Categorie
news news ed eventi

«Nuova categoria per i vini dealcolati. No a Dop e Igp»: appello della Filiera a Patuanelli

«Nuova categoria per i vini dealcolati. No a Dop e Igp»: appello della Filiera a Patuanelli

La Filiera vitivinicola (Aci – Alleanza delle Cooperative italiane, Assoenologi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini) ha inviato una lettera al ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli.

L’oggetto, in occasione del ciclo di negoziati del trilogo, al via oggi, sulla riforma della Politica agricola comune e in particolare del Regolamento Ocm 1308/1013, è la posizione della Filiera rispetto al tema dei vini dealcolati.

LETTERA AL MINISTRO

Le organizzazioni italiane ritengono sia importante mettere in campo ogni azione possibile per assicurare che la futura regolamentazione europea sia in linea con le aspettative del settore vitivinicolo, preservandone gli elementi di qualità e competitività.

In questo senso la filiera chiede che questi prodotti, pur inquadrati nell’ambito del Regolamento Ocm, siano classificati come nuove categorie e non come termini che accompagnino le categorie esistenti, indicazione questa già espressa dal Parlamento Europeo.

L’obiettivo è segnare una demarcazione più netta tra le nuove categorie e gli altri prodotti vitivinicoli, che consentirebbe peraltro di indirizzare più agevolmente i fondi del Piano nazionale di sostegno verso i prodotti non dealcolati.

Acqua nel vino: Unione italiana vini a Roma da Patuanelli «per fare chiarezza»

Una precisazione è inoltre richiesta in merito al passaggio del testo in discussione e relativo alla restituzione dell’acqua persa durante il processo di dealcolazione.

«In questo caso – si legge nel testo inviato al ministro – serve confermare espressamente nel Regolamento 1308/2013 e non nell’atto delegato, che l’eventuale reintegro dell’acqua durante le operazioni di dealcolazione riguarda esclusivamente quella endogena, ovvero quella persa durante tale processo».

NO A DOP E IGP

Le organizzazioni esprimono poi ferma contrarietà rispetto alla possibilità di utilizzare le categorie dei vini “dealcolati” e “parzialmente dealcolati” per i vini a denominazione di origine protetta e a indicazione geografica protetta.

«Il prodotto che ne deriva non ha i requisiti oggi richiesti ad una Dop o Igp, rischiando di penalizzare queste ultime nella percezione del consumatore», riferiscono le associazioni di filiera.

Infine la Filiera ritiene che, pur concordando con la proposta delle istituzioni europee di armonizzare le definizioni dei prodotti a basso tenore alcolico nell’ambito della riforma della Pac e l’esigenza di mantenere queste categorie nell’ambito del Regolamento Ocm, i prodotti totalmente dealcolati avrebbero dovuto contemplare il termine “bevanda” in luogo di vino.

Categorie
news

“Vino naturale certificato”: Centinaio divide le associazioni di produttori

ROMA – “Certificare il vino naturale“. Volentieri ma come, se i produttori sono divisi sugli strumenti da adottare? In un’intervista esclusiva rilasciata martedì a WineMag.it, il ministro alle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio ha aperto le porte del Ministero “per valutare l’opportunità di regolamentare il settore del vino naturale” attraverso “ampie consultazioni con tutti i soggetti coinvolti”.

Di fatto, però, è solo Angiolino Maule, patron di Vinnatur, ad accogliere in toto le dichiarazioni del ministro. Il Consorzio ViniVeri, attraverso il presidente Giampiero Bea, ha indirizzato una lettera al Capo Segreteria del ministero alle Politiche Agricole, Stefania Bellusci, per fissare un incontro a Roma con Centinaio.

L’obiettivo di Bea, così come quello dei Van (Vignaioli Artigiani Naturali, tra le associazioni più radicali del segmento) è parlare di etichettatura più che di certificazione. La richiesta al ministro sarà quella di poter indicare sulle etichette la dicitura “vino naturale”.

