Quali sono i vini italiani più esportati dell’estate 2024 nei vari Paesi del mondo? A rispondere è l’Osservatorio Edoardo Freddi International, la prima azienda italiana di export management del settore vino, con un fatturato 2023 che ha superato gli 86 milioni di euro (+6% rispetto al 2022) e 35 milioni di bottiglie commercializzate soprattutto in Stati Uniti, Germania, Uk, Danimarca, Singapore, Belgio, Svezia, Polonia e Cina.
EDOARDO FREDDI: I VINI BIANCHI PIÙ ESPORTATI DELL’ESTATE 2024
Prosecco (Veneto)
Principale mercato: Uk Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Prosecco in generale è stata del +48% crescita media a volume del Prosecco in generale è stata del +35,6%
Asti Spumante (Piemonte)
Principale mercato: Russia Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore dei vini astigiani in generale è stata del +41,2% crescita media a volume dei vini astigiani in generale è stata del +29%
Trebbiano (Abruzzo)
Principale mercato: Germania Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Trebbiano in generale è stata del +15% crescita media a volume del Trebbiano in generale è stata del +7,5%
Pinot Bianco (Trentino Alto Adige)
Principale mercato: Usa Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Pinot Bianco in generale è stata del +13% crescita media a volume del Pinot Bianco in generale è stata del +6%
Metodo Classico (Nord Italia)
Principale mercato: Svizzera Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Metodo classico in generale è stata del +8% crescita media a volume del Metodo classico in generale è stata del +3,5%
Vermentino (Sardegna)
Principale mercato: Usa e Germania Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Vermentino in generale è stata del +8% crescita media a volume del Vermentino in generale è stata del +4,2%
Timorasso (Piemonte)
Principale mercato: Usa, Canada e Uk Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Timorasso in generale è stata del +7% crescita media a volume del Timorasso in generale è stata del +3%
EDOARDO FREDDI: I VINI ROSSI ITALIANI PIÙ ESPORTATI
Lambrusco – metodo ancestrale (Emilia Romagna)
Principale mercato: Svezia Trend (giugno-luglio 2024 vs giugno-luglio 2023): crescita media a valore del Lambrusco in generale è stata del +6% crescita media a volume del Lambrusco in generale è stata del +3,7%
VINO ITALIANO ALL’ESTERO: PAROLA AI DISTRIBUTORI
Edoardo Freddi International ha poi intervistato i suoi distributori stranieri per capire quali siano i vini italiani più apprezzati all’estero quest’estate. Tra i più richiesti svetta il Prosecco che conferma tutti i trend del 2024 essendo anche il vino italiano più esportato in assoluto con il 44% di preferenze. Lo Chardonnay viene quindi scalzato dal primo posto ottenuto l’anno scorso, ma resta saldo in seconda posizione (40%). Terzo nella graduatoria dei vini italiani più richiesti all’estero troviamo il Pinot Grigio che si conferma in classifica nel 2024 e raccoglie un buonissimo 30% di preferenze.
La posizione appena sotto al podio nel 2024 la occupa il Lugana che si conferma nell’elite dei vini italiani più apprezzati all’estero (22%). Il vino rosso emiliano è un altro dei preferiti fuori dalla penisola grazie al suo gusto fresco e fruttato: il Lambrusco ottiene così un buon quinto posto nel 2024 con il 16% delle preferenze. Nella seconda metà della classifica troviamo, in ordine: Trento Doc (15%), Montepulciano (14%), Aglianico (11%), Vermentino (9%) e il Chianti Classico (7%).
L’XPORT DEL VINO ITALIANO NEL 2024: I CASI RUSSIA E GIAPPONE
«Nell’estate in corso – commenta Freddi – nonostante i problemi legati alle guerre e ai cambiamenti climatici, stiamo assistendo ad una crescita che varia dal +8% al +27% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (giugno e luglio 2023 vs giugno e luglio 2024)». Dopo un 2023 da dimenticare (calo in valore del 7,3% e del 4,4% nei volumi dell’export dei vini italiani nei cinque principali paesi importatori, ossia Usa, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone secondo l’Uiv), l’export di vini bianchi e dei vini rossi è ripartito nel primo quadrimestre del 2024 con alcuni numeri positivi e ha totalizzato, secondo i dati certificati dall’Istat, il +5,8% nei volumi e +7% nei valori (oltre 2,5 miliardi di euro). Ma la luce in fondo al tunnel è ancora lontana.
L’exploit dei primi mesi, soprattutto di gennaio e febbraio, è dovuto quasi interamente alle richieste provenienti dalla Russia. Dal prossimo maggio saranno introdotte le nuove accise sugli alcolici e quindi i distributori russi hanno preferito anticipare i futuri aumenti di costi facendo una scorta di vini, in primis quelli italiani. Più o meno lo stesso ragionamento si può fare per il Giappone, l’altro grande acquirente dei vini italiani in questo inizio di 2024. Infatti anche qui una legge, in questo caso si tratta di una riforma dell’autotrasporto merci che imporrà un abbassamento della durata massima delle ore di lavoro di camionisti e corrieri, ha convinto i giapponesi ad importare molto più vino.
Tuttavia qualche spiraglio si è iniziato a vedere, in parte per i vini rossi per i quali il 2023 era stato veramente un ‘annus horribilis’, ma soprattutto per i bianchi e in particolare per le bollicine che nei primi tre mesi del 2024 hanno fatto registrare un +7,3% in volume (Uiv). Secondo l’ultimo report Mediobanca ci si aspetta un aumento del 6,8% nel 2024 rispetto al 2023 nell’export di questa tipologia di vini.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Rottensteiner principe abbinamenti alta cucina Sissi Andrea Fenoglio
Se ogni principessa ha il suo principe, Sissi ha trovato Rottensteiner. Almeno per un pranzo, d’alta cucina. Lo scorso weekend, al noto ristorante di Merano è andato in scena l’abbinamento gourmet tra i vini della Tenuta di Bolzano, fondata nel 1950 da Hans Rottensteiner, e i piatti dello chef Andrea Fenoglio. Un matrimonio andato ben oltre i canoni classici del riuscitissimo winepairing. A “sfidarsi”, tra il calice e le forchette, ecco diverse annate di Pinot Bianco, Schiava, Lagrein, Santa Maddalena e Gewürztraminer. Tutti vini con un comune denominatore: il porfido. La roccia rossa di origine vulcanica che caratterizza gran parte del suolo dei vigneti di Rottensteiner si tramuta in vini dal netto profilo sapido-minerale, tesi e al contempo profondi. Certamente longevi.
Il porfido è una caratteristica intrinseca allo stesso cognome che identifica la Tenuta: dal tedesco “Rot” significa “Rosso” e “Steine” vuol dire “Pietre”. Ma l’occasione è di quelle che spostano l’attenzione dal particolare al generale. Il pranzo dimostra l’estrema versatilità dei vini dell’Alto Adige nell’abbinamento con ingredienti e piatti della tradizione italiana – come trota salmonata, vitello tonnato, guancia di vitello, pollo e Strudel di mele – rivisitati con richiami orientaleggianti (wasabi, Dashi, Katsuobushi) e intriganti connotazioni fumé (tuberi e radici affumicate). Non certo una prova semplice quella a cui si sono sottoposti i vini di Rottensteiner. Un po’ come studenti volontari per l’interrogazione del lunedì, che risultano promossi a pieni voti. Sia da soli che nel pairing.
I VINI DI ROTTENSTEINER ALLA PROVA DELL’ALTA CUCINA
Ad aprire le danze ecco un classico del ristorante Sissi: la “Pizza liquida“, abbinata a una bollicina. Manca uno spumante nella gamma di Toni, Hannes, Judith ed Evi Rottensteiner, dunque la scelta ricade su una certezza assoluta per il Metodo classico dell’Alto Adige: Arunda. Un messaggio chiaro, quello della famiglia di produttori altoatesini, in accordo con lo chef Andrea Fenoglio: la produzione vinicola dell’Alto Adige è giunta a punte di qualità tali da poter consentire l’esordio a tavola con uno Champenoise locale, al posto uno Champagne o di qualsiasi altro Metodo classico italiano; proseguendo poi con bianchi e rossi, per finire con un passito. Tutto “Made in Bolzano“.
Con l’antipasto del Sissi “Avanti con il Vitello Tonnato” la sfida inizia a entrare nel vivo. Nel calice ci sono due annate del Pinot Bianco “Carnol”, la 2022 e la 2012. Neppure a dirlo, è la vendemmia con qualche anno sulle spalle a convincere di più nell’abbinamento. Il colore è ancora splendido, d’un giallo paglierino intenso con riflessi dorati. Rintocchi leggeri di idrocarburo aprono il naso insieme a note mentolate e di erbe come timo e verbena.
Ma è al palato che si gioca la partita perfetta per il piatto, grazie a una componente glicerica che ne sostiene il sapore deciso e sapido, legandosi alla consistenza cremosa data dalla parziale lavorazione del vino in barrique. Carnol 2022 è giovane e di gran prospettiva. Freschezza, agrumi, balsamicità e una gran sapidità lo rendono già bevibilissimo, consigliando però di tenere da parte qualche bottiglia in attesa di una sicura, positiva terziarizzazione degli aromi.
ROTTENSTEINER DAL PRIMO AL DOLCE: GLI ABBINAMENTI GOURMET DEL SISSI
Rottensteiner principe di abbinamenti dalta cucina al Sissi di Andrea Fenoglio 4
Rottensteiner principe di abbinamenti dalta cucina al Sissi di Andrea Fenoglio 2
Rottensteiner principe di abbinamenti dalta cucina al Sissi di Andrea Fenoglio 6
Il primo del Sissi, Trota salmonata con Dashi e Katsoubushi, è il piatto della svolta. L’abbinamento Rottensteiner-Fenoglio giunge a livelli di piacevolezza estremi, grazie all’Alto Adige Schiava Doc Vigna Kristplonerhof 2022. Tendenza umami e wasabi si legano alla spezia dosata della Schiava, con i suoi tannini sottili e la sua slanciata sapidità. Ma quel che sorprende è la perfetta concordanza tra la croccantezza e la pulizia estrema delle note fruttate del vitigno e i sapori delicati del pesce, ben diffuso in fiumi, torrenti e laghi altoatesini. Fondamentale nella buona riuscita del pairing è la temperatura di servizio della Schiava, leggermente fresca.
Fascino assoluto anche con i “Tuberi e Radici affumicate” dello chef del ristorante Sissi, a sposarsi con due annate (2022 e 2016) dell’Alto Adige Santa Maddalena Classico Doc Vigna Premstallerhof. Il pairing funziona alla perfezione con entrambi i vini, ma sono la maggiore densità e peso specifico della straordinaria annata 2016 ad avere la meglio al traguardo, al fulmicotone, controbilanciando divinamente il carattere sapido e fumé del piatto.
Più didattici, ma comunque ottimamente riusciti, gli abbinamenti dell’Alto Adige Santa Maddalena Classico Doc Vigna Premstallerhof Select 2022 con il “Pollo di Vigna, Maionese allo zafferano, Salsa alla liquirizia e peperone crusco” (qui il Paradiso è assicurato anche dal contrasto tattile tra le consistenze cremose e croccanti con quella “liquida” del nettare targato Rottensteiner) e dell’Alto Adige Lagrein Gries Riserva Doc Select 2021 e 2010 con la Guancetta di Vitello al Lagrein proposta da Andrea Fenoglio (ottimo il pairing con entrambe le vendemmie). Indiscutibili, infine, lo Strudel di Mele moderno e i “Dolci a caso” accostati a uno dei vini simbolo di Rottensteiner, l’Alto Adige Gewürztraminer Passito Doc Cresta 2020. E vissero tutti, felici e contenti.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Dalla Ribolla al Pinot Nero 18 vini fermi e spumanti del Friuli diventano Dop
Friuli Dop e Friuli Venezia Giulia Dop, con le rispettive traduzioni in sloveno “Furlanija” e “Furlanija Julijska krajina“, sono state iscritte nel registro europeo dei vini a Denominazione di origine protetta (Dop). L’atteso via libera è arrivato il 13 novembre, attraverso la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del Regolamento di esecuzione Ue 2020/1680 del 6 novembre 2020, in riferimento all’articolo 99 del regolamento Ue 1308/2013 del Parlamento e del Consiglio europeo.
La tutela delle nuove Dop potrà essere riservata ad alcuni vini fermi e frizzanti originari delle provincie di Pordenone, Gorizia, Trieste e Udine nel Friuli Venezia Giulia. Un’area importante per la viticoltura italiana, con le prime tracce comprovate già a partire dall’VIII secolo a.C.
In particolare, nella Dop della Regione Friuli Venezia Giulia sono state inserite 18 tipologie di vini e spumanti: Bianco friulano, Ribolla gialla Spumante Metodo italiano (Charmat) e Spumante Metodo classico, Verduzzo, Riesling, Chardonnay, Traminer, Malvasia, Pinot bianco, Pinot grigio, Pinot nero, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e Refosco dal Peduncolo Rosso. I vini friulani si uniscono così ad altri 1174 vini Dop già tutelati dall’Ue.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
(4,5 / 5) Cantina Bolzano, nata nel 2001 dalla fusione di Cantina Gries (fondata nel 1908) e Cantina Santa Maddalena (fondata nel 1930), è una delle più importanti realtà cooperative altoatesine. Il suo PinotBianco Weissburgunder 2019 si è aggiudicato 4.5 “cestelli della spesa” nella valutazione di Vinialsuper.
LA DEGUSTAZIONE
Nel calice si presenta di un bel giallo paglierino luminoso riflessi verdolini. Molto espressivo al naso dove emergono subito note di fiori bianchi e gialli freschi e scorza d’agrume. In bocca risaltano la grande freschezza e la bella vena salina. Il sorso chiude pulito, con ritorno di agrumi ed un tocco di spezia.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Vendemmia 2020 taglio del 20 delle rese nel Collio. La decisione del Consorzio
Anche il Consorzio di Tutela Vini Collio abbassa le rese per la vendemmia 2020, di una percentuale pari al 20% per tutti i vitigni disciplinati dalla Doc Collio: Pinot Bianco, Sauvignon, Friulano, Malvasia e Ribolla Gialla, per citarne alcuni.
L’ente, che comprende circa 300 produttori tra viticoltori e imbottigliatori per una superficie di 1500 ettari di vigneti collinari, ufficializza oggi la decisione dopo l’assemblea di martedì 30 giugno.
“Il compito del Consorzio – spiega David Buzzinelli, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Collio – è quello di essere un organo di tutela del territorio, il nostro asset più importante. In un momento così delicato l’ascolto dei soci è stato fondamentale per indirizzare le nostre scelte verso la soluzione di abbassare le rese”.
“Questa decisione – aggiunge il numero uno del Consorzio di Tutela Vini Collio – ha l’obiettivo di supportare i viticoltori in difficoltà a causa dell’evento pandemico in corso e del conseguente calo delle vendite, mantenendo al contempo elevata la qualità dei nostri vini, riconosciuti in tutto il mondo per la loro eccellenza”.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Covid 19 in Alto Adige giù le rese del vigneto. Ritoccati anche Pinot Grigio e Schiava 1
“Meno uva, più qualità”. Anche l’Alto Adige riduce le rese in vigneto per la vendemmia 2020, a partire dai vitigni più coltivati nella regione: Pinot Grigio e Schiava. A deciderlo è stata l’Assemblea generale del Consorzio Vini Alto Adige con oltre il 70% di voti a favore, dopo il consulto con il Südtiroler Beratungsring, il Centro di Consulenza per la fruttiviticoltura. Il taglio, voluto anche per arginare le conseguenze di Covid-19 sul settore vitivinicolo altoatesino, si assesta su una percentuale compresa tra il 15 e il 30%, a seconda del vitigno.
