Alta Langa Docg è Vino piemontese dell’Anno 2025 per la Regione Piemonte. Lo spumante metodo classico Alta Langa Docg è stato scelto dalla Regione Piemonte come Vino dell’Anno 2025. Rappresenterà la regione nel corso dei principali eventi istituzionali. L’annuncio ufficiale verrà dato nella conferenza stampa che si terrà domani, 10 marzo 2025, nell’ambito dell’evento La Prima dell’Alta Langa 2025, in programma a La Centrale di Nuvola Lavazza di Torino (via Ancona 11/A). Saranno presenti, insieme all’assessore Paolo Bongioanni, il presidente del Consorzio Alta Langa Mariacristina Castelletta e il direttore Paolo Rossino.
Si tratta di un’iniziativa ideata da Regione Piemonte nel 2019, con l’istituzione dell’iniziativa “Vitigno dell’Anno“, per valorizzare i vitigni autoctoni del territorio.Ogni anno, un vitigno viene selezionato come protagonista di attività promozionali, degustazioni ed eventi sia in Piemonte che fuori regione. Ecco l’elenco dei vitigni nominati negli anni precedenti. Nell’elenco figurano già Dolcetto (2020), Cortese (2021), Freisa (2022), Erbaluce (2023) e Brachetto (2024). Con l’Alta Langa, dunque, l’iniziativa viene allargata nel 2025 a una cuvée, o meglio agli spumanti prodotti nell’areale della Docg con i vitigni Pinot Nero e Chardonnay.
VINO PIEMONTESE DELL’ANNO 2025: CELEBRAZIONI ALLA PRIMA DELL’ALTA LANGA
Quella di domani non è l’unica novità che riguarda il metodo classico piemontese per eccellenza. Regione Piemonte ha infatti recentemente pubblicato un bando per l’assegnazione dell’idoneità alle superfici vitate ai fini della rivendicazione della denominazione di origine controllata e garantita “Alta Langa” per l’anno 2025. «Una testimonianza dell’impegno continuo nella promozione e valorizzazione di questo vino», fa sapere la Regione. Confagricoltura Cuneo chiarisce i dettagli del bando, aperto dallo scorso 17 febbraio. Le domande possono essere presentate dai viticoltori fino al 20 marzo 2025 alle 23:59, esclusivamente in modalità telematica attraverso il servizio Grape – Gestione Procedimenti Vitivinicoli.
Il bando prevede un incremento del potenziale viticolo della Docg Alta Langa di 20 ettari per il 2025, parte di un più ampio programma triennale che mira a un aumento complessivo di 220 ettari nel triennio 2023-2025. Questa espansione risponde all’elevata domanda e alla crescente popolarità degli spumanti metodo classico prodotti nelle colline piemontesi, note sul mercato come “Alte bollicine piemontesi”. Possono partecipare al bando le aziende agricole iscritte all’Anagrafe agricola del Piemonte. Ciascuna azienda può presentare una sola domanda e ottenere l’idoneità per un massimo di 3 ettari durante il triennio 2023-2025. Una volta ottenuta, l’idoneità può essere utilizzata per diverse tipologie di impianto.https://www.regione.piemonte.it/web/
NUOVO IMPIANTO O REIMPIANTO: COSÌ CRESCE L’ALTA LANGA DOCG
Tra queste, il “nuovo impianto“, che permette di utilizzare un’autorizzazione ancora valida rilasciata dalla Regione Piemonte, e il “reimpianto”, sia sulla stessa superficie che su una diversa, utilizzando autorizzazioni già concesse. C’è anche la possibilità del “reimpianto anticipato“, con l’impegno a estirpare una superficie equivalente entro quattro anni dalla data dell’impianto. Il bando consente inoltre la variazione dello schedario. Sarà dunque possibile convertire superfici già iscritte con vitigni come Chardonnay, Pinot Nero o altri vitigni non aromatici idonei alla coltivazione nella regione Piemonte, in superfici idonee alla produzione di Alta Langa Docg.
Questa iniziativa rappresenta un’importante opportunità per le aziende vitivinicole piemontesi per contribuire alla crescita e alla valorizzazione della Docg Alta Langa. Una denominazione che sta acquisendo sempre maggiore rilevanza nel panorama enologico nazionale e internazionale. Come sottolineano le organizzazioni di settore, l’espansione delle superfici idonee risponde non solo all’aumento della domanda. Ma anche all’obiettivo della Regione Piemonte di sostenere la qualità e l’eccellenza dei propri vini, rafforzando ulteriormente la posizione dell’Alta Langa Docg come simbolo di prestigio e qualità nel mondo degli spumanti italiani.
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Chiusa la vendemmia 2024, il Piemonte traccia il bilancio di un’annata complessa ma promettente. Il clima caldo-umido, che ha interrotto il trend siccitoso degli ultimi anni, ha imposto sfide significative ai viticoltori, tra cui una maggiore attenzione alla difesa antiparassitaria, messa a dura prova dalle piogge persistenti. Tuttavia, il bilancio tracciato durante la presentazione odierna dell’Annata Vitivinicola 2024 in Piemonte si conferma positivo. La produzione stimata è di 2,25 milioni di ettolitri (+5% rispetto al 2023), con vini in linea con le tendenze di mercato che prediligono un tenore alcolico ridotto.
L’ANNATA 2024 IN PIEMONTE: PRODUZIONE ED EXPORT IN CRESCITA
Il Piemonte consolida la sua posizione di seconda regione italiana per fatturato vinicolo, con un giro d’affari di 1.248 milioni di euro. Sul fronte export, i vini rossi Dop registrano una crescita dell’1% a valore e del 4,4% a volume, trainati da mercati come Canada (+49%), Svezia (+14%), Giappone e Stati Uniti (+10% ciascuno).
Durante la presentazione de L’Annata Vitivinicola in Piemonte 2024, curata da Vignaioli Piemontesi e Regione Piemonte, è emerso il ruolo cruciale dell’enologia per valorizzare un’annata non priva di criticità, ma ricca di potenzialità. Secondo Giulio Porzio di Vignaioli Piemontesi, «i cambiamenti climatici e di mercato richiedono strategie nuove e coraggio per scommettere sul futuro della viticoltura piemontese».
SVILUPPO E SOSTENIBILITÀ DEI VINI DEL PIEMONTE
Gli assessori regionali Paolo Bongioanni e Marina Chiarelli hanno sottolineato «l’importanza di un approccio integrato per rafforzare il legame tra agricoltura, turismo e promozione dei prodotti locali». Bongioanni ha evidenziato il ruolo del Complemento di Sviluppo Rurale 2023-27 e l’introduzione della «rivoluzione della Filiera corta». Un modello innovativo per valorizzare i territori e le eccellenze enogastronomiche piemontesi. Chiarelli, invece, ha ribadito l’impegno nel «promuovere l’internazionalizzazione e un’accoglienza turistica di qualità».
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Grandi Langhe 2025 torna alle Ogr di Torino il 27 e 28 gennaio 2025. Saranno presenti quasi 500 cantine dalle Langhe, Roero e dal resto del Piemonte, pronte a presentare in anteprima le nuove annate delle Docg e Doc. Per tutta la durata dell’evento vi sarà una sala degustazione dedicata alla stampa con le ultime annate rilasciate in commercio di tutte le Docg e Doc del Piemonte. Per partecipare a Grandi Langhe 2025 occorre registrarsi online a questo link. L’elenco delle cantine presenti alla prossima edizione di Grandi Langhe è invece disponibile al seguente link. Per scoprire le cantine da non perdere acquista la Guida Top 100 Migliori vini italiani 2025.
GRANDI LANGHE 2025: INFORMAZIONI GENERALI
DOVE: OGR TORINO, Corso Castelfidardo 22, Torino, Piemonte. QUANDO: 27 e 28 Gennaio, con orario 10-17 COME: l’ingresso è consentito previa prenotazione o invito. Sarà necessario stampare ed esibire il biglietto. CHI: evento riservato a operatori professionali, buyer, enotecari, ristoratori, agenti commerciali, sommelier professionisti.
GRANDI LANGHE 2025: COME ARRIVARE
(OGR Corso Castelfidardo, 22, 10128 Torino)
In treno: la stazione più vicina è Porta Susa
Automuniti: i parcheggi nelle vicinanze delle OGR sono:
Grandi Langhe 2025 è un appuntamento da non perdere nel panorama delle anteprime del vino italiano. Ospitato dalle OGR di Torino, l’evento è dedicato ai professionisti del settore. In assaggio i vini delle Langhe e delle Doc e Docg del Piemonte, serviti dai produttori in persona o da sommelier. Per la prima volta, l’evento organizzato dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani prevede una sala stampa per gli assaggi dei giornalisti del settore, che potranno registrarsi sul sito da oggi, giorno di apertura delle iscrizioni per le giornate del 27 e 28 gennaio 2025.
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Pietro Cirio è il nuovo presidente dell’Associazione Comuni del Moscato. Dopo le consultazioni interne tra i Comuni dell’astigiano, il produttore viticolo e sindaco di Loazzolo – 321 abitanti in provincia di Asti, in Piemonte – è stato indicato dagli amministratori per la massima carica. «Grazie della fiducia, spero di essere all’altezza», le prime parole pronunciate da Cirio di fronte alla platea, alla presenza dell’assessore regionale all’Agricoltura Paolo Bongioanni, del consigliere regionale Luigi Genesio Icardi, dei vertici del Consorzio di Tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti, dei rappresentanti sindacali tra cui Coldiretti, Confagricoltura e Cia e di tanti amministratori e produttori.
PIETRO CIRIO DAL CONSORZIO ALL’ASSOCIAZIONE
Pietro Cirio tiene a rappresentare «quegli agricoltori che vivono solo di agricoltura e che sentono in modo particolare le difficoltà relative alla sopravvivenza degli operatori del comparto e alla loro qualità di vita». La nomina a nuovo presidente dell’Associazione Comuni del Moscato è dettata anche dalla sua lunga attività nell’associazionismo a difesa del fronte del Moscato d’Asti, interpretata anche attraverso la carica di Consigliere all’interno del Consorzio di Tutela.
IL FUTURO DELL’ASSOCIAZIONE COMUNI DEL MOSCATO
Cirio guiderà l’Associazione Comuni del Moscato per i prossimi due anni, insieme a un direttivo che accoglie i rappresentanti dei Comuni delle province di Alessandria, Asti e Cuneo, in fase di nomina con nuovi avvicendamenti negli enti interessati dalle ultime elezioni. Tra i problemi che Pietro Cirio dovrà affrontare, la fauna selvatica che riguarda i cinghiali e i caprioli, la mancata redditività, la semplificazione burocratica – chiesta a gran voce quella dei bandi – così come l’aggiornamento del prezziario regionale, oltre agli «enormi costi di gestione delle aziende agricole, i costi improponibili delle cooperative, la concorrenza degli “spumanti artificiali”».
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Al via la terza edizione della “Notte dei Vini Rosati”, la più grande manifestazione dedicata al patrimonio dei vini rosati in Piemonte, sabato 20 luglio dalle ore 19 alle 24, al Giardino delle Rose nel Castello Reale di Moncalieri. “La Notte dei Vini Rosati” sarà l’occasione per conoscere questo grande patrimonio, da nord a sud, attraverso oltre 50 cantine. Il Piemonte sarà al centro, con le sue declinazioni, dalle Langhe al Monferrato, dall’astigiano all’alessandrino. Protagonista della “Notte dei Vini Rosati” sarà il Chiaretto di Bardolino, il rosato più venduto d’Italia e autentica espressione del territorio del Lago di Garda, grazie alla collaborazione con il Consorzio Vini Bardolino che ci racconterà i vini di più di 25 cantine. Durante la Notte dei Vini Rosati è previsto un dj set e sarà possibile visitare il Castello Reale di Moncalieri, gli appartamenti reali e degustare le eccellenze culinarie del catering.
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Abaccabianca 2024 Gavi e Timorasso Derthona sfidano Borgogna e Mosella
Gavi Docg e Timorasso Doc Derthona per la prima volta insieme e a confronto con blasonati Chardonnay e Riesling da Borgogna, Mosella e Franken (Franconia). L’appuntamento da non perdere è Abaccabianca 2024, annuale edizione dell’evento organizzato dal 2016 da Ais Piemonte che andrà in scena sabato 11 e domenica 12 maggio a Villa La Bollina (via Monterotondo 60, Serravalle Scrivia – AL). Settanta i produttori delle due denominazioni coinvolti, con circa 150 etichette. «Gavi e Tortona – ricordano Maurizio Montobbio e Gian Paolo Repetto, rispettivamente presidente del Consorzio Tutela del Gavi e del Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi – sono due territori separati geograficamente dal Torrente Scrivia. Abaccabianca costruisce un ponte tra le due denominazioni che, seppur con storie differenti, sono due eccellenze che esercitano un’importante influenza nel contesto enologico dei bianchi in Italia e nel mondo».
ABACCABIANCA, UN “PONTE” TRA GRANDI BIANCHI DEL PIEMONTE
«Con questo evento, grazie all’Ais Piemonte – concludono Montobbio e Gian Paolo Repetto – i due vini raccontano insieme la loro unicità, con la consapevolezza di una nuova forza identitaria che nasce dall’unione». Il Gavi, con il suo prestigio internazionale, è presente in oltre cento Paesi al mondo e punta a consolidarsi sul territorio nazionale. La recente rielezione del presidente Maurizio Montobbio dovrebbe poi portare il Gavi verso l’incremento del valore. Una mission da centrare anche grazie alle necessarie modifiche al disciplinare di produzione, che consentirebbero un aumento della produzione del Gavi Riserva, il vino al vertice della piramide qualitativa della denominazione, senza intaccarne la qualità.
Il Derthona è invece simbolo della rinascita di un vitigno dimenticato, il Timorasso, sempre più conosciuto e ricercato in Europa e nel mondo grazie al recupero della varietà avviato negli anni Novanta da un manipolo di produttori, tra cui Walter Massa. Sotto i riflettori di Abaccabianca 2024 ci saranno dunque due vini progonisti indiscussi dell'”isola bianca” del Piemonte, il comprensorio che abbraccia i Colli Tortonesi e le Terre del Gavi Docg, interamente incluso nella provincia di Alessandria, lembo meridionale della regione, incastonato tra Liguria e Lombardia. A Villa La Bollina, dimora gentilizia e resort a Serravalle Scrivia, è previsto un fitto calendario di degustazioni, assaggi e incontri sia sabato 11 – dalle 11.00 alle 19.00 – sia domenica 12 maggio, dalle 11.00 alle 18.00.
