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Aliotto Toscana Rosso Igt 2013, Tenute Lunelli

(5 / 5) Un blend composto da Sangiovese per il 60%, completato da un 40% di Cabernet, Merlot e altre uve toscane (40%).

E’ il vino biologico Aliotto Toscana Rosso Igt 2013 Tenute Lunelli, ottenuto dalla vinificazione delle uve della Tenuta Podernovo, nel cuore delle colline pisane.

LA DEGUSTAZIONE
Nel calice, Aliotto si presenta di un rosso rubino intenso con sfumature violacee. Al naso, anch’esso intenso, sprigiona note di frutti rossi (marasca) e frutta sotto spirito. Non manca una venatura minerale e vegetale, che ricorda il rosmarino.

Al palato, Aliotto Toscana Rosso Igt 2013 delle Tenute Lunelli si conferma vino caldo, di corpo, secco, ma anche rotondo e fresco. Giustamente tannico, regala piacevoli note sapide, che conferiscono alla beva ulteriore scorrevolezza.

Un vino equilibrato, che in bocca gioca come al naso con le note di frutta rossa, rivelandosi più “piacione” delle attese. Buono anche il risvolto retro olfattivo, intenso, mediamente fine e sufficientemente persistente.

Da considerarsi pronta la vendemmia 2013, che mostra qualche margine di ulteriore miglioramento in bottiglia. Questo rosso toscano si abbina alla perfezione con piatti di carne, dai ragù dei primi sino ai secondi.

LA VINIFICAZIONE
Aliotto nasce da una attenta selezione delle uve provenienti dai vigneti della Tenuta Podernovo, splendido poggio vitato nel Comune di Terricciola, all’interno della pregiata ed emergente zona vinicola delle Colline Pisane.

I vigneti affondano le radici in terreni dotati di una tessitura di medio impasto, franco-sabbioso-argilloso, ricchi di conchiglie fossili, con una esposizione che va da Ovest a Est passando per il Sud, a un’altitudine di 137 metri sul livello del mare. Il sistema di allevamento è il cordone speronato, con una densità d’impianto di 5680 ceppi per ettaro e una resa di 60 ettolitri di vino per ettaro.

La vinificazione prevede la fermentazione a 28 gradi, in tini di acciaio. Il periodo di macerazione si protrae tra i 10 e i 15 giorni. Dodici i mesi di maturazione in barrique, con affinamento in bottiglia minimo di 4 mesi, prima della commercializzazione. Aliotto viene prodotto sin da 2004.

La famiglia Lunelli ha voluto, a partire dagli anni Ottanta, affiancare al noto marchio di spumante Ferrari “altre produzioni che ne condividessero i valori di fondo, ovvero altissima qualità, ricercatezza e forte legame con il proprio territorio”.

Ecco dunque al fianco del Metodo Classico Ferrari un’acqua come Surgiva, un marchio storico della grappa come Segnana, i vini trentini Lunelli, i toscani della Tenuta Podernovo e gli umbri della Tenuta Castelbuono e locanda Margon.

Prezzo pieno: 7,20 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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degustati da noi vini#02

Al Ladar Bonarda Colli Piacentini Doc Riserva 2009 Bosco del Sole, Azienda Vitivinicola Francesco Montesissa

Sotto la lente di ingrandimento “Al Ladar“, Bonarda Colli Piacentini Doc Riserva Bosco del Sole dell’Azienda Agricola Montesissa Francesco di Carpaneto Piacentino (Pc). Un rosso non filtrato, vendemmia 2009. Nel calice si presenta di un rosso rubino intenso, impenetrabile, con unghia violacea. Scorre denso, tingendo il bordo di ‘lacrime’ fitte. Al naso libera sentori intensi di viola, prugna, frutta sotto spirito.

Non mancano le note vegetali aromatiche, di rosmarino, salvia e menta. Al palato, Al Ladar Bonarda Riserva Bosco del Sole 2009 Montesissa sfodera un tannino ancora vivo, che fa presagire – assieme a un’acidità e a una sapidità suadente – ancora ottime doti di affinamento in bottiglia. In bocca sembra di poter mordere le note fruttate di prugna matura e piccoli frutti di bosco.

Grande morbidezza, per un vino di 15 gradi di percentuale d’alcol in volume, tutt’altro che fastidiosi. Strepitoso anche il retro olfattivo, intenso, avvolgente, capace di chiudersi su persistenti note balsamiche di menta. Perfetto l’abbinamento con i primi al ragù e i secondi a base di carne, dai bolliti alla cacciagione, oltre ai formaggi stagionati. Per morbidezza accompagna bene anche il cotechino. Da provare come vino da meditazione.

LA VINIFICAZIONE
I vigneti che danno vita al 100% Bonarda Al Ladar Montesissa si trovano a Bacedasco, in provincia di Piacenza. Il vitigno viene allevato a Guyot, con una densità di 4.200 piante per ettaro. Le uve vengono vendemmiate nei primi giorni del mese di settembre. Vengono sottoposte a una fermentazione in acciaio, per 12 giorni circa.

La maturazione avviene invece in barrique per 12 mesi. Altri 6 mesi di affinamento in bottiglia precedono la commercializzazione. La vendemmia 2009 ha consentito la produzione di 1770 bottiglie. Qui il nostro reportage direttamente dall’azienda agricola Francesco Montesissa di Carpaneto Piacentino.

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Brusco dei Barbi Rosso Toscana Igt 2013, Fattoria dei Barbi

Prodotto in prevalenza con uve Sangiovese, il Brusco dei Barbi Toscana Igt è un vino prodotto dalla Fattoria dei Barbi di Montalcino, Siena. Frutto di lunghi studi effettuati negli anni ’60 e ’70 da Giovanni Colombini sulla fermentazione delle uve di Montalcino, si prefigge l’obiettivo di “mettere in evidenza con grande semplicità e schiettezza, le tipiche note fruttate di questo vitigno”. Una missione più che compiuta, che si conferma anche a distanza di anni di evoluzione in bottiglia. Sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it finisce infatti la vendemmia 2013, che a tre anni di distanza si rivela ancora capace di dare centralità al frutto, incastonato – per quanto riguarda la parte olfattiva – in una speziatura sostenuta, eppure mai invasiva. Nel calice, il vino comincia a tendere al granato, pur mostrandosi sostanzialmente del colore originario: il rubino intenso. Scorre poco denso e trasparente, emanando un bouquet fine, assieme fruttato, floreale e vegetale. Ai frutti rossi (lampone, fragoline di bosco) si accostano note delicate di viola. Con l’ossigenazione, il Brusco dei Barbi mostra le unghie con il carattere delle note vegetali (rosmarino e salvia), sostenute da spezie come lo zafferano e dalla percezione di tostatura e cuoio. Un quadro che sembrerebbe anticipare un palato robusto: tutt’altro. In bocca, il Brusco della Fattoria dei Barbi sembra aver già esaurito tutte le sue cartucce, a tre anni dalla vendemmia. Eppure, il contrasto tra un olfatto dirompente e un gusto soffuso e snello, è forse ciò che di meglio ha da offrire questo vino toscano. Grande facilità e piacevolezza nella beva, dunque, nonostante il Brusco si mostri ancora di alcolicità calda. Il segreto? La freschezza e il finale che tende al sapido, invitando al sorso successivo. Un vino curioso e tutt’altro che banale, insomma, inserito nella corretta fascia prezzo nei supermercati italiani. Il Brusco dei Barbi Toscana Igt è abbinabile a tutto pasto. Servito a una temperatura di 18 gradi, si accompagna bene a carni bianche, affettati, sughi speziati, formaggi non troppo stagionati e pizza tradizionale.

LA VINIFICAZIONE
Le uve pigio-diraspate subiscono un abbattimento di temperatura fino a 16 gradi. Questo processo di raffreddamento della buccia dell’uva permette di ottenere una maggiore estrazione del contenuto in antociani e polifenoli. La fermentazione alcolica si protrae per 10-12 giorni a temperatura controllata, tra i 17 e i 18 gradi. Il vino permane in vasche d’acciaio fino all’imbottigliamento, che precede la commercializzazione. L’apertura al pubblico della Cantina dei Barbi, negli anni ’50’ è uno degli atti di nascita del turismo del vino, in Toscana e non solo. Dopo la morte di Giovanni Colombini nel 1976, la fattoria dei Barbi è stata guidata dalla figlia Francesca e poi dal nipote Stefano, che a loro volta hanno sviluppato ed esteso le proprietà di famiglia a Montalcino, dando così seguito ad una grande tradizione che risale all’Ottocento.

Prezzo pieno: 5,49 euro
Acquistato presso: Iper la grande I (Finiper)
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Conte della Vipera Umbria Igt 2012, Marchesi Antinori

Il Conte della Vipera, blend composto all’80% da Sauvignon Blanc e al 20% da Sémillon, è uno dei vini bianchi che la nota casa vitivinicola toscana Antinori “regala” agli scaffali della grande distribuzione organizzata. Una presenza che, di per sé, dà lustro all’intero segmento. Siamo di fronte a un Umbria Igt, vendemmia 2012. Il vino, prodotto a partire dal 1997, prende il nome dai primi proprietari del Castello della Sala, la famiglia Monaldeschi della Vipera. E l’etichetta riporta un disegno della Cappella di San Giovanni, del XV secolo, situata all’interno delle tenute. Nel calice, Conte della Vipera 2012 Antinori si presenta di un giallo paglierino con riflessi dorati. Anche al naso conferma l’evoluzione avvenuta in bottiglia nel corso degli anni, rispetto alle caratteristiche di freschezza iniziale: note leggere di sambuco, bosso, mandorla e agrumi che si ripresentano anche al palato, in un finale mediamente persistente che ricorda il pompelmo. Al palato risulta morbido e rotondo, in un crescendo di sapidità che accompagna verso le note agrumate finali. Difficile prevedere un ulteriore miglioramento in bottiglia per un prodotto che, ottenuto dalla vendemmia 2012, risulta più che mai apprezzabile, ma ormai maturo. L’abbinamento consigliato è quello con gli antipasti e i piatti di pesce, oltre alla pasta al pesto e alle preparazioni a base di verdure, in particolare gli asparagi.

