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Collio, via libera al Vino da Uve macerate. Tavolo tecnico su vino da sole uve autoctone


Inserimento di un “Vino da Uve MacerateDoc Collio e creazione di una nuova categoria di vino bianco da uve autoctone, sempre Doc Collio. Sono i due importanti temi discussi ieri
, 10 dicembre 2024, dall’assemblea ordinaria del Consorzio Collio, che ha visto la partecipazione di 44 soci, rappresentanti il 63% dei voti totali dell’assemblea. Favorevoli al nuovo vino macerato (tipologia nota a livello internazionale come “orange” o “orange wine”) 2.966 voti, contrari 733 voti, astenuti 413 voti. La mozione è stata quindi approvata con il 72% dei voti favorevoli. L’assemblea si è poi espressa sul nuovo vino bianco da vitigni autoctoni del Collio: favorevoli 3974 voti, astenuti 138 voti e nessuno contrario. La mozione è stata approvata con il 97% dei voti favorevoli.

VINO DA UVE MACERATE DOC COLLIO

Il comitato tecnico del Consiglio di Amministrazione, alla luce di quanto emerso dal lavoro del tavolo tecnico a cui hanno potuto partecipare tutti i produttori della denominazione, ha proposto l’introduzione della specificazione “Vino da Uve Macerate” per identificare i vini Doc Collio ottenuti attraverso tecnica di macerazione fermentativa di almeno 7 giorni. «Questa categoria – spiega il Consorzio presieduto da David Buzzinelli – accompagnata da criteri come la classificazione cromatica tramite scala Pantone e un profilo di acidità volatile adeguato, mira a ridurre l’ambiguità nelle valutazioni e garantire una standardizzazione tra le commissioni, oltre a consentire maggior chiarezza e trasparenza nei confronti del consumatore finale».

NUOVO COLLIO DOC BIANCO DA UVE AUTOCTONE

Il Cda del Consorzio Collio, viste le recenti polemiche attorno al gruppo di produttori che promuove il proprio Collio Bianco da uve autoctone, ha proposto di istituire un tavolo tecnico per sviluppare «una nuova categoria di vino bianco da inserire a disciplinare, ottenuto esclusivamente dalle varietà Tocai Friulano, Ribolla Gialla e Malvasia Istriana». Il tavolo lavorerà per definire le caratteristiche, le percentuali di assemblaggio e il nome di questa nuova espressione del territorio. «I risultati delle votazioni riflettono il nostro impegno comune per una crescita che unisca tradizione e innovazione. La collaborazione tra i soci è la chiave per affrontare le sfide future e valorizzare al meglio la denominazione Collio», ha dichiarato il presidente David Buzzinelli.

COLLIO: 2025 ANNO DEL FRIULANO

Un momento di particolare rilievo, sempre durante la riunione di ieri, è stata la proposta di organizzare il primo evento istituzionale dedicato al Collio. Si terrà il fine settimana del 25 e 26 ottobre 2025. L’iniziativa, fortemente voluta dai soci e attesa dagli operatori del settore, celebrerà ogni anno una varietà rappresentativa. Il 2025 sarà quindi l’anno del Friulano. L’evento offrirà una panoramica delle sue potenzialità con degustazioni che includeranno annate passate, vini attuali e campioni in affinamento. «Questo evento – ha dichiarato la direttrice Lavinia Zamaro – è una grande opportunità per consolidare il prestigio del Collio, creando un appuntamento annuale che valorizzi il nostro territorio e le sue varietà simbolo». L’assemblea si è conclusa con l’impegno condiviso di lavorare per una crescita sostenibile e innovativa della denominazione, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente il Collio come sinonimo di eccellenza enologica.

