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Luigi Moio nuovo presidente Oiv: guiderà la rivoluzione della biodiversità in vigna

Luigi Moio eletto nuovo presidente Oiv in occasione di una delle più accese riunione dell’assemblea generale dell’Organizzazione internazionale della vite e del vino. Proposta Digione come nuova città ospitante dell’Oiv, ma non solo. La biodiversità è stata inclusa nelle risoluzioni dell’Organisation Internationale de la vigne et du vin. È stata poi aggiunta la lingua russa alle cinque già ufficiali. Dato infine il via libera al prossimo Congresso Mondiale della Vite e del Vino.

Per l’Italia, una presidenza che era nell’aria da diversi mesi. Quella di Luigi Moio, dal 1998 consulente scientifico per il Ministero delle Politiche Agricole. Nel 2001, Moio ha fondato la cantina Quintodecimo, una delle realtà vitivinicole più fulgide della Campania.

Succede a Regina Vanderlinde (eletta primo vicepresidente) e resterà in carica per 3 anni. Il secondo vicepresidente e direttore generale è Pau Roca. In occasione della 19a Assemblea Generale, l’Oiv ha eletto anche i presidenti degli organi scientifici. Per la Commissione I Viticoltura, Ahmed Altindisli (Turchia) succede a Vittorino Novello (Italia).

Per la Commissione II Enologia, Fernando Zamora (Spagna) succede a Dominique Tusseau (Francia). Per la Commissione III Diritto ed Economia, Yvette van der Merwe (Sud Africa) succede a Dimitar Andreevski (Bulgaria).

E ancora per la Commissione IV Sicurezza e Salute, Pierre-Louis Teissedre (Francia) succede a Gheorghe Arpentin (Moldavia). Nella Sottocommissione Metodi di analisi, Manuel Humberto Manzano (Argentina) succede a Markus Hrderich (Australia). Infine, Luís Carlos Ferreira Peres de Sousa (Portogallo) succede ad Alejandro Marianetti (Argentina) nella Sottocommissione Prodotti non fermentati, uva da tavola e uva passa.

BIODIVERSITÀ INCLUSA NELLE RISOLUZIONI ADOTTATE

Come di consueto, nella sua assemblea annuale l’Organizzazione vota nuove risoluzioni. Biodiversità, pratiche enologiche, indicazioni geografiche e buone pratiche per i consumatori negli eventi legati al vino sono al centro delle 19 nuove risoluzioni votate all’unanimità.

Per quanto riguarda la biodiversità, gli Stati membri dell’Oiv hanno riconosciuto che «i microrganismi sono potenzialmente indicatori precoci dell’influenza di fattori esterni sulla biodiversità complessiva del vigneto». D’altra parte, l’impegno è quello di «promuovere e incoraggiare lo sviluppo di politiche per la valutazione qualitativa e dell’abbondanza microbica in vigna».

ADOZIONE DELLA LINGUA RUSSA

Dopo diversi mesi di negoziati, il russo è stato adottato dagli Stati membri dell’Oiv. Sarà la sesta lingua ufficiale adottata dall’Oiv. Questa nuova misura «consentirà alla comunità di lingua russa di comprendere meglio e appropriarsi degli standard e delle pratiche internazionali che l’Oiv ha adottato per migliorare le condizioni di produzione e commercializzazione della vite e dei prodotti del vino».

VIA LIBERA AL PROSSIMO CONGRESSO MONDIALE DELLA VITE E DEL VINO

Diversi i temi importanti in agenda. Il Messico ha confermato l’intenzione di organizzare il 43° Congresso mondiale della vigna e del vino, nel novembre 2022. Una proposta accolta con grande favore dagli Stati membri dell’Oiv, accompagnata dal logo ufficiale dell’evento. Segnerà il ritorno del Congresso dell’Oiv dal 2019, dopo una pausa forzata a causa della pandemia Covid-19 e delle misure volte ad arginare la sua diffusione.

DECISIONI IN MATERIA DI SICUREZZA E SALUTE

Infine, l’Oiv ha adottato linee guida per la prevenzione dei rischi legati al consumo di alcol. L’obiettivo dell’Organizzazione internazionale della vite e del vino è «standardizzare la metodologia per offrire test dell’etilometro ai consumatori che partecipano a eventi enologici».

Il tutto nell’ambito di un «programma educativo promosso per incoraggiare la moderazione e la responsabilità del consumo di vino a questi eventi». L’Oiv incoraggia gli organizzatori delle fiere del vino rivolte ai consumatori «a includere questa attività come parte della loro responsabilità sociale».

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I 10 migliori Champagne di Modena Experience

Una domenica enologicamente impegnativa quella a Modena, l’8 ottobre 2017, tra le mura del forum Monzani. Una manifestazione tutta dedicata alla Champagne Experience, suddivisa in due giornate (8-9 ottobre), con lo scopo di mettere in mostra e valorizzare il terroir delle 100 Maison francesi selezionate da club Excellence.

Protagonista assoluto lo Champagne, simbolo della cultura enogastronomica mondiale. Una degustazione suddivisa in base alla zona di produzione.

Al piano terra si accede ai banchi d’assaggio della Vallée de la Marne, famosa per i suoi Champagne a base di Pinot Meunier (vitigno a bacca nera, le cui foglie sono coperte da una velatura bianca che le fa sembrare infarinate) e della Montagne de Reims, devota al Pinot Nero.