In particolare, tra le varietà a bacca bianca, il Pinot Grigio passa dal da 130 a 115 quintali per ettaro (- 12%). Il Gewürztraminer subisce una riduzione del 25%, passando da 120 a 90 quintali. Per il Pinot Bianco un calo del 19%: si passa da 130 a 105 quintali ettaro. Stessa percentuale di decrescita (- 19%) per lo Chardonnay: da 130 a 105.
Quanto alle rese dei vitigni a bacca rossa, per la Schiava è stato deciso un taglio dell’11%, ovvero da 140 a 125 quintali per ettaro. Tra i vitigni che subiranno un “taglio” più marcato in vigneto per la vendemmia 2020 c’è il Pinot Nero: riduzione del 25% per il pregiato rosso dell’Alto Adige, che passa da 120 a 90 quintali ettaro.
“La riduzione delle rese – spiega il Direttore del Consorzio Vini Alto Adige Eduard Bernhart – ha un duplice effetto perché, se da una parte viene da anni già portata avanti autonomamente da moltissime cantine del territorio”.
Le aziende hanno compreso l’importanza di un calo della produzione allo scopo di ottenere vini di maggiore qualità, dall’altra ci aspettiamo possa dare respiro a tutte quelle realtà che a causa del Covid-19 hanno registrato un calo importante del mercato“.
Per far fronte a questa situazione, il Consorzio altoatesino ha deciso di guardare all’esempio di altri territori. “Ci siamo messi anche in ascolto di altri territori – evidenzia Bernhart – e abbiamo avanzato questa proposta di riduzione delle rese per la vendemmia 2020 che si inserisce quindi in un momento di forte cambiamento dei mercati. Era necessario agire in maniera rapida e proattiva, per sostenere i viticoltori altoatesini nel particolare contesto che stiamo vivendo”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Eugenio Rosi una vita a 50 quintali di uva per ettaro. E un cartello come manifesto 1 Copia
Molto più di un semplice cartello stradale al posto sbagliato. Eugenio Rosi, vignaiolo trentino della Vallagarina, è riuscito a trasformare un limite in una virtù, per la quale chiedere “attenzione e rispetto”. Gli è bastato aggiungere la scritta “quintali di uva per ettaro” a un cartello indicante il limite di 50 chilometri orari per dare voce a centinaia di vignaioli italiani ai tempi di Covid-19. Usando solo un pennarello indelebile.
“Distillazione e vendemmia verde – spiega Eugenio Rosi a WineMag.it – sono tematiche attuali, ma lontanissime dalla nostra realtà. Noi, piuttosto, attendiamo il ritorno dei turisti e di vedere i ristoranti di nuovo pieni”.
Il cartello stradale è appeso a un palo del nuovo vigneto di Rosi, in frazione Anghebeni del comune di Vallarsa, in provincia di Trento. Il vento freddo proveniente delle Dolomiti sferza le viti di Pinot Bianco, a 650 metri sul livello del mare.
“Questo è il primo anno in cui vediamo qualche grappolo”, chiosa Eugenio Rosi. L’impianto risale infatti al 2016. Una volta produttivo, entrerà a far parte dell’uvaggio del vino bianco “Anisos“, assieme a Nosiola e Chardonnay.
“Ho trovato il cartello col limite dei 50 Km/h due anni fa – spiega il vignaiolo trentino – ma solo nei giorni scorsi ho pensato di aggiungerci la scritta ‘quintali di uva per ettaro‘. Ho sentito che in molti territori si sta discutendo dell’abbassamento delle rese, soprattutto a causa del Covid-19, non ultimo in Alto Adige”.
Buone notizie, soprattutto se queste operazioni si tramuteranno nella produzione di vini di maggiore qualità. Non bisogna però dimenticare che qualcuno ha sempre lavorato in questo modo, con le rese basse”.
“Quello che spero – sottolinea Rosi – è che la gente si ricordi di noi vignaioli, dei vini che produciamo. E capisca dove risiede il vero rapporto qualità prezzo, ovvero nella qualità assicurata negli anni, anche grazie a rese basse in vigneto, venduta a un prezzo onesto”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
I vini della Valle Isarco in 60 assaggi delle 19 cantine. E lAlto Adige da scoprire 25
“Dopo un periodo di crescita e maturazione delle viti scandito da eventi atmosferici estremi, a fine estate 2019 sono arrivate condizioni meteorologiche ideali, che hanno propiziato una buona vendemmia con uve di qualità promettente”. Con queste parole il direttore del Consorzio Vini Alto Adige, Eduard Bernhart, commenta la vendemmia 2019 nella regione del nord Italia.
Cosa aspettarsi nel calice? “Vini bianchi ricchi di aromi freschi e fruttati – riferisce Bernhart – con una spiccata acidità, struttura elegante e un ottimo potenziale d’affinamento, soprattutto per i vini provenienti dalle quote più elevate”. Quanto ai rossi, sono da aspettare in cantina per poter godere appieno del loro potenziale.
L’ANDAMENTO ATMOSFERICO NEL VIGNETO
L’inverno 2018/19 è trascorso con temperature insolitamente calde, a tratti già quasi primaverili, e se si eccettuano le nevicate copiose dei primi giorni di febbraio, si è trattato di un anno piuttosto asciutto.
Dopo un marzo altrettanto avaro di precipitazioni e più caldo delle medie stagionali, in aprile e maggio è prevalso, invece, un clima piuttosto umido accompagnato, soprattutto in maggio, da temperature troppo basse per la stagione.
Parallelamente, la primavera ha visto imperversare fenomeni meteorologici estremi, tanto che già in aprile si sono verificate le prime grandinate, e vari periodi freddi hanno aumentato il rischio di gelate tardive.
Per questi motivi nel 2019 la fioritura è cominciata in ritardo e ha dovuto fare i conti con un tempo assai variabile, caratterizzato da temperature decisamente inferiori alla media, soprattutto in maggio. Questo ritardo si è ripercosso sull’inizio della maturazione, che rispetto alle medie pluriennali è arrivato con una sfasatura di 10-14 giorni.
Dopo la vendemmia anticipata per la raccolta delle uve base per lo spumante avvenuta intorno alla fine di agosto e ai primi di settembre, la vendemmia 2019 vera e propria in Alto Adige è cominciata a metà settembre, con un ritardo di circa due settimane rispetto al 2018.
Pinot bianco, Pinot grigio, Chardonnay e Sylvaner si distinguono sia per la loro acidità, fresca e gradevole, sia per la loro struttura elegante. Il Gewürztraminer si presenta elegante e con note fruttate mature, mentre il Sauvignon dei vigneti più pregiati sfodera un’acidità accattivante, accompagnata da un ventaglio aromatico molto tipico.
Anche la Schiava del 2019 ha una tipicità molto marcata; fruttata, sapida, ben strutturata, elegante e di piacevole beva. Pinot nero, Lagrein, Merlot e Cabernet in quest’annata hanno avuto parecchie difficoltà. Sempre secondo il Consorzio, !”avranno bisogno di più tempo per affinare bene in cantina, sviluppando tutto il loro potenziale”.
Per il Lagrein, a causa delle violente grandinate abbattutesi sugli appezzamenti classici nella conca di Bolzano, purtroppo si è registrato un calo della resa che in alcuni casi ha sfiorato il 70%.
In Valle Isarco e in Val Venosta, i vini dell’annata 2019 fanno risaltare caratteristiche di freschezza e acidità, accompagnate da note fruttate intense e da una gradazione alcolica inferiore agli anni passati. In tutto l’Alto Adige, il totale delle uve vendemmiate ha fatto segnare un calo del 10-15% rispetto alla media.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Santa Massenza, piccola frazione di Vallelaghi. Pochi chilometri da Trento, a destra dell’Adige, lungo la strada che attraversa la splendida Valle dei Laghi e conduce al lago di Garda. Poco più di 150 abitanti e 5 distillerie. Un fazzoletto di terra chiuso fra i vigneti ed il lago di Santa Massenza che custodisce la tradizione della distillazione artigianale. È qui che ogni anno va in scena la “La notte degli alambicchi accesi“.
Una manifestazione, organizzata con la collaborazione di Strada del Vino e dei Sapori del Trentino e Trentino Marketing, che fonde insieme teatro ed enoturismo svoltasi in questo 2019 dal 6 all’8 dicembre. Francesco Poli, Casimiro, Giovanni Poli, Maxentia, Giulio e Mauro Poli sono i produttori protagonisti.
Ci vuole più tempo a pronunciare i loro nomi che a recarsi a piedi da una distilleria all’altra. Centimetri che non impediscono, ad ognuna, di esprimersi con estrema identità. Tutte distillerie che “derivano” dall’attività di viticultura e “dall’esser vignaioli”. Tutte con un unico comune denominatore: la Nosiola.
L’unico vitigno autoctono trentino a bacca bianca trova qui il suo areale d’elezione. Quel vitigno che sfruttando i venti locali (il Pelér e l’Ora) da vita ad un passito fragrante e profumato, il Vino Santo, da in realtà anche ottimi vini fermi, basti pensare alla versione “col fondo” della distilleria Francesco Poli.
Ma non solo. Le vinacce della Nosiola sono alla base delle grappe delle Valle dei Laghi. Talvolta in purezza e talvolta in taglio con altri vitigni. Talvolta bianca, talvolta invecchiata.
Ecco quindi tornare, ancora una volta, Distilleria Francesco Poli che nelle parole di Alessandro spiega la necessità di “tutelare la biodiversità trentina” attraverso i vini da Nosiola, il Vino Santo, e la grappa di Nosiola e di Schiava (altro vitigno trentino, stavolta a bacca rossa).
Graziano, presso Giovanni Poli, invita all’assaggio di una mini verticale. Grappa di Nosiola 24mesi sorprende con una freschezza mentolata. Grappa di Nosiola 36 mesi è più morbida ed avvolgente. Grappa di Vino Santo rimanda alla frutta secca ed alle note sapide.
Dalle mani di Bernardino Poli (Casimiro) escono vini freschi e piacevoli non solo da Nosiola ma anche una Schiava Rosè ed un bianco da Piwi (Solaris, Johanniter, Bronner) profumato e tropicale. Le grappe invecchiate sono morbide mentre le bianche tendono a marcare la nota “verde” tipica della grappa tradizionale.
Mauro, di Giulio e Mauro Poli, presenta una grappa di Schiava e Nosiola dritta e verticale, cosi come la Grappa Maxentia che fa dell’immediatezza il suo biglietto da visita.
MASO NERO
Ben fuori dalla Valle dei Laghi, a Grumo frazione di San Michele all’Adige, in piena Piana Rotaliana, ha sede un’altra importante realtà della distillazione artigianale: l’Azienda Agricola Zeni, guidata da Rudy e dal padre Roberto.
Sintetizzare Zeni con una Grappa è quantomeno riduttivo. Zeni è un’azienda vinicola certificata bio dal 2011. Oltre 12 ettari vitati che danno vita a circa 120.000 bottiglie anno suddivise in 13 etichette di vini fermi e 3 etichette di Trento Doc “Maso Nero” (dal nome del maso nelle cui cantine riposa il metodo classico).
Zeni è una distilleria da 12.000 bottiglie anno suddivisa in 8 etichette. Grappe bianche affinate un anno in acciaio e grappe invecchiate in oltre 200 barrique finanche a 15 anni.
Zeni è anche Nero Brigante. Birra artigianale (al momento in gamma un Blanche, una Vienna ed una Golden Ale) ad alta fermentazione che utilizza i lieviti del Metodo Classico.
Espressioni di Teroldego in acciaio e legno, entrambe identificative di un territorio e di uno stile. Una Nosiola “vinificata in rosso” per estrarre il più possibile dalle bucce ed affinata per un mese in legno che racconta l’aromaticità del vitigno.
Trento Doc Rosè, 60% Pinot Nero 40% Chardonnay, profumato e croccante. Trento Doc Pas Dosè, 100% Pinot Bianco, ricco e rotondo nasconde la sua viva acidità fino alla chiusura, leggermente amaricante, del sorso.
Grappe da Teroldego. La 12 anni, vendemmia 2004, conquista con eleganza ed un ottimo bilanciamento fra varietale e legno. La Grado pieno, 59%, vendemmia 2001, è potente ma l’alcool non disturba ed in bocca sviluppa un ventaglio di aromi degna di distillati esteri più blasonati.
LA GRAPPA TRENTINA OGGI
Tutelata sin dal 1960, data di fondazione dell’Istituto di Tutela, la Grappa Trentina è oggi uno dei fiori all’occhiello della distillazione Italiana. Un disciplinare ferreo che limita tanto la zona di produzione (alla sola Provincia di Trento) quanto i tempi di distillazione (che deve concludersi entro il 31 dicembre per garantire la freschezza delle vinacce).
Ad oggi sotto il marchio di tutela Grappa del Trentino IG o Grappa Trentina IG viene prodotta circa il 10% dell’intera produzione nazionale. Grappe dalle sfumature diverse a seconda della sottozona, dei vitigni utilizzati e della mano del distillatore. Perché, ancora oggi, distillare è un’alchimia di scienza ed esperienza.
A fare il punto sulla Grappa Trentina oggi è Mirko Scarabello, presidente dell’Istituto di Tutela. Nelle sue parole emerge il quadro di un prodotto che ha retto bene agli scossoni del mercato dell’ultimo decennio, dato dal calo generale del consumo di alcolici dato dalla crisi e dai maggiori controlli sulle strade.
La Grappa Trentina ha resistito grazie alla sua qualità in un momento storico che ha fatto “pulizia” di molti prodotti non eccelsi e ad oggi vede un graduale recupero di mercato. Mercato che si sta aprendo sempre più verso il sud Italia in regioni che si scoprono amanti delle buona grappa.
Quote di mercato rosicchiate agli altri competitor nazionali, in primis grappe Piemontesi e Venete, che spesso faticano a tenere il passo qualitativo della Grappa del Trentino pur spuntando, a volte, prezzi più alti sul mercato.
Quote di mercato che ancora non si riesce a sottrarre ai distillati esteri quali Whisky, Rum e Cognac forti non solo di una fama ed una tradizione difficile da scalzare, ma anche di una tipologia di consumo diversa.
Ecco quindi l’idea di proporre la Grappa anche come ingrediente nella Mixology, ad esempio attraverso la collaborazione e le creazioni del bartender Leonardo Veronesi (già incontrato da Winemag durante la nostra visita in Marzadro) per favorirne sempre più la conoscenza e la diffusione fra i consumatori più attenti.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Trento Doc, Vermut Altolago, Amaro Marzadro. Si apre così la nostra visita alla Distilleria Marzadro, a Nogaredo (TN). Un twist sullo “Sbagliato” a base di prodotti del territorio. A proporlo è il bartender Leonardo Veronesi (del Rivabar di Riva del Garda) che collabora con Marzadro proprio per sdoganare la Grappa, prodotto regina della distilleria, in mixology.
L’approccio è chiaro: proporre la grappa in miscelazione per introdurla al consumo in purezza. Strizzare l’occhio al bere mescolato sia per volumi sia come veicolo per rendere il brand riconoscibile ed evolvere il consumatore verso il consumo in purezza.