QUESTIONE QUOTE

L’incontro di fine anno è stato un momento cruciale per discutere i risultati dell’anno trascorso, le attività svolte e le prospettive future, con particolare attenzione ad eventuali modifiche del Disciplinare e alla valorizzazione della Denominazione. L’assemblea ha infine deliberato all’unanimità lo sconto dell’8% sulle quote per le categorie imbottigliatori ed imbottigliatori promozione, possibile grazie al riconoscimento di alcuni contributi ed all’accurata gestione economica del Consorzio.

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Campari, “orange” passion: pronto il trasferimento della sede in Olanda

MILANO – Da rosso italiano ad “orange” olandese, il passo è breve. L’Assemblea degli azionisti di Davide Campari ha deliberato il trasferimento della sede sociale in Olanda, per l’esattezza nella capitale, Amsterdam.

Valigie pronte, insomma, per il Gruppo di Sesto San Giovanni (MI) quotato in Borsa dal 2001, simbolo mondiale dell’italianità con il Bitter e altre storiche etichette. Il mercato, condizionato dall’emergenza Covid-19, sta generando un significativo sconto del prezzo corrente dell’azione, rispetto al prezzo di recesso di 8,376 euro.

L’assemblea di Campari informa il trasferimento in Olanda potrebbe “saltare” solo se “l’ammontare in denaro che Campari dovrà eventualmente pagare agli azionisti che esercitino il diritto di recesso non ecceda complessivamente l’importo di 150 milioni di euro“.

Il Gruppo ha comunque raccomandato ai propri azionisti di revocare la delibera approvata dell’assemblea del 27 marzo 2020, “nel caso il numero di azioni oggetto di recesso non fosse trascurabile“. Gli azionisti verranno convocati nuovamente il 30 giugno 2020, data in cui è stata fissata un’assemblea straordinaria.

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Orange Wine 2019: vini macerati protagonisti nel piacentino


PIACENZA –
Saranno cinquanta i vignaioli che presenteranno a Gariga di Podenzano, nel piacentino, i loro vini macerati. L’appuntamento con la seconda edizione di Orange Wine – il nuovo colore del bianco è per domenica 20 e lunedì 21 ottobre 2019, nei locali de La Faggiola. I banchi di degustazione rimarranno aperti dalle ore 10 alle ore 18. L’ingresso è a 20 euro (ridotto 15 euro).

Semplice l’identikit dei produttori, dai quali sarà anche possibile acquistare il vino: hanno tutti scelto l’agricoltura biologica o biodinamica e vinificano le proprie uve “con metodi tradizionali”, come la macerazione sulle bucce per le uve bianche. “Un tuffo tra profumi e sapori insoliti – garantiscono gli organizzatori – alla scoperta di vitigni e vini né rossi, né bianchi, ma orange”.

Spazio anche al food curato dai fratelli Pavesi che, proprio all’interno della corte La Faggiola, gestiscono il loro ristorante: l’Ostreria, che propone la cucina tradizionale piacentina.

L’evento è organizzato dall’associazione culturale Echofficine che propone annualmente il salone dei vini naturali, di tradizione e territorio “Sorgentedelvino LIVE”, la cui 12a edizione si svolgerà a Piacenza Expo da sabato 15 a lunedì 17 febbraio 2020: qui i migliori assaggi dell’edizione 2019.

I VIGNAIOLI PARTECIPANTI

Abruzzo

  • S.M.S. Pistis Sophia

Calabria

  • Masseria Perugini

Emilia Romagna

  • Bragagni Andrea
  • Vigne di San Lorenzo
  • Dario Orlandini
  • Distina
  • Filarole
  • La Poiesa
  • Tenuta Borri

Friuli Venezia Giulia

  • Villa Job

Liguria

  • Rocche del Gatto
  • Terra della Luna

Lombardia

  • Avellino Barbara
  • Ca’ del Conte
  • Castello di Stefanago
  • Torrazzetta
  • VNA Wine
  • Nicola Gatta

Marche

  • Tenuta Ca’ Sciampagne

Piemonte

  • Cascina Bandiera
  • Ferraro Maurizio
  • Ricci Carlo Daniele
  • Asotom
  • Valli Unite