GAVI E TIMORASSO A CONFRONTO CON BORGOGNA, MOSELLA E FRANKEN
Sono inoltre in programma due masterclass che mettono a confronto Gavi Docg e Derthona Timorasso rispettivamente con alcuni Chardonnay e Riesling internazionali (sabato e domenica solo su prenotazione sul sito dell’Ais Piemonte). “Gavi e Chardonnay: longevità a confronto, tra Italia e Francia” è la prima delle masterclass: tra gli 8 vini in degustazione, ecco lo Chablis 1er cru Forêts 2018 di Patrick Piuze e lo Chassagne-Montrachet 1er cru Champgains 2016 di Domaine Fernand et Laurent Pillot.
“Così lontani, così vicini: il Timorasso sfida il Riesling del Reno” è la masterclass che metterà alla prova il Timorasso Derthona con il Riesling Trocken Sauer-Escherndorfer 2021 di Weingut Horst Sauer, Kreuznacher Kahlenberg Riesling Trocken 2021 di Helmut Donnhoff, Mosel QbA Riesling Kabinett Brauneberger Juffer 2020 di Fritz Haag e Riesling Mosel Kabinett Graacher 2018 di Dr. Loosen. L’ingresso al pubblico ad Abaccabianca 2024 ha un costo di 25 euro per il pubblico, mentre i soci dell’Associazione italiana sommelier potranno accedere al prezzo agevolato di 20 euro. Ingresso gratuito per gli operatori del settore Horeca, tramite prenotazione via email a eventi.aisasti@gmail.com.
Abaccabianca 2024
Villa La Bollina, via Monterotondo 60 – Serravalle Scrivia (AL)
Sabato 11 e domenica 12 maggio 2024
Ingresso: 25 euro per il pubblico; 20 euro soci Ais: gratuito per gli operatori Horeca
Ingresso masterclass e operatori Horeca su prenotazione
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Ecco il Riesling di Montagna di Entracque targato Reva Winery
Il Comune di Entracque, circa 800 abitanti in provincia di Cuneo, in Piemonte, ha dato vita insieme a Réva Winery, azienda vitivinicola delle Langhe, al primo vigneto della Valle Gesso, a 1042 metri sul livello del mare. Nascerà così il primo Riesling di Montagna della zona, per l’esattezza in località Tetti Violino, nella comunità montana delle Alpi del Maree del Parco delle Alpi Marittime. Le prime bottiglie dovrebbero essere pronte nel 2027. «Si tratta di una piccola produzione, più o meno duemila bottiglie, con vino affinato in buona parte in anfore», spiega Daniele Scaglia, general manager del Gruppo Réva che, a Monforte d’Alba, gestisce oltre 35 ettari di proprietà a conduzione biologica, su sei diversi terroir delle Langhe del Barolo e dell’Alta Langa.
«Abbiamo scelto il Riesling – continua Scaglia – perché, dopo diverse analisi, crediamo che la varietà d’uva e il terreno siano perfetti l’uno per l’altra. Avremmo potuto semplificarci la vita piantando una varietà più resistente, come fanno in altre valli, ma questo non ci darebbe modo di lavorare su un prodotto di qualità come vogliamo che sia questo vino». Per il Riesling di Montagna di Entraque, la cantina ha messo a disposizione l’agronomo Roberto Abbate e l’enologo Beppe Caviola. Il progetto nasce dalle preoccupazioni di Miroslav Lekes, proprietario di Réva Winery originario di Brno, in Repubblica Cieca, sui cambiamenti climatici, oltre che dal suo desiderio di produrre un Riesling di declinazione tedesca.
IL RIESLING DELLA COMUNITÀ MONTANA
A condividere il progetto Gian Pietro Pepino, sindaco di Entracque, luogo in cui nessuno, prima, aveva mai pensato di fare vino. Le temperature in aumento spingono a pensare a nuove soluzioni e a sfide diverse. Iniziano così la ricerca e le analisi dei terreni e il progetto prende forma. Con il sostegno ufficiale del Comune di Entracque, il 18 luglio 2023 sono state piantumate 2.300 piante di Riesling. Il terreno argilloso è perfetto per la coltivazione della vite e ha una colorazione rossastra, caratteristica che indica la presenza di ferro e sedimenti rocciosi da erosione, graditi dal Riesling. Altro importante fattore è la temperatura, che in estate va dai 14-16° ai 28-30°, capace di fornire la giusta concentrazione di zuccheri in ogni acino e un notevole sviluppo degli aromi.
Il progetto prevede un vino portavoce dei tempi odierni e delle sue mode: ecco perché è in corso lo studio sull’affinamento di questo Riesling di Montagna in anfore e piccole botti. «Siamo fiduciosi sui risultati, ma lo siamo ancora di più per il grande potenziale di un progetto che sta dando una seconda occasione a terre ormai in disuso da anni, creando un nuovo potenziale prodotto tipico. Una nuova proposta per i visitatori di Entracque e delle zone limitrofe e una nuova possibilità di lavoro per i giovani e i meno giovani. In poche parole stiamo creando un nuovo futuro per la nostra comunità». Non a caso, l’intera produzione sarà realizzata nel territorio di Entracque, coinvolgendo piccole realtà locali «per fare sì che diventi un progetto capace di rappresentare l’intera comunità e, in prospettiva, un’alternativa per i territori montani».
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30 migliori Barbera d Asti Alba Monferrato Nizza Rosso Barbera 2023
Tutti la conoscono, tantissimi la amano, pochi lo dicono. La Barbera del Piemonte è quel vino tra le cui sicure sfumature rifugiarsi, nel bene o nel male della sua acidità appuntita e dei suoi eccessi d’alcol e legno. Un vino che ha poco di veramente “nuovo” da raccontare al grande pubblico, se non qualche coraggiosa e ben riuscita vinificazione alternativa, per esempio in anfora. Ed è forse proprio per questo che piace (a tutti, o quasi) ed è un vino di successo, ambasciatore del Made in Italy enologico (soprattutto piemontese) nel mondo. La Barbera è una certezza. Uguale a se stessa, ormai da tempo. Ecco le 30 migliori Barbera d’Asti, d’Alba, Monferrato e Nizza a Rosso Barbera 2023.
LE MIGLIORI BARBERA DEL PIEMONTE A ROSSO BARBERA 2023
L’occasione per l’assaggio di circa 160 vini sugli oltre 300 in degustazione è stata appunto Rosso Barbera 2023, la più importante rassegna sul vitigno organizzata dal Comune di Costigliole d’Asti in collaborazione con il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, l’Associazione Produttori “Noi di Costigliole” e i sommelier Ais Asti, in scena dal 3 al 6 novembre al Castello di Costigliole d’Asti. Location per nulla casuale: si tratta del Comune più vitato del Piemonte a livello di denominazione e con più di 220 aziende dedite alla vinificazione del Barbera.
Tra i migliori assaggi figurano vini molto diversi tra loro, a conferma della grande versatilità del vitigno sulla base del microclima e delle caratteristiche del suolo. Colpisce l’uniformità dei vini proprio sulla base del territorio di provenienza, ancor più che per la tecnica di vinificazione. Il Barbera ama acciaio e cemento, regalando nettari dal frutto croccante, solo in apparenza semplici e degustabili anche col pesce. La musica cambia nelle versioni vinificate in legno, più corpose e strutturate ma sempre in grado di mostrare un ottimo equilibrio tra eleganza e potenza, almeno tra le etichette che figurano tra i migliori assaggi a Rosso Barbera 2023.
L’ALCOL DEL BARBERA NEL 2023: OCCHIO ALLA TEMPERATURA DI SERVIZIO
Un capitolo a parte è quello dell’alcol del Barbera, che merita un approfondimento. Nell’epoca in cui il consumo di vini rossi strutturati ha subito una battuta d’arresto a beneficio di spumanti, vini bianchi e vini rossi freschi, connotati dall’agilità di beva, il ruolo del marketing territoriale diventa sempre più centrale in territori contraddistinti dalla produzione di vini dall’alta percentuale alcolica. Su tutti, in Italia, la Valpolicella sta facendo di questo tema una bandiera della propria comunicazione nazionale e internazionale, sia nel confronto con la stampa sia sul fronte dei consumatori.
Ottima, dunque, la scelta di suddividere i 300 (e più) vini Barbera in degustazione sulla base della tecnica di vinificazione, oltre che della provenienza geografica e della denominazione. Ottimo anche il servizio dei sommelier Ais Asti, partner preziosissimi e fondamentali dell’evento più importante dedicato al vitigno principe del Piemonte. Ottima, infine, la presenza di vini da diversi territori del mondo, oltre che dalla vicina Lombardia (Oltrepò pavese). Ma nel 2023 si può (e si deve) fare di più, almeno a Rosso Barbera, per evitare di assaggiare vini da 15, 16 o 17 gradi a “temperatura ambiente”, incidendo sul loro profilo ancor più di quanto stiano facendo i cambiamenti climatici.
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Canelli Docg in Gazzetta ufficiale Ue il Moscato bianco sara anche Riserva
Come anticipato a maggio 2021 e lo scorso aprile, Canelli Docg è stata ufficialmente riconosciuta. Dopo la registrazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 166 del 30 giugno 2023 nasce dunque la Denominazione di origine controllata e garantita Canelli. Sempre sul fronte del Moscato piemontese, la notizia della nuova Docg ha anticipato di qualche giorno la bocciatura della richiesta di una Doc Langhe per il Moscato secco. Con Canelli Docg, il Piemonte raggiunge così 60 denominazioni vitivinicole, alle quali si aggiungono le 23 del comparto cibo.
Con la registrazione della nuova Docg Canelli, l’Italia raggiunge quota 527 Ig del Vino – 409 Dop, 118 Igp – alle quali si aggiungono 322 prodotti agroalimentari, per un totale di 849 denominazioni Dop Igp Stg. Considerando le 35 Ig delle Bevande Spiritose si raggiunge un totale di 884 Indicazioni Geografiche, primo Paese in Europa.
«Si chiude un percorso durato 24 anni – commenta Flavio Scagliola, vicepresidente del Consorzio dell’Asti Dop e sostenitore dell’iter attraverso l’Associazione dei produttori di Moscato di Canelli – che ha visto i produttori compatti verso questo obiettivo. Con questo riconoscimento esaltiamo ancora di più il valore qualitativo di questo vino che negli anni è sempre più apprezzato soprattutto nei mercati orientali, dove trova ottimo abbinamento con la tradizione culinaria. Permetterà quindi di fare da apripista al vino piemontese in generale».
CANELLI DOCG UFFICIALE, ANCHE RISERVA
Il Canelli DOCG viene prodotto con uve Moscato bianco di 17 comuni situati intorno a Canelli, punto di passaggio tra Langhe e Monferrato. La media rivendicata negli ultimi anni è di circa 100 ettari, per una produzione di quasi un milione di bottiglie. L’area offre tuttavia un potenziale molto più alto. In particolare, l’elaborazione di un vino aromatico, dolce, con una leggera sovrapressione e una bassa gradazione saranno i tratti distintivi del Canelli Docg nella tipologia Riserva, che sarà immessa sul mercato non prima di 30 mesi.
La coltivazione della vite e del Moscato, in particolare, è dominante nell’area di Canelli fin dal 1300. I comuni interessati dalla Denominazione di origine controllata e garantita Canelli sono Calamandrana, Calosso, Canelli, Cassinasco, Coazzolo, Bubbio, Castagnole Lanze, Costigliole d’Asti, Loazzolo, Moasca. E ancora: San Marzano Oliveto in provincia di Asti, Castiglione Tinella, Santo Stefano Belbo, Cossano Belbo, Neive, Neviglie e Mango in provincia di Cuneo.
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Massimo Damonte nuovo presidente del Consorzio di Tutela Roero
Massimo Damonte è il nuovo presidente del Consorzio di Tutela Roero. Imprenditore vitivinicolo di Canale, classe 1965, guiderà l’ente piemontese che conta oltre 250 aziende vitivinicole associate, per 8 milioni di bottiglie e una superficie totale di 1250 ettari di vigneti. Prende il testimone di Francesco Monchiero, presidente uscente, rimasto alla guida per tre mandati consecutivi e ora numero uno di Piemonte Land of Wine. Dopo gli studi, Damonte inizia a lavorare nell’azienda di famiglia, Malvirà, occupandosi della parte viticola e del mercato italiano, contribuendo a renderla una delle più rilevanti del territorio.
Siede nel CdA del Consorzio Roero dalla sua fondazione e ricopre la carica di vicepresidente dal 2020. «Ringrazio per la fiducia accordata dall’assemblea – sono le prime parole di Massimo Damonte – e assumo questo ruolo di presidente del Consorzio Tutela Roero con l’entusiasmo e la passione che devo a una denominazione che negli anni è cresciuta e si è consolidata con successo. Sono davvero lieto che il Roero esprima oggi il nuovo presidente di Piemonte Land of Wine, che coordina l’attività dei 14 consorzi vitivinicoli regionali».
«Nei prossimi tre anni – aggiunge Damonte – intendo proseguire con una comunicazione mirata e strategie volte a valorizzare tutta la filiera e a sottolineare l’importanza e il legame con un territorio unico al mondo, riconosciuto Patrimonio dell’umanità Unesco. L’attenzione verso i consumatori italiani ed esteri sarà ancora più alta, con l’obiettivo di far crescere sia la denominazione in termini di volumi e di valore, sia la percezione dell’identità del territorio del Roero Docg».
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La Prima dell’Alta Langa 2023 si terrà il prossimo lunedì 8 maggio all’interno della settecentesca Galleria Grande della Reggia di Venaria, dalle 9.30 alle 18.30. La grande degustazione dei vini spumanti Alta Langa attualmente presenti sul mercato è organizzata dal Consorzio Alta Langa ed è riservata a un pubblico di operatori professionali: buyer, enotecari, ristoratori, sommelier professionisti, distributori, barman e giornalisti. Nei prossimi giorni si apriranno le iscrizioni sul sito ufficiale del Consorzio.
La Prima dell’Alta Langa 2023 sarà la quinta edizione della manifestazione. Le prime due edizioni si sono svolte al Castello di Grinzane, nella primavera del 2018 e in quella del 2019. Nell’autunno 2019 è stata realizzata un’edizione a Milano, a Palazzo Serbelloni, mentre nel giugno scorso una torinese, all’interno del Museo privato di Italdesign.
CRESCE IL NUMERO DI SPUMANTI ALLA PRIMA DELL’ALTA LANGA
«Anno dopo anno, edizione dopo edizione – commenta la presidente Mariacristina Castelletta – l’evento del Consorzio Alta Langa cresce e si arricchisce, così come la nostra compagine. Se nella prima edizione del 2018 i produttori presenti alla manifestazione erano 18, con circa 40 etichette in degustazione, l’anno scorso a Torino eravamo in 46 con 115 diversi vini».
«La Prima dell’Alta Langa – aggiunge Castelletta – si conferma l’occasione per poter assaggiare un’amplissima selezione di “Alte Bollicine Piemontesi”, incontrare i produttori ed entrare pienamente a contatto con lo spirito di una denominazione in netto sviluppo, in Italia e non solo».