LE REAZIONI
“Sono d’accordo col ministro Centinaio – commenta il fondatore di Vinnatur, Angiolino Maule – serve una regolamentazione. È ora di smettere di certificarsi solo a parole: un produttore non può sentirsi superiore a chi fa vino biologico o biodinamico solo perché fa vino naturale”.

Il concetto di naturale oggi è basato, non solo in Italia ma anche all’estero, solo su chiacchiere ed è vergognoso che dopo tutti questi anni ancora non si sia arrivati a dare delle regole generali e a rispettarle”, rincara la dose Maule.

“Noi di VinNatur ci battiamo fin dalla nostra nascita affinché queste regole, che noi nel nostro piccolo abbiamo cercato di darci, diventino obbligatorie per tutti. Chi fa vino naturale non deve aver paura di un Disciplinare o di sottoporsi ad analisi o a piani di controllo per certificarsi”, conclude il patron di VinNatur.

Giampiero Bea (Consorzio ViniVeri) punta tutto sull’etichetta. “Non abbiamo bisogno di nuovi organismi di controllo che passino il loro tempo a spulciare le carte dei produttori, come avviene per il biologico. Piuttosto ci venga concessa l’opportunità di dichiararci diversi, sin dall’etichetta”.

Per ‘diversi’ non intendo migliori – continua Bea – perché tutti i vini che sono in commercio sono evidentemente legittimi. Il vignaiolo naturale si trova però di fronte al ridicolo ostacolo di non poter comunicare sull’etichetta del vino la propria diversità.

Il primo garante del vino naturale è il suo produttore: se sgarra viene punito dagli organismi competenti, come gli altri. Associazioni come la nostra, del resto, verificano da tempo l’ottemperanza delle regole stabilite dallo statuto, con controlli a campione nei vigneti dei soci”.

“L’apertura espressa dal ministro – conclude Bea – illumina la strada e porta a dare fiducia alla classe politica italiana. Nell’intervista a voi rilasciata, l’onorevole Centinaio ha dimostrato grande lucidità e serenità di giudizio. E’ caduto il muro di Berlino: cadrà anche il muro che fa ombra sui vini naturali”.

Più duri i Vignaioli Artigiani Naturali (Van). “Non vogliamo altra burocrazia – commentano in una nota inviata alla redazione di WineMag.it – o altri controlli esclusivamente sulle carte ad opera di Organismi certificatori. Chiediamo che si abbia il coraggio di percorrere una strada diversa, affidandosi alla Certificazione Partecipata. Una autocertificazione che coinvolga le associazioni dei consumatori e le amministrazioni locali”.

“Auspichiamo quindi un incontro fra i rappresentanti delle associazioni del Vino Naturale per arrivare ad una posizione condivisa, forte, univoca, prima che l’industria si impossessi dell’ennesimo vocabolo, svilendone il significato”.

IL RISCHIO MARKETING
Un riferimento esplicito ad aziende di tipo “industriale” come Pasqua Vigneti e Cantine, che ha appena presentato a Milano il suo primo “vino naturale” (qui la notizia).

Un progetto chiaramente orientato al marketing (l’azienda veneta, infatti, opera ampiamente in Gdo e in discount come Lidl) che suona come un campanello d’allarme per quei produttori che si riconoscono nei principi e nella filosofia del “vino naturale”, anche al di là dell’etichetta.

“Una eventuale regolamentazione – continuano i Van – non può prescindere da protocolli condivisi dai membri delle varie associazioni del vino naturale con un minimo comune denominatore che distingua il vignaiolo vero dalle varie subdole forme industriali e speculative”.

Sempre secondo i Vignaioli Artigiani Naturali, “l’attenzione va posta sulla figura del produttore e dei suoi metodi di coltivazione e trasformazione e non solo sull’oggetto finale ‘vino’. Il vino naturale deve rimanere un prodotto artigianale, che nasce all’interno di una azienda agricola, legato alla terra e a chi la lavora”.

Se si vuole regolamentare il settore dei vini naturali, la prima cosa che si deve chiedere, e ottenere, è l’obbligo di riportare in etichetta tutto ciò che è stato utilizzato nel processo di coltivazione e vinificazione. Quella che abbiamo sempre chiamato ‘Etichetta trasparente‘.

