Categorie
news news ed eventi

La Val d’Orcia come l’Aube: «No fermissimo» alla discarica rifiuti radioattivi

Vino, formaggi, olio extravergine. E ancora: tartufi bianchi, zafferano, aglione, salumi e carne di bue chianino. I tesori della Val d’Orcia, in particolare quelli della Doc Orcia, oltre a Chianti e Igt prodotti nei Comuni di Pienza e Trequanda, sono a rischio svalutazione per la possibilità che venga costruita una discarica al centro dell’area di produzione della denominazione.

Qualcosa di simile a quanto già realizzato in una nota area vinicola internazionale come l’Aube (nella foto sopra), situata a un’ora e mezza da Parigi e famosa per la produzione di pregiati Champagne (7500 ettari che costituiscono il 22% della Denominazione). La capacità del deposito francese è di un milione di metri cubi.

Secondo Sogin – società di Stato interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze incaricata del decommissioning degli impianti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare – la Val d’Orcia avrebbe le caratteristiche ideali per la realizzazione di uno dei 23 siti di smaltimento in programma.

La reazione dei produttori dell’Orcia Doc è decisa: «I territori dei grandi vini della Val d’Orcia non accettano e non accetteranno mai infrastrutture che danneggiano l’ambiente, il paesaggio e l’economia».

Il no è «fermissimo»: «Nessuna discarica, insediamento inquinante, edificazione ad alto impatto visivo può essere costruito in un’area che tutti, cittadini, istituzioni e imprese contribuiscono a salvaguardare con impegno e sacrificio».

Uno sforzo che dura da decenni ed ha contribuito, in modo rilevante, a preservare il patrimonio di cultura, ambiente e bellezza creato nei secoli, un capolavoro che il mondo conosce e ammira. Una cornice intatta che accresce l’immagine internazionale e il valore commerciale di eccellenze enogastronomiche prodotte nello stesso comprensorio».

https://www.youtube.com/watch?v=4oTeqoLtJBU&feature=youtu.be

La posizione unanime del Consiglio di Amministrazione del Consorzio di tutela del Vino Orcia, fa eco all’opinione negativa espressa da tutte le istituzioni toscane. La richiesta è di escludere il territorio dell’Orcia dall’elenco. Promettendo, in caso contrario, una durissima opposizione.

«Sbalordisce e indigna l’idea di individuare nel territorio della Doc Orcia, dove c’è il paesaggio agricolo più preservato e bello del mondo, una qualsiasi forma di discarica» dice la Presidente del Consorzio del Vino Orcia, Donatella Cinelli Colombini,

«La Val d’Orcia è iscritta dal 2004 nel patrimonio dell’Umanità Unesco grazie all’integrità di un contesto storico, culturale e ambientale di enorme pregio. Nel 2018 la campagna introno a Trequanda ha ricevuto dal Ministero delle Politiche Agricole MIPAAF il riconoscimento di ‘Paesaggio rurale storico della Toscana’».

Poco distanti dalla località scelta per depositare rifiuti si trovano alcuni dei luoghi icona della compagna toscana, così come i “set” dove sono stati girati i film “Il paziente inglese” e “Il gladiatore“.

«Un’integrità – continua il Consorzio vini Doc Orcia – che tutti hanno contribuito a preservare assoggettandosi a norme di tutela rigidissime. Vincoli che hanno preservato la miracolosa armonia fa fra storia, natura e lavoro dell’uomo che dura da secoli ed è stata cantata da poeta Mario Luzi».

Una sensibilità talmente accentuata che, nel 2007, il progetto di un gruppo di nuove abitazioni, nei pressi di Pienza, scatenò un autentico putiferio per cui non fu realizzato.

Per questo i produttori Orcia Doc sono sbalorditi e indignati che nel territorio di produzione della loro denominazione ci sia uno dei 23 siti italiani considerati idonei da SOGIN per ospitare un nuovo insediamento largo 178 ettari di cui 110 destinati a ospitare le 90 costruzioni in calcestruzzo che racchiuderanno 78 mila metri cubi di rifiuti.

Eppure, secondo Sogin, «la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), ovvero il progetto preliminare e tutti i documenti correlati alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività».