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Docg del Piemonte 622 nuovi ettari tra Barolo Barbaresco Gavi Asti e Alta Langa
Cresce il vigneto Docg del Piemonte, in potenziale espansione di 622 ettari entro il 2025, anche con uno sguardo alla conduzione biologica e sostenibile. Nel 2023, nelle Langhe, aumenteranno gli ettari vitati di Nebbiolo per la produzione di Barolo e Barbaresco. Previsti anche nuovi impianti di Moscato Bianco per l’Asti Docg e di Cortese per il Gavi Docg. A fare “outing”, sino ad ora, è stato solo il Consorzio dell’Alta Langa Docg, che ha annunciato a fine dicembre 2022 una crescita di 220 ettari nel triennio 2023/2025, utile a sostenere il consolidamento sui mercati dello spumante Metodo classico piemontese, ormai assestatosi sui 3 milioni di bottiglie annue.
La richiesta di assegnazione da parte dei titolari delle aziende agricole del territorio è tuttora in corso. Il termine per la presentazione delle domande, in alcuni casi possibile già a partire dal 22 dicembre 2022, è previsto per il 15 febbraio 2023 sul portale Siap.
BAROLO, ALTRI 66 ETTARI: CORSIA PREFERENZIALE PER LA VITICOLTURA SOSTENIBILE
Il via libera a nuovi ettari per la produzione di Barolo risale a fine dicembre 2022. Tre giorni prima di Natale, Regione Piemonte ha messo sotto l’albero dei produttori di Langa l’approvazione del programma di regolamentazione triennale 2023/2025 e il “Bando regionale per la presentazione delle domande di assegnazione dell’idoneità alle superfici vitate, ai fini della rivendicazione della denominazione di origine controllata e garantita Barolo”.
La richiesta di 66 nuovi ettari nel triennio (22 all’anno; 0,5 ad azienda), avanzata dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, risale al 24 novembre 2022. L’approvazione regionale si basa sulle motivazioni – o, meglio, sull’analisi di mercato – fornita dall’ente presieduto da Matteo Ascheri. Il Consorzio ha «convenuto di andare nella direzione di una viticoltura sostenibile», inserendo per la prima volta «criteri che prendano in considerazione non solo le superfici, ma anche le modalità di conduzione, verso la sostenibilità agroambientale».
«Nell’ultima programmazione – come apprende winemag.it dal documento allegato dal Consorzio alla richiesta di nuovi ettari indirizzata a Regione Piemonte – la denominazione Barolo non ha visto la possibilità di avere nuovi ettari iscritti, in quanto l’ultimo bando era di fatto chiuso, avendo una dotazione pari a zero».
Questa scelta è stata, a suo tempo, motivata dalla prudenza verso una denominazione che cresceva costantemente. Si voleva avere un po’ di tempo per vedere quale fosse la reazione del mercato nell’assorbire il maggiore quantitativo di bottiglie prodotte. Nell’ultimo triennio le vendite sono aumentate, in particolare lo scorso anno abbiamo registrato un incremento del 22 % rispetto all’anno precedente ed anche le giacenze sono stabili o in calo. Segno tangibile dello stato di salute della denominazione».
Secondo il Consorzio, «mantenendo comunque sempre prudenza, pare dunque opportuno riprendere la programmazione, concedendo un aumento delle iscrizioni a Barolo nella misura dell’1% rispetto alla superficie totale, quindi 22 ettari all’anno». La richiesta viene definita dal Consorzio «un’apertura moderata a nuove superfici», il cui obiettivo è «anche quello di concentrare l’attenzione su vigneti già esistenti, senza andare a favorire un’ulteriore riduzione di terreni destinati ad altre colture».
PIÙ ETTARI PER IL BARBARESCO, MA CON CRITERI DI AMMISSIBILITÀ
In occasione della richiesta del 24 novembre, il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani ha affrontato con Regione Piemonte anche il capitolo Barbaresco. Sulla base del programma di regolamentazione triennale 2023-2025 e del Bando regionale per nuovi superfici vitate della Docg, l’ente ha deciso di proseguire sulla strada già tracciata negli anni precedenti. La crescita dei vigneti di Nebbiolo atti alla produzione di Barbaresco, disposti su un areale relativamente ristretto, sarà di 7 ettari all’anno, per un totale di 21 ettari nel triennio (0,5 ettari ad azienda).
Prima di avanzare la richiesta, il Consorzio di Tutela si è rapportato con le rappresentanze di filiera del territorio. La denominazione Barbaresco, del resto, è cresciuta in modo stabile sia per quanto riguarda la produzione, con una media di 4,8 milioni di bottiglie negli ultimi 5 anni, sia per l’imbottigliamento, pari a 4,6 milioni di bottiglie nell’ultimo anno.
«La proposta di mantenere i 7 ettari all’anno – apprende winemag.it dalla documentazione ufficiale – va nell’ottica di una crescita graduale della denominazione. La scelta di utilizzare per la prima volta criteri di ammissibilità, per quanto riguarda la nostra esperienza, è nell’ottica di evitare la presentazione di domande da parte di soggetti che difficilmente arriverebbero ad avere una positiva assegnazione, nel caso dello IAP (Imprenditore agricolo professionale, ndr), ed anche per non aumentare la superficie agricola destinata a vigneto, come dimostra l’ammissibilità riservata alle sole variazioni di idoneità (da Langhe Nebbiolo al 31/07/ 2021, ndr)».
15 NUOVI ETTARI DI GAVI DOCG NEL 2023
Un Natale 2022 “movimentato” anche in casa Gavi Docg. La determina di Regione Piemonte che approva la richiesta inviata dal Consorzio di Tutela il 4 marzo 2022 è arrivata il 21 dicembre. La denominazione di origine controllata e garantita che comprende i territori di 11 Comuni della Provincia di Alessandria potrà così crescere, nel corso del 2023, di altri 15 ettari (0,5 ad azienda).
ASTI DOCG: +300 ETTARI ENTRO IL 2024
Attraverso una «rimodulazione del programma triennale 2022-2024», anche il Consorzio dell’Asti Docg ha chiesto a Regione Piemonte l’approvazione della modifica delle superfici di Moscato Bianco per il 2023. Il quadro è per certi versi simile a quello del Barolo. A fronte della decisione iniziale di sospendere le iscrizioni di nuove superfici allo schedario viticolo, l’ente presieduto da Lorenzo Barbero ha inviato a Regione Piemonte una nuova richiesta, il 24 novembre 2022. La «rimodulazione» prevede, per il rimanente periodo 2023- 2024, un aumento del potenziale della denominazione per complessivi 300 ettari. In occasione della vendemmia 2021, gli ettari rivendicati sono stati 9.712, su un totale di 9.930 ettari (differenza pari ai vigneti non ancora in produzione).
Il Consorzio, sentite le rappresentanze di filiera del territorio, ha fornito a Piazza Castello un dettagliata analisi di mercato. «I dati recenti – si legge sul documento – dimostrano come la produzione venga completamente allocata sul mercato. La quantità commercializzata di Asti Spumante e Moscato d’Asti negli ultimi tre anni è in costante crescita, essendo passata dai 87,5 milioni di bottiglie del 2019 ai 91,5 milioni di bottiglie del 2020. Sino ai 103 milioni di bottiglie del 2021 (772.500 ettolitri)».
Alla base della richiesta di 300 nuovi ettari di Moscato Bianco ci sarebbero anche le condizioni del vigneto dell’Asti Docg. Da un’analisi compiuta dal Consorzio su dati di Regione Piemonte, risulta che l’età dei vigneti è mediamente elevata (34 anni) con più del 50% della superficie vitata con età superiore a 30 anni. «L’età avanzata dei vigneti – evidenzia l’ente di Asti – fa ipotizzare che la resa sia destinata a diminuire con il passare degli anni. Si ritiene quindi opportuno che, a fronte di una tendenza all’erosione del potenziale produttivo di Moscato bianco per Asti Docg, la superficie vitata venga incrementata».
Il provvedimento riguarda l’intero areale produttivo, ovvero 51 comuni compresi fra le Province di Alessandria, Asti e Cuneo, nell’intento di «rispondere alle crescenti richieste di mercato, contribuendo a dare stabilità al valore della produzione vitivinicola e stimolando al contempo il rinnovo dei vigneti di Moscato bianco, per mantenere nel tempo una capacità produttiva adeguata alla richiesta di mercato». Una volta assegnati, gli ettari dovranno essere impiantati entro il 31 luglio 2026.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Alta Langa vero fenomeno del metodo classico italiano 597 ettari entro il 2025 1
Continua la crescita inarrestabile, ma ragionata, dell’Alta Langa Docg. Nel 2022 le vendite sono quasi raddoppiate. Quello piemontese è il vero fenomeno del metodo classico italiano. Per la precisione, il 2022 si chiude con un +40% sulle vendite rispetto all’anno precedente, che già aveva fatto segnare un +42% rispetto ai valori pre-pandemia. Le cantine socie del Consorzio, con sede ad Asti, salgono a 134 grazie all’ingresso di 18 nuove compagini, tra case produttrici e viticoltori.
La produzione attesa di Alta Langa vendemmia 2022è di 3 milioni di bottiglie. Un risultato sostanzialmente in linea con quello del 2021, nel quale il leggero calo dovuto alle particolari condizioni climatiche dell’annata è stato mitigato dall’entrata in produzione di nuovi impianti. Il prossimo decennio sarà comunque fondamentale per avere un quadro esaustivo delle reali mire dei produttori di Alta Langa Docg, che annunciano di voler «crescere e affermarsi» ulteriormente.
Nel 2023 sarà infatti riaperto il bando vigneti che consentirà l’iscrizione di 220 nuovi ettari ad Alta Langa Docg nel prossimo triennio 2023-2025. Il vigneto dell’Alta Langa potrà così passare dagli attuali 377 ettari (175 in provincia di Cuneo, 164 in provincia di Asti e 38 in provincia di Alessandria) ai complessivi 597 ettari. Un provvedimento che viene definito «un forte segnale di fiducia nel futuro della denominazione» da parte del management dell’ente di Tutela, che in passato aveva deciso di bloccare gli impianti.
ALTA LANGA DOCG: CRESCERANNO GLI ETTARI
Nel dicembre 2019, alla luce della situazione di mercato e delle scorte in affinamento presso le cantine delle aziende associate, il Consorzio Alta Langa aveva inviato a Regione Piemonte la proposta di sospensione delle iscrizioni di vigneti della denominazione per il triennio 2020 – 2022. Un’occasione che i produttori non vogliono perdere, invece, a partire dal prossimo anno: la programmazione regionale prevede infatti l’apertura e la chiusura delle iscrizioni ogni tre anni. Nel 2023, sempre in Piemonte, cresceranno anche le superfici destinate alla produzione delle Docg Gavi, Barolo, Barbaresco e Asti.
«La nostra denominazione – commenta la presidente del Consorzio Mariacristina Castelletta – è unica e speciale, fatta da persone ambiziose, agricoltori e produttori di bollicine uniti insieme da una visione lungimirante e da un grande orgoglio piemontese. Abbiamo fatto tanta strada in questi ultimi anni. Solo dieci anni fa i produttori erano 12. Anno dopo anno siamo cresciuti in termini di vendita con percentuali a doppia cifra».
«Ora – conclude Castelletta – inizia una nuova sfida: il prossimo triennio sarà determinante per il futuro. L’apertura sostanziale delle superfici ci proietta, entro 10 anni, in una dimensione doppia rispetto all’attuale. Abbiamo davanti un grande futuro e la possibilità di una crescita importante che affronteremo tutti insieme, coesi, mantenendo la vocazione di qualità che questo vino ha nel suo Dna».
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Vignaioli Piemontesi quattro stelle e mezzo alla vendemmia 2022 in Piemonte
Temperature record e siccità prolungata anche in estate avevano fatto temere il peggio per la vendemmia 2022 in Piemonte. I dati ufficiali però fotografano una situazione ben diversa: la produzione di vino è di poco inferiore al 2021, 2,26 milioni di ettolitri contro i 2,3 prodotti l’anno prima. Il Piemonte si colloca come seconda regione a livello nazionale per impatto di fatturato con un giro d’affari per il comparto vinicolo di 1.235 milioni di euro. E la 2022 è un’annata che si avvicina all’eccellenza qualitativa e si merita le “Quattro Stelle e mezzo”.
È quanto emerge da PiemonteAnteprima Vendemmia 2022, l’annuale pubblicazione curata da Vignaioli Piemontesi e Regione Piemonte in cui si analizzano dati tecnici e valutazioni sulla vendemmia appena passata e sull’andamento economico generale del comparto vitivinicolo. Un lavoro che Vignaioli Piemontesi porta avanti da più di trent’anni, dal 1992, raccogliendo minuziosamente i dati regionali di maturazione delle uve e dell’andamento climatico in varie zone vitivinicole del Piemonte e svolgendo un’attività di coordinamento di tutti i tecnici viticoli e agronomi presenti sul territorio. L’ultima pubblicazione è stata presentata ad Alba, nell’Aula Magna Ampelion.
L’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Marco Protopapa parla di «miracolo viticolo» e invita il settore «ad approfondire le conoscenze sui meccanismi fisiologici di adattamento della vite agli stress idrici e termici». «L’interrogativo maggiore – continua – è sui livelli produttivi dell’anno prossimo, soprattutto per quei vigneti che erano già in sofferenza dalla scorsa stagione. Non possiamo non considerare, infatti, come fattore critico un accumulo di riserve sicuramente ridotto al minimo. Vedremo se la resilienza di questa pianta straordinaria sarà capace di porre rimedio anche a questo aspetto».
Il direttore di Vignaioli Piemontesi Davide Viglino ricorda l’importanza dei vini a denominazione: «La maggior parte della produzione 2022 è rivendicata a Dop, come vino a denominazione di origine: sono 2,08 milioni di ettolitri pari al 92%. La scommessa del Piemonte è trasformare la qualità delle uve in vini di qualità».
I DATI DELLA VENDEMMIA 2022 IN PIEMONTE
La raccolta delle uve, in occasione della vendemmia 2022, è stata precoce. In generale si è svolta tra agosto e settembre. Tra i vigneti del Piemonte, la produzione di vino si è confermata sostanzialmente stabile, nonostante le criticità climatiche, a 2,26 milioni di ettolitri. In Italia la produzione è stata di 50,3 milioni di ettolitri.
La vendemmia comunque soddisfa per la qualità. Dalle analisi e valutazioni svolte costantemente dal servizio tecnico di Vignaioli Piemontesi, molti vitigni sono collocati in vetta della classifica. Si attendono vini dalla bella struttura e complessità, particolarmente armonici e capaci di resistere al tempo. Quasi tutti i vitigni sono vicino all’eccellenza con quattro stelle e mezzo: Arneis, Favorita, Moscato bianco, Barbera, Brachetto, Dolcetto, Freisa, Grignolino, Nebbiolo, Ruché, Vespolina, Chardonnay, Sauvignon Blanc e Pinot Nero. Seguono Cortese, Erbaluce, Nascetta, Timorasso e Pelaverga (4 stelle).