LA VINIFICAZIONE
I vigneti destinati al Conte della Vipera sono situati a un’altezza che varia dai 250 ai 350 metri sul livello del mare, in suoli ricchi di sedimenti fossili marini con infiltrazioni di argilla che conferiscono mineralità e sapidità all’uva. Nel 2012, annata connotata da un inverno freddo e privo di piogge e un’estate calda e secca, il Sauvignon Blanc è stato vendemmiato al momento del perfetto equilibrio tra concentrazione zuccherina e massima espressione dei profumi varietali dell’uva. I grappoli, raccolti manualmente, sono stati immediatamente trasferiti in cantina e raffreddati attraverso il passaggio in un convogliatore refrigerato che ne ha abbassato la temperatura. Le uve sono state poi pressate in maniera soffice, in modo da mantenere inalterate le caratteristiche varietali. Il mosto è stato mantenuto per alcune ore ad una temperatura di 10 gradi, consentendo l’illimpidimento naturale. E’ seguito il travaso in serbatoi di acciaio inox a temperatura controllata, dove si è svolta la fermentazione alcolica a una temperatura non superiore ai 16 gradi. Completata questa operazione, il vino è stato conservato ad una temperatura di circa 10 gradi per impedire lo svolgimento della fermentazione malolattica e conservare inalterate le caratteristiche organolettiche. Il Sauvignon Blanc è stato poi assemblato con il Sémillon per accentuarne la sapidità e conferirgli rotondità. E anche per il Sémillon, Antinori ha proceduto alla classica vinificazione in bianco. Appena dopo la raccolta, verso la seconda metà di settembre, le uve sono state diraspate e immediatamente pigiate in maniera soffice. Dopo l’illimpidimento statico, il mosto limpido è stato spillato e inoculato con lieviti selezionati. Dando così inizio a una lenta fermentazione a 16 gradi, per preservare la componente aromatica. Terminata la fermentazione alcolica, il vino è stato travasato con una modesta quantità di lieviti ancora in sospensione. Dopo una serie di travasi, ecco il taglio con il Sauvignon.
Prezzo pieno: 15,84 euro
Acquistato presso: Iper la grande I (Finiper)
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Vermentino di Gallura Docg 2014 Lughena, Cantina del Giogantinu

(3,5 / 5)Direttamente dalla Cantina sociale del Giogantinu di Berchidda, zona Nord della Sardegna, ecco il Vermentino di Gallura Docg Lughena. Di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, risulta scorrevole nel calice, dove appare limpido e trasparente. Al naso è intenso e gradevole, anche se di complessità sottile: spazia dai tipici sentori di macchia mediterranea alla frutta fresca, come la pesca e gli agrumi. Tutti descrittori che ritroviamo in un palato – questo sì – complesso, che ricorda anche spezie come la noce moscata. E che, nel finale, tende a chiudersi verso l’amarognolo tipico del vitigno. In bocca il Vermentino Lughena Giogantinu risulta caldo, di corpo, rotondo, secco anche se ammiccante. La buona vena acida si bilancia con una sapidità decisa. Intenso anche il retro olfattivo, mediamente fine e sufficientemente persistente. Buono come aperitivo, questo Vermentino della Sardegna del Nord si abbina con qualsiasi piatto a base di pesce, oltre a offrire il meglio di sé con piatti a base di crostacei, carni bianche, verdure, funghi e formaggi di media stagionatura. Va servito a una temperatura di 8-10 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Le uve, dopo la diraspatura, vengono pressate in modo soffice. Il mosto ottenuto viene raffreddato e illimpidito per sedimentazione naturale, grazia appunto alle basse temperature, e posto a fermentare a temperatura controllata. Terminata la fermentazione, dopo un leggero travaso, ancora ricco di attività biologica, il vino viene messo a maturare in vasche di cemento e conservato sino all’imbottigliamento, seguendo un rigoroso controllo della temperatura. Le vigne della Cantina Giogantinu da cui prende vita il Vermentino di Gallura Docg Lughena affondano le radici in terreni di tipo sabbioso a disfacimento granitico. L’azienda può contare sull’apporto di 250 viticoltori operanti sul territorio di Berchidda e Oschiri, in provincia di Olbia Tempio.
Prezzo pieno: 6,90
Acquistato presso: Esselunga
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Peperosso Calabria Igp 2014, Cantine Spadafora

(3 / 5) Grafica accattivante, così come il nome di fantasia. Peperosso Calabria Igp Cantine Spadafora, blend tra Magliocco di Donnici e Merlot, fa bella mostra di sé nel ‘fuori banco’ di un noto ipermercato milanese, nel reparto macelleria. Sull’etichetta, uno dei simboli della Calabria: il peperoncino, raffigurato a ventaglio. Potevamo non cadere in tentazione? Eccoci dunque a degustare Peperosso, con il consueto scetticismo col quale ci accostiamo a vini che sembrano strizzare un po’ troppo l’occhio a un marketing accattivante. E, soprattutto, un prezzo che rasenta il sottocosto. Nel calice, Peperosso Calabria Igp 2014 Spadafora si presenta di un rosso rubino con unghia violacea poco trasparente, intenso, scorrevole. Al naso sentori mediamente fini di frutta rossa: ribes, lampone, ciliegia sotto spirito. Eppure in bocca il corpo è leggero, così come l’alcolicità. Rotonda la morbidezza, scarna l’acidità e la sapidità. Anche il tannino è soffuso, contribuendo a un quadro di sostanziale equilibrio, che si gioca tutto sulla semplicità e facilità della beva. La corrispondenza olfatto-gusto è evidente e si basa sulle note fruttate già avvertite al naso. Retro olfattivo invece sorprendente per la sufficiente persistenza (fino a 8 secondi, per intenderci), nuovamente giocata sui frutti rossi. L’abbinamento consigliato da Spadafora per Peperosso Calabria Igt è quello con i piatti e i salumi piccanti della tradizione calabrese: il Morzello catanzarese o la Nduja di Spilinga, gli insaccati saporiti come la Sopressata del Cosentino. Ecco dunque spiegato il gioco grafico (e commerciale) del mazzo di peperoncini a ventaglio. In realtà, questo vino può facilmente travalicare i confini della cucina regionale di Calabria, giungendo sulle tavole di tutta Italia come vino rosso pulito, sano (alcolicità e solfiti ben dosati) e di facile beva, da consumare decisamente a tutto pasto, certamente non nelle grandi occasioni.

LA VINIFICAZIONE
Di Peperosso Calabria Igp sono state prodotte 30 mila bottiglie, in occasione della vendemmia 2014. Il territorio d’origine delle uve Magliocco e Merlot è quello di Donnici, con selezionate e raccolta a mano. Le vigne vengono allevate ad alberello, con resa media ridotta volutamente a 80 quintali di uva per ettaro. La vendemmia ha luogo da fine settembre a metà ottobre. La vinificazione prevede pressatura soffice, successiva macerazione prefermentativa a freddo, tale da estrarre gli aromi verietali, il colore e le componenti polifenoliche più morbide. La fermentazione ha luogo in acciaio, con temperature controllate, così come l’affinamento iniziale, per una durata di 6 mesi. Segue poi un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia, che precede la commercializzazione. Le Cantine Spadafora, che si occupano anche dell’imbottigliamento di Peperosso, hanno sede dal 1991 nella zona industriale di Piano Lago, frazione del Comune di Mangone, provincia di Cosenza. Nasce in realtà a Donnici, un paesino sulle colline a sud di Cosenza, nel 1915. In questa piccola struttura il capostipite dell’azienda, Ippolito Spadafora, commercializzava i vini sfusi prodotti dagli agricoltori della zona. Oggi, le uve conferite si aggiungono a quelle prodotte nei 40 ettari di proprietà dell’azienda, collocata su un’area complessiva di 20 mila metri quadrati, di cui 3 mila sono coperti.
Prezzo pieno: 3,95 euro
Acquistato presso: Iper la Grande I (Finiper)
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Trebbiano d’Abruzzo Doc 2013, Masciarelli Tenute Agricole

(5 / 5) Un nome, una garanzia. Masciarelli Tenute Agricole si conferma al top della produzione e commercializzazione del Trebbiano d’Abruzzo anche con i prodotti “base”, destinati alla grande distribuzione organizzata. Si tratta della prima linea creata da Gianni Masciarelli, diventata negli anni “un punto di riferimento per l’azienda e i suoi clienti, oltre ad essere la produzione numericamente più consistente e conosciuta, in Italia come all’estero”. Peschiamo dagli scaffali del supermercato, appositamente, una vendemmia 2013. Con l’obiettivo di testarne la tenuta e la longevità. Prova, ve lo anticipiamo subito, che il Trebbiano d’Abruzzo Masciarelli supera con buoni voti. Nel calice, il vino si presenta di un giallo paglierino chiaro. Al naso note di fresco biancospino, fiori di campo e di magnolia. Non manca la frutta, vicina ai sentori esotici di ananas, melone giallo e mela. Un olfatto intenso, fine, complesso: arricchito da leggere ‘ventate’ di pepe bianco. Al palato – secco, di corpo, caldo – sfodera ottimo equilibrio tra acidità e sapidità, pur non regalando la complessità precedentemente offerta al naso. Lo spettro gustativo va dai sentori di mela a quelli della pesca bianca, sino a quelli più maturi (secchi) di mandorla. Un vino, il Trebbiano d’Abruzzo Masciarelli vendemmia 2013, che collochiamo in una fase matura, ancora più che mai apprezzabile. L’abbinamento perfetto, a una temperatura di servizio di 12 gradi, è quello con i piatti di pesce, a partire dagli antipasti. Ottimo anche con l’insalata di mare e con le verdure cotte.

LA VINIFICAZIONE
E’ dal 1981 che Gianni Masciarelli produce la linea “classica”. Del Trebbiano d’Abruzzo vengono sfornate circa 250 mila bottiglie l’anno. Le vigne, di età che non supera i 40 anni, si trovano in quattro diversi Comuni della provincia di Chieti, tutte situate a diverse altezze rispetto al livello del mare: San Martino sulla Marrucina (400 metri), Loreto Aprutino (350 metri), Ripa Teatina (250 metri) e Bucchianico (250 metri). Il terroir è simile: argilloso mediamente calcareo, medio impasto, sciolto. Il sistema di allevamento è quello della Pergola abruzzese (Guyot Semplice), che assicura una resa di 100 quintali per ettaro, con una densità d’impianto che varia dalle 1.600 a 6.500 piante per ettaro. Le uve vengono vendemmiate fra il 25 e il 30 settembre. La fermentazione avviene in vasche in acciaio inox a temperatura controllata, preceduta da una raccolta in piccole cassette, pressatura e decantazione statica del mosto. Anche l’affinamento viene effettuato in acciaio inox, prima della commercializzazione. Masciarelli Tenute Agricole nasce nel 1981 dall’intuito imprenditoriale di Gianni Masciarelli, figura simbolo del panorama enologico italiano e protagonista dell’affermazione della vitivinicultura abruzzese moderna. Cuore pulsante della cantina è San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, dove l’azienda può contare su circa 300 ettari di terreni coltivati a vigneto e uliveto, dislocati in tredici Comuni, in tutte e quattro le province abruzzesi. La produzione annuale supera i 2,5 milioni di bottiglie.

Prezzo pieno: 5,90 euro
Acquistato presso: Iper la grande I (Finiper)
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Vermentino di Gallura Docg Vigne Storiche 2014, Cantina Giogantinu

(3,5 / 5)E’ la versione “passito” del Vermentino di Gallura quella che finisce oggi sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it. Le uve atte alla produzione del Vermentino di Gallura Docg Amabile Vigne Storiche 2014 della cantina Giogantinu vengono appositamente ‘dimenticate’ sulle viti. E raccolte solo nel mese di novembre. Di colore giallo paglierino con riflessi dorati e verdolini, scorre poco denso nel calice. I profumi, intensi e fini, richiamano la frutta (pesca gialla, albicocca matura), nonché una macchia mediterranea (salvia, timo) che, con l’ossigenazione, assume tinte di zafferano. In bocca, il Vermentino di Gallura Docg Vigne Storiche vendemmia tardiva della cantina Giogantinu è amabile, di corpo e di alcolicità calda. Conferma le note minerali già sfoderate all’olfatto, accostate a una buona sapidità. A dominare, però, è la freschezza data da un’acidità viva, che invita al sorso successivo.