Questo perché il competitor non è più il vicino di casa, grappaiolo pure lui. La concorrenza oggi sono gli altri grandi distillati, come Whisky, Cognac e Rum, tanto quanto i sempre più presenti Gin e Botanical Spirit.
Lavorare quindi sulle potenzialità della grappa come ingrediente, senza quindi sviluppare un prodotto apposito come invece hanno fatto altre aziende. Drink a base grappa che divengono accompagnamento a piatti gourmet. Abbinamento cibo-cocktail che trova qui un’ulteriore sdoganamento.
Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Alle spalle c’è la storia e la tradizione di un’azienda nata sul finire degli anni ’40 per volere dei fratelli Sabina ed AttilioMarzadro e cresciuta nel tempo fino all’avvio dell’attuale stabilimento nel 2004. Sempre sotto il segno della qualità.
Otto alambicchi a bagnomaria . Gestione separata delle vinacce e degli sgrondi. Circa 50.000 quintali di vinacce lavorate ogni anno, tutte da viticoltura trentina. Periodo di distillazione di circa 100 giorni all’anno per poter lavorare la materia prima a breve distanza di tempo da vendemmie e vinificazioni. 27 milioni di bottiglie/anno suddivise in oltre 70 etichette differenti.
Numeri di quella che è, ad oggi, “un’azienda grande fra le piccole” come sottolineano gli eredi di casa Marzadro Alessandro e Stefano.
LA DISTILLERIA
Entrare nella distilleria significa entrare in un edificio appositamente pensato e realizzato per fare la grappa e comunicarla al consumatore. Un edifico che punta all’ecosostenibilità ed all’integrazione col territorio finanche al tetto, ricoperto da un manto vegetale.
Già dall’esterno si ha un immediato senso di accoglienza dato dall’assenza di una recinzione che divida dalla strada antistante. Colori tenui e le grandi vetrate del punto vendita che invitano a fermarsi anche solo per curiosare.
All’interno risulta chiaro come la parte operativa-produttiva e la parte da “enoturismo” condividano gli spazi senza intralciarsi vicendevolmente.
La sala di distillazione, il sancta sanctorum dell’impianto, è attorniata da un corridoio che permette ad eventuali visitatori di osservare le varie fasi senza disturbare.
Ma dietro a questo studio estetico-funzionale c’è tutta l’esperienza e la ricerca della qualità delle generazioni della famiglia Marzadro. Alambicchi in rame “a bagnomaria” per ottenere distillazioni più pulite rispetto ai tradizionali “cestelli”. Due batterie di sistema alambicco-colonna che convergono su due contatori piombati per ragioni fiscali (l’equivalente dei “spirit safe” scozzesi). Oltre 2400 sigilli daziali a garantire l’incolumità della produzione.
Ma nonostante la tecnologia e gli automatismi la distillazione è ancora, in parte, un gioco di sensibilità. Il sapere si tramanda ancora oggi con la nuova generazione che lavora a fianco della precedente.
LA BOTTAIA
1000 Kg di vinaccia, lavorati per circa 4 ore, danno origine a circa 60 litri di grappa. Grappa bianca che in alcuni casi verrà invecchiata. La bottaia trasmette lo stesso “concept” architettonico della produzione: convivenza fra lavoro e visita, fra esigenze tecniche e turismo.
Se le botti sono custodite in depositi sotto sigillo della Guardia di Finanza per ragioni fiscali per il visitatore è comunque possibile osservarle grazie ad un camminamento sopraelevato.
Oltre 3000 botti fra Ciliegio, Acacia, Frassino. Legni di diversa grana e diversa tostatura. Botti ex Porto. Anfore di terracotta. Tutti ingredienti della formula alchemica dell’invecchiamento. Elementi dello stile della Casa.
Materiale e tempo che creano la gamma dei prodotti invecchiati Marzadro, dall’iconica “18 Lune” alla linea “Giare“, finanche alla grappa affinata in anfora.
MADONNA DELLE VITTORIE
Marzadro però non è solo grappa. Da tre anni è stata infatti acquisita Madonna delle Vittorie, una realtà fatta di una cantina ed un frantoio. Siamo ad Arco (TN), punta nord del Lago di Garda.
Lavorazione artigianale delle olive (anche conto terzi, vista la scarsità di frantoi nell’areale), 50% varietà nere 50% varietà verdi, per produrre un olio Garda Dop fragrante, dal colore brillante che alterna dolcezze a note amaricanti e ad una leggere piccantezza.
Teroldego, Rebo, Nosiola, Gewurtraminer, Pinot Bianco, Chardonnay. Filari stretti per creare competizione fra le viti. Circa 40 ettari in conduzione di cui 8 di proprietà. Produzione annua di 150.000 bottiglie. Un Trento Doc fragrante e fruttato ed una linea di vini fermi che, così come l’olio, sembrano cercare una proprio specifica identità.
L’areale del nord Garda è una sottozona molto particolare. Una zona che attutisce le annate molto umide anche grazie ai due venti che soffiano regolari, il Pelér al mattino e l’Ora al pomeriggio. Zona di sbalzi termici. Quasi una goccia di mediterraneo nel nord Italia.
Ma se questa parte di mondo da vita ad un olio la cui qualità è conosciuta e rinomata per i vini l’identità è ancora tutta da scoprire. La Nosiola, unico vitigno autoctono trentino a bacca bianca, da vini ancora sconosciuti ai più così come il Gewurztraminer che qui ha una declinazione differente, meno aromatica e più elegante, rispetto all’areale altoatesino.
Un angolo di Trentino ad oggi forse più noto come località da turismo sportivo (vela, arrampicata e bici le attività principali) che però nasconde in se un piccolo cuore enogastronomico da scoprire.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Terre dOltrepò Piwi in campo 7 cloni resistenti di Pinot Nero e Pinot Bianco
BRONI – Cinque incroci “resistenti” di Pinot Nero e due di Pinot Bianco, per vincere la sfida dei cambiamenti climatici e trovare alternative al “biologico”. Queste le direttrici lungo cui si muove il “progetto Piwi” di Terre d’Oltrepò, cooperativa dell’Oltrepò pavese che raggruppa circa 700 viticoltori, per oltre 4 mila ettari di vigneto.
Le barbatelle sono state messe a dimora la scorsa primavera, in un terreno di circa mille metri quadrati di proprietà di uno dei conferitori, a Borgoratto Mormorolo (PV). Si tratta dei Pinot Bianco “109-033 SK-00-1/7 x Pinot blanc” e “109-052 SK-00-1/7 x Pinot blanc” e dei Pinot Nero “156-1017 Pinot noir x 99-1-48”, “156-869 Pinot noir x 99-1-48”, “156-680 Pinot nero x 99-1-48”, “156-537 Pinot noir x 99-1-48” e “156-312 Pinot noir x 99-1-48”.
Il campo sperimentale è gestito dallo staff agronomico di Terre, in collaborazione con i vivai Rauscedo e l’Università di Udine, con la supervisione del professor Osvaldo Failla, direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano.
“Si tratta dell’inizio di un percorso che ci consentirà di valutare la risposta, nel nostro territorio, di questi incroci resistenti alle malattie fungine – spiega Andrea Giorgi, presidente di Terre – altrimenti noti come Piwi. La risposta a peronospora e oidio è stata eccellente, solo con un paio di trattamenti”. La fase due sta per entrare nel pieno.
Procederemo a delle micro vinificazioni delle uve dei singoli incroci di Pinot Nero e Pinot Bianco, per comprenderne le caratteristiche e selezionare quelli che ci danno i risultati migliori”.
Dopo le variazioni dei protocolli di vigna e di cantina apportate dall’avvento dell’enologo Riccardo Cotarella, Terre d’Oltrepò si candida dunque ad apripista dei Piwi – questa la sigla con cui vengono indicati i “vitigni resistenti” – nel territorio che la vede protagonista, con quasi un terzo dei 13.500 ettari di vigneto oltrepadano.
Gli incroci di Pinot Nero e di Pinot Bianco potrebbero però riservare delle sorprese. “Ho assaggiato diversi vini prodotti con i Piwi – avverte Giorgi – e mi sono reso conto che i risultati sono molto differenti da quelli delle varietà tradizionali”.
Non sappiamo ancora cosa salterà fuori da questo progetto, ma l’impressione è che si tratti di qualcosa di diverso da quello a cui siamo abituati: non sarà il solito Pinot nero, per intenderci”. E allora perché investirci?
“Si sta un po’ perdendo la trebisonda sul tema del biologico – risponde il presidente di Terre d’Oltrepò – si parla molto dei cambiamenti climatici, del caldo, dei vigneti che si sposteranno sempre più a nord e in altezza, ma ci si dimentica che il clima è solo una delle componenti del terroir e dell’ecosistema delle vigne”.
“Se noi ci spostiamo troppo in alto, e penso in particolare ad alcune zone dell’Oltrepò pavese, troveremo sì temperature più fresche, ma non certo gli stessi terreni, adatti alla singola varietà”, ammonisce Giorgi.
Gli investimenti sui Piwi di Terre hanno anche una ragione economica. “Un singolo trattamento per un’avversità – evidenzia il numero uno della cooperativa – vale per i nostri soci 500 mila euro. Soldi che con le varietà resistenti è possibile risparmiare”.
“Sulla scorta di queste considerazioni – spiega ancora Andrea Giorgi – ci siamo mossi a 360 gradi. Da un lato per far capire ai viticoltori che si può produrre qualitativamente bene anche impiegando meno fitofarmaci e dall’altro investendo in questi incroci di Pinot Nero e Pinot Bianco”.
“Il vero problema di Terre d’Oltrepò – chiosa il presidente Giorgi – è che diversi soci soci sono stati guidati male nelle scelte delle varietà da piantare nei loro terreni, seguendo il mercato più che la vocazionalità. Il nostro lavoro consiste oggi nel far loro comprendere che terreno, mercato e obiettivi aziendali sono cardini inscindibili su cui costruire le strategie vincenti del futuro”.
Del resto, Terre d’Oltrepò si sta avvicinando al 100% di mutualità prevalente. La cooperativa, negli ultimi anni, ha dunque scelto di acquistare uve e vino solo dai propri soci, senza ricorrere al mercato, spesso segnato dalle speculazioni dei broker.
Unica eccezione nel 2017. “In quell’anno siamo stati l’azienda che ha denunciato più danni in Oltrepò a causa delle gelate – commenta Andrea Giorgi – forse perché gli altri sono stati più fortunati… Quell’anno la mutualità fu all’85%. Un bel traguardo essere arrivati in questo 2019 a sfiorare il 100%, anche se commercialmente avremmo guadagnato molto di più acquistando vini sul mercato”.
Il progetto sui Piwi non esclude comunque investimenti sul fronte del bio, che vede ancora una volta i soci di Terre protagonisti. A confermarlo è sempre il presidente Andrea Giorgi: “Abbiamo diversi viticoltori associati in conversione e una trentina già certificati bio, con i quali è iniziato un percorso per la produzione di due etichette”.
Si tratta di un bianco e di un rosso “Terre d’Oltrepò bio“, che in fase sperimentale saranno commercializzati esclusivamente all’interno del punto vendita aziendale. “Partiamo con i piedi di piombo – spiega Giorgi – in relazione a quello che riusciremo a vinificare e alla qualità delle uve che arriveranno in cantina, di vendemmia in vendemmia”.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(5 / 5) La dedizione spumantistica della Franciacorta è ben nota a tutti. Proprio in questo areale, più precisamente a Cologne (BS) sul versante sud di Monte Orfano, nasce nel 2003 Quadra. Venti ettari coltivati prevalentemente a Chardonnay, ma con quote interessanti anche di Pinot Nero e Pinot Bianco. Oggi sotto la lente di ingrandimento di Vinialsuper il “biglietto da visita” di Quadra: QBlack Brut, sboccatura 2019.
LA DEGUSTAZIONE
Giallo paglierino brillante. Perlage fine e vigoroso. Frutta gialla, pesca e albicocca, ed una piacevole nota esotica. Leggero sentore di fieno che ben sposa la tipica nota di “crosta di pane” che qui ricorda la classica “michetta” milanese.
Di buona struttura in bocca è dotato da una viva spinta acida citrina cui fa da contraltare una bella sapidità. Acidità e sapidità che si sposano e compensano vicendevolmente donando un ottimo equilibrio.
Sorso cremoso e di discreta persistenza. Un calice che può uscire dal solo contesto dell’aperitivo per accompagnare piacevolmente primi piatti, secondi di pesce e carni bianche.
LA VINIFICAZIONE
Tre i vitigni utilizzati da Quadra per produrre QBlack Brut: Chardonnay (circa 70-80%), Pinot Nero (circa 15%) e Pinot Bianco (circa 5-15%) con percentuali variabili a seconda della annata/cuvée.
Raccolta manuale e pressatura soffice i vini basi affinano per l’88& in acciaio inox, il restante 12% in barrique. Minimo 40 mesi di affinamento in bottiglia e dosaggio di 5 g/l per una produzione di circa 75 mila bottiglie anno.
Prezzo pieno: 16,99 euro
Acquistabile presso: Auchan
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
ALASSIO (SV) – Grande successo per la VII edizione di Un Mare di Champagne, manifestazione dedicata alle bollicine d’oltralpe che si conferma essere uno dei principali appuntamenti italiani ad esse dedicato.
Nei due giorni di apertura si sono registrati oltre 1200 partecipanti che hanno potuto assaggiare le 1800 bottiglie stappate per l’occasione. Oltre 200 etichette a rappresentare 65 produttori, tra Maison e Vigneron, con assaggi guidati dai sommelier Fisar e accompagnati dalle eccellenze gastronomiche italiane e internazionali ospitate nelle 12 aree dedicate al food.
Manifestazione che, nella rinnovata cornice del Diana Grand Hotel, si conferma essere un evento “pop”, fresco e dinamico, la cui formula soddisfa esigenze e curiosità tanto del grande pubblico quanto quelle di appassionati ed addetti del settore.
Utile e comodo (salvo qualche piccolo inconveniente tecnico) il nuovo sistema di degustazione affidato al bicchiere intelligente MEMORvINO, grazie al quale i partecipanti hanno potuto ricevere via mail il loro personale percorso attraverso le etichette di Un Mare di Champagne, con le caratteristiche di ogni vino degustato.
GLI ASSAGGI DI WINEMAG
Grandi conferme e piacevoli novità. In tale mare di bollicine diventa difficile identificare chiaramente delle tendenze di settore, ma ciò che sembra emergere come tratto comune è la ricerca di grande freschezza nel calice ed un uso sempre più contenuto del legno in vinificazione. Si conferma inoltre il trend già visto e percepito da chi segue il mondo delle bollicine francesi: una riscoperta e rivalutazione sempre maggiore del Meunier sia utilizzato come vitigno in purezza che sottolineandone la presenza nelle cuvée.
Grandi conferme da parte dei nomi più noti. Bollinger sempre inattaccabile col suo “entry level” Special Cuvée, Ayala fedele a se stessa su tutta la linea, così come Drappier, Veuve Cliquot con il suo ottimo Vintage 2008 e più ancora con EBEO (Extra Brut Extra Old) ottenuto da soli vini di riserva, particolarmente intenso nel colore e nei profumi ,ed Encry Vue Blanche Estelle (da noi già incontrato) dai vini sempre precisi, “dritti”, ed eleganti.