Gli ettari vitati sono in crescita e hanno raggiunto quota 45.823. Per quanto riguarda la superficie vitata, dopo parecchi anni di flessioni, nel 2017 la tendenza si è invertita grazie al fatto che il vigneto piemontese ha ricominciato a mettere a dimora nuovi ettari. La tendenza è proseguita anche nel 2020 nonostante la crisi mondiale da Covid, si è confermata nel 2022.
Guardando ai numeri, negli ultimi dieci anni (2013 – 2022), il vigneto piemontese ha evidenziato un andamento sostanzialmente stabile e con una situazione di incremento nella fase finale. Nel 2013 la superficie vitata piemontese disponeva di 44.169 ettari, nel 2014 di 43.893, nel 2015 di 43.553, nel 2016 di 43.500, nel 2017 di 44.202, nel 2018 di 44.449, nel 2019 di 44.677 ettari, nel 2020 44.737 ettari e nel 2021 45.420. Anche nel 2022 è continuato il recupero della superficie vitata persa nel passato: oggi è di 45.823 ettari, con un netto incremento rispetto al valore del 2013.
La produzione di vini a denominazione di origine rappresenta il 92% con 2,08 milioni di ettolitri dichiarati nella vendemmia 2022. Ci sono 59 denominazioni con 18 Docg e 41 Doc che coprono circa l’83% della produzione regionale; quasi tutta di vitigni autoctoni storici.
VIGNAIOLI PIEMONTESI: I DATI ECONOMICI DEL 2022
Positivi i dati economici del settore dell’agroalimentare piemontese a cui fa riferimento anche il vino: secondo gli ultimi dati della Regione Piemonte, il valore della produzione piemontese è di 1.235 milioni di euro su un totale italiano di 11.160 milioni di euro. Il Piemonte si colloca come seconda regione a livello nazionale per impatto di fatturato.
Un export che interessa circa il 60% del vino prodotto in Piemonte, di cui il 70% nei paesi comunitari e il 30% nei paesi extra Ue. I principali paesi importatori sono Paesi Scandinavi, Usa, Germania, Francia, Russia, Spagna, Svizzera, Giappone.
Il 33% della produzione vitivinicola in Piemonte arriva dal mondo della cooperazione: 35 cantine cooperative piemontesi sono associate e rappresentate da Vignaioli Piemontesi con circa 8 mila soci.
Sono 19,4 milioni di euro le risorse assegnate dalla Regione Piemonte nell’annualità 2022/2023 alla misura promozione sui mercati dei Paesi terzi dell’OCM Vino per l’internazionalizzazione e l’export delle aziende vitivinicole piemontesi, così ripartite: 8,5 milioni di euro per la misura promozione dei vini sui mercati dei Paesi terzi; 7 milioni di euro per la misura ristrutturazione e riconversione dei vigneti; 3,9 milioni di euro per la misura Investimenti.
Sono 8 milioni di euro le risorse assegnate dalla Regione Piemonte per il biennio di transizione 2021 – 2022 a favore della sottomisura 3.2 PSR 2014/2020, a sostegno delle attività di informazione e promozione, svolte da associazioni di produttori nel mercato interno alla UE per la valorizzazione delle produzioni piemontesi rientranti nei regimi di qualità.
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morto Vittorio Vallarino Gancia produttore di vino e presidente di Uiv
Vittorio Vallarino Gancia è morto all’età di 90 anni. Ha condotto la storica azienda di famiglia fondata nel 1850 dal bisnonno Carlo a Canelli, famosa in tutto il mondo per la produzione di spumante. L’imprenditore, protagonista di un sequestro lampo da parte delle Brigate Rosse, nel 1975, era Cavaliere del lavoro.
Vittorio Vallarino Gancia, classe 1932, aveva compiuto novant’anni lo scorso 28 ottobre. Per l’azienda di famiglia, la piemontese Gancia, ha rappresentato la quarta generazione. Lascia la moglie Rosalba e due figli, Massimiliano e Lamberto. Tra i primi ad esprimere il proprio cordoglio per la scomparsa di Gancia è il presidente di Unione italiana Vini, Lamberto Frescobaldi, insieme al segretario generale Paolo Castelletti e tutto il consiglio nazionale.
Così in una nota: «Unione italiana Vini piange la scomparsa di Vittorio Vallarino Gancia, grande produttore di vino e presidente di Uiv dal 1995 al 2001. Il suo impegno per la nostra associazione è stato da esempio. Uomo di visione, ha senza dubbio contribuito, con passione e costanza, a far crescere il nostro settore».
VALLARINO GANCIA TRA I FONDATORI DEL CONSORZIO ALTA LANGA
Nella foto, i rappresentanti delle “Sette Sorelle” di Tradizione Spumante; Vittorio Vallarino Gancia è il terzo da destra
Vittorio Vallarino Gancia fu inoltre tra i primi a credere nel Metodo Classico piemontese. Con lui Gianfranco Caci e Pier Filippo Cugnasco per la Cinzano, Alberto Contratto per la Contratto, Alessandro Abbruzzese e Livio Testa per Fontanafredda, Giorgio Giusiana per la Martini & Rossi, Ottavio Riccadonna per Riccadonna e Giuseppina Viglierchio per Vini Banfitra. Negli anni Novanta il gruppo di produttori illuminati creò “Tradizione Spumante” da cui sarebbe nata, anni dopo, la denominazione Alta Langa.
«Per il Consorzio Alta Langa – commenta l’ente piemontese – Vittorio Vallarino Gancia è stato un insostiuibile ispiratore e un grande sostenitore: tutti i produttori, di ieri, di oggi e di domani, devono molto alla sua figura e alla sua azione. Le più sentite condoglianze da parte del Consorzio vanno alla moglie Rosalba Borello e ai figli».
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E Bagna Cauda Day dal Piemonte a Shanghai Un piatto che unisce 2
Dal Piemonte a Shanghai, da New York passando da Berlino, sarà una «Bagna Mundial» a celebrare i primi dieci anni di Bagna Cauda Day. È questo lo slogan del bavagliolone 2022, disegnato dall’artista Carlotta Castelnovi: ricorda che in quel periodo si giocano i Mondiali di calcio in Quatar e gli italiani, esclusi, si consoleranno a tavola. Il Bagna Cauda Day è un evento ironico, complesso e articolato. Organizzato dall’Associazione culturale Astigiani, coinvolge dal 2013 migliaia di appassionati. Ad Asti, in Piemonte e nel mondo si accenderanno, in sei giorni, oltre 20 mila fujot in 150 locali.
Tra le adesioni da segnalare quest’anno, quella di Eataly che celebrerà l’evento in 5 ristoranti in Piemonte e a Bologna. Ma il rito si rinnova anche all’estero: partecipano Facciola wine bar di Berlino, Da Marco Restaurant di Shanghaie Osteria Carlina di New York. L’edizione 2022 si arricchisce di un appuntamento speciale: il Bagna Pax organizzato dalla Caritas di Asti con le comunità russa e i profughi ucraini.
Due serate venerdì 25 e sabato 26 novembre nel cantinone del Foyer delle Famiglie di via Milliavacca ad Asti con la bagna cauda chiamata a essere cibo della pace. Una curiosità: mangeranno la bagna cauda anche gli ospiti delle rsa astigiane del gruppo Orpea Italia, Casa Mia Asti di Asti e Casa Mia Rosbella di Nizza Monferrato.
BAGNA CAUDA DAY 2022, LA FORMULA NON CAMBIA
Il prezzo della bagna cauda è 28 euro, uguale ovunque. Da quest’anno è prevista la Bagna Sovrana ovvero la possibilità di proporre un menu completo con la bagna cauda al centro e il resto del menu indicato con chiarezza. In questo caso il prezzo al pubblico è libero. Per chi vuole fare un po’ di movimento prima di sedersi a tavola, il 26 e il 27 novembre, c’è il Bagna Bike, pedalata tra i vigneti di Ruché organizzata da EbikeOne. Tutti i locali sul sito bagnacaudaday.it. Si prenota telefonando o mandando una mail al ristorante.
E la bagna cauda piace anche a Papa Francesco, che sarà ad Asti il 19 e 20 novembre in visita privata ai parenti. Il pontefice, con origini astigiane, non ha mai nascosto il suo amore per l’intingolo piemontese a base di aglio, acciughe e olio.
«In dieci anni – dicono gli organizzatori – abbiamo ridato dignità a un piatto popolare ma nobile come la Bagna Cauda. L’abbiamo riportata al centro della proposta gastronomica che parte dal Piemonte e coinvolge numerose realtà in tutto il mondo. La Bagna Cauda è un piatto autentico, senza divieti e ingredienti nascosti: aperto a ogni cultura e tradizione. È un piatto che unisce».
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Avellinese ed Etna prossime frontiere dei fine wines bene rifugio come oro e arte parola del master of wine gabriele gorelli e1667469809183
Crisi energetica, inflazione e una situazione internazionale delicata non scalfiscono il mercato dei fine wines. Che, anzi, continua a crescere a livello globale interessando anche l’Italia, dove il numero di investitori è in costante aumento. Non solo. Una delle aziende leader nel settore degli investimenti in fine wines ha già individuato le prossime frontiere: Avellinese ed Etna. «Zone – come spiega il Master of wine Gabriele Gorelli – dalle quali ci si può aspettare una grande crescita nei prossimi anni».
Sono tre i fattori che conferiscono valore ai vini di pregio: altissima qualità, rarità ed elevata domanda. Caratteristiche che continuano a proteggere dalle perturbazioni dei mercati tradizionali quel meno dell’1% della produzione mondiale definibile “fine wine”. Rendendola, a tutti gli effetti, un “bene rifugio”. Come l’oro o l’arte.
MERCATO DEI FINE WINES IN ASCESA
Nel trimestre appena trascorso, a ottenere i migliori risultati sono infatti stati gli indici Liv-ex Champagne 50 (+8,7%) e Italia 100 (+3,7%). L’indice italiano, che raccoglie 5 Super Tuscan e 5 produttori piemontesi, è in crescita continua: +15,4% nell’ultimo anno, +29% nel corso degli ultimi 2 anni e addirittura +48% nel quinquennio.
A contribuire al rafforzamento sul mercato secondario del valore dei vini pregiati italiani sono stati i dazi all’importazione imposti dagli Stati Uniti dal 2019 al 2021. Anche la quota di mercato internazionale dei fine wines italiani è salita dall’8,8% nel 2019 al 15,1% nel 2020 e al 15,4% nel 2021, stabilizzandosi all’11,8% nel 2022.
FINE WINES ITALIANI: TOSCANA IN TESTA, CRESCE IL PIEMONTE
La distribuzione dei territori dei vini di pregio italiani vede ancora in testa la Toscana, che rappresenta il 57,7% del mercato, ma con il Piemonte che è cresciuto maggiormente nell’ultimo anno. A crescere è anche il numero di italiani che decidono di investire nel settore, spesso giovani tra i 30 e 40 anni.
Liv-ex 100, l’indice che monitora l’andamento dei prezzi dei 100 dei vini pregiati più ricercati sul mercato secondario, negli ultimi due anni è cresciuto addirittura del 36,7%, conoscendo solamente una lievissima flessione – lo 0,3% – a luglio 2022, prima di ricominciare la sua salita ad agosto e settembre.
Il Liv-ex 1000, l’indice che monitora l’andamento dei prezzi sul mercato secondario di mille vini dei sette sottoindici delle aree vitivinicole più di pregio al mondo – ovvero il Bordeaux 500, il Bordeaux Legends 40, il Borgogna 150, lo Champagne 50, il Rodano 100, l’Italia 100 e il Resto del Mondo 60 – accentua ulteriormente questo andamento con una crescita del 37,8% negli ultimi due anni.
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Il Nizza e 2022 terza edizione al Palazzo del Gusto di Nizza Monferrato Asti
Torna tra meno di un mese Il Nizza è, evento dedicato all’omonima denominazione legata al vitigno Barbera e alle eccellenze gastronomiche del territorio. L’appuntamento è a Palazzo del Gusto di Nizza Monferrato (Asti), dal 22 al 24 ottobre 2022.
La manifestazione, alla sua terza edizione, conferma i banchi d’assaggio suddivisi in base ai territori di provenienza e una masterclass che pone Il Nizza a confronto con denominazioni tra le più importanti d’Italia.
Per quest’anno è stato aumentato il tempo a disposizione per le degustazioni (3 ore) ed è stata data la possibilità di accedere all’evento durante tutti e tre i giorni, sia al pubblico (ingresso a 20 €), sia agli operatori del settore e stampa (gratuitamente tramite accredito).
“Il Nizza è” è un evento organizzato da Enoteca Regionale di Nizza, Città di Nizza Monferrato e Associazione Produttori del Nizza in collaborazione con la delegazione astigiana di Ais e col patrocinio del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, della Provincia di Asti, della Comunità Collinare Vigne & Vini e dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato, grazie al sostegno di Regione Piemonte.
Winemag.it, wine magazine italiano incentrato su wine news e recensioni, è una testata registrata in Tribunale, con base a Milano. Un quotidiano online sempre aggiornato sulle news e sulle ultime tendenze italiane ed internazionali. La direzione del wine magazine è affidata a Davide Bortone, giornalista, wine critic, giudice di numerosi concorsi internazionali e vincitore di un premio giornalistico nazionale. Winemag edita inoltre con cadenza annuale la Guida Top 100 Migliori vini italiani. Winemag.it è un progetto editoriale indipendente e di elevata reputazione in Italia e in Europa. Puoi sostenerci con una donazione.
Nuova bufera nel mondo vino italiano, sempre nell’ambito della presunta distorsione di fondi europei per la promozione di Dop e Docg. Dopo l’inchiesta che vede coinvolte Uiv e Veronafiere è una società piemontese in liquidazione a finire nel mirino degli inquirenti. Si tratta dell’associazione La Dolce Valle, costituita dal Consorzio dell’Asti Docg, Consorzio di Tutela Nocciola Piemonte Igp e dall’Associazione Produttori Miele Piemonte.
I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Asti hanno eseguito in mattinata un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, pari a 199.699,31 euro nei confronti dell’associazione.
ASTI DOCG, NOCCIOLE E MIELE PIEMONTE
Il provvedimento emesso dal Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Asti riguarda anche due persone, tra cui il rappresentante legale pro tempore dell’associazione esercente «l’attività di promozione dei prodotti Dop e Docg delle Langhe e del Monferrato, territori dichiarati patrimonio mondiale dall’Unesco». L’ente, sempre secondo fonti di winemag.it, risulta in fase di liquidazione.
Le indagini condotte dalle fiamme gialle astigiane dimostrerebbero come, tra il 2017 e nel 2018, La Dolce Valle abbia presentato alla Regione Piemonte due distinte richieste di contributo a fondo perduto nell’ambito del Feasr – Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale, riferite a due manifestazioni di promozione e valorizzazione di prodotti Dop e Docg tenutesi nelle città di Alba e Asti, duplicandone artificiosamente i costi.
