Con l’inasprirsi delle condizioni di accesso al credito bancario, negli ultimi tre anni si è assistito in Italia all’emergere di forme alternative di finanziamento per le imprese di piccola e media dimensione. Di particolare interesse è il mercato obbligazionario domestico (c.d. minibond), che offre strumenti di breve e lungo termine particolarmente adeguati alle esigenze delle piccole e medie realtà del settore manifatturiero, agroalimentare compreso. “Ad oggi – evidenzia Paolo Bono, Associate presso l’agenzia di rating emiliana Crif Ratings – restano tuttavia numericamente poche le Pmi del settore Food & Beverage che hanno intrapreso la strada dei minibond. Tutto ciò al cospetto dell’enorme potenziale di emissione per un settore, dove molte produzioni merceologiche sono oggetto di maturazione, invecchiamento e stagionatura, attività che sottintendono una rilevante immobilizzazione di capitale circolante e dove è forte l’esigenza di debito a medio lungo termine”. L’elevato valore di magazzino che contraddistingue alcuni segmenti dell’agroalimentare si presterebbe a forme innovative di garanzia, simile nel contenuto all’emissione, realizzata nel gennaio 2016 della cooperativa modenese che a garanzia dell’obbligazione ha offerto le proprie forme di Parmigiano-Reggiano. Si tratta di un precedente che, nel prossimo futuro, potrebbe replicarsi anche in altri segmenti dell’agroalimentare caratterizzati da magazzini particolarmente pregiati. “Il candidato ideale – aggiunge Paolo Bono – è il settore del Wine che per diverse ragioni appare un segmento molto interessante per lo sviluppo di finanziamenti alternativi al prestito bancario. In questo comparto, il tessuto imprenditoriale è costituito quasi esclusivamente da piccole e medie imprese; allo stesso tempo il posizionamento di prezzo e il livello dei margini unitari risultano positivamente correlati con l’offerta di vini invecchiati che alimentano il valore delle rimanenze e necessitano di una pianificazione finanziaria di medio e lungo periodo”.
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