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“I suoli dei vigneti trentini”: il primo libro che racconta i “terreni” del vino trentino

I suoli dei vigneti trentini il primo libro che racconta terreni del vino Trentino

Cavit presenta “I suoli dei vigneti trentini“. Si tratta di un volume inedito, che rappresenta un tassello importante del percorso di sostenibilità sul quale il Consorzio trentino è impegnato da anni.

Frutto di un intenso lavoro di squadra tra Cavit, la Fondazione Edmund Mach e un team di esperti, il nuovo libro, si pone l’obiettivo di «offrire alla filiera produttiva uno spaccato tecnico approfondito delle diverse caratteristiche zonali di questo territorio ad alta vocazione vitivinicola». Informazioni fondamentali «per definire le buone pratiche di gestione dei vigneti».

UN LIBRO SULLA VITICOLTURA SOSTENIBILE

Con 11 cantine sociali del territorio, collegate ad oltre 5250 viticoltori della provincia, Cavit coltiva il 60% della superficie vitata del Trentino. L’approccio è quello della viticoltura di precisione, che orienta da 12 anni le strategie del consorzio, pioniere di innovazione con il progetto Pica.

«Lanciato nel 2010 e in continua evoluzione – spiega ancora Cavit – Pica rappresenta oggi la più avanzata piattaforma tecnologica in Italia per l’implementazione di una viticoltura intelligente ed eco-sostenibile».

I SUOULI DELLA VITICOLTURA TRENTINA

In questo innovativo portale sono riuniti e monitorati i diversi suoli che compongono il territorio trentino. Si giunge fino al dettaglio dei singoli appezzamenti. «Un archivio di informazioni preziose e in continuo aggiornamento – sottolinea Cavit – che consente da anni una regia dei vigneti consapevole e informata».

Proprio nell’ambito di questo ambizioso progetto si colloca il volume di Cavit e Fondazione Mach “I suoli dei vigneti trentini”. «Il libro – conclude Cavit – illustra, per la prima volta su carta, parte del bagaglio di conoscenze che rappresentano il frutto di anni di lavoro e di analisi dei suoli trentini condotte per alimentare Pica».

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“Andiamo a vendemmiare”. Un WhatsApp dice quando, in Trentino

Chissà cosa penserebbero i vignaioli d’un tempo, con gli occhi all’orizzonte alla ricerca di segni premonitori del meteo e assaggi continui delle uve, in vigneto. Fatto sta che, nel 2020, anche la vendemmia è “super-tech”. Lo testimonia l’iniziativa di Cavit, che è in grado di indicare con un “WhatsApp“, il sistema di messaggistica istantanea che spopola tra i giovani, quando è il momento di raccogliere l’uva. “È ora, andiamo a vendemmiare”. O giù di lì.

Per monitorare lo stato di maturazione dei grappoli e stabilire i tempi ottimali della vendemmia, la nota cooperativa trentina ha dotato i vigneti di speciali sensori, collegati a spettrometri portatili.

Gli agronomi sono così in grado di rilevare il livello di zuccheri e la presenza di componenti acide dei grappoli, dando il via alla raccolta al raggiungimento della condizione ottimale di maturazione. Una tecnologia che gioca a favore degli oltre 5.250 viticoltori della cooperativa, che rappresentano più del 60% della superficie vitata del Trentino.

“Tutte le informazioni raccolte – spiega Andrea Faustini, enologo e responsabile scientifico del team agronomico Cavit – vengono elaborate e messe a disposizione dei viticoltori in modo immediato e semplice, tramite messaggio WhatsApp sul cellulare o via email, avvisando ciascuno in tempo reale sui modi migliori per procedere nel lavoro quotidiano”.

Questo avviene sia in periodo di vendemmia che durante il resto dell’anno: controllare le condizioni meteoclimatiche, pianificare le tecniche agronomiche, monitorare lo stato di idratazione del suolo o la presenza di patologie fungine e insetti per effettuare in modo mirato i trattamenti protettivi più consoni riducendoli al minimo”.

“Da noi in Trentino la vendemmia non è meccanizzata – aggiunge Lorenzo Libera, presidente Cavit – e la raccolta manuale in più stacchi assicura una miglior cernita dei grappoli che giungono integri alla pigiatura contribuendo ad un miglior risultato sulla vinificazione”.

Pioniere di innovazione sin dal 2010 con lo sviluppo del progetto Pica, la più avanzata piattaforma tecnologica per l’implementazione di una viticoltura di precisione ed eco-sostenibile, il Consorzio trentino ha perfezionato negli anni quello che definisce “un approccio su misura, che porta la tecnologia al servizio della manodopera, nel pieno rispetto della tradizione della viticoltura di queste zone”.

Un intervento “a misura d’uomo” che, in Trentino, è quantomai necessario. Il territorio, di fatto, è morfologicamente molto eterogeneo e presenta un’ampia varietà di climi, altitudini e paesaggi, con tipologie di terreno vocate alla viticoltura molto diverse tra loro. Una mano dalla tecnologia – e da WhatsApp – è il benvenuto da queste parti.

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