Vorremmo infatti la possibilità di riportare in etichetta la dicitura ‘vini naturali’, gli ingredienti e le pratiche in vigna e in cantina limitatamente ai vini naturali, con l’obbligo di indicare il valore della solforosa totale all’imbottigliamento”.

I Van indicano al ministro Gian Marco Centinaio anche altri “punti imprescindibili“: “Agricoltura biologica o biodinamica, fermentazioni spontanee, nessun additivo o coadiuvante, nessun trattamento chimico o fisico estremo tale da modificare la materia originale ed il risultato finale, ed infine dosi ridottissime di Anidride solforosa”.

IL MINISTERO E I SOLFITI

E proprio a proposito di solfiti spunta ora dagli archivi del Consorzio ViniVeri una lettera del 31 marzo 2017 firmata da Stefano Vaccari, Capo dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agro-alimentari.

Il referente del Ministero alle Politiche Agricole, nel rispondere a una missiva di Giampiero Bea (nella foto), indica al Consorzio Viniveri la formula da utilizzare sull’etichetta dei vini naturali in merito al contenuto di solfiti. Una vera e propria svolta, rimasta tuttavia sino ad oggi nei cassetti dell’associazione.

Tenuto conto delle disposizioni dell’Unione europea in materia d’indicazione dell’anidride solforosa nell’etichettatura dei vini – scrive l’organismo ministeriale – si è dell’avviso che possano essere utilizzate le seguenti diciture, purché siano posizionate consecutivamente, senza alcuna interruzione:

“contiene … mg/l di solfiti totali”“senza aggiunta di altre sostanze ammesse per uso enologico”; “dall’uva alla bottiglia senza aggiunta di altre sostanze ammesse per uso enologico”

a condizione che nessuna altra sostanza per uso enologico espressamente ammessa, diversa dall’anidride solforosa, dal bisolfito di potassio o dal metabisolfito di potassio, sia stata aggiunta o residui nel vino etichettato con tale dicitura”.

A due anni di distanza, Giampiero Bea si prepara ad affrontare il tema con i soci di Viniveri. “In occasione dell’assemblea di Cerea, prevista nell’ambito del prossimo salone del Vino secondo Natura del 5, 6 e 7 aprile, proporrò la modifica dello Statuto del Consorzio introducendo questa possibilità di etichettatura tra le nostre Regole”.

E a Cerea, secondo indiscrezioni, potrebbe intervenire anche il ministro Gian Marco Centinaio, per una visita di cortesia tra i vignaioli del Consorzio Viniveri. Se son brindisi, tintinneranno.

[URIS id=31374]

Categorie
news news ed eventi

Vino naturale, il ministro Centinaio a WineMag: “Il settore va regolamentato”


ROMA –
“Al fine di valutare l’opportunità di regolamentare il settore del vino naturale è necessario avviare ampie consultazioni con tutti i soggetti coinvolti”. Così il ministro Gian Marco Centinaio in un’intervista esclusiva rilasciata a WineMag.it.

E’ la prima volta che un ministro alle Politiche Agricole tende la mano a un settore molto attivo in Italia, pur rappresentando meno del 3% della produzione. Solo in Veneto, saranno ben due gli eventi collaterali in programma a ridosso di Vinitaly 2019: ViniVeri – Vini Secondo Natura (5-6-7 aprile a Cerea) e VinNatur Tasting (6-7-8 aprile a Gambellara).

Una svolta storica, dunque. “Tra gli organismi che è necessario interpellare – continua Gian Marco Centinaio – sono compresi i produttori. L’obiettivo è valutare l’impatto del vino naturale ‘certificato’ sul mercato nazionale ed internazionale”.

“La qualifica di vino naturale – sottolinea Centinaio – si basa ad oggi su una disciplina di carattere volontario. E’ attualmente assente un sistema di certificazione e controllo conforme alla normativa sui controlli ufficiali”.

Eppure non mancano gli esempi di autoregolamentazione, in Italia come all’estero. Su tutti il disciplinare di VinNatur, Associazione culturale fondata nel 2006 da Angiolino Maule, che oggi conta oltre 170 cantine.