Al primo piano si trovano le restanti zone dell’Aube, dove si coltiva prettamente Pinot Nero, la Côtes des Blancs, nota per lo Chardonnay. E infine le Maison classiche, le più rinomate e conosciute dai palati comuni. E’ così che i piccoli produttori sono riusciti a far breccia sulla maggioranza dei presenti.

I MIGLIORI CHAMPAGNE PER VINIALSUPER
Al primo posto colpisce la rinomata Maison Palmer, nella Montagne de Reims, che nasce nel 1947 da sette piccoli proprietari terrieri e da allora la produzione è limitata a 700 mila bottiglie. Il Vintage è il fiore all’occhiello, servito con una magnum del 2002, dopo 14 anni sui lieviti: 50% Pinot Nero e 50% Pinot Meunier, dosage 8 g/l, appare con una bolla fine e persistente, spiccata mineralità, note di idrocarburi e di polvere da sparo, grande eleganza nel complesso.

Al secondo posto, sul podio, spicca una Maison di Epernay: Beaumont des Crayères. “Beaumont”, di fatto, identifica la zona dove crescono i vigneti. “Crayères” è riferito al suolo, gessoso. Nostalgie, millesimato 2008, 65% Chardonnay, 30% Pinot Noir e 5% di Pinot Meunier che gli conferisce una buona spalla acida, nonostante i 13 anni sui lieviti.

Terzo posto, per la sua raffinatezza, alla Cuvée n. 740 Extra Brut di Jacquesson. Ottenuta per 1/3 da Pinot Nero, 1/3 da Chardonnay e 1/3 da Pinot Meunier. Si percepiscono sentori di pasta frolla e miele di acacia. La maison è situata nella Côtes des Blancs, ad Avize.

Conquista il quarto posto di Modena Champagne Experience Les 7 Cru, ottenuto da uve Chardonnay per il 90% con un’aggiunta di un 10% di Pinot Noir, 3 anni sui lieviti, dosage 7 g/l, colore giallo dorato, bolle fini e persistenti, grande finezza, lunga persistenza nel finale, della Maison Agrapart & Fils nel cuore della Côtes des Blancs.

Si scende al quinto posto con lo Champagne più rappresentativo della Maison Gautherot, situata nella Valle dell’Ource, l’Exception: 80% Pinot Nero e 20% Pinot Blanc, con il Pinot noir che conferisce carattere e finezza. Dosage 5 g/l, 5 anni sui lieviti.

Ottiene un buon punteggio nella classifica vinialsuper la Maison indipendente Ayala, acquistata da Bollinger nel 2005. Il Brut Nature conquista per la sua qualità, regolarità e tipicità, rispecchiate da un 40% Chadonnay, 40% Pinot Noir e 20% Pinot Meunier, dosage 0 g/l, 4 anni sui lieviti.

Si aggiudica il settimo posto la Maison Marie Courtin, che ha abbracciato i principi della biodinamica, con Champagne dal tocco gentile ma deciso, senza alcun dosaggio, né solfiti aggiunti, come nel Concordance 2013. Pinot Noir in purezza, sosta 3 anni sui lieviti. Uno Champagne per veri appassionati.

All’ottavo posto di Modena Champagne Experience, si fa notare il Brut Millesimé Blanc de Blancs 1er Cru 2011, Chardonnay in purezza, dosage 7 g/l, 4 anni sui lieviti, della Maison Monmarthe, nel mezzo della Montagne de Reims, dove lo Chardonnay trova la sua espressione ottimale.

Al nono posto, una Maison presentata interamente in francese, Joseph Desruets, con un’esperienza ancestrale nel territorio della Vallée de la Marne, dove si produce il Brut Sous les Clos 1er Cru 2009: 50% Pinot Nero, 30% Chardonnay e 20% Pinot  Meunier, povero di solfiti, dosage 8 g/l, 8 anni sur lie, pressatura delle uve con pressa in legno di quercia usata dai loro antenati.

All’ultimo posto della classifica, uno Champagne senza grosse pretese ma pulito e lineare come l’Esprit de Vrigny, di Roger Coulon. Uvaggio di Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Meunier, dosage zero, 7 anni sui lieviti. I vigneti si trovano sulla Montagne de Reims, con esposizione sud-est, suddivisi in quasi cento particelle, tutte 1er Cru, con microclimi e suoli diversi per ricchezza e aromaticità.

L’ORGANIZZAZIONE
Una manifestazione nel complesso ben organizzata e pubblicizzata, Modena Champagne Experience. Ingresso limitato, oltre 1200 persone intervenute tra stampa, appassionati e sommelier. Il patrocinio del Comune di Modena ha coinvolto i principali Consorzi delle eccellenze locali, allo scopo di arricchire le giornate con degustazioni gratuite di prodotti come il Parmigiano Reggiano e l’aceto balsamico di Modena.

L’assaggio di affettati era invece a pagamento. Uniche pecche lo scarso servizio gastronomico, per far fronte ad una giornata così impegnativa, la breve ma intensa durata della manifestazione, dalle 14 alle 19, e il ritardo delle Masterclass che non ha consentito (anche alla nostra redazione) la partecipazione alla “Lambrusco e Champagne”, con Umberto Chiaviccoli.

Una manifestazione sicuramente da ripetere, ma forse in un contesto più ampio e luminoso, disposto in modo ordinato e chiaro. Migliorare quei piccoli dettagli che però fanno la differenza, anticipando l’inizio della manifestazione intorno alle 11, renderebbe tutti più felici. E qualche stand più fornito dal punto di vista gastronomico metterebbe d’accordo, all’unisono, palato e stomaco.

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