OPERAZIONE SWEET VALLEY: INDAGINE SU LA DOLCE VALLE
Tra i prodotti pubblicizzati durante i due eventi ci sarebbe, appunto, l’Asti Docg, la Nocciola Piemonte Igp e il Miele Piemonte. Il meccanismo fraudolento, ipotizzano le fiamme gialle, «si sarebbe realizzato attraverso una società, riferibile ad uno degli indagati, incaricata dall’associazione di realizzare gli eventi».
Sarebbe stata così predisposta la documentazione, ritenuta fittizia, «relativa a spese in parte mai sostenute e successivamente posta a corredo delle domande di contributo unionale».
I responsabili sono stati segnalati alla sede di Torino della Procura Europea (Eppo – European Public Prosecutor’s Office) per truffa aggravata ai danni dell’Unione Europea. Un’operazione, quella conclusa oggi dai militari di Asti e ancora dunque in fase preliminare di giudizio, che è espressione della stretta collaborazione tra la Procura Europea e la Guardia di Finanza italiana, a contrasto degli illeciti e delle frodi al Bilancio dell’Unione Europea.
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Barbera d Asti Docg ecco Riserva unita geografiche aggiuntive e due nuove sottozone
Introduzione della Barbera d’Asti Docg Riserva, inserimento delle unità geografiche aggiuntive (comunale o regionale “Piemonte”), e introduzione delle sottozone Calliano Monferrato e Casorzo Monferrato, accanto Tinella e Colli Astiani. Queste le novità che riguardano il disciplinare di produzione del Barbera d’Asti Docg, decise dall’assemblea del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato.
Le modifiche entreranno in vigore non prima della vendemmia 2023, per consentire a tutti i produttori di adeguarsi alla normativa. Il provvedimento passa ora al tavolo tecnico regionale. Toccherà poi al Ministero la valutazione giuridica e la discussione in Comitato vitivinicolo nazionale vini Dop, prima della definitiva pubblicazione delle modifiche al disciplinare del Barbera d’Asti Docg in Gazzetta Ufficiale.
MOBRICI: «PERCORSO CHE PARTE DAL VIGNETO»
A 14 anni dall’ottenimento della Docg, le novità rappresentano «una svolta nella storia» della Barbera piemontese. «L’obiettivo del pacchetto di proposte approvato dall’assemblea dei soci del Consorzio – commenta il presidente del Consorzio, Filippo Mobrici – è prima di tutto quello di ampliare e diversificare l’offerta al mercato nazionale e internazionale, con prodotti di qualità sempre più alta e identificativi della Docg.
Il fatto stesso che la tipologia Riserva potrà essere rivendicabile dopo un invecchiamento minimo di 24 mesi di cui almeno 12 in legno, dà l’idea dei parametri particolarmente esigenti richiesti per fregiarsi di questa denominazione.
Un percorso che parte necessariamente dal vigneto per arrivare in cantina. Testimonia la continua e costante ricerca di qualità che è la mission fondamentale delle oltre 400 aziende aderenti al nostro Consorzio».
L’ente tutela 13 Doc e Docg. Con 12 mila ettari e i 65 milioni di bottiglie rappresenta un terzo della superficie viticola a denominazione d’origine della regione Piemonte.
LE MODIFICHE AL DISCIPLINARE DEL BARBERA D’ASTI DOCG
Nel dettaglio, l’affinamento di minimo 2 anni per la tipologia Barbera d’Asti Docg Riserva partirà dal 1° novembre dell’anno in cui sono state raccolte le uve. «Seguendo il faro della crescita qualitativa dei vini e del territorio», l’assemblea del Consorzio è arrivata poi alle modifiche degli articoli 4 e 6 del disciplinare di produzione del Barbera d’Asti.
Sono stati aumentati i parametri qualitativi: il titolo alcolometrico minimo naturale delle uve è salito a 13% e 13.50% per la Barbera d’Asti Superiore. È stata quindi inserita la clausola di salvaguardia per le annate climaticamente sfavorevoli. Un provvedimento, spiega l’ente piemontese, che «permetterà al Consorzio di chiedere alla Regione di stabilire un titolo di mezzo grado inferiore».
Le modifiche all’articolo 6 incidono invece sui consumi. Il titolo alcolometrico totale minimo va a 13% e 13,50% per la Barbera d’Asti Superiore. L’estratto non riduttore passa a 25 g/l e 26 per la Superiore e a 27 per le Sottozone Colli Astiani-Astiano e Tinella.
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Filippo Mazzetti addio al decano dei distillatori piemontesi d Altavilla
È scomparso Filippo Mazzetti, decano dei distillatori piemontesi. A darne notizia è la famiglia, titolare dell’Antica distilleria Altavilla di Laura Raimondo Mazzetti di Altavilla Monferrato (AL). Già fissata la data dell’ultimo saluto, fissato per domani, alle ore 10, nella chiesa del paese.
«Fili, è stato il tuo ultimo alambicco distillato due anni fa. Eri il decano dei distillatori piemontesi e hai contribuito a traghettare il grappino da prodotto di massa a distillato emozionale. Io e Ale continueremo nel solco da te tracciato». Questo il commento, anzi la promessa, affidata ai social da Fabrizio Mazzetti, dal 1992 nel cuore dell’organico della nota distilleria piemontese.
SEI GENERAZIONI IN DISTILLERIA
Avviata nel 1846 dall’avo Filippo Mazzetti, l’attività si è tramandata di padre in figlio sino ad oggi, attraverso 6 generazioni. Ogni anno all’Antica Distilleria di Altavilla confluiscono le migliori vinacce del Monferrato, che danno origine a grappe monovitigno.
Ottenute da vinacce fresche e distillate con alambicchi a vapore, le grappe vengono custodite per diversi anni in botti di rovere e in barrique di ciliegio, castagno, mandorlo e rovere francese. Non prima di un attento e scrupoloso scarto di teste e code.
L’obiettivo della distilleria fondata da Fabrizio Mazzetti è sempre stato la ricerca della «completa armonia di gusto e aroma, mantenendo intatte le note floreali e fruttate». Il risultato di un processo produttivo tramandato con passione e sapienza sino a Filippo Mazzetti, che guidava l’azienda insieme alla moglie Laura e ai figli Fabrizio e Alessandro.
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Avete copiato la bottiglia guerra del vetro tra Consorzio Albeisa e associazione Albugnano 549 doc superiore piemonte
Il Consorzio Albeisa avrebbe intenzione di intentare una causa legale contro l’associazione Albugnano 549. La bottiglia con la scritta in rilievo utilizzata dai produttori del Monferrato sarebbe troppo simile a quella adottata dall’Unione Produttori Vini Albesi. Tanto da poter «confondere i consumatori», in particolare per le tre identiche lettere iniziali (“ALB-eisa” – “ALB-ugnano 549”).
Secondo indiscrezioni di winemag.it, i legali del Consorzio Albeisa avrebbero inviato una diffida all’associazione albugnanese presieduta da Andrea Pirollo. La richiesta sarebbe quella di ritirare dal mercato le bottiglie di vetro con la scritta in rilievo “Albugnano 549” (vendemmia 2017 e, in parte, 2018). E distruggere le bottiglie già forgiate.
Tra i due gruppi di produttori non ci sarebbero stati contatti preliminari, per tentare una mediazione. La diffida da parte del Consorzio albese guidato per il secondo mandato consecutivo da Marina Marcarino sarebbe giunta ad Albugnano come un fulmine a ciel sereno.
DAVIDE E GOLIA: L’ALBEISA CONTRO ALBUGNANO
In termini numerici, la “guerra del vetro” in salsa piemontese vede contrapposti i 300 produttori che utilizzano la bottiglia Albeisa e i 14 soci dell’associazione Albugnano 549, tra cui figura una cooperativa. Diciotto milioni di bottiglie nelle Langhe, contro le 90 mila degli astigiani (dato relativo alla vendemmia 2021).
Il fornitore della bottiglia è lo stesso, ovvero le ex Vetrerie Italiane di Dego (SV), oggi Saint-Gobain Vetri, a cui i produttori del Monferrato si sono rivolti sin dal 2017, prima vendemmia del nuovo corso dei vini base Nebbiolo dell’Albugnano Doc.
Il progetto della bottiglia sarebbe costato circa 6 mila euro all’associazione guidata da Andrea Pirollo. Difficile dunque che rinunci, senza provare a difendere uno degli elementi distintivi del packaging e del territorio. Tra le opzioni alternative c’è però il solo utilizzo del logo circolare dell’associazione, sul modello del “veliero” del Buttafuoco storico dell’Oltrepò pavese.
BOTTIGLIA ALBEISA MA NON SOLO: PIEMONTE IN SUBBUSGLIO
D’altro canto, i produttori delle Langhe rivendicano la storicità dell’utilizzo dell’Albeisa, resa unica proprio dalla scritta in rilievo. Il prototipo risale al ‘700 ed è tornato in voga nel 1973, su iniziativa di 16 produttori albesi, ispirati da Renato Ratti.
Più in generale, la “guerra del vetro” in corso tra il Consorzio Albeisa e l’associazione Albugnano 549 è solo l’ultimo degli scossoni che interessa il Piemonte, tra il finire del 2021 e l’inizio del 2022. Una regione già in subbuglio per il terremoto Piemonte Land of Wine.
In sordina le manovre interne alla Fivi per il futuro presidente nazionale dei Vignaioli indipendenti che, secondo rumors raccolti da winemag.it, potrebbe essere proprio piemontese. Tra i candidati più papabili Walter Massa, riavvicinatosi alla Federazione dopo un periodo di distacco.
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Albugnano 549 e il Nebbiolo dellAlto Monferrato fenomeno vero modello Langhe andrea pirollo presidente associazione albugnano doc
Albugnano come le Langhe. Terra di grandi vini da uve Nebbiolo, capaci di incentivare gastronomia, enoturismo ed ospitalità, in location da favola. Qualche cantina del posto, il sogno, è già riuscita a regalarselo. Merito di un paio di film, ambientati in uno dei 4 comuni della denominazione dell’Alto Monferrato (storicamente Basso Monferrato). Il territorio dell’Albugnano Doc “spacciato” per le Langhe, sul grande schermo. I numeri della giovane associazione Albugnano 549 dicono però che, dalla finzione alla realtà, il passo non è poi così impossibile.
I bravi attori non mancano: 14 vignaioli. C’è pure un tenace regista: il forestiero Andrea Pirollo. Uno che pare approdato in quest’angolo di Piemonte per indicare la strada. Deciso come sa essere solo un ex attivista di Greenpeace che si è fatto le ossa in Scandinavia, prima di cambiar vita e fondare, proprio ad Albugnano, l’agriturismo biologico Ca’ Mariuccia (dedito anche alla produzione di vino).
Il set capace di lanciare il territorio e i vini Albugnano Doc? È in costruzione. Per arrivare al ciak ci vorranno decenni. «Ma il modello economico sono le Langhe», non nasconde il 54enne presidente dell’associazione piemontese, nata il 5 aprile 2017 per volontà dei 9 vignaioli fondatori, rappresentanti dei 4 comuni della Denominazione (da qui il nome Albugnano 549).
VINO E TERRITORIO: IL PROGETTO DEI “549”
Il progetto enologico – spiega a winemag.it Andrea Pirollo – parte dalla consapevolezza che “territorio” e “prodotto” sono imprescindibili. Ma una collina non la sposti; una bottiglia di vino sì. Quindi, se vuoi fare conoscere una “collina” o un “territorio”, devi far viaggiare il “prodotto”.
Non l’ho inventato io questo modello, ma prima di noi i langhetti. In questo senso sono un modello da copiare, inteso non tanto come eccellenza produttiva, ormai riconosciuta a livello internazionale, ma come modello di sistema economico».
A dar ragione a Pirollo sono i ritmi di crescita straordinari degli ultimi anni. «L’imbottigliato è cresciuto dell’80% – rivela – tanto che il Ministero ci ha fatto i complimenti. I numeri restano piccoli, certo. Ma i produttori stanno capendo che non devono più vendere in damigiana il Nebbiolo di Albugnano a 2,20 euro al litro».
L’impronta della “collina” si ritrova anche nel packaging. Sul vetro delle bottiglie dei soci – invitati a produrre almeno mille “pezzi” all’anno – c’è la scritta “Albugnano 549” in rilievo. Una scelta che sta causando qualche turbolenza con il Consorzio Albeisa, titolare della storica bottiglia simbolo dei vini delle Langhe, con il quale sarebbe in corso una vera e propria “guerra del vetro“.
ALBUGNANO 549 E LA CURA PIROLLO: DALLO SFUSO AL MODELLO LANGHE
Di fatto, il boom in corso nell’Alto Monferrato – così definito per convenzione, localmente – non è passato inosservato in Piemonte, specie tra i vicini di casa. Nel 2017 l’area comprendeva 22 ettari vitati. Appena 57 mila le bottiglie immesse in commercio, nelle varie declinazioni (tra cui un rosato). A produrne la fetta maggiore erano solo tre aziende. «Tutto il resto era vino rosso da tavola, che partiva e andava a finire in altri territori, sfuso».
La “cura Pirollo” e la determinazione dei vignaioli di Albugnano 549 hanno fatto schizzare a 49 gli ettari vitati. Più del doppio rispetto al 2017. Sono salite a 90 mila le bottiglie prodotte dall’associazione, in occasione della vendemmia 2021. Tra queste, ben 30 mila sono di Albugnano Doc Superiore, il Nebbiolo di punta dei “549”. «La percezione è completamente cambiata», chiosa il presidente.
Ma il dato numerico sull’imbottigliato – avverte – conta fino a un certo punto. Ciò che conta davvero è il prezzo di vendita, mai inferiore ai 15 euro. Abbiamo creato una piccola lobby, consci che il solo numero di bottiglie prodotte non basti a giudicare il successo di una denominazione. Conta più il valore a scaffale».
Un progetto, Albugnano 549, da case history del vino italiano. L’aria che si respira da queste parti vibra come quella di Mamoiada. Ha il sapore della riscoperta e valorizzazione di qualcosa che c’è sempre stato, un po’ come l’Erbamat in Franciacorta.
Ed è segnale raro di (ri)nascita orgogliosa, simile a quella del pugno di denominazioni provinciali che hanno trovato nuovo vigore, dopo l’istituzione della Doc Sicilia. Un quadro dalle tinte già definite. Che mira a consacrarsi, attraverso un’altra serie di scelte azzeccate.
ALBUGNANO 549, FENOMENO E CASE HISTORY DEL VINO ITALIANO
Il Nebbiolo di Albugnano può essere immesso sul mercato solo in seguito a un affinamento in legno di 18 mesi e una successiva permanenza in vetro (bottiglia) di ulteriori 6 mesi.
