Nuova release per Waterford Distillery, la distilleria irlandese che ha incentrato la sua filosofia produttiva sul terroirdel whisky e sulla qualità dell’orzo. Con Organic Gaia 1.1, Waterford inaugura la serie “Arcadian“. Una nuova gamma di distillati biologici e biodinamici che va ad affiancarsi alla linea “Single Farm Origin“.
Gaia 1.1 è il è il primo whisky irlandese certificato “bio” dall’Organic Trust, a valle di rigorosi controlli, il cui orzo è stato coltivato da Paddy Tobin, Alan Jackson, Pat e Denis Booth, Jason Stanley, Trevor Harris e John Mallick.
Cercavamo agricoltori ribelli – spiega la distilleria – coltivatori ispirati ed iconoclasti la cui etica e stile di vita rispettino la terra ed i vecchi metodi di coltivazione, allontanandosi dall’imperante logica della produttività alla ricerca di sapori puri. Gaia, la Dea greca personificazione della Madre Terra, è la perfetta rappresentante del primo Whisky Irlandese da orzo organico certificato”.
Un nuovo tassello per Waterford nella sua dichiarata ricerca della territorialità nel Whisky. “Troviamo sconcertante che gran parte dell’industria tratti con indifferenza la fonte primaria dello straordinario sapore del whisky single malt: l’orzo. Un secolo fa l’orzo biologico sarebbe stato onnipresente in Irlanda, mentre oggi è frustrante constatare quanto sia raro”.
“La nostra – specifica la Distilleria – non è una posizione da eco-guerrieri, figlia di falsa modestia. Semplicemente sappiamo per esperienza che l’orzo influenza molto il sapore del Whisky. Siamo come un team di Formula 1, consapevoli che è la somma dei dettagli a fare la vittoria”.
Distillato nel 2016, Organic Gaia 1.1 ha maturato per quattro anni in un mix di botti diverse: 42% rovere americano first-fill (botti usate di primo riempimento), 17% rovere americano nuovo, 23% rovere francese, 18% ex Vin Doux Nature (vino dolce fortificato).
Imbottigliata a 50% abv senza filtrazione a freddo ed a colore naturale, la nuova release di Waterford Distillery è stata prodotta in 24 mila bottiglie. La distribuzione è iniziata dalla metà di ottobre in 25 Paesi nel mondo.
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ROMA – Dalla collaborazione tra Birra Peroni e CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, nasce oggi a Roma Campus Peroni, una nuova realtà per la formazione e l’innovazione sui due pilastri della “qualità Peroni”: la coltivazione sostenibile dell’orzo distico da birra e il Malto 100% Italiano, ingrediente principale della birra nata nel 1846.
Un centro d’eccellenza per la promozione e la diffusione della cultura della qualità e della sostenibilità in ambito agricolo e cerealicolo.
Attraverso Campus Peroni, l’azienda birraria si pone un ambizioso obiettivo: “Coltivare la cultura della qualità fin dai banchi di studio e sviluppare ulteriori attività di formazione a favore dell’intera filiera”.
Un’oportunità in più anche per i 1.500 agricoltori della filiera Peroni, ad oggi al lavoro su circa 17 mila ettari di campi coltivati ad orzo tra Umbria, Lazio, Toscana, Molise, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Marche, Campania e Puglia.
Nell’ambito di Campus Peroni saranno anche loro, infatti, ad essere coinvolti nel Master di I livello in Agricoltura di Precisione istituito dall’Università di Teramo, in collaborazione con lo stesso CREA.
I DETTAGLI Il progetto è stato presentato oggi alla presenza del Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Alessandra Pesce. Sono intervenuti Salvatore Parlato, Presidente del CREA, Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne Birra Peroni e Chiara Di Pietro, Brand Manager Peroni Family.
Grazie al protocollo d’intesa firmato tra Birra Peroni e CREA vengono messe a sistema e implementate le iniziative di formazione e training che Birra Peroni sviluppa a sostegno della sua filiera agricola, con l’obiettivo di migliorare la qualità e le performance ambientali della produzione cerealicola.
“Il progetto presentato oggi ricalca nei suoi obiettivi il modello virtuoso di scambio tra ricerca, formazione e produzione”, ha dichiarato il Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Alessandra Pesce.
“È il modello che ci consente di guardare con fiducia all’agroalimentare del futuro – ha aggiunto Pesce – che, grazie a una stretta integrazione tra innovazione, trasferimento e nuove generazioni, è in grado di innalzare la competitività e la sostenibilità delle produzioni”.
“Questa iniziativa si pone come strumento per la valorizzazione dell’intera filiera nazionale, sostenendo il miglioramento qualitativo dell’orzo e del luppolo italiano, evitando la loro importazione e garantendo il massimo della trasparenza per i nostri consumatori, sempre più attenti alla provenienza delle materie prime e alla qualità del prodotto”, ha concluso il Sottosegretario.
