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Abruzzo, produttori in piazza per la «catastrofe peronospora»?

Abruzzo produttori in piazza per la «catastrofe peronospora» Vendemmia 2023
I produttori di vino dell’Abruzzo si dicono pronti a «scendere in piazza» e a «riconsegnare le tessere elettorali» per via della «catastrofe peronospora» registrata in occasione della vendemmia 2023. Al loro fianco
gli attori della filiera produttiva del mondo del vino abruzzese, che oggi si sono riuniti a Pescara per lanciare «l’ennesimo appello al mondo politico con la speranza di ricevere finalmente risposte concrete alla gravissima situazione causata dalle abbondantissime precipitazioni  dei mesi di aprile e maggio». Piogge che, in alcune aree, hanno superato anche i 200 mm/mese: «Circa il triplo della media del periodo, con conseguenze catastrofiche dal punto di vista produttivo» per l’Abruzzo vitivinicolo, comparto che conta più di 15 mila aziende per 32.500 ettari vitati.

«Siamo tutti d’accordo nel dire che questo è davvero l’ultimo appello che il mondo vitivinicolo abruzzese rivolge alla classe politica della Regione Abruzzo, di qualsiasi “colore” essa sia», avvertono all’unisono Assoenologi, Associazione Città del Vino, Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative, Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, Copagri, D.A.Q. vino, Legacoop, Liberi Agricoltori e Movimento Turismo del Vino. «A vendemmia ormai conclusa – continua la filiera del vino abruzzese – possiamo confermare, con assoluta certezza, un calo medio della produzione di uve di circa il 70%. Un dramma che interessa in maniera diffusa e più o meno omogenea tutte le aziende vitivinicole delle quattro provincie».

VENDEMMIA 2023: 380 MILIONI DI DANNI DELLA PERONOSPORA DA IN ABRUZZO

«Dopo mesi di proclami, promesse e false aspettative – continuano le varie sigle – la classe politica e dirigente della Regione Abruzzo ad oggi non è in grado di dare risposte chiare a sostegno del settore. Per questo saremo costretti a scendere in piazza. Tutti noi in questi mesi abbiamo avanzato specifiche richieste a supporto del mondo produttivo e fornito indicazioni operative in merito all’emergenza peronospora, ma a nulla sono serviti. Siamo pronti anche a riconsegnare le tessere elettorali». Le risorse sin ora erogate vengono giudicate «scarsissime e assolutamente insufficienti per affrontare la difficile situazione del momento».

Nel dettaglio, le perdite vengono calcolate in circa di 2,7 milioni di quintali di uva, pari a circa 2 milioni di ettolitri di vino, che in termini di imbottigliato equivalgono a circa 260 milioni di pezzi. «Se dovessimo fare una stima del mancato reddito delle aziende – chiosa il gruppo pronto a scendere in piazza – possiamo indicare in circa 108 milioni di euro la perdita sulle uve, 130 milioni sullo sfuso e 520 milioni circa sull’imbottigliato. Una stima prudenziale induce a ritenere che la filiera vitivinicola della regione Abruzzo subirà un danno economico non inferiore ai 380 milioni di euro».

LE TRE CONDIZIONI DEI PRODUTTORI ABRUZZESI

In occasione della riunione di Pescara sono stati condivisi tre punti principali «sui quali si potrebbe e dovrebbe intervenire in maniera più che tempestiva». «Sospensione pagamento dei mutui e finanziamenti in essere (conto capitale e interessi) per almeno due anni – elenca la filiera del vino abruzzese – senza porre in primis le “garanzie bancarie” (come è stato fatto durante l’emergenza COVID) che renderebbero automaticamente le aziende richiedenti inaffidabili di fronte alle banche, per almeno 24 mesi, quindi inabili a qualsiasi tipologia di nuovi finanziamenti; sospensione e/o riduzione dei contributi INPS; azzeramento dei tassi d’interesse per finanziamenti acquisto scorte a reintegro con un’istruttoria semplificata e che non tenga conto dei finanziamenti già in essere».

Nei primi due casi, la competenza spetterebbe al governo, mentre, nel terzo, il ruolo della regione risulta fondamentale. «Ci auguriamo che quest’ultima sia portavoce degli interessi del mondo vitivinicolo abruzzese anche su tavoli nazionali – conclude il gruppo -. Tutta la filiera produttiva vuole fare questo ultimo appello, prima di procedere con le manifestazioni di piazza alla presenza di centinaia di migliaia di produttori stremati dalla difficilissima situazione e che, se non adeguatamente aiutati e supportati, rischiano di vedere vanificare decenni di duro lavoro».

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Piazza Marco De Bartoli: Marsala rende onore al suo vignaiolo simbolo (video)

Piazza Marco De Bartoli è realtà a Marsala. L’intitolazione è avvenuta ieri nella città della Sicilia, il cui nome circola per il mondo grazie ai vini del «vignaiolo e produttore» scomparso il 18 marzo 2011, all’età di 66 anni.