Allo stesso modo il Consorzio ViniVeri pone paletti ben precisi per l’adesione al circuito, che riguardano le scelte dei produttori, sia in vigna che in cantina. Non sono ammessi per esempio diserbi e insetticidi chimici. E’ vietata la vendemmia meccanica, così come l’uso di lieviti selezionati commerciali.

Come già successo per altri settori – commenta il ministro Centinaio – alcune realtà del mercato evolvono spesso in modo indipendente rispetto alla regolamentazione. Tali realtà forniscono lo stimolo al legislatore per ratificare e regolamentare un fenomeno già esistente nella realtà economica e imprenditoriale”.

Per questo, la volontà del ministro e del suo staff è quello di “studiare ed approfondire le realtà esistenti con la più ampia consultazione dei soggetti interessati, al fine di individuare le soluzioni migliori a tutela del consumatore e dei produttori”.

Nell’intervista esclusiva a WineMag.it, il ministro commenta anche la necessità di regolamentare il settore della sommellerie in Italia. Si tratta della scia del polverone sollevato dalla testimonianza di un sommelier della catena Esselunga, raccolta dall’altra testata giornalistica del nostro network, vinialsupermercato.it (qui l’articolo e qui la replica dei presidenti Ais, Fisar e Aspi).

“Rispetto alla questione posta dalle associazioni della sommellerie italiana – assicura il ministro Gian Marco Centinaio – valuteremo la possibilità di avviare un’ampia consultazione con tutte le associazioni dei sommelier finalizzata all’individuazione di requisiti univoci di formazione e aggiornamento degli stessi, consapevoli del fatto che in materia di formazione le Regioni costituiscono l’autorità a cui è delegato tale aspetto”.

Categorie
news ed eventi

Vini Doc Sicilia in crescita: accordo con il Consorzio Cerasuolo di Vittoria

PALERMO – Le sette denominazioni territoriali del vino della Sicilia unite per promuovere le eccellenza dell’isola.

Un accordo firmato nei giorni scorsi affida al Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia il ruolo di consulente per la gestione degli aspetti operativi del Consorzio Cerasuolo di Vittoria DOCG e Vittoria DOC, riconosciuto il 10 febbraio 2017 dal Ministero delle Politiche Agricole.

Assieme, le 7 zone (Docg Cerasuolo di Vittoria, Doc Contea di Sclafani, Doc Contessa Entellina, Doc Eloro, Doc Menfi, Doc Noto, Doc Vittoria) hanno prodotto, nel 2017, 2 milioni 300 mila bottiglie. Con una crescita di poco più del 20% rispetto al 2016 e del 50% rispetto al 2014.

Il Consorzio DOC Sicilia assisterà il Consorzio Cerasuolo di Vittoria DOCG e Vittoria DOC (che ha sede a Ragusa) nelle diverse fasi della sua attività: amministrazione, attività promozione e rapporti con Ministero delle Politiche Agricole; vigilanza e rapporti con l’Istituto repressione frodi, azioni a tutela del Consorzio.

I DETTAGLI
L’accordo è stato sottoscritto da Antonio Rallo (nella foto), presidente del Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia, e da Massimo Maggio, presidente del Consorzio volontario di tutela Cerasuolo di Vittoria DOCG e Vittoria DOC.

Secondo i dati del Consorzio DOC Sicilia, l’anno 2017 si è chiuso con più di 29,5 milioni di bottiglie con la dicitura in etichetta “DOC Sicilia”. Un trend sempre in crescita dalla prima vendemmia del 2012 e che nel 2016 ha toccato quota 26 milioni di bottiglie.

Il Consorzio DOC Sicilia ha chiuso l’attività di vigilanza 2017 con più di 100 controlli sul vino in commercio effettuati in tutta Italia, in Germania e Svizzera e campioni prelevati ed inviati al laboratorio della repressione frodi di Catania.