Fra i nomi meno noti il primo a farsi notare è Chassenay D’Arce con due prodotti. Cuvée Pinot Blanc Extra Brut 2009 è ottenuto da sole uve Pinot Bianco di una piccola parcella recuperata, solo parzialmente vinificato in legno e con dosaggio molto basso (3 g/l dichiarati); si presenta chiaro nel colore e con un’effervescenza viva ma vellutata al palato, fresco e floreale con una leggera nota fruttata ed un tocco di miele è dotato di un sorso scorrevole. Cuvée Rosé è conivolgente al naso con sentori di frutti rossi e frutti canditi ed una nota balsamica quasi mentolata.
Sempre sul fronte dei Rosé coglie la nostra attenzione Cuvée Prestige Millesime 2013 delle piccola Masion JM. Gobillard & Fils. Interessante tutta la linea di Gobillard, fra cui segnaliamo anche la Cuvée Privilege de Moines, ma è per l’appunto il Rosé millesimato 2013 che stupisce per la sua eleganza e compostezza nel sorso nonostante sia dotato di grande potenza espressiva.
Sempre un Rosé, il D Rosé di Devaux, piace per le sue note fruttate di albicocca e ribes e per la sua lunga persistenza. Così come piace il Coeur de Bar, sempre di Devaux, blanc de noir dalla Côte des Bar (sotto zona meno nota e spesso snobbata) che si rivela intenso, pieno ed un po’ irruente come il Pinot Nero sa essere. Buona performance per Lanson di cui segnaliamo Gold Label 2009, un vintage ricco di frutta candita e dalla beva piena ed appagante. Uno Champagne gourmet come si sul dire.
Si diceva del Meunier. Blanc de Meunier Millesime 2012 di Jean Michel, Brut 1°Cru Blanc de Noir di Gardet e Blanc de Meunier Brut Nature di Laurent Lequart sono i tre prodotti più riusciti da noi degustati. Dritto, fresco, verticale il Laurent Lequart, decisamente più rotondo il Gardet, entrambi molto varietali. Il 2012 di Jean Michel è forse il più pieno e teso, quello dei tre che può più trovare una collocazione a tavola.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
alberto teresio alessandro schiavi Mirabella Franciacorta parola d’ordine Pinot Bianco. Da sempre
RODENGO SAIANO – Acqua che scorre, silenziosa. Plasmando i sassi di un greto che porta lontano. Non c’è immagine migliore per descrivere il lavoro, operoso, tenace e coraggioso, della famiglia Schiavi con Mirabella Franciacorta. Già, perché in Pinot Bianco they trust. Da sempre. Dall’inizio. Non da ieri. Dal 1979.
Mentre tutti, in zona, estirpavano la varietà per puntare solo su Chardonnay e Pinot Nero – uve meno problematiche che compongono la cuvée dello Champenoise bresciano – Teresio Schiavi, nel silenzio, come un fiume che scorre invisibile, sotto la falda, continuava a credere nelle potenzialità di quel vitigno, “maltrattato e bistrattato”.
L’ORA DEI PIONIERI
E oggi che in tanti, in Franciacorta, sono tornati a impiantare Pinot Bianco, Mirabella ha deciso di uscire allo scoperto. Di farsi conoscere. Di alzare la mano. Di dire “ci siamo anche noi”. Anzi: che Mirabella c’è sempre stata. Se non altro perché è tra le aziende fondatrici del Consorzio.
Quell’acqua e quei sassi, che i figli Alberto e Alessandro hanno voluto rappresentare attraverso le forme plastiche delle etichette, oggi scorrono e rotolano alla luce del sole. Sotto gli occhi di tutti. Tanto che il Pinot Bianco, l’orgoglio di Mirabella, sarà presto messo in vendita “in purezza”. Un unicum per l’intera Denominazione, pur non rientrando così tra le tipologie catalogabili come “Franciacorta” Docg.
“E il nostro modo per comunicare in maniera estrema la bontà delle scelte fatte da nostro padre negli anni Novanta – spiegano all’unisono Alberto e Alessandro Schiavi – quando scoprì che tra le barbatelle comprate in Germania come Chardonnay, impiantate negli anni Settanta, si nascondevano in realtà ben 8 ettari di Pinot Bianco“.
Le due varietà, fino ai primi anni Novanta, venivano infatti spesso confuse. Un po’ come Cabernet Franc e Carménère, sui Colli Berici. “Al posto di espiantare lasciai il Pinot Bianco, perché è una varietà straordinaria“, evidenzia con la determinazione di un adolescente il 70enne Teresio Schiavi. Una scelta che oggi si rivela più che mai vincente, se non altro sul fronte della comunicazione del brand Mirabella.
DALLA VIGNA ALL’ETICHETTA VARIETALE
Da qui la scelta di presentare ieri alla stampa, in anteprima, tre etichette mono varietali: un Pinot Bianco, uno Chardonnay e un Pinot Nero. Solo il primo entrerà presto nel ventaglio della gamma della cantina di Rodengo Saiano. E le sperimentazioni sul Pinot Bianco, di fatto, continuano.
“Tra i 9 ettari che stiamo per acquistare – annuncia Alessandro Schiavi – una quota di 33 filari andrà a formare un vigneto sperimentale, nel quale pianteremo 11 diversi cloni di Pinot Bianco provenienti da diversi angoli d’Europa e d’Italia, oltre a quelli selezionati tra i 12 ettari già di nostra proprietà”.
Una cifra rilevante, che costituisce oltre il 20% della superficie vitata di Mirabella. E di Pinot Bianco, in Franciacorta, ce n’è davvero poco oggi. Secondo i dati forniti dall’Ufficio Tecnico del Consorzio di Erbusco (BS), aggiornati al 5 marzo 2019, il vitigno a bacca bianca più presente nell’areale della Docg resta lo Chardonnay, con 2.313,61 ettari.
Al secondo posto il Pinot Nero, con 457,10 ettari. Terza piazza per il Pinot Bianco, con 78,26 ettari, seguito solo dall’Erbamat (3,41 ettari) la varietà autoctona su cui la Franciacorta sta scommettendo, dopo aver iniziato le prime prove di vinificazione nel 2011 e averla inserita nel Disciplinare di produzione nel 2017 (massimo del 10%, ad eccezione della versione Satèn).
Sperimentazioni che riguardano solo in maniera marginale Mirabella, che “l’autoctono” ce l’ha in casa da 40 anni, dalla fondazione: il Pinot Bianco, per l’appunto. E non è l’unica scelta rivelatasi vincente.
Già, perché Mirabella può contare “indoor” su numerose vasche di cemento, oggi vetrificato, utili per conservare e amplificare gli aromi primari delle uve, in anni in cui quel materiale, ormai caduto in disuso, sta tornando di moda tra i vignaioli.
Mentre gli altri le dismettevano in favore dell’acciaio, il buon patron di Mirabella le conservava gelosamente. Stai a vedere allora che in quel fiume, silenzioso e dirompente, simbolo della famiglia, Teresio ha trovato pure sfera e bacchetta magica.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Consorzio Tutela Vini Gambellara ha deliberato l’avvio di una collaborazione con il Consorzio Tutela Vini Colli Berici e Vicenza, sotto la direzione di Giovanni Ponchia.
La sede operativa sarà il Palazzo del Vino di Lonigo, già casa della DOC Colli Berici, della DOC Vicenza e dell’enoteca consortile.
DUE CONSORZI, UN UNICO COORDINAMENTO
“Già da tempo – ha spiegato Silvano Nicolato, Presidente del Consorzio Tutela Vini Gambellara – si auspicava una sinergia e un coordinamento unico tra i due diversi Consorzi di Tutela del Vicentino, per promuovere in maniera ancora più efficace i grandi vini del nostro territorio.”
La DOC Colli Berici e Vicenza prosegue così nel progetto di rinnovamento attivato negli ultimi anni, che nel marzo 2018 ha portato anche all’inaugurazione dell’enoteca consortile a Palazzo Pisani, nel cuore di Lonigo.
“Questa cooperazione con il Consorzio Gambellara – commenta Silvio Dani, Presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Berici e Vicenza – è un bellissimo esempio di coordinamento tra le due realtà che consentirà di lavorare in un’unica direzione e renderà ancora più centrale il ruolo del nostro Palazzo del Vino all’interno del panorama vitivinicolo vicentino.”
I DUE CONSORZI I vini del Consorzio Tutela Vini Gambellara sono ottenuti da uve garganega, vitigno bianco simbolo di questa denominazione storica nata sui pendii di un vulcano spento e in grado di donare eleganti vini bianchi come il Recioto e il Vin Santo. La realtà consortile conta 20 aziende associate nei 500 ettari di territorio appartenenti alla DOC, per circa 800 mila bottiglie prodotte nel 2017.
L’estensione del Consorzio Tutela Vini Colli Berici e Vicenza raggiunge invece i 700 ettari e raggruppa una trentina di soci, che imbottigliano 2,5 milioni di bottiglie all’anno, prevalentemente da uve a bacca rossa come Merlot, Cabernet Sauvignon e Tai Rosso, ma anche vini bianchi da uve pinot bianco, sauvignon e garganega.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Una vendemmia che torna a numeri positivi, dopo le difficoltà del 2017, con un aumento previsto del 15%.
La stagione 2018 seppur instabile dal punto di vista metereologico, tra piogge e temporali, preannuncia un ritorno a livelli ottimali dei numeri di produzione nella zona DOC Colli Berici.
L’ANDAMENTO PRODUTTIVO
“L’annata 2018 nella provincia di Vicenza è caratterizzata da una forte produzione – spiega Giovanni Ponchia, Direttore del Consorzio Vini Colli Berici e Vicenza DOC.
“Se lo scorso anno le gelate primaverili in pianura e la siccità in collina avevano messo a dura prova i nostri vigneti, quest’anno abbondanti precipitazioni alternate a giornate calde e ventilate hanno contribuito ad un notevole sviluppo vegetativo e alla formazione di grappoli più pesanti”, continua.
“Fortunatamente i forti temporali di agosto non hanno creato nessun problema alle piante. Inoltre la produzione più esuberante ha consentito alle aziende di effettuare in modo efficace le operazioni di vendemmia verde in luglio, equilibrando le produzioni e portando a maturazione i grappoli migliori”, conclude Ponchia.
LA VENDEMMIA Sono iniziate quindi le operazioni di raccolta intorno al 20 agosto per le varietà precoci a bacca bianca, come Pinot bianco e Chardonnay, seguite dal Sauvignon. Dal 5 di settembre, in anticipo di qualche giorno rispetto alla media storica, la raccolta dei grappoli di Merlot, mentre per il Tai rosso e la Garganega si inizierà attorno al 15-20 settembre.
Per Carmenère e Cabernet Sauvignon si attenderà, come da consuetudine, la fine di settembre e la prima decade di ottobre.
Per quanto riguarda la qualità della produzione a fine agosto le uve, sia a bacca bianca che a bacca rossa, si presentano con elevate gradazioni zuccherine e tenori ottimali di acidità, lasciando presagire una vendemmia ottima dal punto di vista della qualità delle uve, oltre che della quantità.
Dal punto di vista organolettico, nei Colli Berici le previsioni fanno ipotizzare vini rossi strutturati e con tannini levigati e morbidi, grazie all’ottima maturazione polifenolica garantita dalla prolungata stabilità meteo del mese di agosto.
Per i vini bianchi, in particolare quelli ottenuti dai vitigni garganega, pinot bianco e sauvignon, ci si attendono vini sapidi, dal quadro acido di grande equilibrio e con note fruttate prevalenti su quelle floreali.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
ferrari trento piatti locanda margon alfio ghezzi 2 e1526843220768
Dalla capitale Ferrari, Trento, ai feudi di Podernovo (Terricciola, Toscana) e Castelbuono (Bevagna, Umbria). E’ un triangolo ideale quello che unisce le Tenute Lunelli, dal nord al centro Italia.
Un tour di 584 chilometri, macinati (volentieri) per raccontare l’idea imprenditoriale di una delle famiglie del vino più eleganti e illuminate del Paese. Capace di rinnovarsi e, al contempo, restare saldamente attaccata alle tradizioni più genuine.
Alle classiche “bollicine” Trento Doc, di cui è simbolo Ferrari, la terza generazione della famiglia Lunelli ha voluto affiancare la produzione di vini rossi fermi. Lo ha fatto scegliendo due delle zone più vocate d’Italia: i Colli Pisani (Tenuta Podernovo) e l’Umbria (Tenuta di Castelbuono, 35 Km a sud di Perugia).
Nei primi anni Duemila, entrano così nel “portafoglio” dei Lunelli il Sangiovese, il Merlot e il Cabernet Sauvignon toscano. E il Sagrantino umbro. Tutti vitigni nobili, capaci di raccontare come pochi il terroir d’appartenenza.
Per i vini bianchi fermi, del resto, la famiglia Lunelli si affida all’ormai collaudatissima Tenuta Margon, a meno di 5 Km dalla sede produttiva trentina di via del Ponte, 15.
Chardonnay, Pinot Nero, Sauvignon, Incrocio Manzoni e Pinot bianco i vitigni allevati in un contesto mozzafiato, tra le ripide colline che dominano la valle scavata dal fiume Adige.
Insomma: anche se il tour delle Tenute Lunelli è ancora affidato alla buona volontà dei visitatori (è allo studio un servizio di collegamento “istituzionale”, che coinvolgerà in una prima fase la cantina toscana e quella umbra) i chilometri da affrontare in auto sembrano un lontano ricordo, una volta giunti alle varie destinazioni.
L’accoglienza, in loco, è garantita in particolare in Toscana: Casale Podernovo costituisce infatti l’opera di recupero delle case dei fattori, restaurate e rese ancora più accoglienti dalla presenza di una splendida piscina, con vista sui vigneti.
In Umbria, Tenuta Castelbuono di Bevagna è invece l’opera del maestro Arnaldo Pomodoro: il Carapace. Una cantina a forma di guscio di tartaruga la cui parte esterna sta mutando nel tempo, sotto l’azione degli agenti atmosferici che stanno ossidando le placche di rame. Integrando sempre di più l’edificio con l’ambiente circostante.
Qui l’accoglienza non è prevista. Ma tutt’attorno è un tripudio di piccoli e grandi alberghi. Di borghi e di viuzze caratteristiche. Di monumenti e di ristoranti-enoteche, come l’Osteria Antiche Sere di Luciano Sabbatini, da visitare per testare la vera cucina locale.
Anche in Trentino, ovviamente, l’offerta ricettiva non manca. Con la possibilità di scegliere una struttura nell’accogliente città di Trento o negli ancora più tranquilli dintorni, spingendosi verso la vicina e bella Rovereto.
TENUTA PODERNOVO Il nostro tour inizia dalla Toscana. Da un paesello di 4.500 abitanti, Terricciola, che sta ai Colli Pisani come Greve sta al Chianti. Ad accompagnarci nella visita di Tenuta Podernovo c’è un pezzo di storia dell’enologia italiana: Corrado Dalpiaz. Tessera numero 63 di Assoenologi.
“Tanto per i pomi torna”: la madre di Corrado, nel 1968, rassicurava così il marito. Era convinta che il figlio, diplomatosi a San Michele all’Adige (classe 6ª S) e in partenza per il suo primo “viaggio-lavoro”, sarebbe tornato a breve, per la raccolta delle mele (i “pomi”, appunto).
L’enologo trentino, invece, ha trovato in Toscana la sua nuova patria. Prima a Montescudaio, dove contribuì a istituire l’omonima Doc. Poi a Podernovo. “Fu Mauro Lunelli a chiamarmi – spiega Dalpiaz – nel 2000. Forte della nostra decennale conoscenza, dal momento che a San Michele eravamo compagni di banco, mi colpì al cuore, proponendomi di guidare il progetto delle tenute toscane”.