La persistenza è sufficiente, in un retro olfattivo intenso e fine. Questa versione “passita” del Vermentino di Gallura Docg si abbina con i dolci più svariati: dalla torta alla Sacher alla Millefoglie, passando per i gelati, sino ai Savoiardi e agli amaretti. Ma anche a pietanze come il paté di fegato grasso (foie gras), i formaggi erborinati, la cheesecake e la pizza ai quattro formaggi. Giogantinu è una cantina sociale che raggruppa 350 viticoltori della Gallura. La zona di produzione è quella di Berchidda e Oschiri, a nord della Sardegna, in provincia di Olbia Tempio. La superficie vitata è di 320 ettari totali, con una produzione che va dai 40 quintali per ettaro del Vermentino di Gallura Docg Amabile Vigne Storiche sino ai 60-80 quintali del resto della produzione, con una capacità di trasformazione di 25 mila quitali annui.

Prezzo pieno: 10,49 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Gewurztraminer Huznar, Weinhaust – Valsa Nuova Perlino

(3 / 5) E’ con il consueto piglio critico che ci apprestiamo alla degustazione del Gewurztraminer ungherese Huznar. L’etichetta evidenzia come si tratti di un 100% Traminer Aromatico d’Ungheria, imbottigliato in Italia. Dopo una serie di ricerche, scopriamo che la V.N.P. Spa Milano – Italia, che imbottiglia nello stabilimento di Asti, in Piemonte, è nient’altro che la Valsa Nuova Perlino Spa, azienda controllata dalla società Dilmoor Spa. Partner commerciale per i vini ungheresi della Perlino Spa è la Weinhaust di Bocsa, Ungheria. “E’ un’azienda privata – spiega Matteo Scarpellini, Marketing manager ed Export area manager di Perlino Spa – che vinifica quasi esclusivamente uve provenienti dai ben 450 ettari di proprietà, distribuiti tra la regione del Transdanubio, Hajos, e Matra, tutte nella zona nord del Paese. Vinificano tra i 12 e 15 milioni di Kg all’anno, con una capacità di stoccaggio di 160 mila ettolitri. Si tratta quindi di una realtà moderna – evidenzia ancora Scarpellini – che coniuga tradizione e savoir faire con le tecnologie produttive più recenti quali presse pneumatiche, vasche di acciaio con controllo della temperatura ed impianto di azoto per proteggere il vino dall’ossidazione”. Chiarita la paternità del nettare, ci apprestiamo con rinnovata serenità alla degustazione, che interessa sia la vendemmia 2014 sia la vendemmia 2015.

Troviamo la vendemmia 2014, come prevedibile, matura ma anche più piaciona. Nel calice si tinge d’un giallo dorato limpido, trasparente, che richiama quello dei Gewurztraminer altoatesini. Al naso è intenso, schietto, mediamente fine. Di complessità sottile, presenta profumi di natura floreale fresca (rosa) e fruttata, con i sentori tipici di litchi a braccetto con la pera Abate matura. Il meglio di sé, il Gewurztraminer ungherese Huznar 2014 lo offre al palato. Vino secco, di corpo, di alcolicità leggera (12%) ma percepibile, risulta rotondo, di fresca acidità. Fruttato in ingresso, con i sentori di litchi, pera e pesca, finisce per lo più sapido e spaziato (pepe bianco) con una punta di asprezza che ricorda il lime. Intenso anche nel retro olfattivo, offre un persistenza sufficiente, mediamente fine. Più lineare la vendemmia 2015 del Gewurztraminer Huznar, che mostra margini di miglioramento futuri nei prossimi 12-24 mesi. La carica olfattiva risulta molto intensa e penetrante: litchi, pera e pesca, un concerto di frutta matura. Ma al palato sfodera un corpo leggero, come l’alcolicità. E un’acidità fresca che fa ben sperare, assieme alla percezione salina, in una buona maturazione. Trattasi comunque di una vendemmia, quella 2015, assolutamente pronta alla beva, che assumerà quindi tinte meno complesse rispetto alla 2014. Per entrambi consigliamo l’abbinamento con antipasti e portate di pesce, primi leggeri e formaggi di media stagionatura, a una temperatura ideale di 14 gradi.

LA VINIFICAZIONE

Alla Weinhaust di Bosca, la vendemmia del Traminer Aromatico si svolge in maniera manuale, a metà settembre, con cernita delle uve, diraspatura, pressatura soffice dei soli acini e fermentazione alcolica a temperatura controllata variabile fra i 18 e 20 gradi. Un processo che si protrae per 15 giorni in vasche d’acciaio inossidabile. La tecnica di vinificazione del Gewurztraminer Huznar prevede quindi una sosta sulle fecce fini per due mesi, con stabilizzazione a freddo e imbottigliamento nel mese di marzo.

Prezzo pieno: 5,49 euro
Acquistato presso: Iper

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Ben Ryé Passito di Pantelleria Dop 2012, Donnafugata

(5 / 5) E’ dal 1992 che Ben Ryé passito di Pantelleria Doc Donnafugata si aggiudica premi e riconoscimenti a livello mondiale. Si tratta di un bianco naturale dolce da uve Zibibbo, ovvero Moscato, che assume tinte uniche nel suo genere, prodotto sin dal 1989. Non a caso lo troviamo sulla carta dei vini dei più rinomati ristoranti, in Italia come all’estero. Ed è anche reperibile in diverse catene della grande distribuzione organizzata.

In particolare da Iper Coop, dove registra un prezzo sino a 6-7 euro inferiore rispetto ad altre catene della grande distribuzione organizzata italiana: un aspetto che sottolineiamo solo per “dovere di cronaca”, dal momento che ogni singolo centesimo è speso bene per pezzi pregiati come Ben Ryé.

Eccolo dunque finire sotto la nostra lente di ingrandimento la vendemmia 2012. A colpire per primo è lo straordinario colore di questo Passito di Pantelleria Doc: di un ambrato cristallino, trasparente e intenso, che scorre denso, oleoso e invitante nel calice.

LA DEGUSTAZIONE
Al naso regala emozioni – più che sentori – di uvetta, albicocca e pesca sotto sciroppo, scorza d’arancia candida. E ancora: melassa, caramello, brioche. Il tutto sostenuto da una mineralità evidente, regalata a questo prezioso nettare dai terreni vulcanici di Pantelleria. Ben Ryé Donnafugata 2012, intenso e di grande finezza, sontuoso al naso, si conferma tale anche all’esame gustativo.

Di struttura tale da conferire una sensazione di pienezza mai appagata, di alcolicità calda, risulta rotondo al palato, di una dolcezza chiara ed evidente ma perfettamente bilanciata con la freschezza di un’acidità ben vestita, che va a braccetto con una piacevolissima sapidità. Ed è proprio questo che distingue Ben Ryé passito di Pantelleria Doc Donnafugata da molti altri prodotti della stessa tipologia: la capacità di non stancare mai, di non risultare mai stucchevole, anzi di invitare al sorso successivo per riassaporare il quadro di perfetto equilibrio sensoriale. L’armonia del dolce con l’acido, del salato col fruttato.

Ma, come sappiamo, un buon vino si giudica anche dopo averlo deglutito. Cosa resta al palato? Risponderemmo “tutto”. Quella che tecnicamente vengono definite “sensazioni retro olfattive”, in Ben Ryé non sono altro che la riproduzione fedele del primo sorso e dell’ultimo. La fotocopia di un’emozione, di cui resterà un ricordo indelebile. Appagante. Un passito infinito, profondo, di pregevole eleganza. Molto persistente, per tornare ai tecnicismi, e soprattutto con margini di evoluzione futura impressionanti, sino a 30 anni.

Provatelo a 14 gradi circa – banalmente – con il cioccolato fondente o la pasticceria a base di pasta di mandorla, le crostate alla frutta fresca o con granella di frutta secca. Ma anche, raffinatamente, con formaggi alle erbe freschi o stagionati. Senza dimenticare che siamo al cospetto di uno straordinario vino da meditazione, da degustare ascoltando musica o leggendo un buon libro.

LA VINIFICAZIONE
La zona di produzione di Ben Ryé è ovviamente quella dell’isola di Pantelleria, situata nella Sicilia sud-occidentale. Le uve provengono dalle contrade Khamma, Mulini, Mueggen, Serraglia, Gibbiuna, Barone, Martingana, Bukkuram, Favarotta, Punta Karace, Bugeber, Monastero, tutte situate a un’altitudine variabile tra i 20 e i 400 metri sul livello del mare. Un’area dall’orografia complessa, tipicamente vulcanica, con terreni coltivati prevalentemente su terrazzamenti. E suoli sabbiosi, di origine lavica a reazione sub-acida o neutra, profondi e fertili, molto ricchi di minerali. Le viti sono coltivate all’interno di conche, ad alberello pantesco basso.

La vite ad alberello di Pantelleria è stata iscritta nella Lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco, in quanto pratica “creativa e sostenibile”. “Per la prima volta una pratica agricola viene considerata bene immateriale e culturale”, come sottolinea la stessa casa vitivinicola siciliana. La densità d’impianto è da 2.500 piante per ettaro, con una resa di circa 40 quintali per ettaro: circa 1,6 Kg a pianta. La raccolta delle uve destinate alla produzione del Ben Ryè 2012 è iniziata a partire dal 17 agosto, con le uve destinate all’appassimento. Le buone escursioni termiche tra il giorno e la notte hanno contribuito a dar vita a una carica aromatica fine ed elegante dello Zibibbo.

La fermentazione è avvenuta in acciaio, a temperatura controllata, con aggiunta al mosto in fermentazione – a più riprese – di uva passa sgrappolata a mano e selezionata. Durante la macerazione l’uva passa rilascia il suo straordinario patrimonio di dolcezza, freschezza e personalissima aromaticità. L’affinamento è stato condotto in vasca per 7 mesi e almeno 12 mesi in bottiglia prima di essere commercializzato. E, come di consueto, Donnafugata ama mescolare arte e vino. Ecco che Ben Ryé significa in arabo “Figlio del vento”.

“Perché il vento che soffia fra i grappoli – spiega la casa siciliana – è una costante a Pantelleria. Ed il vento dell’isola porta con sé un carico di profumi così intensi da poterli toccare. L’etichetta d’autore celebra l’amore, la cura e la fatica della viticoltura eroica su un’isola unica e affascinante. Un ritratto dolce ed avvolgente che ne svela l’essenza”.

Prezzo pieno: 23,90 (37,5 cl)
Acquistato presso: Iper Coop

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Vini al supermercato

Bardolino Dop Classico 2015, azienda agricola Conti Guerrieri Rizzardi

(4 / 5)Si è tenuta il 6 e 7 marzo scorsi, nella splendida cornice di Colà di Lazise, sul Lago di Garda, l’anteprima dell’annata 2015 del Bardolino. Ed è proprio della vendemmia 2015 il Bardolino Dop Classico dell’azienda agricola Conti Guerrieri-Rizzardi che finisce oggi sotto la nostra lente di ingrandimento. Versato nel calice si presenta limpido, del tipico rosso rubino trasparente. Al naso lo spettro olfattivo richiama intensamente i frutti di bosco a bacca rossa, con le fragoline a dominare la scena, oltre a note floreali fresche. Un vino schietto, mediamente fine, di complessità sottile. La natura fruttata dei profumi trova corrispondenza al palato, dove ritroviamo fragoline, marasca, lamponi e una punta di ribes. Ma anche note speziate di pepe bianco, eleganti e soffuse. Vino caldo, rotondo e di corpo leggero nonostante i 13% (che dunque non infastidiscono affatto la beva), il Bardolino Dop Classico 2015 dell’azienda agricola Conti Guerrieri Rizzardi sfodera un’ottima acidità e sapidità: esattamente quello che ci si deve aspettare da una vendemmia appena immessa in commercio. Ed esattamente quello che deve esprimere un Bardolino classico. Poco tannico, per l’equilibrio mostrato si presta ad accompagnare i primi di pasta o risotto, le carni bianche e i formaggi freschi. In definitiva un buon prodotto, soprattutto nel rapporto qualità prezzo.