La scelta del legno è a discrezione della cantina. Ma la parte enologica, così come quella disciplinare, ha il suo punto fermo. Si chiama Gianpiero Gerbi ed è l’enologo che vigila sulle 14 cantine aderenti ad Albugnano 549, interpretandone le diverse sfumature.
Le novità imminenti riguardano piuttosto il ricambio generazionale. Andrea Pirollo dovrebbe lasciare il testimone della presidenza al giovane Mauro Roggero, cui spetterà guidare l’associazione verso la riduzione del numero di tipologie della Doc. Un dibattito che si svolgerà all’interno del Consorzio di Tutela del Barbera d’Asti e dei Vini del Monferrato.
«Nell’ottica di squadra» si intensificherà la collaborazione con l’associazione Più Freisa, che mira a valorizzare l’altro vitigno simbolo di questa fetta di Piemonte (i vini della stessa Ca’ Mariuccia sono imbottigliati da La Montagnetta, cantina del presidente di Più Freisa, Domenico “Mimmo” Capello). Grande attenzione, poi, alla quota di vigneto biologico, «da implementare rispetto al 30% attuale».
«Vorremmo inoltre stabilire un raggio massimo di 20 chilometri entro il quale è possibile imbottigliare l’Albugnano Doc – anticipa a winemag.it Andrea Pirollo – per evitare che i nostri sforzi di valorizzazione e promozione siano vanificati da cantine che non ricadono sul territorio».
VINO E RISTORAZIONE DI LIVELLO: ALBUGNANO SUL MODELLO LANGHE
Sul fronte della gastronomia e della ristorazione, dopo il ventilato approdo sul territorio dello chef Alessandro Mecca (Ristorante Spazio7, Torino) nel 2019, naufragato causa pandemia, Albugnano 549 cercherà di interagire sempre più con gli operatori del settore, locali e non solo. L’offerta gastronomica, di fatto, è «il vero punto dolente di Albugnano».
L’obiettivo – annuncia Pirollo – è creare attrattività e valore in un luogo rimasto sin troppo senza prodotto e senza nome, che ha però sicura attrattività geografica. Siamo a un’ora da Torino e da Alba e a meno di due ore da Milano».
Per farlo, tra i progetti per il futuro c’è anche la «creazione di un’Enoteca nazionale del vino in anfora e delle piccole Doc di nicchia», spiega ancora il presidente di Albugnano 549. Sorgerà nelle cantine storiche dell’attuale ristorante Allasilo – Cucina, Cultura, Persone, in via di Cerreto d’Asti (AT), di proprietà di Pirollo. Andrà ad affiancarsi all’Enoteca regionale dell’Albugnano, attivata nel 2019.
Gli 8 assaggi di Albugnano Doc Superiore 2017 presentati a winemag.it da Andrea Pirollo (più i due effettuati in redazione) chiariscono i contorni di un “Nebbiolo alternativo”. Semplificando il concetto, i Nebbioli di Albugnano 549 paiono collocarsi – dal punto di vista organolettico, oltre che geografico – a metà strada tra le Langhe (più del Barbaresco che del Barolo) e l’Alto Piemonte.
All’interno dell’associazione, Tenuta Tamburnin – l’unica a poter vantare una verticale dal 2014 e una location da favola, con ospitalità di alto livello e una cantina che vale la visita – e Cascina Quarino (con il Doc “Eclissi”) sembrano aver ormai trovato la quadra sul Nebbiolo albugnanese.
Colpisce poi, in maniera particolare, l’Albugnano Doc Superiore 2017 “Carpinella” di Pianfiorito e l’Albugnano Doc Superiore 2017 “Oltre 500” di Orietta Perotto, che dal nome richiama l’altezza sul livello del mare del proprio vigneto.
Per i curiosi, l’associazione 549 mette a disposizione la “Gran Degustazione Albugnano Doc“: una confezione contenente dieci diverse interpretazioni dell’Albugnano Doc 2017 e due calici, con spedizione inclusa nell’importo (150 euro).
Nel kit, oltre ai quattro vini selezionati come i più rappresentativi del tasting compiuto da winemag.it, anche gli Albugnano Doc Superiore 2017 di Alle Tre Colline (“Va’ Anáit”), Ca’ Mariuccia (“Il Tato”), Cantina Mosso (“Parlapà”), Cantina Nebbia Tommaso (“Nebula”), Roggero Bruno e Mario e Terre Dei Santi.
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«Mi sono rotto i co*****i, venitemi a prendere». Durissima presa di posizione del vignaiolo del Piemonte Gianluigi Mignacco, che nel primo primo pomeriggio odierno ha violato la zona rossa disposta contro la peste suina e si è avventurato nei boschi della Val Borbera, in provincia di Alessandria, «per un’escursione».
Durante la camminata ha registrato un video, postato sui social, in cui spiega le ragioni del gesto. Dal 2017 ad oggi, la cantina non avrebbe ricevuto alcun sussidio, né per i danni da gelate, né per il raccolto mangiato dai cinghiali, né per il Covid-19.
«Nel 2017 – spiega Gianluigi Mignacco – a causa di una devastante gelata abbiamo perso tutto il raccolto: più di 100 quintali d’uva e circa 3 mila piante. Nonostante le promesse di assessori e varie figure non abbiamo ricevuto nessun tipo di aiuto. Nemmeno una pacca sulle spalle. Abbiamo cercato di rimetterci in piedi a nostre spese, nel silenzio»
In tutti questi anni abbuiamo subito danni da cinghiali, continuamente. In occasione della scorsa vendemmia abbiamo perso il 30% raccolto, ovvero il 30% del nostro potenziale utile. Qualunque azienda non riuscirebbe a stare in piedi. Un danno da nessuno riconosciuto. Sempre a nostre spese abbiamo appena intentato una causa civile».
Gianluigi Mignacco affronta poi il capitolo Covid-19 e ristori mancati: «Con la mia famiglia abbiamo seguito tutte le indicazioni di isolamento, vaccino, terza dose. Siamo stati sempre ligi alle normative. La nostra azienda agricola non ha ricevuto nessun tipo di aiuto. Neanche la sospensione di contribuiti. Lo stesso vale per il mio ufficio, dove svolgo attività da libero professionista».
«Dopo questa scellerata ordinanza che, a mio avviso, è priva di ogni fondamento scientifico e che cala in zona rossa tutto il nostro territorio, mentre si stava a fatica risollevando da una situazione devastante, posso dire con estrema pacatezza che mi sono rotto i co*****i, venitemi a prendere», prosegue Mignacco riferendosi all’ordinanza anti peste suina diramata nelle scorse ore.
Oggi, 14 gennaio 2022, sono le ore 14.30, sto violando l’ordinanza. Sarà un gesto che ai più apparirà ridicolo. Lungi da me chiedere a chi mi sta guardando di fare altrettanto e attenzione perché questo è un reato. Sono in un comune nel quale è vietata ogni forma di escursionismo e sono a camminare. E sapete cosa vi dico? Venitemi a prendere»
Raggiunto telefonicamente da WineMag.it, il vignaiolo Gianluigi Mignacco aggiunge rammarico al suo sfogo: «Non ho altro da dire, se non che fare viticoltura nel nostro territorio è già di per sé complicato, visto che in val Borbera la viticoltura era praticamente estinta fino ai primi anni 2000». Oggi, uno sparuto gruppo di produttori sta tentando di risollevarla (qui la notizia). Tra mille difficoltà.
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Da crack Piemonte Land of Wine a riforma Consorzi del vino pressing di Fivi
«La regione Piemonte deve essere protagonista nella riforma sulla rappresentatività nei Consorzi». Lo affermano le delegazioni piemontesi della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti – Fivi in una lettera inviata all’assessore regionale Marco Protopapa. La missiva fa riferimento alla decisione del Consorzio di tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani di uscire dal “superconsorzio” Piemonte Land of Wine.
La vicenda, seguita alle dimissioni da presidente annunciate da Matteo Ascheri, ha suscitato infatti preoccupazione nelle delegazioni, che hanno visto estendersi al “Consorzio dei Consorzi” l’annoso problema della rappresentanza all’interno degli stessi.
I vignaioli indipendenti auspicano che la Regione – ai cui rappresentanti si ascrivono le leggi fondamentali della viticoltura italiana, nel 1963, nel 1992 e nel 2010 – proceda a individuare «un meccanismo decisionale per la governance capace di far sentire tutti a casa propria».
«Con la possibilità – aggiunge Fivi in una nota – di contribuire a decisioni condivise, frutto di un mondo del vino coeso, finalmente convinto dei propri mezzi e non più impegnato in guerre locali che poco hanno a che fare con la possibilità di contribuire al progresso del settore». Secondo Fivi, «il problema principale della coesione e visione comune risiede nell’attuale impianto nazionale di governance dei Consorzi».
Il potere è in mano a pochi grandi gruppi e le decisioni conseguono solo ai quintali di uva, agli ettolitri e al numero di bottiglie. Senza criteri di contemperamento che diano anche alle singole teste e alle braccia il ruolo che meritano.
Nessuno di coloro che assumono su di sé i rischi dell’impresa dalla terra al mercato, rinunciando giocoforza al gigantismo degli impianti e delle produzioni, si sente così adeguatamente valutato».
IL CRACK DI PIEMONTE LAND OF WINE
La vicenda di Piemonte Land of Wine è solo l’ultimo degli innumerevoli esempi di questo nodo, sempre più grosso, che è ormai al pettine della politica. Fivi ha proposto già oltre tre anni fa all’allora ministro Centinaio una soluzione equilibrata e soprattutto sperimentata: criteri di votazione che mantengano un ruolo all’entità delle produzioni, ma richiedano altresì una componente democratica basata sulle teste delle imprese.
Questo, sempre secondo la Federazione vignaioli indipendenti, per due ragioni. «In primis – spiegano i vignaioli – perché il favore costituzionale per la cooperazione non può tradursi in una delega permanente di associati che non prendono parte alla vita dei Consorzi e spesso nemmeno a quella delle stesse cooperative, consentendo a pochissimi di decidere per tanti e addirittura per intere denominazioni».
In secondo luogo, «perché la stessa Unione Europea funziona così, richiedendo sempre, per le decisioni, una doppia maggioranza: quella basata sul numero di abitanti (che favorisce i grandi Paesi) e quella basata sul numero dei Paesi Membri (che evidentemente assicura un ruolo anche agli Stati di dimensioni più ridotte)».
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Nessuno scossone tra le promozioni di inizio ottobre. Dopo l’exploit della “Carta dei vini” di Carrefour di fine settembre sembra che le insegne abbiano rallentato le promozioni sul nettare di Bacco.
Buona l’offerta di Iper La grande i con 22 referenze e la selezione di Coop, con 21 etichette dal nord al sud Italia. Un’offerta per tutti i gusti e tutte le tasche. Fa eco Esselunga che propone un focus territoriale. Nel volantino “Piemonte in tavola” ben 17 etichette che raccontano una delle più importanti regioni vitivinicole.