Sessanta ettari complessivi, di cui 25 vitati per il 70% a Sangiovese. Seguono Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc. Un ettaro è destinato al re dei vitigni a bacca rossa del Trentino: il Teroldego. “Abbiamo scoperto che ne è permessa la coltivazione sui Colli Pisani e lo abbiamo voluto, quasi per forza di cose, nei nostri vigneti”.
Il Teroldego, di fatto, svolge a Podernovo la funzione del Colorino: con i suoi antociani, “trentinizza” (anche se in minima parte, con 1-2% di addizione nei blend) i vini rossi prodotti a Terricciola.
In vigneto, le pratiche sono quelle dell’agricoltura biologica. La certificazione arriverà a breve: il percorso – fortemente voluto da Marcello Lunelli che, dopo Trento, mira a estenderlo a tutte le Tenute – è iniziato nel 2009. Trattamenti di solo rame e zolfo, utilizzo di insetti antagonisti e pratica del sovescio sono ormai una consuetudine.
La novità, introdotta per la prima volta in Italia nel 2005 dalla famiglia Lunelli, proprio a Podernovo, è l’utilizzo di un macchinario che consente di stabilire lo stato di “salute” delle piante.
“Un sistema a infrarossi – spiega Dalpiaz – che ci aiuta a capire quando e dove raccogliere esattamente l’uva, attraverso una stima scientifica della vigoria del singolo ceppo”.
Ne scaturisce una mappa, con chiazze di diversi colori. Le aree identificate con il colore verde sono quelle del “Libro dei sogni”. Da lì, sotto la guida del responsabile dei vigneti, Filippo Accardi, le squadre di vendemmiatori raccoglieranno le uve destinate ai “cru” di Podernovo.
Ci spostiamo poi in cantina, dove l’ultima novità sono le anfore e gli orci di Manetti, su cui sono in corso alcuni esperimenti (in particolare sul Sangiovese, con buoni risultati). Splendida e moderna la struttura, in cui non manca un collegamento con il Trentino.
A partire dalla progettazione, riservata allo studio di architettura Giorgio e Luca Pedrotti. Passando per i materiali: il tetto in legno, perfettamente abbinato al “sasso” recuperato nelle campagne circostanti, riporta alla mente la tipica ambientazione montana. Moderna e funzionale anche la barricaia, inaugurata nel 2005.
LA DEGUSTAZIONE
I vini prodotti a Tenuta Podernovo (150 mila bottiglie complessive) sono Aliotto (60% Sangiovese, 20% Cabernet Sauvignon, 20% Merlot) e Teuto (65% Sangiovese, 30% Merlot, 5% Cabernet Sauvignon).
Ma due nuove etichette completeranno l’offerta tra fine settembre 2018 e gli inizi del 2019. Per un totale di 7-8 mila bottiglie. Si tratta di un Cabernet Franc (barrique nuove, il primo che sarà presentato) e di un Sangiovese (tonneaux, barrique, botte grande), entrambi vinificati in purezza.
“La Denominazione – anticipa l’enologo Dalpiaz – sarà ‘Igt Costa Toscana’, che affiancherà l’Igt Toscana e comprende i territori di Massa, Lucca, Livorno, una parte della provincia di Pisa e Grosseto. Sono due selezioni delle migliori uve identificate in mappa come ‘Libro dei sogni’, ottenute da vigneti di 15 anni, in occasione della vendemmia 2015”.
Entrambi i vini degustati convincono, per motivi diversi. Ma il fil rouge che li lega è evidente. La grande eleganza e finezza, coniugata in maniera più “pop” in Aliotto e in versione “luxury” in Teuto.
Aliotto, acquistabile anche al supermercato (è presente per esempio nell’assortimento Esselunga e in quello de Il Gigante) è un vino rosso che si presta anche a un consumo “estivo”, a una temperatura più fresca rispetto al consueto.
Di Teuto degustiamo la vendemmia 2015. Vino più complesso e gastronomico rispetto al “fratello minore” Aliotto (2 anni in legno e 6 mesi in bottiglia, prima della commercializzazione) perfetto per abbinamenti più complessi in cucina.
Splendida la trama tannica, ben definita al palato, capace di mostrare ulteriori margini di miglioramento del nettare. Quelli che sono evidenti in Aliotto 2001, il vero “colpo di scena” della degustazione guidata da Dalpiaz.
Un vino che non è in commercio, di cui i Lunelli conservano gelosamente alcune decine di bottiglie per le occasioni speciali. Il colore tiene, evidenziando sfumature solo vagamente granate.
Il naso si apre su un ventaglio infinito di profumi, dalla terra bagnata al tartufo, passando per il frutto rosso, la macchia mediterranea e i richiami balsamici.
Il palato non delude: il tannino di pura seta accompagna una beva giocata su frutta, mineralità e balsamicità. Chapeau. Un rosso che ricorda, per certi versi, i Brunello del versante grossetano.
TENUTA CASTELBUONO Dicono tanti testimoni che, durante la realizzazione del Carapace, quest’angolo di Umbria disegnato col pennello sulle colline di Bevagna (PG) fosse capace di ricordare le scene immortalate in certi quadri rinascimentali.
Una “bottega” a cielo aperto. Fra 30 ettari di vigneti. Un vespaio di artisti, architetti, progettisti e operai. Tutti guidati dal maestro Arnaldo Pomodoro. E’ il 2001 quando la famiglia Lunelli dà inizio ai lavori del Carapace, aperto al pubblico nel 2012.
Una vera e propria cantina-opera d’arte, capace di coniugare come poche l’idea di “Bello” e di “Buono”. Dalla spina vertebrale centrale si dipanano le volte, che poggiano a terra sinuose e leggere, grazie alla dinamicità delle ampie vetrate.
Un edificio vivo, dall’anima aperta e accogliente: il cuore è la barricaia, raggiungibile discendendo una rampa di ampie scale vorticose. Un’ambientazione idilliaca ospita le botti di legno, sotto al livello del terreno. Ma le pareti sono azzurre, illuminate. E ricordano il cielo, in una bella giornata di sole.
All’esterno, un dardo rosso conficcato nel terreno segnala la presenza del Carapace a diversi chilometri di distanza. Un punto, nel terreno. L’ennesimo collegamento tra un’estetica divina e ciò che c’è di più terreno: il suolo. E gi uomini che lo popolano.
LA DEGUSTAZIONE Ammaliati da tanta bellezza, il vino non può che completare un’esperienza che non è eccessivo definire “mistica”. I vini di Tenuta Castelbuono sono in evoluzione, ancor più dei rossi di Podernovo.
E non è solo una questione di uvaggio (il Sagrantino richiede e merita un lungo affinamento, per le sue caratteristiche).
L’arrivo del noto enologo Luca D’Attoma, nel 2015, ha portato a un vero e proprio cambio nella gestione del legno rispetto alle scelte precedenti di Ruben Larentis.
Il sorso delle ultime vendemmie di Carapace (Montefalco Sagrantino Docg), Lampante (Montefalco Rosso Riserva Doc) e Ziggurat (Montefalco Rosso Doc) è più internazionale e moderno. Ziggurat e Carapace, acquistabili anche al supermercato (Esselunga e Il Gigante) sono i vini umbri più “pronti” della Tenuta Castelbuono.
Nonostante ciò, mostrano ampi margini di ulteriore miglioramento in bottiglia, in linea con le caratteristiche dei rossi dell’area di Montefalco. Lampante 2014 è il vino top di gamma, che va ancora aspettato per esprimersi al meglio nel calice.
FERRARI TRENTO – TENUTA MARGON La “casa madre”, dove tutto ebbe inizio. E’ il 1902 quando Giulio Ferrari, appassionato imprenditore trentino, decide di iniziare a produrre un vino capace di competere con lo Champagne.
Un vino autentico, in grado di valorizzare la tipicità locale. Quale vitigno migliore dello Chardonnay, portato a Trento in seguito ad alcuni viaggi studio in Francia? I soldi non mancano a Giulio, di famiglia benestante e proprietaria di parecchi vigneti. Le attrezzature, seppur rudimentali, consentono il miracolo.
Le bollicine Ferrari – commercializzate all’epoca come “Champagne Maximum Sec G. Ferrari” – iniziano a far parlare l’Europa e poi l’Italia.
Che le apprezza e le consuma, prosciugando le scorte della piccola cantina ricavata nel seminterrato di un palazzo, nel centro di Trento.
Per l’esattezza in via Rodolfo Belenzani. A cento passi dal Duomo, la Cattedrale di San Vigilio. Col passare degli anni la domanda aumenta. E così l’affermazione del brand.
Soprattutto dopo la scoperta che le “bollicine” Ferrari migliorano nel tempo. E’ il 1945. Il muro eretto davanti all’ingresso della cantina per evitare saccheggi durante la Seconda guerra mondiale custodisce intatte le vendemmie 1937, 1938 e 1939.
Nasce così la prima riserva Ferrari. Da vini perfetti, rimasti in forma smagliante. Chi invecchia è il suo ideatore, che nel 1952 si decide a cedere l’attività a un giovane enotecario del posto, sicuro che avrebbe saputo valorizzare quel patrimonio come nessun altro. Quel giovane si chiama Bruno Lunelli.
Nasce così la Ferrari Trento, simbolo del Made in Italy e dello stile italiano nel mondo. La produzione passa dalle circa 12 mila bottiglie ai 5,4 milioni attuali (export al 15%).
La famiglia Lunelli, negli anni, coinvolge professionisti di tutti i settori (dal marketing all’arte, per intenderci) all’interno di un progetto a tutto tondo che forse, trova proprio nel Carapace umbro l’immagine più fulgida. La sua sinesi metafisica.
La terza generazione viene inglobata senza forzature all’interno di una “macchina da guerra” commerciale che fonda tutto sulla semplicità della qualità.
Marcello, Matteo, Camilla e Alessandro si formano nelle maggiori realtà internazionali e tornano “a casa” per scelta. Una famiglia del vino in cravatta (e tailleur) che sa valorizzare i propri dipendenti, premiati ogni anno con incentivi.
Non solo economici, ma anche umani: vietato non dare del “tu” al capo, incontrandolo tra i corridoi della Ferrari. Uno stile riassunto perfettamente da Franco Lunelli (nella foto) che incontriamo per un’intervista.
“Diciamo che negli anni ci è andata abbastanza bene – scherza il classe 1935 – se pensiamo che tutto ha avuto inizio dalla bottiglieria aperta da mio padre in un periodo simile a quello odierno, in cui tutti chiudevano”.
Bruno Lunelli fu il primo a proporre in zona “il vino da asporto”. “Andava casa per casa, coi fiaschi. E ne vendeva 15 ettolitri al giorno. Vino a un prezzo onesto, ma di qualità”.
Franco Lunelli ricorda ancora bene il giorno in cui il padre annunciò alla famiglia l’acquisto della Ferrari: “L’ho comprata perché si può incrementare, ci disse. Il signor Giulio vende 10 mila bottiglie l’anno. Ho firmato le cambiali e voi le pagherete per tutta la vita”. “Ci è andata bene anche in quel caso – continua a scherzare Franco Lunelli – perché abbiamo finito prima!”.
La Ferrari fu pagata 30 milioni di lire. Sette volte il suo fatturato. Oggi questa cifra si assesta su 71 milioni di euro (+12% rispetto al 2016). Sale a 100 milioni il fatturato complessivo del Gruppo Lunelli, che cresce del 7% rispetto al 2016 e commercializza, in totale, 11 milioni di bottiglie.
Un impero che comprende anche la casa prosecchista Bisol di Valdobbiadene, la storica distilleria trentina Segnana e Surgiva, brand di acqua che sgorga nel Parco Naturale Adamello Brenta, scelta dall’Associazione Italiana Sommelier (Ais) e destinata alla migliore ristorazione.
CUCINA GOURMET. E DAL 2019 L’AMARO Un ramo, quest’ultimo, che completa l’offerta trentina di Ferrari. Poco lontano da Villa Margon e dall’omonima Tenuta che dà vita ai vini fermi a marchio Lunelli, si trova infatti Locanda Margon.
Un paradiso per il palato guidato dallo chef Alfio Ghezzi (due stelle Michelin), dove è possibile godere di un menu ricercatissimo, servito nel cuore dei vigneti. Ma non finisce qui. Manca l’amaro, per restare in tema ristorazione.
Anzi, mancava. “Nell’autunno scorso – spiega Franco Lunelli – l’amico Dell’Elmo Saracini, famoso per la sua grappa e per il suo amaro Re Laurino, ci ha espresso la volontà di vendere. Gli amari hanno ricominciato ad essere apprezzati ultimamente. E così abbiamo accettato la proposta, acquistando l’azienda”.
Ferrari Trento inizierà a produrre l’amaro dal prossimo anno, rilevando il marchio Re Laurino – legato a una delle più note leggende trentine – senza modificare la ricetta originale.
“So che i ragazzi hanno in mente qualcos’altro – chiosa Franco Lunelli – ma questo ve lo racconteremo la prossima volta!”. E allora arrivederci, ragionier Franco. Prosit!
Franco Lunelli ferrari trento doc famiglia intevista 1
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 18
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 17
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 16
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 15
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 14
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 13
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 12
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 11
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 10
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 9 1
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 8
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 7
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 6
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 5
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 4
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 3
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 2
ferrari trento visita cantina lunelli trentodoc spumanti 1
ferrari trento tenuta margon vigneti panorama 5
ferrari trento tenuta margon vigneti panorama 4
ferrari trento tenuta margon vigneti panorama 3 1
ferrari trento tenuta margon vigneti panorama 2
ferrari trento tenuta margon vigneti panorama 1
ferrari trento tenuta margon 24 1
ferrari trento piatti locanda margon alfio ghezzi 2 e1526843220768 1
ferrari trento piatti locanda margon alfio ghezzi 1
ferrari trento degustazione metodo classico trentodoc riserva lunelli 2008
ferrari trento degustazione metodo classico trentodoc perle zero cuvee zero 10
ferrari trento degustazione metodo classico trentodoc perle nero
ferrari trento degustazione metodo classico trentodoc giulio 2006
ferrari trento degustazione metodo classico trentodoc 3
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 10
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 3
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 17
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 12
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 16
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 15
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 14
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 13
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 9
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 8
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 7
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 6
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 5
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 4
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli ospitalita casale 1
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli degustazione aliotto teuto 4
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli degustazione aliotto teuto 7
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli degustazione aliotto teuto 6
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli degustazione aliotto teuto 1 1
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli degustazione aliotto teuto 3
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli degustazione aliotto teuto 5
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli degustazione aliotto teuto 2
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli cantina 3
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli cantina 2
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli cantina 1
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli barricaia 3
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli barricaia 2
tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli barricaia 1
corrado dalpiaz filippo accardi enologo tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli 1
corrado dalpiaz enologo tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli 5
corrado dalpiaz enologo tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli 4 1
corrado dalpiaz enologo tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli 3
corrado dalpiaz enologo tenuta podernovo gruppo famiglia lunelli 2
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Vini bianchi longevi e con grande potenziale di invecchiamento: queste sono le caratteristiche che negli ultimi anni hanno permesso a Cantina Terlano di essere così apprezzata nel panorama vinicolo internazionale.
