produzione di vino Doc supera i 77.700 ettolitri: 65 per cento da uve a bacca bianca, 35 per cento da uve a bacca rossa.

Categorie
news

Sicilia, etichettatura Doc divide i produttori: malumori a Pantelleria. Etna attendista


PANTELLERIA –
E’ giusto dare la possibilità ai produttori di scrivere in etichetta, oltre al nome della Doc d’appartenenza, anche la parola “Sicilia“? E’ la questione che divide la Trinacria, da quando la governance regionale ha messo gli occhi sull’etichettatura delle Denominazioni di ricaduta.

Tra i territori del vino siciliano più restii c’è Pantelleria. Fa discutere, in questi giorni, la proposta di modifica del disciplinare. Tra i contrari, il sindaco dell’isola, Vincenzo Campo. Si tratterebbe di “offrire la possibilità (non l’obbligatorietà) di usare, in aggiunta alla Denominazione ‘Pantelleria’, l’unità geografica più ampia ‘Sicilia’, ai sensi del disciplinare della Doc Sicilia.

“Questa proposta di innovazione – spiega Benedetto Renda (nella foto), presidente del Consorzio Vini Doc Pantelleria – ha fondamentalmente due scopi: incrementare il livello di tutela della denominazione ‘Pantelleria’ avvalendosi dei servizi di vigilanza effettuati dal Consorzio Doc Sicilia, che ha avuto il riconoscimento erga omnes e che quindi è investito di ampi poteri di controllo. Grazie alla sinergia con il Consorzio Doc Sicilia, la vigilanza comporterà minori costi per la Doc Pantelleria”.

“Il secondo vantaggio – aggiunge Renda – è l’opportunità per i vini ‘Pantelleria Doc’ di usufruire del massiccio piano di attività promozionali organizzate dal Consorzio Doc Sicilia, in Italia e all’estero, con campagne pubblicitarie, campagne social, incoming di giornalisti, eventi e fiere”.

Un esempio? “La Doc Sicilia organizza degustazioni in alcune delle maggiori fiere del vino nel mondo, come Usa e Cina. Se un ‘Passito di Pantelleria’ avrà la menzione ‘Sicilia’ il suo produttore potrà mandare il proprio vino e averlo tra quelli in degustazione, senza dover prendere uno stand, e senza dover fare la trasferta all’estero”.

“L’idea – spiega ancora il presidente Renda – è anche che il brand ‘Sicilia’ nel mondo sia ben più conosciuto di quello di ‘Pantelleria’. E che pertanto possa aiutare molti consumatori a comprendere meglio l’origine dei vini di Pantelleria e a valutarne la scelta d’acquisto”.

A tal proposito – conclude Renda – è fondamentale aggiungere che tale previsione, non modifica il nome della “Doc Pantelleria”, semplicemente consente l’aggiunta della menzione ‘Sicilia’ a seguire quello di ‘Pantelleria’. Si tratta quindi di una facoltà e di un’opportunità, non di un obbligo. Vuol dire che un produttore può liberamente decidere se mettere in etichetta anche la Denominazione ‘Sicilia’ oppure no”.


Ma le polemiche montano sull’isola anche per la scelta del giorno della riunione dei soci, indetta dal Consorzio per domenica 26 maggio. Lo stesso giorno delle Elezioni europee. “Le assemblee del Consorzio – spiega Renda – si sono sempre svolte di domenica per permettere al maggior numero di associati di prendervi parte, liberi da impegni lavorativi”.

“Si consideri che molti viticoltori, lavorando in economia i propri terreni, spesso sono impegnati anche di sabato, ecco un motivo in più per fissare l’assemblea di domenica. Infine, visto che la concomitanza con le elezioni europee, la convocazione per il 26 maggio aveva suscitato delle richieste di slittamento dell’assemblea pertanto abbiamo deciso di posticipare la convocazione in un’altra data di giugno”.

ETNA DOC FAVOREVOLE
La decisione spetterà dunque ai 325 viticoltori e alle 8 grandi cantine che compongono il Consorzio Vini Doc di Pantelleria, che rappresentano l’85% della produzione Doc dell’isola (dati vendemmia 2018). Polemiche, quelle nate tra i produttori pantesi, che non sembrano lambire un’altra importante Denominazione siciliana: l’Etna. Il Consorzio, tuttavia, preferisce non sbilanciarsi troppo.

Il Consorzio di Tutela dei Vini Etna Doc – assicura il presidente Antonio Benanti (nella foto) – ha già avviato una procedura per consentire legittimamente, in un prossimo futuro, l’utilizzo facoltativo della semplice parola ‘Sicilia’: ciascun produttore sarà libero scegliere, per mera completezza di informazione al consumatore”.

“Si tratta della possibilità di farne menzione con delle specifiche limitazioni – continua Benanti – assicurando che sia sempre la Denominazione Etna a prevalere con la massima evidenza e chiarezza. L’utilizzo più comune della parola ‘Sicilia’ sarà non sull’etichetta, ma sul retro, nel corpo del testo. Pur rispettando la facoltà del singolo produttore, l’identità del territorio Etna rimarrà, come è, ben nota e molto ben distinta nella sua unicità”.

Exit mobile version