Nel 2017 il Cerasuolo di Vittoria Docg ha raggiunto una produzione di 870.000 bottiglie mentre la DOC Vittoria ha chiuso il 2017 con 307.000 bottiglie. Numeri in crescita rispetto a quelli registrati nel 2016 di circa l’ 11%. Le aziende vinicole che imbottigliano Cerasuolo di Vittoria DOCG e Vittoria DOC sono 31.

“La sinergia con il Consorzio DOC Sicilia dimostra la lungimiranza dei nostri produttori – dichiara Massimo Maggio, presidente del Consorzio volontario di tutela Cerasuolo di Vittoria DOCG e Vittoria DOC -. Unire le forze, riuscire a fare economia di scala nei controlli di qualità, ottenere una maggiore incisività nella promozione del brand Sicilia e del territorio di Vittoria è un modello che potrebbe essere da esempio per altri”.

“Lavorare insieme, per tutte le componenti della filiera – aggiunge Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia – è la strada principale al fine di aiutare lo sviluppo del mondo viticolo siciliano”.

“Questo accordo tra i due Consorzi – continua Rallo – arriva anche sull’onda di un’esperienza concreta: la ‘DOC Sicilia’ ha svolto un ruolo da traino di tutte le DOC ‘territoriali’ che hanno in etichetta il nome della nostra Sicilia”.

Conclude Maurizio Lunetta, direttore della DOC Sicilia: “Questa convenzione salda i rapporti tra due Consorzi di denominazioni differenti con l’obiettivo comune di far crescere più velocemente l’intero sistema regionale dei vini Doc e allinearsi alle principali regioni vitivinicole italiane, regioni in cui la qualità dei vini si fonda sulla Denominazione di Origine Controllata”.

Categorie
news ed eventi

Emergenza siccità: piano del Mipaaf a tutela degli agricoltori

“Attivazione del fondo di solidarietà nazionale, aumento degli anticipi dei fondi europei Pac, 700 milioni di euro per piano di rafforzamento ed efficientamento delle infrastrutture irrigue”.

Queste le misure di contrasto all’emergenza siccità messe in atto dal ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Lo rende noto il Mipaaf in una nota.

“Siamo in campo – ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina – per tutelare i produttori agricoli che stanno subendo danni dalla prolungata siccità di queste settimane. Abbiamo sostenuto con forza l’emendamento approvato ieri al Senato per l’attivazione del Fondo di solidarietà nazionale. È un intervento necessario anche per le aziende non assicurate per consentire l’utilizzo di strumenti concreti come la sospensione delle rate dei mutui e dei contributi assistenziali e previdenziali”.

“Siamo pronti – aggiunge Martina – a collaborare con le Regioni nel censimento dei danni e la verifica delle condizioni per dichiarare lo stato di eccezionale avversità atmosferica. Allo stesso tempo abbiamo chiesto il via libera alla Commissione europea per aumentare gli anticipi dei fondi UE della politica agricola comune”.

L’obiettivo è quello di aumentare di oltre 700 milioni di euro le anticipazioni, portandole a 2,3 miliardi di euro a ottobre, e garantire più liquidità alle imprese agricole. “Andiamo avanti anche nel piano strategico per dare ai nostri territori infrastrutture irrigue migliori, più efficienti e con meno spreco di acqua – precisa il ministro Martina – un intervento necessario guardando al medio periodo e all’effetto che il cambiamento climatico sta producendo sempre più spesso sulle nostre produzioni. Un tema cardine che affronteremo anche in occasione del G7 agricoltura di ottobre a Bergamo, perché per tutelare gli agricoltori dalle crisi c’è bisogno di strumenti nuovi e più efficaci”.

EMERGENZA SICCITÀ: LE AZIONI
Grazie ad un emendamento al DL mezzogiorno, approvato ieri in commissione bilancio al Senato, le aziende colpite dalla prolungata siccità e che non abbiano sottoscritto polizze assicurative potranno accedere ai benefici per favorire la ripresa dell’attività produttiva previsti dalla legge 102 del 2004. Le Regioni interessate possono deliberare la proposta di declaratoria di eccezionalità degli eventi atmosferici entro il 30 dicembre 2017.