Puglia

  • Cantina Giara

Sardegna

  • Sedilesu Giuseppe

Sicilia

  • Agricola Virà
  • Ferracane

Toscana

  • Carlo Tanganelli
  • Casale
  • Fattoria La Maliosa
  • Ranchelle
  • Sagona
  • Val di Buri

Trentino Alto Adige

  • Grawu

Veneto

  • Gigi Miracol
  • Menti Giovanni
  • Vini di Luce

Umbria

  • Colbacco

Slovenia

  • UOU
  • Jnk
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Merano WineFestival 2017: calendario e biglietti (scontati)

Giunge alla sua 26esima edizione il Merano WineFestival. Ideato nel 1992 da Helmuth Köcher è stato il primo evento a realizzare un percorso sensoriale con un unico calice. Il primo evento in assoluto denominato “WineFestival”.

Diventando negli anni un punto di riferimento internazionale dell’eccellenza enogastronomica, il Merano Wine Festival è un vero e proprio forum in cui si incontrano e scambiano opinioni produttori, operatori del settore e consumatori. Un think tank come dicono gli anglofoni.

Cinque giornate, dal 10 al 14 novembre, oltre 450 case vinicole, più di mille vini presentati, quasi 200 artigiani del gusto, 15 chef di spicco e 5 location. Questi i numeri del Merano WineFestival 2017. Il meglio che l’Italia ha da offrire, rappresentato da un ricco calendario di appuntamenti. Qui i biglietti per l’evento, al momento a partire dal prezzo scontato di 30 euro.

IL PROGRAMMA
Venerdì 10. Si parte venerdì 10 novembre, con tre eventi in tre differenti location. Presso il Kurhaus, storico edificio del XIX secolo simbolo della città termale Alto Atesina nonché uno dei capolavori in stile liberty più famosi di tutta l’area alpina, si terrà “Naturae et Purae”.

Vetrina dell’alta qualità per i vini biologici, biodinamici, naturali, orange e Piwi (vitigni resistenti alle malattie). Un percorso tra “naturalità” e “purezza”, con oltre cento produttori selezionati.

Lungo la Passeier Promenade, la famosa passeggiata lungo il fiume Passirio amata dalla principessa Sissi, avrà luogo “GourmetArena“, che proseguirà anche nelle giornate del 11, 12 e 13 novembre. Quatto le sotto aree dell’evento.

“Le Eccellenze della Culinaria”, con più di cento produttori di delikatessen ed eccellenze gastronomiche, ed aquavitae. “BeerPassion”, con oltre 15 birrifici artigianali. “Consortium – Territorium”, area riservata ai consorzi di tutela del territorio di riferimento. E infine “Rue des Chefs”, dedicata ai prodotti e servizi d’alto livello per il lavoro nella gastronomia.

Piazza della Rena, una delle piazze più prestigiose e storiche di Meranol che deve il suo nome alla sabbia che il Passirio depositava in un ansa, ospiterà “Cooking Farm”, il place to be per gli amanti dell’alta gastronomia.

Show-cooking e talk-show a tema cucina, in cui rinomati chef a livello nazionale, master chef, maestri di cucina e contadine altoatesine si confronteranno su ingredienti, lavorazione e realizzazione di piatti della tradizione.

L’evento proseguirà per tutta la durata del festival affrontando di giorno in giorno differenti tematiche: 10 novembre i cibi fermentati, 11-12 cucina innovativa e tradizionale a confronto, 13 novembre performance dei 18 chef vincitori del Premio Godio dal 1994/2016, 14 novembre abbinamento con lo Champagne.


Sabato 11, domenica 12, lunedì 13. Cuore pulsante della manifestazione le giornate dell’11, 12 e 13 novembre, che vedranno, oltre alle già citate aree “GourmetArena” e “Cooking Farm”, altre tre importanti manifestazioni.