TUTTE LE AREE INDIVIDUATE DA SOGIN IN ITALIA

PIEMONTE: Otto zone tra le province di Torino e Alessandria (Comuni di Caluso, Mazzè, Rondissone, Carmagnola, Alessandria, Quargento, Bosco Marengo)

TOSCANA E LAZIO: Ventiquattro zone tra le province di Siena, Grosseto e Viterbo (Comuni di Pienza, Campagnatico, Ischia e Montalto di Castro, Canino, Tuscania, Tarquinia, Vignanello, Gallese, Corchiano)

BASILICATA-PUGLIA: Diciassette zone tra le province di Potenza, Matera, Bari, Taranto (comuni di Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Gravina, Altamura, Matera, Laterza, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso)

SARDEGNA: Quattordici aree tra le zone in provincia di Oristano (Siapiccia, Albagiara, Assolo, Usellus, Mogorella, Villa Sant’Antonio, Nuragus, Nurri, Genuri, Setzu, Turri, Pauli Arbarei, Ortacesus, Guasila, Segariu, Villamar, Gergei)

SICILIA: Quattro aree nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta (Comuni di Trapani, Calatafimi, Segesta, Castellana, Petralia, Butera).

Categorie
news ed eventi

Da Caldaro a Capri in tandem: l’avventura di due enologi del Kalterersee

Si è conclusa con l’arrivo a Capri l’avventura de “I pirati del Kalterersee”. Andrea Moser e Gerhard Sanin, rispettivamente responsabili enologici delle cantine Kaltern e Erste+Neue di Caldaro (Bolzano), hanno percorso in dodici giorni 1250 chilometri in tandem dall’Alto Adige alla Campania, affrontando un dislivello di 12000 metri. Hanno portato con sé il vino Kalterersee proponendolo in abbinamento alla cucina locale delle regioni attraversate. Ancora poco conosciuto fuori dal proprio territorio, il Kalterersee viene prodotto con uva Schiava (Vernatsch nella dizione tedesca). Di colore rubino chiaro, ha profumi fragranti e fruttati e una modesta gradazione alcolica. Fresco e con un tannino mai troppo aggressivo, ha tutti i numeri per essere il vino che ricerca oggi il consumatore interessato ad una cucina leggera e moderna. Non manca mai sulle tavole dell’Alto Adige, dove tradizionalmente viene accostato allo speck. Ma il viaggio di Moser e Sanin ha avuto proprio lo scopo di dimostrare la sua straordinaria versatilità: servito fresco (un paio di gradi in più di un vino bianco giovane) si accompagna perfettamente al pesce e ad antipasti leggeri. Ottimo con la pizza. Durante il percorso i due enologi hanno inanellato una serie di abbinamenti che hanno convinto e conquistato gli ospiti incontrati. A partire dal Baccalà alla roveretana nel vicino Trentino, con il pesce di Lago sulle sponde del Garda.

I PIRATI DEL LAGO
Quindi varcato il Po’ il Kalterersee ha fatto conoscenza con la mozzarella preparata con latte di Vacche Rosse a Reggio Emilia; il Parmigiano del Cimone con i mirtilli dopo la salita dell’Appenino, dove i due enologi sono stati accolti dal sindaco di Fanano. A Firenze li attendeva invece pioggia a catinelle prima di abbinare il Kalterersee al Peposo della Trattoria da Burde, a Siena invece con i taglieri di salumi tra la gente in contrada. Un piccolo incidente, la rottura di due raggi, ha costretto i due ciclisti ad una sosta tecnica, prima dell’assaggio del Pecorino a Pienza. Quindi Viterbo per il primo approccio con la cucina romana e Roma per un matrimonio con la pasta all’Amatriciana. A Terracina, finalmente al mare, i Pirati hanno scelto direttamente al mercato del pesce gli ingredienti del pranzo con cui hanno abbinato il vino alla pasta al sugo di scorfano rosso fresco. A Napoli l’immancabile appuntamento con la pizza. Infine Capri, l’isola agognata dai due pirati per nascondere il loro tesoro. Il pretesto per questo viaggio raccontato sul web e i social attraverso una serie di videoclip riunite in un divertente video-diario. Alla fine del tesoro, le bottiglie di Pfarrhof di Cantina Kaltern e il Leuchtenburg di Erste + Neue, non ne era rimasta una sola goccia. “Il vero tesoro – spiegano Andrea Moser e Gerhard Sanin – sono i sorrisi della gente che abbiamo incontrato, il calore dell’accoglienza, il gusto di cibi mai assaggiati prima, la bellezza pacata di alcuni luoghi e la meraviglia di altri, la pienezza di un’esperienza unica”.

Exit mobile version