LA VINIFICAZIONE
I vigneti da cui l’azienda agricola Guerrieri Rizzardi ottiene il Bardolino in questione trovano collocazione nei Comuni di Bardolino e Cavaion Veronese, in provincia di Verona. I terreni, di origine morenico glaciale, si presentano ciottolosi, calcarei e argillosi. Il vino è ottenuto dal blend tra Corvina (65%), Rondinella (15%), Merlot (10%), Molinara, Ancellotta e Sangiovese (10%). La vinificazione prevede diraspatura e pigiatura delle uve, seguite dalla fermentazione alcolica e malolattica. La maturazione in cantina è di durata variabile fra i 3 e i 12 mesi, in vasche di acciaio inox a temperatura controllata. Il primo imbottigliamento avviene attorno al 10 febbraio dell’anno successivo alla vendemmia. L’azienda agricola Guerrieri Rizzardi si sviluppò fin dal XII secolo sotto la guida della famiglia Rambaldi. Nel XVI secolo, la famiglia Guerrieri, originaria di Fermo, nelle Marche, si stabilì nel veronese. Nella seconda parte del XVIII secolo, Agostino Guerrieri (1749 – 1833), sposò Maria Teresa Rambaldi, ultima discendente dei Rambaldi e dunque le proprietà passarono ai Guerrieri. I vigneti cominciano a svilupparsi sin dagli inizi dell’Ottocento. E dal 1913 il Conte Carlo Rizzardi costruì nuovi edifici e rese più moderne le secolari cantine, situate nel centro del paese di Bardolino.

Prezzo pieno: 4,89 euro
Acquistato presso: Esselunga / Gruppo Alì / Seven Poli gruppo / Martinelli / MaxiDì

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Vini al supermercato

Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc frizzante Vigna della Composta, fratelli Agnes Rovescala

(5 / 5) Ecco un altro ottimo Bonarda dell’Oltrepò Pavese. Un prodotto che si eleva dal bassissimo livello che le logiche della grande distribuzione organizzata “impongono” a una Doc che, ad alti livelli, è ancora più che mai sconosciuta ai clienti dei supermercati italiani. Sotto la nostra lente di ingrandimento finisce oggi il Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc frizzante Vigna della Composta, integralmente prodotto e imbottigliato all’origine dall’azienda agricola Fratelli Agnes di Rovescala. Siamo nella zona Est della Denominazione, in un paesino di mille anime arroccato sulle tipiche colline che caratterizzano il paesaggio oltrepadano. A pochi chilometri dal Piacentino. Nel calice, il Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc frizzante Vigna della Composta si presenta di un rosso rubino intenso tendente al viola con spuma violacea vivace, che si discioglie lentamente pur nella sua evanescenza. All’esame olfattivo risulta intenso e gradevole, schietto, fine. Di complessità sottile, si fa apprezzare per la pienezza delle note di marasca, lampone, fragola e mora. Ritroviamo corrispondenza di questi sentori anche al palato, dove il Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc frizzante Vigna della Composta si rivela di corpo, caldo (13% ben calibrati), morbido. Vino secco, sfodera un’ottima acidità e una leggera sapidità che aggiunge freschezza alla beva, favorita da un tannino giusto. Un Bonarda decisamente equilibrato, anche dal punto di vista retro olfattivo: intenso, fine, persistente e maturo. “Un vino da vigna, vero, secondo tradizione e di qualità”, come lo descrive la stessa etichetta. L’abbinamento perfetto? Quello con gli antipasti e gli affettati dell’Oltrepò Pavese come il salame di Varzi. Vino a tutto pasto per antonomasia, accompagna anche cassoeula, cotechino e zampone. Unico neo: l’azienda produttrice, la Fratelli Agnes di Rovescala, si è rifiutata di fornire a vinialsupermercato.it la scheda tecnica del prodotto in questione, contente tutte le specifiche. Dall’etichetta evinciamo tuttavia che la “Vigna della Composta”, che darebbe vita all’omonimo Bonarda finito sotto la nostra lente di ingrandimento, si estende sulla dorsale di una collina volta a sud, delimitata da un perimetro di 1542 passi. Il terreno, composto da zolle compatte d’argilla bruna, ospita viti di oltre 80 anni con grappoli ristretti e radi, a forma di pigna, con acini piccoli e irregolari.

Prezzo pieno: 6,15
Acquistato presso: Esselunga
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Rosso Igt Veneto Antale, Natale Verga

(3,5 / 5) E’ ottenuto da uve lasciate appassire leggermente il Rosso Igt Veneto Antale Natale Verga. Stiamo parlando della linea top di gamma della casa vinicola di Cermenate (Como), denominata appunto Antale: quella che racchiude i vini destinati “ai palati più esigenti”, da abbinare alle portate più complesse della tavola. E in estrema sintesi non possiamo che definire Rosso Igt Veneto Antale di Natale Verga un ottimo prodotto per qualità prezzo, in linea con le politiche aziendali di questo colosso italiano della vinificazione. Passiamo dunque il vino sotto la nostra lente di ingrandimento. Nel calice si presenta di un rosso rubino intenso, poco trasparente. Al naso è intenso, schietto, fine. Sottile, fa registrare note pressoché fruttate mature, tendenti alla confettura: prugna, ciliegia, in un sottofondo di vaniglia. Al palato troviamo rispondenza delle note fruttate, con una più accentuata vena austera ed elegante che ricorda il caffè e il cacao amaro, oltre alla vaniglia. Il Rosso Igt Veneto Antale Natale Verga è vino di corpo in quanto a struttura, di alcolicità calda (14%) ma non per questo fastidiosa, di rotonda morbidezza. Secco, fresco e sapido, si presenta giustamente tannico e decisamente equilibrato. Una volta deglutito si mostra intenso, mediamente fine e sufficientemente persistente: un buon quadro retro olfattivo, insomma. Perfetto l’abbinamento con primi, secondi e formaggi saporiti, anche se offre il meglio di sé con la carne, specie se alla griglia o in arrosto.

LA VINIFICAZIONE

Il Rosso Igt Veneto Antale Natale Verga, come detto, ha il suo segreto nella raccolta leggermente tardiva delle uve Corvina, base tra l’altro di grandi vini rossi veneti come l’Amarone della Valpolicella, anch’esso ottenuto mediante preventivo appassimento degli acini. La fermentazione, indotta da lieviti selezionati, avviene a cappello emerso in vasche d’acciaio e si esaurisce in 14-15 giorni. Il processo si conclude con una macerazione che dura dai 10 ai 15 giorni. A dicembre il vino viene sottoposto alla fermentazione malolattica e trasferito in tonneaux di rovere francese, ove resta a maturare per 3 mesi. Dopo più di un secolo di attività, oggi alla quarta generazione, la casa vinicola Natale Verga Spa è una delle più presenti nella grande distribuzione organizzata italiana, con una vasta gamma di prodotti a marchi propri e private labels.

Prezzo pieno: 5,69

Acquistato presso: Il Gigante
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Vini al supermercato

Gavi Docg Maddalena Massone 2015, Stefano Massone

(4 / 5) Prodotto e imbottigliato a Capriata d’Orba dall’azienda agricola Stefano Massone, il Gavi Docg Maddalena Massone è uno dei migliori prodotti ad uva Cortese per fascia prezzo nella grande distribuzione organizzata. In vendita esclusivamente nei supermercati della catena Il Gigante, arriva a costare poco più di 3,50 euro in promozione: un affare per quello che è in grado di offrire. La nostra degustazione è relativa alla freschissima vendemmia 2015. Di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, si offre spavaldo e complesso al naso, con sentori floreali e fruttati freschi (pesca, mela) e addirittura esotici (banana). Sullo sfondo richiami eleganti di mandorla amara. E una vena vagamente speziata, aristocratica, che ricorda la noce moscata. Al palato, il Gavi Docg Maddalena Massone denota corrispondenza gusto-olfattiva: ecco nuovamente la frutta (pesca e mela) ma soprattutto la speziatura di noce moscata. Vino secco di buon corpo, piacevolmente rotondo, fresco e sapido, raggiungerebbe la perfezione se fosse in grado di esprimere un pizzico di alcolicità maggiore, a far da contraltare alle note speziate. Ma l’equilibro è comunque raggiunto. Perfetto come fresco aperitivo, il Gavi Docg Maddalena Massone può essere abbinato a primi a base di verdure, frittate, secondi di pesce (dal carpaccio di spada al branzino), ma anche a formaggi non stagionati, alla pizza Margherita o al sushi giapponese.

LA VINIFICAZIONE

Per l’ottenimento di questo vino vengono utilizzate uve Cortese in purezza, provenienti dai 50 ettari di vigneti dell’azienda agricola Stefano Massone, dislocati nei Comuni di Carpiata d’Orba, Francavilla Bisio e Gavi, tutti in provincia di Alessandria, vero e proprio crocevia del triangolo Torino-Milano-Genova. I vigneti, allevati a Guyot, sono esposti a Sud-Ovest-Est a un’altitudine compresa tra i 240 e i 320 metri sul livello del mare. Le radici affondano in terreni compatti, argilloso marnosi. Quattromiladuecento le viti per ettaro, in grado di rendere 6.500 litri di vino per ettaro. Le uve vengono raccolte durante il mese di settembre, in parte meccanicamente e in parte manualmente. Vengono quindi sottoposte a una pressatura soffice e il mosto travasato in vasche termo condizionate con inoculo di lieviti selezionati. Terminata la fermentazione a temperatura controllata, il vino ottenuto viene travasato e lasciato ad affinarsi naturalmente. Dopo la precipitazione dei tartrati, che avviene in maniera naturale a freddo, il vino viene imbottigliato e lasciato a riposare per un breve periodo, prima della commercializzazione.
Prezzo pieno: 6,15 euro
Acquistato presso: Il Gigante
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Barbera d’Alba Doc 2012 Egidio, Bosio Vini

(4 / 5) E’ un vino che cambia e si evolve col passare dei minuti nel calice il Barbera d’Alba Doc 2012 Egidio dell’azienda agricola Bosio. Nome importante per questo vino fermo, che richiama il fondatore Egidio Bosio, padre dell’attuale conduttore dell’impresa di Santo Stefano Belbo, Valter Bosio. Lo notiamo a prezzo stracciato in un ipermercato Finiper (Iper la Grande I) e fiutiamo l’affare: trattasi, come spiega un commesso, di una “promozione smaltimento”. Tutta la giacenza al 50%, per intenderci. Lo conserviamo qualche giorno in cantina, prima di dedicarci alla degustazione. La capsula si presenta in ottimo stato e dal collo della bottiglia comincia già a sprigionarsi una ventata di frutta.

