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Doc Sicilia: il Consiglio di Stato sospende la sentenza del Tar Lazio del 6 novembre 2019

Il Consiglio di Stato ha deciso di sospendere l’efficacia della sentenza di primo grado del Tar del Lazio del 6 novembre 2019 che aveva parzialmente annullato le modifiche ai disciplinari della Igt Terre Siciliane.

La decisione del Tar del Lazio era riferita quanto al divieto di uso in etichetta dei nomi delle uve Nero d’Avola e Grillo nell’Igt Terre Siciliane, e della DOP quanto alle rese per ettaro delle due varietà, chiedendo il ripristino di tali modifiche ai disciplinari. Decisione commentata positivamente anche da alcuni produttori come Paolo Calì.

Avverso tale sentenza hanno proposto ricorso in appello, al Consiglio di Stato, il Consorzio di tutela vini Doc Sicilia, l’Associazione vitivinicoltori IGT Terre Siciliane, la Regione Siciliana ed il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, richiedendo la riforma della sentenza del Tar Lazio e nelle more la sospensione dell’efficacia di tale sentenza.

L’udienza per decidere sulla richiesta di sospensione è stata fissata il 27 febbraio, ed in tale occasione il Consiglio di Stato ha sospeso l’efficacia della sentenza di primo grado. L’istanza era volta, oltre ad ottenere l’annullamento nel merito, a garantire ai vitivinicoltori siciliani, nelle more del giudizio, il mantenimento della disciplina di valorizzazione dei vitigni Nero d’Avola e Grillo introdotta nel 2017.

Disciplina che opera ormai dal 2017 e che ha favorito la crescente valorizzazione di tali vitigni e vini, con il consenso della grande maggioranza dei produttori. Il Consorzio Tutela Vini Doc Sicilia conferma il proprio impegno per la valorizzazione dei vini ottenuti dai vitigni Nero d’Avola e Grillo.

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Grillo e Nero d’Avola Igt, Paolo Calì sui social: “Chiusa una pagina sconcertante”

È affidato ai social lo sfogo del vignaiolo siciliano Paolo Calì, in merito al ricorso al Tar che ha visto trionfare Duca di Salaparuta sulla questione Nero d’Avola e Grillo Igt. “Speriamo che sia stata posta la parola fine ad una delle pagine più sconcertanti della viticoltura siciliana degli ultimi anni, anche se visti gli interessi in gioco ne dubito fortemente”.

“Un ricorso giusto e un epilogo ovvio – scrive Calì su Facebook – per 3 anni due dei vini maggiormente rappresentativi della Sicilia sono stati ostaggio di logiche meramente economico-commerciali. A dirlo oggi non è più solo uno sparuto gruppo di aziende ma il Tar del Lazio”.

È stato riconosciuto come il Consorzio Doc Sicilia persegua logiche esclusivamente commerciali e a questi scopi sono state pensate e realizzate le modifiche ai disciplinari dell’Igt Terre Siciliane e della Doc Sicilia e il conseguente divieto di indicare in etichetta i nomi dei due vitigni per le Igt Terre Siciliane”.

“Totalmente estranea all’operazione è invece l’interesse, che dovrebbe essere prevalente, alla valorizzazione della qualità del prodotto finale a vantaggio, in primis dei consumatori e, permettetemi, di tutti i produttori che fanno della qualità il loro mantra“.

A riprova di ciò, sempre secondo il Tar, vi è l’innalzamento delle rese di produzione per la Doc Sicilia al livello di quelle previste per l’Igt. Il Tar lo definisce sviamento di potere, io lo definisco t….. ai danni dei consumatori“, accusa senza mezzi termini Paolo Calì.

“Anche senza la pronuncia del Tar, però – conclude il vignaiolo siciliano – era ovvio che un Consorzio unico, che ricomprenda e assoggetti alle stesse regole le produzioni di vigneti sparsi nella regione italiana più grande, con i territori più diversi al suo interno, con condizioni micro-climatiche variegate, non possa perseguire finalità di tutela della qualità”.

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