Commossa la figlia Gipi De Bartoli, che ha letto un messaggio durante la cerimonia. «A nome di tutta la famiglia, dei miei fratelli e mia madre – ha dichiarato – voglio ringraziare sentitamente e con profonda riconoscenza tutti color che in questi 10 anni si sono spesi affinché questo importante riconoscimento alla memoria di nostro padre sia oggi realtà».

IL MESSAGGIO DI BEPI DE BARTOLI

Noi della famiglia siamo stati sempre semplici spettatori di tutte le meravigliose opere e commorazioni dedicate in questi 10 anni a papà, e anche in questo caso lo siamo stati. Quindi non possiamo che essere profondamente riconoscenti e ringraziare di cuore chi lo ha proposto, riproposto, ricordato, chi ha lavorato, lottato affinché ciò oggi questa intitolazione sia stata possibile».

«Abbiamo avuto sempre grande consapevolezza dell’importanza dell’opera di nostro padre in campo vitivinicolo – ha aggiunto Gipi De Bartoli – per questo territorio e forse non solo. E grandi riconoscimenti gli sono sempre stati attribuiti in tutta Italia e nel mondo».

PIAZZA MARCO DE BARTOLI: L’INTITOLAZIONE A MARSALA
L’intitolazione in Sicilia viene ritenuta ancor più significativa dalla famiglia del vignaiolo: «Che oggi avvenga anche a Marsala è per noi, e sono sicura soprattutto per lui ,il più bello e il più auspicato dei riconoscimenti. Oggi per noi è solo una ulteriore conferma di quanto la vita e la persona di nostro padre non ci abbiano già insegnato».

Che se si lavora con amore, passione, dedizione pensando sempre al bene comune, e non solo (o posso affermare mai) , al proprio tornaconto, se si è persone per bene e oneste , si lascia un segno indelebile in questa terra e si rimane per sempre vivi nella memoria di chi resta, in qualsiasi campo si operi».

Naturalmente con l’auspicio che la sua vita e il suo lavoro possano essere nel suo ricordo da esempio e da stimolo a chi oggi si approccia al difficile mestiere di viticoltore e artigiano del vino, impegnandosi a portar sempre alta l’immagine della nostra terra lavorando sempre per far emergere il meglio che essa può e sa offrire, così come ha fatto lui».

Infine, Gipi De Bartoli ha rivolto «un grazie immenso a chi ha partecipato e a chi ha gioito da lontano anche solo alla notizia di questa intitolazione , inviando messaggi meravigliosi di stima, di lietezza e vicinanza da tutto il mondo».
«Papà – ha concluso la figlia di Marco De Bartoli – ha già tante vie e piazze segnate nei cuori di tanti che lo hanno conosciuto e amato , questo è il riconoscimento di cui sono più orgogliosa. Infinitamente grazie».
[foto e video: Giuseppe Peppino Briuccia]
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Nuovo Dpcm, ristorazione in ginocchio: Fipe scende in piazza il 28 ottobre

A nulla sono valsi gli appelli del settore della ristorazione e del vino italiano. In base al nuovo Dpcm del 24 ottobre, gli esercizi commerciali dovranno chiudere alle ore 18. Sul nuovo provvedimento interviene anche la presidenza Fipe-Confcommercio, riunitasi d’urgenza ieri.

Il 28 ottobre, la Federazione sarà presente in 21 piazze d’Italia “per ribadire i veri valori del settore (economici, sociali, culturali ed antropologici) messi in seria discussione dagli effetti della pandemia da Covid-19, che sta mettendo a repentaglio la tenuta economica del settore, l’occupazione (a rischio oltre 350 mila posti di lavoro) e il futuro di oltre 50 mila imprese“.

“Fipe – si legge in una nota – esprime nuovamente perplessità e contrarietà alla chiusura dei pubblici esercizi alle ore 18. Per la ristorazione è impedita l’attività del servizio principale della giornata, mentre per i bar si tratta di un’ulteriore forte contrazione dell’operatività“.

La contrarietà si aggiunge alla consapevolezza che non esiste connessione tra la frequentazione dei Pubblici Esercizi e la diffusione dei contagi, come dimostrato da fonti scientifiche, che attribuiscono piuttosto ad altri fattori -mobilità, sistema scolastico e mondo del lavoro- le principali fonti di contagio”.

La Federazione ha preso atto delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte relativi ad interventi urgenti e specifici a favore del settore. “Pur apprezzando l’impegno dal Governo”, continua la presidenza Fipe, la Federazione si è “immediatamente attivata affinché gli stessi siano economicamente significativi, certi e immediatamente esigibili per tutte le imprese del settore”.

Anche Coldiretti chiede interventi mirati. “Le limitazioni alle attività di impresa – sottolinea il presidente della Ettore Prandini – devono dunque prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e misure come la decontribuzione protratte anche per le prossime scadenze superando il limite degli aiuti di Stato”.

Era stato lo stesso premiaer Giuseppe Conte, il 18 ottobre, a confermare l’intenzione del Governo agli aiuti ai settori più colpiti dall’emergenza Covid-19, come turismo e ristorazione. In particolare, Conte ha annunciato “strumenti di tutela dagli effetti economici della crisi”, nella Legge di Bilancio 2021.

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