I PARTNER: DALLE UNIVERSITA’ AGLI AGRICOLTORI Per quanto riguarda l’implementazione della cultura della qualità, hanno già aderito a Campus Peroni i Dipartimenti di Scienze Agrarie delle Università di Firenze, Università di Perugia, Università di Teramo e Università della Tuscia i cui studenti avranno la possibilità di seguire un percorso didattico che prevede momenti di lezione frontale, workshop e visite “sul campo”.
Con la partecipazione degli stessi agricoltori della filiera, che agiranno come veri e propri tutor, gli studenti potranno dunque apprendere tecniche e modelli della coltivazione dell’orzo distico da birra, del processo di maltazione e la gestione di una moderna azienda agricola.
Attraverso Campus Peroni, quindi, l’esperienza maturata dalla filiera agricola Peroni e nella produzione del Malto 100% Italiano diventa patrimonio condiviso anzitutto con le nuove generazioni, con le radici ben piantante nella storia e nella tradizione, ma in un’ottica di sviluppo futuro, ricerca e innovazione.
“L’iniziativa di oggi – ha dichiarato Salvatore Parlato, Presidente del CREA – rappresenta l’inizio di una proficua collaborazione con Birra Peroni, orientata alla valorizzazione delle produzioni italiane in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale”.
Si tratta di un nuovo importante tassello nell’ambito della ricerca sulla filiera della birra, che il CREA sta svolgendo già da qualche anno, che sarà arricchita dall’attività di formazione agli studenti universitari e dalla consulenza alle imprese.
“La filiera orzo birra – ha aggiunto Parlato – richiede l’uso di varietà di orzo appositamente selezionate e adatte alle condizioni pedoclimatiche italiane così come l’uso di tecnologie di precisione per la gestione e il monitoraggio delle colture, utilizzando anche sistemi di integrazione di dati diversi, compresi quelli meteorologici”.
Parlato ha ricordato poi che “il CREA è l’unico ente di ricerca in grado di fornire tutto il know-how necessario per la valorizzazione della filiera orzo-birra italiana”.
IL KNOW HOW PERONI “Da anni lavoriamo a stretto contatto con la rete degli agricoltori della nostra filiera che supportiamo anche attraverso attività di formazione finalizzate a migliorare la sostenibilità e la resa delle colture”, ha detto Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne Birra Peroni.
“Sotto questo profilo – ha aggiunto – abbiamo voluto mettere a condividere il nostro know how con alcune tra le più importanti università italiane con le quali vogliamo impegnarci, insieme al CREA, nella diffusione e promozione della cultura della qualità, un tassello fondamentale per la crescita e l’affermazione del Made in Italy”.
“La qualità Peroni – ha detto Chiara Di Pietro, Peroni Family Brand Manager – nasce e cresce durante quel percorso che lega la passione dei nostri agricoltori, che lavorano per produrre l’orzo che diventerà poi Malto 100% Italiano, all’esperienza dei mastri birrai che forgia le caratteristiche uniche della nostra birra”.
“Un prodotto pensato, fatto e amato in Italia – ha precisato Di Pietro – un simbolo di convivialità e dello stare insieme, ma anche di legame con i territori e con le persone che, giorno dopo giorno, danno il loro meglio per far arrivare sulle tavole degli italiani una birra che unisce le generazioni nel segno della qualità e dell’italianità”.
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Weekend di grandi festeggiamenti in Germania per celebrare i 500 anni del Reinheitsgebot, conosciuto anche come ”editto di purezza” emesso il 23 Aprile 1516 da re Guglielmo IV. Una norma che obbligava i mastri birrai a utilizzare solo acqua, orzo, luppolo per la produzione della birra.
Legge emessa in parte per calmierare i prezzi, ma anche per tutelare la salute dei consumatori, proibendo di fatto l’uso del frumento che aveva avuto un raccolto disastroso. Diventata legge ufficiale nel 1906, è un decreto in vigore ancora oggi che ha contribuito alla costruzione della fama mondiale della birra tedesca. La dicitura di qualità ”prodotta secondo la legge di purezza tedesca” viene utilizzata da alcuni produttori esteri per distinguersi e sottolineare l’eccellenza.
Tra gli ospiti presenti alle celebrazioni in Baviera, anche Angela Merkel, che ha colto l’occasione per parlare al pubblico dei vantaggi dell’accordo di libero scambio tra UE e USA. La Germania è oggi il più grande produttore di birra europeo, pure essendo il secondo paese come consumo procapite.
Il primo posto spetta ai cechi, seguono i tedeschi, quindi al terzo posto i belgi con 80 litri di birra annui a testa. Per festeggiare i 500 anni dell’editto sono previsti altrieventi nel corso del 2016. A luglio, in particolare si terrà a Monaco il Festival 500 Jahre Bayerisches Reinheitsgebot. Dal 22 al 24 luglio, la Odeonplatz sarà sede di una festa unica, oltre 100 birrifici presenti, musica popolare bavarese e specialità locali.
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