Una prova tangibile della competenza enologica della cantina sono i cosiddetti vini rarità, etichette speciali disponibili in edizione limitata. Quest’anno la scelta è ricaduta sul Pinot Bianco 2005 che ha fatto il suo debutto in occasione delle principali fiere europee del settore.
Una peculiarità di Cantina Terlano è la capacità di creare vini che, anche dopo molti anni, spiccano per freschezza e grande complessità. Ciò è dovuto soprattutto all’ineguagliabile terroir di Terlano e agli speciali metodi di produzione e affinamento adottati dalla cantina.
Il vino rarità è per tradizione ambasciatore della straordinaria longevità dei vini di Terlano. Nel “forziere” di Cantina Terlano sono conservate 18 botti di acciaio contenenti diverse varietà di vini bianchi, alcuni dei quali risalenti addirittura al 1979.
“Quest’anno abbiamo optato per il Pinot Bianco, una varietà di punta per Terlano, e in particolar modo per l’annata 2005, estremamente interessante. Dopo la vendemmia, il vino rarità ha trascorso un anno in botte di legno ed ha proseguito poi la maturazione sui lieviti fini per 10 anni in una cisterna d’acciaio collocata nella nostra cantina delle rarità. Infine, il vino ha sostato per un ulteriore anno in bottiglia prima di fare il suo debutto”, spiega l’enologo Rudi Kofler.
“Il vino rarità proviene da uve monovitigno e si presenta al naso in modo particolarmente ricco e fresco. Al palato è morbido e cremoso con una struttura acida giovane e vigorosa che lascia poi spazio ad un gusto raffinato e delicato, integrando perfettamente le note minerali. Il finale è morbido ed elegante ma allo stesso tempo estremamente carico e profondo”.
Il Pinot Bianco 2005 di Cantina Terlano ha fatto il suo debutto in occasione delle più importanti fiere di settore in Europa, tra cui Prowein di Düsseldorf e Vinitaly di Verona. Il vino rarità è disponibile in un’edizione limitata di sole 3.300 bottiglie presso i rivenditori specializzati.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Appiano (BZ) – Il winemaker Hans Terzer apre le porte dell’esclusiva cella situata nel cuore della Cantina San Michele-Appiano e presenta “The Wine Collection”, collezione che sigilla una limitatissima produzione di piccole selezioni in purezza. Dopo APPIUS, la Cuvée prodotta con le migliori uve provenienti da vecchi vigneti, ora è possibile assaporare da una prospettiva unica la massima espressione di un monovitigno. È il Sauvignon a dare il via alla serie speciale di sole 3.000 bottiglie.
«Della linea The Wine Collection faranno parte limitatissime produzioni in purezza, oltre ad eccezionali annate storiche Sanct Valentin che ho personalmente selezionato» sottolinea Hans Terzer. «Il millesimo 2015 è stato l’anno del Sauvignon, a cui ho voluto dedicare una bottiglia speciale e un’etichetta esclusiva, perché ciò che rende particolare questo vino è un nuovo significato del concetto di qualità che inizia dalla conoscenza del Terroir e delle sue peculiarità, proseguendo con la selezione delle uve in vigna fino ad un affinamento speciale. Dopo 40 anni in Cantina ho voluto sperimentare un metodo diverso, 3 giorni di skin contact, pressatura soffice, 12 mesi in tonneaux, poi altri 12 mesi in acciaio a cui ha fatto seguito un periodo di affinamento in bottiglia».
Al naso il vino colpisce per la carica aromatica con sentori di uva spina, basilico, ori di ginestra e acacia. Note fruttate come kiwi, ribes e pesca bianca. In sottofondo buccia di mandarino e cedro, seguite da sensazioni speziate, mentolate e balsamiche. Al palato è dominante la componente minerale e sapida. L’equilibrio è garantito dalla ricchezza e morbidezza del frutto, mentre la componente alcolica regala una straordinaria avvolgenza conservando eleganza e freschezza.
La storia di The Wine Collection nasce vendemmia dopo vendemmia, quando un’esclusiva selezione del raccolto veniva destinata alle premure di Hans Terzer per scoprirne talento e longevità di ciascun monovitigno. Anno dopo anno queste piccole produzioni venivano imbottigliate e consumate esclusivamente in particolari eventi e degustazioni. Fino ad oggi, perché ora Hans Terzer e The Wine Collection danno la possibilità di assaporare prospettive uniche di monovitigni al loro massimo.
Il Sauvignon è uno dei vitigni preferiti dell’enologo Hans Terzer, colui che alla fine degli anni 80 ha rivoluzionato il mondo vitivinicolo in Alto Adige passando dall’ampia produzione di uve rosse ad una limitata di uve bianche come il Pinot bianco, lo Chardonnay e in particolare il Sauvignon Sanct Valentin è tra i vini bianchi più premiati di sempre, dal 1994 ha ottenuto ben 18 volte i Tre Bicchieri del Gambero Rosso. Dopo il riconoscimento internazionale alla carriera “Der Feinschmecker”, Hans Terzer e la Cantina San Michele-Appiano continuano a far crescere la fama e l’amore per il vino dell’Alto Adige.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Spatium Pinot Blanc lEuropa del Pinot Bianco in Alto Adige 1
Far uscire il Pinot Bianco dall’ombra delle altre varietà bianche, mettendolo sul palcoscenico che gli spetta. Questo l’obiettivo di “Spatium Pinot Blanc”, in programma il 3 e 4 maggio ad Appiano (Bolzano).
Una terza edizione ricca di novità, sulla scorta del successo ottenuto nel 2014 e nel 2016. Saranno infatti oltre cento i produttori locali, nazionali ed internazionali presenti.
Gli organizzatori, in particolar modo l’Associazione Vineum Appiano, il Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg e l’Associazione Turistica Appiano, vogliono “esaltare il potenziale di questa varietà diffusa in tutta Europa, accrescendo la sua notorietà tra gli appassionati”.
“A livello europeo – spiega Hans Terzer, enologo della Cantina San Michele-Appiano – il Pinot Bianco sta prosperando sia nella ristorazione che nel commercio, uscendo sempre più dalla nicchia. C’è un ottimo potenziale, soprattutto a livello qualitativo. Le caratteristiche che contraddistinguono questo vino non sono solo la sua freschezza e vivacità, ma anche le diversità stilistiche e la capacità di trasformarsi in un vino complesso”.
UN LABORATORIO ENOGASTRONOMICO “Spatium Pinot Blanc” aprirà i battenti giovedì 3 maggio con una speciale serata enogastronomica dal titolo “Eleganza pura e armonia: raffinate specialità culinarie & Pinot Bianco”, presso la Cantina Cornaiano.
L’evento sarà curato dalla chef stellata Anna Matscher con il supporto dello chef Manuel Ebner (due cappelli della guida Gault Millau).
I partecipanti avranno la possibilità di toccare con mano la straordinaria versatilità di questo vino e scoprire come le diverse tipologie di Pinot Bianco si possano combinare in maniera eccellente con le straordinarie creazioni culinarie della chef stellata.
Sarà possibile assaporare la molteplicità di aromi esaltati dagli abbinamenti gastronomici. Un viaggio nei cinque sensi, dal piatto al calice.
La serata all’insegna dei piaceri del palato prevede un menù di sei piatti, un buffet di dolci e una selezione di squisite specialità casearie di altissima qualità firmate Capriz, proposte in abbinamento a 15 Pinot Bianco d’eccellenza.
I MIGLIORI PINOT BIANCO La giornata di venerdì 4 maggio è dedicata a coloro che desiderano approfondire la conoscenza dell’universo Pinot Bianco e scoprirne l’essenza, i produttori e le regioni di produzione.
Il programma prevede degustazioni masterclass alle 17 e alle 19 e una degustazione aperta al pubblico presso la Cantina San Michele-Appiano dalle 16 alle 22.
Sarà possibile non solo degustare i migliori Pinot Bianco provenienti da Italia, Germania, Austria, Svizzera e Francia ma anche conoscere di persona i produttori e ottenere informazioni direttamente da chi crea i migliori Pinot Bianco d’Europa.
“Si tratta di un’occasione unica – evidenzia ancora Hans Terzer – che solo Spatium Pinot Blanc è in grado di offrire nel panorama europeo. La manifestazione fornisce una panoramica a 360 gradi sul mondo del Pinot Bianco, permettendo agli appassionati di approfondire le proprie conoscenze e diventare dei veri intenditori”.
FOCUS SUL VITIGNO Il programma di venerdì mattina si rivolge principalmente ad un pubblico di esperti e specialisti. Illustri referenti internazionali esporranno le più recenti novità e risultati scientifici che riguardano il Pinot Bianco e vaglieranno le nuove possibilità di posizionamento e commercializzazione di questo vino.
Tra i relatori di spicco presenti al convegno anche il critico di vini David Schildknecht (“Come può una varietà di nicchia conquistare la scena del mercato internazionale?”), la Master of Wine Madeleine Stenwreth (“Uno sguardo ai mercati del Nord, ai loro monopoli e al ruolo del Pinot Bianco oggi e domani”) e il Prof. Dott. Ulrich Fischer, direttore dell’Istituto per la Viticoltura ed Enologia del Centro Rheinpfalz.
Sarà lui a illustrare le linee guida più attuali per creare un migliore profilo qualitativo del Pinot Bianco. A seguire, una tavola rotonda durante la quale diversi rappresentanti del panorama vitivinicolo locale, nazionale ed internazionale discuteranno dei diversi stili del Pinot Bianco.
Spatium Pinot Blanc lEuropa del Pinot Bianco in Alto Adige
Spatium Pinot Blanc lEuropa del Pinot Bianco in Alto Adige 2
Spatium Pinot Blanc lEuropa del Pinot Bianco in Alto Adige 3 1
Spatium Pinot Blanc lEuropa del Pinot Bianco in Alto Adige 1
Spatium Pinot Blanc lEuropa del Pinot Bianco in Alto Adige foto
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(4 / 5) Il Pinot Bianco è uno di quei vitigni internazionali che fa discutere gli ampelografi sulla sua origine e che ha trovato dimora in svariati terroir.
Uno di questi luoghi è il Veneto. Assaggiamo oggi il Colli Euganei Pinot Bianco Doc della cantina Conte Emo Capodilista – Azienda Agricola La Montecchia, annata 2015.
LA DEGUSTAZIONE Colere giallo paglierino con riflessi verdastri, trasparente, scorrevole nel bicchiere. Al naso sembra poco intenso ma è solo timidezza. Dopo un attimo ecco arrivare piacevoli note di fiori bianchi, un leggero sentore erbaceo e note di frutta a polpa chiara.
Frutta molto matura che, via via che il calice si scalda, tende a prendere il sopravvento. In bocca si esalta subito la sapidità di questo Pinot Bianco, seguita dalla fresca acidità che lo rende veramente facile ed agile in bocca. “Beverino”, come si suol dire.
Delicato nel retro olfattivo, dominato dai ritorni floreali già percepiti al naso. Non particolarmente persistente, si sposa bene con preparazioni di pesce o carni bianche delicate.
In definitiva, un vino giustamente collocato in una fascia prezzo medio-alta, per quello che riesce a esprimere nel calice rispetto ad altre referenze prodotte con lo stesso vitigno.
LA VINIFICAZIONE Vinificazioni in bianco, in acciaio, a temperatura controllata per le uve di solo Pinot Bianco coltivate su terreno di medio impasto con esposizione sud nel comprensorio della Doc.
Cantina di lunga tradizione, come testimonia la villa cinquecentesca che sovrasta le vigne a Selvazzano Dentro (PD), Conte Emo Capodilista – Azienda Agricola La Montecchia vanta tracce storiche fin dalla Serenissima Repubblica di Venezia. Ma è recentemente che l’azienda si è distinta per i tanti progetti di eco sostenibilità, anche in collaborazione con le scuole delle province di Padova.
Prezzo: 9,50 euro
Acquistato presso: Alìper – Alì Supermercati
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
(4,5 / 5) Torniamo a Termeno, cuore di una delle più vocate zone vitivinicole dell’Alto Adige, con un vino il cui uvaggio ci racconta la delicatezza del territorio.
LA DEGUSTAZIONE Il Vigneti delle Dolomiti Igt “deVite” di Hofstätter, annata 2015, veste il calice di giallo paglierino, luminoso e con riflessi verdolini. Pulito e fine il naso apre su note floreali seguite da un’aromaticità erbacea. Seguono profumi di frutta fresca (mela) ed un leggero sentore agrumato.
In bocca ritornano tanto le note floreali quanto quelle fruttate. La vivace acidità lo rende si beverino, ma senza perdere carattere e personalità. Molto equilibrato. Buona la persistenza.
LA VINIFICAZIONE Quattro i vitigni utilizzati, tutti rappresentativi del territorio: Pinot Bianco, Müller Thurgau, Sauvignon e Riesling. Pigiatura soffice delle uve selezionate. Separazione dai residui attraverso precipitazione naturale. Fermentazione e maturazione in acciaio a temperatura controllata. Non è un vino da invecchiamento, anche se qualche anno in cantina non guasterà.
LA CANTINA Più di cent’anni di storia per questa cantina ormai simbolo dell’Alto Adige. Nei cinquanta ettari di proprietà vengono coltivate tutte le varietà più tipiche della regione. La varietà delle esposizioni garantisce condizioni di crescita e di maturazione ottimali sia alle uve a bacca bianca che alle uve a bacca rossa.
Ed ecco la possibilità tanto di vinificare per blend di uve quanto per singole vigne (singoli “cru” per dirla alla francese) i cui nomi vengono riportati in etichetta. Passione, tecnica ed esperienza coniugati insieme nelle oltre 800 mila bottiglie prodotte che raccontano l’amore per il territorio senza inseguire scelte di marketing.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Pomino bianco Doc 2016 Castello di Pomino Frescobaldi
(5 / 5) Preziosa etichetta quella che la catena di supermercati Il Gigante ha “in carta” ormai da diversi anni. Parliamo del Pomino Bianco Doc Frescobaldi, da qualche mese reperibile anche nelle “enoteche” dei punti vendita Esselunga più “attrezzati”.
LA DEGUSTAZIONE
Di un giallo paglierino carico con vaghi (ma accesi) riflessi verdolini, Pomino è uno di quei vini che invogliano la beva, già dal colore. Al naso sentori di frutta esotica (banana e papaya su tutti), ma anche di mela cotogna e agrumi come il cedro.
Conferiscono freschezza i richiami ai fiori di gelsomino e biancospino. Non manca una vena più “austera”, che ricorda la nocciola. Profumi che si rincorrono nel calice. Un’analisi olfattiva da promuovere a pieni voti per la finezza che è capace di esprimere.
Al palato, il Pomino Bianco Doc Frescobaldi conferma le attese e rincara la dose con la consueta eleganza. Sapidità e acidità molto ben bilanciate: una “salinità” che sboccia subito, in ingresso, per lasciare poi spazio a un sottofondo fruttato finissimo, esotico.
Il fin di bocca, leggermente amarognolo, completa una beva raffinatissima. Perfetto come aperitivo d’eccezione, questo vino bianco della cantina toscana Frescobaldi si abbina a piatti a base di verdure e pesce, non troppo elaborati.
LA VINIFICAZIONE
Il Pomino Bianco Doc Castello di Pomino Frescobaldi è prodotto in una delle zone della Toscane più vocate alla coltivazione delle varietà di uva a bacca bianca. Si ottiene dal blend di Chardonnay e Pinot Bianco, completato da altre varietà complementari.
