Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Piero Quadrumolo, presidente di Terre da Vino, cooperativa di Castiglione Falletto (CN) che produce il Barolo 2015 “Conte di Zanone”, citato nel seguente articolo:
Direttore buongiorno,
purtroppo non ci conosciamo e mi avrebbe fatto piacere scambiare due opinioni prima e non dopo l’articolo.
Volevo solo precisare che sono entrato involontariamente in una polemica assurda per un volantino di un supermercato (ne escono migliaia al giorno) e mi trovo coinvolto in un presunto “golpe” ai danni del Presidente del Consorzio che peraltro avevo votato!
Io ho semplicemente raccontato che esiste una crisi di mercato e che la riduzione delle rese era l’unica strada percorribile per sostenere i prezzi. Purtroppo in economia non serve il buonismo ma azioni concrete.
La dirigenza del Consorzio ha portato in assemblea la proposta ed i soci l’hanno respinta. Mi sembrava chiaro che non fosse una critica al Presidente ma ad una scelta sbagliata secondo me (ma assolutamente legittima) della maggioranza dei produttori.
Se poi, parallelamente, qualcuno sta lavorando per fare le scarpe al Presidente (cosa che ho capito solo in questi giorni) la prego di credere che non sono né coinvolto né interessato e quindi di puntare il dito in altra direzione. Sempre disponibile per affrontare problemi concreti e non inutili polemiche, le auguro buona giornata e buon lavoro.
Piero Quadrumolo
Presidente Terre da Vino Spa
Via Bergesia 6 -12060 Barolo (CN) – ITALIA
Una lettera che chiarisce l’ulteriore strumentalizzazione effettuata dal blog di settore contro il Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, al solo fine di delegittimare l’operato della presidenza e della direzione, peraltro in un momento difficile come il 2020.
Non a caso, su WineMag.it le parole del presidente di Terre da Vino, Pietro Quadrumolo, sono state sintetizzate e riportate al tempo verbale condizionale, essendo state rilasciate al blog in questione e non alla nostra redazione.
Con l’occasione porgo i più cordiali saluti al presidente Quadrumolo, confermandogli che stiamo remando nella stessa direzione, ognuno sulla barca: quella della corretta informazione, la mia; quella della qualità da promuovere ad alta voce a Barolo, la sua. Entrambe, scelte foriere di decisioni e prese di posizione difficili, ma giuste.
Si è proposto al Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani come “brand ambassador” e “organizzatore di grandi eventi internazionali”. Al “no” del presidente Matteo Ascheri e del suo entourage, ha messo sotto attacco la Denominazione con diversi articoli dai toni scandalistici, per vendicare l’affronto.
La “brutta storia” del Barolo, in un anno difficile come il 2020, non è legata tanto alle difficoltà di mercato causate dall’emergenza Covid e da un’Horeca a mezzo servizio. Quanto alla “vena poetica”, vendicativa ed egocentrica, di un giornalista deluso dal mancatoingaggio.
Un tranello ben architettato, in cui sta cascando mezza stampa italiana, protagonista di titoli che – prendendo in considerazione qualche estemporaneo, annuale “taglio prezzo” natalizio della Grande distribuzione – sembrano voler denigrare più l’operato del Consorzio che analizzare a fondo il fenomeno, con la responsabilità che si deve a chi ha l’onere e l’onore di informare i lettori.
Nel mirino, così, finiscono due tra i manager più dinamici (e invidiati) del panorama vitivinicolo italiano: Matteo Ascheri e Andrea Ferrero, rispettivamente presidente e direttore del “Bureau” che tutela le pregiatissime denominazioni piemontesi delle Langhe e del Roero.
In particolare, la ritorsione prende avvio su un blog di settore a fine novembre 2020. In un post, si denuncia la presenza di un Barolo 2015 in promozione a 9,90 euro nei supermercati Esselunga. Un prezzo ritenuto scandaloso – per certi versi a buona ragione – per la pregiata Denominazione. Nel mirino, tuttavia, non finisce né l’insegna, né la cantina produttrice.
Il primo capro espiatorio, non a caso, è proprio Ascheri, menzionato addirittura nel titolo e criticato – ancora una volta non a caso – anche per gli eventi internazionali del Consorzio di Tutela a New York (500 consumatori in due ore per l’evento aperto al pubblico nell’ambito del Barolo & Barbaresco World Opening del 4 febbraio, al Center415 di Midtown Manhattan). In secondo luogo si cita il direttore Andrea Ferrero e, a ruota libera, il Consorzio.
Di lì a pochi giorni, lo stesso blog – sul quale era apparsa in estate la notizia del presunto ingaggio del titolare come brand ambassador dell’azienda Contratto (famiglia Rivetti) rivelatasi in poche ore una bufala – dà spazio al presidente della cantina produttrice del Barolo in promozione negli store Esselunga, un marchio privato denominato “Conte di Zanone“.
Stando al virgolettato, Piero Quadrumolo (nella foto), numero uno di Terre da Vino, cooperativa sociale di Castiglione Falletto produttrice della private label dell’insegna di Milano, coglie l’occasione per scagliarsi – a sua volta – sul Consorzio e i suoi associati, attribuendo in sostanza all’ente le responsabilità del prezzaccio.
Dopo mie pressioni quasi in solitaria per ridurre le rese – avrebbe dichiarato il numero uno della cooperativa delle Langhe – i produttori, a grande maggioranza, hanno respinto la proposta, preferendo che fosse il libero mercato a riallineare domanda e offerta: così il prodotto ha perso 1-1,5 Euro/litro.
Alla richiesta dell’Esselunga di fare una promo sul Barolo per Natale, abbiamo proposto un prezzo in linea con il mercato, con il quale sia noi che la catena abbiamo un margine corretto“.
Tutto vero, ma non esattamente “tutto”. Il blog in questione, di fatto, non sa che Terre del Barolo, altra cooperativa di di Castiglione Falletto operante sul mercato con svariati nomi (vera storpiatura della legislazione vitivinicola italiana), ha acconsentito alla vendita di Barolo in Gdo a cifre ben più basse di 9,90 euro, in tempi non sospetti.
Il 27 ottobre 2017, l’unica testata italiana indipendente specializzata nella critica del vino in vendita nella Grande distribuzione, Vinialsupermercato.it (network WineMag), riferiva infatti il caso del Barolo “Le Calende”, in vendita da Tigros a 8,99 euro: quasi un euro in meno rispetto al prezzo del “Conte di Zanone” di Terre da Vino.
Anche in quel caso, con buona pace del portafogli dell’insegna e del produttore. Periodo (fine ottobre, lontano da Natale) e insegna diversa (Tigros al posto Esselunga) fanno ben comprendere come possano capitare, in un canale come la Gdo, prezzi “stracciati” anche per il Barolo, utilizzato come “prodotto civetta” sui volantini dei supermercati.
Un fenomeno difficilmente gestibile dai Consorzi del vino italiano, che non hanno voce in capitolo (diretta) in materia di posizionamento prezzo nei canali distributivi. Sembra abbastanza, ma non è ancora tutto.
Mentre parte della critica enogastronomica italiana pare concentrata, nelle ultime settimane, all’annientamento sistematico del Consorzio di Tutela di Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, nonché dei suoi primi attori Ascheri e Ferrero, al 30 novembre il Barolo segna un +9% nella produzione e l’aggregato delle Denominazioni un +0,5% (fonte Consorzio). Più bottiglie da vendere, dunque. A che “prezzo”? Lo dirà il mercato.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
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