Lo versiamo. Il calice si tinge di un rosso rubino intenso, con riflessi granati: limpido, poco trasparente, indice di ottima presenza polifenolica. L’unghia granata è la firma degli anni ormai trascorsi dalla vendemmia 2012, ma anche la conferma che il vino è stato affinato a lungo in barrique, come indica la scritta sotto al nome stilizzato “Egidio”. Al naso si libera la frutta rossa già percepita pochi secondi prima: ribes, lampone. Ma ecco anche percezioni speziate, di cuoio, liquirizia, tabacco e vaniglia. Un olfatto decisamente complesso. Al palato, il Barbera d’Alba Egidio Bosio si conferma vino di corpo, di alcolicità calda, ben calibrata con una sapidità non certo consueta, che sorprende a differenza di un’acidità che si conferma fresca, come richiede qualsiasi buon Barbera. I frutti rossi, come evidenzia la stessa etichetta descrittiva, “danzano” veramente in bocca assieme alle spezie e a chiari sentori di tostatura conferiti dal legno delle barriques. Poggiamo il calice, soddisfatti. E quando lo rialziamo per un altro sorso, ecco che ci troviamo al cospetto di nuove evoluzioni olfattive. Quelle vegetali. Al naso giungono sentori di alloro e rosmarino che si aggiungono a quelli fruttati e speziati già evidenziati in precedenza. Anche il palato si evolve e dà vita a una l’eccezione Intensa, tattile, di zafferano. L’ossigenazione, insomma, corona il buon affare compiuto da Iper. E il retro olfattivo intenso, mediamente fine e decisamente persistente dimostra ancora una volta (ce n’è davvero ancora bisogno?) che bere bene al supermercato si può, senza spendere cifre da capogiro. Il Barbera d’Alba Egidio Bosio si sposa alla perfezione col brasato, con formaggi a pasta molle (da provare con la Toma), ma anche con primi grassi ed elaborati.

LA VINIFICAZIONE
Si tratta non a caso del vino “top di gamma” dell’azienda agricola Bosio. Dalle vigne, tutte situate nell’area di Alba, giungono in cantina solo i migliori grappoli. Dopo la pigiatura e la prima fermentazione, il mosto viene sottoposto a fermentazione malolattica, in modo da ingentilire le spigolosità del vitigno favorendo la trasformazione dell’acido malico in acido lattico. Il vino riposa dunque in barriques di rovere francese per 18 mesi. Un anno e mezzo, dunque, prima di finire in commercio. Per acidità e tannino, il Barbera d’Alba Bosio si presta a un buon invecchiamento, anche se riteniamo vada consumato entro 4-5 anni dall’anno di vendemmia. Bosio Vini è una realtà ben consolidata del panorama piemontese, che dal suo quartier generale della frazione Valdivilla, strada Borelli 10, a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, distribuisce il proprio nettare in Europa e nel mondo, dal Canada all’Asia.

Prezzo pieno: 9,40 euro
Acquistato presso: Iper la Grande I (Finiper)

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Intreccio Chardonnay Blanc de Blancs spumante Brut, Cavit

(4 / 5)Novità in assortimento da Esselunga e non manchiamo l’appuntamento con la degustazione. Siamo nel mondo delle bollicine trentine Charmat con Intreccio Blanc de Blancs Chardonnay vino spumante Brut della nota casa vinicola Cavit Trento. Uno sparkling wine ottenuto dunque mediante rifermentazione in autoclave (Metodo Martinotti) sulla base della tradizionale esperienza spumantistica di Cavit, che differisce dal Metodo Classico o Champenoise del disciplinare Trento Doc. Passiamo dunque al profilo organolettico. Intreccio Blanc de Blancs Chardonnay vino spumante Brut Cavit si presenta di un colore giallo paglierino con riflessi verdolini. La grana del perlage è mediamente fine e persistente. All’olfatto è intenso, fine e di complessità sottile: ai freschi sentori di mela Golden fa eco una crosta di pane fragrante. Stesse percezioni al palato, che si fa apprezzare per freschezza e corpo. Buona l’alcolicità (12%), morbidezza rotonda, indistinguibile la presenza di zuccheri residui, come vuole un buon Brut. Leggermente sapido, Intreccio Blanc de Blancs Chardonnay Cavit risulta dunque un vino spumante ben equilibrato, che punta tutto sulla freschezza della beva. Aspetto che ritroviamo anche in un retro olfattivo intenso, fine, sufficientemente persistente. Il compagno giusto, insomma, per un aperitivo informale. Può accompagnare anche il pesce, le carni bianche e i formaggi non stagionati.

LA VINIFICAZIONE
Le uve Chardonnay utilizzate per dare vita a Intreccio Blanc de Blancs provengono dalle colline vitate della Vallagarina, in Trentino. Un’area che, dal punto di vista climatico, è caratterizzata da estati calde e buone escursioni termiche nel periodo di maturazione delle uve. Il vitigno Chardonnay, originario della Borgogna e coltivato in Trentino da oltre cent’anni, ha trovato in questa zona un ambiente particolarmente favorevole per esprimere tutto il suo potenziale qualitativo. La complessa gamma aromatica di questa varietà associata ad un buon tenore acidico la rende ideale per l’elaborazione di vini spumanti. Le uve, accuratamente scelte, vengono raccolte esclusivamente a mano. La preparazione del vino di base viene realizzata mediante vinificazione in bianco in piccoli contenitori in acciaio inox a temperatura controllata. Una fase, questa, in cui gli enologi di casa Cavit Trento assicurano di prestare “particolare cura”. Il vino-base ottenuto riposa per alcuni mesi in cantina e viene dunque sottoposto a rifermentazione in autoclave, seguita da un affinamento sui lieviti di sei mesi, prima dell’imbottigliamento. Cavit (Cantina Viticoltori del Trentino) è una cooperativa che riunisce undici cantine sociali trentine, con 4500 viticoltori associati, dalla Valle dell’Adige (Roverè della Luna) alla Vallagarina (Avio).Prezzo pieno: 7,19 euro
Acquistato presso: Esselunga
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Brut fermentazione in bottiglia, Catturich Ducco

(4,5 / 5)Nasce dall’assemblaggio dei vini provenienti dai 28 cru di proprietà della Catturich Ducco lo spumante Brut fermentato in bottiglia.

Presente in diverse catene della gdo, come Ipercoop e Il Gigante, è il frutto dell’assemblaggio dello Chardonnay allevato nei comuni di Passirano, Monticelli Brusati e Provaglio d’Iseo, nel cuore della Franciacorta bresciana. Sotto esame la sboccatura 2015.

Già in bottiglia, completamente trasparente, si rivela di colore giallo paglierino. Una volta versato sfoggia un perlage mediamente fine e persistente.

La carica olfattiva è intensa, di sottile complessità. Si evidenziano note floreali fresche e fruttate di mela, pera e pesca, oltre a sentori di burro e latte di mandorle.

Una percezione, quella che richiama il latte, che si ripresenta al palato: marcatamente burroso e vellutato, con note persistenti di crosta di pane tipiche dei lieviti della zona. Di buon corpo e calda alcolicità, il Catturich Ducco Brut fermentazione in bottiglia si scopre piacevolmente rotondo, secco e fresco. Sapido ed equilibrato.

Buona anche l’intensità retro olfattiva, di qualità fine e persistenza sufficiente, sui sentori della crosta di pane. Decisamente matura la sboccatura 2015, nella sua fase migliore per essere consumata come aperitivo o con antipasti a base di pesce.

LA VINIFICAZIONE
L’allevamento dello Chardonnay viene condotto a cordone speronato, con una resa media di 100 quintali per ettaro. La raccolta viene effettuata nelle vigne Catturich Ducco in maniera manuale, con successiva pressatura soffice delle uve intere. Il mosto fermenta in vasche di acciaio inox.

L’assemblaggio avviene in primavera e, dopo il tiraggio, si lascia spazio a una rifermentazione in bottiglia a sovrapressione ridotta di un’atomosfera. Un’elaborazione di 9 mesi per questo Brut di casa Ducco, che procede alla sboccatura su piccole quantità, in base alle ordinazioni richieste.

Prezzo pieno: 6,59 euro
Acquistato presso: Ipercoop / Il Gigante

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Gewurztraminer Sudtirol Alto Adige Doc, Viticoltori Alto Adige

(4,5 / 5) Neppure 6 euro per il Gewurztraminer Sudtirol Alto Adige Doc della cantina Viticoltori Alto Adige. E’ la sorprendente promozione messa in atto dalla catena Ipercoop, per smaltire quelli che – evidentemente – erano dei “fondi” di magazzino dell’annata 2012.

Attualmente in commercio in Gdo, come spiega Stefan Unterhauser, Sales Assistant Germania e Unione Europea della cantina di Appiano, Bolzano, c’è già la vendemmia 2015, mentre la 2013 non è stata prodotta.

Ne approfittiamo per proporvi l’esito di una degustazione sorprendente, che dimostra come l’evoluzione in bottiglia di un bianco di tendenza come il Gewurztraminer, solitamente reperibile in pronta beva sugli scaffali dei supermercati italiani – dunque con annate più recenti, come la 2014 o, ormai, la 2015 – regali invece emozioni inaspettate, almeno ai più.

LA DEGUSTAZIONE
Di un giallo dorato acceso con riflessi verdolini, il Gewurztraminer Sudtirol Alto Adige Doc dei Viticoltori Alto Adige mostra già di aver passato indenne gli anni nei magazzini e sugli scaffali del supermercato. Al naso, alcun segno di appassimento sgradito.

Anzi: è spiccatamente fruttato, aromatico per la precisione: a note ancora fresche di litchi e pesca fanno eco quelle più strutturate dal tempo, di albicocca sciroppata e pera matura. Ecco poi le spezie: chiodi di garofano, zenzero, una punta di cannella, in piacevole contrasto con la freschezza conferita dai sentori di mentuccia.

Un naso davvero complesso. Che, solo per intenderci, avvicina questo Gewurztraminer alle percezioni olfattive di certi passiti. Al palato, poi, risulta rotondo, grazie evidentemente al buon apporto della glicerina, sostanza che conferisce morbidezza alla beva.

A dominare sono nuovamente le sensazioni fruttate e speziate già ritrovate al naso, in perfetta armonia tra loro. Un Gewurztraminer che, giunto a questa fase di maturazione ottimale, possiamo definire strutturato, molto caldo in termini di alcolicità, ma anche fresco (acidità) e sapido. Tutti elementi in perfetto equilibrio tra loro.

Ottimo anche il quadro retro olfattivo: molto intenso, spiccato e penetrante, fine e persistente. L’abbinamento perfetto è quello con il sushi. Ma restando in Italia, è ottimo non solo come aperitivo, ma anche per accompagnare secondi a base di pesce, crostacei o pietanze molto saporite e piccanti. Importante servire a una temperatura di 10-12 gradi.

LA VINIFICAZIONE
Ci ha sorpreso constatare, visto l’esito della degustazione, che la cantina Viticoltori Alto Adige consigli di consumare questo prodotto entro 2-3 anni dalla data di vendemmia: noi di vinialsupermercato.it ci sentiamo di regalare a questo prodotto almeno altri 12 mesi di “vita”, certo consapevoli che la bottiglia diventi appannaggio di bevitori più esperti e consapevoli delle potenzialità del vitigno.

E a proposito, parliamo di un vitigno aromatico, autoctono del Sudtirol, come tiene a specificare la cantina sociale bolzanina, che raggruppa “circa 2.000 piccoli produttori locali, per lo più aziende agricole a conduzione familiare da tante generazioni che sono associate alle diverse cantine di spicco della Regione”.

La vite viene allevata col sistema della controspalliera, nei terreni compatti e ad alto contenuto di materiali calcarei e argillosi dell’Oltradige. La pigiatura avviene in maniera delicata, per non disperdere gli aromi. La decantazione è statica, con fermentazione a temperatura controllata. Il vino matura dunque 6 mesi in vasche di acciaio, prima di essere commercializzato.