Il Mipaaf, per garantire maggiora liquidità alle imprese agricole, ha anche chiesto alla Commissione europea di autorizzare l’erogazione di anticipi almeno fino al 70% per i pagamenti diretti e almeno fino all’85% per il sostegno concesso nell’ambito delle misure a superficie dello sviluppo rurale. Nonché di applicare una deroga sul greening che consenta agli agricoltori di utilizzare i terreni lasciati a riposo per il pascolo/sfalcio anche nei periodi in cui tale pratica è vietata.

Come investimento strategico sul medio periodo, il Mipaaf ha attivato un bando per migliorare le infrastrutture irrigue con una dotazione finanziaria di circa 600 milioni di euro e che verrà chiuso entro il 31 agosto. A questo si aggiunge un investimento di 107 milioni di euro su 6 opere irrigue già cantierabili e i cui lavori partiranno nei primi mesi del 2018.

GLI EFFETTI DELLA SICCITÀ
Secondo un’analisi del Crea, ente di ricerca del Mipaaf, nel solo 2016, la temperatura media annua ha segnato un nuovo record, risultando superiore di +1,35 °C, rispetto al trentennio 1961-1990.

A questa situazione, si devono aggiungere le anomalie idrologiche e termiche che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, con temperature nettamente superiori alla media (+3,2 °C), associate ad una forte riduzione delle precipitazioni (-53% rispetto alla media del mese di giugno).

La situazione di siccità degli ultimi mesi si è ulteriormente aggravata in maggio e giugno 2017, causando danni su tutto il territorio, con effetti particolarmente gravi soprattutto nei distretti idrografici delle Alpi orientali e della regione padana, dove, ad esempio, il livello idrometrico del fiume Po – dal cui bacino idrico dipende il 35% della produzione agricola nazionale – è sceso 3,23 metri sotto lo zero idrometrico.

Tali condizioni hanno prodotto, e stanno producendo, un grave danno economico alle colture e agli allevamenti. Le prime stime evidenziano perdite di produzione nell’ordine del 40-50% nel settore cerealicolo, oltre ad una consistente contrazione nella produzione nazionale di latte.

Categorie
news ed eventi

Al via l’80a Mostra Vini del Trentino: parola d’ordine “enodiversità”

Dal 1925 al 2017. Con qualche interruzione dovuta a problemi organizzativi o alla guerra, tanta è la strada percorsa dalla Mostra vini del Trentino. Un evento che festeggia in questi giorni l’ottantesima edizione all’insegna della parola d’ordine “enodiversità”. Confermandosi come una delle rassegne enologiche più longeve d’Italia.

Questa mattina a Palazzo Roccabruna si è tenuta la conferenza stampa di presentazione della manifestazione, cui hanno partecipato i rappresentanti degli enti organizzatori: Giovanni Bort, presidente della Cciaa di Trento, Bruno Lutterotti e Graziano Molon, rispettivamente presidente e direttore del Consorzio vini del Trentino, Elda Verones, direttrice dell’ApT di Trento, Monte Bondone e Valle dei Laghi, Roberto Stanchina, assessore comunale alle politiche agricole, Michele Dallapiccola, assessore provinciale all’agricoltura, Francesco Antoniolli, presidente della Strada del vino e dei sapori del Trentino.

“IL VINO E’ CULTURA”
Nell’introdurre l’incontro, Mauro Leveghi, segretario generale della Camera di commercio di Trento, ha ricordato le origini della Mostra, nata nel lontano 1925 allo scopo di far incontrare venditori e acquirenti del mondo del vino, ma trasformatasi negli anni: “Oggi la Mostra  ha un significato prettamente culturale, serve a dar forza al brand Trentino, a sostenere l’immagine del territorio all’interno e all’esterno di esso”.

Giovanni Bort, presidente dell’Ente di via Calepina, ha sottolineato come la Mostra sia da sempre “la cartina al tornasole dell’andamento del settore vitivinicolo locale e il riflesso di quella parte della società trentina che direttamente o indirettamente lavora nel campo vitivinicolo”.

