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All’asta la collezione 1985 Domaine de la Romanée-Conti di Pinchiorri

Il 6 dicembre si terrà a Ginevra “Kingdoms” di Baghera Wines, una vendita all’asta sans-pareil comprendente l’unica collezione 1985 Domaine de la Romanée-Conti di grandi formati da 6 e 3 litri con etichette numerate, proveniente dal ristorante Enoteca Pinchiorri di Firenze.

Il valore stimato? Dai 10 ai 160 mila franchi svizzeri. Saranno battuti La Tâche, Romanée-Saint-Vivant, Grands-Echézeaux ed Echézeaux.

Il catalogo onora anche una collezione svizzera privata contenente 1.200 bottiglie e grandi formati di Domaine Prieuré-Roch, Domaine Jean-Yves Bizot, Domaine Comte Georges de Vogüé, Domaine Leflaive, Domaine Jean-Louis Chave o Domaine Overnoy-Houillon perfettamente conservati.

Una collezione, assicurano gli organizzatori dell’asta, “curata in modo impeccabile”, con protagonista anche un impareggiabile ensemble di 120 bottiglie della leggendaria produzione di liquori Chartreuse dalla fine del XIX secolo ai giorni nostri.

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Giorgio Pinchiorri fa chiarezza: “L’asta da Zachys? Covid-19 non c’entra nulla”

“Il Covid-19 di colpe ne ha tante, ma non diamogli quelle poche, pochissime che non ha e mi riferisco a quello che ho letto su alcuni giornali, per i quali è a causa del virus se ho messo all’asta alcune migliaia di bottiglie“. Con queste parole, Giorgio Pinchiorri spiega la notizia della “prestigiosa asta di Zachys“, che interessa 2.250 bottiglie di Enoteca Pinchiorri.

“Anche un astemio – continua Pinchiorri – potrebbe immaginare che organizzare un’asta di vini come questa, tra le più importanti mai organizzate, richieda mesi e mesi solo per capire quali vini scegliere, quanti e a quanto”. Un lavoro, spiega il patron della storica enoteca di via Ghibellina 87 a Firenze, iniziato di fatto lo scorso anno:

A inizio 2019 abbiamo pensato a due grandi eventi che potessero rimanere nella storia del Vino e che potessero portare valore al nome dell’Enoteca, a quello che ha rappresentato e a quello che rappresenta. Il Covid-10, almeno in questo, non c’entra nulla!”

“Ho iniziato a vendere i Vini nel 1972 – continua Giorgio Pinchiorri – e nel 1979 ho aperto l’Enoteca Pinchiorri, insieme alla mia Annie. Sono passati quasi cinquant’anni e se dovessi fare un bilancio direi di essere molto, molto soddisfatto. Non è stato facile”.

“Come tutte le storie ci sono stati momenti dove il destino ci ha messo a dura prova: l’incendio della cantina nel 1992, la perdita della terza stella Michelin nel 2004 (riconquistata nel 2008, con l’orgoglio di essere stati fino ad oggi l’unico caso nella storia della guida), la crisi finanziaria pesantissima del 2008, e poi nel 2020 questa bestiaccia del Covid-19, arrivata per assurdo dopo la stagione più importante dell’Enoteca,l quella appunto del 2019″.

Lo stato di salute dell’azienda, assicura il patron, è saldo. “Oggi l’Enoteca continua ad esserci – conclude Giorgio Pinchiorri – e credo a distinguersi per 3 cose: la Cucina con Riccardo, il Servizio con Alessandro e i Vini, dove con Ivano continuo a fare quello che ho sempre fatto dal 1972, ovvero li compro (tanti) e li vendo… è la mia Vita“.

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