Al Kurhaus si terrà “Wine Italia“. Protagonisti oltre 800 vini italiani, un percorso fra le varie aree ed i differenti territori vinicoli da nord a sud. La sala Czerny (nome dell’architetto che progettò Kurhaus, nel 1874), ospiterà “Wine International” con oltre 250 vini dalla Spagna all’Argentina, dal Libano al Sud Africa, dall’Austria alla Crimea.

Sempre sulla riva del Passirio, a pochi metri dal centro, sarà l’esclusivo Hotel Terme Merano, col suo design moderno e la ricercatezza dei sui materiali, a fare da cornice a “Charity Wine Masterclasses“.

Degustazioni guidate e seminari aperti a chiunque desideri approfondire, confrontarsi, conoscere o anche solo assaggiare per la prima volta. Il ricavato degli ingressi sarà devoluto, come tutti gli anni, al Gruppo Missionario di Merano.


Martedì 14. L’ultimo giorno del Festival sarà dedicato al mondo dello Champagne. Se “Cooking Farm” presenterà i migliori abbinamenti con le bollicine d’Oltralpe, gli occhi (e i palati) saranno attratti da “Catwalk Champagne”.

Presso la “Kursaal”, la Sala Grande di Kurhaus, saranno rappresentati oltre 250 champagne di ben 80 aziende. Cultura, degustazione, condivisione e confronto in una cornice unica ed elegante. Sintetizzano perfettamente lo spirito dell’evento le parole di Helmuth Köcher, presidente e fondatore del Merano WineFestival.

“Sembra ieri che insieme con due amici avevo pensato di trasformare la città di Merano nel ‘salotto buono europeo della raffinatezza’ in cui passato, presente e futuro del vino e della gastronomia trovano spazio per il confronto, la conoscenza, l’incontro”.

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Rocche del Gatto e il Pigato anarchico di Fausto De Andreis: viaggio nella Christiania del vino

“I disciplinari del vino? Sono dei limiti. E chi segue i disciplinari finisce per diventare vittima degli stessi. Il vino è libertà”. Un sillogismo anarco insurrezionalista meditato, enunciato e sottoscritto a lettere cubitali quello con cui Fausto De Andreis t’accoglie a Rocche del Gatto. La sua piccola, grande Christiania. Siamo a Salea, frazione del Comune di Albenga, provincia di Savona. Riviera Ligure di Ponente, of course. L’appuntamento è nei pressi dello svincolo autostradale, più a valle. Cinture allacciate e giù il pedale dell’acceleratore, in fretta. Stare dietro a De Andreis è già un’impresa, tra le curve in salita e in discesa che conducono al suo quartier generale. Roba che potevi – anzi dovevi – aspettarti da uno che produce Pigato anarchico e lo chiama Spigau. Con la “s” di “sfida” davanti, giocando coll’accezione dialettale ligure “pigau”. Se non segui le regole del vino e produci vino, perché badare al codice della strada quando sei al volante di un’auto? Il punto è proprio questo. Il vignaiolo Fausto De Andreis guida come fa il vino. Senza freni. Senza badare a cartelli stradali o limiti di velocità. Così capisci che Rocche del Gatto è la Livigno savonese: la zona franca del vino libero. Kryptonite per i “burocrati” dei Consorzi. E allo stesso tempo baccanale per gli amanti delle macerazioni spinte. Un viaggio del corpo e dell’anima sul fiume Acheronte. Presi per mano e trascinati nella voluttuosa, anarchica corrente dal figlio dell’Erebo e della Notte: Fausto De Andreis.