“La Mostra è anche l’occasione per riflettere sulle prospettive del settore. Benché il mercato internazionale sia strategico per molte grandi imprese del vino, il Trentino non può più ragionare solo in termini di fatturato e di volumi”. Così Bruno Lutterotti, presidente del Consorzio, che ha sottolineato come le peculiarità organolettiche dei nostri vini derivino dalla variabilità delle componenti pedoclimatiche del territorio.

“Sarà sempre più importante quindi – evidenzia ancora Lutterotti – continuare con il percorso intrapreso di valorizzazione e tutela dell’ambiente in modo da gettare le basi, anche in termini di formazione, affinché le 6000 aziende del comparto possano essere pronte, se lo vorranno, per fare in futuro un salto verso forme di produzione di tipo anche biologico”.

“UN TRENTINO ENODIVERSO”
A rappresentare il Comune di Trento, l’assessore alle politiche agricole, Roberto Stanchina, che, oltre ad aver evidenziato il legame storico fra la mostra e la città, ha richiamato la necessità di stringere la collaborazione fra istituzioni, cantine ed operatori commerciali perché il vino trentino possa essere sempre più presente nell’offerta locale.

L’assessore provinciale all’agricoltura, Michele Dallapiccola, ha posto l’accento sull’importanza delle “differenze all’interno di un quadro complessivamente unitario”: “Vogliamo un Trentino enodiverso, che promuova la biodiversità in termini di specie viticole e di produzione. In quest’ottica allora perde di senso anche l’opposizione fra grandi cantine e vignaioli perché di fatto essa corrisponde a diverse segmentazioni del mercato. In virtù della propria identità ognuno può trovare la sua collocazione sul mercato rispondendo alle diverse attese del consumatore. Dalla pluralità dei suoi attori il settore trae forza”.

Infine il presidente della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, Francesco Antoniolli e la direttrice dell’Apt di Trento, Monte Bondone e Valle dei Laghi, Elda Verones,  hanno illustrato il contributo al programma offerto dalla rete dei bar, dei ristoranti e degli alberghi con proposte gastronomiche e pacchetti turistici dedicati. Ha concluso Graziano Molon, direttore del Consorzio vini del Trentino passando in rassegna le iniziative della 80^ edizione della Mostra e ricordando la collaborazione con il Movimento Turismo del Vino che nei giorni 27 e 28 maggio celebra la 25^ edizione di “Cantine aperte”.

IL PROGRAMMA DELLA MOSTRA
Le cantine partecipanti sono quarantadue, con oltre 130 etichette in degustazione. Da Palazzo Roccabruna, che è la sede principale dell’evento – nonché dell’enoteca provinciale del Trentino – le iniziative si estendono anche nei 22 locali della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino che proporranno aperitivi e menù dedicati, oltreché nelle 18 cantine che aderiranno alla 25^ edizione di Cantine Aperte, consentendo ai visitatori interessanti escursioni nei luoghi in cui il vino nasce con degustazioni enologiche e gastronomiche (www.movimentoturismovino.it).

L’80^ edizione della Mostra offre un calendario ricco di proposte, in cui il vino incrocia la gastronomia, il Jazz ed altre coinvolgenti esperienze sensoriali. Si parte con le degustazioni ai tavoli dell’Enoteca giovedì 25 maggio dalle 17 alle 23. Stesso orario anche venerdì 26 maggio, mentre sabato 27 e domenica 28 maggio si apre alle 11 per chiudere rispettivamente alle 23 e alle 22.

Uno dei momenti qualificanti di questa ottantesima edizione è il talk show condotto da Nereo Pederzolli venerdì 26 maggio alle 17.00 a Palazzo Roccabruna: “Generazioni a confronto. Tra passato e presente uomini e donne del vino trentino”.

Pederzolli farà il punto su ottant’anni di mostra avvalendosi delle testimonianze di Elvio Fronza, Lucia Letrari, Giacomo Malfer, Filippo Scienza e Luigi Togn.

Jazz & Wine è l’appuntamento organizzato nella corte interna dell’Enoteca per trascorrere un’ora in compagnia del vino e del jazz “live” di Matteo Turella (chitarra), Luca Rubertelli (sax) e Giordano Grossi (contrabbasso) giovedì 25 maggio alle 20 e di Franco Testa (contrabbasso), Edoardo Morselli (chitarra) e Stefano Pisetta (batteria) venerdì 26 maggio alle 20.