Cosa ci insegna il Gewurztraminer Sudtirol Alto Adige Doc 2012? Che non tutti i bianchi “invecchiano” male. Anzi: se il supermercato vuole liberarsi degli avanzi con promozioni come questa (45% di sconto sul prezzo pieno) è bene approfittarne. Purché si sappia distinguere il “pacco” dall’affare. E anche per questo ci siamo noi ad aiutarvi.

Prezzo pieno: 10,90 euro
Acquistato presso: Ipercoop

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Chianti Classico Docg 2012, Lamole di Lamole Santa Margherita

(4 / 5) Qualche perplessità per una capsula di sughero con un anomalo intaglio, nella parte a contatto con il vino, subito fugata dall’analisi olfattiva e gustativa. Ci siamo avvicinati così, con la paura di rimanere delusi dallo scherzo di un “tappo”, al Chianti Classico Docg 2012 Lamole di Lamole prodotto dal Gruppo Vinicolo Santa Margherita di Greve in Chianti, Firenze. Ai dubbi iniziali fa spazio, entro breve, la soddisfazione di aver trovato sugli scaffali della grande distribuzione organizzata italiana l’ennesimo prodotto “degno” di recare la fascetta Docg. E soprattutto di aver scovato (vera rarità) un ottimo Chianti – più in generale, un buon toscano – al supermercato. Passiamo dunque all’esame. Nel calice, il Chianti Classico Docg 2012 Lamole di Lamole si presenta di un rosso rubino accesso, con unghia tendente al granato. Al naso è eccezionale: un crescendo di percezioni, mentre il vino si apre col passare dei minuti, a contatto con l’ossigeno. Si passa da un’iniziale predominanza floreale e fruttata, di viola mammola, ciliegie e piccoli frutti a bacca rossa, all’evoluzione progressiva dei sentori terziari. Su uno sfondo speziato di zafferano, ecco sopraggiungere le erbe aromatiche: origano e alloro secco. Questo Chianti Classico diviene ancora più affascinante quando il Cabernet Sauvignon (utilizzabile da disciplinare per un massimo del 20%, in blend col vitigno principe del Chianti, il Sangiovese) fa bella mostra di sé, sfoderando la sua carica olfattiva caratteristica: il peperone verde. Una grande intensità ed eleganza che speriamo di ritrovare anche al palato. E non restiamo certo delusi: gran sapidità, anche se prevale un’acidità fresca che fa salivare, invitando alla beva. Di calda ma sontuosa alcolicità, il Chianti Classico Lamole di Lamole Santa Margherita regala anche in bocca le note tipiche dei piccoli frutti rossi e una tannicità giusta, ottimale. Un gusto dunque armonico, raffinato. A questo punto non può che chiudere il cerchio un retro olfattivo intenso, fine; e una Pai sufficientemente persistente, per una vendemmia 2012 pronta, con ulteriore margine di miglioramento in bottiglia. L’abbinamento perfetto? Quello con gli affettati e la carne alla brace in generale. Una sfida? Provarlo con la faraona alla birra.

LA VINIFICAZIONE

La vinificazione viene effettuata con macerazione di circa 7-10 giorni a una temperatura controllata di 24-26 gradi, in ambiente ridotto, con intervento di microssigenazione. Dopo 6 mesi in acciaio il vino viene immesso in botti grandi di rovere, dove affina. Le uve provengono ovviamente dall’area del Chianti Classico, a un’altitudine che varia tra i 350 e i 500 metri sul livello del mare. Il sistema di allevamento delle vigne è a cordone speronato e archetto chiantigiano: le radici affondano in un terreno ricco di scisti e arenarie di galestro, dunque di natura sedimentaria. La densità d’impianto varia dalle 3.300 alle 5.128 piante per ettaro, vendemmiate dal periodo che corre tra la fine di settembre e quella di ottobre. Alla storica cantina e vinsantaia, collocata su uno dei magazzini del Castello di Lamole, edificio risalente alla metà del Trecento, il Gruppo Vinicolo Santa Margherita ha negli anni realizzato una seconda cantina di vinificazione più moderna in Lamole, a poche decine di metri dalla piazza dominata dalla chiesa romanica di San Donato, oltre al nuovo polo produttivo di Greti in Chianti. Tradizione e futuro che, in questo angolo di Toscana, procedono di pari passo.
Prezzo pieno: 11,90 euro
Acquistato presso: Il Gigante
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Vini al supermercato

Soave Doc Classico Terre del Vulcano, Corte Allodola Cantina Lidl

(4,5 / 5) Eccolo qui – ma non ditelo a Slow Food & Co. – un altro valido prodotto della cantina vini Lidl. Parliamo del Soave Doc Classico Terre del Vulcano, prodotto e imbottigliato all’origine dalla società agricola Corte Allodola di Monteforte d’Alpone, in provincia di Verona. La vendemmia sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it è la 2014.

LA DEGUSTAZIONE
Il Soave Doc Classico Terre del Vulcano Corte Allodola si presenta nel calice di un giallo paglierino con lievi riflessi verdognoli. Limpido, trasparente e intenso il colore che espirme. Come intenso risulta al naso: pulito, esente da anomalie, nonché elegante. La natura dei profumi va dal florale al fruttato.

Chiari i richiami a un delicato e fresco biancospino, ma anche alla margherita. Presenti anche note agrumate di limone, in uno sfondo minerale che sfocia – a vino ormai ben ‘aperto’ nel calice – in un punte speziate di zenzero che ci portano a definire l’olfatto complesso.

Ottime premesse, dunque, quelle che conducono all’esame gustativo. Al palato il corpo è buono, l’alcolicità calda. Il Soave Doc Classico Terre del Vulcano Corte Allodola risulta morbido, secco, leggermente più sapido che fresco: aspetto che ci porta a definire comunque la beva equilibrata, considerato che siamo di fronte a una tipologia di vino che fa della mineralità un’arma vincente.

In bocca troviamo mela, Pera Kaiser, mandorla. Ma a incuriosire è una curiosa nota di liquirizia dolce, che ci conduce verso un finale nuovamente fresco e sapido, di sufficiente persistenza. Fine e intenso anche il retro olfattivo. Maturo lo stato evolutivo per la vendemmia 2014. L’abbinamento in cucina? Ottimo come aperitivo, può essere servito in accompagnamento a piatti a base di pesce e verdura.

LA VINIFICAZIONE
La zona di origine di produzione del Soave Doc Classico Terre del Vulcano è quella del Comune di Monteforte D’Alpone e Soave, dove si trovano parte dei 40 ettari totali in conduzione dell’azienda agricola Corte Allodola.

Il suolo è di origine vulcanica, così come suggerisce lo stesso nome di fantasia assegnato a questo Soave Doc Classico realizzato in esclusiva per la catena di supermercati Lidl. La forma di allevamento prevalente è la tradizionale Pergoletta Veronese.

Le uve utilizzate, come da disciplinare, sono la Garganega e il Trebbiano di Soave, quest’ultimo addizionato con una percentuale del 15% rispetto all’uvaggio principe della zona. Corte Allodola, per i curiosi, è una società commerciale fondata nel 2013, cui rispondono due società agricole a conduzione famigliare, giunte alla quarta generazione.

Dai 40 ettari vitati, collocati interamente sul territorio del Veneto, provengono le uve che finiscono poi trasformate in un volume d’affari che si aggira sulle 600 mila bottiglie l’anno. Per Lidl, Corte Allodola non realizza solo il Soave ma anche il Pinot Grigio Veneto, il Rosso Veneto Igt, l’Amarone e il Ripasso.

Prezzo pieno: 3,99 euro
Acquistato presso: Lidl

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Ribolla Gialla Doc Collio, Cantina Produttori Cormòns

(3 / 5) Sono forse un po’ troppi 13 euro per le emozioni che è in grado di regalare la Ribolla Gialla Doc Collio Cantina Produttori Cormòns. La vendemmia sotto la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it è la 2014. Non certo un’annata felicissima, ma non per questo il vino in questione ha subito un deprezzamento sugli scaffali dei supermercati italiani, che lo espongono in sell out tra i 12 e i 14 euro. Di colore giallo paglierino intenso, con riflessi verdognoli, la Ribolla Gialla Doc Collio Cantina Produttori Cormòns si presenta limpida e trasparente. All’esame olfattivo risulta intensa, di carica “normale”. E’ la complessità che lascia qualche perplessità, parendo pressoché monocorde sul tema floreale, con qualche vena di limone a far capolino sullo sfondo. Definire “elegante” tale percezione ci sembra fuorviante. Al palato prevale su tutto una buona sapidità, ben calibrata con le note agrumate. Di fresca acidità, si fa desiderare in quanto a corpo e alcolicità. Aspetti che ci condono a giudicare “debole”, complessivamente, la beva: sufficientemente equilibrata. Il retro olfattivo si conferma leggero, mediamente fine. Poco persistente, per una vendemmia 2014 che speriamo di poter definire pronta, anche se i margini di miglioramento non sembrano poi così evidenti, visti i presupposti. Un vino, la Ribolla Gialla Doc Collio 2014 della Cantina Produttori Cormòns, che suggeriamo di abbinare ad antipasti leggeri e delicati. Oppure a primi come la zuppa di pesce e a secondi semplici (filetto di salmone o di trota salmonata), nonché alle carni bianche. Va prestata particolare attenzione alla temperatura di servizio: in inverno tra i 12 e i 14 gradi, mentre in estate non deve superare gli 8-10 gradi.

LA VINIFICAZIONE
La Ribolla Gialla Doc della Cantina Produttori Cormòns è ottenuta mediante vinificazione in purezza delle uve Ribolla gialla, la cui vendemmia inizia nelle prime settimane di settembre. Le uve vengono diraspate e macerate a freddo, al fine di conservare gli aromi. Segue poi la fermentazione a una temperatura controllata di 16 gradi, della durata di 15-20 giorni. Il vino viene quindi lasciato riposare per alcuni mesi, microfiltrato e dunque imbottigliato. L’affinamento avviene in gradi botti di acciaio. Nata sul finire degli anni Settanta, la Cantina Produttori Cormons è oggi costituita da oltre centocinquanta viticoltori che operano in una delle zone vitivinicole più vocate al mondo, il Friuli Venezia Giulia dalle zone vitivinicole più pregiate del mondo.

Prezzo pieno: 13,49
Acquistato presso: Iper

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Cerasuolo di Vittoria Docg 2014, Judeka

(4 / 5) Eccoci a recensire il secondo prodotto dell’Azienda vitivinicola Judeka, inserito di recente sugli scaffali della grande distribuzione organizzata. Dopo il Frappato Vittoria Doc, la lente di ingrandimento di vinialsupermercato.it si concentra sul Cerasuolo di Vittoria Docg 2014 Judeka. Un vino più austero del precedente, in grado di aggiudicarsi la medaglia d’argento al Decanter World Wine Awards 2014. Di fatto, le differenze sono tutte nell’utilizzo di differenti uvaggi: se il Frappato Vittoria Doc è ottenuto mediante vinificazione delle sole uve Frappato in purezza, il Cerasuolo di Vittoria, unica Docg siciliana, viene prodotto grazie al blend tra Nero D’Avola (60%) e lo stesso Frappato (40%). Nasce così un vino leggermente più alcolico, 13,5 gradi contro i 13% del Frappato, capace anche in questo caso – vera particolarità – di essere abbinato divinamente a piatti di pesce come il tonno al naturale, appena scottato, o all’aceto balsamico, oltre che a piatti della tradizione sicula e alla carne in generale. Nel calice, il Cerasuolo di Vittoria Docg Judeka si presenta di un rosso brillante. Al naso frutti a bacca rossa come lampone, amarena e melograno, su uno sfondo più austero e “legnoso” tipico del Nero D’Avola, con speziatura al pepe nero. Al palato è molto sapido, caldo, con i frutti rossi lunghi e carnosi che sembrano allungarsi direttamente dall’olfatto alle papille gustative. La freschezza della beva, assieme a un’alcolicità invitante, suggeriscono i sorsi verso un finale che richiama nuovamente amarena e lampone.