Volantino Aldi fino al 10 ottobre, “Sotto costo” Vino d’Italia Rosso Aimone: 6 pezzi 11,20 euro (3,5 / 5)
Volantino Bennet fino al 9 Ottobre, “Tutta la convenienza Sottocosto” Verduzzo, Chardonnay o Pinot Rosa Maschio: 1,90 euro (3 / 5)
Prosecco Docg Campo del Basso: 3,20 euro (3,5 / 5)
Nero d’Avola o Grillo Doc Bio Chiarelli: 3,98 euro (4 / 5)
Bianco o Rosso Santa Maria Martellozzo: 2,38 euro (3,5 / 5)
Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc La Cacciatora: 2,27 euro (2 / 5)
Corvo Rosso Terre Siciliale Igt: 3,86 euro (3,5 / 5)
Volantino Carrefour Iper fino al 7 Ottobre, “Sconti 30% 40% 50%” Nero d’Avola Doc Il Poggio dei Vigneti: 1,99 euro (3 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc Aragosta: 3,99 euro (3 / 5)
Montepulciano o Trebbiano d’Abruzzo Doc La Calenzana: 1,99 euro (3 / 5)
Donna Marzia Igt Conti Zecca: 2,59 euro (3,5 / 5)
Chianti Docg Riserva Villa Montorsoli: 4,89 euro (3,5 / 5)
Teroldego Rotaliano Doc Cavit: 3,49 euro (3,5 / 5)
Spumante Extra Dry Turà: 2,49 euro (3 / 5)
Chardonnay, Pinot Rosè o Verduzzo La Cacciatora: 2,99 euro (2,5 / 5)
Falanghina del Beneventano Igt Vigne del Sole: 2,39 euro (3 / 5)
Terre di Chieti Igt Pecorino Antico Tralcio: 2,79 euro (3 / 5)
Muller Thurgau Doc: 3,69 euro (3,5 / 5)
Dolcetto d’Alba Dop Tralcio Antico: 3,19 euro (3 / 5)
Volantino Carrefour Market fino al 7 Ottobre, “Sconti 30% 40% 50%”
Sauvignon Doc Volpe Pasini: 15,50 euro (4 / 5)
Nero d’Avola Sicilia Doc Rapitalà: 3,89 euro (5 / 5)
Freschello Spumante Extra Dry: 2,19 euro (3 / 5)
Garzellino Bianco Frizzante: 1,99 euro (3 / 5)
Volantino Carrefour Express fino al 6 Ottobre, “I sapori di Lombardia” Sangue di Giuda Doc Quaquarini: 3,69 euro (5 / 5)
Bonarda o Barbera Doc Le Cascine: 1,99 euro (2,5 / 5)
Riesling o Bonarda Oltrepò Pavese Doc La Calenzana: 2,79 euro (2 / 5)
Bonarda Doc Tralcio Antico: 2,99 euro (2 / 5)
Muller Thurgau Doc Cavit: 3,99 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Riserva Spinelli: 2,99 euro (5 / 5)
Pinot Nero vinificato bianco Doc Giorgi: 6,29 euro (4 / 5)
Valtellina Superiore Docg Nino Negri: 7,69 euro (5 / 5)
Lugana Dop Sirmiliono Ca’ Maiol: 7,89 euro (4 / 5)
Franciacorta Brut Terre d’Italia: 12,39 euro (3,5 / 5)
Primitivo Salento Igt Notte Rossa: 3,99 euro (5 / 5)
Chianti Riserva Docg Collezione Oro Piccini: 3,99 euro (5 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc Aragosta: 3,69 euro (3 / 5)
Nero d’Avola o Grillo Sicilia Doc Settesoli: 3,99 euro (5 / 5)
Prosecco Doc Porta dei Dogi: 3,89 euro (3,5 / 5)
Volantino Conad fino al 5 Ottobre Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Carpenè Malvolti: 5,90 euro (5 / 5)
Prosecco Treviso Doc Maschio: 3,99 euro (3,5 / 5)
Vino Frizzante Garzellino Civ&Civ: 2 pezzi 2,49 euro (3 / 5)
Sauvignon Friuli Doc Borgo dai Moraris: 2 pezzi 3,99 euro (3,5 / 5)
Umbria Igt Bianco o Rosso Terre della Custodia: 2 pezzi 4,49 euro (3,5 / 5)
Ribolla Gialla Igt Frizzante Tenimenti Civa: 2 pezzi 4,99 euro (3,5 / 5)
Merlot o Sangiovese Rubicone Igt Bottenuova: 2 pezzi 2,99 euro (3,5 / 5)
Volantino Coop fino al 13 Ottobre, “Sconti fino al 40%” Chianti Docg Loggia dei Fiori: 2,39 euro (3,5 / 5)
Gutturnio o Ortrugo dei Colli Piacentini Doc Cantagallo: 3,49 euro (3,5 / 5)
Langhe Nebbiolo Doc Fontanafredda: 6,39 euro (5 / 5)
Dolcetto d’Alba Doc Duchessa Lia: 4,59 euro (3,5 / 5)
Monferrato Chiaretto o Cortese Doc Capetta: 2,99 euro (3,5 / 5)
Falanghina del Beneventano Doc Terra dei Santi: 2,79 euro (3 / 5)
Gewurztraminer Alto Adige Doc Cantina Bolzano: 7,99 euro (5 / 5)
Vermentino Doc Donne della Torre: 6,39 euro (4,5 / 5)
Muller Thurgau Trentino Doc Mezzacorona: 3,90 euro (3,5 / 5)
Sauvignon Alto Adige Doc Erste + Neue: 6,59 euro (5 / 5)
Valpolicella Ripasso Superiore Doc Sartori: 6,49 euro (4 / 5)
Morellino di Scansano Doc Cantina del Morellino: 4,90 euro (5 / 5)
Ribolla Gialla, Schioppettino o Sauvignon Doc Furlan Faris: 4,89 euro (3,5 / 5)
Nero di Troia o Castel del Monte Dop Grifo: 2,79 euro (3,5 / 5)
Pecorino Terre di Chieti Igt Sistina: 3,49 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Rocca Ventosa: 2,09 euro (3 / 5)
Vermentino di Sardegna Doc Aragosta: 3,89 euro (3 / 5)
Nero d’Avola Nuttata o Grillo Mattinata Terre Siciliane Doc: 1,99 euro (3 / 5)
Negroamaro, Primitivo o Fiano Salento Igt Notte Rossa: 3,99 euro (5 / 5)
Prosecco Doc o Ribolla Gialla Spumante Cescon: 3,49 euro (3 / 5)
Freschello Bianco o Rosso: 1,39 euro (3 / 5)
Volantino Esselunga fino al 9 Ottobre, “Offerte da cogliere” Chianti Docg Melini: 2,66 euro (3 / 5)
Prosecco Maschio: 3,25 euro (3,5 / 5)
Soave La Cappuccina: 3,49 euro (3,5 / 5)
Sauvignon Alto Adige Cantina Bolzano: 6,95 euro (5 / 5)
Vermentino di Sardegna Cala delle Farfalle: 3,70 euro (4 / 5)
Grillo, Ner d’Avola o Syrah Feudi San Nicola: 2,69 euro (3,5 / 5)
Lambrusco Reggiano L’Olma Cantine Riunite: 2,24 euro (3,5 / 5)
Barbera d’Alba 7 Cascine: 4,19 euro (2 / 5)
Valpolicella Classico Guerrieri-Rizzardi: 4,19 euro (4,5 / 5)
Rosso di Montepulciano Rubinoro: 3,29 euro (4 / 5)
Negroamaro Cantina Due Plame: 2,24 euro (3,5 / 5)
Moscato o Zibibbo Pellegrino: 3,46 euro (3,5 / 5)
Volantino Esselunga fino al 13 Ottobre, “Piemonte in tavola” Barolo Docg Lo Zoccolaio: 18,90 euro (4 / 5)
Brut Villa Sparina: 15,90 euro (4 / 5)
Monferrato Rosso Saula: 2,98 euro (3,5 / 5)
Grignolino d’Asti Villa Rustica: 3,41 euro (3,5 / 5)
Barbera d’Asti Docg Terre da Vino: 4,68 euro (3,5 / 5)
Albarossa Piemonte Ricossa: 3,50 euro (4 / 5)
Dolcetto d’Alba Duchessa Lia: 4,18 euro (3,5 / 5)
Langhe Nebbiolo Govone: 4,54 euro (4 / 5)
Dogliani Docg Einaudi: 6,49 euro (4 / 5)
Barbera d’Asti Docg Pico Maccario: 3,12 euro (4 / 5)
Moscato Batasiolo: 3,07 euro (3,5 / 5)
Roero Arneis Docg Beccofino: 4,68 euro (3,5 / 5)
Gavi Docg La Doria: 4,19 euro (3,5 / 5)
Chiaretto Monferrato Capetta: 2,69 euro (3,5 / 5)
Barbaresco Docg 7 Cascine: 12,78 euro (3,5 / 5)
Asti Docg Sant’Orsola: 3,83 euro (3,5 / 5)
Barolo Chinato Terre da Vino: 12,94 euro (3,5 / 5)
Volantino Il Gigante fino al 13 Ottobre, “Uno è gratis” Aglianico o Falanghina Igt Ancile Conti Uttire: 2 pezzi 7,98 euro (3,5 / 5)
Barbera o Dolcetto d’Alba Doc Produttori Portacomaro: 2 pezzi 7,98 euro (4 / 5)
Merlot, Cabernet, Sangiovese o Trebbiano d’Abruzzo Doc Poggio dei Vigneti: 2 pezzi 4,38 euro (3 / 5)
Chianti Colli Senesi Docg Poggio Stella: 2 pezzi 6,98 euro (3 / 5)
Ortrugo o Gutturnio Frizzante Doc Antica Cantina Manzini: 2 pezzi 3,98 euro (3,5 / 5)
Refosco, Merlot, Sauvignon o Ribolla Gialla Venezia Igt Il Borgomastro: 2 pezzi 5,78 euro (3,5 / 5)
Cabernet o Sangiovese Rubicone Igt Reinassance: 2 pezzi 3,78 euro (3 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc o Pecorino Igt Tenuta il Priore: 2 pezzi 5,98 euro (5 / 5)
Bardolino, Bardolino Chiaretto o Soave Doc Pagus Bisano: 2 pezzi 5,98 euro (4 / 5)
Riesling o Chardonnay Oltrepò Pavese Doc Le Cascine: 2 pezzi 3,98 euro (2 / 5)
Spumante Cuvée Millesimanto Extra Dry Coste Petrai: 2 pezzi 5,98 euro (3,5 / 5)
Prosecco Treviso Doc Porta Leone: 2 pezzi 7,98 euro (3,5 / 5)
Franciacorta Cattutich Ducco: 8,99 euro (5 / 5)
Franciacorta Qblack Quadra: 13,50 euro (5 / 5)
Sassella, Inferno, Grumello Valtellina Superiore Docg Bettini: 8,50 euro (5 / 5)
Sforzato di Valtellina Docg Fruttaio di Spina Bettini: 18,90 euro (5 / 5)
Buttafuoco, Barbera o Riesling Oltrepò Pavese Doc Commendator Pastori: 2,99 euro (1 / 5)
Pinot Nero vinificato bianco Doc Giorgi: 3,49 euro (3,5 / 5)
Bonarda Oltrepò Pavese Doc Giorgi: 2,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Moscato Provincia Pavia Giorgi: 4,89 euro (3,5 / 5)
Moscato o Sangue di Giuda Oltrepò Pavese Doc Marchesola: 2,69 euro (2 / 5)
Valcalepio Rosso o Bianco Doc Il Calepino: 4,69 euro (4 / 5)
Spumante Metodo Classico Brut Tenuta Cassinello Giorgi: 8,39 euro (3,5 / 5)
Volantino Iper, La grande i fino al 13 Ottobre, “Operazione imbattibili” Asolo Prosecco Docg Rive dalla Chiesa: 3,99 euro (5 / 5)
Chianti Governo all’uso Toscano Docg Tenuta di Colle Alberti: 6,99 euro (3,5 / 5)
Rosso dell’Umbria Igt Tenuta Ermelinda: 2,39 euro (3,5 / 5)
Nebbiolo d’Alba Doc San Silvestro: 4,49 euro (3,5 / 5)
Chianti Riserva o Superiore Docg Collezione Oro Piccini: 3,99 euro (5 / 5)
Barbera d’Asti Docg Duchessa Lia: 3,99 euro (3,5 / 5)
Cannonau o Vermentino di Sardegna Doc Cantina Pedres: 3,99 euro (3 / 5)
Valpolicella Doc Classico La Sorte: 3,49 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo , Pecorino o Passerina Doc Spinelli: 1,99 euro (4 / 5)
Greco o Fiano Sannio Dop Feudi: 3,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Gran Cuvée Brut o Extra Dry Celsole: 1,89 euro (3 / 5)
Roero Arneis Docg Duchessa Lia: 4,79 euro (3,5 / 5)
Lugana Doc Gardamorena: 3,99 euro (3,5 / 5)
Prosecco Doc o Rosè Terre Nardin: 4,59 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg Brut Millesimato Ca’ Val: 4,99 euro (3,5 / 5)
Cabernet Franc Doc o Ribolla Gialla Igt Cappello: 3,49 euro (3,5 / 5)
Cabernet Franc, Malbech o Traminer Igt Borgo Canedo: 2,99 euro (3,5 / 5)
Garganega, Muller Thurgau o Merlot Veneto Igt Poggio dei Vigneti: 1,49 euro (3 / 5)
Gewurztraminer, Sauvignon, Pinot Nero o Lagrein Alto Adige Doc St. Magdalena Gires: 7,99 euro (5 / 5)
Barbera Piemonte Doc o Bonarda Oltrepò Pavese Doc Toso: 2,49 euro (3 / 5)
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc Secco o Amabile Righi: 2,39 euro (3 / 5)
Primitivo, Negroamaro o Nero di Troia Puglia Igt Millenovecentodieci: 2,49 euro (3,5 / 5)
Volantino Iperal, “Sconto 50% Grandi Marche” Prosecco Doc Zonin: 2,75 euro (3,5 / 5)
Vini Le Rovole: 1,75 euro (1 / 5)
Vini Chiarli: 2,19 euro (3,5 / 5)
Chinati Docg Rubentino: 2,19 euro (3,5 / 5)
Prosecco Superiore Docg Carpenè Malvolti: 6,19 euro (5 / 5)
Lugana Doc Scolari: 4,99 euro (3,5 / 5)
Chianti Riserva Docg Leonardo da Vinci: 5,19 euro (3,5 / 5)
Orvieto Doc Le Chiantigiane: 2,19 euro (3 / 5)
Vini Dolianova: 3,49 euro (3,5 / 5)
Vini Frizzanti La Cacciatora: 2,49 euro (1 / 5)
Vini Rapitalà: 3,99 euro (5 / 5)
Vini Notte Rossa: 4,99 euro (5 / 5)
Volantino IperCoop fino al 6 Ottobre, “Convenienza Grandiosa XXL” Spumante Ribolla Gialla Astoria: 2,99 euro (3,5 / 5)
Garzellino Igt: 1,19 euro (3 / 5)
Lambrusco Emilia Igt Cantine Riunite: 2,35 euro (3,5 / 5)
Vini Cavit: 2,39 euro (3,5 / 5)
Volantino Lidl fino al 10 Ottobre, “XXL” Vermentino di Sardegna Dop: 2,79 euro (3 / 5)
Merlot del Veneto Igp: 1,19 euro (2,5 / 5)
Pinot Grigio delle Venezie Dop: 1,49 euro (2 / 5)
Volantino Pam fino al 6 Ottobre, “Le nostre idee per farti risparmiare”
Cabernet Sauvignon Veneto Igt Colle dei Cipressi: 1,89 euro (2,5 / 5)
Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Moncaro: 1,99 euro (3,5 / 5)
Spumante Pinot Chardonnay Cinque Lustri: 2,19 euro (2,5 / 5)
Nero di Troia Igt Grifo: 2,79 euro (3,5 / 5)
Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Doc Bigi: 3,29 euro (3,5 / 5)
Montepulciano d’Abruzzo Doc Natum Agriverde: 3,99 euro (3,5 / 5)
Valpolicella Ripasso Doc La Sogara: 5,99 euro (3,5 / 5)
Rosso Terre Siciliane Igt Trinacria: 1,49 euro (2 / 5)
Bianco Umbria Igt Vipra: 3,90 euro (4 / 5)
Volantino Tigros fino al 5 Ottobre, “Cosa c’è di Buono Oggi?” Chinati Docg Antica Sala Sensi: 1,99 euro (2,5 / 5)
Linea Vini Il Gaggio: 1,69 euro (1 / 5)
Vini Doc Dolianova: 2,89 euro (3,5 / 5)
Bardolino Classico Doc Sartori: 2,99 euro (3,5 / 5)
Vini Oltrepò Pavese Doc San Zeno Zonin: 3,49 euro (3,5 / 5)
Vini Bio Natum: 3,98 euro (3,5 / 5)
Lugana Doc Pasqua: 4,89 euro (3,5 / 5)
Prosecco Valdobbiadene Superiore Docg o Rosé Millesimato La Gioiosa: 4,99 euro (3,5 / 5)
Vini Toscana Igt Calaforte: 5,49 euro (3,5 / 5)
Vini Cantine San Giorgio: 6,90 euro (3 / 5)
Vini Igt Cielo: 2 pezzi 4,00 euro (3 / 5)
Vini Frizzanti Garzellino Civ&Civ: 2 pezzi 3,00 euro (3 / 5)
Volantino Unes fino al 5 Ottobre, “Grandi marche piccoli prezzi” Verduzzo, Chardonnay o Pinot Rosa Maschio: 2,59 euro (3,5 / 5)
Santa Cristina: 5,29 euro (4 / 5)
Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Bigi: 3,19 euro (3,5 / 5)
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Guida ai Migliori vini al supermercato 2022 la piemontese Teo Costa e Cantina Gdo dellanno 1
Terminate le degustazioni della Guida Migliori vini al supermercato 2022. I tasting alla cieca incoronano la piemontese Teo Costa Cantina Gdo dell’anno per Vinialsuper.
Le etichette premiate potranno esibire lo speciale bollino-sticker rilasciato dalla nostra testata. Un modo per distinguersi sullo scaffale e semplificare la scelta ai consumatori più attenti ai vini di qualità, anche al supermercato.
La scelta della Miglior cantina Gdo 2022 ricade infatti su una realtà famigliare che da anni è protagonista nella grande distribuzione, con una linea di prodotti che va ben oltre l’ottimo rapporto qualità prezzo.