Per chi invece preferisse un’immersione sensoriale fra luci, colore, musica, spettacolo e degustazione, ritornano anche quest’anno i laboratori del gusto “Divinisensi”, proposti da Carlo Casillo e Mariano De Tassis in collaborazione con il sommelier Mario Dorigatti: giovedì 25 e venerdì 26 maggio alle 19 e alle 21, sabato 27 maggio alle 18 e alle 21 e domenica 28 maggio alle 18 e alle 20 (prenotazioni allo 0461/887101).

Infine l’abbinamento cibo-vino: nella cucina di Palazzo Roccabruna i ristoranti Van Spitz di Frassilongo (venerdì dalle 19.00 alle 23.00) e Cant del Gal di Tonadico (sabato dalle 12.00 alle 23.00) si cimenteranno in piatti gustosi della tradizione abbinati ai vini in mostra.

Categorie
news ed eventi

Fivi, lettera al ministro: “Basta all’egemonia delle coop nei Consorzi del vino”

Sembra una risposta indiretta (o direttissima, dipende dai punti di vista) alle polemiche che nascono quotidianamente nel mondo del vino italiano. Fivi, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, attraverso una lettera inviata al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Maurizio Martina, chiede di “rivedere il modello di attribuzione del diritto di voto all’interno dei consorzi di tutela”. Come? “Prevedendo che i voti in assemblea spettino in misura fissa, per il 30% alla produzione delle uve, per il 30% alla trasformazione delle uve e per il 30% all’imbottigliamento”. Il restante 10% “sarebbe distribuito in base ai volumi prodotti nell’anno vendemmiale precedente dai soggetti rientranti in una o più delle tre categorie sopra citate”. Per garantire che il bilanciamento sia efficace, Fivi propone inoltre che i produttori che conferiscono alle cantine cooperative mantengano i voti connessi alla produzione di uva, per lasciare alle cooperative i voti derivanti dalla trasformazione e dall’imbottigliamento.

Le cooperative potrebbero in ogni caso raccogliere le deleghe dai singoli soci per l’attività di produzione. Ma tali deleghe “dovrebbero essere rinnovate a ogni singola assemblea”. La proposta è che ogni Consorzio di Tutela deliberi in merito al numero di deleghe massime che ciascun consorziato potrà portare in Assemblea, con un massimo di dieci. Questa misura andrebbe a riequilibrare il peso all’interno dei consorzi, dove oggi quello che dovrebbe essere un esercizio associato del voto, si trasforma in realtà nella golden share di un presidente o un direttore di cooperativa.

“La cooperazione ha enormi meriti in questo Paese e gode meritatamente della tutela Costituzionale – commenta la presidente Fivi Matilde Poggi – ma non crediamo rispecchi la volontà del legislatore la singolare circostanza che si è venuta a creare nei consorzi governati completamente da gruppi cooperativi, che sono in grado di imporre le proprie decisioni non solo a tutti gli altri consorziati, ma anche e soprattutto ai non consorziati in virtù dell’erga omnes. Lo scopo di questa proposta della FIVI è anche quello di evitare che si verifichino fenomeni di abbandono dei Consorzi esistenti per dare vita alla costituzione di nuovi, come già avvenuto nell’area di Soave, in Trentino e in corso di avvenimento in Oltrepò Pavese“. In quest’ultima area, in effetti, la scissione è già avvenuta, con la creazione del Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese, presieduto da Fabiano Giorgi.

La rappresentatività all’interno dei consorzi è oggi normata dal D.Lgs 61/2010, che prevede l’ammissione di viticoltori singoli o associati, di vinificatori e di imbottigliatori. “Questi possono votare in misura ponderale alla quantità prodotta nella precedente campagna vendemmiale -fa notare la Fivi – e se il consorziato svolge più di una funzione i voti si cumulano. Ciò ha portato al dominio delle cooperative di primo e secondo grado nei consorzi più importanti”.

Exit mobile version