I vigneti si trovano a un’altitudine di 700 metri sul livello del mare. La tecnica di vinificazione è particolare. La fermentazione di gran parte del mosto avviene in serbatoi di acciaio inox. Un’altra porzione fermenta invece in barrique, dove si svolge anche la malolattica, ovvero la trasformazione dell’acido malico in acido lattico, utile a conferire tinte più “morbide” al nettare.
Anche l’affinamento avviene in acciaio, per una durata complessiva di quattro mesi. Prima di essere messo in commercio, il vino affina in bottiglia per un altro mese.
Il Pomino Bianco Doc di Frescobaldi prende il nome dal Castello di Pomino. Una splendida tenuta della famiglia dei Marchesi de’ Frescobaldi, nel cuore della campagna fiorentina. Vigneti che si arrampicano fino a un’altitudine di 700 metri sul livello del mare, strappati a un bosco di sequoie, abeti e castagni.
Prezzo: 8,49 euro
Acquistato presso: Il Gigante / Esselunga
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
(5 / 5) Ci sono cantine che divengono sinonimo stesso del territorio di cui fanno parte. È il caso di Hofstätter con l’Alto Adige. Degustiamo per voi il Weissburgunder (Pinot Bianco), annata 2016.
LA DEGUSTAZIONE Giallo paglierino chiaro, luminoso nel bicchiere. Note floreali al naso con una punta di frutta fresca a polpa bianca che dona armonia e rotondità. Molto pulito ed elegante.
In bocca dimostra una buona mineralità e una spiccata acidità che dona una piacevolissima freschezza, una grande agilità di beva e lascia intuire potenzialità di affinamento in bottiglia.
Dimenticarsi una bottiglia in cantina per un paio d’anni non sarebbe un reato, anzi. Il finale, mediamente persistente, è fresco e netto. Un vino molto equilibrato.
LA VINIFICAZIONE
Le uve, selezionate, provengono dai vigneti di Cortaccia, a pochi minuti dalla cantina. Pigiatura soffice. I sedimenti sono separati per precipitazione naturale e il mosto lasciato fermentare a una temperatura controllata di 20° C. Cinque mesi di affinamento in botti di acciaio inossidabile alla temperatura costante di cantina a 15° C completano il processo produttivo.
LA CANTINA
Fondata nel 1907 da Josef Hofstätter e nata per produrre i vini da commercializzare nella vicina locanda “Schwarzer Adler” (Aquila Nera) di proprietà della moglie Maria, fu una delle prime realtà Alto Atesine a vinificare separatamente uve provenienti da vigneti diversi.
Oggi è una cantina in grado di coniugare tecnica e passione, grandi numeri e costanza qualitativa. Più di 50 ettari vitati e gestiti come singoli appezzamenti, come “cru”. Dalla cantina (storico edificio posto proprio dietro la chiesa di Termeno) escono più di 800 mila bottiglie all’anno, frutto di passione e del rispetto delle caratteristiche di ogni singolo vitigno.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
“Calici di stelle”, una delle manifestazioni estive dedicate al mondo del vino più attese dai “winelovers”, che abbraccia lo stivale da nord a sud.
A organizzarla è il Movimento Turismo del Vino in collaborazione con l’Associazione nazionale Città del Vino.
Obiettivo: promuovere e far conoscere aziende e vini dei diversi territori, in un contorno animato da musiche e deliziato dai sapori tipici di ogni zona.
Quest’anno vinialsupermercato.it era in provincia di Padova, ad Arquà Petrarca, località rinomata per nel panorama della viticoltura dei Colli Euganei veneti.
LA DEGUSTAZIONE Primo assaggio degno di nota è il Pinot bianco dell’Azienda agricola Rossato Giuliano: estremamente interessante, con le sue accattivanti note d’agrumi e fiori bianchi. Un piccolo produttore di Cinto Euganeo (PD), che per filosofia fonda tutto su vini vinificati esclusivamente in acciaio e solo di annata.
Il secondo “calice stellare” è invece quello di un nome più blasonato, garanzia di vini di qualità. Parliamo di Cà Lustra di Francesco Zanovello e del suo Olivetani, interessante progetto di vinificazione di ben cinque vitigni: Tai, Moscato, Pinot Bianco, Sauvignon e Garganega, a rappresentare la Doc più antica dei Colli Euganei, ai piedi del monte Venda.
Complice anche la temperatura molto piacevole iniziamo questa volta ad avvicinarci ai rossi scelti per la manifestazione, partendo da un classico taglio bordolese: “Volo”, dell’azienda Il filò delle vigne. Un vino giovane e vigoroso, che regala note interessanti di sottobosco. Ben rappresenta la filosofia dei vini di questa azienda.
Diverso ma di eccellente qualità anche l’autoctono di casa Reassi, il “Vin Bastardo”, prodotto da uve 100% Marzemina nera bastarda, una delle uve recuperate tra i colli vulcanici.
Non mancano in questa manifestazione alcuni produttori di vini bio e naturali. Interessanti quelli dell’Azienda Agricola Alla Costiera. Oltre al Bianco sur lie, ottimo il Rosso Riserva a base Cabernet Sauvignon “Vo’ Vecchio”, che prende il nome dal luogo di origine dell’azienda.
Chiudiamo con l’azienda Conte Emo di Capodilista – Azienda Agricola La Montecchia, aderente alla Federazione italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi), che si fa apprezzare per un vitigno ancora poco presente nei Colli Euganei, ma che vive una fase di rivalutazione: il Carmenère Igt Veneto chiamato, appunto, “progetto Recupero”.
Prodotto da solo uve Carmenère, regala intensità e profondità al gusto, mantenendo comunque eleganza e una certa facilità di beva. Degno di menzione anche il Cabernet Franc prodotto da Conte Emo di Capodilista.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Oltrepò pavese e Franciacorta, due tra le zone più vocate in Italia per la produzione di spumante Metodo classico, hanno dato il via alla vendemmia 2017.
Una raccolta anticipata che non trova memoria in epoca recente, nel Pavese. Già il 2 agosto il taglio dei primi grappoli sulle colline di Oliva Gessi, pittoresco borgo di 200 abitanti alle porte di Pavia, tra Casteggio e Montalto pavese.
I primi vigneti a raggiungere la giusta maturazione in Franciacorta sono invece quelli localizzati sul versante esposto a Sud del Monte Orfano, grazie al microclima più caldo.
Ma se in Oltrepò, primo terroir di Lombardia con 13.500 ettari di vigna sui 22 mila totali, si parte di consueto dalla raccolta delle uve base spumante (Pinot nero e Chardonnay), in Franciacorta l’attenzione è focalizzata sulla risposta di un altro vitigno: l’Erbamat.
L’AUTOCTONO RISCOPERTO
Il primo agosto è entrato in vigore il nuovo Disciplinare di Produzione approvato dal Ministero, che prevede la possibilità di utilizzare lo storico autoctono bresciano a bacca bianca nella misura massima del 10%, nel blend con Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero.
Sono interessate tutte le tipologie, tranne il Satèn. L’obiettivo del Consorzio di Tutela è quello di “permettere di testare le sue potenzialità in modo graduale e valutarne eventuali incrementi in futuro”. Un traguardo raggiunto dopo anni di sperimentazioni condotte in sordina sull’Erbamat, vitigno dimenticato ma di cui si ha notizia fin dal ‘500.
“Le modifiche al disciplinare – continua il Consorzio – che si riconferma il più restrittivo al mondo fra i vini rifermentati in bottiglia, restano quindi vocate all’obiettivo di perseguire l’eccellenza in ogni singolo passaggio produttivo e aprono la strada a nuove possibilità di differenziazione. In un mondo spumantistico che prevede pressoché ovunque l’impiego di Chardonnay e Pinot Nero, infatti, l’uso dell’Erbamat può diventare un fattore di esclusività importante, capace di ripercuotersi anche sull’interesse dei consumatori internazionali”.
LE STIME Il clima pazzo ha lasciato il segno sui vigneti della Lombardia con un taglio medio del 20% sui raccolti. E’ quanto stima la Coldiretti regionale in occasione della vendemmia 2017, iniziata il 2 agosto in Oltrepò e Franciacorta per concludersi a ottobre, in Valtellina.
E se in alcune zone le rese sono in calo del 30% con punte anche del 50% a causa delle gelate della scorsa primavera che hanno colpito a macchia di leopardo, “il caldo e la siccità di questi ultimi mesi – evidenzia Coldiretti – hanno esaltato la qualità e la maturazione dei grappoli”.
Secondo la stima di Coldiretti Lombardia, la produzione regionale dovrebbe superare il milione e 200 mila ettolitri di vino, la maggior parte dei quali per Docg, Doc e Igt. “Con i nostri vini di qualità raccontiamo l’Italia nel mondo – spiega Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia e vice presidente nazionale di Coldiretti – si tratta di un patrimonio di cultura, conoscenza ma anche economico visto che l’export supera i 5 miliardi di euro all’anno”.
Le province più “vinicole” sono Pavia e Brescia, che da sole rappresentano i due terzi delle superfici vitate in Lombardia e il 70% delle oltre tremila aziende lombarde. A seguire Mantova, Sondrio, Bergamo, Milano e Lodi (con le colline fra San Colombano e Graffignana), ma zone viticole con piccole produzioni si contano anche fra Como, Lecco, Varese e Cremona.
Crescono poi le superfici dedicate ai vigneti “organic”, salite a 2.570 ettari, quasi tre volte in più rispetto a quelle di dieci anni fa, con un’incidenza del 15% sul totale delle aree dedicate alle produzioni di alta qualità. Per quanto riguarda la mappa dei vigneti bio o in conversione al bio, il 61% è concentrato in provincia di Brescia con 1.581 ettari, il 32% in provincia di Pavia con 829 ettari e il resto fra Bergamo (71 ettari), Mantova (43 ettari), Sondrio (26 ettari), Lecco (11 ettari) e Milano (10 ettari).
L’intera filiera del vino, fra occupati diretti e indiretti, temporanei e fissi offre lavoro in Lombardia a circa 30 mila persone e la produzione genera un export di circa 260 milioni di euro all’anno, in particolare verso Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Canada e Giappone.
Sul fronte dei consumi, sempre secondo le stime Coldiretti, in Lombardia quasi 5 milioni di persone bevono vino durante l’anno puntando sempre di più alla qualità, come testimonia il boom delle enoteche, arrivate a sfiorare quota mille, con un aumento di oltre il 30% negli ultimi sette anni. La provincia con la maggior concentrazione di “oasi delle Doc” è quella milanese con 261 realtà, seguono Brescia (175), Bergamo (109), Varese (99), Monza e Brianza (82), Como (63), Pavia (59), Mantova (47), Cremona (34), Lecco (31), Sondrio (25), Lodi (9).
LE STRADE DEL VINO LOMBARDO Ma il vino è anche un mezzo di scoperta del territorio. In Lombardia si contano oltre mille chilometri di sentieri del nettare di Bacco.
Al primo posto Brescia, con 370 chilometri suddivisi tra la Strada dei Vini e dei Sapori del Garda (200 chilometri), la Strada del Vino Colli dei Longobardi (90 chilometri) e la Strada del Vino Franciacorta (80 chilometri).
A seguire c’è la provincia di Mantova, con la Strada dei Vini e dei Sapori Mantovani che si estende per circa 300 chilometri, quella di Sondrio con i 200 chilometri della Strada dei Vini e dei Sapori della Valtellina, Bergamo con la Strada del Vino e dei Sapori della Valcalepio (70 chilometri) e infine, Lodi e Pavia, rispettivamente con la Strada del Vino San Colombano e dei Sapori Lodigiani e la Strada del Vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese (con 60 chilometri ognuna).
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Sabato 12 agosto, dalle 18 alle 24, Cantina Tramin propone la “Notte degli Aromi”: una grande festa dei sapori sotto il cielo di Termeno, in provincia di Bolzano.
La Casa del Gewürztraminer aprirà le proprie porte per offrire una proposta di specialità gastronomiche e una selezione di vini abbinati ad ogni piatto con un ristorante all’aperto che proporrà un menu speciale preparato con prodotti di mare e di montagna.
A ciascun piatto sarà abbinato un vino di Cantina Tramin: Moriz Pinot Bianco 2016 con insalata di pesce di mare con funghi, mela e chips di polenta; Blauburgunder Pinot Nero 2016 con tartare di vitello, mela Kanzi e pane integrale; Selida Gewürztraminer 2016 con gnocchetti di patate con gamberi, verdura e salsa piccante; Schiava Freisinger 2016 con ravioli di farro ripieni all’anatra su funghi misti; Pepi Sauvignon 2016 con salmone Alaska su crema di piselli, olio alla menta e patate croccanti; Cuvée Cabernet-Merlot Rungg 2015 con medaglione di cervo con nocciole, crema di sedano e frutti di bosco e per finire Roen Gewürztraminer vendemmia tardiva 2015 con Strudel di mela, mousse alla panna agra, cioccolato e uva secca al rum.
Ad accompagnare la serata musica Jazz/Soul con Jenni Williams & The Experince, dal tramonto a mezzanotte. Il costo di partecipazione è di 9,50 euro a piatto, compreso l’abbinamento con il vino degustato; 6 euro senza vino. Sarà inoltre possibile degustare tutti i vini della cantina al costo del singolo calice.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Per questo semplicissimo (ma gustosissimo) piatto occorre davvero poco.
Ecco le dosi per 4 persone: 500 gr di petto di pollo intero; 200 gr di formaggio cremoso fresco; 1 limone non trattato; olio extravergine di oliva; qualche foglia di menta fresca; aglio, sale e pepe a vostra discrezione.
LA PREPARAZIONE
Per iniziare dobbiamo tagliare il petto di pollo in bocconcini. In una padella mettiamo olio e aglio, che toglieremo dopo qualche minuto.
Quindi adagiamo il pollo. Saliamo quanto basta. Dobbiamo stare attenti che cuocia lentamente.
Quando risulterà cotto anche all’interno, spegnete il fuoco e incorporate la crema di formaggio e il succo di limone filtrato. Ecco! Tutto qui! Se volete, aggiungete pepe, menta e scorza di limone grattugiata. Buon appetito!
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Pinot Bianco S V Appiano e1498308547369 740x1024 1
Guardi il bicchiere, ci metti il naso, lo porti alla bocca. Sembra facile e per molti aspetti lo è, anche se a volte l’analisi di un vino richiede uno sforzo in più per comprenderlo a pieno. Ma quando a richiedere lo ”sforzo in più” è il cru ”Sanct Valentin” della cantina di San Michele Appiano ci si sacrifica volentieri.
LA DEGUSTAZIONE
L’Alto Adige Doc Pinot Bianco ”Sanct Valentin 2013” di San Michele Appiano, col suo giallo paglierino carico, limpido e trasparente ci aspetta e ci intriga col suo colore pieno.
Al naso è ricco, intenso, sprigiona da subito sentori di frutta matura a polpa bianca. Ed allora ecco la pesca, l’albicocca e poi il melone e la mela verde, acidula quel tanto da non rendere stucchevole la “sinfonia di frutta”. Seguono le note floreali, leggere, ed una nota minerale vagamente fumè.
In bocca è ricco. Molto morbido e strutturato, ma di una struttura ed intensità quasi vellutata che non lo fa certo perdere di eleganza, forte anche di una bella freschezza che supporta il sorso. Sorso non agile e beverino, come spesso troviamo nei bianchi, ma profondo e denso. Sul fin di bocca ecco apparire la mineralità che ci accompagna lungo tutta la lunga persistenza.