LA VINIFICAZIONE
La zona di produzione del Cerasuolo di Vittoria Docg Judeka è quella di Caltagirone, in provincia di Catania, dove ha sede la stessa cantina siciliana. L’impianto dei vitigni Frappato e Nero D’Avola è a controspalliera a cordone speronato, con una densità di 4.186 piante. La vinificazione avviene in maniera tradizionale, in rosso, con contatto con le bucce per 12-14 giorni a una temperatura controllata di 22-24 gradi, in vasche d’acciaio inox. Il vino, prima della commercializzazione, affina ulteriori 4 mesi in bottiglia. Il Cerasuolo di Vittoria Docg Judeka, vendemmia 2014, è un vino pronto, con ulteriore possibilità di migliorare dal punto di vista organolettico nei successivi 4 anni.

Prezzo pieno: 9,99 euro
Acquistato presso: Il Gigante

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Aglianico Igp Salento Viticultori di San Giuseppe, Cantine San Marzano

(3 / 5) Con i suoi 4,59 euro, l’Aglianico Igp Salento Viticultori di San Giuseppe rappresenta uno dei vini rossi “top di gamma” della catena di supermercati Eurospin, che lo evidenzia a scaffale con la dicitura “Le nostre stelle”.

Un prezzo modesto, dunque, in linea con le politiche del gruppo veronese noto al grande pubblico per il claim “La spesa intelligente”. E interessante è anche questo vino, prodotto da una società cooperativa, le Cantine San Marzano di San Marzano di San Giuseppe, Taranto, capace di aggiudicarsi diversi premi e riconoscimenti a livello non solo italiano, ma anche internazionale. Interessante dunque constatare, ancora una volta, come l’attenzione per il buon vino stia facendo lievitare la qualità dei prodotti nella grande distribuzione organizzata, compresi i discount.

Passiamo dunque sotto la lente di ingrandimento l’Aglianico Igp Salento Viticultori di San Giuseppe, vendemmia 2015. Nel calice il vino si presenta di un rosso rubino intenso, con riflessi violacei. Un colore tipico del vitigno in questione. Al naso si scopre senza la minima timidezza, intenso, caldo, con note di frutti rossi maturi. Al palato la vena fruttata si conferma predominante, ma l’alcolicità contribuisce a regalare eleganza e struttura alla beva, piacevolmente fresca e sapida. Rendendo l’Aglianico Igp Salento Vitivultori di San Giuseppe il vino giusto per accompagnare antipasti a base di salumi, primi piatti con ragù di carne, nonché secondi leggeri, sempre a base di carne. Un vino giovane quello degustato, che si presta anche a un ulteriore affinamento in bottiglia.

LA VINIFICAZIONE
Stiamo dunque parlando di un vino abbastanza versatile, prodotto a San Marzano, nel Salento, in Puglia. Le vigne si trovano a un’altezza di circa 100 metri sul livello del mare, esposte a temperature medie molto alte e a una piovosità particolarmente bassa. I terreni sono a grana medio-argillosa, con profondità abbondantemente sotto il metro. La densità d’impianto è di 4.500 viti per ettaro. La vendemmia avviene nelle prime settimane di ottobre. Una volta raccolte, le uve vengono macerate a temperatura controllata per circa dieci giorni. Per la fermentazione alcolica dell’Aglianico Igp Salento, le Cantine San Marzano di San Marzano San Giuseppe utilizzano lieviti selezionati, procedendo poi ad un affinamento in acciaio.

Prezzo pieno: 4,59 euro
Acquistato presso: Eurospin

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Cannonau di Sardegna Doc Riserva 2011, Sella e Mosca

(3 / 5) La 2011 non è tra le annate pluripremiate, ma conserva comunque il fascino del vino da lungo affinamento il Cannonau di Sardegna Doc Riserva 2011 Sella e Mosca, imbottigliato all’origine dalla storica casa vitivinicola di Alghero, Sassari. Un vero affare trovarlo in promozione al supermercato. Si tratta di un prodotto differente dal Cannonau classico, a partire dallo stesso disciplinare di produzione che prevede un anno di affinamento in più di ottenere la qualifica “Riserva”. Nel calice si presenta di un rosso rubino carico, con unghia granata. Al naso è intenso, elegante, complesso. Note floreali di viola predominanti, cui fa eco una speziatura ben marcata che richiama liquirizia, tabacco e cuoio. Non mancano le note fruttate di piccoli frutti di bosco e di prugna, che ritroviamo poi anche al palato, dove eleganza e finezza la fanno da padrona grazie all’evidente apporto delle note speziate conferite dal legno. Il Cannonau di Sardegna Doc Riserva 2011 Sella e Mosca si conferma così vino strutturato, di alcolicità calda ma non fastidiosa, piacevolmente rotondo e secco, di fresca acidità, correttamente sapido. Il tannino, per l’annata 2011, è giunto a una perfetta maturazione, con margini di ulteriore miglioramento nel medio termine. Un vino, dunque, equilibrato, di buona intensità e finezza retro olfattiva, persistente. Ottimo l’abbinamento con la selvaggina e, in generale, con i piatti di carne. Anche alla griglia.

LA VINIFICAZIONE
Le uve Cannonau vengono pigiate e diraspate prima di procedere a una macerazione a freddo per almeno tre giorni. In questo periodo avviene l’estrazione dalle bucce della sostanza colorante e dei tannini favorevoli al processo di lungo invecchiamento in storici fusti di rovere, secolari. La fermentazione avviene alla temperatura di 25-28°, per circa 12 giorni. I vitigno Cannonau viene coltivato nelle Tenute Sella e Mosca situate nel quadrante di Sud-Est, esposto ai venti del Grecale. La raccolta avviene nel tardo autunno, quando alcuni acini cominciano ad evidenziare un leggero appassimento sulla pianta. Un altro prodotto, questo Cannonau Riserva, che dimostra l’ottimo lavoro in grande distribuzione della storica Sella e Mosca, fondata nel lontano 1899 dall’ingegnere Sella, nipote dello statista Quintino Sella, e dall’avvocato Mosca, due piemontesi che in Sardegna hanno trovato una nuova patria.

Prezzo pieno: 8,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

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Franciacorta Brut Brolo dei Cavalieri, cantina Lidl

(4 / 5) Lidl conferma ancora una volta, se ce ne fosse bisogno (e ce n’è), che nulla è casuale nelle scelte compiute per la cantina vini. Come? Affidando a un’azienda di tutto rispetto, la società agricola Catturich Ducco di Passirano, Brescia, la realizzazione in esclusiva di un Franciacorta “every day low price”.

Parliamo del Franciacorta Brut Brolo dei Cavalieri, finito sotto la nostra lente di ingrandimento con la dovuta curiosità del caso. Non aspettatevi troppo e riuscirete pure a farvi piacere questo prodotto, tenendo sempre a mente l’obiettivo della catena tedesca è quello di offrire prodotti qualitativamente buoni, a prezzo contenuto.

E non si può certo dire che 7,49 euro siano soldi spesi “male” per il Franciacorta Brut Brolo dei Cavalieri, sboccatura autunno 2015. Passiamo dunque questo prodotto sotto setaccio.

LA DEGUSTAZIONE
All’esame visivo, lo spumante prodotto in esclusiva dalla Catturich Ducco per Lidl si presenta vestito d’un giallo paglierino limpido, trasparente, piuttosto chiaro. La grana del perlage è mediamente fine, la persistenza così come discreta risulta l’effervescenza e la persistenza del perlage.

Un po’ disordinate, tuttavia, le “bolle”. All’olfatto, il Franciacorta Brut Brolo dei Cavalieri non risulta leggero, schietto e mediamente fine. Semplice la complessità olfattiva, con i classici richiami alla crosta di pane e al burro, con quest’ultimo predominante.

All’esame gustativo risulta di corpo e caldo, anche in virtù dei 13 gradi di alcol in volume che fa registrare la bottiglia. Rotondo, secco, fresco e sapido. Uno spumante sufficientemente equilibrato, insomma, che si rivela intenso, mediamente fine, ma poco persistente nel retro olfattivo.

Il Franciacorta Brut Brolo dei Cavalieri accompagna aperitivi, pizza, primi e secondi piatti di pesce o di carne bianca, non troppo elaborati.

LA VINIFICAZIONE
Per quanto riguarda la tecnica di vinificazione, Catturich Ducco precisa che si tratta di un Blanc de Blancs, ovvero Chardonnay in purezza, con affinamento in bottiglia per 24 mesi circa. Con i suoi 125 ettari, Catturich Ducco è una delle società agricola che posseggono maggiori terreni nella Docg Franciacorta, potendo così sviluppare al meglio le caratteristiche peculiari di un terroir dalle mille sfaccettature.

Prezzo pieno: 7,49 euro
Acquistato presso: Lidl

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Approfondimenti

Torino, delude “In vino veritas”: più food che wine. Bollicine calde, Brunello esaurito

C’eravamo anche noi alla manifestazione “In vino veritas”, andata in scena a Torino lo scorso weekend. Arriviamo a metà pomeriggio, l’ambiente è molto grande e c’è poca gente.

La prima cosa che notiamo è che effettivamente, come lamentano in molti commentando sul web le edizioni precedenti, il vino ha poco spazio, a dispetto della parte food truck che occupa quasi la totalità dell’area.

Alla cassa è possibile acquistare una “promo” di 6 ticket, che comprende calice e borsina per soli 10 euro, oppure singoli ticket a due euro con il vino servito in bicchieri di plastica.

Notiamo curiosamente molti avventori muniti di bicchiere in plastica, con le narici affondate all’interno, alla ricerca di chissà quale profumo: divertente risvolto, che forse la dice già lunga sul target della manifestazione torinese.

Più in là un bel tabellone in stile “Sagra di paese”, con l’elenco dei vini e il loro codice: sembrano 95, ma in realtà alcuni numeri non esistono. Probabilmente il foglio è un filtro maldestro dell’elenco totale dei vini gestiti dagli organizzatori, che variano a seconda della città ospitante.

I CONTI CHE NON TORNANO

Morale: i vini serviti sono 64, la metà di quelli indicati e pubblicizzati, non ultimo sulla pagina Facebook dell’evento. Le cantine sono solo 33 e non 45, le regioni rappresentate 13, più la Francia. Tra le regioni la padrona, giustamente, è il Piemonte con 19 etichette, seguita da Lombardia e Trentino con 8 etichette, 5 per la Toscana, 4 per il Veneto, 3 per Friuli, Marche, Campania e Sicilia, 2 etichette della Sardegna, Francia e Valle d’Aosta.

Un solo rappresentante per Emilia Romagna e Puglia. Chiediamo un po’ in giro alle persone cosa stanno bevendo. Una coppia ha scelto il Cannonau Sella & Mosca: sono piemontesi e le cantine presenti non sono le migliori per loro, per questo – dicono – si sono “buttati sul sicuro”. E come dargli torto? Incrociamo qualche Syrah.