TEO COSTA È MIGLIOR CANTINA GDO D’ITALIA 2022
Con i suoi vini bianchi e rossi, Teo Costa valorizza vitigni autoctoni piemontesi come l’Arneis e il Nebbiolo, dando vita a vini di assoluto rilievo nell’ambito delle Denominazioni delle Langhe.
Brillano, in particolar modo, il Barolo e il Barbaresco della linea Ligabue, proposti in bottiglie anni 50 di vetro scuro con etichette che celebrano le opere di Antonio Ligabue. Tutti vini in distribuzione nei supermercati Coop Nordovest, Gs, Margherita, Dimar, Fras.Co, Conad, Code’ Crai e Bennet.
A guidare la cantina Teo Costa di Castellinaldo d’Alba (CN) sono oggi i fratelli Marco e Roberto Costa. Al loro fianco papà Antonio e mamma Mariuccia, nonché i figli di Roberto: Isabella, Viviana e Manuel.
Spetta a loro, quinta generazione della famiglia Costa, spingere nel futuro un’azienda che conta 80 ettari di vigneti e 450 mila viti a frutto, tra le colline patrimonio Unesco delle Langhe, del Roero e del Monferrato.
UNA CANTINA MODELLO NEL CUORE DELLE COLLINE UNESCO
Un ambiente che Teo Costa vuole preservare e valorizzare, attraverso scelte concrete. Dopo anni di sperimentazioni, nel 2007 la famiglia ha brevettato un metodo di vinificazione senza solfiti aggiunti. Il primo in Piemonte.
La lotta ai “conservanti del vino” è il modo in cui si traduce (in cantina) il protocollo “Libera Natura”, applicato (in vigna) a tutela della biodiversità e della sostenibilità in viticoltura. Un insieme di regole creato nel 2011 e condiviso con altre realtà vinicole italiane, «vicine alla natura».
Nel “decalogo” produttivo di Teo Costa, quantità e qualità fanno rima, nel nome di un nuovo modo di interpretare il vino nella Grande distribuzione organizzata. Buono, rispettoso della tipicità dei vitigni e delle Denominazioni. E, non ultimo, a misura di portafoglio.
LA GUIDA AI MIGLIORI VINI AL SUPERMERCATO 2022
Roero Arneis Docg 2020 “Ligabue”, Teo Costa (Cantina Gdo 2022)
Barbera d’Alba Doc 2018 “Ligabue”, Teo Costa (Cantina Gdo 2022)
Barbaresco Docg 2018 “Ligabue”, Teo Costa (Cantina Gdo 2022)
Nebbiolo d’Alba Doc 2019 “Ligabue”, Teo Costa (Cantina Gdo 2022)
Barolo Docg 2016 “Ligabue”, Teo Costa (Cantina Gdo 2022)
Lambrusco di Sorbara Dop 2020 “Linea Stile”, Cantina di Carpi e Sorbara (Coop Alleanza 3.0, Conad Nord Ovest, Conad Centro Nord, Carrefour, Realco, Marketingross, Pam)
Lambrusco di Modena Dop 2020 “Linea Stile”, Cantina di Carpi e Sorbara (Coop Alleanza 3.0, Conad Nord Ovest, Conad Centro Nord, Carrefour, Realco, Marketingross, Pam)
Pignoletto Dop Vino bianco secco frizzante “Linea Stile”, Cantina di Carpi e Sorbara (Coop Alleanza 3.0, Conad Nord Ovest, Conad Centro Nord, Carrefour, Realco, Marketingross, Pam)
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc Amabile “Gran Gala”, Chiarli (Conad, Coop, Eurospar, Maxi‐Di, Pam‐Panorama, Iper La grande i – Finiper, Realco, Agora’, Bennet, Gs Market ed Express, Il Gigante, Maiora)
Lambrusco di Sorbara Doc Secco frizzante “Prestigio”, Chiarli (Conad, Coop, Eurospar, Maxi‐Di, Pam‐Panorama, Iper La grande i, Realco, Bennet, Gs, Market ed Express, Il Gigante, Migross, Maiora)
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Dop secco 2020 “Villa Cialdini”, Chiarli (Conad, Coop, Eurospar, Esselunga, Maxi‐Di, Pam‐Panorama, Unicomm, Iper La grande i – Finiper, Alì, Arca, Coal, Realco, Tosano, Paladini Supermerati)
Lambrusco di Modena Doc frizzante secco 2020, Cleto Chiarli e Figli (Conad, Coop, Eurospar, Esselunga, Maxi‐Di, Pam‐Panorama, Unicomm, Iper La grande i – Finiper, Alì, Arca, Coal, Realco, Tosano, Paladini Supermerati)
FRIULI VENEZIA GIULIA
Venezia Giulia Igt 2020 Ribolla Gialla, Az. Agr. Lorenzon (Il Gigante)
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Canelli Docg e quasi realta il Moscato speciale verso il riconoscimento europeo
Il Comitato nazionale vini Dop e Igp ha approvato la proposta di disciplinare della nuova Docg Canelli. Una data storica per il “Moscato speciale” della cittadina della provincia di Asti, in Piemonte.
La riunione di ieri, 12 maggio 2021, tenutasi a Roma, dà il via all’iter finale di riconoscimento della nuova Denominazione di origine controllata e garantita Canelli.
Il prossimo passo sarà la pubblicazione del disciplinare sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Poi toccherà all’Europa riconoscere la Canelli Docg, a Bruxelles.
«Grazie a tutte le persone e organi istituzionali che hanno sostenuto e contribuito alla strutturazione del nostro progetto, partito nel 2001 dal sogno di alcuni produttori che con perseveranza e ostinazione lo hanno portato avanti e ora lo vedono concretizzarsi», è il commento dell’Associazione produttori Moscato Canelli.
LARGO ALLA NUOVA TIPOLOGIA CANELLI DOCG RISERVA
Come spiegava lo scorso anno a WineMag.it il presidente Gianmario Cerutti, tra le novità della nuova denominazione di origine controllata e garantita c’è la tipologia “Riserva”.
«Una volta approvata la Docg – commentava il produttore – passeremo alla promozione della nuova tipologia proposta dal Disciplinare: il Canelli DocgRiserva, con almeno 30 mesi di affinamento, di cui almeno 20 in bottiglia».
Il nostro Moscato si differenzia dagli altri per la sua capacità di migliorare nel tempo. In particolare, dopo tre anni giunge a un percorso di terziarizzazione che conferisce nuovi aromi al nettare, rendendolo davvero unico nel genere».
Il Consorzio per la Tutela dell’Asti Docg ha approvato lunedì 15 aprile 2019 il via libera alla Docg. Quella che fino ad allora era una sottozona del Moscato d’Asti Docg, Canelli per l’appunto, si avviava così a diventare una Denominazione di origine controllata e garantita indipendente. A distanza di un anno, il sogno è quasi realtà.
IL CONSORZIO
Al momento sono oltre 40 le aziende che, nell’ambito della denominazione Asti Docg, rivendicano il proprio Moscato d’Asti Docg come sottozona Canelli, per oltre mezzo milione di bottiglie.
«La nuova Denominazione commenta Lorenzo Barbero, presidente del Consorzio dell’Asti spumante e del Moscato d’Asti Docg commenta così la notizia: rappresenta sicuramente una ulteriore opportunità di crescita qualitativa per i produttori di una zona storica come quella di Canelli».
«A vent’anni dalla nascita dell’Associazione – aggiunge Flavio Scagliola, membro del direttivo dell’Associazione Produttori Canelli e vice presidente del Consorzio dell’Asti spumante e del Moscato d’Asti Docg – la secolare tradizione vitivinicola di Canelli avrà, finalmente, il proprio definitivo riconoscimento».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Ecolog La Corriera delle Langhe meno traffico e piu vendita diretta in cantina
È già stata ribattezzata “La Corriera delle Langhe“. Un progetto che unisce cantine, produttori di vino, aziende di trasporti, logistica e informatica nella zona Unesco del Piemonte, capitale di grandi vini come Barolo e Barbaresco, riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo.
L’ambizione del Consorzio di Tutela e della Coldiretti Cuneo – capofila di Ecolog, questo il nome ufficiale dell’iniziativa presentata via web, in mattinata – è quella di ridurre il numero di camion per le strade dei piccoli borghi delle Langhe. Incrementando al contempo la vendita diretta ai turisti stranieri, che avranno la possibilità di vedersi recapitato il vino a casa, anche Oltreoceano, dopo averlo degustato e ordinato in cantina.
Trenta le winery che hanno aderito alla fase sperimentale del progetto. La Corriera delle Langhe entra ora nel vivo, con l’appello a tutte le aziende del territorio ad «aderire a un percorso virtuoso, che va ben oltre l’attenzione alla sostenibilità in vigna e in cantina».
I PARTNER DI ECOLOG
Sandri Trasporti, con il capoprogetto Andrea Beggio, si occupa della movimentazione dei vini con automezzi ecologici refrigerati, nonché della logistica, potendo contare su un magazzino iper-tecnologico alimentato da un impianto fotovoltaico nel Comune di Santa Vittoria d’Alba. Qui avverrà consegna degli ordini e lo stoccaggio, sempre a temperatura controllata.
L’altra azienda piemontese Tesisquare, sotto la guida del Ceo Giuseppe Pacotto, si concentra invece sulla supply chain, garantendo l’efficienza dei processi digitali di comunicazione tra produttori di vino e autotrasportatori, nonché tra vignaioli e cliente finale: l’enoturista, specie quello straniero, a cui sarà recapitato l’ordine nel giorno desiderato. Direttamente a domicilio.
Nel nostro areale – ha spiegato Matteo Ascheri, presidente Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – si producono complessivamente circa 80 milioni di bottiglie.
Con Ecolog, rivolgendoci soprattutto alle cantine più piccole, situate in luoghi difficili da raggiungere ma responsabili del 60% della produzione complessiva, ci prefiggiamo di movimentare non meno di 30-40 milioni di bottiglie annue, riducendo l’impatto del trasporto sull’ambiente».
Secondo le stime, i singoli trasportatori compiono un percorso di 300 chilometri per la presa degli ordini nelle varie aziende agricole. L’obiettivo è di ottimizzare le tratte, riducendo il tragitto a 250 chilometri.
«Non una riduzione ragguardevole – ha sottolineato Ascheri – ma il vero scopo dell’iniziativa è ridurre i mezzi in transito tra le cantine, passando dai circa 30 a 20. Si assisterà così a una riduzione delle emissioni del 40%. Per le cantine e per tutto il territorio delle Langhe questo è un investimento, che porterà a benefici tangibili».
Ne è convinto anche Fabiano Porcu, direttore di Coldiretti Cuneo: «La congestione del territorio dovuta al traffico di mezzi di trasporto, anche pesanti – ha dichiarato – mal si coniuga con l’enoturismo. Ecolog mira a risolvere questo problema e non solo, affiancando le cantine nella vendita diretta al consumatore, specie estero. Un aspetto, quest’ultimo, su cui stiamo spingendo molto nell’ottica della semplificazione burocratica».
I BORGHI DELLE LANGHE SEMPRE PIÙ “CAR FREE” [metaslider id=57746]
Un aiuto arriverà a breve anche dalla Regione Piemonte, che plaude all’iniziativa con il presidente Alberto Cirio. «Bruno Ceretto – ha dichiarato il numero uno di Via Farigliano 9 – dice sempre che il miglior auspicio è che i turisti arrivino nelle Langhe con il Suv: non tanto per lo status sociale, ma perché questi autoveicoli hanno tanto spazio per il vino, nel bagagliaio!».
Scherzi a parte, con Ecolog le Langhe si muovono nell’unica direzione possibile: quella dello sviluppo e della crescita sostenibile, in un momento in cui la parola “sostenibilità” è divenuta quasi più importante, nel mondo delle Doc e delle Docg».
In quest’ottica, Regione Piemonte darà presto il suo appoggio concreto all’iniziativa. «Nella prossima programmazione del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) – ha annunciato Cirio – inseriremo stanziamenti ad hoc per rendere i Comuni delle Langhe aree pedonali, “car free”, attraverso la realizzazione di parcheggi, specie interrati e integrati nell’ambiente, come vuole la normativa delle aree Unesco, all’ingresso dei vari borghi».
«L’innovazione introdotta da Ecolog – ha aggiunto l’assessore regionale all’Agricoltura, Cibo, Caccia e Pesca Marco Protopapa – può diventare un esempio per tutti i territori italiani vocati a specifiche colture e alla tutela del paesaggio».
PRIMI COMMENTI DALLE CANTINE
Positivi i primi commenti che arrivano dai 30 produttori coinvolti nella fase sperimentale del progetto, sin dallo scorso anno. Come Livia Fontana della storica Azienda Agricola Ettore Fontana di Castiglione Falletto (CN).
Il periodo segnato dalla pandemia Covid-19 – ha commentato – è stato paradossalmente propizio per sviluppare questa iniziativa, vista l’assenza di turisti nelle Langhe.
La piattaforma è facilissima da usare, il ritiro dei vini è sempre stato super puntuale ed efficiente, oltre ad essere compiuto con mezzi ecologici e in grado di non interrompere la catena del freddo, dalla cantina al magazzino».
«Credo che Ecolog sia un progetto che meriti di poter essere allargato ad altri settori – ha aggiunto – e che aiuti i produttori a incrementare le vendite con gli enoturisti stranieri, soddisfacendo finalmente le tante richieste di acquisto che rimanevano inevase. Più siamo, più saremo, meglio sarà».
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo winemag.it. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.
Piemonte proposta di legge per la birra artigianale regionale
Presentata in Piemonte una proposta di legge per la valorizzazione della filiera regionale della birra artigianale, analogamente a quanto già successo il Lombardia e Abruzzo.
«Di fronte ad un mondo sempre più globale, è cambiata la sensibilità dei consumatori che vogliono sempre maggiori garanzia per l’identificabilità immediata dei prodotti legati al proprio territorio», dichiara il capogruppo di Forza Italia Paolo Ruzzola, primo firmatario della proposta di legge.
«Questo provvedimento – prosegue Ruzzola – nasce per dare risposta alla difesa di tutto il mondo produttivo che ruota intorno alla birra: dagli operatori che coltivano materie prime come il luppolo e l’orzo in Piemonte, ai microbirrifici che popolano e animano la vita dei nostri Comuni».
La proposta di legge prevede un sostegno per la produzione brassicola regionale, la promozione delle coltivazioni Piemontesi delle materie prime legate al comparto, l’istituzione di un registro dei microbirrifici aventi stabilimento nel territorio regionale, la possibilità di attivare uno spaccio nelle imprese agricole, e un sostegno per l’innovazione dei processi produttivi degli stabilimenti.
«Crediamo fortemente che sia necessario supportare un segmento economico di riferimento – conclude Ruzzolo – basti pensare che la giuria internazionale di “Birra dell’Anno” ha decretato che le birre artigianali del Piemonte sono tra le migliori d’Italia tanto che su 41 categorie la nostra si è aggiudicata otto riconoscimenti».
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