LA VINIFICAZIONE
L’annata 2013 ha visto la raccolta e selezione manuale delle uve, 100% Pinot Bianco da vigna selezionata, nella prima metà di ottobre. La metà del raccolto svolge in barrique/tonneaux le fermentazioni alcolica e malolattica e una macerazione sui lieviti. La parte rimanente è vinificata in grosse botti di quercia. Dopo poco meno di un anno i due vini sono assemblati e maturano assieme per altri 6 mesi in contenitori d’acciaio.
“Kellerei St. Michael– Eppan” recita l’etichetta che riporta il nome della cantina in lingua tedesca come solo può essere in terra Altoatesina, il Südtirol, ovvero la “Cantina Produttori San Michele Appiano”. Produttori perché si tratta di una realtà cooperativa che ad oggi conta più di 350 soci viticoltori.
Nata agli inizi del secolo scorso, come testimonia la bellissima sede in stile Liberty, è cresciuta negli anni forte della passione delle famiglie di viticoltori che ne sono via via entrate a far parte, forte del rispetto per il territorio e forte del rispetto per l’uva, per le sue singole varietà ed i suoi cru sino ad arrivare, oggi, ad essere un vero punto di riferimento per l’enologia Altoatesina.
San Michele è oggi in grado di fornire una linea completa di prodotti, dal top di gamma “Sanct Valentin” alla “Classica” ed alla “selezione”, ed in ognuna di esse troviamo i vitigni che rappresentano questa terra: Gewürztraminer, Pinot Bianco, Pinot Grigio, Sauvignon, Pinot Nero, Lagrain. In ogni bottiglia ritroviamo il varietale, il territorio, la cantina. Sintesi perfetta di quella “terra di mezzo” stesa fra la Stretta di Salorno ed il Brennero.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Dwight Stanford, un lavoro ce l’aveva. In America. Chirurgo generale. Apriva e ricuciva pazienti, nella sua clinica di Kansas City, Missouri. Poi, la svolta. Anche Antonella Lonardo, un lavoro l’avrebbe avuto. Una cattedra all’Università di Napoli. Docente ordinaria, dopo la laurea in Archeologia. Ebbene. Ci ha rinunciato. Ancor prima di cominciare. Il richiamo della terra è una questione di vita o di morte per i vignaioli Fivi. L’americano che molla tutto e si trasferisce a Offida, nella sperduta provincia di Ascoli. E l’avellinese che dopo tanti sacrifici sui libri capisce cosa vuole davvero: proseguire il cammino segnato dai genitori, titolari di un’azienda agricola ben avviata, a Taurasi. Storie di vino. Storie di vignaioli che, nel weekend scorso, si sono resi protagonisti del Mercato dei Vini della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi), nei padiglioni di Piacenza Expo, pronto ora allo storico sbarco nella capitale, Roma, il 13 e 14 maggio 2017 all’Eur.
“Sopra la stessa zolla. Sotto la stessa goccia. Nello stesso letame”: questo il messaggio lanciato dai viticoltori nel corso della sesta edizione della manifestazione, che ha chiuso con più di 9 mila ingressi la due giorni nel capoluogo emiliano (+50% rispetto all’edizione 2015). Citazione della retroetichetta delle bottiglie di Prosecco di Luigi Gregoletto, vignaiolo Fivi dell’anno. Un segnale forte, in un periodo in cui il vino e i vignaioli sono sotto accusa, in particolare nella zona di Conegliano-Valdobbiadene. In un’arena piena di colleghi il vignaiolo di Miane, premiato come Vignaiolo dell’anno, ha commosso i presenti con il suo discorso. Un inno alla terra e al suo rispetto.
“Dalla mia vita e dalle mie esperienze – ha raccontato Gregoletto – posso dire che la terra va rispettata, va amata, perché la terra è madre e sa ricompensare. Anche oggi che produrre molto è facile e produrre poco è altrettanto facile. Produrre equilibrato nel rispetto della terra, della sua conservazione e della qualità del prodotto, è molto più difficile. Ma sono convinto che questa sia la via da affrontare e sono altrettanto convinto che la terra non delude. La terra ti può fare meno ricco, ma sicuramente più signore”.
I MIGLIORI VINI DEGUSTATI Signori vini, quelli in degustazione al “Mercato” di Piacenza. I bianchi di Ermes Pavese, vignaiolo valdostano di Morgex, mostrano tutte le potenzialità del vitigno autoctono Prié Blanc. Il metodo classico Pas Dosé, 24 mesi sui lieviti si rivela complesso, sapido, minerale, di persistenza balsamica. Più pronto del Pas Dosé 18 mesi, ancora giovane, come evidenzia un’acidità spiccata e di prospettiva. Anche Nathan, il barricato di casa Pavese, è un buon compagno da dimenticare in cantina e riscoprire tra qualche anno.
Dalla Valle D’Aosta ci spostiamo in Friuli Venezia Giulia, dai Vignai Da Duline. La cantina di Villanova (Udine), visitata nelle scorse settimane da Angelo Gaja e dal suo staff, porta sugli scudi Malvasia Istriana e, soprattutto, Friulano Giallo: antico biotipo di Tocai, risulta meno produttivo ma più resistente alle malattie. Duecento ceppi in totale, che nelle annate migliori i coniugi Lorenzo Mocchiutti e Federica Magrini tramutano in magnum d’occasione. Memorabile la vendemmia 2015 di Giallo di Tocai, in degustazione: note speziate di zenzero e curcuma si legano a doppio filo ai terziari conferiti dal legno. Naso rigoglioso, cui fa eco un palato morbido, ricco, carico di vitalità. Da provare anche Morus Alba, unione tra i cru di Malvasia Istriana e Sauvignon che esprime l’idea di territorialità dei Vignai Da Duline.
Un passo più in là ecco Weingut Abraham. A presentarla Martin Abraham. Personaggio schivo, presenta in degustazione una batteria interessantissima. Tra i Pinot Bianco svetta la vendemmia 2013. Lungo periodo sulle fecce e due anni in botte seguono una raccolta dei migliori grappoli, da viti del 1955. L’acidità spiccata gioca con note esotiche che, tanto al naso quanto in bocca, spaziano dal mango alla banana. Un Pinot Bianco salino, che darà il meglio di sé nei prossimi due, tre anni. Solo 600 le bottiglie prodotte. Una vera perla.
Straordinario anche il Traminer 2014 di Martin Abraham. Meno aromatico di quanto ci si possa aspettare, spariglia le carte con un olfatto tipico e un palato che, al contrario, spinge maggiormente sulla mineralità. La vendemmia 2013 di Traminer è ancora più concentrata, ma conserva i medesimi tratti. Ottimi anche i rossi del vignaiolo altoatesino di Appiano (Bolzano). Upupa Rot 2013 è il blend tra Schiava (95%) e Pinot Nero (5%), vino “dritto” sulle acidità più che sulle note fruttate tipiche dei due vitigni. Sublime il tannino espresso, così come elegante risulta quello del 100% Pinot Nero 2013, timido in ingresso, pronto poi ad aprirsi sul classico bouquet di sottobosco.
Ecco dunque Edi Keber, friulano di Cormons, Gorizia. Il suo Collio 2015 è fresco e fruttato. In degustazione anche una più evoluta vendemmia 2012, che mostra tutta la potenzialità d’invecchiamento dell’uvaggio storico Tocai, Malvasia Istriana e Ribolla. Giallo dorato, naso minerale che richiama il terroir, frutta meno stucchevole e meglio bilanciata da un’acidità viva. “Un vino da aspettare”, come conferma al banco il giovane vignaiolo Kristian Keber.
Non poteva mancare la Lombardia, con una vera e propria “chicca”. E’ Bastian Contrario, 100% Trebbiano dell’azienda Lazzari di Capriano del Colle, provincia di Brescia. Novecentotrenta bottiglie, numerate. La vendemmia in degustazione è la 2014. Giallo dorato, naso di miele millefiori e tipica nota botritica. Al palato pieno, sapido ed elegante. Morbido, nonostante l’acidità spiccata. Fondamentali i diradamenti dei tralci di Trebbiano, in vigne di età superiore ai 20 anni. “L’obiettivo – spiega Davide Lazzari – è quello di ridurre il carico produttivo fino a non più di 60 quintali di uva per ettaro: si spinge così sulla surmaturazione con vendemmia tardiva a fine ottobre. Attendiamo dunque l’attacco botritico, che contribuisce a un’ulteriore concentrazione delle rese. Il 50% del mosto fermenta direttamente nella barrique in cui resterà in affinamento per 12 mesi”. L’abbinamento perfetto? Quello con i formaggi grassi delle valle Orobiche.
Ecco dunque l’incontro che non t’aspetti. Quello con Ps Winery di Offida, Ascoli Piceno. Una cantina a metà tra le Marche e gli Stati Uniti d’America. Chiedere per credere ai due soci fondatori, Raffaele Paolini e Dwight Stanford. Galeotto fu il master di Scienze Gastronomiche organizzato da Slow Food del 2006, presso la Reggia di Colorno. I due si conoscono lì e la passione per il vino fa il resto.
“Dopo 25 anni di lavoro in clinica ero un po’ stanco – spiega Dwight (nella foto con la moglie, conosciuta al Bravio delle Botti di Montepulciano) – volevo un anno sabbatico. Ho deciso così di aderire al master di Slow Food. Mi avevano assicurato che tutte le slide sarebbero state in inglese. Ma quando sono arrivato, mi sono reso conto che non era così! Passavo i pomeriggi a tradurre i pochi appunti, studiando su Internet cosa fosse esattamente, per esempio, il Parmigiano Reggiano. Proprio in quei giorni mia madre è venuta a mancare e ho deciso di reinvestire l’eredità, assieme ai soldi che avevo messo da parte in tanti anni di lavoro, nell’acquisto di alcuni terreni, assieme al mio compagno di corso Raffaele”. I due scelgono i cloni, le varietà. E trasformano interi campi coltivati a erbe mediche in vigna. “Il primo anno è stato fantastico – ammette Dwight – anche se abbiamo dovuto mandare via l’enologo. A quello poi ho ovviato io, laureandomi in enologia”.
Da provare l’Incrocio Bruni 54 di Ps Winery, dal prezzo strabiliante di 10 euro (in cantina). Si tratta del risultato dell’incrocio, per impollinazione, di Verdicchio di Jesi e Sauvignon Blanc. “Una pianta legnosissima – spiega Raffaele Paolini – tutt’altro che elastica, già a maggio. Delicatissima nel periodo della fioritura, ha un grappolo spargolo”. Solo 14, in tutta la regione, le cantine che lo allevano. Ps Winery ne ha 1.500 ceppi, distribuiti su un quarto di ettaro. Di colore giallo paglierino con riflessi dorati, il Marche incrocio Bruni 54 Igt di Ps Winery richiama il Verdicchio e la sua carica minerale, al naso. Al palato è un concentrato di struttura e di calore, ben espresso dagli oltre 15 gradi di percentuale d’alcol in volume. La sapidità è il secondo tratto distintivo del magnifico terroir Marche, espresso anche in questo Incrocio.
Di Ps Winery splendido anche il Syrah 2013 (24 mesi tra barrique e tonneau). Ai frutti rossi maturi rispondono a livello olfattivo percezioni floreali di viola, che poi lasciano spazio a complessi terziari di vaniglia, tabacco, liquirizia. Non manca uno spunto vegetale, che richiama la macchia mediterranea (alloro, rosmarino). Di grande freschezza in ingresso, rivela al palato la potenza (elegante) di un tannino ben bilanciato che nobilita la beva e chiama il sorso successivo. Ancora verde il tannino del Montepulciano 2011 Igt di Ps Winery: altro prodotto di assoluto valore, ma da attendere.
Rimaniamo nelle Marche per scoprire un altro vignaiolo che ha fatto della sperimentazione il proprio credo. E’ Giuseppe Infriccioli dell’Azienda agricola biologica Pantaleone, che lascia a bocca aperta con il suo Bordò. Si tratta di un biotipo storico appartenente alla famiglia dei Grenache. Utilizzato in purezza (100%), dà vita all’Igt Marche Rosso La Ribalta, di cui apprezziamo in particolare le vendemmie 2012 e 2010.
Di colore rosso rosso granato intenso, impenetrabile, si rivela speziato al naso: alle note fruttate rosse fanno da preponderante contorno liquirizia, chiodi di garofano, ginger e una spruzzata di pepe nero. Il tannino è presente, ma non disturba la beva in una vendemmia 2012 che, a conti fatti, risulta di grande eleganza e avvolgenza, anche nel finale tendente nuovamente al fruttato. Più complessa, come da aspettative, l’evoluzione della vendemmia 2010. Naso e bocca tendono al peperone verde e al cetriolo sotto aceto. Tutt’altro che un difetto, anzi: vino da provare, almeno una volta nella vita, per accompagnare grigliate, stufati, arrosti, brasati, cacciagione e selvaggina, nonché formaggi stagionati.
E’ di Contrade di Taurasi – Cantine Lonardo, provincia di Avellino, l’ultimo vino che segnaliamo tra i migliori assaggi al Mercato dei Vini Fivi 2016. Ventimila bottiglie la produzione totale della cantina oggi condotta in regime biologico dall’ex archeologa Antonella Lonardo, avviata dal padre Alessandro Lonardo e dalla madre Rosanna Cori: lui professore di Lettere in pensione e sommelier, lei insegnante di educazione Tecnica a Napoli. Cinque ettari, coltivati prettamente ad Aglianico. Ed è proprio un Taurasi Docg a centrare nel segno. Si tratta del cru Coste, vendemmia 2011.
Vino elegante, maestoso, che esprime tutta la magnificenza del grande vitigno avellinese. Difficile non pensare a una ricca tavola imbandita, sorseggiandolo a Piacenza: perfetto l’abbinamento con piatti elaborati a base di carne (dal brasato alla selvaggina) o accostato a formaggi stagionati. “L’annata 2016 è stata dura – commenta Rosanna Cori – le piogge ci hanno fatto temere addirittura per l’intero raccolto. Abbiamo vendemmiato quasi grappolo per grappolo, non appena compariva un po’ di sole. Il nostro enologo si è meravigliato quando ha visto le condizioni perfette delle uve condotte in cantina”.
Contrade di Taurasi produce vino ma svolge anche un ruolo sociale ed educativo nell’avellinese, nell’indole dei suoi fondatori. “Ogni anno ospitiamo un tirocinante dell’Università di Palermo – evidenzia ancora Rosanna Cori – che può formarsi al fianco del nostro piccolo staff scientifico, di cui fanno pare il professor Giancarlo Moschetti e il professor Nicola Francesca, microbiologi dell’Università di Palermo”. Loro il merito di aver estratto i lieviti indigeni che rendono così unici i vini di Cantine Lonardo, capace – se non bastasse – di recuperare anche un vitigno abbandonato come il Grecomusc, unico bianco di questa validissima realtà avellinese.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
We use cookies on our website to give you the most relevant experience by remembering your preferences and repeat visits. By clicking “Accept”, you consent to the use of ALL the cookies.
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
sostienici e continua a #berebenealsuper
Acquistiamo i vini al supermercato e li recensiamo per offrirti la migliore esperienza di assaggio:
#Tutti i consigli sui vini in promozione al supermercato #Accesso a tutti i contenuti riservati agli abbonati #In regalo la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2022 di winemag.it
ACQUISTA LA GUIDA e/o SOSTIENI il nostro progetto editoriale
La redazione provvederà a inviarti il Pdf all’indirizzo email indicato entro 48 ore dalla ricezione del pagamento