Tanti Dolcetto e Nebbiolo. I rossi piemontesi vanno per la maggiore tra i nostri intervistati. Ci muniamo di ticket e andiamo a saggiare le doti dei sommelier. I vini in fila come soldatini, con il loro numerino sembrano un misto tra premi della pesca di beneficienza e bersagli da gioco delle giostre. Ma siamo qui per degustare.

Quattro ticket per provare una bollicina: scegliamo un metodo classico Pinot Nero Monsupello. Tragedia. Il vino è aperto da chissà quanto, caldo. E per il perlage bisogna rivolgersi a “Chi l’ha visto”. Insomma, tanto per cambiare l’Oltrepò Pavese massacrato, senza colpa (stavolta). Chiediamo al giovane dietro al bancone cosa va per la maggiore, tra le bollicine.

Ci risponde che Prosecco di Valdobbiadene e Chardonnay del Piemonte vanno alla grande, costano entrambi due ticket. A Milano, ci dice, “il Franciacorta era molto richiesto, qui non lo vuole nessuno, anche i rosè non vanno, ma nemmeno a Milano”. Aggiungiamo noi, a posteriori, che probabilmente non vuole nessuno nemmeno il Pinot dell’Oltrepò a giudicare dal suo stato decrepito. Ci buttiamo sui rossi.

DEGUSTAZIONI SHOCK

Quattro ticket per un Amarone “novello” del 2012 appena presentato: davvero uno spreco. Altri 4 ticket per un Taurasi che avrebbe avuto qualcosa da dire, servito meglio. Tre ticket per un rosso di Montepulciano senza infamia e senza lode.

Non ci siamo, nessun vino è servito a temperatura, nessun aroma, sensazioni tattili completamente stravolte. Chiediamo anche qui che aria tiri tra i rossi. Il Brunello è finito, era tra i più richiesti dopo i piemontesi. Mediamente vanno a ruba i vini serviti in cambio di due ticket. Effettivamente, usufruendo della “promo” era possibile bere tre calici con sei ticket e le proposte “economiche” sono la metà.

Continuiamo con le interviste, qualche anziano sta degustando un Sangue di Giuda, qualcuno una Malvasia. Ci dicono che nel pomeriggio preferiscono questo tipo di prodotto. Due ragazzi hanno provato il Pinot Nero, ma ne sono rimasti “un po’ delusi”.

Aggiungono che “nei paraggi ci sono eventi migliori dedicati al vino, ci invitano anzi provare una birra artigianale che merita”. Decidiamo di accettare l’invito, anche perché, forse, una birra ghiacciata è quello che ci vuole con lo street food che la fa da padrone, nel piatto. Si è fatto tardi, ci sediamo con la nostra birra e il nostro hamburger di cinta senese. Di fianco a noi una coppia non giovanissima, con due birre medie. “Niente vino?”, chiediamo loro. “No no”. Sono sommelier Ais.

“Nessun vino merita – ci dicono – siamo qui giusto per passare qualche ora diversa”. “Si salvano giusto due o tre vini – aggiungono – che non prendiamo perché li conosciamo già”. Non servono altre conferme. Effettivamente il vino sembra più uno specchietto per le allodole, ben presente nel nome stesso della manifestazione. Nessun produttore presente, poche informazioni. La festa è gradevole, i prezzi un po’ cari, ma in linea con eventi del genere. Diciamocelo, insomma: le degustazioni del vino sono tutt’altro.

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Sudtirol Alto Adige Gewurztraminer Doc Cornaianum, Girlan

I[Usr 4] Immaginate una rosa gialla che sbocciando, oltre al profumo dei suoi petali, rilascia un bouquet di zenzero candito, litchis, melone, pesca matura e aromi di uve moscato. Sapori che esplodono al gusto come se avessimo mangiato una caramella ripiena di frutta. Aromi marcati, ma che non annoiano e che invogliano continuamente il sorso. Se completiamo il tutto con una bella acidità il binomio è perfetto. ”Tutti sanno dire ti amo, ma non tutti sanno dire Gewurztraminer”, un tormentone social degli ultimi tempi. La cantina Girlan, il Gewurztraminer lo sa dire e lo sa fare. La vendemmia finita sotto la nostra lente di ingrandimento è la neonata 2015. Per dovere di cronaca nel calice c’è rimasta ben poco, ma come diceva Moliere ”Beviamo amici miei, il tempo che fugge c’invita, godiamo della vita quanto per noi si può”. Che altro aggiungere di questo vino? Che è sostenuto da una bella acidità, data la sua giovinezza. Nei primi due anni, il Gewurztraminer riesce a conservare un’ottima acidità pur essendo un prodotto che ha una longevità di tre/cinque anni. E’ un vino di buon corpo , morbido, equilibrato e dotato di una buona persistenza retrolfattiva. L’annata 2015 è la prima che possiamo trovare al supermercato, una delle prime forniture di questa etichetta realizzata da Girlan per la gdo. Un vino prelibato che si abbina a crostacei, pesce, preparazioni a base di carne e paté de foie. La Cantina Girlan si conferma una cantina d’eccellenza. Nella nostra recensione del loro  Lagrein abbiamo cercato di sintetizzare il nostro giudizio positivo utilizzando un famoso claim pubblicitario ”un Lagrein Girlan è per sempre”, aggiungiamo che il Gewurztraminer Girlan lo è altrettanto. Segnatelo tra le cose da portare con voi su isola deserta. La cantina Girlan si trova a Cornaiano, borgo vinicolo ormai famoso. I vigneti si estendono ad un’altitudine fra i 250 e i 550 m sul livello del mare, su dei terreni diversi nella loro composizione che costituiscono un ambiente ideale per la coltivazione di numerose varietà autoctone ed internazionali. Dal 1923, la Cantina Girlan ha sede in questo maso tipico dell’Oltradige: accanto al terreno, un fattore molto importante è quello umano, quello del vignaiolo ed enologo Gerhard Kofler, che mantiene uno stretto rapporto con i soci conferitori, scambiando esperienze da cui nascono le basi per ambizioni di qualità.

Prezzo pieno: 6,99 euro
Acquistato presso: Famila

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Approfondimenti

Presa Diretta, La Fabbrica del vino: lo “splatter movie” Rai dipinge le vigne come industrie chimiche

Tra tutte le raccomandazioni possibili, forse è mancata proprio la più indispensabile: bevete con moderazione, soprattutto se poi dovete guidare. Il ritratto tratteggiato ieri sera su Rai 3 da Presa diretta, con l’inchiesta titolata “La fabbrica del vino”, sfiora la vena trash quando un padre di famiglia, intervistato dall’inviata di Viale Mazzini, dichiara di preferire che i figli giochino nell’area industriale del paese di residenza, piuttosto che a pochi metri dalle vigne che circondano la loro abitazione. Splatter movie made in Valdobbiadene, in pieno stile Quentin Tarantino. Pare che qui, “vere e proprie nuvole di pesticidi” invadano l’aria “quattro mesi l’anno”, prima della vendemmia. Scatenando il panico tra i residenti della zona, cui non è dato sapere esattamente cosa volteggi (loro malgrado) nell’aria che respirano, oltre l’ossigeno. I produttori di vino li chiamano “fitofarmaci”, non “pesticidi”. E confermano il totale rispetto delle normative di legge vigenti in materia. L’inviata Rai intervista anche un tossicologo dell’Istituto superiore di Sanità, che dal suo laboratorio conferma la pericolosità dei composti chimici utilizzati per diserbare le vigne venete. Per ammetere poi, tuttavia, che gli “studi riguardano solo certi tipi di sostanze, di cui si conosce già bene la problematicità sul sistema nervoso e su quello riproduttivo”. Dati che “sono pochi e derivanti da ricerche indipendenti”. Nulla di ufficiale, dunque? Allarmismo allo stato puro, allora, quello sollevato dal servizio Rai?

A CHI GIOVA?
Certamente non è un’immagine positiva quella che ne deriva del mondo del vino. Piccoli produttori strozzati dalle logiche dei grandi gruppi vitivinicoli, gettati tout court in un calderone che non fa bene né al servizio pubblico né al consumatore meno esperto del nettare di Bacco. Che, dal servizio Rai, rischia certamente di trarre conclusioni fuorvianti. Ovvero che, banalmente, il “vino si fabbrica”, non si produce. Che le grandi industrie acquistano (persino su Internet, male dei mali!) sostanze coloranti, profumanti, aromatizzanti, e chi più ne ha più ne metta, consegnando ai supermercati prodotti di scarso valore, “che contengono più di sessanta ingredienti, peraltro senza l’obbligo di precisare in etichetta quali siano esattamente”. Tutte cose vere, per carità. Ma con i giusti distinguo e, forse, andando a bussare alle porte dei Ministeri o dei Ministri, piuttosto che a quelle dei Consorzi vitivinicoli come quelli del Prosecco, del Brunello o del Pinot grigio dell’Oltrepò Pavese, Presa Diretta avrebbe certamente offerto – a nostro modesto avviso – un servizio migliore ai telespettatori. Giusto per non fare di tutto il mosto, un mostro.

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La Segreta Rosso Doc Sicilia, Aziende agricole Planeta

(4 / 5) Si dice che se le fondamenta sono solide, sarà solida tutta la casa. Un principio che vorremmo fare nostro nel raccontarvi un pezzo di Sicilia da versare nel bicchiere di tutti i giorni: La Segreta Rosso Doc Sicilia, della casa vitivinicola Planeta di Menfi. Un vino base, dunque, che nel suo “piccolo” racconta la qualità con cui questa famiglia siciliana produce ed esporta il nettare di Bacco in Italia e nel mondo. Planeta La Segreta Rosso Doc Sicilia è il riuscito blend tra Nero D’Avola (50%), Merlot (25%), Syrah (20%) e Cabernet
Franc (5%) che, nel calice, si presenta di un rosso rubino intenso. Il naso, non a caso, richiama il nome stesso del vino: quella “Segreta” che non è nient’altro che il bosco che circonda la vigna dell’Ulmo di proprietà di Planeta, situata vicino a Sambuca di Sicilia, paese di origine araba che si affaccia sulle sponde del Lago Arancio. Troviamo dunque sentori boisé, boscosi, che conferiscono al vino una fruttata eleganza, accostati a quelli speziati di cacao, liquirizia e tabacco. Una vena balsamica che si trasforma in grande freschezza al palato, dove Planeta La Segreta Rosso Doc Sicilia si scopre nuovamente fruttato, tannico al punto giusto, di corpo, caldo. Un vino che guadagna in morbidezza con l’ossigenazione, divenendo ancora più ruffiano e sapido. Perfetto compagno per piatti della tradizione culinaria mediterranea, si abbina ancor meglio alle carni e ai primi saporiti e ‘grassi’, molto conditi.

LA VINFICAZIONE
Prodotto per la prima volta nel 1995, anno di fondazione della casa vinicola Planeta, La Segreta Rosso Doc Sicilia è ottenuto dalla vinificazione delle uve provenienti dalle vigne Dispensa, Gurra e Buonivini. Tutte situate a un’altezza che varia tra i 100 e i 250 metri sul livello del mare. Merlot e Syrah vengono raccolti i primi di settembre, mentre il Nero d’Avola alla fine dello stesso mese. La vinificazione prevede una diraspapigiatura iniziale, seguita da un minimo di 10 e un massimo di 14 giorni di permanenza sulle bucce. L’affinamento avviene in acciaio inox. Viene infine imbottigliato nei primi giorni del mese di febbraio successivo all’anno di vendemmia e commercializzato.

Prezzo pieno: 7,49 euro
Acquistato presso: Carrefour

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