LA CROCIATA SPIGAU
“Si sono inventati l’alcol test per fare cassa, quando fior di professori hanno dimostrato che l’etilometro è una truffa”. Una stretta di mano veloce, quasi timida. Poi cominci a pensare che sia incazzato col mondo, l’anarchico del vino ligure, quando inizia a sentenziare contro il “sistema Italia”. Ma il tono è sommesso. Quasi un mormorio. Le parole scandite senza foga. Quella di Fausto De Andreis non è rabbia. Ma il principio di un’enunciazione filosofica, forse un po’ prolissa, che porterà, con impressionante coerenza, al dunque: il suo vino. “Hanno trasformato in un inferno il mestiere più bello del mondo”, commenta il viticoltore. “Quest’anno sono ormai alla mia 63a vendemmia – aggiunge – dato che a novembre compirò 70 anni. Ma non avrei immagino che le cose potessero finire così”. Tecnico elettronico, De Andreis negli anni ’80 lavora all’Olivetti di Ivrea, ramo ingegneria di produzione. Nel 1982 la svolta. “Mi sono chiesto: perché aspettare la pensione per fare esclusivamente quello che voglio fare nella vita? Così ho dato vita a Le Rocche del Gatto, nome scelto in onore di mia moglie Caterina, sempre circondata da una marea di gatti che sfama come figli, forse per farmi perdonare il fatto che ci siamo sposati troppo presto, all’età di 51 anni…”. Oggi l’azienda agricola di Salea d’Albenga produce 75 mila bottiglie l’anno. Il bruco diventa farfalla nel 1995. Anno in cui De Andreis vede respinta la classificazione Doc per il suo Pigato. Che diventa così Spigau, arricchendosi di un altro nome di fantasia: “Crociata”. Un vino incazzato. Un vino anarchico. Di carattere. Ma soprattutto un capolavoro d’enologia. Una mela perfetta. Anche senza il “bollino”.

Da uno che fermenta a freddo pure il Nostralino, il vino della tradizione contadina ligure, “per esaltarne l’eleganza”, ci si può aspettare di tutto. Anche per il Pigato. Di fatto, è grazie allo Spigau che Fausto De Andreis entra nell’olimpo dei vignaioli indipendenti italiani, alla stregua dei Walter Massa, per intenderci. Dalla bocciatura della Doc, ha saputo trarre il meglio: raccogliendo il successo della perseveranza. Del coraggio. Della follia. “E’ solo grazie alla memoria storica che si riesce a rendere attuale l’etica”, spara dritto al cuore De Andreis, mentre spilla dalla vasca d’acciaio dei Vermentino e dei Pigato memorabili. “Fino al 2010 mi spingevo fino a 10 giorni di macerazione sulle bucce – spiega il vignaiolo ligure – poi ho deciso di arrivare fino a 21 giorni. I vini bianchi, così, hanno un grosso vantaggio: guadagnano in complessità ma non coprono il piatto, a differenza dei rossi. Troppi bianchi, anche in Liguria, rispondono a un gusto comune, risultando ‘bananalizzati’, ovvero resi banali e standardizzati da sentori come quello di banana, che piacciono tanto al grande pubblico”.

I vini di Rocche del Gatto, invece, paiono tutti austeri, gastronomici, complessi. Utilizzo “giusto” di solforosa e concentrazione assoluta di aromi evoluti sconosciuti al gusto ligure, riscontrabili piuttosto nei canoni stilistici di aree vinicole come la Mosella. E dunque nettari che arrivano ad assumere colori dorati, regalando al naso gas, idrocarburi. Ma anche burro e tostature. Il tutto in un quadro che mantiene comunque tinte fruttate di pesca e albicocca, capaci di vestirsi pure d’agrumi (buccia di cedro). O dar vita a richiami vegetali tipici della macchia mediterranea (rosmarino, alloro) e balsamici (mentuccia). Fino ad arrivare all’apice dell’anarchia: uno Spigau 2005, che equivale ad Armagnac puro. Il tutto, classificato a livello legislativo come “vino da tavola”. Vini infiniti, insomma. Immortali. Vini gloriosi, come la fama che merita Fausto De Andreis. L’anarchico di Albenga.

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